Lasonda Viking 1, gemella della omologaViking 2, consisteva di unorbiter, noto comeViking 1 Orbiter, e di unlander, ilViking 1 Lander, designati per operare indipendentemente l'uno dall'altro a partire dal momento del distacco, e in grado di mantenere in completa autonomia reciproca il contatto con laTerra.
Dopo l'immissione in orbita areocentrica, la missione primaria dell'orbiter era fornire una mappatura primaria dellasuperficie marziana, in modo da individuare un luogo d'atterraggio particolarmente conveniente per il lander; dopo circa un mese è avvenuto con successo il distacco delle due componenti della sonda.
La Viking 1 aveva, nel suo complesso, una massa di 3527kg; dopo la separazione dei due moduli e l'atterraggio del lander, le masse rispettive si erano ridotte a 900 kg e 600 kg (per via del consumo di propellente durante la caduta nell'atmosfera).[3]
Il costo totale dellamissione Viking è stato stimato attorno al miliardo di dollari statunitensi.[3]
Dopo unviaggio interplanetario di dieci mesi, l'orbiter si è immesso con successo in orbita marziana il 19 giugno1976; l'orbita è stata regolarizzata nei due giorni successivi, e le prime immagini sono arrivate aTerra entro il 24 giugno. In base alle immagini ricevute, il centro di controlloNASA ha scelto il luogo d'atterraggio più opportuno per l'atterraggio delViking 1 Lander; la scelta è caduta suChryse Planitia. Il distacco e l'atterraggio del lander sono avvenuti il 20 luglio dello stesso anno.[3]
L'orbiter, costruito sul modello del precursoreMariner 9, aveva la forma di un ottagono dall'estensione pari a circa 2,5 metri; le otto pareti misuravano 0,4572 metri in altezza, e alternativamente 1,397 e 0,508 metri di larghezza.[4]
La sua dotazione di strumenti scientifici, dalla massa complessiva pari a circa 72 kg, mirava essenzialmente alla mappatura del suolo marziano e alla misurazione delvapor d'acqua presente in atmosfera e delle emissioni nel campo dell'infrarosso; gli strumenti erano collocati su una piattaforma isolata termicamente e orientabile che si estendeva dalla base dell'orbiter. Esperimenti aggiuntivi legati all'utilizzo di onde radio potevano essere condotti tramite la trasmittente di bordo. Le funzioni di bordo erano regolate da due processori indipendenti, dalla memoria di 4096 parole ciascuno per archiviare i comandi ricevuti e i dati acquisiti.[5]