
Film 2025 |Drammatico,Thriller,120 min.
| Titolo originale | The Wizard of the Kremlin |
| Anno | 2025 |
| Genere | Drammatico,Thriller, |
| Produzione | Francia |
| Durata | 120 minuti |
| Regia di | Olivier Assayas |
| Attori | Paul Dano,Jude Law,Alicia Vikander,Jeffrey Wright,Tom SturridgeWill Keen (II),Dan Cade,Andris Keiss,Anton Lytvynov. |
| Uscita | giovedì 12febbraio 2026 |
| Tag | Da vedere 2025 |
| Distribuzione | 01 Distribution |
| MYmonetro | 3,05 su 11 recensioni tracritica,pubblico e dizionari. |
Regia diOlivier Assayas. Un filmDa vedere 2025 conPaul Dano,Jude Law,Alicia Vikander,Jeffrey Wright,Tom Sturridge.Cast completo Titolo originale:The Wizard of the Kremlin. GenereDrammatico,Thriller, -Francia,2025,durata 120 minuti. Uscita cinemagiovedì 12febbraio 2026 distribuito da01 Distribution. -MYmonetro 3,05 su 11 recensioni tracritica,pubblico e dizionari.
Ultimo aggiornamento martedì 30 settembre 2025
Russia, anni '90: Vadim Baranov, ex artista, diventa lo spin doctor dello "Zar" Putin. Ma Ksenia, donna libera, rappresenta la sua possibile via di fuga.
![]() 3,05/5 | MYMOVIES 3,00 |
CRITICA 3,09 |
PUBBLICO |
CONSIGLIATO SÌ |

All'inizio degli anni novanta, mentre l'Unione Sovietica si sgretola, Mosca è una città in fermento, dove all'improvviso tutto è possibile, sia per chi vuole arricchirsi che per chi è mosso da propositi più idealistici. Tra questi ultimi c'è Vadim Baranov, giovane intellettuale che ama il teatro e la comunicazione. L'incontro e poi la separazione con Ksenia, donna abile a sentire dove va il vento e a posizionarsi di conseguenza, lo convince però che non sarà l'arte ma la politica a definire la nuova era che sta arrivando. Dopo aver lavorato per la TV, viene coinvolto nella scelta di un malleabile fantoccio che possa puntellare la presidenza agli sgoccioli di Boris Eltsin: si tratta del capo dell'FSB Vladimir Putin, all'inizio riluttante ma poi affascinato dal consolidamento del potere. A garantirglielo sarà proprio Baranov, che si trasforma in superbo stratega ed eminenza grigia della nuova Russia.
Avevamo lasciato Olivier Assayas con l'intimo e schivo ritratto pandemico di Hors du temps, e lo ritroviamo con uno dei suoi progetti più vasti ed ambiziosi: un adattamento del romanzo di Giuliano da Empoli che vuole tracciare una parabola della Russia contemporanea attraverso la salita al potere di Putin e il rafforzamento del suo regime.
Lavorando con attori anglosassoni in un'ampia coproduzione internazionale, Assayas legge Putin attraverso la figura - largamente fittizia ma con radici nel profilo reale di Vladislav Surkov - del suo consigliere più fidato, un visionario dalla moralità fluttuante che con distacco e modi pacati indirizza trent'anni di soprusi e angherie, dalla fine dell'era Eltsin alle campagne di disinformazione digitale, passando per la soppressione violenta delle proteste ucraine dell'Euromaidan.
La dottrina di Baranov (un Paul Dano che trova nuove e inquietanti frontiere alla sua sorniona indecifrabilità) nasce con l'idea di solleticare gli istinti più bassi del popolo per fini commerciali, infiammando ciò che fu e che sarà alla base del berlusconismo e del trumpismo con la benzina delle privazioni sovietiche e della fame incontrollata che ne seguì. Ben presto però si inasprisce in una visione "verticale" della politica, che cavalca l'adagio di una Russia "da sempre forgiata con l'ascia" e perciò bisognosa di un tiranno alla guida.
Qui entra in gioco il Putin di Jude Law, la scommessa più riuscita del film, lo strumento che sfugge di mano ai suoi creatori grazie a un pragmatismo capace di autogenerarsi nella forma di un dittatore. L'attore inglese ne indovina le movenze, la camminata tipica, il modo di parlare anche nell'astrazione di una lingua e una cultura diversa. La sua performance è un enorme chiodo piantato nel terreno su cui erigere un tendone tutt'attorno. Tendone che però - pur intrattenendo senza accusare i 150 minuti e offrendo qualche perla nella scrittura del raffinato romanziere Emmanuel Carrère - è scosso dai minacciosi venti dell'irrilevanza.
Si ha infatti l'impressione che film e romanzo siano condannati dall'esistere in un mondo precedente all'invasione dell'Ucraina, e che lo sguardo (già profondamente eurocentrico) gettato dietro la cortina di ferro putiniana si accontenti di letture limitate a una teoria del caos in cui nulla ha più senso come spiegazione delle strategie di Baranov. Una visione basata su un enigma inconoscibile che forse questi anni di conflitto hanno incrinato e smitizzato, nonché una narrativa lineare e digeribile che sembra partorita dallo stesso Baranov, a cui il film dà più e più volte l'opportunità di deridere l'Occidente come vittima dei suoi sotterfugi comunicativi.
Il successo del romanzo di Giuliano da Empoli rendeva una trasposizione cinematografica comunque inevitabile, ma dall'acume cristallino di Assayas (e Carrère) era lecito attendersi un'interpretazione più obliqua del periodo e del personaggio centrale. La complicità di Baranov con il male è indagata attraverso la mera lente dell'ambizione prima e dell'orgoglio poi, chiavi che non rendono giustizia all'intellettuale che vediamo impegnato in conversazione con un giornalista americano (Jeffrey Wright dà vita a un dispositivo-cornice all'inizio promettente ma in definitiva utile solo a della basilare esposizione sui fatti storici), e che è capace di essere insieme artista e politico, russo e occidentale, spietato e compassionevole. Nemmeno l'enigmatica figura di Ksenia, la musa reticente interpretata da Alicia Vikander, basta a dargli sviluppo.
Resta, nella messa in scena piana e senza guizzi tipica di Assayas quando lavora su ampia scala come in Wasp network e Carlos, un'interessante prima parte su una Mosca in transizione, piena di entusiasmo e incertezza e vitalità. Così come straniante e intrigante è l'idea di assistere nella finzione a una ri-creazione europea (seppur rapida e didascalica) degli eventi russi dei primi anni duemila, dai rapporti con gli oligarchi alla guerra cecena e all'affondamento del Kursk. Immagini che arrivano troppo presto o magari troppo tardi, ma che forse daranno al film un presente migliore quando la Storia sarà scomparsa dietro l'orizzonte.



Tratto dall'esordio letterario del politologo Giuliano da Empoli, caso editoriale in Francia e non in Italia, Il mago del Cremlino appartiene al filone politico e commerciale del cinema di Assayas, come la miniserie Carlos, sul celebre terrorista degli anni 70, e il brutto Wasp Network, sulle spie cubane negli anni 90. Di quei due lavori è una sorta di precipitato, non abbastanza ampio ed equilibrato [...]Vai alla recensione »
Uno dei pregi di Olivier Assayas è sempre stato quello di concepire il proprio lavoro di regia e di scrittura come una ricerca dell'origine delle cose. Un metodo che prevede la conoscenza dell'evento e il cinema, la sua materiale realizzazione, diventa lo strumento attraverso il quale si compie la risalita verso il tempo in cui i fatti hanno trovato la loro origine.
È una bella storia lunga questa che passa da un libro a un film. Il libro, Le Mage du Kremlin, è stato scritto da Giuliano Da Empoli. È un romanzo storico e politico pubblicato in francese nel 2022 da Gallimard e poi da Mondadori. Il romanzo ha vinto il Grand Prix du Roman de l'Academie FrançaIse ed è arrivato secondo al Prix Goncourt. La sceneggiatura del film è del regista Olivier Assayas e del romanziere [...]Vai alla recensione »
Grandioso e teatrale ai limiti del kitsch come la cerimonia inaugurale delle Olimpiadi invernali di Sochi; limpido fino a sfiorare il didascalico nei suoi interminabili dialoghi funzionali a far capire allo spettatore a digiuno di storia e cultura russa contemporanea com'è impostata la mentalità di un'intera generazione di politici e oligarchi affermatisi e arricchitisi sulle ceneri dell'Unione Sovietica [...]Vai alla recensione »
Talvolta la finzione letteraria illumina presente e recente passato meglio della cronaca e della politica. Il mago del Cremlino, fortunato successo internazionale di Giuliano da Empoli, racconta l'ascesa e il consolidamento di Putin attraverso la vicenda di un fidato spin doctor apparso dal nulla e nel nulla scomparso dopo aver contribuito all'affermazione dello "zar".
Dopo essere stato un laido Enrico VIII in Firebrand (2023) e il fittizio Papa Pio XIII nelle due stagioni di The Young Pope, Jude Law (nella foto sotto) torna come statista impersonando un Valdimir Putin da broncio e grilletto facile ne Il Mago del Cremlino di Olivier Assayas, dal romanzo di Giuliano da Empoli. Eppure non è lui il protagonista in questo Bignami romanzato, in concorso, del "putinismo" [...]Vai alla recensione »
Quando spunta Olivier Assayas qualcosa di buono c'è sempre. A volta anche tanto. Stavolta è così. "Le mage du Kremlin" è il primo, convincente candidato al Leone d'oro. Si racconta dell'ascesa al potere di Vladimir Putin, ma il vero mago è un altro: non a caso Jude Law, che riveste Putin di un'ambiguità luciferina, entra in scena a poco meno di un'ora dall'inizio.
A un certo punto, Vladimir Putin scopre il programma della cerimonia d'apertura Giochi olimpici invernali del 2014, organizzati a Soci nonostante sia "una città subtropicale senza infrastrutture". È una notazione che lo Zar pronuncia con un certo compiacimento, a sottolineare quanto riesca a imporsi a livello internazionale perfino con una scelta improbabile.
Forse il cinema di Olivier Assayas è sempre stata l'elaborazione poetica di una rivoluzione mancata. Lo è stato per i ragazzi di Desorde (1986), per quelli de L'eau froide (1994) e di Qualcosa nell'aria (2012), per i musicisti di Clean (2004) e per tanti altri personaggi semi-autobiografici che disseminano la filmografia del grande cineasta francese, uno dei pochi capaci di raccontare lucidamente [...]Vai alla recensione »
Il grottesco del teatro d'avanguardia, il cinismo di un reality show, il gusto kitsch di una sontuosa cerimonia popolare in mondovisione, sono questi alcuni degli ingredienti fondamentali della politica, almeno secondo il protagonista de Il mago del Cremlino, nuovo film di Oliver Assayas presentato in concorso a Venezia 82. Tratto dall'omonimo romanzo di Giuliano da Empoli e sceneggiato dal regista [...]Vai alla recensione »