I due valloni sono dominati da una cinta montuosa disposta a semicerchio. Partendo da ovest, versoLugano, si trovano ilMonte Boglia o Colmaregia (1516 ms.l.m), dal quale e dall'Alpe di Castello (125 m s.l.m) proviene il vallone occidentale, e le Cime di Noresso (1721 m s.l.m) e di Fiorina (1809 m s.l.m). A est si trovano l'Arabione o Torrione (1805 m s.l.m) - dal quale e dal passo Stretto (1101 m s.l.m) deriva il vallone orientale - il Bronzone (1434 m s.l.m), la Forcola (1195 m s.l.m) e, versoPorlezza, i Monti Pizzoni (1303 m s.l.m).[4]
Da segnalare sono inoltre le cime Oress e Cavrighé, oltre alle torri dolomitiche deiDenti della Vecchia, non visibili dalle varie frazioni ma solo salendo in quota.
Le più antiche menzioni della Valsolda risalgono in alcuni documenti dell'inizio del XII secolo.[5]
Feudo dell'arcivescovo di Milano da tempo immemorabile[5] (lo era già nell'Alto medioevo,[6] periodo in cui il territorio valsoldese costituì un territorio strategico dapprima nelle lotte traBizantini eLongobardi e, successivamente, tra questi ultimi e iFranchi[7]) la Valsolda appartenne per lungo tempo agli abati del monastero di Sant'Ambrogio di Milano.
Nel XIII secolo la storia delle terre valsoldesi s'intrecciò alle vicende della famiglia imperiale degliHohenstaufen, conFederico II di Svevia che nel1240 donò lapieve di Porlezza e la Valsolda alla città diComo.[5] La competenza amministrativa dei comaschi sul territorio valsoldese durò tuttavia solo una manciata di anni: già nel1246 la Valsolda risultò essersi dotata di statuti propri, riformati nel1388 daGian Galeazzo Visconti nella chiesa di San Mamette.[5]
La concessione del feudo valsoldese alla mensa arcivescovile di Milano da parte degliHohenstaufen permise di fatto una vera potestà temporale alla chiesa milanese, con le periodiche investiture imperiali susseguitesi nei secoli (1311, 1531).[5] Dopo un breve periodo in cui, tra il1525 e il1531 il condottieroMedeghino e il cavaliere Giambattista Pusterla vennero investiti del feudo della valle, laArcidiocesi di Milano rafforzò il controllo sulla Valsolda pretendendone una sovranità non solo da un punto di vista religioso ma anche politico.[5] AGian Giacomo Medici si deve, nel1528, la distruzione del castello valsoldese,[6] detto di San Martino, situato nell'odierna frazione diCastello.
San Mamete in una cartolina del 1905
Il territorio era composto dalle XII Terre di Albogasio, Casarico, Castello, Cima, Cressogno, Dasio, Drano, Loggio, Oria, Puria, San Mamette e Bisnago, con quest'ultima detta anche Roncaglia e situata sulla sponda opposta del lago rispetto alle altre.[5] Il capoluogo amministrativo fu posto a San Mamete ove risiedeva periodicamente un delegato dell'arcivescovo che vi esercitava anche funzioni di giudice straordinario, affiancandosi al potere amministrativo del podestà elettivo della valle.[5] Le XII terre erano originariamente divise in sei comuni (Albogasio con Oria,[8]Cressogno,[9]Dasio,[10], Drano con Loggio,[11]Puria[12] eCastello[13]), il numero dei quali variò più volte nel corso del tempo: sceso a cinque nel corso del Cinquecento, si ridusse a uno nel 1751 (il comune di San Mamete), per poi diventare due nel 1753 e ritornare ai sei originari nel 1757.[5]
Il governo austriaco, con un dispaccio imperiale diGiuseppe II del1784, disconobbe la sovranità degli arcivescovi sulla valle pur confermando la concessione del feudo.[5] Con quest'atto, l'imperatore integrò di fatto e di diritto la "valle del Soldo" nelloStato di Milano,[14] decretando la fine di quel regime particolare di cui il territorio godeva fin dalle origini.[5]
Due anni più tardi, l'editto di attivazione delle province dellaLombardia austriaca previde l'inserimento della Valsolda all'interno dellaprovincia di Como. La decisione fu tuttavia ribaltata dalla compartimentazione del1791, anno in cui la valle andò a formare, assieme allapieve di Porlezza, uno dei distretti dellaprovincia di Milano.[15]
Il "Comune della Valsolda" venne creato nel1927 dallafusione dei comuni diAlbogasio,Castello,Cressogno,Dasio, Drano con Loggio ePuria.[16] Dall'anno successivo, il comune assunse l'attuale denominazione di "Valsolda".[16]
Nel1936 una parte del territorio comunale di Valsolda fu annessa al comune diLanzo d’Intelvi.[16]
Lo stemma, il gonfalone e la bandiera del comune di Valsolda sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 1º ottobre 2020.[17]
«Stemma d'azzurro, al torrione d'argento, rotondo, allargato alla base, aperto di nero, fondato sullapianura di verde, cimato da una torretta d'argento, finestrata di tre di nero, sostenente unacicogna, d'argento, rivoltata. Sotto lo scudo, su lista bifida, svolazzante d'azzurro, il motto a lettere maiuscole di nero VALLIS SOLIDA. Ornamenti esteriori da Comune.»
Tale arma ha sostituito quella precedente, non sancita da decreti, che aveva alcune differenze nella blasonatura:
«Di azzurro, al torrione d'argento, rotondo, allargato alla base, cimato di una torretta, finestrata di tre, aperta di nero, fondato sulla campagna di verde; alla cicogna rivoltata, poggiata sulla torretta, accostata lateralmente e verso i fianchi dello scudo dalla scritta latina, in nero, VALLIS SOLIDA.[18]»
Il gonfalone attuale è un drappo di bianco, bordato d'azzurro. Prima del 2020 era un drappo partito di azzurro e di bianco. La bandiera è un drappo di bianco, caricato dello stemma comunale.[17]
Le numerosechiese, presenti nelle frazioni di Valsolda e quelle sparse nel suo territorio testimoniano le qualità artistiche degli architetti, scultori e pittori originari di Valsolda.[19] Ad esse si aggiungono alcune ville e palazzi.
Santuario di Nostra Signora della Caravina[22], eretto in seguito a presunti miracoli nel Cinquecento[23]. All'interno ospita dipinti diIsidoro Bianchi da Campione[6],Salvatore Pozzi, e Giovan Battista Pozzo Junior.
A metà strada tra Loggio e Drano si trova la parrocchiale di Loggio, dedicata a san Bartolomeo,[28] esempio di artebarocca con stucchi ed affreschi.[29]
Elevata a sede di una parrocchia nel 1647,[30] la chiesa fu edificata nel 1362 in posizione dominante sulla valle del Soldo.[29] La chiesa fu in seguito oggetto di numerose ristrutturazioni, terminate nel 1736 con la costruzione della sacrestia nuova e la modifica del campanile, aumentato in altezza e dotato di unacuspide sormontata da una sfera rivestita di oro zecchino proveniente daTorino.[29]
Internamente, la controfacciata ospita un affresco deIl trionfo delSantissimo Sacramento (1690), eseguito da Giovan Battista Pozzi prendendo a modello un arazzo chePeter Paul Rubens aveva realizzato sullo stesso tema a Torino presso la corte deiSavoia.[29]
Sulla sinistra, il primo altare ospita unaSindone localmente soprannominata il "Santo Sudario".[29] La seconda cappella destra, a tema funebre, è decorata da 12 teli neri rettangolari dipinti in argento e altri colori, su cui sono rappresentati altrettanti scheletri in abiti mondani.[29] Tale cappella rimanda all'ossario all'ingresso del sagrato, un tempo dotato di ricchi affreschi ma oggi in pessime condizioni.[29]
A Rinaldo Visetti si devono le decorazioni a stucco che, dal Seicento, ornano l'interno della chiesa.[31]
Oratorio dei Santi Innocenti
A Drano è situato l'oratorio attualmente dedicato aiSanti Innocenti[32] ma che un tempo era intitolato asan Simonino, ritratto in gloria in una pala dell'altare maggiore. L'edificio, costruito nel XVIII secolo da un facoltoso imprenditore edile in attività a Torino, conserva inoltre dipinti settecenteschi di un'Annunciazione, unaSacra Famiglia e unaMadonna tra santi, oltre a un ritratto di san Carlo collocato al di sopra dell'entrata.[33]
Chiesetta di San Carlo'
Accanto al cimitero di Loggio si trova la chiesetta di San Carlo, risalente al 1615[34] e costruita in seguito alla canonizzazione dell'arcivescovoCarlo Borromeo.[6][29]
Chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta[36], con facciata e cupola attribuite aPellegrino Tibaldi e, internamente, pala dell'altar maggiore e affreschi delle volte delpresbiterio e deltransetto destro dei fratelli Pozzi.[37]
Unica chiesa di Valsolda a tre navate,[41] la chiesa deve il suo aspetto attuale ad importanti interventi architettonici avvenuti all'inizio dei secoli XVI e XVII[42] sulla base di un precedente edificio religioso a navata singola (l'attuale sinistra), originariamente dedicato ai santi Stefano e Giovanni Battista — raffigurati in due statue Trecenteche della facciata[31] — e in un secondo momento a sanBernardino da Siena, in seguito all'avvenuta canonizzazione del1450.[42] All'interno, la parete nord della navata sinistra ospita un ciclo di affreschi del 1516, raffiguranti unaMadonna del latte con sant'Antonio Abate, unaMadonna incoronata col Bambino tra i santi Caterina e Bernardino e unCristo accolto dal Padre con Madonna col Bambino.[42] Al di sopra degli affreschi, una grandelunetta ospita invece una raffigurazione dellaAssunta tra i santi Miro e Lucio.[42] L'altare maggiore ospita, in un'ancona, la rappresentazione di tremitre che simboleggiano la triplice rinuncia alla carica divescovo da parte di san Bernardino.[42]
Paolo Pagani: Affresco dedicato alla funzione salvifica della Vergine nella chiesa di San Martino
Cappella di San Rocco
Lungo il sentiero che porta verso gli alpeggi si trova la cappella di San Rocco.[41]
Ex-municipio della frazione di Castello, dal 2008 Museo di Casa Pagani,pinacoteca e centro di documentazione dedicato agli artisti valsoldesi. Troviamo qui esposti due importanti dipinti diPaolo Pagani.
Abitazioni al numero 10 e al numero 16 di via Cesare Jamucci[47][48].
Albogasio: villa Salve (a sinistra) e villa delle colonne (a destra)
Chiesa di Sant'Ambrogio,[49] ad Albogasio Superiore. All'interno conserva affreschi sulla vita del santo titolare, realizzati da Giovan Battista Pozzi e Pietro Vignola alla fine del XVII secolo.[50]
Chiesa di San Sebastiano, a Oria,[51] rimaneggiamento di una strutturaromanica. Sul finire del XIX secolo fu restaurata da Carlo Barrera, autore dellapala d'altare avente come soggettoSant'Irene soccorre san Sebastiano. Allo stesso autore si deve ilcenotafio per Annetta Barrera Pezzi, alla quale il figlio Carlo dedicò una poesia scritta in una pergamena inglobata nel monumento funebre.[52]
Chiesa di Santa Maria Annunciata,[53] realizzata su uno sperone roccioso di Albogasio Inferiore a partire dal '500 e successivamente ristrutturata attorno al 1666 su progetto d'Isidoro Affaitati, il quale si ispirò alla chiesa deiFrancescani Riformati da lui stesso progettata aVarsavia.[54] All'interno, conserva opere di Giovan Battista Pozzi.[54]
La chiesa dei Santi Mamete e Agapito si presenta con un massiccio campanileromanico[31][61] (XI secolo), portale barocco e tracce del precedente edificio anch'esso romanico.[62] La chiesa è attestata nellapieve di Porlezza già nel XIII secolo, entro cui è citata dapprima come "capella" (1398), poi come "rettoria", e infine come sede di una parrocchia propria (dal XIV secolo).[63] Oggetto di ristrutturazioni tra i secoli XVII e XIX,[64] dal 1640 ospitò la sedeplebana della costituendapieve di Valsolda.[63] Nel 1841 fu elevata a sedeprepositurale dal cardinaleCarlo Gaetano Gaisruck.[63] All'esterno, il sagrato ospita un ossario con resti di decorazioni, mentre l'ampio fianco con vista lago della chiesa è corredato grandi stemmi degliarcivescovi di Milano.[31][62]
Internamente, la chiesa si presenta con una singola navata, nella quale s'innestano due cappelle per lato. Al termine della navata, le pareti laterali del presbiterio conservano due affreschi sulla vita di san Mamete (la cattura e la morte nella fornace), opere diSalvatore Pozzi.[62] Un altro dipinto su san Mamete si trova alle spalle dell'altare maggiore e raffigura il santo in compagnia della Madonna col Bambino.[62] Per quanto concerne le cappelle a sinistra, la prima è dedicata a san Pietro martire e a san Domenico, mentre la seconda all'angelo custode.[62] Sul lato opposto, la prima ospita un altare alla Madonna, mentre la seconda una tela raffigurante loSposalizio della Vergine.[62]
Oratorio di San Carlo
A San Mamete si trova anche l'oratorio di San Carlo, costruito negli anni 1610-1611[65] in posizione dominante su progetto attribuito a Domenico Pellegrini.[66] All'interno, una pala d'altare raffiguraCarlo Borromeo in meditazione.[66] Anche questo oratorio fu eretto in onore dellacanonizzazione dell'arcivescovo.[6]
Il patrimonio boschivo e la ricchezzafaunistica della Valsolda sono attestati dalla presenza dellaRiserva naturale Valsolda che occupa un territorio di 318 ettari; circa 228 ettari della sua superficie costituiscono unariserva naturale integrale, posta sotto vincoli molto restrittivi finalizzati ad azzerare gli interventiantropici ed a ripristinare gli antichi equilibri naturali. Gli altri 90 ettari costituiscono unariserva naturale orientata; essa ospita sentieri attrezzati ed aree di sosta che consentono ai turisti la effettuazione di escursioni naturalistiche.
Valsolda è stato luogo di ambientazione delle opere diAntonio Fogazzaro (Piccolo mondo antico oltre ad una raccolta di poesie intitolata proprioValsolda). Ad Oria si svolgono, in gran parte, le vicende del romanzoPiccolo Mondo Antico: qui si trovano l'orto di Franco, la darsena di Ombretta, la villa del Niscioree, il cimitero… Altre vicende del romanzo hanno luogo ad Albogasio (con Villa Salve che funge da dimora del Pasotti e dellasciora Barborin), a San Mamete, a Puria, aCastello, fin su al Santuario della Caravina.
LaComunità montana Valli del Lario e del Ceresio ha fatto di questi luoghi un "parco letterario" con cartelli segnaletici che accompagnano il visitatore a riconoscere i diversi luoghi attraverso i passi del romanzo.
Il comune di Valsolda, assieme ai comuni diPorlezza e diTremezzina ed assieme allaComunità montana Valli del Lario e del Ceresio, promuove il "Premio Antonio Fogazzaro" con l'obiettivo di "valorizzare, attraverso un concorso letterario annuale dedicato all'arte del racconto, il patrimonio culturale e naturale delle Valli che, dalle sorgenti delfiume Ticino, passando per le sponde del lago di Lugano, scendono dolcemente fino alle rive occidentali del lago di Como".
Ha vissuto a Valsolda, più precisamente a San Mamete, anche la scrittriceBrunella Gasperini (Noi e loro,Una donna e altri animali), che ha ambientato a San Mamete gran parte dei suoi romanzi.
Di recente, cioè dal 2015, Valsolda è l'ambientazione di romanzi e racconti gialli dello scrittore Emiliano Bezzon, che da anni frequenta i borghi adagiati sulla sponda del lago di Lugano. Il suo ultimo romanzo ambientato qui,Il manoscritto scomparso di Siddharta, è stato ispirato da un acquarello realmente dipinto daHermann Hesse dal sagrato della chiesa di Albogasio Inferiore e visibile nella casa del Nobel letterario a Montagnola. In precedenza aveva pubblicatoBreva di morte, ambientato a Oria, nei pressi della Casa Fogazzaro Roi. Da ultimo, nel 2021, è uscitoLegami di sangue ambientato nelle frazioni di Loggio e San Mamete.
Dio Padre benedicente e due bambini che si scambiano un pane (allegoria dell'eucaristia), Museo "Casa Pagani", Castello Valsolda
La Valsolda (soprattutto nelCinquecento e nelSeicento) diede i natali a numerosi artisti, architetti, pittori e scultori capaci di far valere la loro arte in molte parti d'Italia e d'Europa.
Pellegrino Tibaldi detto il Pellegrini (1527–1596) – che come architetto godette di grandissima stima pressoCarlo Borromeo[71] e come pittore fu chiamato inSpagna daFilippo II per decorare l'Escorial – nacque aPuria, e nel suo borgo, probabilmente, progettò l'ampliamento della chiesa dell'Assunta ispirandosi al progetto dellachiesa di San Fedele che egli aveva realizzato aMilano.
Nella stessa chiesa, e in molte altre presenti nelle varie frazioni di Valsolda, si trovano affreschi di un'importante famiglia di pittori e scultori di quel periodo: i Pozzi (o Pozzo) diPuria, attivi non solo aLugano[72] ed in altri centri delCanton Ticino, ma che troviamo anche aMilano, inPiemonte ed altro ancora.
Va ricordata anche la famiglia dei Paracca, plasticatori e stuccatori che si affermarono in molte città italiane (tra essi quel Giacomo Paracca di Valsolda che realizzò alSacro Monte di Varallo la "strangosciata" Cappella della Strage).
Tra il sorprendente numero di artisti nati in questo piccolo territorio, va menzionata anche un'altra famiglia di pittori: i Pagani. Tra essi ebbe fortuna soprattuttoPaolo Pagani che, dopo molte peregrinazioni in mezza Europa, lasciò nella volta della chiesa di San Martino a Castello quella che è forse la sua opera più geniale. Un museo dedicato all'autore si trova nell'omonima casa situata a Castello.
Un altro personaggio che si conquistò fama lontano dalla sua terra, inPolonia, ma che ad essa rimane legato èIsidoro Affaitati, di Albogasio che fu architetto del reGiovanni II di Polonia; nel suo paese natale volle costruirsi (1666) una palazzina (oggi Villa Salve) che riproduce, in scala ridotta, il progetto con il quale aveva realizzato la Villa Regia aVarsavia. Nello stesso anno progettò anche la chiesa di Santa Maria Annunziata ad Albogasio, avendo in mente come modello la chiesa deiFrancescani riformati di Varsavia.
Secondo lostatuto comunale, il territorio comunale comprende le frazioni diAlbogasio Inferiore, Albogasio Superiore,Castello, Cressogno,Dasio, Drano, Loggio, Oria,Puria, San Mamete e Santa Margherita (situata sulla sponda opposta del Lago di Lugano). Sede comunale è San Mamete[73]. Secondo l'ISTAT, il territorio comunale comprende icentri abitati di Albogasio-Oria,Castello,Dasio,Puria e San Mamete, e ilnucleo abitato di Santa Margherita[74].
Molte frazioni hanno mantenuto le tipiche caratteristiche dei borghimedievali, con le abitazioni poste lungo strette viuzze gradinate, modeste case in pietra addossate tra loro, sostituite solo in parte da alcuni edifici signorili edificati nei secoli di maggior benessere della zona, ilXVII ed ilXVIII secolo.Castello è il borgo che più ha mantenuto l'aspetto medievale: esso è arroccato su uno sperone di roccia, un tempo dominato da un castello (demolito nelXVI secolo) e racchiuso da mura difortificazione; si possono ancora riconoscere i resti delle antiche porte.
^Per ildialetto comasco, si utilizza l'ortografia ticinese, introdotta a partire dal 1969 dall'associazione culturaleFamiglia Comasca nei vocabolari, nei documenti e nella produzione letteraria.
Romano Amerio,Introduzione alla Valsolda, Fondazione Ticino Nostro, Lugano 1970.
Luigi Mario Belloni, Renato Besana e Oleg Zastrow,Castelli basiliche e ville - Tesori architettonici lariani nel tempo, a cura di Alberto Longatti, Como - Lecco, La Provincia S.p.A. Editoriale, 1991.
Annalisa Borghese,Valsolda, inIl territorio lariano e i suoi comuni, Milano, Editoriale del Drago, 1992, p. 438.
Touring Club Italiano (a cura di),Guida d'Italia - Lombardia (esclusa Milano), Milano, Touring Editore, 1999,ISBN88-365-1325-5.
Andrea Spiriti, Giorgio Mollisi,I Pozzi di Valsolda e gli Avogadro di Tradate. Una collaborazione tra Ticino e Lombardia (con una prima catalogazione delle opere), in Arte&Storia, anno 8, numero 43, aprile-giugno 2009, Edizioni Ticino Management S.A., Lugano 2009, 87-90.