
A 50 giorni di distanza dall’addio di Mike D’Antoni, la squadra texana ha scelto di affidare la panchina all’assistente dei Dallas Mavericks, alla sua prima esperienza da capo allenatore. Il figlio dell’All-Star Paul Silas si ritroverà così a gestire la complicata transizione dei Rockets, alla ricerca di un nuovo stile di gioco e di una nuova identità
Poche ore dopol’annuncio dell’imminente approdo di Daryl Morey a Philadelphia, Rafael Stone - il nuovo GM dei Rockets -risponde a distanzaaffidando la panchina a Stephen Silas; uno dei volti nuovi della rifondazione a cui la franchigia texana andrà incontro nei prossimi mesi. Stando a quanto raccontato dallo Houston Chronicle, già quattro anni fa i Rockets avevano pensato a Silas per il ruolo di capo allenatore - virando poi su Mike D’Antoni -rimandando soltanto l’appuntamento con quello che diventerà il 15° coach nella storia della franchigiatexana. L’ex assistente allenatore dei Mavericks ha convito la dirigenza di Houston grazie alla sue capacità di dirigere l’attacco di Dallas (il migliore per rating offensivo nella storia NBA nella passata regular season), oltre all’esperienza maturata lavorando al fianco di allenatori esperti come Rick Carlisle e Steve Clifford. Da assistente ha avuto modo di seguire la crescita tra gli altri di Stephen Curry, Kemba Walker e da ultimo Luka Doncic; pronto a mettere a disposizione la sua esperienza al servizio di James Harden e Russell Westbrook. Silas verrà messo a capo di uno staff tecnico che nei prossimi giornipotrebbe arricchirsi di un paio di assistenti d’esperienza: stando alle ultime indiscrezioni, i Rockets hanno contattato tra gli altri Jeff Hornacek e Nate McMillan - la combinazione migliore per ripartire dopo l’addio a sorpresa di D’Antoni, in scadenza di contratto e che ha deciso di non rinnovare con Houston dopo l’eliminazione al secondo turno playoff contro i Lakers,comunicandolo in aereo alla squadra a sorpresa lo scorso 13 settembre.
Il 46enne scelto dai Rockets è il figlio di Paul Silas - prima giocatore (due volte All-Star e tre volte campione NBA negli anni ’70 con Boston Celtics e Seattle Supersonics) e poi per oltre 20 stagioni in panchina come assistente e capo allenatore. E proprio durante l’esperienza di suo padre agli Hornetsha iniziato nel 2000 la sua carriera da assistente a soli 27 anni- il più giovane della storia della lega. Poi Cleveland, Washington, Golden State e di nuovo Charlotte, dove nella stagione 2017-18 ha guidato gli Hornets per oltre un mese durante l’assenza di coach Clifford, alle prese con una complicata malattia da stress.Nelle ultime due stagioni ha contribuito a rilanciare i Mavericks - diventati dopo l’arrivo di Luka Doncic nel 2018 una delle squadre più interessanti della lega - lasciando un ottimo ricordo in chi lo ha salutato con affetto via social, augurandogli il meglio in vista di questa nuova avventura.

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