
Grande successo di pubblico e botteghino in Spagna, premiato con cinque premi Goya. Dal 4 dicembre al cinema.
di Tommaso Tocci

n fuga dai fascisti spagnoli, il giovane Manolo Vital si rifugia nei pressi di Barcellona, fondando e costruendo con gli altri membri di una stretta comunità il quartiere di Torre Baró. Vent'anni più tardi Manolo guida gli autobus giù in una città difficilmente raggiungibile per via delle ripide stradine montuose che la separano da Torre Baró, dove l'uomo continua a vivere assieme alla moglie Carmen e alla figlia Joana, ormai diventata grande. Mal visti dalla polizia locale e ignorati dalla burocrazia di Barcellona nelle loro richieste di trasporto pubblico che arrivi fino alla cittadina, gli abitanti covano un certo malcontento. Quando la situazione precipita, sarà Manolo a farsi carico di un gesto di protesta simbolico, sequestrando il "suo" autobus numero 47 e portandolo in cima alla montagna.
Grande successo di pubblico e di botteghino in Spagna, e celebrato con cinque premi Goya,Bus 47 è un'epopea popolare che reinterpreta fatti realmente accaduti, convogliando il suo animo di rivalsa sociale e civile in una forma cinematografica dall'emotività rotonda, calibrata alla perfezione per incontrare il gusto di un pubblico ampio.
Girato principalmente in catalano, il film mette in mostra un certo orgoglio locale, includendo spezzoni di filmati d’archivio qua e là attraverso la storia, con momenti di vita dell’epoca sugli autobus che sottolineano il sentimento di coscienza di classe che anima il progetto. Il regista tiene la macchina da presa fissa sull’aspetto umano e drammatico, per meglio assicurarsi il coinvolgimento emotivo dello spettatore. Tra esplorazioni in senso lato di integrazione e discriminazione, l’impresa può dirsi riuscita, pur nei confini di un genere che deve guardare alla storia attraverso la lente del nazional-popolare per raggiungere la massa critica di cui ha bisogno.



{{PaginaCaricata()}}