| Vincenzo Tecchio | |
|---|---|
| Deputato del Regno d'Italia | |
| Legislatura | XXVIII eXXIX |
| Sito istituzionale | |
| Consigliere nazionale del Regno d'Italia | |
| Legislatura | XXX |
| Gruppo parlamentare | Corporazione della orto-floro-frutticoltura |
| Sito istituzionale | |
| Dati generali | |
| Partito politico | Partito Nazionale Fascista |
| Titolo di studio | laurea |
| Professione | avvocato |
Vincenzo Tecchio (Napoli,26 aprile1895 –Napoli,9 settembre1953) è stato unavvocato epoliticoitaliano,deputato dal 1929 al 1943.
Nato da una famiglia di artigiani produttori di letti, una volta completati gli studi s'iscrisse agiurisprudenza. Con l'ingresso dell'Italia nellaprima guerra mondiale si arruolò nelRegio esercito come volontario di fanteria. Una volta laureato, esercitò la professione di avvocato. S'iscrisse aiFasci di combattimento il 1° dicembre 1920. Scalò rapidamente le gerarchie del neonato fascismo napoletano comesquadrista e mettendosi sotto l'ala protettiva del rasAurelio Padovani. Nel gennaio 1923 divenne segretario federale di Napoli delPartito Nazionale Fascista (PNF). Nel maggio successivo uscì dal partito seguendo Padovani, che era stato espulso. Rientrò nei ranghi del PNF nell'ottobre 1923, aderendo allacorrente intransigente guidata daRoberto Farinacci.
La carriera di Tecchio nel PNF subì un nuovo e temporaneo arresto nel marzo 1926, quando nell'ottica della normalizzazione del fascismo, Farinacci venne rimpiazzato daAugusto Turati e la corrente intransigente fu messa ai margini del partito. Il gerarca napoletano riuscì ben presto a riguadagnare la centralità persa all'interno del PNF partenopeo diventando consigliere d'amministrazione dei due quotidiani localiMezzogiorno eRoma, entrambi diretti dall'oltranzistaGiovanni Preziosi. Grazie a ciò il PNF di Napoli controllò la stampa in città[1].
È stato deputato ininterrottamente dalla XXVIII alla XXX legislatura prima nellaCamera del Regno (1929-1939) e poi nellaCamera dei Fasci e delle Corporazioni (1939-1943).
Dal 1934 al 1939 è stato segretario dellacommissione della Camera per l'esame dei bilanci e dei rendiconti consuntivi.[2] Nel 1937 fu nominato vicepresidente del Consiglio provinciale dell'economia corporativa, diventandonede facto il vertice, avendo avuto carta bianca dal prefetto, ovverosia il presidentede iure. Grazie a questo incarico Tecchio fu uno delle figure di primissimo piano dello sviluppo della Napoli degli anni trenta.
Apprezzato da Mussolini e dai massimi vertici del PNF per le sue competenze in ambito commerciale, nella seconda metà degli anni trenta Tecchio ricoprì una serie di incarichi al vertice di enti e aziende pubblici. Fu posto nel Consiglio di amministrazione dell'Alfa Romeo e poi, nel 1939, divenne presidente e amministratore diNavalmeccanica, una società appena costituita dall'IRI incorporando varie aziende, tra cuicantiere navale di Castellammare di Stabia, e a cui il regime aveva assegnato la costruzione di navi da guerra.
Nel 1935 Tecchio partecipò come volontario allaguerra d'Etiopia.
Nella primavera 1937 fu nominato da Mussolini commissario generale dellaMostra Triennale delle Terre Italiane d'Oltremare, un'esposizione che avrebbe dovuto essere la vetrina della nuova Italia fascista e delle sue colonie. La realizzazione del parco fieristico portò alla demolizione di una parte delle preesistenti abitazioni del rione Castellana[3]. Ciò comportò il trasferimento di 15.000 dei 39.000 abitanti del quartiere.
In seguito alla promulgazione delleleggi razziali nel settembre 1938, Tecchio, in quanto membro del Direttorio Nazionale del Sindacato degli Avvocati, partecipò all'epurazione dei professionisti ebrei[4].
Nel 1941 si arruolò nuovamente e combatté sulfronte greco albanese ottenendo due decorazioni al valore.
Dopo l'8 settembre 1943 Tecchio aderì allaRepubblica Sociale Italiana. Il 24 marzo 1944 fu nominato commissario straordinario dell'IRI, subentrando al dimissionarioAlberto Asquini. Durante il suo mandato cercò di rallentare il processo di socializzazione delle fabbriche, pur condividendolo e di rallentare le requisizioni e gli smantellamenti industriali operati dai tedeschi. Nell'estate 1944, assieme al ministro delle FinanzeGiampietro Domenico Pellegrini e a quello dell'EconomiaAngelo Tarchi costituì un comitato per riconversione dell'industria bellica una volta concluso il conflitto.
Il suo fattivo operato contro le requisizioni naziste del patrimonio dell'IRI gli valsero un giudizio blando da parte dell'Alto commissariato per le sanzioni contro il fascismo.
Nel dicembre 1946 partecipò alla fondazione delMovimento Sociale Italiano (MSI). Divenuto collaboratore della società editoriale diRenato Angiolillo, direttore deIl Tempo. Tecchio fu poi nomianto presidente della Giunta nazionale quotidiani di capoluogo di regione e vicepresidente della Federazione italiana editori giornali. Fece parte anche dei consigli di amministrazione delle società Telestampa e Rhodiatoce e dell’Istituto romano beni stabili.
L'amministrazione comunale di Napoli, guidata dal monarchicoAchille Lauro, gli ha intitolato il piazzale antistante la Mostra d'Oltremare, nel quale sorge anche loStadio Diego Armando Maradona.
Il 26 gennaio 2018 il sindaco di NapoliLuigi De Magistris annuncia di voler cambiare l'intitolazione di "Piazzale Tecchio" in "PiazzaleGiorgio Ascarelli", primo presidente delNapoli Calcio ed ebreo.[5][6]
La decisione del cambio di toponomastica, nonostante l'ampio sostegno, viene bloccata nel giugno 2020 dal veto del locale Istituto di Storia Patria e di un comitato di quartiere.[7][8]