Settimio Severo, con sua moglieGiulia Domna e i suoi figliCaracalla eGeta ancor bambini, su unTondo a lui contemporaneo, Berlino, Antikensammlung Berlin (collezione di antichità classiche). Il viso di Geta è stato eraso dopo il suo assassinio.
Ladinastia dei Severi che regnò sull'Impero romano, tra la fine delII e i primi decenni delIII secolo, dal193 al235, con una breve interruzione durante il regno diMacrino tra il217 e il218, ebbe inSettimio Severo il suo capostipite ed inAlessandro Severo il suo ultimo discendente.La nuova dinastia, nata sulle ceneri di un lungo periodo diguerre civili, oltre a Settimio Severo e ai suoi figli, comprendeva anche i parenti della moglie di Settimio Severo,Giulia Domna. Questi ultimi presero anch'essi il nome di Severo, dal loro capostipite, al momento dell'ascesa al trono.
Neinomina degli imperatori era, inoltre, presente un chiaro riferimento alladinastia degli Antonini. Il motivo era quello di creare una forma di continuità ideale con la precedente dinastia, quasi non ci fosse stata alcuna interruzione, neppure con il predecessorePertinace (mentreDidio Giuliano venne dichiarato usurpatore). Nella titolatura imperiale di Settimio Severo, infatti, compariva questa dicitura:
IMPERATORI CAESARI DIVI MARCI ANTONINI PII GERMANICI SARMATICI FILIO DIVI COMMODI FRATRI DIVI ANTONINI PII NEPOTI DIVI HADRIANI PRONEPOTI DIVI TRAIANI PARTHICI ABNEPOTI DIVI NERVAE ADNEPOTI LUCIO SEPTIMIO SEVERO PIO PERTINACI AUGUSTO ("l'imperatore Cesare, figlio del divo Marco Antonino Pio Germanico Sarmatico, fratello del divo Commodo, nipote del divo Antonino Pio, discendente del divo Traiano Partico, discendente del divo Nerva, Lucio Settimio Severo Pio Pertinace Augusto").
La dinastia dei Severi conquistò diversi territori durante il suo regno. Qui di seguito sono elencati alcuni dei territori che furono acquisiti o riconquistati dai Severi durante il loro governo:
La dinastia dei Severi è stata importante anche per il suo ruolo nella stabilizzazione e consolidamento dell'Impero romano, poiché hanno posto fine a un periodo di crisi e instabilità.
L'albero genealogico della dinastia dei Severi si articola intorno alla famiglia della moglie di Settimio Severo,Giulia Domna. Si trattava di una famiglia sacerdotale diEmesa, inSiria, adepta al culto del dio Eliogabalo o Elagabalo.
L'imperatore, a differenza di quanto era accaduto durante ilPrincipato, utilizzò l'appellativo didominus, che rimandava alla parolaDeus, dio, divinità.Tale forma di governo si presentava in formadispotica, nella quale l'imperatore, non più contrastato dai residui delle antiche istituzioni dellaRepubblica romana, poteva disporre quale padrone assoluto dell'Impero, cioè nella qualità didominus, da cui la definizione didominatus. La monetazione dell'epoca ritraeva molti sovrani che portavano attorno al capo una corona di raggi del dio solare, a testimonianza di questa nuova forma di governo.[1]
Lucio Settimio Severo, il capostipite della dinastia, apparteneva ad un'importante famigliaequestre diLeptis Magna, nell'Africa Proconsolare (più precisamente nell'odiernaLibia), legatasi ad un'importante famigliasira grazie al suo matrimonio con Giulia Domna. Con questo imperatore può dirsi effettivamente iniziare il cosiddetto periodo delDominato, di stampo militare.
Le origini provinciali influenzarono molto il suo modo di impostare il nuovo Stato romano a partire dalla riorganizzazione dell'esercito (con la creazione di tre nuove legioni quali lalegio I,II eIII Parthica; l'aumento della paga dellegionario; la riforma delcursus honorum nelle alte gerarchie militari a vantaggio degliEquites), allaguardia pretoriana ora formata con componentiprovinciali (in particolare dall'Illirico), fino a concedere sempre ai provinciali il permesso di sposarsi durante il servizio militare, abitando con la propria famiglia fuori dalcastrumlegionario. Non è infatti un caso che l'appoggio militare che l'imperatore ottenne dagli eserciti provinciali, ne abbiano accresciuto notevolmente il potere ed abbiano determinato il conseguente scioglimento delle pericolosecoorti pretorie, sostituite con elementi non italici (soprattutto illirici).[5]
la prima al momento della assunzione del potere imperiale, il 9 aprile del193, (II) nel tardo193, (III e IV) nel194, (V, VI, VII e VIII) nel195, (IX, X e XI) nel197 e (XII) nel207.
Caracalla (ovvero Lucio Severo Bassiano, poi Marco Aurelio Severo Antonino) ed il fratelloGeta (ovvero Lucio Severo Geta) erano figli di Settimio Severo. Il primo regnò dalla morte del padre, avvenuta nel211 adEburacum lungo il fronte settentrionale dellaBritannia, fino al217 e condivise per un breve periodo con il fratello il regno, fino al211, quando decise di commettere un fratricidio. Durante il suo regno, non aveva alcuna responsabilità per gli affari dell'impero e cedette il controllo del governo a sua madre,Giulia Domna.
A Caracalla va il grande merito di aver reso ancor più monumentale la città diRoma, con le immenseterme a lui dedicate, oltre ad aver rimosso tutte le distinzioni legali e politiche traitalici eprovinciali con la celebreConstitutio Antoniniana del212 che estese lacittadinanza romana a tutti gli abitanti liberi dell'impero romano.L'editto aveva come scopo quello di incrementare le entrate delle casse dell'impero con l'imposizione di gravose tasse di successione ai neocittadini.
Avendo lo stesso accresciuto il suo potere oltre misura, in una forma didispotismo assoluto, creò le premesse, come era successo in modo similare anche a Commodo venticinque anni prima, per il suo assassinio (217), a cui prese parte, quasi certamente, ilprefetto del pretorio,Macrino, che non apparteneva all'ordine senatorio e che a lui successe per poco tempo (217-218), pur non appartenendo alla dinastia dei Severi. Geta era stato colpito dadamnatio memoriae, invece, nel caso di Caracalla, il Senato, pur non eccessivamente propenso, accordò la divinizzazione.
La corte imperiale era però dominata da donne formidabili,[18] le quali riuscirono ad eliminare il nuovo imperatore,Macrino, ed a imporre un "nipote acquisito" di Settimio Severo, tramite sua moglie, Giulia Domna, chiamato Bassiano. Macrino fu sconfitto in battaglia e poi ucciso dalle truppe severiane che avevano acclamato Bassiano imperatore a Emesa dove la famiglia imperiale era in esilio. In particolare erano le truppe orientali che avevano mantenuto la loro fedeltà ai Severi, non accettando l'imperatore scelto dai pretoriani.
Il nuovo sovrano fu in seguito chiamato Eliogabalo o Elagabalo, ma il suo nome completo era Sestio Vario Avito Bassiano, poi cambiato in Marco Aurelio Antonino (lo stesso diCaracalla eMarco Aurelio). Per legittimare il suo potere fu fatto passare per figlio illegittimo di Caracalla.
Eliogabalo fu soprannominato così in onore del dioEl-Gabal di cui era sommo sacerdote ereditario; col sostegno della madre,Giulia Soemia, e della nonna materna,Giulia Mesa, venne acclamato imperatore all'età di soli quattordici anni e riconosciuto dal Senato una volta giunto a Roma con gli eserciti vittoriosi. Il suo regno fu caratterizzato dal tentativo di importare il culto solare di Emesa a Roma e dall'opposizione che ebbe questa politica religiosa. Egli voleva sovvertire le tradizioni religiose romane, sostituendo aGiove, signore del pantheon romano, la nuova divinità solare delSol Invictus, che aveva gli stessi attributi del dio solare di Emesa. A causa dell'opposizione che sorse contro di lui, Eliogabalo venne assassinato dallaguardia pretoriana assieme alla madre Soemia e sostituito dal cugino Alessandro Severo, scelto come successore da Giulia Mesa. Il Senato decretò ladamnatio memoriae per il defunto imperatore diciannovenne e per Soemia.
Il suo governo gli guadagnò tra i contemporanei una fama di eccentricità, decadenza, scarso rispetto verso le tradizioni religiose autoctone e fanatismo, probabilmente esagerata dai suoi successori. Il suo regno, però, permise alla dinastia severiana di consolidare il proprio controllo dell'impero, permettendo di preparare il terreno per il governo di Alessandro Severo.
E da ultimo, Alessandro Severo, ovvero Marco Giulio Alessiano Bassiano, poi Marco Aurelio Severo Alessandro. Adottato dal cugino Eliogabalo, divenne imperatore alla tenera età di soli 13 anni per volontà della nonna Mesa, ed inevitabilmente il suo potere fu gestito dalla madre,Giulia Mamea, donna di notevoli virtù, che lo circondò di saggi consiglieri, incidendo sullo sviluppo del suo carattere, e determinando la futura conduzione dell'amministrazione imperiale. La madre cercò di farlo passare come "figlio naturale" dello stessoCaracalla per rafforzarne la legittimità a regnare, oltre ad aggiungere al suo nome quello diSevero, per accrescerne il richiamo alla sua ascendenza. Tendente al sincretismo e alla tolleranza anche verso i cristiani, fu di indole mite e considerato un buon imperatore.
Il nuovo monarca non riuscì però negli anni successivi di regno a beneficiare delle alleanze militari, troppo lontane dalla vita di corte, ma fondamentali, come aveva dimostrato il fondatore della dinastia, per la sua futura sopravvivenza. E benché conducesse con discreti risultati alcunecampagne in Oriente contro iSasanidi e lungo illimes germanico-retico contro la confederazione degliAlemanni, si mise contro l'esercito.
L'imperatore, mentre si trovava tra le sue truppe nel quartier generale diMogontiacum nellaGermania superiore, per trattare le condizioni di pace con le popolazionigermaniched'oltre confine, venne ucciso (o forse si suicidò) a soli 25 anni il 18 o 19 marzo del 235, insieme alla madre, a causa dell'ammutinamento, quasi certamente promosso dal futuro imperatoreMassimino il Trace, generale di originetracia. Spinto dal nuovo imperatore, il Senato colpì anche Alessandro con ladamnatio memoriae, che solo in seguito fu cancellata e sostituita dalla divinizzazione.
la prima al momento della assunzione del potere imperiale nel222 (I-II),225 (III?),227 (IV?),228 (V?),229 (VI?),230 (VII?),232 (VIII-IX?),234 (X).
Altri titoli
Pontifex Maximus[25] ePater Patriae nel222,[25] oltre aPius,Felix[25] e tanti altri comeDominus noster,Invictus,Sanctissimus,Optimus et felicissimus princeps,Indulgentissimus princeps,Princeps optimus et fortissimus,Caelo demissus.[30]
Le donne della nuova dinastia dei Severi, strette parenti degliaugusti, non solo animarono la corte che si è venuta a formare, ma soprattutto compensarono alle debolezze di alcuni degli imperatori saliti al trono in età troppo giovane, garantendo la successione dinastica e l'unità imperiale comereggenti, dopo il periodo di Settimio e Caracalla il cui potere era basato principalmente sulla forza militare.[1]Giorgio Ruffolo le definisce, a partire dal regno di Eliogabalo, come il "clan profumato delle principesse siriache, che tendevano a trasformare una brutaledittatura militare in una mollesatrapia dell'Oriente".[18] Queste donne furono:
Giulia Domna,[1] imperatrice romana consorte di originisiriane, moglie dell'imperatore romanoSettimio Severo di origineberbera,augusta dell'Impero romano e detentrice di un potere mai ottenuto prima dalle imperatrici romane, madre diCaracalla eGeta. Si suicidò dopo la morte dei figli e fu divinizzata.
Giulia Mesa
Giulia Mesa,[1], sorella di Giulia Domna e nonna degli imperatori romaniEliogabalo eAlessandro Severo. Riuscì ad imporre i nipoti sul trono, eliminando l'imperatoreMacrino che aveva interrotto temporaneamente i progetti dinastici della famiglia dei Severi, e probabilmente approvando l'omicidio del nipote Eliogabalo divenuto poco controllabile. Non fu mai imperatrice consorte né reggente, per lei fu creata l'apposita caricaAugusta avia Augusti ("Augusta nonna degli Augusti"), ma di fatto fu una delle donne che esercitarono il potere nell'Impero romano da dietro il trono, partecipando con la figlia Soemia (messa a capo di una sorta di Senato femminile) alle sedute delSenato romano vero e proprio, cosa mai accaduta. Dopo la morte naturale fu divinizzata dal nipote Alessandro Severo.
Giulia Soemia,[1] figlia del cittadino romanoGiulio Avito e della siriana Giulia Mesa, nipote acquisita dell'imperatore Settimio Severo come nipote di Giulia Domna, e sorella di Giulia Mamea, sposòSesto Vario Marcello, da cui ebbe il futuro imperatoreEliogabalo, esercitando per un periodo la reggenza e partecipando direttamente alle sedute delSenato romano con la madre. Fu assassinata assieme al figlio dai pretoriani dopo che Mesa aveva deciso di sostituire Eliogabalo col cugino Alessandro, e colpita dadamnatio memoriae.
L'imperatrice madre e augusta co-reggente Giulia Mamea
Giulia Mamea,[1] figlia di Giulia Mesa e di Giulio Avito, era l'ultima nipote dell'imperatore Settimio Severo e Giulia Domna, oltre ad essere sorella diGiulia Soemia. SposòMarco Giulio Gessio Marciano, da cui ebbe un figlio, il futuro imperatoreAlessandro Severo, per cui fu inizialmente reggente e poi importante consigliera. Dopo la morte della madre Mesa, con cui aveva seduto anch'ella in Senato, Mamea governò di fatto l'impero da sola fino alla maggiore età di Alessandro, quando divenne co-regnante oconsors imperii, lo stesso titolo cheMarco Aurelio aveva assegnato al co-imperatoreLucio Vero. Fu la prima donna romana ad ottenere una carica del genere, e durante il periodo di governo di Alessandro l'impero fu di fatto unadiarchia. Giulia Mamea fu assassinata (o forse si tolse la vita) assieme al figlio e il Senato ne decise ladamnatio memoriae. Con loro terminò la dinastia e iniziò l'anarchia militare.
Già a partire dal principato diMarco Aurelio era iniziato l'esodo dei contadini dalle campagne ai grandi centri urbani, dovuto alle primeinvasioni barbariche ed allapeste scoppiata nel166 e durata per oltre un ventennio. La conseguenza fu che molti dei territori una volta coltivati, si impoverirono e furono abbandonati per la mancanza di braccianti. Le terre così svuotate caddero, fin dall'epoca diCaracalla, nelle mani di pochi, glihonestiores, concentrando nelle mani di pochi grandi latifondi terrieri.[31]
Le rose di Eliogabalo (Lawrence Alma-Tadema,1888,olio su tela, collezione privata diJuan Antonio Pérez Simón) che raffigura una sorta di convito con al centro Eliogabalo e la madre Soemia che assistono. Le eccentricità orientaleggianti dell'imperatore, sia comportamentali che religiose e sessuali, non furono viste di buon occhio dall'aristocrazia e dal popolo romano.
ACaracalla si deve, infine, laConstitutio Antoniniana, in base alla quale venne concessa lacittadinanza a tutti gli abitanti dell'impero ad eccezione deidediticii. Uno degli obiettivi fu certamente quello di aumentare il gettito dei tributi nelle casse dell'erario, al fine di tentare di far fronte ai crescenti costi degli stipendi dei militari, necessari per il mantenimento dellefrontiere, ma anche di ridurre l'influenza che gliItalici avevano avuto fino a quel momento suiprovinciali, dando a tutti il senso di una maggiore eguaglianza umana tra tutti i sudditi dell'impero (in termini di tassazione, giustizia, reclutamento militare, ecc.).[32]
I grandi latifondisti, una volta assorbiti i grandi appezzamenti di terreni, lasciati liberi a causa dell'esodo dei contadini dalle campagne alle città e dalla terribilepestilenza che si era abbattuta all'epoca diMarco Aurelio, portarono i "nuovi grandi latifondisti" a generare una maggiore concentrazione industriale nelle mani di pochi, poiché chi aveva grandi latifondi e disponibilità economico-finanziarie installava sui propri terreni anche fucine artigianali, laboratori tessili, fornaci, ecc. portando a un progressivo impoverimento dei piccoli e medi contadini (costretti ora a lavorare per i grandi proprietari terrieri).[31] Accadde anche che artigiani e piccoli commercianti, toccati dalle difficoltà economiche e dalla svalutazione monetaria del periodo, confluirono nella classe deglihumiliores che andava man mano perdendo i propri diritti, tanto che pene diverse erano previste perhonestiores e per glihumiliores, mentre la possibilità di scalata sociale andava sempre più riducendosi. L'abbassamento dell'intera produzione agricola non solo rese più difficoltoso l'approvvigionamento delle materie prime, ma ridusse la quantità dei prodotti finiti e dei commercianti di beni (offerta), aumentandone conseguentemente il costo, causando così un aumento generale dei prezzi (inflazione) ed un abbassamento del valore della moneta (svalutazione).
Il risultato finale fu una contrazione notevole delle attività commerciali ed industriali (recessione), con conseguente aumento della povertà tra le classi meno agiate,[33] oltre a una riduzione complessiva delle entrate fiscali statali. I rimedi adottati dai diversi imperatori furono differenti. Alcuni preferirono aumentare la base imponibile (quella della tassa di successione, che colpiva solo i cittadini), dando a tutti i provinciali lacittadinanza romana, come feceCaracalla con laConstitutio antoniniana nel212 o cancellando esenzioni o elevando la tassa sulle successioni (portandolo dal 5% al 10%; aumento abolito daMacrino nel217-218);[34] altri preferirono tagliare le spese generalistatali, come provò a fareAlessandro Severo, con la riduzione dei costi dell'esercito, motivo per cui fu assassinato;[35] altri ancora comeMarco Aurelio, misero all'asta nelforo di Traiano le ricchezze personali e della famiglia imperiale per finanziare leguerre marcomanniche.[36][37]
Un'importante riforma si ebbe nel215 per opera dell'imperatoreCaracalla, ora che ildenario aveva continuato il suo lento declino durante i principati diCommodo eSettimio Severo, e l'aureo era stato svalutato nuovamente dallo stesso Caracalla, portando il suo valore ad 1/50 di libbra (6,54 g). Sia per l'aureo che per il denario (ridotto ad avere meno del 50% di argento) vennero introdotte monete con valore raddoppiato: il doppio aureo (obinione) ed il doppio denario (oantoniniano), anche se per quest'ultimo il contenuto non fu mai più di 1,6 volte il contenuto d'argento del denario. E così, mentre l'aureo riuscì ad avere una valutazione sufficientemente stabile, anche l'antoniniano conobbe una identica e progressiva svalutazione come il denario, fino a ridursi a un contenuto d'argento di solo il 2% nelIII secolo.
Cultura letteraria, teatrale, artistica ed architettonica
In questo periodo l'arte romana iniziò incontrovertibilmente il processo che portò alla rottura dell'arte tardoantica, spartiacque tra arte antica e medievale. Alcune produzioni artistiche ufficiali videro la comparsa evidente di elementi tratti dall'arte plebea eprovinciale, mentre in altri settori venne mantenuta in vita più a lungo la forma tradizionale di derivazioneellenistica, come nelritratto, che proprio in questo periodo fiorì con capolavori di grande spessore psicologico.
È un periodo in cui le credenze religiose che provengono dall'Oriente romano, cominciano a sopraffare le antichecredenze pagane romane e ne sbriciolano l'unità religiosa. La religione si divide in tante sette concorrenti quanti sono gli Dei venuti da regioni come l'Egitto, laSiria, l'Africa, ecc. A queste vanno aggiunte le due grandi religionimonoteiste diGiudaismo eCristianesimo,[38] che però trovarono grande avversione, soprattutto la seconda (poiché la prima era considerata regionale e limitata alla solaGiudea), da parte della maggior parte degli abitanti dell'impero romano. Da qui un crescendo dipersecuzioni nei confronti dei cristiani durante il regno diSettimio Severo, non dovute a nuove leggi contro gli stessi, ma sulla base dell'applicazione di leggi vigenti. Non sono, infatti, dimostrate persecuzioni sistematiche, al contrario ci sarebbero prove che l'imperatore in molte occasioni difese i cristiani dall'accanimento popolare.
Aureo diEliogabalo, con, al rovescio, la legenda SANCT DEO SOLI ELAGABAL ("Al sacro dio soleEl-Gabal") e la raffigurazione di unaquadriga che trasporta ilbetilo (sacra pietra) del tempio del sole diEmesa, custodita nell'Elagabalium aRoma.
D'altro canto, singoli funzionari si sentirono autorizzati dalla legge a procedere con rigore verso i Cristiani. Naturalmente l'imperatore, a stretto rigore di legge, non ostacolava qualche persecuzione limitata, che avesse luogo in Egitto, in Tebaide o nei proconsolati di Africa e Oriente. I martiri cristiani furono numerosi ad Alessandria.[39][40]
Non meno dure furono le persecuzioni in Africa, che sembra avessero inizio nel197 o198 come ci racconta lo stessoTertulliano,[41] alle cui vittime ci si riferisce nel martirologio cristiano come ai martiri di Madaura. Probabilmente nel202 o203 cadderoFelicita e Perpetua. La persecuzione infuriò ancora, per breve tempo, sotto il proconsolePublio Giulio Scapola Tertullo Prisco nel211, specialmente inNumidia eMauretania. Nei tempi successivi sono leggendarie le persecuzioni in Gallia, specialmente aLugdunum. In generale, si può dire che la posizione dei cristiani sotto Settimio Severo fu similare a quella assunta dagliAntonini, mentre fu Alessandro Severo a porre fine temporanea alle persecuzioni cercando di integrare il cristianesimo nelpantheon romano.
Istituzioni, legislazione ed amministrazione provinciale
La nuova dinastia sostituì ilSenatus consultum con unconsilium principis, come dire che alle decisioni delSenato furono sostituite quelle di un nuovo organo che andava formandosi: la corte imperiale, organo non solo legislativo (con l'obiettivo di riformare ed uniformare il vecchio sistema giuridico)[1] ma anche di governo come dimostra il fatto che numerosi suoi membri furono posti a capo dellaprefettura del Pretorio. Di questa corte (formata da 50 senatori e 20giureconsulti al tempo diAlessandro Severo[42]) fecero parte importanti esperti di diritto comeEmilio Papiniano,Eneo Domizio Ulpiano,Giulio Paolo (tra gli autori più utilizzati nella compilazione del"Corpus iuris civilis" voluto dall'imperatoreGiustiniano altre tre secoli più tardi).
Una delle caratteristiche principali di questa dinastia fu l'aspetto militare che assunse per tutto il corso della sua durata. Questo aspetto risulta evidente se consideriamo la funzione determinante che l'esercito ebbe nel corso dellaguerra civile di quegli anni. Non è un caso sentir parlare di una monarchia "militare" sotto i Severi, da cui sfociò in seguito il cosiddetto periodo dell'anarchia militare, con la morte diAlessandro Severo, ultimo della dinastia (nel235).[44] I Severi si appoggiarono all'esercito, soprattutto non italico, al contrario dei loro predecessori. Questa la vera novità. Lecoorti pretorie furono, infatti, in un primo tempo sciolte, per poi essere nuovamente ricomposte con elementi tratti dalle legioniprovinciali, in particolareilliriche.[44] E non è un caso che lalegione IIParthica, formata da Severo, fu posta neicastra Albana a pochi chilometri daRoma, quale riserva strategica, ma anche a difesa del potere imperiale centrale.[45] Sappiamo, inoltre, che i nuoviprefetti del Pretorio (diclasse equestre), svolgevano nell'ambito della nuova corte imperiale, il duplice ruolo di:
consiglieri al lorodominus, in particolare di ordine militare, giuridico e connessi con gli approvvigionamenti dell'Urbe;
di supplenza, sostituendosi all'imperatore avendo gli stessi competenze giuridiche;[42]
Del resto Severo e poi i suoi successori decisero, ai fini di migliorare il loro legame con l'esercito a protezione del potere imperiale, di concedere un aumento della paga ailegionari (da 375 denari annui diCommodo, a 500),[45] e poi anche il figlio,Caracalla, di portarlo a un ammontare complessivo di 675 denari annui.[46] I soldati erano, inoltre, autorizzati a contrarre matrimoni anche durante il loro servizio militare, tanto che da questo periodo in poi, le cosiddettecanabae (quartieri di civili), si moltiplicarono attorno agli accampamenti legionari permanenti. Per questi motivi le carriere militari diventarono ereditarie, tramandate da padre in figlio, mentre le promozioni furono facilitate, tanto che un soldato semplice poteva accedere ai ranghi più elevati (esattamente come i figli disenatori ocavalieri), come accadde aMassimino il Trace nel235, che dopo una lunga carriera militare poté egli stesso diventareImperatore.[45]
Al regno diSevero Alessandro risalirebbero alcune importanti modifiche tattiche dell'esercito come il ritorno allo schieramentofalangitico di più legioni contemporaneamente, fino a costituire una massa d'urto di 6 legioni raggruppate, fianco a fianco, senza alcun intervallo tra di loro[47]; il ricorso sempre più frequente adunità ausiliarie diarcieri e dicavalieri, questi ultimi soprattutto corazzati (i cosiddetticatafrattari,clibanarii), reclutati in Oriente ed inMauretania[48]; un crescente utilizzo presso tutte le fortezze del limes di numerosi nuovi modelli dicatapulte (ballistae,onagri escorpiones), al fine di tenere impegnato il nemico fino all'accorrere delle "riserve strategiche" (concetto iniziato con Settimio Severo ed in seguito riproposto e sviluppato daGallieno,Diocleziano eCostantino I[49].
All'esercito romano, in vista dellecampagne partiche di Settimio Severo, furono aggiunte tre nuove legioni (legio I,II eIIIParthica) portando il numero totale a 33 legioni. E sempre sotto questo imperatore l'esercito romano superò le 400.000 unità complessive, con ben 33legioni (pari a 180.000 legionari) e oltre 400unità ausiliarie (pari a 225.000 ausiliari, di cui 70/75.000 armati a cavallo).
^abSarcastico il ritratto che ne fa Giorgio Ruffolo: «Dopo l'effimera parentesi di Macrino, l'Impero fu invaso dal clan profumato delle principesse siriache, che tendevano a trasformare una brutale dittatura militare in una molle satrapia dell'Oriente» (Giorgio Ruffolo,Quando l'Italia era una superpotenza, Einaudi, 2004, p. 90).
Cesare Letta,La dinastia dei Severi in: AA.VV.,Storia di Roma, Einaudi, Torino, 1990, vol. II, tomo 2; ripubblicata anche comeStoria Einaudi dei Greci e dei Romani, Ediz. deIl Sole 24 ORE, Milano, 2008 (v. il vol. 16°)
Yann Le Bohec,L'esercito Romano, Roma, 1992.
A.Liberati – E.Silverio,Organizzazione militare: esercito, Roma, Museo della civiltà romana, 1988.
Santo Mazzarino,L'Impero romano, tre vol., Laterza, Roma-Bari, 1973 e 1976 (v. vol. II); II ediz. (due vol.): 1984 e successive rist. (v. vol. II)
R.Rémondon,La crisi dell'impero romano, da Marco Aurelio ad Anastasio, Milano 1975.
P.Southern,The Roman Empire: from Severus to Constantine, Londra & New York 2001.ISBN 0-415-23944-3