Le discussioni di etica e di morale si concentrano su quando, come e perché dovrei "amare il mio prossimo", senza prestare molta attenzione alla domanda più importante: chi va considerato "mio prossimo"? Gli umani sono dotati di istinti e pulsioni che si sono sviluppati ed evoluti in migliaia di anni di vita in gruppi di tipo essenzialmente tribale. Tali istinti e pulsioni sono presumibilmente connessi a quegli schemi di comportamento che favoriscono le caratteristiche di sopravvivenza del gruppo tribale.
Gli umani reagiscono istintivamente verso i membri della loro stessa "tribù" in un modo che potremmo classificare come "morale": non estendono tale "moralità" a coloro che non appartengono alla "tribù", indipendentemente dal fatto che si tratti di individui umani o non-umani.
L'umanità è, dunque, prigioniera di un dilemma morale; essa può avere e di fatto ha sentimenti di "intesa" per un insieme potenzialmente limitato di altre creature della sua specie e per alcuni animali, ma non può,per natura, provare analoghi sentimenti per un insieme di persone potenzialmente illimitato che si estenda fino all'intera umanità e oltre, fino a investire tutte le forme di vita. I vincoli tribali impediscono questa estensione della comunità morale. Le persone che mostrano un riguardo morale così generale sono quelle che sono riuscite con maggiore successo a sublimare o superare i vincoli tribali.
James M. Buchanan,Comunità morale e ordine morale. I limiti intensivi ed estensivi dell'interazione, in Aa. Vv.,Etica e animali, a cura di Luisella Battaglia, traduzione di Brunella Casalini, Liguori Editore, Napoli, 1998, pp. 85-95.ISBN 88-207-2686-6