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Mania di solitudine

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Cesare Pavese

Italo Calvino1933Indice:Pavese - Poesie edite e inedite.djvupoesieletteraturaMania di solitudineIntestazione6 dicembre 2024100%Da definire

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<dc:title> Mania di solitudine </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Cesare Pavese</dc:creator><dc:date>1933</dc:date><dc:subject>poesie</dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Pavese - Poesie edite e inedite.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Mania_di_solitudine&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20241206220855</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Mania_di_solitudine&oldid=-20241206220855

Mania di solitudineCesare Pavese1933Pavese - Poesie edite e inedite.djvu
Il dio-caproneAtlantic Oil
Questo testo fa parte della raccoltaPoesie edite e inedite


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Mania di solitudine

Mangio un poco di cena alla chiara finestra.
Nella stanza è già buio e si vede nel cielo.
A uscir fuori, le vie tranquille conducono
dopo un poco, in aperta campagna.
Mangio e guardo nel cielo — chi sa quante donne
stan mangiando a quest’ora — il mio corpo è tranquillo;
il lavoro stordisce il mio corpo e ogni donna.

Fuori, dopo la cena, verranno le stelle a toccare
sulla larga pianura la terra. Le stelle son vive,
ma non valgono queste ciliege, che mangio da solo.
Vedo il cielo, ma so che tra i tetti di ruggine
qualche lume già brilla e che, sotto, si fanno rumori.
Un gran sorso e il mio corpo assapora la vita
delle piante e dei fiumi, e si sente staccato da tutto.
Basta un po’ di silenzio e ogni cosa si ferma
nel suo luogo reale, cosí com’è fermo il mio corpo.

Ogni cosa è isolata davanti ai miei sensi,
che l’accettano senza scomporsi: un brusío di silenzio.
Ogni cosa nel buio la posso sapere
come so che il mio sangue trascorre le vene.
La pianura è un gran scorrere d’acque tra l’erbe,
una cena di tutte le cose. Ogni pianta e ogni sasso
vive immobile. Ascolto i miei cibi nutrirmi le vene
di ogni cosa che vive su questa pianura.

Non importa la notte. Il quadrato di cielo
mi susurra di tutti i fragori, e una stella minuta

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si dibatte nel vuoto, lontana dai cibi,
dalle case, diversa. Non basta a se stessa,
e ha bisogno di troppe compagne. Qui al buio, da solo,
il mio corpo è tranquillo e si sente padrone.

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