Mombasa | |
Stemma e Bandiera | |
Stato | Kenya |
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Regione | Costiera keniota |
Altitudine | 50 m s.l.m. |
Abitanti | 1.500.000(stima 2016) |
Prefisso tel | +254 20 |
Fuso orario | UTC+3 |
Posizione | |
Sito istituzionale |
Mombasa è una città sul tratto meridionale dellacosta delKenya.
Seconda città delKenya per numero di abitanti, Mombasa ha uno spiccato carattere arabo. Larghi strati della sua popolazione sono infatti formati da discendenti di mercantiomaniti ai quali si aggiunge una nutrita minoranza diindiani di credo musulmano.
Ogni periodo dell'anno va bene per visitare Mombasa con unica eccezione, forse, il mese di maggio caratterizzato da piogge più frequenti.
La città è menzionata dal geografo Tolomeo e serviva da scalo per mercanti musulmani. IPortoghesi si impossessarono della città nel 1505 sotto il comando di Dom Francisco. La città fu rasa al suolo e ricostruita ex novo. Il forte Jesus fu innalzato nel 1593 e fu destinato ad accogliere la guarnigioneportoghese.
Nel 1631 la popolazione si rivoltò contro i nuovi dominatori e riuscì a espugnare il forte massacrando i militari di stanza. L'anno seguente una flotta inviata daLisbona riuscì a riconquistare la piazzaforte e la popolazione locale abbandonò Mombasa. Il dominio portoghese riuscì a mantenersi fino al 1698 anno in cui dovettero cedere il posto agliOmaniti che si diedero a un lucroso commercio di schiavi. IBritannici arrivarono nel 1878 e provvidero a costruire la ferrovia fino aNairobi.
A Mombasa non esiste un vero servizio di trasporto pubblico; ci si sposta inmatatu, minibus al massimo con 14 posti a sedere. In passato i matatu erano taxi collettivi mentre oggi si muovono in maggioranza su percorsi prestabiliti. A Mombasa sono circa 3500 e i conducenti sono stati riuniti in due diverse associazioni. I matatu si distinguevano per i loro colori sgargianti e per la musica a tutto volume ma una legge del 2004 ha regolamentato il settore, fissando la colorazione delle vetture che deve essere bianca con una striscia gialla che riporta il numero massimo di passeggeri e l'indicazione del percorso seguito e obbligando conducente e coadiuvante a indossare una sorta di divisa. È stato introdotto anche l'uso obbligatorio di cinture di sicurezza. Queste regole però tendono ad essere sempre meno osservate. Alcune linee matatu superano di gran lunga i limiti urbani, spingendosi fino aMalindi (due ore circa al prezzo di 200 KES) e agli altri centri balneari a sud di Mombasa.
Per i vostri spostamenti potrete contare anche su altri mezzi privati come i tuk-tuk (tricicli motorizzati dotati di una cabina per i passeggeri), PikiPiki (taxi ciclomotori) e boda boda (taxi-bicicletta). Una corsa con questi mezzi vi provocherà i brividi se non siete abituato al traffico di città del terzo mondo: la circolazione è caotica, i semafori sono pochi e non rispettati, le regole elementari del codice della strada sono infrante e la vista eventuale di agenti di polizia non costituisce una remora. Il costo di un percorso tuk-tuk varia tra 70 e i 100 KES, quella di un PikiPiki è intorno ai 60 KES e quella di un boda-boda circa 20 KES.
Naturalmente abbondano i taxi convenzionali, più o meno ufficiali. La corsa è di solito pagata in anticipo dietro contrattazione. Non stupitevi se il conducente, prima di condurvi a destinazione, si reca dal benzinaio per fare il pieno.
Il servizio Twitter della Croce Rossa del Kenya fornisce informazioni in tempo reale su eventi o incidenti stradali, il che aiuta gli automobilisti a evitare ingorghi.
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