Casa Cagnone, Casa del Mercante, Casale, Casa Marchese, Cascine, Crociglia, Lagagnolo, Moline, Ossenisio, Perducco, Pradelle, Rossone, Rubero, San Silverio, Tovazza.
Zavattarello deve il suo nome all'attività che fu prevalente nel borgo per secoli, quella dei ciabattini: il volgaresavattarellum indica proprio letteralmente "il luogo dove si confezionano le ciabatte (savatte)". Ancora oggi, nel dialetto locale, il paese è chiamatoSavataré.
Questa divisione comportò numerose proteste degli abitanti dei centri dell'alta valle, desiderosi di rimanere sotto la giurisdizione pavese. Le proteste culminarono nella cosiddettamarcia su Bobbio e nell'indizione di alcunireferendum locali che, tenutisi il 27 febbraio 1925, videro la vittoria della fazione che chiedeva quasi al 100% il ritorno in provincia di Pavia, chiamata anche la "Provincia Madre"[6], volontà accettata anche dal governo centrale di Roma. Nel1926 i comuni di Romagnese, Ruino e Zavattarello vennero annessi allaprovincia di Pavia e quindi tornando in Lombardia[7], Caminata e Trebecco invece rimasero parte della provincia di Piacenza, non senza proteste della popolazione locale.
Nel1929 il comune diValverde venne unito a Zavattarello, che prese il nome di Zavattarello Valverde (CC M151); fu quindi ricostituito nel1956.
La zona collinare dell'Oltrepò pavese che corrisponde grosso modo al comune di Zavattarello fu luogo di rifugio dei disertori dell'esercito romano, dopo che questo subì la disfatta nella battaglia della Trebbia ad opera di Annibale.[senza fonte].
Zavattarello è storicamente documentato nelle carte bobiensi del IX secolo come Pieve di San Paolo in Sartoriano (Giacomo Coperchini "quadro ecologico e interpretazione storica del territorio Piacentino-Bobiense, 1988).
FineX secolo d.C.: Il castello di Zavattarello viene fatto costruire dal vicino monastero diBobbio (Pc).
Quando il vescovo di Bobbio diventa conte, Zavattarello diviene un bene feudale dello stesso vescovo.
1169: Ilcastello di Zavattarello cade nelle mani della città diPiacenza. Nel 1230 il vescovo di Bobbio dà in locazione al comune di Piacenza tutta la sua giurisdizione temporale tra cui Zavattarello (dalRegistrum Magnum del Comune di Piacenza).
Iniziano le lotte per il possesso del maniero tra i ghibellini Landi e i guelfi Scotti.
1264: Il vescovo di Bobbio infeuda Zavattarello aUbertino Landi, signore della guerra pluriscomunicato, che fortifica la rocca rendendola inespugnabile.
Grande razziatore, negli anni successivi egli diventa il terrore della regione, ma grazie alla sua potente influenza inizia lo sviluppo del borgo.
1390: Il vescovo di Bobbio Roberto Lanfranchi cede il castello al capitano di venturaJacopo Dal Verme, donazione ratificata dapapa Bonifacio IX. Inizia il pressoché ininterrotto dominio deiDal Verme, che durerà fino al 1975, anno della donazione al comune del castello e dei terreni circostanti.
1978: L'amministrazione comunale inizia il restauro della rocca, gravemente danneggiata da un incendio nel 1944. Il castello è ora stato interamente restituito al pubblico.
«D'azzurro, aldrago d'oro, incatenato di nero al tronco di unapianta di melo al naturale, sradicata, fruttata di rosso (6). Sotto lo scudo su lista d'azzurro con le estremità bifide, il motto in caratteri romani maiuscoli d'argento: PRAEDA VILIS VIGILATQUE POMA. Ornamenti esteriori da Comune.»
Lo stemma comunale attuale, concesso con DPR del 25 novembre 1976[8], raffigura un drago incatenato a custodia di un albero di mele rosse: riprende l'affresco che sovrasta il portale di ingresso al castello, in cui è rappresentata anche un'aquila con le ali aperte. La scritta latinaPraeda vigil vigilataque poma, "la preda è vigile e i suoi frutti sono (ben) custoditi", è un avvertimento ai nemici che la rocca era ben difesa. Il gonfalone è un drappo di giallo.
Vecchio stemma del comune (1954-1975)
In precedenza, con DPR del 13 febbraio 1954, quando ancora formava un unico comune con Valverde, era stato concesso uno stemma troncato in cui erano rappresentati: per Zavattarello un fasciato di otto pezzi di argento e di rosso, elemento tratto da un inquartato dello stemma dei Dal Verme[9]; per Valverde il castello di cui oggi non rimangono che pochi resti.[10] Il gonfalone era un drappo partito di bianco e di rosso.
Completamente costruita in pietra, con uno spessore murario medio di circa 4 metri, la rocca è un edificio titanico che, con il ricetto fortificato, le scuderie, gli spalti, la cappella, le sue oltre 40 stanze, costituisce un formidabile complesso architettonico che è oggetto di studio degli architetti militari.
Dalla terrazza e dalla torre si gode un panorama mozzafiato del territorio circostante: le verdi campagne, i freschi boschi, le colline con gli altricastelli della zona -Valverde,Trebecco,Montalto Pavese, Torre degli Alberi (Ruino),Pietragavina,Rocca de' Giorgi. Una miglior visuale era assicurata, a scopo difensivo, da altre torri d'avvistamento andate perdute.
La rocca sovrasta il borgo antico abbarbicato sulla collina, che una volta era completamente priva di vegetazione per consentire ai difensori del maniero di avvistare ogni malintenzionato. Oggi invece il verde che attornia il castello è un'area protetta, unParco Locale di Interesse SovracomunaleArchiviato il 31 gennaio 2018 inInternet Archive. di circa 79 ettari, di grande rilevanza paesaggistica, geografica, orografica, oltre che storica e ambientale.Il ricetto fortificato era sede di una delle principali scuole di guerra di tutta l'Europa, fondata daJacopo Dal Verme in quello che poi sarebbe divenuto il cardine delloStato Vermesco.
^Stemma della famiglia Dal Verme:Inquartato: al 1° e 4° fasciato di rosso e d'argento di otto pezzi, la seconda fascia di rosso carica di un bisante d'argento, e con la bordatura scanalata, d'oro; al 2° e 3° fasciato d'azzurro e d'argento, di quattro pezzi.