
Film 2025 |Documentario,77 min.
| Anno | 2025 |
| Genere | Documentario, |
| Produzione | Italia |
| Durata | 77 minuti |
| Al cinema | 1 sala cinematografica |
| Regia di | Stefano Oddi |
| Uscita | giovedì 20novembre 2025 |
| Tag | Da vedere 2025 |
| Distribuzione | Cat People |
| MYmonetro | Valutazione: 3,50 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
Regia diStefano Oddi. Un filmDa vedere 2025 GenereDocumentario, -Italia,2025,durata 77 minuti. Uscita cinemagiovedì 20novembre 2025 distribuito daCat People. Oggi tra ifilm al cinema in1 sala cinematografica Valutazione: 3,5 Stelle, sulla base di 1 recensione.
Ultimo aggiornamento giovedì 20 novembre 2025
Un viaggio nel cuore di un cinema visionario, poetico e inconfondibile, tra fiaba, realtà e sperimentazione. In Italia alBox OfficeNichetti Quantestorie ha incassato407 .
![]() n.d. | MYMOVIES 3,50 |
CRITICA |
PUBBLICO |
CONSIGLIATO SÌ |
Un documentario sull'animatore, mimo, attore e regista milanese Maurizio Nichetti, fra le figure più originali del cinema italiano dagli anni '70 in poi. Dagli inizi come autore nella factory di Bruno Bozzetto e come attore del Piccolo Teatro di Milano, dalle incursioni in "L'altra domenica" di Arbore all'esordio nella regia conRatataplan, Nichetti ha costruito un percorso originale e ben riconoscibile, dando vita a un cinema sospeso tra comicità onirica, senso dell'assurdo e critica all'alienazione contemporanea, tra live action e animazione, narrazione episodica e affabulazione.
Alla fine del film, durante il quale lo stesso Nichetti si è divertito a interrompere il discorso con buffe incursioni simili a quelle che allestiva da giovane in tv, il regista citaFellini: «I film vengono come vogliono loro, non come vuole il regista».
La frase suona come una sorta di manifesto del cinema di questo autore imprevedibile e difficile da incasellare. Nichetti è stato certamente un performer e un intrattenitore: le sue doti di mimo hanno sempre invitato a un paragone conTati, così come la sua propensione a una visione morale della modernità (come suggerisce il critico Giancarlo Zappoli, che prese parte anche a un suo film,Ho fatto splash, 1980).
È stato ed è tutt'ora un animatore, come ricorda lo stesso Bozzetto raccontando il suo lavoro a inizio anni '70 con altre importanti figure dell'animazione italiana come Guido Manuli e come dimostrano le tante pubblicità girate nel corso degli anni (una famosa con la Dellera in versione Jessica Rabbit che omaggiava il film diZemeckis), la sua partecipazione adAllegro non troppo, il capolavoro di Bozzetto, e il suo film più famoso,Volere volare, in cui da attore in carne e ossa si trasformava per l'appunto in cartone animato.
Maurizio Nichetti è, inoltre e ancora, un cantastorie, autore di un cinema proteiforme che ha spesso dialogato con la tv (oltre a essere stato autore di programmi, ha giratoDomani si balla, 1982, negli studi milanese pochi che sarebbero poi diventati la sede della Fininvest), con il teatro (inHo fatto splash mostrò addirittura il backstage della Tempesta di Strehler, come ricorda in un simpatico aneddoto), con la pubblicità (inLadri di saponette, un film ispirato aDe Sica veniva interrotto dagli spot televisivi, in quegli anni '80 in cuiFellini si lamentava dell'invasività della scatola magica...), e poi ancora con i multiversi narrativi, anche se all'epoca nessuno li chiamava così (inStefano Quantestorie, 1993, eLuna e l'altra, 1996, a loro modo entrambe storie di dissociazione psichica...) e con il digitale (Honolulu Baby, 2001, che il suo montatore Massimo Germoglio dice essere il terzo film in assoluto post-prodotto in digitale, dopoFratello, dove sei? ePleasantville...).
Nel film, oltre a Nichetti stesso, intervengono suoi collaboratori e collaboratrici: Bruno Bozzetto, Angela Finocchiaro (che ricorda le difficoltà e la bellezza di girareHo fatto splash eVolere volare), Iaia Forte, protagonista diLuna e l'altra, Caterina Sylos Labini, al suo fianco inLadri di saponette, il direttore della fotografia Claudio Bigazzi, i montatori Giancarlo Rossi e Rita Rossi, e tutti ne sottolineano la creatività, l'audacia, la finezza e il coraggio. La cosa più bella la dice la Forte, quando definisce Nichetti un grande scrittore di parti femminili: «perché la dimensione femminile appartiene profondamente a Maurizio».
Quando interviene nel film - dal set del suo ultimo lavoro,Amichemai, che lo scorso anno ha segnato il suo ritorno al cinema, «una sorta di nuova opera prima dopoRatataplan, realizzato in totale autonomia e senza soldi...» - Nichetti finge di interromperne il corso come faceva ai tempi di Arbore: il trucco narrativo è un po' gratuito e non così necessario, ma la sua grazia e simpatia fanno dimenticare il resto.
Nichetti racconta aneddoti, spiega l'approccio artigianale agli effetti speciali, rivela con innocenza la sua dolce inadeguatezza al successo, la sua presenza cartoonesca ancora prima di trasformarsi in cartoon (magico il suo personaggio muto inRatataplan, che attraversava Milano come un folletto, o inHo fatto Splash, che finiva per dire una parola soltanto alla fine). Con estrema onestà, e senza rancore, ammette anche di aver, a un certo punto, rinunciato al cinema perché stanco.
Perché prima di ogni altra cosa Maurizio Nichetti è ed è stato un signore, e questa sua signorilità l'ha sempre messa nei suoi lavori. Lavori che, a conti fatti, raccontano da una prospettiva unica - ironica, assurda, distorta ma non disperata - l'Italia degli anni '70 e '80, i cambiamenti nel cinema italiano dei '90 e le innovazioni tecnologiche che sarebbe arrivate.
Lui, Nichetti, ancora oggi si arrovella su una domanda che ai tempi di Arbore e della Rai gli facevano sempre: «Ma fa ridere?». Sì, no, non sempre. Però una cosa è certa: il suo cinema, piccolo, dolce, strano, è stato ed è ancora importante.


