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Vino

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Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vediVini (disambigua).
«[...] Vantandomi dirò parola: il vino mi spinge,

il vino folle, che fa cantare anche l'uomo più saggio,
e lo fa ridere mollemente e lo costringe a danzare,
e tira fuori parola, che sta meglio non detta.
(Odissea, libro XIV)[1]»

Una bottiglia e un bicchiere contenenti del vino rosso

Ilvino è unabevanda alcolica, ottenuta dallafermentazione (totale o parziale) del frutto dellavite, l'uva (sia essa pigiata o meno), o delmosto.

Storia

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Lo stesso argomento in dettaglio:Storia del vino.

NelValdarno Superiore sono stati ritrovati in depositi dilignite, reperti fossili di tralci di vite (Vitis vinifera) risalenti a 2 milioni di anni fa. Diversi ritrovamenti archeologici dimostrano che laVitis vinifera cresceva spontanea già 300 000 anni fa. Studi recenti tendono ad associare i primi degustatori di talebevanda già alneolitico; si pensa che la scoperta fu casuale e dovuta afermentazione naturale avvenuta in contenitori dove gli uomini riponevano l'uva. Le più antiche tracce di coltivazione della vite sono state rinvenute sulle rive delMar Caspio e nellaTurchia orientale. Nel 2010 inSicilia presso i complessi sotterranei del monteKronio (Sciacca) e nello scavo Sant’Ippolito diCaltagirone sono stati scoperti i residui legati del processo di vinificazione di vino in una giara dell'Età del Rame, collocate all’inizio del IV millennio a.C. e rappresentano le testimonianze più antiche d'Europa.

Siti archeologici di produzione del vino e dell'olio

Nel corso delXX secolo gli archeologi si sono imbattuti casualmente nella più antica giara di vino mai rinvenuta. Nel1996, infatti, una missione archeologica statunitense, proveniente dall'Università dellaPennsylvania e diretta da Mary Voigt, ha scoperto nel villaggio neolitico diHajji Firuz Tepe, nella parte settentrionale dell'Iran, una giara di terracotta, della capacità di 9 litri, contenente unasostanza secca proveniente da grappoli d'uva. La notizia, riferita da Corriere Scienza del 15 ottobre 2002, aggiunge che i reperti rinvenuti risalgono al 5100 a.C., quindi a 7000 anni fa, ma gli specialisti affermano che il vino è stato prodotto per la prima volta, forse casualmente, tra 9 000 e 10 000 anni fa nella zona delCaucaso. Sembra infatti che il primo vino sia stato prodotto del tutto per caso (come è avvenuto per il pane lievitato) per la fermentazione accidentale di uva dimenticata in un recipiente.

È comunque accertato che la produzione su larga scala di vino è iniziata tra il 4100 e il 4000 a.C. datazione inerente ai ritrovamenti della primacasa vinicola trovata nel complesso delle caverne del comune armeno diAreni[2].

I primi documenti riguardanti la coltivazione della vite risalgono al1700 a.C., ma è solo con la civiltàegizia che si ha lo sviluppo delle coltivazioni e di conseguenza la produzione del vino.

LaBibbia (Genesi 9,20-27[3]) attribuisce la scoperta del processo di lavorazione del vino aNoè: successivamente alDiluvio Universale, avrebbe piantato una vigna con il cui frutto fece del vino che bevve fino ad ubriacarsi. Ilcristianesimo vede nel vino un simbolo del sangue diGesù Cristo, che nel corso dell'ultima Cena egli definì "per la nuova ed eterna alleanza, versato per molti in remissione dei peccati". (Matteo 26, 27-28[4]) Ilcattolicesimo, in particolare, considera il vino laspecie sotto cui, nel sacramento dell'Eucaristia, sarebbe realmente presente il sangue di Gesù Cristo.

Sotto l'Impero romano ci fu un ulteriore impulso alla produzione del vino, che passò dall'essere un prodotto elitario a divenire una bevanda di uso quotidiano. In questo periodo le colture della vite si diffusero su gran parte del territorio (in particolare inItalia,Gallia Narbonensis,Hispania,Acaia eSiria), e con l'aumentare della produzione crebbero anche i consumi. Nel 1867 fu rinvenuta in Germania labottiglia di vino di Spira datata tra il 325 e il 350 d.C. che è conosciuta come la più antica bottiglia di vino ancora chiusa nel mondo.

Ad ogni modo il vino prodotto a quei tempi nell'area del Mediterraneo era molto differente dalla bevanda che conosciamo oggi: a causa delle tecniche di vinificazione e conservazione (soprattutto labollitura), il vino risultava essere una sostanzasciropposa, molto dolce e moltoalcolica. Era quindi necessario allungarlo conacqua e aggiungeremiele espezie per ottenere unsapore più gradevole[senza fonte].

Diversamente, ipopoli celtici già prima del contatto con laromanità producevano vini leggeri e dissetanti[5] e li conservavano inbotti di legno[6] invece che nellegiare.

Con ilcrollo dell'Impero Romano laviticoltura entra in una crisi dalla quale uscirà solo nelmedioevo, grazie soprattutto all'impulso dato dai monacibenedettini ecistercensi. Nella stessaRegola,Benedetto afferma:

«Ben si legge che il vino ai monaci assolutamente non conviene; pure perché ai nostri tempi è difficile che i monaci ne siano persuasi, anche a ciò consentiamo, in modo però che non si beva fino alla sazietà.»

Gian Battista Vico intravide nella concezione medioevale del vino come genere di prima necessità un carattere dellabarbarie di quest'epoca.[7]

Mescita di vino rosso,Tacuinum sanitatis casanatensis (XIV secolo)

Proprio nel corso del medioevo nasceranno tutte quelle tecniche di coltivazione e produzione che arriveranno praticamente immutate fino alXVIII secolo, quando ormai la produzione ha carattere "moderno". Ciò grazie alla stabilizzazione della qualità e delgusto dei vini, nonché all'introduzione dellebottiglie divetro e dei tappi disughero.

NelXIX secolo l'oidio e lafillossera, malattie della vite provenienti dall'America, distruggono enormi quantità di vigneti. I coltivatori sono costretti ainnestare i vitigni sopravvissuti sopra viti di origineamericana (Vitis labrusca), resistenti a questiparassiti, e ad utilizzare regolarmenteprodotti fitosanitari come lozolfo.

NelNovecento invece si ha, inizialmente da parte dellaFrancia, l'introduzione di normative che vanno a regolamentare la produzione (origine controllata, definizione dei territori di produzione, ecc.) che porteranno a un incremento qualitativo nella produzione del vino a scapito della quantità.

Generalità

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Il vino si può ottenere anche da uve appartenenti ad incroci dellaVitis vinifera con altre specie del genereVitis (ad esempio laVitis labrusca o laVitis rupestris) e da uve di specie diVitis diverse (quale laVitis chunganensis).

InItalia (ed in tutta l'Unione europea), per proteggere un prodotto di maggiore qualità, prezzo e valore, non si può commercialmente chiamare "vino" il prodotto di fermentazione di uve che non sianoVitis vinifera. Quindi il termine, in caso di commercializzazione di fermentati diversi, deve essere omesso. Sistema comune per ovviare a tale divieto è, ad esempio, quello di citare semplicemente il nome della varietà di uva usata, ovviamente senza citare il termine "vino".

Con tale bevanda si può dar vita anche ad undistillato che, se invecchiato per almeno 12 mesi in legno, prende il nome dibrandy. La qualità e diversità tra vini dipendono strettamente dalvitigno, dalclima, dalterreno, dall'esposizione di questo rispetto allaradiazione solare e dalla coltivazione più o meno accurata della vite stessa.

Etimologia

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Vino deriva direttamente dallatinovīnum, dalgreco antico ϝοῖνοςwoînos[8], classico οἶνοςoînos, da un temamediterraneo *wain[9] da cui deriva l'ebraico ייןyayin[10] e l'armeno գինիgini[11]. La parola latina è stataprestata all'umbro, all'osco, alfaliscovinu, all'etruscovin(um), alleponziovinom[11]; in epoca più recente,vīnum è stato prestato allelingue celtiche (irlandesefin,bretone egallesegwin), allelingue germaniche (protogermanico *wīną,gotico 𐍅𐌴𐌹𐌽wein,antico alto tedesco eanglosassonewīn,tedescoWein,inglesewine,neerlandesewijn,norreno eislandesevín) e da queste alfinlandeseviini[11]. Anche i terminislavi pervino (russo виноvinó,polaccowino,cecovíno) è probabile che siano prestiti latini (cfr. anche l'areabaltica: l'antico prussianowynan e illituanovynas). Si tratta probabilmente di unaparola viaggiante (Wanderwort), a causa delle somiglianze imperfette che attraversano varie famiglie linguistiche, dovuta al successo come merce d'esportazione e la cui lingua d'origine resta ignota[9].

L'ipotesi chevīnum abbia un'origine indoeuropea, comune all'ittitawiyan[N 1][N 2], ha oggi poco credito.

Enologia

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Lo stesso argomento in dettaglio:Enologia.
Untastevin, strumento utilizzato tradizionalmente daisommelier per ladegustazione del vino

L'enologia è lo studio del vino in generale. Essa si occupa dellaviticoltura, dellavinificazione, dell'affinamento (compresa la conservazione incantina) e delladegustazione.

Il nome deriva dalgreco anticoοἶνος?,oînos, "vino" e-λογία,-logía, "discorso", «discorso, studio sul vino».

Composizione chimica

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Dal punto di vistachimico, il vino è unamiscelaliquida omogenea costituita principalmente daacqua ealcol etilico (anche detto "etanolo").

Oltre a tali componenti, il vino contiene tantissime altre sostanze, alcune delle quali sono desiderate, in quanto danno un sapore gradevole al vino oppure hanno un effetto positivo sulla salute (ad esempio ipolifenoli e leantocianine), mentre altre sostanze sono indesiderate, in quanto danno un sapore sgradevole al vino oppure hanno un effetto negativo sulla salute (ad esempio l'anidride solforosa, la cui concentrazione massima è fissata per legge, essendo altamentetossica[12]).

La tabella seguente riporta i valori tipici di concentrazione dei principali componenti del vino:

ComponenteFormula chimica% in volume% in peso% in moliNoteFonte
AcquaH2O70,070-9082,082-85,492,692,6-94,1È il componente del vino a maggiore concentrazione[12]
Alcol etilicoC2H5OH09,09-1606,96,9-11,702,92,9-5,1È prodotto durante lafermentazione alcolica degli zuccheri presenti nell'uva. La sua percentuale in volume corrisponde allagradazione alcolica[12]
AcetaldeideCH3CHO00,50,5-3000,40,37-18,100,20,17-9,1È un prodotto secondario della fermentazione alcolica
GliceroloC3H8O300,30,32-1,1900,40,37-1,3800,10,08-0,3È un prodotto secondario della fermentazione alcolica. La sua concentrazione aumenta all'aumentare della gradazione alcolica[12]
Acido tartaricoC4H6O600,20,17-0,4500,30,28-0,7300,020,02-0,1Presente nell'uva[12]
Acido latticoC3H6O300,10,08-0,3300,10,09-0,3700,020,02-0,08Prodotto dallafermentazione malolattica[12]
Acido malicoHOOCCH(OH)CH2COOH00,00-0,4400,00-0,6400,000-0,1Presente nell'uva[12]

Altri componenti del vino sono:

  • alcol metilico: particolarmente tossico; si forma dall'azione degli enzimi sulle pectine contenute nella buccia dell'uva;[12]
  • alcoli superiori (cioè con atomi di carbonio superiori a 2);[12]
  • butilenglicole eacido succinico: prodotti secondari della fermentazione alcolica;[12]
  • acido acetico: prodotto secondario della fermentazione alcolica; la sua concentrazione può essere elevata se non si effettua un'adeguata pulizia dei contenitori utilizzati per la produzione del vino;[12]
  • zuccheri: alcuni fermentano per dare alcol (fruttosio,glucosio) per cui è presente solo una frazione di essi che non ha completato la fermentazione, mentre altri non vanno incontro a fermentazione (arabinosio exilosio); talvolta si aggiunge saccarosio al vino durante la sua produzione, ma tale zucchero non è presente nel prodotto finale in quanto reagisce velocemente;[12]
  • acido citrico: è un acido organico presente nell'uva;[12]
  • composti azotati esali minerali: già presenti nell'uva;[12]
  • composti fenolici: in parte sono presenti nell'uva e in parte sono ceduti dal legno della botte durante l'invecchiamento;[12]
  • composti aromatici: possono essere già presenti nell'uva o formarsi durante il processo di produzione e invecchiamento del vino;[12]
  • vitamine: sono presenti nell'uva; nel vino non è presente la vitamina C, in quanto viene consumata durante il processo divinificazione;[12]
  • anidride carbonica: prodotta durante la fermentazione alcolica; ha una concentrazione minore nei vini invecchiati;[12]
  • ossigeno: assorbito dal vino durante il processo produttivo;[12]
  • anidride solforosa: è particolarmente tossica; viene addizionata in piccole percentuali per regolare la fermentazione e comeconservante.[12]

Classificazione dei vini

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Generalità

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Lo stesso argomento in dettaglio:Vitigno.
Filari di unvigneto

I vini possono essere classificati in funzione di diversi aspetti. Di seguito i principali.

  • nazione e, in subordine,regione/zona di provenienza;
  • denominazione di origine oindicazione geografica di appartenenza. Si tratta della categoria di differenziazione principale. Un vino (nazionale, europeo, extra europeo che è il caso più frequente) può essere anche "generico" ovvero senza denominazione di origine o indicazione geografica;
  • tipologia (fermo,frizzante,spumante,passito,liquoroso,novello, e, in subordine, bianco, rosso, rosato);
  • annata
  • vitigno (varietà di vite utilizzata per la produzione) da cui provengono le uve o megliouvaggio visto che le varietà utilizzate possono essere diverse. I vitigni più famosi e diffusi nel mondo (i cosiddetti "Vitigni internazionali" o "Alloctoni") sono fra i rossi ilCabernet-sauvignon, ilCabernet franc, ilMerlot, ilPinot noir, loZinfandel e ilSyrah; tra i bianchi ilSauvignon, loChardonnay, ilMuscat e ilRiesling;
  • fascia diprezzo;
  • produttore (cioè la cantina vinicola che ha prodotto il vino) oppure (quando non coincidono) imbottigliatore[N 3]; nei casi di vini stranieri (specialmente extra UE) in etichetta compare anche l'importatore oppure il distributore (nei casi di vini UE);
  • certificazione (es. vino biologico);
  • macro classificazione organolettica (giovane/maturo, beverino/impegnativo, leggero/potente, secco/amabile, fruttato/evoluto e tante altre).

Altri fattori (più tecnici) possono essere: punteggio assegnato dalle guide, piatto/preparazione da abbinare, gradazione alcolica, caratteristiche sensoriali, ecc. Sempre più importante ormai è anche la classificazione del vino dal punto della metodologia produttiva (si veda sotto): convenzionale, biologico, biodinamico, naturale, vegano.

Classificazione per tipologia

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I vini si differenziano tra loro per il sistema divinificazione (vini normali e speciali) e per le proprietà organolettiche: colore, odore, sapore e aroma; altri parametri concorrono a definire le caratteristiche di un vino: alcolicità, acidità, sapidità,astringenza (dovuta ai tannini) e altre proprietà tattili. I vini possono essere differenziati in vini fermi o vini effervescenti a seconda del fatto che siano in grado o meno di sprigionare anidride carbonica all'apertura delle bottiglie. Costituisce ulteriore distinzione il contenuto inzuccheri non fermentati del vino (secco, semisecco, dolce o altri termini specifici nel caso degli spumanti). Inoltre ogni vino è caratterizzato da unatemperatura di servizio (temperatura ideale per la consumazione) e da abbinamenti ottimali con determinate pietanze.

In pratica, i criteri per suddividere le tipologie di vino sono tanti e diversi, ivi compresi i criteri legali, rilevanti nel caso del vino.

Nota bene: ciascuna delle tipologie descritte sotto sono relative ad una caratteristica principale. Esse, in massima parte, si intersecano, a parte le situazioni esplicite di mutua esclusione.

Vini ordinari

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Calici di vino bianco (a sinistra), rosato (al centro) e rosso (a destra).

Si intendono per vini ordinari quei vini immessi al consumo dopo aver subito il solo processo di vinificazione (quindi senza interventi tecnici successivi o aggiunte di altri componenti). L'altra categoria è quella deivini speciali (vedi sotto).

Vino fermo
Un vinofermo otranquillo è un vino che non presenta effervescenza.
Vino effervescente
Unvino effervescente è un vino che presenta effervescenza (dovuta alla presenza di anidride carbonica). Ilvino frizzante e ilvino spumante formano la tipologia del vino effervescente[N 4].
Vino bianco
Ilvino bianco viene prodotto con diverse tecniche che lavorano l'acino d'uva bianca, in modo da ottenere il solo succo ed eliminare quindi le bucce. Può essere anche prodotto da uva a bacca nera (ad esempio pinot noir) separando da subito le bucce dal succo, al contrario del processo di vinificazione in rosso, che prevede la macerazione anche delle bucce per estrarne il colore e i contenuti. Si presenta all'aspetto di colore giallo in varie tonalità (dal verdolino all'ambrato, passando per il paglierino e il dorato); è generalmente caratterizzato da profumi floreali e fruttati e va consumato ad una temperatura di servizio compresa fra 8 °C e 14 °C; al gusto prevalgono le sensazioni di freschezza e acidità, anche se con l'aumentare della temperatura di servizio potrebbero presentarsi sgradevoli sensazioni di amaro. Gli accoppiamenti ottimali sono con le pietanze a base dipesce,molluschi,crostacei,verdure ecarni bianche, e in generale con piatti di cottura rapida esughi poco strutturati.
Vino rosato
Ilvino rosato, la cui produzione industriale (in Italia) fu iniziata inPuglia nel 1892 dalla cantinaPavoncelli diCerignola con il "Canal Gentile"[13], si produce utilizzando uve a bacca nera lavorate in modo da ottenere succo a veloce contatto con le bucce (macerazione di uve pigiate o uve pressate), da circa 2 ore (tipico di lavorazione in pressa) fino a 36 ore circa (tipico di macerazione di uve diraspo-pigiate). In questo modo le bucce cedono solo parte del colore al mosto. In alternativa si può usare il metodo del salasso, che consiste nel togliere parte del mosto durante la vinificazione in rosso (quindi in presenza delle bucce): il succo colorato estratto prosegue una vinificazione in bianco così da ottenere un vino di colore rosato. La terza possibilità è quella di unire vino rosso a vino bianco. A parte poche situazioni specificate dalla legge comunitaria[14][15], in funzione della categoria del prodotto oppure per specifiche denominazioni se previsto dal relativo disciplinare, è possibile produrre rosato mescolando vino bianco e vino rosso o lavorare insieme le due tipologie di uve di origine. La situazione più nota è l'assemblaggio per ottenere successivamente la versione rosé di spumante o frizzante. Il vino rosato si presenta all'aspetto di colore tra il rosa tenue, il cerasuolo e il chiaretto (cioè rubino scarico); è generalmente caratterizzato da profumi fruttati e aromi fragranti e va consumato ad una temperatura di servizio compresa fra 10 °C e 14 °C; al gusto prevalgono le leggera acidità, spesso è sapido con corpo snello, di elegante aromaticità. Gli accoppiamenti ottimali sono con pietanze gustose a base di pesce,paste asciutte con sughi delicati,salumi leggeri. Quando si parla dispumante il termine più consueto èrosé invece di rosato.
Vino rosso
Ilvino rosso si presenta all'aspetto di colore rosso in varie tonalità (dal porpora al rubino fino al granato e all'aranciato), e viene prodotto dal mosto fatto macerare sulle bucce, così da estrarre polifenoli e le sostanze coloranti naturalmente presenti su di esse. È generalmente caratterizzato da un'ampia varietà di profumi (fiori, frutta, confettura, erbe, spezie) e da una più o meno elevata sensazione di morbidezza, corposità e tannicità; va consumato ad una temperatura di servizio compresa fra 14 °C e 20 °C. Gli accoppiamenti ottimali sono con lecarni rosse, lacacciagione, iformaggi, e tutte le pietanze basate su cotture prolungate e sughi strutturati.
Vino arancione
Vino arancione
Bicchiere diorange wine (Collio DOC-ribolla gialla)
Il vino arancione, conosciuto anche comeorange wine, è prodotto a partire da vitigni a bacca bianca con macerazione sulle bucce[16][N 5]. Questo procedimento fa sì che il colore sia tipicamente ambrato o spesso aranciato; a seconda delle modifiche di processo, ve ne sono anche di color oro con svariate sfumature. Sono quasi sempre espressioni di produttori di vino naturale o vino biodinamico. Le possibili varianti produttive sono diverse. A parte il colore, questo particolare procedimento comporta che gli "orange wines" (detti anche "vini bianchi macerati") abbiano caratteristiche olfattive e gustative notevolmente peculiari e fuori dall'ordinario[17].
Vino novello
Ilvino novello si ottiene mediantemacerazione carbonica. Ha un colore intenso e forti aromi secondari o fermentativi. Non può essere immesso sul mercato prima del 30 ottobre[18] (nel recente passato era il 6 novembre) di ogni anno e se ne consiglia un consumo nei primi sei mesi perché poco stabile. Un accoppiamento ottimale e tipico del vino novello è con lecastagne, e conseguentemente con gli alimenti a base difarina di castagne, comeneccio ecastagnaccio.
Vino passito
Lo stesso argomento in dettaglio:Vino passito.
Ottenuto da uve appassite lavorate come per una normale vinificazione. L'appassimento può avvenire in maniera naturale sulla pianta (eseguendo dunque la vendemmia tardivamente) oppure artificialmente ponendo l'uva su dei graticci sui quali viene insufflata aria calda, oppure per effetto della cosiddetta muffa nobile, ovvero laBotrytis cinerea, che attacca gli acini formando una coltre superficiale che fa evaporare l'acqua contenuta nell'acino, aumentando così la concentrazione degli zuccheri.
Vino barricato
Barriques per l'affinamento del vino
Il vino barricato viene lasciato invecchiare in botti dilegno, con particolare riferimento al legno dirovere che si ottiene dallequerce, ma anche dirobinia,ciliegio e altre essenze. Questo procedimento consente al vino di invecchiare lentamente mediante un processo diossidoriduzione che avviene tramite le fibre lignee: esso dà al vino un aroma più intenso, un odore di tostato e al gusto sarà più equilibrato e più morbido. Il legno cede al vino itannini idrolizzabili (che sono più morbidi di quelli condensati),polimeri dellecatechine presenti nella buccia degli acini e nei vinaccioli, e sentori speziati (es. vaniglia) ed eterei che conferiranno al vino un preziosobouquet. Le botti di rovere più prestigiose per le loroperformance sono lebarriquefrancesi di 225 litri, fabbricate esclusivamente con legni di rovere provenienti dallaforesta diAllier. Il fatto di potere contare su legni che provengono storicamente dagli stessi alberi, consente agli enologi di potere stabilire diversi parametri per l'invecchiamento dei vini. Va segnalato che è diventata prassi comune da parte di produttori vinicoli assai commerciali l'aggiungere al vino trucioli di legno per conferire al vino gusto e aromi di legni: numerosi enologi ritengono che si tratti di una manovra posticcia che non può assolutamente dare al vino trattato le caratteristiche di un vero invecchiamento in botti di legno pregiato. Infatti si ritiene che l'effetto dei trucioli sia principalmente quello di dare al vino sentori di tostatura senza però contribuire all'evoluzione aromatica che si raggiunge grazie ai particolari equilibri ossidoriduttivi che si vengono a determinare nelle barrique. Inoltre in queste ultime sono presenti le fecce nobili le quali sono la base dell'evoluzione aromatica del vino e in parte della sua stabilizzazione. Ad ogni modo, i disciplinari e/o la legislazione riducono gli ambiti in cui è possibile utilizzare i chips enologici.
Vino frizzante
Lo stesso argomento in dettaglio:Vino frizzante.
È un vino che presenta una moderata effervescenza dovuta alla presenza dianidride carbonica con una sovrappressione compresa, a temperatura ambiente, tra 1 e 2,5 bar. Sono naturali o gassificati (questi ultimi di mediocre qualità). Quelli naturali sono quasi sempre realizzati con il metodoCharmat.
I vini frizzanti non devono essere assolutamente confusi con glispumanti che sono vini speciali (e hanno una sovrappressione maggiore): un vino frizzante può essere considerato, a livello di effervescenza e spuma, a metà strada tra un vino "tranquillo" (ovvero senza alcuna presenza di bollicine cioè un vino "fermo") e uno spumante. Sia a livello visivo che, soprattutto in bocca, è relativamente semplice riconoscere l'effervescenza di un frizzante rispetto a quella di uno spumante[N 6].

Vini speciali

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Si intendono per vini speciali quelli che dopo il processo di vinificazione e prima di essere immessi al consumo vengono sottoposti ad ulteriori interventi tecnici o all'aggiunta di altri componenti. Questa è la differenza rilevante con i vini ordinari. Da notare che, per la legge e quindi per le trattazioni "tecniche", i vini passiti non sono speciali, come non lo sono i vini frizzanti.

I vini speciali sono:

Classificazione su metodologia produttiva

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Lo stesso argomento in dettaglio:Vendemmia, Vinificazione e Fermentazione alcolica.
La spremitura dell'uva con i piedi dopo lavendemmia, la prima operazione del metodo di produzione tradizionale

Dal punto di vista delle modalità con le quali si eseguono le lavorazioni (in campagna e in cantina) ovvero in relazione al ricorso a tecniche e procedimenti per coltivare le viti, ottenere le uve e produrre il vino in termini di impatto sull'ambiente, rispetto della tradizione, aderenza a normative di settore, rispetto di disciplinari o ad attenzione a specifiche filosofie e teorie produttive, abbiamo, attualmente:

  • vini convenzionali;
  • vini biologici;
  • vini biodinamici;
  • vini naturali;
  • vini vegani.

Vino convenzionale

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Il "vino convenzionale", è, di fatto, il vino che noi tutti conosciamo. Viene così gergalmente chiamato per differenziarlo dalle altre categorie (es. vino biologico). Esso rappresenta il vino ottenuto impiegando i sistemi e i metodi attualmente consentiti dalla legge.

In Italia, la prima definizione di "vino" fu sancita con il Regio Decreto del 15 ottobre 1925 n. 2033.[19]

Attualmente l'ordinamento italiano ed europeo sono ricche di leggi[20] e normative[21] che specificano,[22] con dovizia di particolari, tutte le prescrizioni, i divieti e le definizioni per la produzione e commercializzazione del vino.

Vino biologico

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Il vino biologico è la definizione giuridica per tutti quei vinicertificati da unorganismo di certificazione terzo seguendo le normative comunitarie:

  • Reg. CE Nº 834/07[23] e Reg. CE Nº 889/08[24] per ciò che concerne principalmente la conduzione agronomica dei vigneti, ovvero la produzione di uve da agricoltura biologica certificata;
  • Reg. CE Nº 203/12[25] per ciò che concerne principalmente gli aspetti enologici e la vinificazione, ovvero la produzione di vino biologico da uve da agricoltura biologica;
Logo autorizzato applicato in etichetta del vino biologico certificato

Nei suddetti regolamenti e nei relativi allegati si trovano tutte le indicazioni di produzione e le limitazioni di intervento da parte del produttore. Essendo un prodotto certificato, esiste un sistema di controllo che garantisce che le disposizioni siano seguite in tutte le fasi di realizzazione del vino, dal vigneto alla bottiglia.

In sintesi le caratteristiche del vino biologico sono:

  1. le uve utilizzate provengono da agricoltura biologica certificata. Ciò implica divieti nell'utilizzo di fitofarmaci, diserbanti, pesticidi e concimanti di sintesi. Il regolamento è molto chiaro su cosa può essere utilizzato: es. rame & zolfo come fitofarmaci e, soprattutto, i quantitativi massimi ammissibili. In più il regolamento impone all'agricoltore anche delle pratiche volte a garantire la fertilità del fondo e l'agricoltura sostenibile (Es.sovescio,rotazione delle colture, piantumazione obbligatoria delfavino, ecc.);
  2. le pratiche di vinificazione avvengono secondo un disciplinare che impone divieti nell'utilizzo di coadiuvanti e additivi. I pochi prodotti permessi devono avere, ovviamente, origine biologica certificata anch'essi ed entro limiti tracciati e ben definiti;
  3. livelli di anidride solforosa nel prodotto imbottigliato ridotti rispetto al vino "convenzionale" (a novembre 2013, 100 mg/l per i vini rossi secchi, e 150 per i vini bianchi secchi);
  4. Il produttore si sottopone ad un processo di certificazione da parte di un organismo di certificazione per ciò che concerne tutto il processo produttivo e il vino può essere immesso sul mercato solo a fronte dell'esito positivo del processo di controllo;
  5. tutte le fasi della produzione, dal vigneto alla bottiglia, sono tracciate attraverso idonei flussi documentali;
  6. logo autorizzato da apporre nell'etichetta che riporta la certificazione del prodotto e l'organismo di certificazione che effettua i controlli.

Vino biodinamico

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Un tentativo di andare oltre l'approccio biologico al vino, attualmente piuttosto permissivo data la possibilità di impiegare in vinificazione diverse pratiche e presidi enologici (circa la metà di quelli usati nel convenzionale[26]) è il vino ottenuto tramite l'approccio biodinamico. Non esiste, tuttora, dal punto di vista legislativo, la definizione di "vino biodinamico". A oggi qualsiasi riferimento a vini biodinamici è un procedimento privato dato che non esiste un riconoscimento normato di tipo pubblico (mentre per il vino biologico invece ci sono leggi e certificazione accreditata obbligatoria).

Inizialmente, il cosiddetto vino biodinamico, o vino prodotto seguendo i dettami dell'agricoltura biodinamica, è stato il vino prodotto secondo la visione "cosmica" di tipoantroposofica attraverso gli insegnamenti diRudolf Steiner. L'agricoltura biodinamica è un tentativo olistico di unire pratiche colturali biologiche a visioni filosofiche, sforzo che desta critiche e perplessità da parte di coloro che rilevano la non scientificità di alcune componenti esoteriche del sistema[27].

La principale organizzazione mondiale di produttori biodinamici (con sede anche in Italia[28]) è la Demeter (che si richiama esplicitamente al pensiero di Steiner), che verifica e approva il prodotto apponendo il proprio marchio commerciale registrato (vino Demeter/Biodynamic®)[N 7]. Viene utilizzato un disciplinare di emanazione Demeter che alcune espressioni nazionali dell'associazione (ad esempio Italia e Francia) personalizzano, per renderlo più restrittivo rispetto a quello internazionale[29]. I limiti di solforosa ammessi sono inferiori a quello del vino biologico e pure minore è il numero di pratiche enologiche ammesse dagli standard biologici[30] (esplicitamente richiamati nel testo del disciplinare come requisito base).

Oltre a Demeter si sono successivamente diffuse altre associazioni di produttori di vino che utilizzano l'agricoltura biodinamica, senza il ricorso alle credenze antroposofiche di Steiner.

Non esistono prove verificabili scientificamente di una qualsiasi differenza chimico fisica tra vino ottenuto per vie tradizionali e con metodi biodinamici. Scientificamente è da considerarsi quindi unasuperstizione.[31][32][33]

Vino naturale

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Come per il biodinamico, ad oggi non esiste, dal punto di vista normativo e legislativo, la definizione di "vino naturale".

Il vino cosiddetto "naturale" è quello prodotto generalmente da quei piccoli vignaioli che pur aderendo a tutti i principi "naturalistici" dell'agricoltura biologica e di quella biodinamica, non vogliono aderire a regolamenti, certificazioni, ecc. In pratica, non utilizzano prodotti di sintesi o pratiche invasive, ma si sentono un po' vincolati da requisiti tecnici o filosofici di sorta.

A differenza delle altre categorie (in particolare quella del biologico[N 8]), la filosofia del vino naturale è concepita perché il prodotto sia ottenuto non utilizzando nessuna delle sostanze ammesse in vinificazione dalle altre metodologie (a parte bassissimi quantitativi di anidride solforosa). Similmente, non sono utilizzati i comuni procedimenti chimico-fisici di cantina per il trattamento dei mosti e dei vini (ammessi per il vino biologico, e alcuni, per il biodinamico). La componente esoterica dell'approccio di Steirner è trascurata.

Chi afferma di produrre vini naturali fa spesso appello al concetto di vino delterroir come chiave per fare vino nel rispetto dei cicli della natura e, soprattutto, per favorire l'espressione e la tipicità della zona (vitigno autoctono, terreno, clima, tradizione).

Tuttavia, non esistendo una definizione giuridica di "vino naturale", né, tanto meno, una certificazione di prodotto o di processo, questa tipologia di vino rimane controversa in quanto non è dimostrabile, al consumatore, che molte delle filosofie dichiarate siano effettivamente applicate dal produttore stesso nella fase agronomica ed enologica (Es. l'utilizzo di lieviti indigeni o il non utilizzo di prodotti di sintesi). Al contrario, nel vino biologico, esistendo delle norme comunitarie diriferimento, viene applicato un protocollo di controlli effettuati da unorganismo di certificazione terzo,accreditato e riconosciuto daACCREDIA, al quale ogni singolo produttore si sottopone, tutelando quindi, la veridicità e l'aderenza al disciplinare di fronte al consumatore.

Inoltre, ad oggi, non esistono disciplinari legalmente riconosciuti e internazionalmente condivisi da seguire per produrre "vino naturale". Esistono, invece, delle associazioni di produttori (quelle francesi sono le più antiche e conosciute), anche nazionali, che riuniscono produttori di vini naturali e che si propongono di rispettare delle regole interne all'associazione.

Concludendo, "vino naturale" è una definizione che può essere fuorviante e che non basta ad indicare, da sola, la maggiore "naturalità" del prodotto rispetto alle altre categorie di vino (Es. vino convenzionale). La definizione generica "vino naturale", infatti, non trova alcun riscontro nelledichiarazioni ambientali di prodotto o nella normativa comunitaria Reg. CE Nº 1169/11[34] riguardante la fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori.

Vino vegano

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In questa definizione rientrano tutti quei vini che si sono sottoposti ad un processo di verifica, effettuata da un ente terzo, atta ad indicare che tutti i processi di produzione, agronomici ed enologici, siano stati effettuati non utilizzando qualsiasi prodotto e/o attrezzatura di origine animale.

Questi vini, solitamente, hanno un mercato specifico, ovvero di tutti quei consumatorivegani che desiderano, quindi, un prodotto in assenza totale di sfruttamento animale.

Di solito, le certificazioni per questo genere di prodotto hanno come requisiti minimi:

  • il divieto di utilizzo di attrezzature di origine animale in tutte le fasi del processo: es. aratura del fondo con buoi;
  • il divieto assoluto di usare, in fase di vinificazione, additivi di origine animale: es.albumina ocaseina;
  • che tutti i materiali utilizzati non siano di origine animale: es. Packaging;
  • che venga apposto in etichetta un apposito adesivo (che varia a seconda dell'ente certificatore), che sancisca le caratteristiche vegane del vino.

Sebbene non esista una classificazione normativa vera e propria di vino vegano, le certificazioni appoggiano la loro validità sul seguente elenco (non esaustivo) di norme:

  • Reg.ti CE n°1829 e 1830 del 2003 in tema di alimenti e tracciabilità di OGM;
  • UNI EN ISO 22005:2008, certificazione inerente alla tracciabilità della filiera produttiva;
  • Reg. CE n°1169/11[35] in tema di comunicazione delle informazioni sugli alimenti ai consumatori;
  • Europen Vegetarian Union, 2015, per le definizioni di "vegetariano" e "vegano", in accordo con la normativa europea di cui al punto sopra.

La conservazione del vino

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Contenitori per la conservazione del vino

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Tipi di bottiglie

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Lo stesso argomento in dettaglio:Bottiglia.

Altri contenitori

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Questi sono i principali tipi di contenitori in cui può essere contenuto il vino:

Invecchiamento del vino

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In base al limite di tempo di invecchiamento previsto dal proprio disciplinare di un vino c.d. Base, si può determinare quando, oltrepassato tale limite(anni), il vino si certifica come "Riserva". In aggiunta alla DO.

Bottiglie di vino sottoposte a invecchiamento in cantina
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Distillazione del vino

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Lo stesso argomento in dettaglio:Distillato.
Apparecchiatura per la distillazione del vino
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Il consumo del vino

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Contenitori per il consumo del vino

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Lo stesso argomento in dettaglio:Bicchiere.

Abbinamenti con le portate

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Produzione del vino

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Maggiori paesi produttori e consumatori

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Zone di produzione del vino
Consumo annuale di vino pro capite:██ meno di 1 litro██ da 1 a 7 litri██ da 7 a 15 litri██ da 15 a 30 litri██ più di 30 litri
Vino jabuticaba, tipico diVarre-Sai (Brasile) e prodotto dalla fine del XIX secolo daitaliani e discendenti.[37]

Le zone di produzione nel mondo sono:

I principali produttori mondiali di vino

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Produzione vinicola per paese in milioni di ettolitri[38]
Paese1981-19851986-19901991-19951996-200020052010201120122013201420152016201720182019
Italia (bandiera) Italia72,165,760,854,454,044,442,845,654,044,250,050,942,554,847,5
Francia (bandiera) Francia67,564,652,956,352,148,650,841,542,146,547,445,436,449,242,1
Spagna (bandiera) Spagna34,033,526,434,236,235,333,431,145,339,537,339,732,544,933,5
Stati Uniti (bandiera) Stati Uniti17,718,217,620,422,920,819,121,723,623,722,123,723,324,824,3
Argentina (bandiera) Argentina20,519,915,613,515,216,315,511,815,015,213,49,411,814,513,0
Australia (bandiera) Australia4,04,34,87,414,311,411,212,312,311,911,913,113,712,712,0
Cile (bandiera) Cile6,64,13,35,07,98,910,512,612,810,512,910,19,512,911,9
Sudafrica (bandiera) Sudafrica8,67,78,27,88,49,39,710,611,011,511,210,510,89,49,7
Germania (bandiera) Germania9,810,010,410,09,16,99,19,08,49,28,89,07,510,39,0
Cina (bandiera) Cina2,73,19,5812,013,013,213,811,111,113,313,211,69,38,3
Portogallo (bandiera) Portogallo9,08,467,286,87,277,15,66,36,26,27,06,06,76,16,7
Romania (bandiera) Romania8,77,135,536,172,63,34,13,35,13,73,63,34,35,14,9
Russia (bandiera) Russia3,352,55,047,647,06,25,34,95,65,24,54,34,6
Nuova Zelanda (bandiera) Nuova Zelanda1,021,92,41,92,53,22,33,12,93,03,0
Austria (bandiera) Austria2,32,02,52,82,5
Ungheria (bandiera) Ungheria4,9911,03,824,133,571,82,81,82,62,62,62,52,53,62,4
Ucraina (bandiera) Ucraina1,11,11,92,02,1
Brasile (bandiera) Brasile2,71,33,63,12,0
Grecia (bandiera) Grecia5,04,243,673,834,023,02,83,13,32,82,52,52,62,22,0
Totale mondiale333,6304263,1272,6282,3264,4267,7258,1288,9270,8273,9269249,8292,3260

I dieci principali paesi esportatori di vino

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(anno2023)[38]

Paesemilioni di ettolitri
Italia (bandiera) Italia21,9
Spagna (bandiera) Spagna21,2
Francia (bandiera) Francia14,0
Cile (bandiera) Cile8,3
Australia (bandiera) Australia6,4
Sudafrica (bandiera) Sudafrica4,4
Germania (bandiera) Germania3,5
Portogallo (bandiera) Portogallo3,3
Nuova Zelanda (bandiera) Nuova Zelanda3,0
Stati Uniti (bandiera) Stati Uniti2,8

Principali paesi per esportazione in miliardi di euro

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(anno2019)[38]

Paesemiliardi di €
Francia (bandiera) Francia9,8
Italia (bandiera) Italia6,4
Spagna (bandiera) Spagna2,7
Australia (bandiera) Australia1,8
Cile (bandiera) Cile1,7
Stati Uniti (bandiera) Stati Uniti1,2
Nuova Zelanda (bandiera) Nuova Zelanda1,1
Germania (bandiera) Germania1,0
Portogallo (bandiera) Portogallo0,8
Argentina (bandiera) Argentina0,7

Legislazione

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La legislazione in materia vitivinicola è tra le più complesse e antiche inmerceologia[N 10]. Quella europea (francese, italiana, spagnola, portoghese, tedesca e ungherese in testa) è stata la prima nella storia mondiale. Tuttavia, è da chiarire che attualmente le nazioni produttrici di vino sono tantissime e presenti in tutti i continenti. È pertanto essenziale, quando si tratta questa materia, precisare la specifica legislazione cui ci si riferisce, in quanto le regole cambiano di molto e, in molte nazioni, non c'è nulla di paragonabile alla complicata e consolidata normazione europea o, meglio, dell'Unione europea.

Unione europea

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Nell'Unione europea la produzione e la classificazione dei vini sono disciplinate da appositi regolamenti comunitari e dalle relative norme nazionali applicative.

L’allegato VII, parte II, punto 1, del regolamento n. 1308/2013 definisce il vino come «il prodotto ottenuto esclusivamente dalla fermentazione alcolica totale o parziale di uve fresche, pigiate o no, o di mosti di uve.»

Nel corso degli ultimi anni la legislazione si è aggiornata con l'emanazione della nuova OCM "Vino"; il riferimento principale è il Regolamento Ce n. 479/2008 del Consiglio per quanto riguarda le denominazioni di origine protette e le indicazioni geografiche protette, le menzioni tradizionali, l'etichettatura e la presentazione di determinati prodotti vitivinicoli.La nuova regolamentazione è in vigore dal 1º agosto 2009.

La vecchia normativa prevedeva la distinzione dei vini in due grandi categorie: Vini da tavola e Vini di Qualità Prodotti in Regioni Determinate (VQPRD). Ora, la macro distinzione concettuale è traVino a Origine Geografica eVino senza Origine Geografica[N 11]: i primi (DOP e IGP) sono quelli che possiedono un legame territoriale e undisciplinare, i secondi non hanno né legame territoriale né disciplinare di produzione (in sostanza, sono quelli precedentemente definiti "vini da tavola").

Un'altra rilevante novità è che i controlli, come per tutti gli altri prodotti DOP e IGP, non sono più affidati ai Consorzi di Tutela ma agli Enti Controllo, in praticaOrganismi di Certificazione accreditati[N 12]. Pertanto, l'ottenimento e mantenimento delle DOCG, DOC e IGT sono a tutti gli effetticertificazione di prodotto obbligatoria (ovviamente per chi vi aderisce, potendo comunque produrre vino generico e quindi svincolarsi dai disciplinari e dalle leggi sui vini a denominazione/indicazione).

Chiaramente, anche le regolamentazione per la designazione e l'etichettatura è stata aggiornata (Reg. Ce 607/2009).

La suddivisione ufficiale ora distingue (in ordine crescente di specificità):

  • Vino (ex "vino da tavola");
  • Vino Varietale e/oVino d'Annata;
  • Vino a Indicazione Geografica ProtettaIGP;
  • Vino a Denominazione di Origine ProtettaDOP;
  • Vino a Denominazione di Origine ProtettaDOP con indicazione dellasottozona o dellamenzione geografica aggiuntiva.

Si deve fare molta attenzione quando si parla del concetto (abusato) della cosiddetta "piramide qualitativa" del vino; infatti, le categorie previste dalle leggi sulle denominazioni trattano unicamente la qualità delprocesso produttivo non la qualità del prodotto in sé. Anche i vari disciplinari per i vini a denominazione forniscono requisiti "minimi" e sono, per quanto attiene alle caratteristiche organolettiche, molto generici. Una legislazione nazionale sulle denominazioni che, invece, storicamente si avvicina molto ad un modello di gerarchia qualitativa sul vino è quella francese.

Legislazione italiana

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Sino alla pubblicazione del D.LGS. 8 aprile 2010, n. 61 (ovvero dall'11 maggio 2010)[39] la legislazione italiana in materia di vino era retta dalla storica Legge nº 164 del 10 febbraio 1992[40]. Era questa la norma che istituì i vini da tavola, iVQPRD, ecc.

Il D.LGS. 61 (Tutela delle denominazioni di origine e delle indicazioni geografiche dei vini, in attuazione dell'articolo 15 della legge 7 luglio 2009, n. 88) ha abolito la vecchia L. 164 e ha recepito la nuova OCM "Vino" della UE (Regolamento Ce n. 479/2008, Il vino entra nell'era delle DOP)[41].Pertanto, le vecchie tipologie "vino da tavola",VQPRD,VSQPRD,VFQPRD,VLQPRD,VSAQPRD, sono state eliminate (naturalmente, si potranno ancora trovare etichette, precedenti alla revisione normativa, con questi termini). Anche le nuove normative europee sulla designazione ed etichettatura dei vini sono state recepite.

Anche se può sembrare riduttivo o "semplicistico" bisogna ora abituarsi a chiamare la categoria base della "piramide" unicamente "vino" senza aggiungere altre qualifiche (da tavola, ecc.) in quanto la legge le ha abolite. Alla base di questa scelta c'è l'obiettivo della UE (e quindi, automaticamente, degli Stati Membri) di dividere il vino (e le altre bevande alcoliche: birra, distillati e liquori) esattamente come tutti gli altri prodotti alimentari (ortaggi, frutta, salumi, olio, formaggi, carni, ecc.): quelli a denominazione/indicazione e quelli non a denominazione/indicazione. Per fare un esempio: non si diceprosciutto crudo "generico" e prosciutto di Parma DOP ma si dice "prosciutto crudo" e "Prosciutto di Parma". Quindi per designare un vino al livello base, bisogna solo dire "vino" seguito dalla tipologia, marchio/produttore, eventuale nome di fantasia, ecc. Invece, quando si parla di un vino DOP o IGP è indispensabile, prima di tutto, designarlo con la denominazione o l'indicazione, solo dopo aggiungere le altre identificazioni. In sostanza, la "designazione di vendita" di un vino deve essere solo quella "legale".

La scelta UE di far comprendere il vino (che, storicamente, ha sempre avuto una normazione specifica) nella grande famiglia deiprodotti agroalimentari è stata sancita con l'emanazione del regolamento "quadro", il Reg. Ce n. 1234/2007 sull"OrganizzazioneComune deiMercati agricoli e disposizioni specifiche per taluni prodotti agricoli" (regolamento unicoOCM). Tale regolamento è stato abrogato con l'entrata in vigore, dal 1º gennaio 2014, del Reg. CE n. 1308/2013 "Organizzazione Comune dei Mercati dei prodotti agricoli" (nuova OCM unica).

Pertanto, la classificazione italiana ricalca quella europea con alcune peculiarità:

  1. la tradizionale siglaIGT, per i vini a Indicazione geografica tipica, può essere utilizzata al posto della corrispondenteIGP;
  2. anche la classificazione dei vini a denominazione di origine controllata (DOC) e dei vini a denominazione di origine controllata e garantita (DOCG) permane come specificità italiana. Le due categorie possono essere utilizzate al posto della corrispondente siglaDOP che assorbe entrambe;
  3. conservazione delle menzioni di sottozone o di sottodenominazioni.

Idonei disciplinari di produzione (vini DOP e IGP) stabiliscono le condizioni da rispettare per rientrare in quelle precise caratteristiche produttrice a garanzia del livello qualitativo:

  • la denominazione di origine/indicazione geografica
  • i confini della denominazione/indicazione
  • le tipologie di coltivazione della vite
  • la resa massima per ettaro
  • il minimo titolo alcolometrico
  • le caratteristiche fisico-chimiche e organolettiche del vino

Con la nuova legislazione sono solo glienti di controllo ovveroorganismi di certificazione[N 13] (che devono essere siaaccreditati nel settore da Accredia sia autorizzati dal Mipaaf) a rilasciare la conformità dei vini DOP e IGP ai disciplinari e quindi a concedere l'uso dei marchi nella commercializzazione. Tale valutazione si basa su campionamenti del lotto da commercializzare e riguarda sia le caratteristiche chimiche che quelle organolettiche. Per i vini DOCG il prelievo e la valutazione deve essere per ogni partita di imbottigliamento. In questo ambito normativo ogni disciplinare di ciascuna denominazione/indicazione specifica l'ente di controllo che rilascia i certificati di idoneità prima della messa in commercio.

Il riconoscimento delle DO/IG è, con la nuova legislazione, eseguito in sede europea (mentre, in precedenza, era a livello di ciascun stato membro). Ad ogni modo il DL 61 istituisce ilComitato Nazionale vini DOP e IGP, un organo del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari Forestali la cui missione è quella di tutelare e promuovere i vini DOP e IGP italiani.

Nelle DOC e DOCG, inoltre, può esservi una "sottozona" che delimita, specialmente nella DOCG, la zona ristretta di produzione del vino. Medesima considerazione vale per il concetto di "sottodenominazione" che è un'ulteriore suddivisione nominalistica (all'interno di una denominazione) e che ovviamente corrisponde ad una peculiare tipologia di prodotto. Il tipico esempio di sottodenominazioni è quello in cui una denominazione prevede varie versioni di vino-monovitigno (ad esempio Garda DOC-chardonnay, Garda DOC-pinot bianco, ecc.) oppure una macro-tipologia di vino (Garda DOC-spumante). Un altro esempio di sottodenominazione è ilSatèn all'interno della denominazioneFranciacorta. E ancora: nella DOCG Asti ci sono le sottodenominazioniAsti spumante e quellaMoscato d'Asti. Inoltre quelle denominazioni che contengono le tipologie "spumante", "passito", "frizzante", "vendemmia tardiva", "liquoroso", "passito liquoroso", "rosso", "bianco", "rosato", "tranquillo", ecc. sono esempi di denominazioni il cui disciplinare prevede tali menzioni che corrispondono a "versioni" (non sottodenominazioni vere e proprie).

Più rilevante, invece, è il concetto, previsto da alcuni disciplinari, disottozona. In pratica, un vino DOP può essere etichettato, insieme al nome della denominazione, anche con il nome di un territorio ben delimitato e più ristretto all'interno dei confini della denominazione. Questo però a patto che tutte le uve provengano solo da tale territorio. Addirittura, in alcuni casi, persino le fasi produttive devono essere realizzate all'interno della sottozona e non nella zona. La sottozona esprime bene il concetto diterroir essendo un'area piuttosto ristretta (si pensi che esistono, infatti, delle DOC il cui territorio è l'intera regione). Esempi di sottozona: la DOCProsecco prevede la sottozonaTreviso; la DOCGValtellina superiore ha le sottozoneMaroggia,Sassella,Grumello,Inferno,Valgella; la DOCG Asti contiene le sottozoneCanelli,Santa Vittoria d'Alba,Strevi; la DOCGProsecco di Conegliano-Valdobbiadene include la famosa sottozonaCartizze.

Ancor più peculiare della sottozona (e concettualmente e legalmente diverso) è quello dimenzione geografica aggiuntiva. Questa, invece, è la concretizzazione del concetto francese dicru. In pratica, è la possibilità (con regole molto restrittive) di etichettare il vino DOP aggiungendo il toponimo del vigneto da cui provengono le uve. Si comprende bene che questa tipologia è la vera punta della piramide qualitativa del vino. Esempi illustri della menzione geografica aggiuntiva: le menzioni in seno alle denominazioniBarolo eBarbaresco, i primi reali casi italiani di analogia con i concetti di crù classé francesi.

L'elenco aggiornato dei vini italiani DOP e IGP è presente sulla sezione specifica del portale del Mipaaf[42].

Vino (generico)

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Il primo livello della categorizzazione legale del vino, in ordine alla logica delle denominazioni, si chiama semplicemente "vino" (senza altri termini). Questa categoria identifica gli ex "vini da tavola" con uve autorizzate, senza dover rispettare particolari disciplinari di produzione; generalmente, si tratta di vini ordinari, di qualità più modesta, che riportano sull'etichetta la ragione sociale dell'imbottigliatore; facoltativamente possono riportare l'indicazione del colore (bianco, rosato, rosso). Tuttavia la dicitura "vino", senza altre qualifiche, non è sempre sinonimo di "scarsa" qualità ma semplicemente di non appartenenza ad alcun disciplinare di produzione ovvero (almeno negli stati membri UE) "anonimo" rispetto alla logica delle denominazioni di origine.

Nelle procedure amministrative si indica la categoria "vino" comevino generico o "vino comune" per poterla distinguerla efficacemente dalle altre. La categoria vino generico non ha, per definizione, alcuna indicazione di origine, non deve indicare le varietà di uva (vitigno utilizzato) né l'annata.

Vino varietale e Vino d'annata

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Le categorie "vino varietale" e "vino d'annata" sono due novità introdotta dalla revisione normativa.Queste due tipologie possono anche coesistere (cioè vino varietale d'annata).

Ilvino varietale è un vino, privo di denominazione o origine, di cui almeno l'85% delle uve appartiene alla varietà indicata in etichetta. La lista delle varietà con cui si può etichettare un vino come "vino varietale" per lo più comprende i vitigni internazionali.

Ilvino d'annata è un vino, privo di denominazione o origine, di cui almeno l'85% delle uve sono state prodotte in unmillesimo specifico che può essere riportato in etichetta.

Ambo le categorie appartengono, in termini macro, ai vini generici.

Vino ad Indicazione Geografica Tipica (IGT)

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Lo stesso argomento in dettaglio:Indicazione geografica tipica.

Per indicazione geografica tipica dei vini si intende il nome geografico di una zona utilizzato per designare il prodotto che ne deriva. Corrisponde alla classificazione europeaIGP.

Questa categoria comprende i vini prodotti in determinate regioni o aree geografiche (autorizzate per legge), talvolta secondo un generico disciplinare di produzione; essi possono riportare sull'etichetta, oltre all'indicazione del colore, anche l'indicazione del o dei vitigni utilizzati e l'annata di raccolta delle uve. Da questo livello di vino, diventa obbligatorio un disciplinare di produzione, redatto e approvato secondo le norme della UE (essendo il primo livello della classificazione dei vini a indicazione di origine)

La menzione IGT può essere sostituita dalla menzioneVin de pays per i vini prodotti inValle d'Aosta (dove però non sono previsti), e dalla menzioneLandwein per i vini prodotti nellaprovincia autonoma di Bolzano (al 2022 esistono le IGT Mitterberg e Vigneti delle Dolomiti).

È opportuno precisare inoltre che nelle tre categorie sopra descritte si possono trovare anche vini di elevatissima qualità; la loro collocazione tra i vini "generici" o tra gli IGT è dovuta sia a scelte commerciali, sia all'impossibilità, per la loro composizione (vitigni utilizzati), di rientrare nei disciplinari dei vini di qualità delle zone di produzione. Oppure, perché un produttore rifiuta per principio la logica dei disciplinari restrittivi o la politica delle denominazioni[N 14]. In questo modo, etichettando il proprio prodotto come vino "generico" o vino igp può sperimentare con maggior libertà.

Vino a Denominazione di Origine Controllata (DOC)

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Lo stesso argomento in dettaglio:Denominazione di Origine Controllata.

Per denominazione di origine dei vini si intende il nome geografico di una zona viticola particolarmente vocata; esso viene utilizzato per designare un prodotto di qualità e rinomato, le cui caratteristiche sono connesse all'ambiente naturale e ai fattori umani.

La categoria dei vini DOC comprende i vini prodotti in determinate zone geografiche nel rispetto di uno specifico disciplinare di produzione. Questa categoria italiana appartiene a quellaDOP europea.

Tali vini, prima di essere messi incommercio, devono essere sottoposti in fase di produzione ad una preliminare analisi chimico-fisica e ad un esame organolettico che certifichi il rispetto dei requisiti previsti dal disciplinare; il mancato rispetto dei requisiti ne impedisce la messa in commercio con la dicitura DOC.

La denominazione di origine controllata fu istituita con ildecreto legge del 12 luglio1963, n. 930[43].

Vino a Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG)

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Lo stesso argomento in dettaglio:Denominazione di Origine Controllata e Garantita.

La categoria dei vini DOCG comprende i vini prodotti in determinate zone geografiche nel rispetto di uno specifico disciplinare di produzione. Questa categoria italiana appartiene a quellaDOP.

Le DOCG sono riservate ai vini già riconosciuti DOC da almeno dieci anni che siano ritenuti di particolare pregio, in relazione alle caratteristiche qualitative intrinseche, rispetto alla media di quelle degli analoghi vini così classificati, per effetto dell'incidenza di tradizionali fattori naturali, umani e storici e che abbiano acquisito rinomanza e valorizzazione commerciale a livello nazionale e internazionale.

Tali vini, prima di essere messi in commercio, devono essere sottoposti in fase di produzione ad una preliminare analisi chimico-fisica e ad un esame organolettico che certifichi il rispetto dei requisiti previsti dal disciplinare; l'esame organolettico inoltre deve essere ripetuto, partita per partita, anche nella fase dell'imbottigliamento, per i vini DOCG è infine prevista anche un'analisi sensoriale (assaggio) eseguita da un'apposita Commissione; il mancato rispetto dei requisiti ne impedisce la messa in commercio con la dicitura DOCG.

Le DOCG e le DOC sono le menzioni specifiche tradizionali utilizzate dall'Italia per designare gli exVQPRD (vini di qualità prodotti in regioni determinate) ora DOP.

Vino a Denominazione di Origine Protetta (DOP)

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Lo stesso argomento in dettaglio:Denominazione di Origine Protetta.

Nell'ambito dei vini DOP, alcune denominazioni prevedono anche le tipologie "Classico", "Riserva" o "Superiore".

  • La specificazione "Classico" indica un vino prodotto in una zona di origine più antica nell'ambito della stessa DOCG o DOC.
  • La qualificazione di "Riserva" è attribuita ai vini che vengono sottoposti ad un periodo di invecchiamento più lungo rispetto a quello previsto dal disciplinare e con regole produttive maggiormente restrittive.
  • La dicitura "Superiore" è attribuita ai vini che hanno una gradazione alcolica più elevata rispetto a quella delle tipologia base di vino specificata dal disciplinare.

Etichetta

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Lo stesso argomento in dettaglio:Etichetta da vino.
Un'etichetta del1884

L'etichetta costituisce una sorta di "Carta d'identità" del vino, in quanto contiene tutti gli elementi necessari per identificare il prodotto a cui si riferisce.

Le informazioni che devono essere riportate sull'etichetta sono stabilite sia dalle norme in vigore che dai rispettivi disciplinari di produzione; devono essere riportate le informazioni relative alle analisi chimiche del prodotto,grado alcoolico con tolleranza 0,5% in volume, calcolato a 15 °C, in quanto il volume dell'alcool e dell'acqua variano in modo differenziale al variare della temperatura, indicazione dei solfiti contenuti, capacità del contenitore, comune di produzione, ragione sociale e sede dell'imbottigliatore, nome dell'azienda, lotto. Le indicazioni obbligatorie e facoltative da riportare in etichetta cambiano a seconda della categoria merceologica/legale di vino e sono numerose.

Quando, obbligatoriamente o facoltativamente, si riporta l'annata, la legge impone che il tetto minimo di vino dell'annata indicata sia dell'85%.

A partire dalla vendemmia2005 è diventato obbligatorio anche in Italia indicare la presenza disolfiti.

Il vino "generico" deve obbligatoriamente presentare in etichetta la parola "vino" e, quando è applicabile, anche la tipologia specifica ("vino liquoroso”, "vino passito", "vino da vendemmia tardiva", “vino spumante”, "vino spumante aromatico", "vino spumante gassificato", “vino frizzante”, "vino frizzante gassificato"). Da notare che il colore non è una qualifica obbligatoria per legge (sebbene quasi sempre presente sulle etichette del vino imbottigliato destinato alla vendita al dettaglio).

Il vino varietale deve riportare l'indicazione del vitigno principale (se almeno l'85% dell'uvaggio o del taglio è composto da questa varietà) e di eventuali altri in ordine decrescente di %.

Un vino IGP o DOP non deve riportare la parola "vino" visto che è sufficiente l'indicazione geografica o la denominazione di origine (che è, a tutti gli effetti, un marchio di qualità europeo) a far capire che si tratta di un vino (non si trova scritto vinoBarolo ma solo "Barolo"). Anzi, aggiungere la parola "vino" o "spumante" è snaturare la peculiarità delle denominazioni.

Per un vinospumante, sia "generico" che IGP/DOP, è obbligatorio la qualifica del tenore zuccherino (pas dosé, extrabrut, brut, extradry, dry, demisec, dolce). Per quelli non spumanti, la terminologia è secco, abboccato, semidolce (ex amabile), dolce.

Inoltre, la normativa specifica le dizioni per i diversi attori della filiera (imbottigliatore, produttore, venditore, importatore). L'indicazione dello Stato Membro da cui proviene il vino è sempre obbligatoria. Per i vini IGP/DOP, la dizione "integralmente prodotto” significa che l'azienda vitivinicola ha prodotto e imbottigliato solo essa stessa (quindi non ha fatto vinificare/elaborare/affinare e/o imbottigliare presso terzi) il vino utilizzando solo uve di proprietà (quindi non acquistate da terzi).

Prodotti vitivinicoli aromatizzati

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Lo stesso argomento in dettaglio:Bevanda alcolica.

I prodotti vitivinicoli aromatizzati[44] sono bevande alcoliche a base di vino o di altri prodotti vitivinicoli (ad esempio il mosto). Attualmente, nei paesi UE sono disciplinati dal regolamento (UE) n. 251/2014. In sostanza sono:

  • a) ivini aromatizzati;
  • b) le bevande aromatizzate a base di vino;
  • c) i cocktail aromatizzati di prodotti vitivinicoli.

I vini aromatizzati non vanno confusi con ivini aromatici che sono quelli ottenuti dai vitigni aromatici, come ad esempio moscati e malvasie. Oltre ai vini aromatici esistono anche quellisemiaromatici, ottenuti da vitigni come la glera, il sauvignon e altri.

Effetti del vino sulla salute

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Sebbene il consumo eccessivo di alcool abbia effetti anche molto negativi sulla salute (l'etanolo non solo è un componente psicotropo[45] ma è pure una sostanza classificata dall'OMS "cancerogena del gruppo 1"[46]), studi epidemiologici hanno ampiamente dimostrato che un consumo moderato è associato ad una diminuzione dei problemi cardiovascolari come l'insufficienza cardiaca[47]. Tale tesi è suffragata da ulteriori studi sulparadosso francese[48]. Questo paradosso illustra l'incidenza relativamente bassa dellacoronaropatia inFrancia nonostante il consumo relativamente alto digrassi saturi nella dieta tradizionale francese. Alcuni epidemiologi ritengono che questa differenza sia dovuta all'alto consumo di vino da parte dei francesi, ma questa teoria non ha al momento solide basi scientifiche. Poiché il bevitore moderato medio tende a fare spesso esercizio fisico, ad essere attento alla propria salute, e ad avere un retroterra culturale e socioeconomico solido, l'associazione tra consumo moderato di vino e salute migliore potrebbe essere legata a fattori collaterali o rappresentare unacorrelazione piuttosto che un rapporto di causa-effetto[47].

Studi sulla popolazione hanno rilevato un'associazione tra consumo di vino e rischio di problemi cardiaci, rappresentata da unaJ-Curve: i bevitori pesanti presentano un rischio elevato, mentre i moderati (fino a 20 grammi di alcool al giorno, corrispondenti a circa 120 ml di vino a 13°) presentano un rischio minore di quello degli astemi. Altri studi hanno evidenziato che anche il consumo moderato di altri alcolici può risultare cardioprotettivo, ma in misura minore rispetto al vino[49]. In più, è stato rilevato che il consumo di vino rosso presenta più benefici rispetto al vino bianco, anche se altre ricerche non hanno trovato differenze. Il vino rosso contiene piùpolifenoli del bianco, e tali composti sono ritenuti essere particolarmente protettivi contro i problemi cardiovascolari.[47].

In alcune ricerche su animali, è stato dimostrato che ilresveratrolo, composto chimico presente nel vino rosso, ha proprietà protettive per il sistema circolatorio e verso gli agenti esterni[50]. Dosi basse di questa sostanza in topi di mezza età hanno avuto effetti sui fattori genetici legati all'invecchiamento, e possono conferire una protezione speciale al cuore. In particolare, il resveratrolo a basso dosaggio imita gli effetti di una dieta ipocalorica, col 20-30% di calorie in meno rispetto ad una dieta normale[51].

Il resveratrolo si trova in natura nelle bucce degli acini d'uva come reazione alle infezioni fungine e all'esposizione ai lieviti durante il processo difermentazione alcolica. Poiché il vino bianco ha un contatto minimo con le bucce durante la fermentazione, generalmente esso presenta bassi livelli di resveratrolo.[52]. Tra i composti chimici benefici presenti nel vino vi sono anche altri polifenoli,antiossidanti eflavonoidi[53]. Per beneficiare appieno degli effetti del resveratrolo, si consiglia di sorseggiare lentamente il vino: a causa dell'inattivazione che subisce nelle viscere e nelfegato, la maggior parte del resveratrolo consumato non raggiunge il circolo sanguigno. Tuttavia, bevendo lentamente, le mucose della bocca consentono un assorbimento massiccio della sostanza[54].

I vini rossi provenienti dal sud della Francia e dallaSardegna presentano livelli alti ditannini condensati (proantocianidine), composti presenti nei semi ritenuti responsabili dei benefici del vino rosso sul cuore. Questi vini rossi contengono una quantità di tannini condensati da due a quattro volte superiore rispetto agli altri vini oggetto di studio. Le proantocianidine impediscono la sintesi di peptidi chiamatiendoteline, che ostruiscono i vasi sanguigni[55].

Uno studio del2007 dimostra che vini bianchi e rossi sono efficaci agenti antibatterici contro alcuni ceppi diStreptococcus[56]. In più, un articolo nel numero di ottobre2008 diCancer Epidemiology, Biomarkers and Prevention sottolinea che il consumo moderato di vino rosso può diminuire il rischio di cancro al polmone negli uomini[57]. Tuttavia, se studi epidemiologici e di laboratorio evidenziano da un lato un effetto cardioprotettivo, dall'altro non esistono studi controllati sull'effetto delle bevande alcoliche sul rischio di sviluppare problemi cardiaci oictus. Un eccessivo consumo di alcool può causarecirrosi epatica ealcolismo[58]; l'American Heart Association invita a consultare il proprio medico su rischi e benefici derivanti da un consumo moderato di alcool[59].

Allo studio vi sono anche gli effetti del vino sul cervello: è stato osservato che il vino prodotto dall'uvaCabernet-sauvignon riduce il rischio di contrarre lamalattia di Alzheimer[60][61]. Un altro studio ha rilevato che, tra gli alcolisti, il vino danneggia maggiormente l'ippocampo rispetto ad altre bevande alcoliche[62].

I solfiti, in particolare in persone sofferenti diasma, possono causare reazioni avverse. Essi sono presenti in tutti i vini e si formano naturalmente nel processo di fermentazione. Molti produttori di vino aggiungonobiossido di zolfo per aiutarne la conservazione. Questo composto viene anche aggiunto in cibi come lealbicocche secche e il succo d'arancia. La quantità di solfiti aggiunti varia: alcuni vini sono stati commercializzati con basso contenuto di solfiti[63].Uno studio condotto su donne nelRegno Unito, chiamatoThe Million Women Study, ha rilevato che un consumo moderato di alcol può aumentare il rischio di alcuni tipi di cancro, inclusi quelli allamammella, allafaringe e alfegato[64].

L'autrice principale dello studio,Valerie Beral, ha affermato che esiste una scarsa evidenza sul fatto che gli effetti positivi del vino possano prevalere sul rischio di cancro. Il professor Roger Corder, autore deThe Red Wine Diet, ribatte che due piccoli bicchieri di vino ricco di proantocianidine possono dare benefici, anche se i vini reperibili nella grande distribuzione sono altamente alcolici e hanno una bassa concentrazione di sostanze benefiche[65].

Fiere

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Riferimenti normativi

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Note

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Annotazioni

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  1. ^Kuhn,Benfey eMommsen sostenevano che ci fosse una parentela colsanscrito vedicovēnas, "piacevole" (e quindi con il latinoVenus).
  2. ^Curtius sosteneva chevīnum fosse legato avītis e che questo derivasse in ultima analisi da una radicesanscrita *, "attorcigliarsi".
  3. ^Si noti che è alla figura dell'imbottigliatore che fanno capo la maggior parte delle responsabilità verso il mercato.
  4. ^A volte, nel gergo popolare, i vini effervescenti (cioè i frizzanti e gli spumanti) sono anche detti "bollicine" o "bolle" ma è terminologia non prevista da alcuna legge o norma.
  5. ^In pratica sono vini ottenuti da vinificazione in rosso di varietà a bacca bianca/grigia.
  6. ^Per rimanere a vini italiani: la gran parte del lambrusco è frizzante mentre la gran parte del prosecco è spumante.
  7. ^La dizione "certificazione Demeter" per i cosiddetti vini biodinamici è usata impropriamente in quanto Demeter non è unorganismo di certificazione (accreditato e autorizzato) che, per definizione, deve essere terzo e indipendente.
  8. ^Data l'attuale legislazione sul vino biologico, abbastanza permissiva, il vino naturale è assimilabile al solo vino biodinamico
  9. ^Si produce vino anche nella repubblica diSan Marino, che naturalmente non è una regione italiana
  10. ^Basti riflettere sul fatto che il vino ha una scienza dedicata (enologia), un professionista specifico (enologo), una materia legale ad hoc (enolegislazione).
  11. ^La locuzione più precisa sarebbe "vino non a origine geografica"
  12. ^Agli organismi di certificazione, in qualità di enti di controllo designati per legge (disciplinare), spetta la verifica della conformità del prodotto rispetto aldisciplinare, il rilascio e mantenimento del marchio DOP o IGP (nelle modalità previste dai regolamenti) e dei contrassegni relativi, i provvedimenti nel caso di non conformità. Il ruolo dei consorzi, con la nuova legge, è cambiato (ed è stato, per alcuni aspetti, ridimensionato, dato che prima erano essi a verificare i prodotti per il rilascio del marchio) ed è soprattutto focalizzato sulla promozione, valorizzazione, difesa del prodotto e del marchio nonché sulla revisione del disciplinare.
  13. ^Anche alcune camere di commercio, come retaggio della previgente legge nazionale, sono accreditate e autorizzate come enti di controllo.
  14. ^Anche se non noto ai più, vi sono in Italia alcuni vini IGT di grande qualità e prestigio, prodotti da famose cantine, con prezzi sui 300 € quando esistono moltissimi DOCG a 5 €.

Fonti

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  14. ^Reg. 2019/934
  15. ^Sul web si legge frequentemente l'errata informazione per cui sia sia vietato, per legge, produrre vino rosato da taglio di vino bianco con vino rosso, a eccezione dello spumante. A parte che si produce vino rosato in tutto il mondo e quindi bisognerebbe sempre specificare quale legge e di che nazione, comunque nella Unione Europea è vero il contrario: è solo uno il caso per il quale esiste il divieto. I disciplinari delle singole denominazioni possono poi stabilire prescrizioni più restrittive.
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Bibliografia

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Voci correlate

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Viticoltura
Biologia e orticolturaAmpelografia ·Ciclo annuale di crescita della vite ·Maturazione dei frutti in viticoltura ·Ibridi della vite ·International Grape Genome Program ·Invaiatura ·Uve nel mondo ·Portinnesto ·Uva ·Vigneto ·Vitis ·Vitis vinifera
Condizioni ambientaliCategorie climatiche in viticoltura ·Drenaggio sottosuperficiale ·Microclima in viticoltura ·Terroir ·Variazione di temperatura diurna
Impianto e coltivazioneForme di allevamento della vite (Alberello ·Alteno ·Cordone speronato ·Guyot ·Pergola ·Tendone) ·Ottimizzazione in viticoltura ·Propagazione della vite ·Rendimento viticolo ·Viticoltura nel mondo ·Vitigno ·Vivaismo ·Viticoltura eroica
GestioneCanopia (vite) ·Casa vinicola ·Clos (viticoltura) ·Coulure ·Diserbo ·Disseccamento parziale delle radici ·Fertilizzante ·Irrigazione a goccia ·Lotta integrata ·Millerandage ·Prevenzione dei danni del gelo
Vendemmia e lavorazioneBrix ·Fermentazione alcolica ·Millesimo (vino) ·Millesimato ·Mosto ·Torchio vinario ·Vendemmiatrice ·Vinaccia
Avversità della viteBotrytis cinerea ·Daktulosphaira vitifoliae ·Eupoecilia ambiguella ·Guignardia bidwellii ·Oidio · (Uncinula necator) ·Peronospora ·Tetranychus urticae ·Xylella fastidiosa
ApprocciEffetti dei cambiamenti climatici sulla produzione di vino ·Vino biologico ·Vino biodinamico ·Zonazione vinicola
V · D · M
Enologia
VendemmiaGrappolo ·Acino ·Vendemmiatrice ·Brix ·Millesimo ·Millesimato ·Mosto ·Vinaccia
CantinaCasa vinicola ·Torchio vinario
VinificazioneFermentazione alcolica ·Macerazione ·Macerazione carbonica ·Lieviti
Conservazione e stabilizzazioneBotte ·Barrique ·Caratello ·Vasi vinari ·Tino ·Imbottigliamento
ApprocciVino biologico ·Vino biodinamico ·Zonazione vinicola
Vino
TipologiaVino rosso ·Vino bianco ·Vino rosato ·Vino rosso vinificato in bianco ·Vino passito ·Vino liquoroso ·Vino aromatizzato ·Vino frizzante ·Vino spumante ·Vino di ghiaccio
CaratteristicheTannini ·Composti fenolici
LegislazioneDOCG ·DOC ·IGT
Glossario del vino ·Degustazione del vino ·Storia del vino
Controllo di autoritàThesaurus BNCF5301 ·LCCN(ENsh85146975 ·GND(DE4065133-2 ·BNF(FRcb11933798p(data) ·J9U(EN, HE987007558682305171 ·NDL(EN, JA00560930
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