La città si affaccia sullostretto di Messina ed il suoporto è il terminal principale del traghettamento per laSicilia.Punta Pezzo, infatti, situata nel comune di Villa, rappresenta il punto di maggiore vicinanza fra la sponda calabrese e quella siciliana: ciò ha reso la città la località ideale per l'attraversamento dello stretto.
L'abitato di Villa San Giovanni è contiguo a sud all'area urbana diReggio Calabria, in località Bolano, confinando a nord con il comune diScilla, in località Marina di San Gregorio, alla foce del torrente San Gregorio (38° 14' 45'' latitudine nord), a est con il comune diCampo Calabro e, infine, essendo delimitato a ovest dal mare dellostretto di Messina.
Il territorio comunale si estende prevalentemente lungo una fascia pianeggiante che costeggia lo stretto, mutando verso est e nord-est in basse colline che raggiungono modeste altitudini. Oggi si presenta intensamente urbanizzato e densamente abitato.
L'area su cui sorge l'attuale abitato di Villa San Giovanni (anticamente identificata comeCenidéo, dalCapo Cenide) ricoprì un ruolo strategico dal punto di vista economico e militare per le popolazioni che si avvicendarono nel dominio delMediterraneo già dall'epocamagnogreca. Infatti qui era situato ilTrajectum Siciliæ (inlatinoPassaggio verso la Sicilia), presso il sito dell'anticaColonna Reggina, da dove si attraversava lo Stretto per raggiungere l'isola.
Un centro abitato sito fraPezzo eCannitello, probabilmente legato alla presenza deltempio del dio Poseidone, è attestato già in un periodo precedente alleguerre puniche per servire i traffici (soprattuttoromani) con laSicilia, specialmente il trasporto del grano per la città diRoma. Il sito fu distrutto una prima volta durante laseconda guerra punica, intorno al214 a.C., dal generale cartagineseAnnone. Successivamente ricostruito, verso l'anno36 a.C. fu di appoggio aOttaviano nella sua guerra controSesto Pompeo; riporta infattiAppiano che qui il futuro imperatore si fermò, si fece curare e fece stanziare le sue truppe.
L'insediamento ebbe fine presumibilmente nelV secolo, forse distrutto da popolazione barbariche giunte sino allo Stretto per assediareReggio, forse per opera diAlarico, che nel412 dopo aver preso Reggio tornò indietro trovando la morte nei pressi diCosenza. Da questo momento in poi non si hanno più tracce nella storia del sito.[3]
Secondo quanto riferisce lo storico villeseLuigi Nostro, negli anni successivi alla fine dell'Impero Romano d'Occidente, presso l'attuale quartiere di Pezzo sorse un nuovo centro abitato, chiamatoCene, che però subì un rapido abbandono fra l'850 e l'870 a causa delle incursioni saracene. I suoi abitanti fondaronoCenisio nell'entroterra pre-aspromontano, città che lungo ilMedioevo cambierà il suo nome inFiumara di Muro odei Mori (l'attualeFiumara).[4] Da allora in poi, il territorio compreso fraCannitello eCatona lungo la costa e sino aSan Roberto nell'entroterra appartenne allaSignoria di Fiumara di Muro.
Gli ultimi decenni delXVI secolo videro il risorgere nella zona di piccoli villaggi costieri, comeCannitello ePezzo, abitati per lo più da marinai e pescatori. Più all'interno, presso l'attuale centro di Villa, esisteva un borgo chiamatoFossa. Successivamente si formarono anchePiale ed Acciarello. La ripopolazione costiera accelerò nelXVIII secolo il progressivo declino diFiumara di Muro, finché nel1806 la riforma amministrativa attuata daGiuseppe Bonaparte soppresse definitivamente il regime feudale e laSignoria di Fiumara scomparve.L'8 gennaio1676 si combatté una battaglia navale fra laflotta olandese e quellafrancese nelle acque delloStretto antistantiPunta Pezzo, con esito vittorioso per la seconda. Probabilmente i cannoni rinvenuti a Pezzo nel1902 risalgono a questa battaglia.
Nel1743 un increscioso avvenimento coinvolse il piccolo borgo di Fossa. Nel marzo di quell'anno una nave genovese carica di grano proveniente daPatrasso aveva portato lapeste aMessina (fu quella l'ultima grande epidemia di peste dell'Europa occidentale). Il Consiglio sanitario cittadino diReggio Calabria aveva ordinato a tutte le barche di non avvicinarsi alporto di Messina e si instituirono dei turni di guardia sulle coste per far rispettare l'ordinanza.
Il Consiglio sanitario di Messina negava l'epidemia, per non interrompere il commercio con il continente; tuttavia, una volta sentite le notizie allarmanti provenienti dalla città siciliana, i reggini non si fidarono e stabilirono che quattro cittadini, due nobili e due civili, facessero la sorveglianza anche sino a Fossa, la quale allora non contava più di una settantina di abitanti e arrivava forse a duecento conPezzo e Acciarello, borgo da poco formatosi a seguito dell'esodo della famiglia messinese degli Azzarello proprio a causa della peste. Lungo tutto il mese di aprile arrivarono aNapoli notizie confuse sulla situazione di Messina, sicché il governo non prese i provvedimenti necessari, mentre l'epidemia cresceva enormemente in quella città.
Nella situazione di isolamento in cui si trovava Messina, molti marinai e padroni cominciarono a contrabbandare in generi alimentari e beni di prima necessità fra la sponda calabra dello Stretto e le località di Ganzirri e Torre Faro nel messinese: ciò provocò l'arrivo sul continente di prodotti infetti. Fra tali contrabbandieri vi erano i fratelli Pietro e Paolo Lombardo di Fossa, originari diFiumara. Si racconta che la notte del 10 giugno i siciliani, non avendo denaro abbastanza sufficiente per pagarli, diedero loro un pastrano e Paolo Lombardo lo accettò e lo indossò: il cappotto era infettato e presto i due fratelli morirono a causa del morbo, seguiti nei giorni seguenti dai loro parenti più stretti. In ogni modo, l'epidemia giunse pure a Fossa.
Saputa la notizia, i due sindaci di Reggio Giuseppe Genovese e Antonio Melissari vollero indagare sull'accaduto; così il governatore Diego Ferri, descritto dalle fonti storiche come uomo dal pessimo carattere e governante autoritario, nominato da poco, inviò a Fossa due fra i migliori medici reggini, Saverio Fucetola e Francesco Marrari. La peste venne accertata dai due specialisti, ma non si fermava il contrabbando illegale con laSicilia, praticato in realtà anche da molte barche reggine: la peste cominciava a dilagare enormemente anche sulla sponda calabra. Il governatore Ferri ed i due sindaci fecero allora di Fossa il capro espiatorio dell'epidemia e ordinarono una spedizione contro il piccolo centro. Secondo quanto riferisceLuigi Nostro, la mattina del 23 giugno partirono da Reggio circa 3 200 uomini pesantemente armati, dei quali 200 erano mercenari svizzeri ed i restanti cittadini reggini, sotto la guida di Diego Ferri. Inizialmente gli abitanti di Fossa cercarono di resistere, ma dovettero cedere.
Tutti gli abitanti, compresi vecchi, donne e bambini, furono costretti a denudarsi e ad essere lavati con olio e aceto. I reggini si facevano consegnare i vestiti e ogni bene personale e costrinsero gli abitanti a marciare nudi sino aPunta Pezzo. Allora gli armati tornarono a Reggio ed il giorno seguente con l'artiglieria bruciarono tutto l'abitato, con le case, gli animali, le numerose quantità di olio e vino, le barche, gli alberi, i canneti; fu data alle fiamme persino la chiesa di Maria SS.ma delle Grazie diPezzo, dove si diceva si fosse rifugiato un appestato. I fossesi rimasero in miserevoli condizioni presso la spiaggia di Pezzo per diversi giorni, senza ricevere alcun aiuto. Il Ferri intimò a Carlo Ruffo, Duca diBagnara e Signore diFiumara di Muro di provvedere lui, poiché i fossesi erano ancora parte del feudo fiumarese. Ma neanche il Duca si curò di loro: prima negò la peste e finse di mostrarsi irritato per l'atto compiuto dai reggini contro i suoi dipendenti, poi scaricò questi oneri sull'Università di Fiumara, promettendo il rimborso delle spese.
Ma furono inviati solo poche fave ed un bue, certamente insufficienti per tutti gli abitanti. Solo il capitano di una barca proveniente daTropea che trasportava cipolle ebbe compassione di loro e offrì il suo povero carico. Infine, fra Fossa ed i centri vicini morirono di peste circa ottanta persone. I reggini pensavano di aver in tal modo preservato la città dal morbo, ma ai primi di luglio la malattia giunse anche a Reggio, dove in un anno di epidemia si registrarono circa 5 000 morti di peste, altri 500 circa morti di fame e di stenti ed altri 500 condannati a morte dal governatore Ferri. AMessina su 62 775 abitanti ne rimasero appena 11 436, vale a dire che vi furono 51 319 morti. Gli aiuti del governo venivano assorbiti da Reggio e da Messina e ai fossesi non arrivò niente. Successivamente anche ilpapa Benedetto XIV inviò 100 000 ducati per i paesi colpiti dalla peste, ma pure questa volta a Fossa non toccò nulla del denaro stanziato.
La svolta nella storia del territorio avvenne alla fine delXVIII secolo, quando Rocco Antonio Caracciolo, ricco proprietario terriero e imprenditore serico fossese, volle staccare i casali di Fossa,Pezzo,Cannitello,Piale e Acciarello dall'alloraUniversità diFiumara di Muro, grazie ai buoni uffici presso la corteborbonica delRegno di Napoli, allo scopo di dare unità politica ed amministrativa a piccole comunità tra loro distanti e rivali. Dopo un aspro confronto con la famiglia Greco, altra importante famiglia gentilizia fossese, il nuovo centro fu denominato dapprimaFossa San Giovanni e poiVilla San Giovanni (nuovo nome concesso con decreto del reFerdinando IV del 6 novembre1791).
Villa aveva allora una popolazione di circa 1 200 abitanti. L'abitato era stato intanto devastato dalsisma del 5 febbraio 1783.
Nel1797 i villesi ottennero di poter eleggere dei propri sindaci (tre, secondo l'ordinamento dell'epoca) e si può datare all'anno successivo la nascita dell'Università di Villa San Giovanni, corrispondente all'attualecomune.
Il 7 gennaio1799 sbarcò aPezzo il cardinaleFabrizio Ruffo, che iniziò da lì la sua riconquista delRegno di Napoli; dall'8 febbraio molti volontari della zona cominciarono ad unirsi all'esercito della Santa Fede presso Pezzo stesso.
Nel1807Cannitello ePiale si staccarono da Villa, formando comune a sé, con sede a Cannitello, non riuscendo però a comprendere anchePezzo, che rimase all'interno di Villa.
Nel1810Gioacchino Murat,re di Napoli e cognato diNapoleone Bonaparte, per quattro mesi governò il regno meridionale dalle alture diPiale. Egli, muovendosi daNapoli per la conquista dellaSicilia (dove si era rifugiato il reFerdinando IV sotto la protezione degli inglesi, un esercito dei quali era accampato presso Punta Faro a Messina), giunse aScilla il 3 giugno1810 e vi restò sino al 5 luglio, quando fu completato il grande accampamento di Piale. Nel breve periodo di permanenza, Murat fece costruire i tre forti diTorre Cavallo,Altafiumara e Piale, quest'ultimo con torre telegrafica. Il 26 settembre dello stesso anno, constatando impresa difficile la conquista dellaSicilia, Murat dismise l'accampamento di Piale e ripartì per la capitale.
Le truppe francesi furono presenti nello strategico territorio di Villa per tutto il primo quindicennio delXIX secolo; ciò costituì un elemento negativo per la maggioranza della popolazione e per l'economia locale. Infatti il governo napoleonico imponeva continuamente spese straordinarie ai comuni di Villa eCannitello per il mantenimento delle truppe lì stanziate, le quali spesso danneggiavano le fiorenti attività commerciali della città, come la filanda di Rocco Antonio Caracciolo. In più, la vicinanza di Villa alla costasiciliana la esponeva alle attività belliche fra i francesi allogati aPiale e gli inglesi stanziati a Torre Faro. In generale, però, i francesi portarono pure delle ottime novità nel Regno, che furono mantenute dopo la restaurazione borbonica, come le scuole pubbliche, le poste, le banche, il telegrafo e (non ultima) lacodificazione legislativa.Durante la sua presenza, Murat si preoccupò anche di sradicare il brigantaggio presente nella zona, affidando tale compito al generaleCharles Antoine Manhès, che ottenne buoni risultati.
Negli anni seguenti la restaurazione borbonica continuò lo sviluppo urbano di Villa, tanto che nel1817 Rocco Antonio Caracciolo curò la definitiva costruzione e sistemazione del cimitero. Prima di allora i morti venivano seppelliti nelle chiese o in determinati fondi di campagna usati a tal fine.
Il governo in quegli anni scelse Villa come sede della posta centrale, nuovo servizio importato dai francesi, poiché essa rappresentava il principale punto di traghettamento per laSicilia ed uno dei più importanti nodi viari della provincia. Era già stata appaltata la costruzione del grande edificio destinato ad ospitare le Poste ed era già venuto a Villa il direttore Ristori per ordinare gli uffici, quando daReggio fu preteso il trasferimento di tale ufficio nella città capoluogo, che lo ottenne. Il grande palazzo fu poi venduto all'asta ai fratelli Caminiti di Domenico Antonio, che erano alloramaestri di posta per Villa e dintorni.
Nel1823 venne deciso che il primo vapore di Florio dovesse fermarsi a Villa per prendere i passeggeri e la posta perNapoli, ma di nuovo i reggini pretesero e ottennero che il vapore si fermasse a Reggio, come capoluogo di provincia.
In quegli anni era intendente provinciale il principe Francesco Ruffo, fratello del cardinaleFabrizio Ruffo ed ultimoSignore di Fiumara di Muro e delle Motte vicine, il quale aveva avuto in quegli anni un'aspra vertenza civile con il Comune di Villa a causa di alcuni terreni aspromontani provenienti dal patrimonio feudale dei Ruffo, denominatiForesta d'Aspromonte, che erano stati assegnati al comune villese; ma, senza alcun sentimento di rivalsa, stabilì ugualmente nel1823 che tenesse lezione a Villa due volte a settimana il maestro di nautica bagnarese Pietro Barbaro, essendo Villa, Pezzo e Cannitello località marittime. Infatti all'epoca vi erano, nella sola Villa, 323 marinai e 36 barche. Fu un'importante conquista per la marineria villese, che ebbe così molti giovani istruiti nella difficile arte della navigazione a vela.
Fra il1823 ed il1825 fu aperta laStrada Nazionale (l'attualeStrada Statale 18), mentre nel1830 venne completata laFontana Vecchia, la prima fonte d'acqua in muratura posta a servizio del centro abitato, la quale oggi rimane la più antica costruzione esistente in città.
Il 31 agosto1847 vi fu un tentativo di motorisorgimentale a Villa,Campo Calabro,Rosalì eCalanna. L'iniziativa, fomentata soprattutto da carbonari villesi, cui partecipò anche il giovaneRocco Larussa, divenuto poi celebre scultore, fallì a causa del tempestivo intervento dell'intendente di Reggio, il generale Rocco Zerbi. Il 4 settembre furono inviati da Reggio rinforzi alle batterie di Pezzo, la tentata sommossa fu sedata e i rivoluzionari arrestati.
A Villa e a Pezzo molti erano i carbonari e molti furono i tentativi di sedizioni rivoluzionarie in quegli anni, come in tuttaItalia. Vennero tutti duramente repressi dall'amministrazione borbonica e vi furono parecchi arresti e condanne all'ergastolo, anche nei confronti di Rocco Larussa, insieme ai fratelli Giuseppe e Ignazio.
Monumento a Garibaldi, opera dello scultore villeseRocco Larussa
Le alture fraPiale eCannitello furono il teatro dello scontro tra le truppe diGaribaldi e quelle borboniche dei generali Melendez eBriganti il 23 agosto1860. In quegli stessi giornì sbarcò sulla spiaggia fra Porticello e Santa Trada un contingente di 200 garibaldini.
Dopo l'Unità d'Italia, l'area, luogo strategico per la difesa dello Stretto, divenne un punto focale nel sistema nazionale di difesa delle coste con la costruzione delForte Beleno diPiale nel1888 circa, per far posto al quale venne abbattuta la Torre del Piraino, con l'annesso fortino murattiano. Ciò avveniva in seguito al progetto di fortificazioni del governo italiano per la difesa del territorio nazionale, iniziato fra glianni settanta eottanta delXIX secolo.
Fra la fine delXVIII e la prima metà delXX secolo Villa San Giovanni era particolarmente famosa per l'allevamento delbaco da seta e per le sue filande, di cui ora restano solo pochi ruderi delle 56 che operarono anticamente, le quali costituivano una importante fonte di lavoro e di sostentamento per la popolazione.
L'attività filandiera fu avviata nell'ultimo quindicennio delXVIII secolo grazie all'opera di Rocco Antonio Caracciolo, che già dal1792 aveva reso operativi a Villa una filanda ed un filatoio, la prima situata fra il palazzo dei Caracciolo e l'attuale Fontana Vecchia, il secondo presso lastrada Micene (l'attualevia Micene), vicino all'odierno asilo salesiano. La crescita dell'attività filandiera fu dovuta anche al torinese Francesco Bal, direttore della filatura nell'area di Reggio e della grande filanda di Santa Caterina.
Presto molti villesi seguirono l'esempio del Caracciolo e sorsero numerosissime filande fra Villa, Pezzo e Cannitello. L'attività industriale aveva fatto moltiplicare anche la popolazione: infattiFossa nel1777 registrava solo 236 anime, mentre nel1811 gli abitanti erano 1 804, nel1849 crebbero a 3 475 e nel1901 raggiungevano le 6 647 unità.
Nel1847 a Villa vi erano 44 filande, 676 mangani, 676maestre e 676discepole. Ma presto arrivò la meccanizzazione e con essa, dopo l'Unità d'Italia, gli investimenti di imprenditori settentrionali e stranieri, come il milanese Adriano Erba e gli inglesi Thomas Hallam ed il nipote Edward J. Eaton, che aprirono varie attività in società con filandieri villesi. La cittadina meritò allora il soprannome dipiccola Manchester, in riferimento all'attività serica della città inglese diManchester ed alla presenza industriale inglese.
Nel1892 a Villa operavano ventuno impianti a caldaia ed un solo impianto a fuoco diretto (Bambara Pasquale). Le maggiori filande a caldaia erano la filandaEaton (3 caldaie, 35 cavalli, 128 bacinelle e 300 addetti), la filandaErba (3 caldaie, 42 cavalli, 110 bacinelle e 253 addetti), la filandaFlorio e Marra (2 caldaie, 14 cavalli, 120 bacinelle e 238 addetti), la filandaCaminiti Giovanni e figli (2 caldaie, 16 cavalli, 56 bacinelle e 136 addetti) e la filandaLofaro Rocco e figli (2 caldaie, 12 cavalli, 60 bacinelle e 106 addetti). Seguono altri due impianti a due caldaie (Aricò Salvatore eSergi Cosimo) e tredici ad una sola caldaia gestiti da vari imprenditori villesi.
Il 19 marzo1877 fu istituita laSocietà Operaia di Mutuo Soccorso, tuttora esistente ed operante.
Villa era inoltre famosa per l'industria delle pipe. Dal1913 a Villa era attiva una fabbrica francese per la produzione di pipe, laVassas, sita nei locali dell'ex filanda Erba, lungo l'attuale via Marina. Verso il1926 venne ceduta al toscano Egidio Dei, già direttore della stessa; allora era dotata di circa 25 seghe circolari. Qui si producevano e si raffinavano pipe in radica di erica. I prodotti della fabbrica subivano la lavorazione finale nell'Italia settentrionale (specialmente aMilano), inFrancia, inInghilterra, inGermania e negliStati Uniti. Nel suo culmine la fabbricaDei dava lavoro a circa una cinquantina di operai, più i boscaioli ed i camionisti che trasportavano il legno, che veniva soprattutto dall'Aspromonte, ma anche dallaSicilia, dallaSardegna e dallaGrecia. La fabbrica fu attiva sino ai primianni ottanta, quando fu costretta a chiudere a causa della diminuzione delle richieste e dell'aumento delle esigenze di produzione.
Nello stesso periodo fu attiva a Villa un'altra fabbrica di pipe, quella deiTripepi, sita presso lavia Fontana Vecchia, anche questa scomparsa agli inizi deglianni ottanta.
La costruzione della linea ferroviaria e l'inizio del traghettamento a vapore
Nei primi anni delXX secolo si completò la costruzione del porto e iniziarono le corse dei moderniferry boats a vapore perMessina. Infatti Villa veniva sempre più preferita aReggio come principale punto di traghettamento verso laSicilia, essendo la cittadina molto più vicina aMessina rispetto al capoluogo. Il 1º marzo1905 la stazione di Villa venne collegata allo scalo dei ferry boats con un raccordo ferroviario, mettendo così le premesse per il servizio di traghettamento dei rotabili ferroviari. L'importanza di Villa San Giovanni andò gradualmente aumentando a danno di Reggio Calabria, in quanto l'itinerario ferroviario tirrenico, più breve di quello jonico, produsse lo spostamento del traffico ferroviario via mare sulle invasature villesi, che vennero aumentate e potenziate.
La città all'inizio del secolo scorso veniva descritta come una cittadina operosa, industriosa ed all'avanguardia, tanto che già nel1906 le strade cittadine erano illuminate da lampioni ad energia elettrica.
L'area di Villa era stata già interessata da eventi sismici sin dall'ultimo decennio delXIX secolo. Il16 novembre 1894 vi fu un primo terremoto, che non fece vittime, ma danneggiò gran parte degli edifici, tanto che Villa entrò nel novero dei paesi terremotati e poté usufruire della legge nº535 dell'8 agosto1895. Nel decennio successivo vi furono altri due eventi sismici, il terremoto dell'8 settembre1905 e quello del 23 ottobre1907. Ma la vera sciagura fu ilsisma del 28 dicembre 1908, evento che devastò l'intera area dello Stretto, le città diReggio eMessina e che fece numerose vittime tra i cittadini villesi.
A Villa si contarono 367 morti su 4 325 abitanti, l'8 % della popolazione; adAcciarello 299 su 2 125 (il 14% della popolazione); aPezzo 32 su 552 (il 5%). In totale, 698 morti in tutto il comune di Villa San Giovanni su una popolazione di circa 7 000 unità (stando ai dati del censimento del1901). Si ebbero poi più di 500 feriti. I danni economici furono incalcolabili: fu distrutto tutto il centro abitato, assieme al porto con le nuovissime invasature, alla stazione e alla ferrovia, nonché alla maggior parte delle filande, mentre altre rimasero gravemente danneggiate; crollarono tutte le chiese e gli edifici pubblici. Il rione maggiormente devastato fu quello dell'Immacolata. Furono pochissime le costruzioni a resistere al sisma.
La ricostruzione ebbe inizio l'anno seguente e poté dirsi definitivamente conclusa solo nei primianni cinquanta, con notevoli mutamenti nell'assetto urbano di Villa. I primi edifici ad essere ricostruiti già nel1909 furono proprio le filande, per riprendere l'attività industriale e garantire l'occupazione nel territorio devastato dal sisma. Le abitazioni popolari, le chiese e gli altri edifici pubblici furono ospitati sino aglianni venti in costruzioni baraccate, in attesa del completamento delle nuove opere. Nei primianni trenta il centro cittadino era in buona parte ricostruito, come testimoniano il Palazzo comunale (Palazzo San Giovanni), la Scuola Elementare centrale, la Chiesa dell'Immacolata e i molti edifici privati risalenti alla fine degli anni venti. Le successive costruzioni furono influenzate dall'architettura fascista, come dimostrano, per esempio, le forme geometriche austere dell'edificio dellastazione centrale, progettato daRoberto Narducci.
Nel1927 il comune di Villa San Giovanni, assieme aCannitello e ad altri comuni del circondario per un totale di quattordici, venne conurbato al comune diReggio Calabria in seguito al progetto dellaGrande Reggio, mirato, secondo i promotori, a creare un unico polo urbano sulla sponda calabra delloStretto di Messina.
Ma i disagi per la popolazione villese furono notevoli, in quanto l'accentramento degli uffici comunali nel capoluogo comportava spostamenti (allora gravosi e lunghi) per i più semplici atti amministrativi. In più la perdita dell'autonomia amministrativa avrebbe fatto svanire l'identità di Villa, ridotta a mero quartiere della Grande Reggio. Così le rimostranze, in pieno regime fascista, non mancarono: uno dei maggiori sostenitori dell'autonomia del comune villese fu donLuigi Nostro, che nello scritto inviato aMussoliniLa fine di un comune, o meglio di un mandamento di dieci comuni sostenne le istanze dei villesi nei confronti del maxi-comune. Il governo, con decreto del 26 gennaio1933, restituì l'autonomia amministrativa a Villa San Giovanni, che comprese da quella data il territorio diCannitello (sino al1947 ancheCampo Calabro eFiumara).
Ulteriori ricostruzioni si resero necessarie dopo laseconda guerra mondiale, poiché nell'estate del1943 Villa, snodo ferroviario di importanza nazionale, era stata pesantemente bombardata dalle forze alleate. Le stesse navi traghetto erano state affondate quasi tutte, essendosi salvato il soloMessina.
Le prime libere elezioni comunali dopo ilfascismo si tennero a Villa il 10 marzo1946. Si fronteggiarono due listoni: il primo, sotto il simbolo dello scudo crociato, raccoglieva laDemocrazia Cristiana, molti partiti di centro ed anche degli indipendenti; la seconda lista, che aveva per simbolo una spiga di grano, era formata dellasinistra. Vinse a grande maggioranza la lista centrista, soprattutto a causa del timore, diffuso in quegli anni in tuttaItalia, che una vittoria della sinistra avrebbe portato il paese nell'orbita dell'Unione Sovietica. Divenne sindaco Natale Sciarrone, che restò in carica ininterrottamente per ben quattordici anni, sino al1960.
L'annata 1946-1947 registrò uno storico avvenimento per Villa: infatti inquella stagione laVillese, squadra di calcio cittadina, partecipò per la prima ed unica volta alcampionato di serie C. L'esperienza della squadra neroverde in terza serie durò solo per quella stagione, a causa di problemi societari e finanziari.
Nel1947 il Consiglio comunale dovette pronunciarsi sull'autonomia amministrativa dei centri diCampo Calabro,Fiumara eCannitello, annessi alla città nel1933 in seguito alla separazione di Villa dallaGrande Reggio. Il sindaco Sciarrone fece una relazione al Consiglio sul problema, introducendolo, anche storicamente, con le tesi sullaColonna Reggina formulate dallo storico villese donLuigi Nostro, per dimostrare che Campo e Fiumara, non avendo mai fatto parte del territorio villese, potevano divenire autonomi, ma che Cannitello già dai tempi antichi di Colonna Reggina costituiva un solo agglomerato con Villa. Aggiungeva che la popolazione di quei centri era allora: Villa 7 089 ab., Cannitello 2 646, Campo 2 958 e Fiumara 2 241. Si votò in Consiglio il 12 febbraio e passò l'autonomia di Campo e Fiumara con 16 sì e 2 no.Ma molti cannitellesi rimasero scontenti, poiché l'autonomia non era stata concessa pure a Cannitello; così ad aprile si raccolsero le firme di 675 cittadini che chiedevano il riconoscimento per il proprio paese. Si votò in Consiglio il 22 novembre, e le istanze dei cannitellesi furono respinte con 12 voti contrari e solo 3 favorevoli.
Nel1955 di nuovo i cittadini cannitellesi avanzarono proposte per l'autonomia del proprio paese; la questione fu discussa in Consiglio comunale il 29 maggio di quell'anno, ma anche stavolta il sindaco Sciarrone si dimostrò fortemente contrario, affermando:
«Cannitello è una continuazione naturale di Villa San Giovanni e noi non possiamo modificare ciò che natura ha creato su questa sponda per quella meschinità di passioni che offuscano la chiara visione delle cose che s'impongono ai nostri occhi.»
Il voto consiliare diede anche stavolta esito negativo: 15 contrari e solo 7 a favore.
Fra la fine deglianni quaranta e l'inizio deglianni cinquanta si portarono a termine molte opere pubbliche, fra cui il completamento di Piazza Duomo, l'edificio di quattro piani destinato ad ospitare leFerrovie dello Stato, l'acquedotto sussidiario di Bolano e le case popolari dell'INA. Un'altra importante opera di edilizia popolare fu ilvillaggio UNRRA diPezzo, costituito da otto palazzine, per un totale di 32 alloggi, costruito grazie agli aiuti internazionali provenienti dall'omonima organizzazione delleNazioni Unite. Vennero ristrutturati gli scantinati del plesso della scuola elementare, destinati ad ospitare la scuola media, poiché i vecchi locali erano inagibili. La stessa scuola media si rese autonoma nel1953: nel1957 constava di 12 classi, mentre nel1963 contava già 230 alunni, più altri 230 circa destinati all'avviamento professionale.
Fra gli anni cinquanta esessanta era particolarmente animata la vita cittadina. Molti erano i sodalizi sportivi (come la sovracitata società calcisticaU. S. Villese) e loSporting Club Villese) e le associazioni culturali e ricreative, come ilcircolo Cenide. Realtà importanti erano il vecchio Cinema Caminiti, il Cinema Mignon e il Lido Cenide, allora uno dei più importanti lidi delloStretto, fra i principali punti di aggregazione della società villese, capace di attirare artisti di fama nazionale comeLittle Tony. Il Lido, creato nel1955 e situato presso gli attuali imbarchi dellaCaronte & Tourist, cessò la sua attività verso la metà degli anni sessanta proprio a causa degli interessi legati ai nuovi imbarchi delle compagnie private di traghettamento. La struttura, rimasta per anni in condizioni di abbandono, è stata definitivamente demolita nel novembre 2011 per far posto a nuove strutture portuali.
Nel1952 iniziò la sua attività la fabbricaISA, con la produzione di componenti per sedie, a cui si aggiunse in seguito la produzione di porte. Inizialmente vi erano 120 dipendenti. La fabbrica aveva sede presso un vasto complesso situato sotto Piazza Immacolata. Fra il1967 ed il1968 una forte crisi di produzione costrinse la fabbrica a chiudere. L'edificio è rimasto abbandonato per parecchi decenni, finché non è stato acquistato nel2003 dal Comune di Villa, che ha destinato l'area ad un centro polifunzionale. Nei primi mesi del2008 è cominciata la demolizione del vecchio complesso e i lavori per la costruzione del nuovo centro.
Il 21 marzo1964 il Prefetto di Reggio autorizzò il sig. Francesco Spatolisano, rappresentante legale della societàBirra Aspromonte S.p.A., a cominciare la produzione industriale presso terreni fraPiale eCannitello, ma il progetto decadde e non fu portato a termine.
Nel1969, con finanziamenti ministerialiECER per 335 milioni di lire, si inaugurò la filiale dellaFIAT, operante sino alla fine deglianni novanta. In seguito a una lunga opera di ristrutturazione, dal2003 l'edificio ospita un centro commerciale.
L'avvento delle compagnie private di traghettamento
La n/t Zancle della Caronte & Tourist col faro diPunta Pezzo
Nel1965 l'armatoreAmedeo Matacena fondò laCaronte S.p.A., la prima compagnia di navigazione privata ad effettuare il servizio di traghettamento nelloStretto di Messina, seguita nel1967 dallaTourist Ferry Boat S.p.A. del messineseGiuseppe Franza (le due società si sono fuse nel2003, dando vita allaCaronte & Tourist).
Finì così l'era del monopolio delleFerrovie dello Stato e le conseguenze per Villa non tardarono. Attendendo di poter usufruire di veri e propri approdi, le zattere dellaCaronte provenienti daMessina sbarcavano pressoPezzo, finché la notte del 15 agosto1968 non si abbassò il livello del sottopassaggio ferroviario fra la via Garibaldi ed il porto con camion e ruspe; successivamente venne costruito uno scivolo nel porto ed il 28 settembre1968 iniziò le corse la prima linea di traghettamento privata fraMessina e Villa San Giovanni. Nei decenni seguenti le compagnie private di traghettamento si espansero sempre di più, sino a superare le FS: oggi le società dichiarano di trasportare l'80% del traffico di veicoli sullo Stretto, trasportando annualmente 2 300 000automobili e 800 000 veicoli commerciali[5].
Le conseguenze per le città di Villa e Messina furono tuttavia in gran parte negative:
«Il passaggio dal monopolio alla concorrenza, se apportò qualche vantaggio economico alle città dello Stretto in termini occupazionali, certamente creò grossissimi problemi alla cittadinanza. Mantenendo all'interno del perimetro cittadino gli approdi del gommato, non fu possibile realizzare quelle strutture necessarie affinché si traesse beneficio dei traffici e non si subissero i danni derivati dal solo passaggio. La qualità della vita ne fu grandemente compromessa, nel senso che se le Ferrovie dello Stato avessero mantenuto il monopolio del trasporto, certamente si sarebbe avuta la periferizzazione dei punti di attracco dellezattere (n.d.r., le unità navali destinate al traghettamento degli autoveicoli). Non solo, ma anche l'occupazione ne avrebbe tratto benefici, atteso che il personale impiegato sulle navi FS è superiore a quello delle società private, non perseguendo l'impresa pubblica una massimizzazione di profitti, ma conciliando il valore sociale del trasporto tra le due sponde con la redditività del traffico.»
(Giacomo Iapichino,Tra Scilla e Cariddi)
Ben presto la presenza in pieno centro cittadino degli imbarchi privati comportò a Villa il passaggio di una quantità enorme di autoveicoli, provenienti dallo svincolo autostradale, per le vie cittadine, provocando la congestione del traffico urbano e un innalzamento del livello dell'inquinamento atmosferico a livelli preoccupanti. Da anni, per cercare di porre rimedio a questi problemi, è stata avanzata l'ipotesi di spostare gli imbarchi delle società private in una nuova sede a sud del centro di Villa, direttamente collegata con lo svincolo dell'A2, evitando così gli ingorghi e l'inquinamento provocati dal passaggio dei mezzi gommati.
A partire daglianni settanta Villa San Giovanni ha conosciuto una rapida crescita demografica, dovuta soprattutto ad un fenomeno diemigrazione interna che ha portato molti abitanti dei comuni limitrofi a spostarsi a Villa, prevalentemente per motivi di lavoro. Conseguentemente al veloce aumento dei residenti, gli ultimi decenni, specialmente a partire dai primianni ottanta, hanno visto un'espansione del centro urbano ed una crescita dell'edificazione mai avute prima, in modo particolare nella zona diPezzo e lungo il litorale, dove vaste zone prima interamente ricoperte di verde sono ora occupate da recenti costruzioni private a carattere abitativo e commerciale.
Villa ha attraversato uno dei periodi più difficili della sua storia fra il1985 ed il1991, periodo in cui una violentissima faida fra famiglie di'ndrangheta ha insanguinato ilreggino, coinvolgendo anche la cittadina dello Stretto e mietendo numerose vittime nella cittadinanza villese, fra cui il vicesindaco della città Giovanni Trecroci, assassinato l'11 febbraio1990. Inoltre, il 9 agosto1991 trovò la morte pressoPiale, sulla strada provinciale che collega Villa conCampo Calabro, il Sostituto Procuratore Generale presso laCorte suprema di cassazioneAntonino Scopelliti, che nei mesi seguenti avrebbe dovuto sostenere l'accusa in Cassazione nelmaxiprocesso controCosa Nostra, mentre si trovava in vacanza nel suo paese natale, Campo Calabro. La faida di 'ndrangheta è terminata nel1991 e da allora non si sono più verificati a Villa atti di violenza di tale gravità.
Oggi Villa si presenta ancora come una cittadina in continua espansione, registrando un importante aumento dei cittadini di nazionalità straniera nell'ultimo decennio.
Lo stemma di Villa San Giovanni venne riconosciuto con Decreto del Luogotenente Generale del 20 settembre 1917[6], successivamente corretto con nota della presidenza del Consiglio dei ministri del 24 febbraio 2003.[7]
«Trinciato: al primo d'argento, caricato di un aspo di filanda sostenente, intrecciati, due ramoscelli di gelso sui quali brucano tre bachi da seta; al secondo di verde, ad unacolonna d'argento. Ornamenti esteriori da Città.»
Le foglie di gelso, i bachi da seta e l'aspo di filanda rappresentano l'industria dell'allevamento del baco da seta e della sua filatura.La colonna ricorda laColumna Rhegina che sorgeva al termine dellavia Aquilia, probabilmente presso Cannitello, frazione di Villa San Giovanni, e che segnalava il sito di traghettamento dal punto della costa continentale più vicino alla Sicilia.[8]
Le principali chiese del centro cittadino di Villa sono quelle dedicate allaMadonna Immacolata e allaMadonna del Rosario. Le altre chiese, situate nei quartieri e nelle frazioni di Villa, sono: ilSantuario dellaMadonna delle Grazie diPezzo; laChiesa della Santa Croce diPiale; laChiesa di Maria Santissima di Porto Salvo diCannitello; laChiesa della Madonna del Rosario di Ferrito; laChiesa dei Santi Cosma e Damiano di Acciarello. Tutte formano attualmente Parrocchia, ma le chiese dell'Immacolata e del Rosario sono state recentemente riunite nell’Unità PastoraleMons. Giovanni Ferro, amministrata daipadri Somaschi, presenti a Villa dal1971.
A Porticello è ubicata un'antica cappella, dedicata anch'essa a Maria SS. del Rosario, recentemente sottoposta a ristrutturazione e riaperta al pubblico culto; lungo la via Nazionale sorge un tempio privato dedicato a Sant'Antonino, risalente alla metà delXIX secolo; presso il rione Santori si intravede il rudere della chiesetta di Santa Filomena.
Facciata della chiesa dell'Immacolata (addobata per le festività natalizie)
La chiesa dell'Immacolata risale alle origini stesse di Villa San Giovanni: infatti la prima chiesa presente presso il borgo di Fossa era una chiesetta dedicata all'Immacolata Concezione, visitata nel1692 dall'arcivescovo diReggio mons. Martino Ybañez y Villanueva, il quale vi notò tre altari dedicati aSan Martino,Sant'Antonio di Padova eSan Giovanni Battista. La chiesa era frequentata e si davano alla popolazione le nozioni elementari del catechismo. Già nel1768 era sorta la Congrega dell'Immacolata. In quegli stessi anni venne eretta una chiesetta dedicata a San Giovanni Battista, probabilmente presso l'attuale rione Fontana Vecchia. La Chiesa dell'Immacolata venne elevata a Parrocchia il 6 agosto1789; prima di allora era retta da un economo dipendente dal parroco diCampo Calabro.
Nel frattempo, l'edificio di culto (situato presso l'attuale piazza Pretura, dunque in un sito diverso dall'attuale) era già stato distrutto una prima volta dalterremoto del 1783: venne ricostruito definitivamente sullo stesso terreno nelXIX secolo, in un sobrio stile neoclassico. Questa nuova chiesa venne nuovamente rasa al suolo a causa del devastantesisma del 28 dicembre 1908. Dal 12 settembre1909 divenne funzionale la chiesa baracca, benedetta l'8 febbraio1914. Il 24 luglio1927 fu appaltata la costruzione della nuova chiesa, di dimensioni più imponenti, in stile neo-romanico, su progetto dell'architetto Pietro De Nava, situata in un luogo diverso rispetto alla vecchia chiesa, cioè nella parte della città digradante verso il mare, per costruire un edificio più grande (difatti la zona dove venne costruita la nuova chiesa era pressoché disabitata all'epoca).
Il nuovo tempio venne solennemente consacrato l'8 dicembre1929, festa solenne dell'Immacolata Concezione, dall'arcivescovo mons.Carmelo Pujia. Dal1993 è retta dai padri Somaschi. Le vetrate artistiche sono state realizzate nel 1953 dalla pittrice milanese Amalia Panigati.[9]
Verso la metà delXIX secolo, il sindaco Giovanni Corigliano, preoccupato per l'estetica urbana di Villa (che si riempiva di filande e ciminiere, ma difettava di monumenti e chiese), propose la costruzione di un nuovo edificio sacro in un luogo che conciliasse le esigenze dei vari quartieri; si scelse allora di costruire l'opera in un'area del centro cittadino corrispondente allo spazio dove sorge l'attuale chiesa, prossima al municipio. Tuttavia, quando si cominciavano già ad erigere i muri del tempio, vennero mosse delle obiezioni al progetto: si temeva che pure questa nuova chiesa venisse suinfossata, come era successo alla vecchia chiesa dell'Immacolata, che a causa della costruzione dellaStrada Nazionale rimase circa 3-4 metri sotto il livello della strada stessa.
Allora venne abbattuto tutto il costruito e il progetto della nuova chiesa del Rosario venne affidato al celebre architetto reggino Scopelliti, il quale fece erigere un alto terrapieno e progettò una maestosa chiesa instile gotico. In pochi anni, grazie soprattutto alle offerte dei fedeli, la costruzione era giunta ad uno stadio avanzato ed era quasi terminata la costruzione della monumentale facciata con tre portali. Ma dopo l'Unità d'Italia congiunture politiche impedirono il completamento dell'opera; ilTerremoto del 1908 distrusse gran parte di quell'edificio incompleto e non restò che abbatterlo. Al suo posto venne eretto un mercato coperto, che funzionò sino agli anni cinquanta del secolo scorso.
Nel dopoguerra si sentì nuovamente l'esigenza di una seconda chiesa per il centro di Villa, oltre quella dell'Immacolata: si intraprese così la costruzione della nuova chiesa del Rosario, completata nei primianni sessanta. Venne elevata aparrocchia il 1º aprile1971 ed affidata sin da quella data aiPadri Somaschi, che daglianni novanta reggono anche la parrocchia dell'Immacolata e ora pure quella di Acciarello, dopo essere stati per anni a Piale. È quindi la più giovane delle parrocchie villesi, ma ha dietro di sé una storia secolare di devozione allaMadonna del Rosario.
Vista laterale della chiesa dei Santi Cosma e DamianoIl campanile della chiesa dei Santi Cosma e Damiano
Nel1742 don Giuseppe Azzarello fu autorizzato dall'arcivescovo ad erigere una chiesa intitolata ai Santi Cosma e Damiano presso il nuovo abitato che gli stessi Azzarello stavano costituendo a sud di Fossa. La chiesa venne distrutta dalterremoto del 1783 e ricostruita nel1811, fase cui risale l'attuale campanile. La chiesa, non ancora definitivamente ultimata, venne riaperta al culto nel1851 e nuovamente distrutta dalterremoto del 1908.
In seguito alla successiva ricostruzione il campanile ha attualmente un'altezza minore della chiesa stessa. Questa subì ulteriori danni durante laseconda guerra mondiale e subì quindi un'ulteriore parziale ricostruzione. Negli ultimi anni è stata oggetto di un importante e pregevole restauro che ha interessato l'interno del tempio.
Nelle mattinate invernali, dopo abbondanti piogge e solo in particolari condizioni di cielo sereno, può verificarsi il fenomeno dellaFata Morgana: le particelle d'acqua rimaste sospese nell'aria dopo la pioggia creano come una gigantesca lente d'ingrandimento, facendo in modo che la costa siciliana appaia distante da quella calabra solo poche centinaia di metri, mentre in realtà distano ben3 km. Questo fenomeno si verifica solo sul litorale calabrese guardando la costa siciliana e mai viceversa.
Già dal1792 la famiglia Caracciolo aveva permesso che l'acqua arrivasse presso l'abitato di Villa, ma agli inizi delXIX secolo non si era ancora riusciti a innalzare una fontana in muratura definitiva per servire il fabbisogno della popolazione. Solo nel1829 il Ministero dell'Interno approvò definitivamente un progetto di fontana, simile a tempietto, su disegno dell'ingegnere reggino Calabrò, per una spesa di 127,38 ducati. Furono eletti dapprima due e poi tre deputati per l'esecuzione dei lavori, ricordati nell'epigrafe collocata nella fontana insieme all'intendente Bonaventura Palamolla, mentre non si fa menzione di colui che era stato l'ideatore di questa fontana, nonché ilfondatore di Villa San Giovanni, cioè Rocco Antonio Caracciolo. La fontana venne eretta nel1830 e reca sulla sommità l'epigrafe latina che ricorda gli esecutori:
LaFontana Vecchia (1830), il più antico monumento esistente a Villa
(latino)
«
FRANCISCI I SICILIARUM REGIS ANNO V BONAVENTURA PALAMOLLA PRIMAE CALABRIAE ULTERIORIS PRAEFECTO RAPHAELE GRECO. PHILIPPO CORIGLIANO SANCTO COPPOLA III VIRIS FONTIS EXTRUENDO S. C.(Senatus Consulto)
»
(italiano) «Nel V anno di regno di Francesco I delle Due Sicilie Bonaventura Palamolla Prefetto della Calabria Prima Ulteriore Raffaele Greco, Filippo Corigliano e Santo Coppola triumviri incaricati della costruzione S. C.(per Senatoconsulto)»
(L'iscrizione sulla sommità della costruzione indicante gli esecutori materiali)
All'interno della fonte, proprio sopra il getto dell'acqua, sono scolpiti su di un marmo questi disticilatini, cheLuigi Nostro attribuisce al latinista reggino Gaetano Paturzo, molto attivo nella zona all'epoca:
(latino)
«
QUOD TIBI TRINACRII SPECULATRIX VILLA PELORI FONTE SUB HOC GELIDAS NYMPHA MINISTRAT AQUAS ID PALAMOLLAE DEBES: ME, CAENYDE NATAM HOS IUSSIT RIGUOS ILLE SUBIRE SPECUS
»
(italiano) «O Villa, che ti specchi nel Peloro Trinacrio, che la ninfa ti somministra le gelide acque presso questa fonte lo devi a Palamolla: egli ordinò che, io nata dal Cenide, scorressi per questi umidi antri.»
(L'epigrafe nella parte interna, posta sopra il gettito dell'acqua, composta da Gaetano Paturzo)
La fontana fu eretta dietro la dimora della famiglia Caracciolo, nel rione oggi chiamatoFontana Vecchia, che da essa prese poi il nome. Dal1903 Villa fu servita dall'acqua corrente e la fontana perse d'importanza; così venne dismessa e assunse il nome diFontana Vecchia. È resistita a tutte le calamità naturali ed alle guerre che hanno più volte distrutto o gravemente danneggiato Villa ed oggi è la più antica vestigia del centro cittadino.
Gli stranieri residenti a Villa San Giovanni al 31 dicembre 2022 sono 814 e rappresentano il 6,4% della popolazione residente. La comunità straniera più numerosa è quella proveniente dallaRomania con il 30% circa di tutti gli stranieri presenti sul territorio, seguita dalMarocco e dallaAlbania.[11][12]
Il quartiere di Acciarello costituisce la parte più meridionale dell'abitato di Villa ed è prossimo alla localitàBolano, che segna il confine col comune diReggio Calabria. Qui ha sede la parrocchia deiSanti Cosma e Damiano ed una scuola primaria, plesso del XXXVIII Circolo Didattico di Villa.
Nacque nelXVIII secolo e prese il nome dalla famiglia degli Azzarello, profughi provenienti daMessina per sfuggire all'epidemia dipeste del1742-1743. Gli Azzarello acquistarono dei terreni a sud dell'abitato e vi si stabilirono insieme ai propri lavoranti.[13]
La frazione di Cannitello è il limite settentrionale del comune di Villa San Giovanni. Costituisce uno dei più gradevoli e caratteristici borghi di mare dellaCalabria. La località si sviluppa interamente lungo la costa calabra delloStretto ed è uno dei pochi centri abitati con abitazioni sul lato mare che si affacciano direttamente sulla spiaggia, dalla quale si gode di una vista che spazia, nelle giornate di tempo sereno, daCapo Vaticano alleIsole Eolie. Al censimento del2001, l'abitato con i centri circostanti contava 3.281 residenti.
Il quartiere di Pezzo si sviluppa lungo la costa dalla fine dell'adiacente centro diCannitello sino alporto di Villa e sino al centro cittadino all'interno. Il suo fulcro è l'omonimaPunta Pezzo, il punto più prossimo allasponda siciliana delloStretto, dove si trova il nucleo più antico del quartiere ed il Santuario di Maria Santissima delle Grazie.Considerato sino ai primi anni ottanta come una zona marginale, essendo allora costituito soprattutto da terreni agricoli ed abitato da poche famiglie di pescatori, in pochi anni si è velocemente espanso sino a raggiungere il centro cittadino ed a divenire il quartiere più popoloso di Villa. Il borgo nei dintorni della chiesa mantiene ancora oggi il suo aspetto marinaro, con le imbarcazioni da pesca ormeggiate lungo il lungomare villese, da cui si gode di una amplissima vista sullo Stretto.
La frazione di Piale è contigua aCannitello. L'abitato si trova in posizione panoramica sullo Stretto e si allunga verso sud su due costoni del torrente Campanella, sulle colline che sovrastano Cannitello, di fronte a Campo Calabro ed ai piani di Matiniti. A Piale ha sede la parrocchia della Santa Croce.
Vista delle invasature delle navi FFS nel porto di Villa
Uno degli elementi principali dell'economia di Villa è costituito dai servizi di traghettamento per la Sicilia. Sino aglianni sessanta il monopolio nel traghettamento era detenuto dalleFerrovie dello Stato; tale monopolio terminò con la nascita delle compagnie private di traghettamentoCaronte S.p.A. eTourist Ferry Boat S.p.A., dal2003 riunitesi inCaronte & Tourist S.p.A.. Dagli anni duemila leFerrovie dello Stato hanno affidato i servizi di traghettamento aBluvia, la divisione marittima di Rete Ferroviaria Italiana S.p.A. . Le navi traghetto costituiscono ancora oggi una delle principali fonti di occupazione della città, ma gli occupati villesi in questo settore non raggiungono più le elevate percentuali dei decenni scorsi.
Nei pressi del porto vi è anche la stazioneRFI diVilla San Giovanni, posta sulla lineaTirrenica Meridionale, con la diramazione Villa San Giovanni Mare per le imbarcazioni dirette verso laSicilia.
La stessa è collegata anche dalle navi che provengono daMessina, gestite dalleFerrovie dello Stato eCaronte & Tourist S.p.A., che consentono un collegamento veloce tra la penisola e la Sicilia. Per questo, soprattutto nei periodi estivi quando vi è esodo, il comune soffre spesso di una mole di traffico elevata diretto dalle navi alla A2 e viceversa.
Ha sede nel comune la società di calcioAssociazione Sportiva Dilettantistica Villese, fondata nel 1945 come Unione Sportiva Villese e rifondata più volte. Ha disputato campionati dilettantistici regionali, raggiungendo il suo apice con laSerie C nel 1946-47.
La società di calcio a 5, Xenium milita in Serie C2.
Ogniestate, nel mese di agosto, si svolge nelle acque delloStretto di Messina laTraversata dello Stretto, gara di nuoto di livello internazionale che vede la partecipazione di decine di atleti, provenienti da tuttaItalia ed anche dall'estero. La traversata comincia pressoCapo Peloro, limite estremo del canale sulla sponda siciliana, e si conclude presso la spiaggia diPezzo: gli atleti attraversano quindi un braccio di mare lungo più di 3 km[14].
Dall'unione delle due società presenti divolley femminile, la Costa Viola Volley e laVolley Cenide Villa S. G., nella stagione 2019/2020 nasce la Villese Volley che prende parte al massimo campionato regionale di Serie C oltre a tutti i campionati giovanili, con l'obiettivo di portare la pallavolo locale ad uno step più alto.
La Volley Cenide Villa San Giovanni dalla stagione 2016/2017 è l'unica società calabrese a prendere parte al campionato Italiano di SittingVolley Femminile.
^Luigi Nostro,Notizie storiche e topografiche attorno a tutti i paesi del Cenideo, dall'antichissima Colonna Reggina sino alla più recente Villa San Giovanni, pg. 34
AA. VV.,Alla ricerca della memoria. Il Comune di Villa San Giovanni dalle origini ai nostri giorni, Villa San Giovanni, Officine Grafiche, 1998.
Giuseppe Caminiti,Villa San Giovanni fra storia e cronaca, Villa San Giovanni, Officine Grafiche, 1995.
Domenico Crimi,Villa San Giovanni nel mondo del lavoro. Ieri e oggi, Reggio Calabria, Rosato, 2005.
Giacomo Iapichino,Tra Scilla e Cariddi - Ferrovie e Ferry-Boats, Messina, EDAS, 1999
Giuseppe Morabito,Il Territorio dello Stretto, BIEFFE, Polistena, 1998.
Luigi Nostro,Notizie storiche e topografiche attorno a tutti i paesi del Cenideo, dall'antichissima Colonna Reggina sino alla più recente Villa San Giovanni, ristampa anastatica realizzata dal Sistema Bibliotecario dello Stretto presso Officine Grafiche, Villa San Giovanni, 2005.