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Chiese ortodosse

Dizionario di Storia (2010)

Chiese ortodosse


Le Chiese cristiane separatesi dalla Chiesa di Roma in seguito allo scisma d’Oriente (1054), che non assegnano il primato giurisdizionale e dogmatico al vescovo di Roma, ma al patriarca di Costantinopoli (➔ ). Esse vantano nel mondo decine di milioni di fedeli. A capo delle C.o., ciascuna delle quali ha ampi margini di autonomia e alcune delle quali sono autocefale, vi sono i patriarchi. Le principali C.o. sono la Chiesa greco-ortodossa e quella russa; la prima, detta anche Chiesa cristiana di rito greco bizantino, è diretta da un Santo sinodo e ha giurisdizione su tutti i territori greci, comprese le isole dell’Egeo; la seconda, retta dal patriarca di Mosca, costituisce, per numero di fedeli e per il prestigio che le deriva dal fatto di avere l’appoggio del più grande e potente Stato slavo, la comunità religiosa più importante nell’ambito delle Chiese ortodosse. Vanno tuttavia ricordate anche la Chiesa autocefala di Cipro, le Chiese melchite (col Patriarcato di Antiochia, Gerusalemme e Alessandria); la Chiesa nazionale serba, quella bulgara (con a capo un esarca, a cui la scomunica del patriarca di Costantinopoli fu tolta solo nel 1945 e dal 1948 retta da un patriarca) e quella romena.

© Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani - Riproduzione riservata

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