| San Vittorino di Petovio | |
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Vescovo, Padre della Chiesa e martire | |
| Nascita | probabilmente inGrecia,250 |
| Morte | Ptuj, 2 novembre304 |
| Venerato da | Chiesa cattolica |
| Ricorrenza | 2 novembre |
| Manuale | |
Vittorino di Petovio (Grecia probabilmente,250 –Petovio,2 novembre304) è stato unvescovo,santo escrittoreromano esegeta di lingua greca e latina.
Celebrato nell'antichità per la sua cultura,[1] Vittorino fuVescovo di Petovio, (Poetavium oppurePoetabium)[2] l'odiernaPtuj nellaSlovenia settentrionale, sulla riva destra dellaDrava, nella regione diStiria.
Molti storici lo ritengono di origine greca rifacendosi a un'opinione diGirolamo:[3] dagli scritti patristici emerge che Girolamo mostrava un lato debole per lui, considerandolo quasi suo connazionale[4].
Morìmartire nel 304 durante lapersecuzione di Diocleziano. Il suo nome è incluso tra iPadri della Chiesa delIII secolo, nel catalogo dei Padri 'latini', insieme conTertulliano,Minucio Felice,Cipriano,Novaziano eLattanzio, detto anche ilCicerone cristiano. Di Vittorino si pensò erroneamente che fosse stato il primoVescovo di Poitiers.[5]
Le informazioni su Vittorino derivano tutte da Girolamo, e le notizie sul suo martirio sono assai imprecise. Girolamo sapeva che era morto martire, ma poiché deve essere vissuto successivamente aOrigene, cioè nella seconda metà del III secolo, si può pensare solo alla persecuzione di Diocleziano, e da ciò si dedurrebbe che Vittorino mori nell'anno 304 (o forse anche nel 303). Ciò che di lui si conosce si limita al nome, al luogo e, con qualche incertezza, al tempo in cui visse.[6]
Soltanto nella seconda metà del III secolo si hanno notizie sicure, quelle sulle Chiese esistenti nell'Illirico danubiano. Tali chiese, però, dovevano risalire, per la loro fondazione, a un'età più antica perché appaiano perfettamente organizzate, a cominciare dalla gerarchia già completamente costituita. Ed è in una di queste chiese, quella di Petovio, che Vittorino risulta essere stato vescovo.
Fu allievo diIreneo. Si pensa che abbia visitato la biblioteca diGerusalemme.

Vittorino fu il primo esegeta dilingua latina. Dei suoi numerosi scritti san Girolamo scrive:
(De viris illustribus 74.)
Secondo Girolamo, egli scrisse commenti al libro dellaGenesi, dell'Esodo, delLevitico; inoltre ai libri dei profetiIsaia,Ezechiele eAbacuc; all'Ecclesiaste, al Cantico dei Cantici; al vangelo di Matteo e al libro dell'Apocalisse di san Giovanni. Poi un'opera sulla creazione del mondo e molte altre. Dei suoi commenti ci è pervenuto solo quello sull'Apocalisse:Commentarli in Apocalypsim Ioannis, In quest'opera l'autore si mostrachiliasta; ciò vale anche per il trattatoDe fabrica mundi (La creazione del mondo).Altri scritti: De decem virginibus,In Genesim « factum est vespere et mane die unus » eAd Iustinum Manichaeum sono stati a lui attribuiti, ma non è facile provarlo.
Tra i canti liturgici della Chiesa Cattolica si trova un inno tratto da un testo di San Vittorino di Pettau. Il canto si intitola "Il Messia leone per vincere" ed è stato musicato dallo spagnolo Francisco Kiko José Gómez Argüello Wirtz nel 2014. Tradotto e cantato nelle seguenti lingue: spagnolo, francese, inglese, italiano, portoghese, giapponese, arabo, polacco, ungherese, albanese e swahili, il testo è tratto daCommentarii in Apocalypsim Ioannis e narra la vittoria pasquale del Cristo, il Messia profetizzato nel libro della Genesi al cap. 49 versetto 4 (il leone di Giuda), al termine della sua passione e della sua morte. Il testo è il seguente:
La sua dottrina è molto influenzata daGiovanni, e questa influenza la si vede molto nella sua teologia, nelle sue opere e dagli elementi liturgici della comunità di Petovio.Si può notare anche l'influenza occidentale che viene daAquileia nelle opere di Vittorino.
La sua letteratura è d'ispirazione millenarista,[7][8] che era la più evoluta in quel tempo.Vittorino si rifà a Ireneo che si basa sul salmo 90, 4: «Ai tuoi occhi, mille anni sono come il giorno di ieri che è passato, come un turno di veglia nella notte». Questa è l'immagine della storia in sette millenni, dei quali l'ultimo sarà il regno di Cristo ossia il giudizio finale.
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