Agostino Gasparo Maria Sagredo (1798 – 1871), storico e politico italiano.
Coloro che scrissero intorno a Venezia, hanno, qual più qual meno diffusamente, quale con erudizione profonda, quale col ricopiare le indagini altrui, incominciate le storie loro ricercando le antichissime origini degli abitatori della regione italiana, che ebbe il nome di Venezia, e dal Po stendevasi oltre l'Isonzo. Si fecero dotte disquisizioni sui popoli aborigini di queste contrade, su quelli che vi trasmigrarono da lontani paesi. Il nome di Venezia, chi volle dato dagli Eneti, popolo asiatico; chi dai Windi, popolo celtico. Si esaminarono le tradizioni, perché monumenti sicuri non ve ne sono della trasmigrazione di Antenore e deiTrojani. La linguistica che, sebbene sia ancora adolescente, pure reca qualche luce nelle incertezze e nelle tenebre delle storie antiche dei popoli, nella Venezia, dalpendìo delle Alpi Rezie alle marinedello Adriatico, dal Micio al Tagliamento, nota quasi uniforme il parlare delle genti. E questo parlare, e usanze antiche ancora conservate hanno singolare analogia colla favella e le usanze di quei popoli della penisola italiana dove vigoreggiò la civiltà etrusca. E monumenti etruschi si rinvennero anche ai nostri giorni nelle parti mediterranee della Venezia, che confermano essere qui giunta quella antichissima civiltà.
La scrittura presente avente lo intendimento di raccogliere, per quello spetta a Venezia, le memorie intorno la storia e le usanze delle corporazioni o consorterie delle arti che hanno periscopo i materiali, il lavoro degliedifizi, gli adornamenti che li abbelliscono, ho creduto partirla nel modo presente. Esporrò in primo luogo alcuni pensieri sulle consorterie delle arti in Italia, le cause per le quali nacquero e vissero utilmente, le cause per le quali furono distrutte; il modo di poterne restituire quelle parti, che essenzialmente buone, possono avere vita e recarebenefizii al consorzio umano in qualunque tempo e condizioni di civiltà. Verrò quindi a parlare delle condizioni speciali di Venezia rispetto alle arti edificative e quindi rammenterò antiche memorie, aprendomi la via a discorrere di quellecostrutture speziali alla città nostra per le necessità della natura del luogo dov'è edificata, cioè il suoloartifiziale e le cisterne, e una costruttura tutto veneziana, i pavimenti di smalto o battuto che nel volgar nostro si dicono diterrazzo. Esporrò brevemente le leggi generali che sotto il governo della Repubblica reggevano la materia delle arti, non dimenticando le forme dell'amministrazione interiore di esse.
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