Velleio Patercolo riceve trofei d'armi in qualità di generale romano. Antiporta figurata dall'edizione dellasua opera curata daPieter Burman (Leida, 1719)
IlpraenomenMarcus è attestato daPrisciano; alcuni storici moderni lo identificano però conGaio Velleio Patercolo, il cui nome appare su una pietra miliare africana.[1]
Di originecampana, probabilmente vide i natali adAeclanum o aCapua in quanto discendente diretto - per parte materna - diDecio Magio,sannita, esponente di punta del partito fedele a Roma quando Capua passò adAnnibale e perciò inviato come ostaggio aCartagine[2]. Altro antenato fu Minato Magio, filoromano durante laguerra sociale (99 a.C. -91 a.C.), che partecipò agli assedi diErcolano ePompei con un contingente diIrpini, riuscendo per queste benemerenze a far iscrivere la sua gente alla ben più illustretribù Cornelia anziché allatribù Galeria come il resto del territorio[2][3].
Velleio prestò servizio inTracia eMacedonia cometribunus militum sottoPublio Vinicio e Publio Silio negli anni attorno all'anno1, assistendo all'incontro sull'Eufrate traGaio Cesare eFraate V diPartia e in seguito visitando gran parte dell'Oriente[7]. Dal4 al6 fu inviato in Germania con Tiberio, forse succedendo al padre nella carica dimagister equitum[5]. Nel6-7, durante la suaquestura, per rimanere con il suo comandante - come egli stesso racconta[8] - rinunciò persino a diventare governatore di una ignotaprovincia romana, e, inviato inPannonia comelegatus alla guida di rinforzi a Tiberio, impegnato a sedare la rivolta, rimase al suo fianco fino al12[5][8]. Nel12, assieme al fratello Magio Celere Velleiano, anch'egliadiutor elegatus di Tiberio nellaguerra inDalmazia[9], partecipòinter praecipuos praecipuisque donis adornatos viros al trionfo di Tiberio per le vittorie suiPannoni e suiDalmati[10].
Dal14, quando Tiberio, appena succeduto al defunto padre adottivoAugusto, lo fa eleggere insieme al fratello allapretura come proprio candidato[11], non si hanno più notizie: tutto ciò che si sa è la stesura della sua opera storica tra29 e30. Dopo il 30 Velleio scompare nuovamente dalle cronache e se ne perdono le tracce definitivamente, senza che nessuno storico e nessun autore contemporaneo o di poco successivo lo citi.
Le ipotesi che si possono proporre per questa scomparsa di Velleio sono molteplici ma due sembrano essere più plausibili: la morte relativamente precoce (attorno ai cinquant'anni); oppure un suo declino connesso con la caduta e morte nel31 diSeiano, molto lodato da Velleio[12][13]. Non pare peregrino ipotizzare dunque che lo storico, sebbene forse non sostenitore di per sé di Seiano, sia rimasto coinvolto, per l'eccessivo zelo mostrato nei suoi elogi, nella caduta del prefetto[14][15] o almeno che, prudentemente, si sia limitato a condurre una vita ritirata di storico e letterato.
C. Velleius Paterculus Cum Selectis Variorum Notis, Leida, F. Hackius, 1659.
Nel 30, pubblicò la suaStoria romana (Historiae Romanae ad M. Vinicium consulem libri duo) dedicata aMarco Vinicio,console in quell'anno. Velleio conosceva bene Vinicio anche perché, con il grado ditribunus militum, nell'1 d.C. aveva operato agli ordini di suo padrePublio Vinicio in Oriente e forse aveva dovuto la questura, e quindi l'ingresso in senato, all'influenza di suo nonnoMarco Vinicio[16]. La nomina di Vinicio a console dovette essere piuttosto repentina o inaspettata, e quindi Velleio fu probabilmente costretto a pubblicare la sua opera con dedica scritta ancora in modo sbrigativo e mancante di molti particolari.Lo stesso Velleio ci informa che il suo lavoro sarebbe continuato in modo più approfondito, ma questa revisione o non è stata pubblicata o non si è conservata.[senza fonte]
La sua opera fu rinvenuta nel1515 nell'abbazia alsaziana di Murbach, doveBeatus Rhenanus, nome umanistico di Beat Bild, ne ritrovò i manoscritti, curando poi nel1520 un'edizione approssimativa uscita aBasilea. Tuttavia «la fonte più autorevole per la critica del testo velleiano è costituita dalla copia dell'editio princeps in cui Alberto Burer, amanuense del Renano, inserì alla fine un'appendice di correzioni desunte da una sua più esatta collazione del codiceMurbacensis, ora perduto».[17]
Per l'impianto stesso della sua opera storica, tesa a difendere lostatus quo (praticamente tutti i riformatori sono visti come delinquenziali sollevatori del popolo — ad esempio i Gracchi — mentre i personaggi legati alle istituzioni — come Pompeo o Seiano — sono descritti come probi e disinteressati cittadini), al conformista nome di Velleio Patercolo è stato dalCodacons intitolato un ironico "Premio di giornalismo a chi durante l'anno si è distinto in modo eccellente perservilismo al potere governativo o economico fornendo notizie false ai lettori".[18]
La storiografia non è, però, unanime nel giudizio. Il nodo sta nel fatto che la valutazione totalmente negativa deriva dalla convinzione che quella di Velleio fosse solo adulazione nei confronti di Tiberio. In realtà, molti entusiasmi e molti riferimenti poco obiettivi sono da ascriversi al fatto che Patercolo era stato per molti anni soldato, e Tiberio, suo comandante, l'aveva infine anche fatto eleggere alla pretura. Si è riconosciuta, inoltre, unahumanitas non comune, evidente soprattutto nel modo di tratteggiare i personaggi.[19] Infine, l'opera di A. J. Woodman in particolare ha indagato come l'opera di Velleio si inserisca in filoni di letteratura biografica e storiografica comunemente non riconosciuti come adulatori, puntando quindi ad una riconsiderazione complessiva dell'atteggiamento storico e ideologico di Velleio[20].
«Although many scholars have deduced from this section that V[elleius] was himself an adherent of Sejanus, this view is completely without foundation.»