Re Carlo III e il bis di spaghetti ai moscioli: la ricetta
Re Carlo III e ben 2 piatti di spaghetti ai moscioli, strappo all'etichetta: accadde nelle Marche. Conferma della regale passione per la cucina italiana

Non si contano (o quasi) gli aneddoti che raccontano del grande amore perla cucina italiana dire Carlo III: ancora si parla di quella volta che al Salone del Gusto diTorino ha fattoshopping disalumi,olio,vino ecapperi (li adora con lacarne), dellacena in un’osteria delleLanghe con Carlin Petrini finita all’una di notte per parlare di buoncibo e sostenibilità, o delle le sue tante fughe d’amore in Costiera Amalfitana con la regina consorteCamilla (anche) per assaggiarescialatielli e parmigiana. Tra i tanti aneddoti però ne spicca uno:quella volta chere Carlo III ha infranto l’etichetta mangiandospaghetti e chiedendo il bis alRistorante Emilia di Portonovo.
Re Carlo III e la visita nelle Marche
Eramaggio del 1988,Carlo era sposato con Diana, e arrivò nelConero ospite dei conti Leopardi, Vanni e Anna. Per accoglierlo al meglio la contessa pensò di organizzargli unpranzo a base dipesce in uno deiristoranti più amati della zona: ilRistorante Emilia di Portonovo, appunto. La giornata fu memorabile, preceduta da un lungo periodo di preparativi. Segretissimi.
«Mia madre Marisa lo ha saputo sei mesi prima e fino alla fine ha dovuto tenere il segreto: nessuno poteva sapere di quel pranzo per questioni di sicurezza», ci racconta Federica Rubini, ora titolare del ristorante con il fratello Edoardo, con cui porta avanti unatradizione cominciata dalla nonna, la signora Emilia Gasparoni in Dubini, e proseguita poi da sua madre prima di lei. «Un mese prima mia madre ci disse solo che avremmo ospitato una persona molto, ma molto, importante. Noi pensammo al pontefice o al Presidente della Repubblica. Invece arrivò il principe. Era molto legato alleMarche e al Conero per la sua passione perbellezza, l’arte, la poesia di Giacomo Leopardi».
Come si organizza un pranzo per il re Re Carlo III
«La contessa era molto amica della nonna Emilia, e scelse di cenare da noi perché voleva che il principe assaggiasse il nostro pesce», prosegue Federica Rubini, raccontando i grandi preparativi per accogliere (l’allora) futuro re: le tovaglie delle grandi occasioni, leporcellane, il tavolo reale. Anzi, il doppio tavolo reale: uno allestito all’interno del ristorante e l’altro sullaterrazza coperta che guarda al mare, una delle più belle e romantiche di tutta Portonovo.
«Era una giornata uggiosa, anche se calda, e il re scelse comunque di mangiare fuori», racconta ancora Federica. «Quando arrivò eravamo tutti molto entusiasti, in riga con la divisa d’ordinanza, i guanti bianchi come si usa nei palazzireali, ma già dal suo ingresso al ristorante Carlo III mostrò di essere molto più semplice e aperto di quanto si possa immaginare.Tra le cose che mi sono rimaste particolarmente impresse, la sua grande eleganza nel modo di porsi».
Il menù del pranzo regale
Apprezzò tutto quel giorno il futuro re: il panorama, l’accoglienza impeccabile, la cucina. «Su richiesta della contessa preparammo un menù semplicissimo:antipasto di mare,frittura di pesce, spaghetti aimoscioli. Il re mangiò tutto con piacere, sorseggiando un goccio di ogni vino scelto per ciascuna delle portate, e mostrò di apprezzare particolarmente i moscioli.Ripassando con i vassoi chiedendo agli ospiti se volessero fare il bis, acconsentì con un certo piacere, e noi rimanemmo sorpresi». Certo, deve essere gratificante servire a un re il bis di unpiatto preparato con le tue mani, ma la sorpresa in quel caso non fu dovuta solo a quello.Gli spaghetti, e lapasta lunga in generale, sono un tabù nellafamiglia reale: insieme acrostacei,funghi, carne cruda, fanno parte di una lunga lista di cibi vietati perché è troppodifficile mangiarli senza fare rumore o sporcarsi. E ancorameno regale è fare un bis. Il futuro re quel giorno però fece un’eccezione: troppo buoni i moscioli della signora Marisa per non assaggiarne ancora. Del resto nel Conero sono una specie di un’istituzione.
Cosa sono i moscioli, e perché sono speciali
Nonna Emilia fu la prima a scoprire i moscioli. Aprì il ristorante nel 1929, preparandopolloarrosto e ragù, poi un bel giorno cominciò a fare pesce perché i pescatori le portarono questi mitili molto simili allecozze checrescono spontanei sulla costa del Conero, chiedendole di cucinarli. Così fece, creando un piatto di pasta perfetto che ha di certo contribuito a far scoprire questo prelibato frutto di mare, ora presidioSlow Food e sempre più prezioso perché minacciato dal riscaldamento globale.
Il re, il cibo, il vino e quella lettera…
Un dettaglio che non deve essere passato inosservato al re d’Inghilterra, sostenitore della prima ora del cibo buono, anche per il pianeta. Magari li ha riassaggiati in Inghilterra, insieme alla bottiglia di vino che la famiglia Rubini una volta gli ha fatto recapitare in dono. «Ora vorremmo scrivergli, fargli le nostre congratulazioni. Chissà come si fa a scrivere a un re», conclude Federica Rubini. Già, chissà come si fa. Però sappiamo come fare gli spaghetti ai moscioli del suo leggendario bis:ecco la ricetta che ci ha regalato Federica Rubini.
La ricetta degli spaghetti ai moscioli di Emilia
1/3Ingredienti per 4 persone
350 g di spaghetti
1 kg di moscioli selvatici di Portonovo
1 bicchiere di olio extravergine
¼ di cipolla
2 cucchiai di prezzemolo tritato
2 cucchiai di concentrato di pomodoroPortonovo (AN), la chiesa di Santa Maria di Portonovo.
AlessandraCarretta2/3Procedimento
In una pentola soffriggete la cipolla tritata con l'olio, quando è imbiondita aggiungete il prezzemolo, il concentrato e mezzo litro di acqua. Salate. Fate cuocere a fuoco moderato finché il liquido si dimezza.
Pulite i moscioli, apriteli mettendoli in padella (e sul fuoco) coperti con pochissima acqua. Sgusciateli, batteteli grossolanamente su un tagliere di legno, versateli nella pentola del sugo continuando a cuocere in modo che raggiunga una consistenza cremosa. Cuocete gli spaghetti al dente e conditeli con il sugo di moscioli.Foto e ricetta Ristorante Emilia Portonovo
3/3I moscioli
Non chiamatele cozze, se siete nella zona di Ancona. Sono i moscioli, crescono selvatici a ridosso del tratto costiero roccioso del monte Conero.