
Volksgeist è un terminetedesco (daVolk =popolo +Geist = spirito) che significaspirito del popolo odella nazione.
Il concetto fu introdotto dalfilosofo,teologo e letteratoromanticoJohann Gottfried Herder (1744-1803) nel saggio del1774Auch eine Philosophie der Geschichte (Ancora una filosofia della storia per l'educazione dell'umanità),[1] dove usava espressioni comeGeist des Volkes,Geist der Nation,Nationalgeist,Genius des Volkes eNationalcharakter.[2]
Come nuovo conio, il termine effettivoVolksgeist compare per la prima volta nel1801 inHegel (1770-1831).

Radicalizzando la teoria diMontesquieu (1689-1755) espressa nelDe l'esprit des lois (Lo spirito delle leggi,1748), oltre ad attingere allafilosofia della storia diGiambattista Vico eGotthold Ephraim Lessing,[3] Herder sosteneva che tutte le nazioni della terra possedevano ognuna un modo peculiare di esistere e di evolversi che le rendeva uniche e dotate di caratteristiche diverse dalle altre. Si osservi che l'idea originale di Herder era universale: in origine ilVolksgeist non è una prerogativa del solopopolo tedesco, sebbene in ogni popolo assuma caratteristiche diverse.
Nellastoriografia romantica delXIX secolo il concetto diVolksgeist venne ulteriormente rielaborato, verso la formulazione di una sorta direligione politica. NellaGermania del periodo precedente lanascita della nazione venne sviluppato da un certo numero di intellettualinazionalisti tedeschi fra cui ilgiuristaSavigny (1779–1861) e il filosofoFichte (1762–1814). Savigny fondò lascuola storica del diritto che si opponeva alla codificazione di leggi statiche, perché lagiurisprudenza nasceva per lui dallo spirito del popolo, e quindi doveva seguirne losviluppo storico.
Gli autori di questo periodo discutevano anche sulla modalità di acquisizione delVolksgeist, che poteva essere inteso come concetto bio-culturale, cioè quale fattoculturale ma anchebiologico: per taluni esso veniva ricevuto attraverso ilsangue, per altri con la pratica dellalingua tedesca, per altri ancora dallaterra natia o di residenza. Scriveva così Fichte nel suoReden an die deutsche Nation (Discorsi alla nazione tedesca,1807-1808):[4]
Si trattava di un dibattito animato in ogni caso da una mentalità tipicamenteromantica, comune non solo ai pensatori tedeschi ma anche ad esempio al savoiardoDe Maistre, la quale concepiva i popoli e le nazioni alla stregua di veri e propriorganismi viventi.[5] Così ancheGustav Freytag:
(Gustav Freytag,Bilder aus der deutschem Vergangenheit, trad. it.,Quadri del passato tedesco, 1867)

Il termine fu adottato in particolare daHegel, per indicare un concetto simile a quello diWeltseele («anima del mondo»), ma non tanto nel senso di principio animatore della natura, quanto piuttosto come forza invisibile che alimenta lastoriamondiale (Weltgeist), a cui sottostanno i vari spiriti nazionali, che possono andare soggetti a esaurimento o consumazione. È rimasta proverbiale la descrizione diNapoleone da parte di Hegel come «l'anima del mondo a cavallo» (die Weltseele zu Pferde):
(Hegel, in una lettera del 13 ottobre 1806, vigilia dellabattaglia di Jena, all'amicoFriedrich Immanuel Niethammer)
In seguito, le interpretazionimitologiche dell'idea diVolksgeist la fecero diventare una bandiera per tendenzenazionalistiche durante laprima guerra mondiale, talora con connotazionirazziali. Fu quest'associazione che, probabilmente più d'ogni altra cosa, condusse all'improvviso declino della rispettabilità intellettuale di tale concetto al termine dellaseconda guerra mondiale.
Il concetto ha stimolato tuttavia anche studi e interessi verso la espressioni tipiche delfolclore e dellacultura popolare in cui si manifesta più chiaramente lo spirito di unatradizione, dando luogo alla nascita di una «scienza folklorica» in ambitoantropologico.[6]

Oltre che un concettofilosofico, il termine ha assunto dunque connotazionimitologiche,folcloriche edesoteriche, che ne fanno unadivinità opersonificazione delluogo, affine a quellospirito chiamato dai latiniGenius loci,[7] e che coesiste inoltre con loZeitgeist, cioè lo spirito deltempo.[7]
Nella prospettivaantroposofica diRudolf Steiner, ad esempio, lo spirito del popolo viene identificato con quello che nell'angelologiacristiana si definivaarcangelo. Per Steiner l'arcangelo incarna ed assomma in sé tutte le caratteristiche e le qualità comuni ad unatribù, unastirpefamiliare, e in senso esteso unpopolo. Esiste così un arcangelo nazionaleitaliano,tedesco,spagnolo, ecc. che come unanube spirituale aleggia sopra i confini territoriali del popolo che gli corrisponde.[8] Come ogni uomo è condizionato dallospirito del tempo in cui vive, spirito appartenente alla schiera angelica deiprincipati situata ad un gradino superiore, così lo stesso uomo è condizionato dal suo arcangelo di popolo, che gli infonde abitudini, temperamenti e modi di esprimersi tipici del gruppo cui appartiene.[8]
Questi condizionamenti tuttavia non sono in contraddizione collibero arbitrio, dato che ogni essere umano per Steiner possiede la capacità dipensare e diconoscere ciò che sembra determinarlo. Prendendoconsapevolezza di quella che è la "missione" del suo popolo, l'uomo si rende progressivamente libero, e così facendo consente allo stesso arcangelo di evolversi, aiutandolo a sviluppare e ad accrescere la suacoscienza di sé. Le usanze e le norme di comportamento ricevute dalla comunità non servono all'uomo che come mezzo per esplicare la sua libera individualità, come materia a cui dare una forma.[9]
Ogni persona è chiamata quindi a trovare il luogo dove la sua azione all'interno dell'organismo etnico possa esercitarsi nel modo più fecondo. Leistituzionistatali e lecostituzioni devono appunto prefiggersi lo scopo di favorire questa libera espressione. Steiner condivide in proposito la convinzione diGoethe, cioè che il capo di un popolo dovrebbe saper arrivare a conoscere l'intima essenza di esso, anche per impedire tendenze contrarie alla sua natura, difendendo se necessario l'anima del popolo dal popolo stesso.[10]
(Rudolf Steiner,Le opere scientifiche di Goethe, IX, § 5, pp. 94-95, Milano, Fratelli Bocca Editori, 1944)
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