| Walter Binni | |
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| Deputato dell'Assemblea Costituente | |
| Gruppo parlamentare | Partito Socialista Italiano, Partito Socialista Lavoratori Italiani |
| Collegio | Perugia |
| Sito istituzionale | |
| Dati generali | |
| Partito politico | Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria Partito Socialista Unitario |
| Titolo di studio | laurea in lettere |
| Professione | docente universitario |
Walter Binni (Perugia,4 maggio1913 –Roma,27 novembre1997) è stato uncritico letterario,politico eitalianistaitaliano.Dal1936 antifascistaliberalsocialista conAldo Capitini, nel1946 fu deputato del PSIUP all'Assemblea Costituente. Docente universitario dal1948, applicò il suo metodo storico-critico allo studio delle poetiche. È stato uno dei maggiori studiosi della poetica e della poesia diGiacomo Leopardi.
Nacque in un ambiente familiare in cui erano confluite ascendenze aristocratiche e borghesi: la madre Celestina Agabiti, pesarese, era sorella diAugusto Agabiti, scrittore eteosofo, e figlia di Francesco Agabiti, ufficialegaribaldino e segretario comunale aPesaro e aRoma; il padre Renato,farmacista, proveniva da una famigliamarchigiana di proprietari terrieri che si era trasferita a Perugia alla fine delXIX secolo, avviando con Pietro Binni, padre di Renato, l'attività della Farmacia Inglese diPiazza IV Novembre; la nonna paterna era la marchesa Elena Degli Azzi Vitelleschi, figlia del giuristaGiustiniano Degli Azzi Vitelleschi; la nonna materna era lafolignate Vincenza Barugi, il cui padre Girolamo fu sindaco della città, liberale e capo riconosciuto dellamassoneria umbra.
Fin dagli anni delginnasio appassionato di letteratura e storia, al termine degli studi presso ilLiceo classico Annibale Mariotti si sottrasse alla professione di farmacista cui era destinato dal padre, partecipando nel1931 al concorso nazionale per l'ammissione allaScuola Normale Superiore diPisa, su consiglio dell'italianistaGuido Mazzoni, presidente della commissione di esame di terza liceo, e del preside del Liceo Mariotti,Gaetano Chiavacci, che gli fece scoprire la poesia diCarlo Michelstaedter e che ritrovò a Pisa; in quell'anno, segretario amministrativo della prestigiosa scuola era Aldo Capitini, cui il giovane Binni scrisse per chiedere informazioni: Capitini gli rispose con una lettera che segnò l'inizio di una fondamentale e duratura amicizia[1].
Superata la selezione (primo vincitore), a Pisa incontrò maestri comeAttilio Momigliano,Luigi Russo,Matteo Marangoni,Augusto Mancini,Giorgio Pasquali, strinse rapporti di amicizia conClaudio Baglietto,Delio Cantimori,Vittore Branca,Giuseppe Dessì, con gli ex-normalistiCarlo Ludovico Ragghianti, notoriamente antifascista, eClaudio Varese. Sempre più legato a Capitini, dopo l'allontanamento di costui dalla Normale nel1933, per aver rifiutato la tessera delPNF, si mantenne in rapporto con l'amico e maestro,distaccandosi dalla cultura del regime e maturando una posizione di sostanziale "afascismo", come testimoniano i suoi primi articoli tra letteratura e politica su «Il Campano», rivista delGUF pisano.[senza fonte]
Si laureò nel1935 con una tesi intitolataLa poetica deldecadentismo italiano (relatore Luigi Russo), presto pubblicata (La poetica del decadentismo,1936) per interessamento di Russo, che nel 1936 supplì per alcuni mesi; il successo editoriale del suo primo volume, recensito da Momigliano sul «Corriere della Sera», gli procurò collaborazioni con le principali riviste letterarie italiane: «La Nuova Italia», «Leonardo», «Letteratura». AFirenze conobbeEugenio Montale,Alessandro Bonsanti,Elio Vittorini,Ernesto eTristano Codignola,Cesare Luporini,Franco Fortini,Giorgio Spini.

Dal 1936, a Perugia, con Capitini fece parte di un comitato clandestino antifascista[senza fonte] edal1937 svolse un'intensa attività di collegamento con intellettuali e militanti antifascisti a livello nazionale, condividendo con Capitini le posizioni del "liberalsocialismo".[senza fonte] Allievo ufficiale aMoncalieri, aTorino conobbeLeone Ginzburg eCesare Pavese.ABolzano, ufficiale, animò un gruppo di antifascisti.[senza fonte] Nel1938, concluso ilservizio militare, ottenne una cattedra presso l'Istituto tecnico Bordoni diPavia; da Pavia compì frequenti viaggi aMilano, dove conobbeFerruccio Parri,Francesco Flora,Giulio Preti, aVicenza (dove conobbeNeri Pozza,Antonio Barolini,Antonio Giuriolo), aBologna (Giuseppe Raimondi,Giorgio Bassani,Cesare Gnudi), aPadova (Concetto Marchesi,Manara Valgimigli). Rientrato a Perugia, dal1939 insegnò all'Università per stranieri; in occasione di numerosi viaggi aRoma conobbeGuido Calogero,Mario Alicata,Pietro Ingrao,Ugo La Malfa,Paolo Bufalini e molti altri attivi organizzatori dell'antifascismo.
Nel 1939 si sposò con Elena Benvenuti (1912-2016), conosciuta a Pisa negli anni della Normale; alla fine dell'anno la morte della madre, Celestina Agabiti, aprì una ferita insanabile. Nel1940, all'entrata in guerra delregime fascista, venne richiamato alle armi e inviato sul fronte francese e su quello jugoslavo; congedato nello stesso anno, riprese l'insegnamento all'Università per Stranieri. Nel1942 conseguì la libera docenza in letteratura italiana, tenne un corso libero all'Università di Pisa e pubblicò la monografiaVita interiore dell'Alfieri, in cui applicò il proprio metodo storico-critico di studio delle "poetiche" a un autore che gli era particolarmente congeniale anche per ragioni politiche.
Nel1943 aderì alPartito Socialista Italiano di Unità Proletaria e svolse un'intensa attività nellaResistenza. Negli ultimi mesi del1943 venne segnalato in due informative dellaPrefettura e dellaQuestura di Perugia come membro di un "comitato dei dodici" che trovò il suo sviluppo nelCLN di Perugia, e alla liberazione della città nel giugno del1944 fu membro della prima giunta comunale (nominata dal CLN ma non riconosciuta dagli inglesi) e redattore del «Corriere di Perugia», organo del CLN, diretto da Capitini. Dal luglio dello stesso anno 1944 svolse un ruolo attivo nell'esperienza dei Centri di Orientamento Sociale (COS) ideati e promossi inUmbria da Capitini come pratiche di democrazia diretta, e nella costruzione del PSIUP su una linea rivoluzionaria in competizione con ilPCI.
Nel1946 si candidò per il PSIUP all'Assemblea Costituente e venne eletto per la circoscrizione di Perugia-Terni-Rieti. Alla Costituente si occupò in particolare dei problemi della scuola pubblica (contribuì alla formulazione dell'articolo 33 dellaCostituzione in difesa della scuola nazionale, delimitando le prerogative delle scuole private: "senza oneri per lo Stato"; nel 1946 promosse con Capitini e altri l'Associazione per la Difesa della Scuola Nazionale); dal maggio 1946 collaborò alla rivista «Europa socialista» diretta daIgnazio Silone, entrando a far parte della redazione. Nel febbraio1947, al momento della scissione del PSIUP da cui nacquero ilPSI diPietro Nenni e ilPSLI diGiuseppe Saragat, Binni non aderì né al PSI né al PSLI, anche se entrò da indipendente nel gruppo parlamentare di quest'ultimo.
L'intenso impegno politico non gli impedì di proseguire l'attività scientifica: nel 1947 pubblicò tre volumi importanti,Preromanticismo italiano,La nuova poetica leopardiana,Metodo e poesia diLudovico Ariosto[2]; il volume leopardiano aprì una nuova stagione della critica leopardiana, a definitivo superamento della letturacrociana[3].
Naufragata l'ipotesi siloniana di una federazione dell'area socialista, nel1948 Binni partecipò a un ulteriore tentativo promosso daIvan Matteo Lombardo, l'Unione dei Socialisti, di cui diventò coordinatore regionale per l'Umbria. Nello stesso anno, conclusi i lavori della Costituente (sua la commemorazione diGandhi nella sua ultima seduta), decise di non proseguire l'esperienza di parlamentare per dedicarsi completamente alla sua attività di studioso e critico letterario; vinse un concorso per una cattedra universitaria di letteratura italiana e venne chiamato alla Facoltà di Lettere dell'Università di Genova, dove insegnò fino al1956.
Per avvicinarsi alla sede d'insegnamento, si trasferì aLucca, la città di sua moglie. Nel1949 collaborò con ilPartito Socialista Unitario fino alla sua confluenza nelPSDI. Dal 1953 diresse «La Rassegna della letteratura italiana», già diretta daAchille Pellizzari fino al 1948, costruendo intorno alla rivista e alla cattedra genovese una scuola di critica letteraria; ne fecero parte numerosi giovani allievi, daFranco Croce aRiccardo Scrivano, daMauro Manciotti aGiovanni Ponte aGiorgio Calcagno aCesare Viazzi.
Nel 1956 fu chiamato alla Facoltà di Magistero dell'Università di Firenze, nella cattedra deldantistaFrancesco Maggini, e nel1958 alla Facoltà di Lettere, nella cattedra già appartenuta ad Attilio Momigliano, scomparso nel1952 (fu Binni a pronunciarne il discorso commemorativo nel maggio1960). Nel1958 promosse un nuovo tentativo di riunificazione dell'area socialista, il movimento dei "socialisti senza tessera" (conGiuliano Vassalli,Piero Fornara,Renzo Bianucci e altri) che alla fine dello stesso anno confluì nel PSI dopo il Congresso di Venezia in cui si affermò una linea di autonomia, dal PCI e dallaDC, per un governo di centrosinistra che avesse come programma minimo l'attuazione della Costituzione. A Firenze trovò un ambiente intellettuale e politico con il quale aveva relazioni profonde daglianni trenta: la Firenze della rivista di Alessandro Bonsanti «Letteratura», delGabinetto Vieusseux già diretto da Montale, de «Il Ponte» diPiero Calamandrei, della Nuova Italia, lacasa editrice diretta da Tristano Codignola; l'Università era ricca di presenze prestigiose, daEugenio Garin a Delio Cantimori, daGianfranco Contini a Cesare Luporini, daErnesto Sestan aRoberto Longhi, daLanfranco Caretti aGiorgio Spini, aGiacomo Devoto,Glauco Natoli,Alessandro Perosa e tanti altri. Anche a Firenze, come a Genova, formò una scuola critica ricca di giovani allievi che coinvolse nell'attività della «Rassegna della letteratura italiana». Nella didattica universitaria confluirono i risultati della sua intensa produzione critica (Foscolo e la critica,1957,Carducci e altri saggi,1960) e della sua proposta metodologica, che trovò esplicita formulazione nel volumePoetica, critica e storia letteraria del1963. Nello stesso anno pubblicòClassicismo e neoclassicismo nella letteratura del Settecento eL'Arcadia e ilMetastasio.
Negli anni fiorentini proseguì il suo impegno politico per la democratizzazione dell'Università, svolgendo un ruolo di primo piano nell'agitazione universitaria del1961 che provocò le dimissioni del rettoreEustachio Paolo Lamanna e preannunciò ilmovimento studentesco del 1968; dal 1960 fece parte della direzione nazionale dell'Associazione per la Difesa e lo Sviluppo della Scuola Pubblica (ADESSPI), fondata nel 1959. Proseguì il suo impegno politico complessivo all'interno del PSI e sostenne le iniziative promosse da Capitini (marcia per la pace Perugia-Assisi, 1961, eCamucia-Cortona,1962). Nel 1963 fu al centro di una dura polemica culturale di rilievo nazionale, innescata per ragioni accademiche da un attacco pretestuoso dell'ambiente longhiano-continiano al suo volume metodologicoPoetica, critica e storia letteraria; la polemica si sviluppò su «Paragone», «Paese Sera», «Il Ponte» e numerose altre testate.
Nel1964 venne chiamato alla Facoltà di Lettere diRoma, dove si trasferì. Dal 1963 divenne socio corrispondente dell'Accademia dei Lincei (socio nazionale dal1977), dove ritrovò tanti amici del periodo dell'antifascismo e dell'ambiente universitario pisano, genovese e fiorentino. Anche a Roma, come a Genova e a Firenze, l'impegno didattico di Binni fu totale, nelle lezioni, nei seminari, negli esami, e nel lavoro universitario confluirono i risultati del suo lavoro di critico e studioso: i corsi 1964-1967 furono dedicati a Leopardi, di cui Binni pubblicò un'importante edizione diTutte le opere nel1969, il cui saggio introduttivo divenne nel1973 il volumeLa protesta di Leopardi.
In questi anni l'Università di Roma era terreno di continue incursioni neofasciste, soprattutto dal1965, all'interno della nascentestrategia della tensione contro il primo governo di centrosinistra. Nel maggio1966 ci fu l'omicidio di Paolo Rossi, uno studente socialista: Binni ne pronunciò una dura commemorazione funebre (violentemente attaccata dalla stampa di destra) che denunciava le responsabilità delle bande fasciste, della polizia e del rettoreUgo Papi, contribuendo alle sue dimissioni, e svolse un ruolo attivo nella formazione di uno schieramento antifascista e democratico di docenti, studenti e organizzazioni della sinistra. A Roma fu l'inizio delmovimento del '68, al quale Binni partecipò abbandonando nel1967 il PSI dopo l'unificazione con il PSDI e schierandosi a fianco delle organizzazioni dellasinistra extraparlamentare.
Nell'ottobre 1968 morì Aldo Capitini, di cui Binni pronunciò un appassionato discorso funebre in cui ricostruiva l'identità del maestro e amico, sottraendolo alle incomprensioni e rimozioni dei partiti della sinistra e rivendicando la complessa attualità del suo pensiero e dei suoi coraggiosi esperimenti di democrazia diretta, e di cui dettò l'epigrafe sulla sua tomba nel cimitero di Perugia: "Libero religioso e rivoluzionario nonviolento / pensò e attivamente promosse l'avvento / di una società senza oppressi / e l'apertura di una società liberata e fraterna".
Mentre proseguiva la sua produzione scientifica (Il Settecento letterario all'interno dellaStoria della letteratura italiana diretta daEmilio Cecchi eNatalino Sapegno,1968;Storia letteraria delle regioni d'Italia, in collaborazione con Sapegno, 1968; edizione diTutte le opere di Leopardi, con la collaborazione diEnrico Ghidetti, 1969;Saggi alfieriani, 1969), nella didattica universitaria sperimentò con il movimento degli studenti nuove modalità di studio e ricerca fondate sui seminari, continuando a pubblicare, soprattutto con la collaborazione di Riccardo Scrivano, numerosi strumenti di studio per i licei e l'Università. Nel corso dei drammaticianni settanta, Binni si schierò a fianco dei movimenti di lotta e contro l'involuzione autoritaria della società italiana, prendendo sistematicamente posizione sugli eventi che scandiscono quegli anni. Dal1978, alla morte diMario Fubini, fu nominato presidente del Comitato per l'edizione nazionale delle opere di Foscolo, e presidente del comitato per le celebrazioni del centenario foscoliano; nel1982 pubblicòUgo Foscolo. Storia e poesia. Ilriflusso deglianni ottanta segnò la chiusura di un ciclo di possibili cambiamenti sociali e per Binni si trattò un paesaggio sconfortante, al quale reagì con il lavoro e una tenace fedeltà al proprio percorso esistenziale e politico.

Nel1983, al compimento del settantesimo anno di età, venne collocato "fuori ruolo" fino al1988; nel1989, a conclusione definitiva del suo percorso accademico, fu nominato professore emerito. Nel 1983 la città diGenova gli conferì lacittadinanza onoraria, e l'anno successivo laRegione Umbria pubblicò un volume in cui Binni raccolse i suoi scritti "perugini ed umbri",La tramontana a Porta Sole, testimonianza del suo profondo legame con Perugia e con Capitini. Nel1987 tenne una serie di conferenze, aNapoli e in Umbria (Perugia,Terni,Città di Castello) sullaGinestra di Leopardi, insistendo sul valore del suo messaggio filosofico, poetico e politico. Dopo il1989 seguì con attenzione la crisi del PCI, convinto che il crollo del "socialismo reale" dei paesi dell'Est Europa fosse un'opportunità di liberazione del "comunismo" dallostalinismo e dalle sue conseguenze nefaste; nel1994 si iscrisse aRifondazione Comunista, anche come scelta di opposizione alla destra diSilvio Berlusconi, vincitrice delleelezioni.
Colpito da unedema polmonare nell'estate del1990, negli anni successivi i postumi della malattia gli imposero un regime di vita fortemente limitato. Nel1992 lasciò la direzione della «Rassegna della letteratura italiana», che affidò a un comitato di direzione composto da ex allievi e collaboratori delle Università di Genova, Firenze e Roma (Franco Croce, Giovanni Ponte,Enrico Ghidetti,Giorgio Luti,Giulio Ferroni,Gennaro Savarese). Nel1993 raccolse gli scritti di metodologia nel volumePoetica, critica e storia letteraria, e altri saggi di metodologia, pubblicò inLezioni leopardiane (1994) i corsi leopardiani degli anni 1964-1967, una nuova edizione degliStudi alfieriani (1995),Metodo e poesia di Ludovico Ariosto e altri studi ariosteschi (1996). In questi ultimi anni, con l'aiuto della moglie Elena, da sempre sua stretta collaboratrice, iniziò a mettere ordine nel suo archivio personale, selezionando in particolare 106 "corrispondenti scelti", e predispose la donazione della sua biblioteca alla Regione Umbria perché fosse collocata nellaBiblioteca Augusta del Comune di Perugia[4]; nel febbraio1997 inviò all'Archivio di Stato di Perugia le oltre 700 lettere ricevute da Capitini tra 1931 e 1968. Nello stesso mese, in un'importante intervista a «L'Unità»,Questa lotta tra vecchio e nuovo (2 febbraio), tracciò, da leopardiano persuaso, un lucidissimo e amarissimo bilancio dell'attuale situazione italiana, ed è dedicato a Leopardi il suo ultimo testo, scritto nella clinica romana dove venne ricoverato nel novembre 1997, e inviato al Comitato nazionale per le celebrazioni del bicentenario della nascita di Leopardi, di cui Binni era presidente. Morì il 27 novembre, lasciando sul tavolo di lavoro della sua abitazione romana diVia Alessandro Torlonia 15 un testo autobiografico,Perugia nella mia vita. Quasi un racconto (pubblicato dai familiari nel1998), un bilancio esistenziale chiuso il 4 novembre 1997, nell'anniversario della morte della madre.
A partire daLa poetica del decadentismo (Sansoni, Firenze, 1936, 19968) divenne fondamentale nella metodologia critica di Binni la nozione critico-estetica e storiografica di «poetica», caratterizzata, in antitesi al metodo crociano, «per una diversa volontà di integrale ricostruzione e delle personalità artistiche e della storia letteraria», sperimentata nella ricostruzione di interi periodi storico-letterari e nella rigorosa analisi della poesia e della poetica degli autori, daDante ad Ariosto, da Foscolo a Leopardi, al Novecento. Tale nozione di poetica («sia programmatica ed esplicita, sia interna ed implicita») si venne articolando nel corso degli anni in una operosità critica tra le più incisive del Novecento e trovò la sua teorizzazione inPoetica, critica e storia letteraria (Bari,Laterza, 1963, 19808; poi inPoetica, critica e storia letteraria e altri scritti di metodologia, Firenze, Le Lettere, 1993).
La proposta metodologica di Binni per una critica letteraria che, forte del suo rigorestoricistico (sulla lineaDe Sanctis-Gramsci-Russo) e filologico, permetta una dinamica comprensione dei fenomeni letterari e artistici in tutte le loro relazioni con la cultura e la Storia, segnò un concreto superamento delle distinzioni crociane tra poesia e non poesia (fallimentari nel caso emblematico di Leopardi), contrapponendosi alle schematizzazioni sociologiche e ai tecnicismi strutturalistici.
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