Il territorio comunale sorge a 200 metri sopra il livello del mare e presenta una superficie di 30,7 chilometri quadrati per una densità abitativa di circa 140 abitanti per chilometro quadrato. Dista circa 8 km daSassari e 25 km daAlghero.
Le testimonianze più antiche di insediamenti umani riferibili al territorio comunale di Usini risalgono alneolitico recente e sono ascrivibili a quel variegato e complesso insieme di manifestazioni culturali comunemente denominatocultura di Ozieri (3.800 - 2.900 a.C.).
La domus III di S'Elighe Entosu detta "delle sette stanze"Domus V di S'elighe Entosu
La nascita e la sopravvivenza delle popolazioni prenuragiche fu agevolata dalle favorevoli condizioni geografiche, dall'esistenza di terreni fertili adatti alla coltivazione e dalla ricca presenza di acque sorgive e fluviali. Gli insediamenti umani protostorici nel territorio sono ampiamente documentati dalla intensa distribuzione didomus de janas, alcune delle quali, come la domus V dellanecropoli di S'Elighe Entosu, riproducono scolpiti nella roccia viva i particolari architettonici delle capanne prenuragiche. Altredomus risalgono invece a periodi relativamente più recenti, essendo ipogei caratterizzati dalla presenza sul prospetto di una stele centinata che richiama quella delletombe dei giganti e che furono costruiti agli albori dellaciviltà nuragica; è il caso delledomus a prospetto architettonico di Chercos, diS'Iscia 'e Sas Piras, di Tomestighes e di Sos Baddulesos.
Nonostante la rilevata scarsità di monumentimegalitici (tre inuraghi censiti), il territorio di Usini continuò ad essere intensamente frequentato in età nuragica. Costituiscono una cospicua testimonianza della presenza umana durante l'età del bronzo le numerose le tombe con prospetto architettonico, talvolta distribuite in piccole necropoli (Molineddu) o a carattere sparso. Di eccezionale importanza è la recente scoperta di una serie di conci isodomi in località S'Iscia 'e Su Puttu, i quali indicano la chiara presenza di una costruzione sacra a carattere templare. Tali conci rientrano nella tipicità costruttiva dei pozzi o fonti sacre. I blocchi hanno forma a "T", perfettamente levigati e dotati di incavi, quadrangolari e ornati lungo il perimetro da cornici in rilievo, altresì numerosi sono i conci dotati di bozze in rilievo.
Il territorio conobbe col tempo altre vicissitudini. Si tratta di alcuni stanziamenti del periodo di dominazionepunica e di numerosi insediamenti di età romana repubblicana e imperiale. Tracce evidenti di abitati sorti in età punica e romana sono desumibili dai materiali archeologici rinvenuti sul territorio e che risultano ampiamente documentati in località Su Acchile e sa Cheia, Pianu 'e Rughes, Su Runatolu, Santa Caterina, Sas Giorras, Ruinas ecc. Laromanizzazione del territorio risulta attestata anche dall'esistenza di “diverticula”, ossia le diramazioni stradali che nella viabilità dell'antica Roma costituivano deviazioni dell'arteria principale della Sardegna, la Caralibus – Turrem, lastrada romana che partendo da Turris Lybissonis (l'attualePorto Torres) attraversava longitudinalmente la Sardegna conducendo aCarales (oggiCagliari), passando, tra gli altri, anche per i territori abitati dalla popolazione deiCoracenses. Questi ultimi, citati daTolomeo, furono forse gli antichi popoli della città diCorax o di quei territori che, più tardi in età giudicale, furono accorpati in quella vasta divisione amministrativa denominataCuratoria di Coros. Un'evidente testimonianza dell'antica esistenza di una strada romana nel territorio di Usini è senz'altro costituita dalla edificazione di un ponte romano a due archi (oggi completamente distrutto, ma i cui ruderi erano ancora visibili appena due decenni fa) in regione San Giorgio, nei pressi della confluenza tra ilriu Mannu e ilrio Mascari.
Chiesa di Santa Maria de S'Ena Frisca, oggi di Santa Croce
Anche il sito nel quale nacque e si sviluppò il primordiale villaggio di Usini è di origine antichissima; lo dimostrano il materiale litico (punte di freccia e raschiatoi di ossidiana e selce) e i manufatti ceramici di età romana e medioevale rinvenuti nell'area che costituisce indubbiamente la parte più antica dell'abitato: il rione di Corrau. Si tratta di una serie di reperti riferibili ad un arco temporale di alcuni millenni, grazie ai quali è possibile documentare, nell'area dell'attuale centro abitato, la sussistenza di insediamenti abitativi dalla preistoria ai giorni nostri, senza soluzione di continuità.
Nel periodo delGiudicato di Torres il villaggio di Usini o Usune, come è citato nelle carte dei condaghi, fu annesso allacuratoria di Coros, al pari di altri villaggi quali Tissi, Ossi, Uri, Iteri, Torricla, Banios, Save, Paulis, Magar, Noale, ecc. La Usini dell'età giudicale fu un ristretto agglomerato di abitazioni coincidente con gli attuali rioni denominati Corrau e Usineddu e racchiuso intorno alle chiesette di San Giovanni Battista e di San Pietro. Solo più tardi, a partire dalla seconda metà del XVIII secolo, in età riformista, cominciarono a formarsi i nuovi quartieri di Sa Maja, Quirigu Murru e Chessa de Canes, con al centro Casteddu, l'odierna piazza Castello, posta al crocevia tra le antiche “carrela manna” e “carrela de sa funtana”, il cui toponimo richiama il ricordo di antiche vestigia, forse riconducibili a strutture Altomedievali di cui, purtroppo, non rimane alcuna traccia.
Usini, via Roma
Quando avvenne lo spopolamento e il progressivo abbandono dei villaggi confinanti, Usini riuscì comunque a sopravvivere, resistendo alle micidiali epidemie di peste che falcidiarono i sardi delmedioevo. Tutto ciò grazie alla proverbiale caparbietà dei suoi abitanti e alla loro incrollabile fede religiosa, che li condusse, tra il XII e il XIII secolo, sotto la spinta deimonaci benedettini inviati in Sardegna su richiesta deiGiudici di Torres, alla edificazione delle chiese di San Giovanni Battista, di Santa Maria de S'Ena Frisca (oggi di Santa Croce) e di San Pietro. Quest'ultima fu sede parrocchiale nel cinquecento e successivamente finì per cadere in rovina; già nel settecento il complesso religioso fu sede degli oratori di Santa Croce e dellaMadonna del Rosario e ospitò le rispettive confraternite; nei primi decenni dell'Ottocento l'intera struttura, ormai fatiscente, venne demolita per lasciare spazio alla costruzione della attuale chiesa parrocchiale, dedicata allaNatività di Maria Vergine e terminata nel 1825.
Usini, via Volta, stemma del barone di Usini Giacomo Manca, XVI secolo
Quelli del Medioevo furono anni terribili, segnati da miserie e povertà assolute. Altissimo fu il tasso di mortalità tra le popolazioni del Logudoro. In tutto questo tempo e in particolare nei secoli di dominazione spagnola, anche Usini conobbe la sottomissione del giogo feudale, esercitata, a partire dalXIV secolo, dalle potenti famiglie dei Centelles, baroni diOsilo e dei Cano-Cedrelles, baroni di Usini.Con l'ordinamento feudale le vecchie curatorie giudicali cessarono di esistere e i villaggi che ne avevano fatto parte vennero assegnati ai feudatari stranieri che si erano maggiormente distinti durante le guerre di conquista del regno. Dopo essere stato un possedimento di alcuni esponenti della famiglia genovese deiMalaspina, il villaggio di Usini venne concesso in feudo dalre di Aragona al nobile valenzano Gilalberto Centelles, altrimenti chiamato Bernardo di Rivosecco, con il titolo di barone di Osilo. La baronia diOsilo comprendeva a quel tempo, oltre al castello e al borgo osilese, anche i villaggi di Usini. Ittiri, Ossi, Tissi, Muros e Uri.
Vicolo del Campanile
Nel 1447, in seguito allo scomposizione del feudo di Osilo, il sassarese Angelo Cano divenne il primo barone di Usini e i suoi discendenti, appartenenti alle nobili famiglie Fabra e Cedrelles, si contesero a fasi alterne il dominio sui possedimenti feudali. La giurisdizione della baronia di Usini comprendeva i villaggi e i territori di Usini, Ittiri, Uri, Ossi, Tissi e Muros. Nel 1544 il barone Galzerando Cedrelles cedette la baronia di Usini (con annessi i villaggi di Usini e Tissi) a Giacomo Manca e da allora, per un lunghissimo periodo compreso tra il 1544 e il 1839, furono i suoi discendenti ad assumere l'amministrazione del villaggio. Nel 1528 il villaggio di Tissi rimase spopolato a causa della peste che aveva sterminato l'intera popolazione. Nel 1599 e nel 1600 il barone di Usini Giacomo Manca III si adoperò per ripopolare il villaggio, facendo costruire dieci case presso la chiesa di Sant'Anastasia e poi altre venticinque che furono assegnate alle famiglie povere di Ossi che lì si stabilirono.A partire dal 1643, la baronia di Usini venne trasformata in contea e assunse la denominazione di “contea di San Giorgio”, dal nome della chiesa campestre diSan Giorgio di Oleastreto (oleastretum = piccolo olivastro), edificata verosimilmente nei primi anni del XII secolo a circa 8 km, in direzione NO, dal centro abitato di Usini, che fu per lunghi secoli di proprietà delle monache pisane di San Leonardo di Stagno e dove, ogni primo di maggio, si teneva la festa del “Santo Guerriero” a cura del feudatario, con la partecipazione delle cavallerie e dei fedeli che popolavano i villaggi di Usini e di Tissi.
Ma non sempre i feudatari governarono con saggezza ed equità. Verso la fine del XVIII secolo, i pesanti tributi feudali imposti dal duca dell'Asinara e conte diSan Giorgio, Antonio Manca Amat, non tardarono ad animare i propositi rivoluzionari nelle popolazioni logudoresi. Lo spirito ribelle degli usinesi si animò fieramente quando, nel marzo del 1796, venne sottoscritto il grande patto antifeudale, insieme ad altri 32 villaggi del Logudoro. Fu in quel tormentato periodo della storia della Sardegna che i contadini di Usini, stanchi dei soprusi e delle vessazioni del feudatario, si rifiutarono di pagare i balzelli feudali; durante la rivolta angioiana parteciparono all'assalto di Sassari il 28 dicembre 1795, guidati da Francesco Cilocco e da Gioachino Mundula, occupando l'abitazione del duca dell'Asinara (ilpalazzo Manca di Usini nell'attuale Piazza Tola a Sassari); infine, seguirono fino al ponte di Tramatza l'alternosGiommaria Angioy nella sua sfortunata marcia verso Cagliari, capitale del potere statuale e politico della Sardegna di fine Settecento. Verso la fine del XVIII secolo, Usini conobbe sanguinosi episodi di conflittualità interni, culminati nella tragica vicenda che ebbe come protagonista il "bandito"Francesco "Cicciu" Derosas. In età sabauda assistette alla nascita della proprietà terriera, prima con l'”editto delle chiudende” e poi, in seguito all'abolizione del feudalesimo, con l'assegnazione delle terre demaniali. Nella seconda metà dell'Ottocento, avutosi il riscatto delle aree feudali, il territorio di Usini venne frazionato in lotti da due ettari ciascuno, che vennero assegnati ai privati mediante atto di estrazione a sorte. Venne così soppressa la forma di gestione comunitaria della terra che da secoli aveva caratterizzato l'economia agraria dell'isola.
Usini è sempre in costante crescita in quanto molte famiglie provenienti da Sassari (ma anche da altri paesi) si trasferiscono preferendo vivere in un paese tranquillo e a pochissimi chilometri dalla città.Abitanti censiti[7]
Un ordinato sistema viario consente di osservare nel suo centro storico costruzioni civili di architettura essenziale che rivelano le origini contadine dei suoi abitanti. Il paesaggio circostante presenta oliveti, carciofaie e rigogliosi vigneti, il cui prodotto è da sempre motivo di orgoglio per i viticoltori usinesi.Nonostante la vicinanza alla città di Sassari, Usini è riuscita a conservare i suoi tratti distintivi; i suoi abitanti sono proficuamente impegnati nella valorizzazione delle tradizioni, delle pratiche e dei saperi locali. Gli attivissimi e vivaci gruppi folkloristici locali, oltre ad essere la testimonianza suggestiva dello splendore del vestiario popolare, sono allo stesso tempo la rappresentazione della specificità della musica, dei canti e delle danze tradizionali. Soprattutto negli ultimi anni, le amministrazioni comunali, la Pro Loco e le varie associazioni culturali hanno intrapreso, attraverso la realizzazione di manifestazioni popolari, un costante processo di rivalutazione delle tradizioni, delle produzioni enogastronomiche locali e di salvaguardia della loro specificità; tra questi eventi si ricordano: il "Concorso Enologico" a maggio, la sagra "Andarinos de Usini" e il "Festival Internazionale del Folklore" ad agosto, la degustazione itinerante "Ajò a Ippuntare" a dicembre. Significativi in questo senso sono stati anche i recenti progetti di acquisizione di strutture abitative ottocentesche, quali la “Casa Derosas” in via Roma e la “Casa Diaz” in Piazza Castello, il cui completo recupero è finalizzato all'allestimento di esposizioni etnografiche permanenti e alla creazione di un museo della civiltà contadina.L'obiettivo è quello di esercitare una legittima tutela della propria identità, resistendo al dilagante processo di omologazione mediatica e ai fenomeni di deculturazione prodotti dall'evoluzione delle dinamiche sociali.
La principale squadra di calcio della città è l'U.S.D. Usinese 1961 che milita nel girone Bsardo diPromozione. I colori sociali sono il rosso e il blu. È nata nel1961.
^Lo stemma dei Manca eradi rosso, al sinistrocherio, armato d'argento, movente dal fiancodestro, tenente una spada al naturale, in palo. Motto:Labor omnia vincit.
Gianpiero Sanna,Usini, ricostruzione storico-descrittiva di un villaggio del Logudoro, dalla preistoria ai primi del Novecento, storia del bandito Cicciu Derosas, Ozieri, Tipografia Il Torchietto, 1992
Fois Antonella, La domus dei triangoli scolpiti di Sos Baddulesos (Usini-SS), in Usini. Ricostruire il passato: una ricerca internazionale a S'Elighe Entosu, a cura di Maria Grazia Melis, Carlo Delfino, Sassari 2010.
Fois Antonella, La domus istoriata di Sos Baddulesos (Usini, SS), in Preistoria alpina: rendiconti della Società di cultura preistorica tridentina.
Melis M. G., a cura di,Usini. Ricostruire il passato. Una ricerca internazionale a S'Elighe Entosu, Sassari, Carlo Delfino editore,ISBN 978-88-7138-585-3.
Melis M. G., D'Anna A., Cappai R., Guendon J. L., Manca L., Piras S., Soula F. 2011, Una ricerca internazionale e interdisciplinare nel territorio di Usini (Sassari): la necropoli a domus de janas di S'Elighe Entosu,Rivista di Scienze Preistoriche (ISSN 0035-6514), LXI, pp. 59–94.
Salvatore Merella, Una riconsiderazione sul ripostiglio di S'Adde 'e S'Ulumu-Usini (SS),inTraces in Time e Journal, II, 2012, inhttp://www.archaeologicaltraces.org/
Salvatore Merella, Indizi sull'esistenza di un luogo sacro nella Valle del Rio Mannu di Porto Torres: S'Iscia 'e Su Puttu-Usini (SS), inRivista di Studi Fenici, 41, 1-2, 2013, Roma 2014.