Fu uno dei centri più importanti delRinascimento italiano, di cui conserva appieno l'eredità architettonica. Dal 1998 il suo centro storico èpatrimonio dell'umanitàUNESCO. Data la sua importanza artistica, la città è ricordata nella serie di sculture delVittoriano, dedicate alle quattordici città nobili dell'Italia unita.[9]
«Urbin.....sur le haut d'une montaigne de moïene hautur, mais se couchant de toutes parts selon les pantes du lieu, de façon qu'elle n'a rien d'esgal, e partout il y a à monter e à descendre.»
(italiano) «Urbino.....in cima a un monte di media altezza, ma adagiantesi da ciascun lato secondo ogni piega del pendio, di modo che non ha nulla su un medesimo piano e dovunque si deve salire e scendere.»
L'intero territorio comunale di Urbino si sviluppa in un'area classificata a rischio sismico medio-alto. Nel database dei terremoti elaborato dall'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, sono segnalati ben 65 eventi sismici che hanno interessato il comune di Urbino tra il 26 marzo 1511 e il 26 marzo 1998. Tra essi, le scosse più forti sono state quella dell'VIII grado dellaScala Mercalli del 24 aprile 1741 che ebbe l'epicentro nelfabrianese (dove raggiunse i 6,08 dellaScala Richter e il IX grado della Mercalli), quella del VII grado della Scala Mercalli del 23 giugno 1781 che ebbe l'epicentro nelcagliese (dove raggiunse i 6,23 della Scala Richter e il IX-X grado della Mercalli), quella del VII grado della Scala Mercalli del 21 settembre 1897 che ebbe l'epicentro in mare nell'Adriatico centrale e quella del VI-VII grado della Scala Mercalli del 12 marzo 1873 che ebbe l'epicentro nelle Marche meridionali (dove raggiunse i 5,88 della Scala Richter e l'VIII grado della Mercalli); sono state inoltre registrate nello stesso periodo analizzato ben nove diverse scosse telluriche che a Urbino hanno raggiunto il VI grado della Scala Mercalli.[10]
Il nome Urbino (Urvinum Metaurense oMataurense in latino) è d'incerta origine: secondo alcuni[11][12]Urvinum (oUrbinum) deriverebbe dal sostantivoUrvum (oUrbum), che designava il manico dell'aratro, alla cui forma assomigliava la collina del Poggio (sulla quale vi era il primitivo nucleo della città)[13]; mentre il termineMetaurense deriva ovviamente dal fiumeMetaurus (oMataurus), per distinguerla da un'altra città omonima nellamedesima regione augustea,Urvinum Hortense, il cui nome pare che derivasse anch'esso dalla conformazione del terreno su cui era stata eretta quest'ultima città. Secondo un'ipotesi alternativa il toponimo Urbino deriverebbe invece dal latinourbs-urbis ('città') e farebbe riferimento alla sua natura di città doppia (urbs bina), perché sviluppatasi su due colli. Un'altra ipotesi sostiene che il nome abbia un'origine preindoeuropea.[14]
Nel90 a.C. lalex Julia concesse la cittadinanza romana agliUmbri, uno tra i pochipopoli alleati a non aver aderito allaLega italica; fu in quel periodo che, per consentire ai nuovi cittadini di poter beneficiare dei diritti acquisiti, i principali centri umbri al di qua degli Appennini vennero trasformati inmunicipia:Urvinum Metaurense venne aggregato alla cittadinanza con l'iscrizione allatribù Stellatina[15]. Pur citata da diversi autori latini, la città non è stata protagonista di alcun episodio storico importante nell'età antica (se si esclude l'esecuzione diFabio Valente nel69 d.C., che contribuì a indebolire ulteriormente ilfronte vitelliano). Il primo avvenimento storicamente rilevante risale a dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente, quando, durante laguerra gotica delVI secolo, venne conquistata dalle truppe imperiali comandate daBelisario nell'inverno del538, costringendo alla resa la guarnigione ostrogota guidata da un certo Moras. Nel542 la città fu però riconquistata dai Goti, che con il reTotila erano passati alla riscossa, salvo poi tornare in mani imperiali con la definitiva sconfitta gota.
In età bizantina (dalVI all'VIII secolo) fece parte dellaPentapoli annonaria (o montana), suddivisione dell'Esarcato d'Italia. Dovette diventare sede vescovile molto presto, ma il primo vescovo di cui conosciamo il nome (Leonzio) visse all'epoca di Gregorio Magno. Fu brevemente occupata dal re longobardoLiutprando e poi nuovamente daAstolfo; il re dei FranchiPipino il Breve incluse Urbino fra i territori sottratti ai Longobardi da lui ceduti nel754 alPatrimonio ecclesiastico (Promissio Carisiaca). Comunque, il dominio pontificio fu per diversi secoli puramente formale e non effettivo, e per di più fu contrastato dall'Impero, anch'esso rivendicante (e detenente) il controllo della zona (malgrado gli imperatori avessero più volte riconfermato - nel781,817,962 - la donazione dell'area alla Chiesa). Nel corso delXII secolo le tradizioni indipendenti e autonome dell'antico municipio si espressero nell'istituzione della forma di governo comunale, come avvenuto nel resto dell'Italia centro-settentrionale. Secondo alcune fonti, nel1155 ilBarbarossa concesse brevemente Urbino in vicariato imperiale al conte Antonio di Montefeltro; tuttavia, gli storici attuali ritengono che tale Antonio non sia mai esistito e che la sua figura sia stata inventata nelXIV secolo (durante il governo di Antonio da Montefeltro) per dare un fondatore alla casata e giustificare il dominio feretrano su Urbino (proiettandolo quasi un secolo prima del suo effettivo inizio).[16][17]
Nel 1202 il comune cadde sotto l'influenza di Rimini, che perseguiva una politica di espansione e di egemonia nella zona; prova di questa dipendenza è che Urbino mandò milizie in aiuto dei Riminesi nella loro guerra contro Cesena (1216). Nel 1226 (ma secondo alcune fonti già nel 1213[17]) l'imperatoreFederico II concesse Urbino in vicariato ai conti di Montefeltro (Buonconte e Taddeo) ma, vista l'ostilità degli Urbinati, tale ingiunzione imperiale rimase momentaneamente lettera morta. Per sbloccare la situazione, i due feretrani si sottomisero, coi loro feudi, al comune di Rimini, ottenendone la cittadinanza (1228); con ciò speravano di ottenere l'appoggio riminese nelle loro pretese su Urbino. Quest'ultima, già sottomessa all'egemonia di Rimini, doveva contemporaneamente affrontare (oltre ai conti di Montefeltro) anche l'espansionetifernate nella Valmetauro, che gradualmente stava annettendo parti del contado urbinate. L'impotenza e la scarsa importanza di Urbino in quest'epoca è provata dal fatto che Rimini e Città di Castello siglarono un accordo con cui si spartivano il contado urbinate in aree di egemonia. Nel 1234 i Riminesi e i Montefeltro riuscirono a ottenere l'appoggio del rettore imperiale di Romagna, Carnevalario di Pavia, costringendo Urbino ad accettare finalmente la signoria feltresca. Salvo alcune interruzioni (nel 1285-1294, 1322-1324, 1368-1375 e 1502-1503) tale signoria sarebbe durata fino all'estinzione della dinastia (nel 1508).
Nei secoli XIII e XIV i Montefeltro continuarono a mostrarsi fedeli alleati della parte imperiale. Il conteGuido fu capo dei ghibellini di Romagna (e in questo periodo comincia la secolare lotta coi Malatesta), diede a due dei suoi figli nomi in omaggio agli imperatoriHohenstaufen (Federico e Corrado), fu vicario regio nella Marca per conto di reManfredi (anche se si ritirò a Urbino al momento della discesa angioina in Italia), sostenne la spedizione in Italia diCorradino (di cui fu vicario a Roma) e poi quella aragonese in Sicilia contro Carlo I d'Angiò (in quest'occasionesconfisse gli angioini a Forlì, nel 1282). Per tale motivo fallì il tentativo di pacificazione della Romagna voluto daNiccolò III e il nuovo papaMartino IV si decise a farla finita col conte di Montefeltro: Guido dovette affrontare le milizie papali e guelfe, che assediarono Urbino nel 1284. La città si arrese e Guido perse perciò il controllo di Urbino nel 1285 (la città per punizione fu privata del suo contado), venendo esiliato. Nel 1289 il conte Corrado di Pietrarubbia (capo di un ramo guelfo della famiglia feltresca, rivale di quello principale ghibellino), deluso per il fatto che dopo la cacciata di Guido non fosse stato nominato signore della città, cambiò schieramento e occupò per breve tempo Urbino, prima di essere rapidamente sconfitto dal rettore pontificio della Marca. Nel 1294 Guido riuscì a riottenere la signoria sulla città, sfruttando una ribellione scoppiata quattro anni prima contro il rappresentante papale e sventando un successivo assalto malatestiano; l'anno successivo ebbe dal nuovo ponteficeBonifacio VIII il riconoscimento del fatto compiuto, istituendo in città una sorta di codominio tra il potere papale e quello comitale.
Malgrado questa riconciliazione con la Santa Sede, la politica ghibellina fu ben presto ripresa dal figlio di Guido,Federico (uno dei principali capi della lega ghibellina degliAmici della Marca), tanto che papaGiovanni XXII bandì una crociata contro di lui; nel 1322 gli Urbinati (esasperati dalle distruzioni e dalle difficoltà causate dalla politica del loro signore) si ribellarono e uccisero il conte. L'anno seguenteNolfo, figlio di Federico, riprese però la lotta e nel 1324 riuscì a recuperare il controllo della città con un colpo di mano e a sconfiggere sanguinosamente le truppe guelfe malatestiane. Nel 1334 Nolfo fece espellere da Urbino Speranza da Montefeltro, accordatosi segretamente coi Malatesta per divenire signore della città e passare dalla loro parte; sei anni dopo fallì un tentativo malatestiano di porre Speranza a Urbino come signore.
Nel 1355 i fratelli Nolfo ed Enrico (dopo aver assistito alla sconfitta inflitta alla ben più potente signoria malatestiana dal cardinal legatoEgidio Albornoz) fecero atto di sottomissione a quest'ultimo, a Gubbio. Ricevettero in cambio la conferma della signoria feltresca su Urbino e Cagli (non in forma di vicariato, ma di "custodia", il che dava al legato pontificio un ampio potere nell'amministrazione cittadina, tra cui il diritto di nominare il podestà), ma dovettero rinunciare al castello diSan Marino (di cui il legato riconobbe l'autonomia comunale dai conti di Montefeltro) troppo importante strategicamente. Impossibilitati a condurre una politica autonoma come all'inizio del secolo per via della presenza di un solido potere, i Montefeltro si mantennero fedeli al legato, conducendo anche, per conto di questo, alcune campagne contro dei riottosi signorotti dell'entroterra alto-marchigiano. Ma appena qualche anno dopo, ormai morto Albornoz, il nuovo legatoAnglico de Grimoard soppresse lacustodia civitatis feltresca, tramite il podestà da lui nominato, Enrico da Sessa. A nulla servirono le lamentele dei Montefeltro, che col conte Paolo si erano mantenuti sempre fedeli e che ora si vedevano sottrarre il potere. Scoppiata una nuova rivolta nell'Italia centrale (Urbano V aveva nel frattempo posto nuovamente la sede pontificia a Roma), alcuni nipoti di Nolfo (tra cui Antonio) tentarono di recuperare Urbino nel 1369, senza successo. Riuscirono in ogni modo a ottenere il perdono del nuovo papaGregorio XI.
L'opera albornoziana (che era consistita nella restaurazione del dominio pontificio nell'Italia centrale e nelle Romagne in vista di un ritorno della sede papale a Roma) andò in gran parte distrutta negli anni seguenti, quando molti signori spodestati rientrarono in possesso dei loro vecchi domini. Le ribellioni e i disordini nei territori pontifici furono causate dall'esoso malgoverno ecclesiastico e favorite dai Fiorentini e da Bernabò Visconti, timorosi di un potere troppo forte del papa in Italia che avrebbe sconvolto gli equilibri (guerra degli Otto Santi).[17]
Il 24 dicembre 1375 il conteAntonio da Montefeltro (nipote di Nolfo) con le armi della lega fiorentino-viscontea rientrò in Urbino (da cui era fuggito il vicario Filippo Corsini), venendone acclamato signore. Qualche tempo dopo occupò anche Cagli, venendo anche qui acclamato signore. Nell'alleanza del febbraio 1376 le città di Urbino e diCagli partecipavano al patto col signore su piede di uguaglianza come compartecipi agli impegni e agli oneri stipulati da lui, mentre egli agiva a nome delle terre che gli ubbidivano qualedominus e capo delle milizie. Il conte Antonio inflisse una serie di sconfitte a Galeotto Malatesta, alleato del papa, riuscendo, nel 1379, a ottenere il riconoscimento da parte diUrbano VI della sua signoria su Urbino e Cagli, in forma nuovamente di vicariato e perciò con una sostanziale indipendenza. Negli anni successivi aggiunse al suo dominio anche Gubbio (1384) e Cantiano (1393), sempre a prezzo di scontri con i Malatesta e anche con laRepubblica fiorentina, ma potendo contare sul sostegno di Gian Galeazzo Visconti, poi duca di Milano. Con il governo di Antonio può ormai dirsi pienamente nato lo Stato di Urbino, attore importante nello scenario italiano del secolo successivo.[18]
Alla morte di Antonio nel 1404, il figlioGuidantonio (ormai da diversi anni reggente in vece del padre, residente stabilmente alla corte viscontea) gli subentrò nello Stato urbinate (Bonifacio IX gli confermò il vicariato) e nel consiglio di reggenza milanese. Essendo crollato momentaneamente il potere visconteo (dopo la morte di Gian Galeazzo nel 1402), Guidantonio si alleò con l'emergente re di NapoliLadislao d'Angiò-Durazzo, da cui fu fatto connestabile; poi, caduto anche Ladislao (ed egli aveva contribuito alla sua caduta, passando alloschieramento pisano avverso), instaurò buoni rapporti con papaMartino V, di cui sposò la nipoteCaterina Colonna. Dal papa colonnese Guidantonio fu fatto duca di Spoleto e ottenne il vicariato suCasteldurante e la concessione dellarosa d'oro (onorificenza solitamente concessa solo ai re). Nel 1434 Urbino fu visitata daSigismondo,imperatore dei Romani, re d'Ungheria e di Boemia, che creò cavalieri Guidantonio e suo figlio.[19]
Guidantonio ebbe due figli maschi: uno naturale (Federico) e uno legittimo (Oddantonio); fu quest'ultimo che succedette al padre dopo la sua morte nel 1443. Nello stesso annopapa Eugenio IV gli concesse il titolo diduca d'Urbino, mentre Federico otteneva il riconoscimento pontificio della contea dei Brancaleoni (da lui ottenuta tramite il suo matrimonio con l'ultima erede di tale casata,Gentile). Entrambi i feltreschi in questo periodo sostenevano (continuando l'atteggiamento del padre Guidantonio negli ultimi anni) la politica di Eugenio IV, rivolta controFrancesco Sforza (che dieci anni prima era riuscito ad impadronirsi delle Marche, strappandole al papa) alleato dei Veneziani, dei Fiorentini e diSigismondo Pandolfo Malatesta, mentre il duca di MilanoFilippo Maria Visconti, il re di NapoliAlfonso V e il papa costituivano la coalizione antisforzesca. Mentre Federico si trovava aPesaro (governata da un ramo cadetto dei Malatesta nemico di quello riminese) per difenderla da Sigismondo Pandolfo, a Urbino il giovanissimo fratellastro Oddantonio cadeva vittima di una congiura (21 luglio 1444) causata dal suo malgoverno e dalle sue stranezze. Non è chiaro se Federico fosse a conoscenza di tale congiura, ma in ogni caso ne ricavò un grande beneficio immediato, visto che gli Urbinati lo proclamarono nuovo signore (dopo avergli fatto firmare alcune clausole, le quali tra l'altro prevedevano l'impunità per i congiurati).[20]
Giunto al potere (senza il titolo ducale) Federico operò una decisiva svolta nella politica feltresca: approfittando del fatto che tra lo Sforza e Sigismondo Pandolfo i rapporti fossero tesi, abbandonò la coalizione antisforzesca per passare dalla parte dello Sforza (e il Malatesta di conseguenza passò all'altro schieramento). Grazie a questa svolta Federico riuscì subito (1445) a ottenere un importante guadagno territoriale per lo Stato urbinate, la città di Fossombrone (ceduta dal Malatesta di Pesaro). In questo periodo Urbino fu sicuro rifugio di Francesco Sforza, mentre i suoi domini marchigiani erano invasi dalle milizie nemiche. Nel marzo 1446 fu sventata una congiura contro Federico (i saccheggi posti in atto dalle milizie antisforzesche avevano infatti esasperato la popolazione).
Gli anni successivi videro nuovi intricati avvenimenti e ribaltamenti delle alleanze nella politica italiana (con lo Sforza che riuscì a ottenere il Ducato di Milano), ma in ogni caso Federico (militante sempre dalla parte sforzesca e per i Fiorentini) riuscì a ottenere dal nuovo papaNiccolò V (più incline alla pace d'Italia rispetto al predecessore) il riconoscimento del suo dominio come vicario pontificio (1447). Con lapace generale di Lodi nel 1454 Federico aveva notevolmente rafforzato la sua posizione e la sua reputazione nello scenario italiano, cui faceva da contraltare l'isolamento diplomatico in cui si era ritrovato l'avversario Sigismondo Pandolfo, inimicatosi il re di Napoli.[20]
Fu proprio a quest'ultimo che Federico si rivolse per tentare di distruggere per sempre la potenza dell'odiato nemico. Fu stipulata un'alleanza e nel 1457-1459 le milizie urbinati e napoletane attaccarono con successo il dominio malatestiano; malgrado la guerra sembrasse sul punto di concludersi con la vittoria dei feltresco-aragonesi il nuovopapa Pio II si intromise come mediatore, riuscendo a imporre una tregua stipulata a Mantova. Ma Sigismondo Pandolfo mandò a monte anche questo tentativo di pacificazione, intervenendo a fianco diGiovanni d'Angiò nella sua spedizione in Italia contro il reFerrante d'Aragona. In tal modo si inimicò definitivamente tutti gli Stati italiani (favorevoli a Ferrante) e il papa nel 1460 lo scomunicò e lo dichiarò decaduto da tutti i suoi domini (che erano pur sempre sotto la formale autorità della Chiesa). Tale guerra di successione napoletana si concluse, per ciò che concerne Urbino, con la vittoria di Federico (vincitore nellabattaglia della Marotta e nell'assedio di Fano), l'ulteriore ampliamento del suo Stato (che inglobò la Valle delCesano e altri territori di confine) e la riduzione del dominio malatestiano alla sola Rimini (1463). Si concludeva così la lotta, durata due secoli, tra lo Stato di Urbino a guida feretrana e la casa malatestiana.[20]
Nel 1474 Federico ottenne dapapa Sisto IV il titolo ducale (già concesso un trentennio prima al fratellastro Oddantonio) e continuò a rimanere un attore importante delle vicende italiane: infatti Urbino intervenne stabilmente in tutti i conflitti della Penisola dal 1463 in poi (labattaglia della Molinella, la battaglia di Mulazzano, la ribellione di Volterra, laguerra seguita alla Congiura dei Pazzi e quelladi Ferrara), sempre col proposito di mantenere l'equilibrio e di evitare l'ingerenza di potenze transalpine. Desiderio di Federico negli ultimi anni di vita fu di poter condurre le forze dellaLega Italica in una crociata contro i Turchi.
Il periodo di governo di Federico segna l'apice della città di Urbino. Egli mise mano ai problemi politici impellenti e incominciò una riorganizzazione dello Stato, che prevedeva anche una ristrutturazione della città secondo un'impronta moderna, confortevole, razionale e bella. Tutti i suoi sforzi, nei quasi quarant'anni di governo, furono tesi a questo scopo che, grazie alle sue straordinarie doti unite a una notevole fortuna, arrivò a un soffio dalla piena realizzazione. Alla sua corte:Piero della Francesca scrisse sulla scienza dellaprospettiva; su commissione di Federico dipinse ilDoppio ritratto dei duchi di Urbino nel quale, a seguito di uno studio[21] effettuato nel 2024, si evince che nel volto del Duca è celata una mappa dove i nèi dipinti sono in realtà le località che segnarono la vita di Federico e del territorio del Montefeltro. Uno di questi nèi dipinti corrisponde ad Urbino (il fulcro del suo potere) i restanti sono inveceSan Leo,Pennabilli eCarpegna;Francesco di Giorgio Martini scrisse il suoTrattato di architettura (concludendo i lavori di ristrutturazione delPalazzo Ducale avviati daLuciano Laurana), e il padre diRaffaello,Giovanni Santi, scrisse il suo resoconto poetico dei principali artisti del periodo. La corte brillante diFederico, attraverso le descrizioni di Baldassarre Castiglione neIl Cortegiano, introdusse i caratteri del cosiddetto "gentiluomo" inEuropa, che rimasero pienamente in voga fino al XX secolo.[22]
Dalla seconda moglieBattista Sforza (figlia diAlessandro, signore di Pesaro e fratello del duca di Milano) Federico aveva avutoGuidobaldo, che gli succedette alla sua morte nel 1482. La politica urbinate continua in questo periodo ad appoggiare quella pontificia e Guidobaldo I partecipò alle varie guerre in cui si ritrovò coinvoltopapa Alessandro VI (nella battaglia di Soriano del 1497, contro gli Orsini, fu anche fatto prigioniero).
Ciò non impedì comunque al figlio di Alessandro VI,Cesare Borgia, nel corso delle sue campagne di conquista (1499-1503) per ritagliarsi un proprio Stato con l'appoggio pontificio e francese, di occupare anche il Ducato di Urbino. Dopo aver chiesto rinforzi al duca per le sue imprese, fece rapidamente occupare dalle sue truppe Cagli e Fossombrone, costringendo Guidobaldo a fuggire da Urbino (giugno 1502). Il Borgia assunse il titolo ducale (e Urbino in quest'occasione subì la prima delle sue numerose spoliazioni), ma la sua nuova conquista fu subito messa in pericolo da una rivolta dei suoi condottieri (i "congiurati della Magione"), la quale permise a Guidobaldo di rientrare brevemente in possesso di Urbino (ottobre-dicembre 1502). Dopo aver liquidato i capitani ribelli (uccisi a tradimento a Senigallia), Cesare Borgia poté riottenere il Ducato; questo andrà perduto, insieme a tutte le sue conquiste, con la morte del padre pontefice e la successiva fine della sua fortuna (estate-autunno 1503). Il nuovopapa Giulio II confermò il ducato a Guidobaldo (ritornato a Urbino nell'agosto 1503), lo fece gonfaloniere della Chiesa e lo ebbe a fianco nelle campagne di sottomissione di Perugia e Bologna (1506).[23]
Il giovane signore ereditò il Ducato di Urbino proprio nel periodo in cui era pontefice suo zio Giuliano della Rovere (Giulio II). Ciò indubbiamente costituiva un grande vantaggio sia per lui sia per lo Stato: il duca fu infatti nominato capitano generale delle milizie pontificie durante laguerra d'Italia scoppiata nel 1509, mentre lo Stato urbinate nel 1513 otteneva dal papa la cessione di Pesaro (il locale ramo sforzesco si era infatti estinto l'anno prima). Nel 1511, inoltre, il duca si macchiò dell'omicidio di un cardinale,Francesco Alidosi, con cui aveva litigato, ma grazie all'appoggio dello zio poté momentaneamente scampare alle gravi conseguenze del suo atto.[24]
Con la morte di Giulio II e l'elezione diLeone X (figlio diLorenzo il Magnifico), fortemente nepotista, Francesco Maria I si ritrovò però in una situazione molto difficile. Prendendo a pretesto l'uccisione del cardinale Alidosi, nel 1516 Leone X citò il duca a giudizio e, vista la sua renitenza a presentarsi a Roma, lo dichiarò decaduto dal Ducato, presto occupato dalle milizie papali. Dopo la fuga di Francesco Maria, Leone X nominò nello stesso 1516 duca di Urbino suo nipoteLorenzo de' Medici (figlio diPiero il Fatuo). Dal gennaio al settembre 1517 Francesco Maria tentò la riconquista del suo Stato con una composita armata e per mesi nel Ducato infuriò una feroce guerra. Questa sembrò inizialmente favorevole ai rovereschi (che riuscirono a recuperare quasi tutto il territorio, compresa Urbino), ma alla fine entrambi gli schieramenti (prostrati dalle spese belliche) addivennero a un accordo, con cui il Ducato rimaneva al Medici mentre Francesco Maria poteva ritirarsi con la libreria feltresca, l'artiglieria e le sue truppe (stipendiate dal papa) presso ilsuocero marchese di Mantova.[24]
Alla morte senza eredi maschi del duca Lorenzo (che del resto aveva visitato il suo Stato pochissime volte, risiedendo altrove) nel maggio 1519 il Ducato di Urbino fu annesso direttamente allo Stato Pontificio. Ma fu un'annessione breve: Francesco Maria tentò infatti nel dicembre 1521 (alla morte di Leone X) una nuova spedizione per riconquistare il Ducato dopo che Urbino si era ribellata e stavolta ebbe pieno successo. Il nuovo papa, l'olandeseAdriano VI (ostile alle politiche nepotistiche del suo predecessore mediceo), gli restituì ufficialmente nel 1523 tutto lo Stato.[24]
Un nuovo pericolo si profilò per Francesco Maria qualche anno dopo, con l'elezione al soglio pontificio di un altro Medici (Clemente VII): questi nel 1525 investì del Ducato di UrbinoAscanio Colonna (figlio diAgnese di Montefeltro), ma alla fine preferì lasciar perdere, riconoscendo Francesco Maria. Nel 1530 il duca, in qualità dipraefectus Urbi, fu responsabile dellacerimonia d'incoronazione imperiale di Carlo V e nel 1538 lo stesso imperatore lo nominò comandante supremo delle milizie che si apprestavano a una crociata (mai effettuata) contro il sultano ottomano.[24]
Alla morte di Francesco Maria I nel 1538 gli subentrò il figlio avuto daEleonora Gonzaga,Guidobaldo II. L'inizio del regno di questi fu turbato dalla questione del Ducato di Camerino, su cui egli affermava di avere diritti per via del matrimonio con Giulia da Varano;papa Paolo III per tutta risposta lo scomunicò e lo dichiarò decaduto dallo Stato urbinate, per cui Guidobaldo alla fine preferì sottomettersi, rinunciando alla successione camerte. Nel 1548 il duca sposò una nipote del papa,Vittoria Farnese, e Paolo III estese l'investitura ducale di Urbino (che fino ad allora aveva compreso soltanto la città col suo contado) a tutto il territorio amministrato dal duca (fino ad allora gestito in forma di vicariato): con ciò fu portata a compimento l'unificazione amministrativa e statuale del territorio.
Il lungo ducato di Guidobaldo II trascorse sostanzialmente tranquillo e la pace fu turbata solo da una sedizione scoppiata a Urbino nel 1573: gravati da troppe imposte e gabelle e offesi per il fatto che la corte roveresca fosse ormai stabilmente situata a Pesaro, gli Urbinati inviarono ripetutamente ambascerie al duca, trattate con sufficienza da quest'ultimo. Gli Urbinati quindi si risolsero a chiedere aiuto al papa (di cui Guidobaldo II era pur sempre vassallo) o addirittura al granduca di Toscana, per deporre il duca; tutti i tentativi andarono male e nel marzo 1573 sulla città si abbatte l'ira del duca infuriato per la sedizione. La città fu sottoposta a un regime di "occupazione militare", fu privata di privilegi e furono arrestati e condannati i capi della rivolta.
L'anno successivo Guidobaldo II morì e gli succedette il figlioFrancesco Maria II (veterano dellabattaglia di Lepanto), che aveva sempre avuto un rapporto teso col padre per via del matrimonio che quello gli aveva imposto conLucrezia d'Este.
Il nuovo duca intraprese subito un'opera di risanamento finanziario (il padre aveva sperperato le risorse dello Stato e lasciato un ingente debito) e allontanò da corte alcuni dei più influenti membri dell'entourage di Guidobaldo II, a lui avversi. Il Ducato si trovava comunque in una situazione economica difficile, aggravata dalle periodiche carestie e dalla piaga del brigantaggio, e fu perciò un sollievo per Francesco Maria il trattato stipulato con la Spagna (grazie al quale numerose compagnie urbinati poterono combattere al soldo iberico neiPaesi Bassi).
Ma ancor più che dalle difficoltà finanziarie, Francesco Maria era preoccupato dalla questione della successione: dalla non amata Lucrezia d'Este (morta nel 1598 e da cui si era separato già da vent'anni) il duca non aveva avuto eredi e pertanto cominciava a profilarsi il rischio dell'annessione diretta allo Stato Pontificio. La questione preoccupava soprattutto i sudditi e perciò il duca si risolse di chiedere al popolo il decidere sul da farsi: i consigli comunali deliberarono di chiedere al duca di risposarsi. Forte di quest'appoggio popolare, Francesco Maria nel 1599 si sposò conLivia, figlia di suo cuginoIppolito Della Rovere (che a sua volta era figlio naturale del cardinaleGiulio Feltrio, fratello di Guidobaldo II): da questa ebbe il sospirato erede,Federico Ubaldo.
Quest'ultimo si sposò conClaudia de' Medici ed ebbe una figlia,Vittoria, ma la sua vita sregolata e dissoluta lo portò alla morte precoce, nel 1623 (era stato duca per due anni a partire dal 1621, dopo l'abdicazione del padre). Ormai l'annessione non era più evitabile e il vecchio Francesco Maria II, tornato sovrano, dovette rassegnarsi a raggiungere un accordo con la Santa Sede per far sì che il passaggio di governo avvenisse senza incidenti. Nel 1624 fu stipulato un trattato, con cui Francesco Maria rimaneva duca ma si ritirava a vita privata, mentre il governo passava a un legato pontificio.
A seguito della morte diFrancesco Maria II nel 1631,papa Urbano VIII incorporò ufficialmente il Ducato di Urbino ai domini pontifici. Lo Stato fu governato, da allora, da unlegato pontificio, generalmente appartenente all'alta gerarchia ecclesiastica. In seguito alla devoluzione del Ducato allo Stato Pontificio, il ricco patrimonio artistico (compresi i mobili) del Palazzo Ducale andò a costituire, in massima parte, la dote dell'ultima discendente diretta dei Della Rovere,Vittoria, andata in sposa aFerdinando II de' Medici; successivamente queste opere costituiranno il nucleo della futuraGalleria degli Uffizi. Tra le opere che furono portate aFirenze, vi fu ilDittico dei duchi d'Urbino diPiero della Francesca. Invece la celebre biblioteca fu assorbita interamente dallaBiblioteca Vaticana nel 1657. Inoltre a Roma vennero portate anche leTavole Ex Barberini diFra Carnevale, prelevandole dalla chiesa di Santa Maria della Bella.
IlXVIII secolo si aprì con l'elezione al soglio pontificio (1701) del cardinale urbinate Giovanfrancesco Albani, col nome diClemente XI. Per la città si aprì l'ultima grande stagione di splendore, soprattutto sotto il profilo artistico-culturale; grazie al finanziamento, da parte di papa Albani e dei suoi familiari, di importanti lavori di ristrutturazione di vari palazzi, chiese e monasteri della città; come:Palazzo Albani, parte della facciata delPalazzo Comunale, il Palazzo dell'Arcivescovado, la Cappella Albani (all'interno del convento di San Francesco), l'Oratorio di San Giuseppe, la ristrutturazione interna delle chiese diSan Francesco,San Domenico eSant'Agostino. Mentre furono costruiti nuovi edifici (Palazzo del Collegio Raffaello) e fu promossa la nascita di una rinomata manifattura artigiana (Fabbrica delle Spille). Inoltre il mecenatismo del Papa e della sua famiglia, si rifletté in ricche donazioni allaCattedrale (come il nuovo altare) e agli altri enti religiosi della città. Questa nuova età di splendore per la città, terminò con la morte di Clemente XI (1721), riavviando la città a un lungo declino che si è esteso fino ai nostri giorni. Dopo la morte del papa, la famigliaAlbani rimarrà la principale committente delle opere più significative, fino alla prima metà delXIX secolo, soprattutto nelle persone del cardinaleAnnibale Albani e del nobile Orazio Albani, quest'ultimo affiderà all'architettoPietro Ghinelli la realizzazione del Palazzo Nuovo (sull'attuale piazza della Repubblica).
Nel 1789, a seguito del forte terremoto che aveva colpito Urbino, si verificò il crollo della cupola della Cattedrale, evento che portò al totale rifacimento della chiesa.
Nel 1798 quello che rimaneva dello Stato Pontificio dopo iltrattato di Tolentino dell'anno precedente venne occupato dalle truppe francesi, che lo trasformarono in repubblica (laRepubblica Romana). Nel 1799, col ritiro francese dovuto al formarsi della Seconda Coalizione, la città tornò al restaurato Stato Pontificio. Nel 1808 quest'ultimo fu tuttavia nuovamente occupato dai francesi per ordine di Napoleone; le Marche furono di conseguenza annesse alRegno d'Italia napoleonico. Nel corso di questo periodo Urbino e il suo territorio subirono le requisizioni di importanti opere d'arte, con il loro spostamento versoMilano, nella nascente galleria diBrera. Questo evento fu un'ulteriore causa che impoverì il patrimonio artistico locale, già provato dalla perdita delle opere, a seguito della devoluzione del Ducato nel XVII secolo.[25] Nel 1814 lo Stato Pontificio fu nuovamente restaurato; nella primavera del 1815 Urbino e tutta la restante parte dello Stato furono brevemente occupate dalle truppe napoletane, durante lafallimentare campagna del reGioacchino Murat.
Veduta di Corso Garibaldi verso piazza della Repubblica
Il secolo si aprì con la consacrazione nel 1809 della nuovaCattedrale, secondo il progetto dell'architettoGiuseppe Valadier; che nella città feltresca restaurò importanti palazzi, come l'antico Seminario, adiacente allachiesa di San Sergio, parzialmente occupato dalHotel Raffaello. Un importante ruolo, in questa prima metà del secolo, lo avrà il nobile urbinate Fulvio Corboli, definito successivamente Padre della Patria, nell'ideare un primo progetto di rinnovamento urbanistico e a intuire la necessità di risolvere l'isolamento della città rispetto alla zona costiera.
In seguito alla costruzione del Palazzo Nuovo degli Albani (1831), progettato dall'architettoPietro Ghinelli, che diede origine all'attuale piazza della Repubblica, si andò a costituire il primo tratto del futuro Corso Garibaldi; da questo momento avranno inizio una serie di interventi urbanistici destinati a cambiare il volto della città. Partendo dalla costruzione delTeatro Sanzio (1845 - 1853); alla realizzazione di Corso Garibaldi, porticato sul lato a valle, per garantire ai frequentatori del teatro un passaggio coperto e diretto dall'attuale piazza della Repubblica, costruzione che si protrasse fino ai primi anni delXX secolo. Inoltre un'altra importante innovazione urbanistica fu l'abbattimento, nel 1868, di un tratto delle mura per realizzare una barriera daziaria, denominata Porta Nuova o Barriera Margherita (in onore della principessaMargherita di Savoia), da cui si sviluppava una nuova strada che correva lungo un tratto delle mura e si congiungeva a Corso Garibaldi; conseguente a questa nuova disposizione urbanistica si ebbe la sistemazione dell'ampio terreno sottostante il Palazzo Ducale (sul lato a valle verso la Data), che verrà denominatoPincio.
Queste ultime trasformazioni urbanistiche determinarono un cambiamento nell'accesso alla città, perché se prima si doveva passare per strette e tortuose stradine, tramite le porte della cinta muraria, ora si attraversava la più agevole Porta Nuova e la comoda strada delle mura per giungere nell'attuale piazza della Repubblica o al Palazzo Ducale (il centro della città).
Questo rinnovamento urbanistico rispecchiava molte delle idee di Fulvio Corboli, ma la sua progettazione fu curata in gran parte dall'architetto Vincenzo Ghinelli.[18]
Epigrafe dedicata all'ingresso dei piemontesi, nei pressi della Porta di Santa Lucia
Il giorno 8 settembre 1860 le truppe piemontesi entrarono in Urbino da Porta Santa Lucia, costringendo alla resa le ultime resistenze dell'esercito pontificio sotto il porticato del Collegio Raffaello. Ma si dovrà attendere il 29 settembre, con la presa diAncona, per la totale conquista della regioneMarche, per opera dell'esercitopiemontese.
Tra il 4 e il 5 novembre si tenne il plebiscito per l'annessione delle Marche alRegno di Sardegna, conclusosi con 133 783 voti favorevoli, 1 212 voti contrari e 260 voti nulli; in particolare nella provincia di Urbino (escludendo il territorio di Pesaro) i sì furono 21 111 contro 365 no e con 29 voti nulli. Successivamente, il 10 novembre, fu esteso anche alle Marche loStatuto Albertino, per poi, il 17 dicembre, rendere ufficiale l'annessione della regione al Regno di Sardegna con l'emanazione di un regio decreto[26].
Il nuovo governo attuò la confisca di vari beni ecclesiastici, tra cui buon parte delconvento di San Francesco (dove in una parte venne realizzato un orto botanico, su progetto di Vincenzo Ghinelli), ilmonastero di santa Chiara, quello di san Girolamo e tanti altri.
Il secolo incominciò come si era svolto quello precedente, e perdurò così per quasi tutta la prima metà, senza particolari eventi significativi. In questo periodo è da segnalarsi la piena fioritura dell'attività artistica dellaScuola del Libro (Istituto per la Decorazione e l'Illustrazione del Libro) che espresse notevoli talenti in ambito nazionale e internazionale. Oltre al grande sviluppo conosciuto dalla Scuola del Libro, in questo periodo si assiste alla crescita dell'ateneo cittadino, con l'elevazione a facoltà universitaria dell'ottocentesca Scuola di Farmacia e alla nascita della Facoltà di Magistero (1934 circa). In conseguenza dell'evoluzione dell'università, si ha un incremento della popolazione studentesca, evidenziando lo stato di totale impreparazione della città (scarsità di alloggi), tant'è che per i primi tempi molti studenti furono ospitati nelle case di privati cittadini. Il problema fu in parte risolto con l'istituzione del Convitto maschile "Raffaello", agli inizi del secolo, e del Convitto femminile "Laura Battiferri", nel 1926 circa.
Questo periodo fu dominato dai grandi eventi della storia nazionale e internazionale, che inevitabilmente coinvolsero Urbino. Tra questi il periodo fascista ha lasciato il segno maggiore in città, soprattutto dal punto di vista architettonico, con la scuola elementare "Giovanni Pascoli" (1932-34 circa); il restauro di palazzo Mauruzi-Gherardi, allora sede del tribunale; la Casa dello Studente, per sopperire alla scarsità di alloggi a seguito della grande crescita della popolazione universitaria; le case popolari per i mutilati e gl'invalidi civili nelle odierne vie Virgili e del Popolo; e infine il rinnovamento dell'acquedotto comunale.
Nel 1938, la città venne designata come sede per la neonata Soprintendenza alle Gallerie e alle Opere d'Arte delle Marche.
Con lo scoppio dellaseconda guerra mondiale la città non subì alcun bombardamento, grazie a un segnale convenzionale dipinto sul tetto del Palazzo Ducale e al tacito accordo tra tedeschi e alleati. Anche se la città corse un grave pericolo, perché lagalleria tra la stazione ferroviaria e la frazione di Trasanni (che passa sotto a una consistente parte della città) fu trasformata in un deposito di armamenti del distaccamento dell'aeronautica di stanza in Urbino. Durante la ritirata, l'esercito tedesco volle minare l'intera cinta muraria, ma gli urbinati assoldati per compiere tale lavoro, riuscirono a sabotare le mine. Furono però distrutti i collegamenti ferroviari e stradali.
Durante il conflitto mondiale è da sottolineare l'importante operazione messa in atto dall'allora Soprintendente alle Gallerie e alle Opere d'Arte delle Marche a UrbinoPasquale Rotondi, che mise in salvo circa 10 000 opere (tra cui quelle diGiorgione,Piero della Francesca,Paolo Uccello,Tiziano,Mantegna,Raffaello da tutti i più grandi musei d'Italia) dalle requisizioni naziste e dalle distruzioni della guerra. Queste opere furono nascoste tra laRocca di Sassocorvaro[27], il Palazzo dei Principi diCarpegna, i sotterranei dellaCattedrale e delPalazzo Ducale di Urbino.
La città fu sottratta allaRSI il 27 agosto 1944, grazie all'azione delle bande partigiane delle campagne (soprattutto dalla frazione diSchieti) che, sull'avvicinarsi delle truppe alleate, decisero di convergere su Urbino. Il giorno successivo entrò in città il V Corpo dell'VIII armata inglese e ilCorpo Italiano di Liberazione (l'esercito del cosiddettoRegno del Sud).[28]
Ingresso principale della Facoltà di Legge (Giurisprudenza)
La seconda metà delXX secolo si caratterizzò in Urbino per la collaborazione dei principali enti cittadini (Università e Comune) con l'architettoGiancarlo De Carlo. Questo rapporto ebbe inizio nel 1951 quandoCarlo Bo, allora rettore dell'Università, commissionò a De Carlo il progetto di ristrutturazione interna diPalazzo Montefeltro - Bonaventura, sede centrale dell'Ateneo. Subito dopo l'architetto genovese fu incaricato dal Comune di redigere il Piano Regolatore Generale (1958 - 1964) mirato al recupero del centro storico, che versava in pessime condizioni e rischiava di perdere diversi quartieri, tra cui lo stessoPalazzo Ducale, per il cedimento del terreno sottostante. I lavori mirati alla risoluzione di tale problema furono possibili grazie ai finanziamenti statali derivati da due leggi speciali varate per la città (nel 1968[29] e nel 1985[30]).
Successivamente De Carlo realizzò vari progetti per l'ateneo cittadino tra cui i Collegi, nei pressi della chiesa dei Cappuccini fuori dal centro, un interessante esempio di come un'architettura si possa fondere col paesaggio circostante; mentre i progetti: di costruzione della Facoltà di Magistero (1968 - 1976), di ristrutturazione dellaFacoltà di Legge (1966 - 1968) e di palazzo Battiferri (1986 - 1999), sede della Facoltà di Economia, sono tre considerevoli esempi riguardanti l'inserimento di un'architettura contemporanea in un tessuto antico.
Gli anni settanta furono contrassegnati dalla collaborazione col Comune per la realizzazione del progetto denominato Operazione Mercatale (1969 - 1972), che comprendeva la realizzazione di un parcheggio sotterraneo multipiano nel piazzale del Mercatale (sotto i celebri Torricini del Palazzo Ducale) e il restauro della Rampa Elicoidale diFrancesco di Giorgio Martini (1971 - 1975); sempre dalla collaborazione col Comune si sviluppò il progetto di ristrutturazione delTeatro Sanzio (1977 - 1982) e il progetto di recupero, molto discusso, delle antiche Stalle Ducali (i cui lavori sono ancora in corso). Inoltre, grazie allo stretto rapporto con De Carlo, la città ha ospitato un meeting del Team X (nel 1966) e per due periodi (1976 - 1981, 1992 - 1993) l'ILAUD (International Laboratory of Architecture and Urban Design), scuola internazionale di progettazione fondata e diretta dallo stesso architetto genovese.
Uno degli ultimi interventi decarliani è stata la redazione, tra il 1989 e il 1994, del Nuovo Piano Regolatore Generale.[31]
Si riportano qui i motivi che giustificano l'inserimento del Centro storico di Urbino tra iPatrimoni dell'Umanità[32]:
«Criterio II: Durante la sua breve preminenza culturale, Urbino ha attratto alcuni dei più insigni umanisti e artisti del Rinascimento, che crearono un eccezionale complesso urbano di notevole omogeneità, la cui influenza in Europa arrivò lontano. Criterio IV: Urbino rappresenta un vertice dell'arte e dell'architettura rinascimentali, è armoniosamente adattata al paesaggio e si fonde in maniera eccezionale con le preesistenze medievali.»
(Motivazioni per l'iscrizione del centro storico di Urbino nei beni patrimonio dell'Umanità dell'unesco)
L'ex monastero di Santa Chiara. Si tratta di uno dei monumenti più importanti della città. Eretto, nella forma attuale, verso la fine delXV secolo, su progetto dell'architetto seneseFrancesco di Giorgio Martini. La chiesa conventuale divenne Mausoleo ducale, dalla prima metà delXVI secolo, con la sepoltura di vari membri della dinastiaroveresca. Dagli anni settanta delXX secolo questo edificio è sede dell'Istituto Superiore per le Industrie Artistiche (ISIA).
La chiesa e ilconvento di San Francesco. Si tratta della chiesa e del convento deifrati minori conventuali; quest'ultimo è stato fortemente ridimensionato, dalle confische subite a seguito dell'annessione al Regno d'Italia. La chiesa risale alXIII secolo, ma fu sistemata nella forma attuale nel 1742 dall'architettoLuigi Vanvitelli.[34]
Lachiesa di San Domenico. Risalente alXIV secolo, ma rifatta internamente nel 1729. Ha mantenuto sull'esterno i resti della chiesa gotica e un notevole portale rinascimentale con la lunetta opera diLuca della Robbia, realizzata nel 1450. In origine, alla chiesa era annesso anche il convento deipadri domenicani, entrambe le strutture avevano il proprio ingresso principale sull'attuale piazza Rinascimento (davanti al lato orientale del Palazzo Ducale). Nella seconda metà delXIX secolo il convento venne demolito per costruirvi il Seminario diocesano; sono però sopravvissute alcune parti dell'antico edificio, sul lato posteriore, verso via Santa Chiara e la piazza Pompeo Gherardi. Ha svolto le funzioni di cattedrale dal 2016 al 2020.
Lachiesa di San Sergio. Situata in via Raffaello a circa metà della salita delMonte. Fu la prima cattedrale cittadina.
L'ex convento di San Girolamo. Si trova nella via omonima, in contrada di San Polo, sul versante sud-orientale delPoggio; confina a nord con l'ex monastero di Santa Chiara. È una struttura di notevoli dimensioni, la cui forma attuale risale alla prima metà delXVIII secolo. La chiesa è ad aula unica con tre altari (il maggiore e due laterali, uno per lato), inframezzati da paraste che sorreggono un cornicione su cui poggia la volta a botte. Il presbiterio è chiuso da un'abside circolare. L'esterno della chiesa e del convento è in laterizio. Durante ilXX secolo è stato usato come carcere, poi dopo un lungo periodo di abbandono, ora sono in corso i lavori di restauro, per sistemarvi le biblioteche del Polo umanistico dell'Università.
L'ex convento di Sant'Agostino. È situato sul versante sud-occidentale del colle del Poggio, tra le vie Saffi e Matteotti. Risale alXIII secolo, ma fu radicalmente ristrutturato nella prima metà delXVIII secolo.
Ilmonastero di Santa Caterina d'Alessandria. Si tratta dell'unico monastero di clausura attualmente presente nel centro storico urbinate. Si trova sulla cima del colle del Poggio (uno dei due colli su cui sorge il centro storico di Urbino), in una delle parti più antiche della città, nella contrada di San Polo.
La chiesa di Santa Maria della Torre. Si trova in via Francesco Budassi, sul versante orientale del colle del Poggio. Fu costruita nella prima metà delXIV secolo assieme all'adiacente convento, per ospitare lemonache agostiniane; sopra a un torrione, appartenente probabilmente all'antica cinta muraria medievale, da cui prese parte del nome. Fu consacrata nel 1518, l'epoca in cui forse fu realizzato il bel portale in pietra delFurlo, riportante gli stemmi della famiglia Guidalotti, che allora abitava in una casa vicina[35]. La chiesa fu ristrutturata internamente nel XVIII secolo. L'interno è ad aula unica rettangolare, coperta da una volta a botte. Nel convento si conservava una piccola vetrata istoriata diTimoteo Viti, raffigurante un'Annunciazione con gli stemmi dei Guidalotti, oggi conservata nellaGalleria Nazionale delle Marche.[36] Il convento fu abbastanza esteso ma, dopo esser stato requisito dallo Stato (assieme alla chiesa) in seguito all'Unità italiana, fu demolito neglianni trenta del XX secolo. È aperta al pubblico.
La chiesa di Sant'Andrea Apostolo. Situata sull'angolo tra la via e la piola eponime, in contrada Lavagine. Si sviluppa sull'asse est-ovest ed è ad aula unica. È legata al vicino palazzo Rossi De Pretis, tramite un passaggio soprelevato e coperto che scavalca le scalette della piola. Fu eretta nella prima metà delXVII secolo, risulta alquanto anonima dal punto di vista architettonico. Si può segnalare nell'interno la grande pala dell'altare maggiore,Cristo e Sant'Andrea, opera di incerta attribuzione tra i pittori urbinati Gian Ortensio Bertuzzi e Giovan Battista Urbinelli[37], entrambi profondamente influenzati dallo stile delBarocci, a cominciare dal soggetto del quadro, ripreso parzialmente da un originale baroccesco, dipinto, nel 1583, per l'omonima confraternita diPesaro.[38] Attualmente è chiusa al pubblico e inutilizzata.
La chiesa di San Bartolo o Bartolomeo. Situata sulle pendici orientali del colle del Poggio, in fondo al rione eponimo e vicino allacinta muraria. Fu una chiesa parrocchiale fin verso la metà del XX secolo. Risalente probabilmente al XV secolo. La struttura originaria era però diversa, più piccola, a tre navate e acroce greca, e orientata nel senso opposto (ingresso a est e altare a ovest) a quello odierno. I resti della chiesa medievale si possono vedere sulla facciata posteriore, l'antica facciata principale, con un oculo centrale e due finestroni laterali tamponati, i lati di questi ultimi sono decorati da semicolonne in laterizi con capitelli in pietra; invece l'antico ingresso principale non è più visibile perché coperto dalla sopraelevazione del terreno del giardino dell'ex canonica. Proprio in quest'ultimo giardino si trova un altro resto della chiesa originaria, la base in pietra di un pilastro polistilo, simile al semipilastro ancora visibile nella prima campata dell'attuale chiesa. L'interno e la facciata principale sono frutto di una ristrutturazioneottocentesca, che portò anche alla chiusura del portico sul lato occidentale a monte, per ampliare l'interno; un pilastro del portico è ancora visibile vicino alla chiesa nella facciata dell'adiacente ex canonica. L'interno attuale si presenta ad aula unica con tre altari (il maggiore e due laterali). La chiesa ha ospitato due importanti opere d'arte, ilMartirio di San Sebastiano di Giovanni Santi e il polittico dellaMadonna del Latte con scene della vita di San Bartolomeo e di Cristo (inizio XV secolo) di un anonimo artista marchigiano, ora entrambe conservate nella Galleria Nazionale delle Marche.
La chiesa di Santo Spirito. Situata sul versante sud-orientale del colle del Monte, sull'angolo tra largo Clemente XI (facciata principale) e le scalette eponime, in contrada Santa Lucia. Fu una chiesa parrocchiale, tanto che a destra della chiesa si trova l'edificio dell'antica canonica. L'interno è ad aula unica rettangolare con tre altari (il maggiore e due laterali). La chiesa fu eretta verso la metà delXVI secolo, a cui dovrebbe risalire il portale, mentre il resto dell'edificio fu rifatto nelsecolo successivo, inclusa la decorazione intorno alla finestra sul portale principale. Tra glianni cinquanta esessanta del XX secolo, crollò il pavimento della chiesa, a causa dei movimenti franosi che colpirono il centro storico cittadino in quel periodo. L'interno è adornato da un ricco apparato decorativoseicentesco, a partire dalla volta a specchio abbellita dagli affreschi dell'urbinateGirolamo Cialdieri e della sua bottega, che ha realizzato, entro riquadri dalle cornici elaborate, iSette doni dello Spirito Santo alternati con scene tratte dalleSacre Scritture e negli angoli quattroProfeti. Le pareti invece sono scandite da una serrata serie di paraste doriche dipinte, sostenenti una trabeazione dipinta lungo il margine superiore dei muri. Tra le paraste oltre a inserirsi delle finestre lunghe e strette chiuse da archi a tutto sesto, sei sul lato sinistro (divise in due blocchi da tre, ai lati dell'altare laterale) e tre sul lato destro (a sinistra dell'altare laterale), sotto di esse vi sono una serie di tele raffiguranti laVergine, laMaddalena e gliApostoli, sempre opera del Cialdieri e della sua bottega. Sull'altare maggiore si trova una pala raffigurante laPentecoste, attribuita aFederico Zuccari; in origine ai lati di questa vi erano anche due tele diLuca Signorelli, unaCrocifissione e unaPentecoste, poi trasferite nelPalazzo Ducale, daglianni sessanta del XIX secolo. Le tele del Signorelli costituivano un unico stendardo processionale, commissionato alla fine delXV secolo dall'urbinate Filippo Gueroli per la Fraternita dello Spirito Santo, all'epoca ospitata nella vicina chiesa di Santa Lucia. Le tele signorelliane furono divise nelXVIII secolo; al posto di esse nella chiesa vi è una tela proveniente dai depositi della Galleria Nazionale delle Marche, unCristo deposto delloSchaufelein. Sugli altari laterali si trovano due quadri diClaudio Ridolfi, laPresentazione di Maria al Tempio (a destra) eSan Carlo Borromeo tentato mentre adora il Crocifisso (a sinistra). La chiesa è sempre aperta, in quanto vi si tiene l'adorazione perpetua.
L'ex chiesa di Santa Maria della Bella. Si trova a metà di via Saffi, in contrada San Polo, sul versante meridionale del colle del Poggio. Si sviluppa sull'asse est-ovest, sull'angolo a valle con via San Girolamo. La chiesa risale a un oratorio eretto nel sito nei primi anni del XV secolo, divenendo fin dall'inizio uno degli edifici religiosi più importanti della città, come comprovano le committenze artistiche, a partire dall'affresco del ferrarese Antonio Alberti, raffigurante unaCrocifissione, alcuni frammenti furono distaccati agli inizi del XX secolo e trasferiti nella Galleria Nazionale delle Marche. Inoltre l'oratorio originario aveva unsoffitto a carena di nave. Verso la seconda metà del XV secolo l'interno fu arricchito dalla pala dell'altare maggiore, realizzata daFra Carnevale e rappresentante laPresentazione della Vergine al Tempio, che dopo la devoluzione del Ducato, fu rimossa e spostata a Roma nella collezione del cardinalAntonio Barberini; quest'ultimo si premurò di sostituire questa tavola nell'oratorio con una tela di Claudio Ridolfi, poi trafugata dalle truppe francesi agli inizi del XIX secolo, spostata nella Pinacoteca di Brera e infine data in deposito alla chiesa parrocchiale diGroppello d'Adda. Verso la metà del XVI secolo, nella chiesa e nell'attiguo ospedale s'insediò una comunità conventuale, grazie al sostegnoducale. Il convento subì una profonda ristrutturazione nel XVIII secolo, che conferì alla chiesa l'aspetto odierno. Alla metà del XIX secolo il convento fu soppresso e sostituito da un orfanotrofio femminile, che perdurò fin oltre la metà del XX secolo. Tra gli anni sessanta e settanta, passò all'Università cittadina, che decise di sistemarvi la facoltà di magistero, affidando il progetto di ristrutturazione all'architettoDe Carlo. L'intervento comportò la demolizione di gran parte del convento, solo la parte prospiciente su via Saffi sopravvisse (seppur profondamente ristrutturata), inclusa l'ex chiesa, riconvertita e frazionata all'interno con soppalchi metallici, per ospitare un'aula magna e la biblioteca.
L'ex chiesa di San Polo o Paolo. Sorge con la sua alta mole sull'angolo a monte tra via Saffi e via San Girolamo, sulla parte alta del versante meridionale del colle del Poggio; ma la facciata principale è rivolta a monte (sull'estremità opposta) su una piccola piazzetta rientrante, affacciata su via Saffi. Si sviluppa sull'asse nord-sud, ad aula unica voltata a botte. Fu una chiesa parrocchiale (che diede nome all'intera contrada in cui si trova), risalente al XIV secolo, che sorse su un tratto della cinta muraria romana prossima alla Porta Minor (l'estremità meridionale del cardo massimo), di cui si conservano alcuni resti nei sotterranei e sulle murature esterne. Per quanto riguarda l'apparato decorativo originario, resta solo una tavola cuspidata raffigurante unaMadonna del Latte, attribuita adAndrea da Bologna, oggi conservata nelMuseo diocesano Albani. La chiesa fu ricostruitaex novo nella prima metà del XVII secolo, ma il suo aspetto fu modificato da una ristrutturazione sul finire del XIX secolo, che comportò il rifacimento della facciata principale e l'alterazione dell'interno con pesanti ridipinture. Verso la metà del XX secolo fu sconsacrata e destinata ad altri usi, fino all'odierno, ovvero come laboratorio di restauro. Nessuna tela dell'apparato decorativo seicentesco è rimasta nella chiesa, che conservò una serie di dipinti a monocromo di Girolamo Cialdieri e Claudio Ridolfi, raffiguranti sei storie legate alla vita diSan Paolo e dieci medaglioni con busti diApostoli e iSanti Pietro ePaolo, trasferiti nella Galleria Nazionale delle Marche. Sull'altare maggiore vi era una pala raffiguranteSan Paolo, spostata su un altare laterale nella vicinaex chiesa di Sant'Agostino. Mentre altre due tele conSant'Andrea eSan Pietro sono state spostate nel Museo diocesano Albani.
L'ex convento di San Pietro Celestino. Quel che resta dell'edificio si trova nella parte alta di via Saffi (San Polo), trapalazzo Bonaventura e il monastero di Santa Caterina. Il culto cittadino per ilSanto è molto antico, addirittura fin dai suoi ultimi anni di vita; tanto che un convento nel sito odierno doveva risalire alla fine del XIII secolo. Alla metà del XVI secolo, i Bonaventura, residenti nel palazzo vicino, decisero di sistemare nella chiesa le proprie sepolture. Il convento fu soppresso verso la metà del XVII secolo e nel secolo successivo la chiesa fu ristrutturata, ospitando altre congregazioni, da quella di San Venanzio, poi quella di San Liborio e infine quella dei Santi Angeli Custodi. Ma il complesso fu gradualmente abbandonato fino alla sconsacrazione. Resta ben poco del convento, per i tanti interventi successivi, ma sono sopravvissuti il portale in pietra e un'epigrafe commemorativa sulla facciata dell'ex chiesa, oltre, sulla facciata verso via Saffi, a tracce di finestroni trilobati tamponati, risalenti probabilmente al XIV secolo e riportanti sulle cornici in pietra le inizialiF C (Fratrum Coelestinorum). Nella seconda metà del XX secolo fu attuata un'ultima importante ristrutturazione, per sistemarvi alcuni uffici tecnico-amministrativi dell'Università.
La chiesa di Santa Maria degli Angeli. Si tratta di una piccola chiesa, in fondo a via Cesare Battisti, a ridosso della Porta di Lavagine. All'interno si trovava un frammento affrescato di un pittore locale, risalente agli inizi del XV secolo, raffigurante una Madonna con Bambino; poi staccato (verso la fine del XX secolo) e trasferito nelle collezioni delMuseo diocesano.
L'oratorio di San Giovanni. Fu sede dell'omonima confraternita, a cui fu unita, agli inizi delXX secolo, anche quella diSant'Antonio Abate per l'abbattimento dell'Oratorio della medesima confraternita situato presso borgo Mercatale. All'interno è possibile ammirare un imponente ciclo d'affreschi rappresentante laCrocifissione di Cristo, nella parete dietro l'altare maggiore, e la Storia della Vita diSan Giovanni Battista, lungo le pareti laterali, considerato uno dei più importanti esempi dello stile gotico internazionale. Gli affreschi sono stati realizzati dai fratelliLorenzo eJacopo Salimbeni dasan Severino Marche tra il 1415 e il 1416.[39]
L'oratorio di San Giuseppe. È uno degli oratori più importanti della città, soprattutto dal punto di vista storico - artistico; in quanto fu arricchito di pregevoli decorazioni e opere d'arte nella prima metà delXVIII secolo, grazie alle committenze e alle donazioni di vari membri della famigliaAlbani, esponenti dell'omonima confraternita. In questo oratorio è conservato il complesso scultoreo raffigurante la Natività di Cristo, opera diFederico Brandani.
L'oratorio di Santa Croce. L'oratorio dei Disciplinati è situato in via Santa Chiara sulla cima del colle del Poggio, ed è dotato di due ingressi, uno su quest'ultima via e un altro più antico, con portale a sesto acuto, su un breve tratto di ciò che resta della via eponima (chiusa in gran parte a fine XIX secolo). Si tratta un importante edificio religioso, che diede nome all'antico quartiere medievale (Quadra) e che, prima delle spoliazioni napoleoniche, era particolarmente ricco di opere d'arte, alcune purtroppo ancora conservate allaPinacoteca di Brera, come l'Ecce Homo dipinto nel 1612 daFederico Barocci e completato dopo la sua morte, l'anno successivo, daVentura Mazza.[40] L'interno presenta all'altare una copia della cinquecentescaDeposizione di Francesco Menzocchi ancora nel citato museo milanese. Nell'ambiente sono alcune statue barocche, in stucco, realizzate nel 1657 dal celebreTommaso Amantini. Nel 2022 è divenuto sede della delegazionediocesana dell'Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme[41].
L'oratorio del Santissimo Crocifisso della Grotta. Si trova sotto labasilicacattedrale, risalente alXVI secolo, composto da quattro cappelle, un tempo sede dell'omonima Confraternita; da segnalarsi la mirabilePietà, opera diGiovanni Bandini detto dell'Opera.
L'oratorio del Corpus Domini o chiesa di San Francesco di Paola. Sede dell'omonima confraternita ancora esistente. Si trova nella contrada di Valbona, sull'angolo tra le vie Giuseppe Mazzini (facciata principale) e delle Stallacce. L'interno è ad aula unica rettangolare, con l'altare maggiore entro un'abside quadrilatera e due altari laterali. Fu eretta dalla comunità cittadina per onorare un voto fatto a Dio, affinché concedesse al ducaFrancesco Maria II il tanto agognatoerede. La confraternita si trasferì in questa chiesa agli inizi del XVIII secolo, quando dovette lasciare la sua sede in Pian di Mercato per la costruzione delPalazzo del Collegio Raffaello.
L'Oratorio della Morte. Sede dell'omonima confraternita. È situato sulla cima del colle del Poggio, in via Porta Maia, vicino alPalazzo Arcivescovile. L'interno è ad aula unica rettangolare con un altare entro un'abside semicircolare. Sull'altare si trova la pala diFederico Barocci raffigurante unaCrocifissione.
L'oratorio delle Cinque Piaghe. Fu sede dell'omonima confraternita, accorpata a quella di San Giuseppe. Si trova in via Federico Barocci ed è ad aula unica rettangolare con tre altari (il maggiore e due laterali).
L'oratorio della Visitazione. Fu sede di un'omonima confraternita, ora aggregata a quella di San Giuseppe. È situato in via Pozzo Nuovo, sul versante orientale del colle del Poggio, in contrada Lavagine. L'interno ha una struttura ad aula unica rettangolare con un solo altare.
L'oratorio di Sant'Andrea Avellino e San Sebastiano. Fu sede dell'omonima confraternita, ora aggregata anch'essa a quella di San Giuseppe. La facciata principale si affaccia su un piccolo largo in via Francesco Budassi, sull'angolo con via San Bartolo, sul versante orientale del colle del Poggio. L'interno ha una pianta ottagonale ad aula unica con tre altari (il maggiore e due laterali).
L'ex oratorio di Santa Margherita d'Antiochia. Situato a metà della via eponima, sul versante sud-occidentale del colle del Monte. L'oratorio aveva una struttura interna ad aula unica rettangolare, sull'asse nord-sud, con un solo altare. L'oratorio risale alla prima metà del XIV secolo e fu la prima sede della confraternita del Corpus Domini, poi dopo il trasferimento di questa in Pian di Mercato (l'odierna piazza della Repubblica), durante i secoli XVII e XVIII ospitò altre congregazioni, subendo diverse ristrutturazioni, come il portale che fu rifatto nelSeicento. A partire dal XIX secolo fu usata dalla nobile famiglia dei Venezianelli, che abitavano nel palazzo attiguo. Nella seconda metà del XX secolo fu sconsacrata e riconvertita in abitazione privata.
L'ex oratorio di San Gregorio Magno. Si tratta di un piccolo oratorio in contrada Valbona, prospettante su via Giuseppe Mazzini, sull'angolo con la Piola di San Giovanni. Risalente agli inizi del XVII secolo. L'oratorio conservava all'interno una ricca decorazione barocca, con un sedile ligneo che rivestiva la base delle pareti laterali, sopra di esso vi erano due tele oblunghe (una per lato), raffiguranti due episodi della vita delSanto titolare, opera del senigallieseGiovanni Anastasi. Mentre sull'altare ligneo si trovava la pala dellaMadonna con Bambino e i santi Gregorio e Antonio abate diGirolamo Cialdieri; ai lati di questa vi erano due tele (una per lato), unaVergine Annunciata e l'arcangelo Gabriele, speculari a quest'ultime, ai lati dell'ingresso, vi erano altre due tele,San Pietro eSan Paolo, opere anch'esse dell'Anastasi. Ora i dipinti e l'altare ligneo sono conservati nelMuseo diocesano Albani.
L'ex oratorio di San Luigi Gonzaga. È situato sulla cima del colle del Poggio, in via Federico Veterani. Risalente al XVIII secolo. Nel corso del XX secolo è stato riconvertito in sala cinematografica.
L'oratorio di San Giuseppe (a destra) e quello di San Giovanni (a sinistra)
Affresco all'interno dell'oratorio di San Giovanni
La facciata dell'oratorio di San Giovanni
Il portale dell'oratorio della Morte
Il portale dell'oratorio delle Cinque Piaghe
Il portale dell'oratorio della Visitazione
La facciata dell'ex oratorio di San Gregorio (dopo il restauro)
Il nuovo monastero di Santa Chiara. Ospita lemonache clarisse e si tratta di uno dei due monasteri femminili di clausura della città. Fu realizzato agli inizi delXX secolo, sul podere di Ca' Grillotto, donato dal conte Filippo Viviani[43]. Si trova di fronte a Porta Nuova / Barriera Margherita, sul lato meridionale della strada statale 73 bis.
LaChiesa della Santissima Annunziata. Situata fuori dal centro storico, in via Ottaviano Nelli, si tratta di una chiesa ad aula unica, con il solo altare maggiore, edificata nel 1957. In questo sito si trovava già una chiesa molto più antica, risalente al 1389, che sostituiva un precedente cappella all'aperto. Risale a quest'epoca, anche l'affresco raffigurantel'Annunciazione, realizzata tra ilXIV e ilXV secolo, la cui attribuzione è incerta traOttaviano Nelli e Antonio Alberti da Ferrara; tale affresco è importante, non solo per il valore storico-artistico, ma soprattutto perché è stato oggetto di una grande devozione popolare. Tale chiesa fu ceduta nel 1456 alla Fraternita di Santa Maria in Piandimercato la quale, dal 1514 al 1571, la concesse in uso alla compagnia dei Serviti, guidati da Antonio Cotignola. Costui fondò in questa chiesa nel 1577 la Compagnia della Morte, che si trasferì, successivamente, all'interno della città, nell'omonimoOratorio. Fu questa Compagnia a commissionare nel 1581 la decorazione e stucchi e affreschi ancora esistente, nella piccola cappella che rappresenta l'unico resto sopravvissuto della precedente chiesa, situata al di sotto di quella attuale, e utilizzata dall'adiacente Casa del Clero costruita negli anni novanta del XX secolo. La decorazione ad affresco rappresentanteStorie della Vergine è opera diAntonio Viviani, con la collaborazione di altri pittori, tra i qualiFilippo Bellini.[44] Nel 1796 si trasferì in questa chiesa la parrocchia che faceva capo alla scomparsa chiesa di Santa Maria in cella di pietra.
La chiesa della Madonna dell'Homo. È una piccola chiesa situata nella periferia della città, in via Luca Pacioli, a 2 km circa, a nord-ovest, dal centro storico. È ad aula unica con un solo altare; esternamente le superfici murarie non sono intonacate, ma lasciano in evidenza i laterizi. Originariamente era una cappella all'aperto, poi è stata trasformata in chiesa nel 1557. Conserva un notevole ciclo pittorico del 1417, diOttaviano Nelli o Antonio Alberti da Ferrara. È stata restaurata nel 2003, ma non è visitabile.
La chiesa della Madonna di Loreto. Si trova sulla cima di un colle a 1 km circa, a nord-ovest, dal centro storico, in via Federico Comandino. È ad aula unica con un unico altare e presenta unpronao sulla facciata, aperto ai lati; sia internamente sia esternamente non è intonacata, lasciando in vista illaterizio. Fu eretta nel 1720 per volontà di Fulvio Corboli-Aquilini e della sua famiglia, nelle stesse dimensioni dellaSanta Casa diLoreto. Dopo un lungo periodo di abbandono, venne donata nel 1934 alla città, perché fosse restaurata e dedicata alla memoria dei caduti dellaprima guerra mondiale, assieme al versante orientale del colle, ribattezzatoParco della Rimembranza. È visitabile solo in rare occasioni, mentre il vicino Parco è aperto tutti i giorni, secondo un preciso orario.
La chiesa e l'ex convento dei frati Cappuccini. Situati sulla cima di un colle a sud-ovest del centro storico, sullastrada che da Urbino va verso Urbania e la Toscana. Nelle immediate vicinanze dell'ex convento, sorge il vasto complesso architettonico dei Collegi universitari di Giancarlo De Carlo. Chiesa e convento risalgono al 1588, mentre l'attuale chiesa fu consacrata nel 1690. Il convento ospitò i padricappuccini fino al 1869, quando fu ceduto al comune, che adibì l'edificio a casa di riposo per anziani; tale destinazione fu mantenuta fino al 1996. Parte dell'ex convento è stata oggetto di un recente restauro, che ha consentito anche il ripristino della copertura in muratura della chiesa, crollata in seguito all'eccezionale nevicata del febbraio 2012, divenendo sede della Caritasdiocesana[45]. Il resto dell'edificio è proprietà dell'Università cittadina.
Il santuario del Sacro Cuore di Gesù. Sorge su un colle, in località Ca' Staccolo, ed è nato dalla visione di don Elia Bellebono, sul finire degli anni sessanta delXX secolo, durante un soggiorno in Urbino. I lavori di costruzione sono iniziati verso la fine degli anni novanta e sono terminati con la solenne consacrazione dell'edificio, avvenuta il 4 settembre 2021, con una messa presieduta dal cardinaleGualtiero Bassetti. L'edificio è stato progettato dall'architetto giapponese Yasuo Watanabe e dall'artistaWalter Valentini, in particolare quest'ultimo ha realizzato l'altare, il tabernacolo, il fonte battesimale, l'ambone, la seduta per il celebrante e le porte principali[46][47]. All'interno, si conserva anche un frammento di affresco risalente alla prima metà delXVI secolo[48], raffigurante unaMadonna con Bambino e attribuita aTimoteo Viti, prelevata a massello dalla casa natale del pittore e concessa al santuario dalla Confraternita del Corpus Domini (proprietaria dell'opera). È anche una chiesa parrocchiale.
La chiesa parrocchiale ed il cimitero di San Cipriano. Si trovano sull'eponimo colle, a poca distanza dal centro storico, lungo il tratto dellaS.S. 73 bis (detta strada delleCapute) che da Urbino scende verso Urbania. Risale al XIII secolo[49], ma fu ricostruita ad inizio XIX secolo, in posizione più ad est del sito originario. L'esterno si presenta con murature in pietre e mattoni a vista, mentre sul lato destro si sviluppa l'antica canonica. La facciata principale è delimitata da due paraste su alto basamento terminanti in capitellituscanici, su cui vi è una trabeazione ed un frontone; al centro vi sono l'ingresso principale e una finestra sopra di esso, architravati e con cornice lapidea. L'interno è ad aula unica rettangolare, con una serie di lesene ioniche che scandiscono le pareti laterali e che sorreggono una trabeazione da cui si sviluppa la volta a botte a sesto ribassato. L'abside è semicircolare con una calotta semisferica, decorata da un motivo acassettoni. Il presbiterio è rialzato su di un gradino e delimitato da una balaustra in marmo e pietra. Nel 1974, in ossequio alle nuove normeconciliari, è stato aggiunto un altare mobile, composto da un tronco d'albero lucidato. Nelle vicinanze della chiesa si trova anche il piccolo cimitero di questa località, in cui sono sepolti lo scrittorePaolo Volponi, l'artistaCarlo Ceci ed il latinistaCesare Questa.
La Data e la Rampa elicoidale. LeStalle ducali (o Data) potevano contenere fino a 300 cavalli e assieme al vicinotorrione dellaRampa elicoidale sono opera dell'architettoFrancesco di Giorgio Martini; volute entrambe dal ducaFederico III da Montefeltro nella seconda metà delXV secolo, come parti collegate al complesso del nascente Palazzo Ducale. Il torrione della Rampa elicoidale è un'imponente struttura architettonica che si erge sul lato nord della Data, sull'angolo tra quest'ultima e le mura diPorta Valbona. La sua funzione era quella di garantire il passaggio, al Duca e alla sua corte, dal Palazzo alle Stalle Ducali e viceversa. Nella seconda metà delXIX secolo fu eretto, sulla parte superiore della Rampa, ilTeatro Sanzio, su progetto dell'architetto Vincenzo Ghinelli. Dalla seconda metà delXVI secolo, a causa dell'abbandono seguito al declino della città, si verificò il crollo della copertura delle ex Stalle ducali. Da quel momento furono adibite a orto, di proprietà della famigliaAlbani, e le vicine strutture, nella parte superiore della Rampa, a granai cittadini, infatti vennero denominateMagazzino dell'abbondanza, queste ultime furono demolite nella seconda metà delXIX secolo, durante la costruzione delteatro. Per estensione anche la Data acquisì il nome diOrto dell'Abbondanza. Solamente nella seconda metà delXX secolo la Rampa e la Data furono soggette (in tempi diversi) a un progetto di recupero curato dall'architettoGiancarlo De Carlo. Questo progetto portò al completo restauro della Rampa Elicoidale nel 1977, nell'intervento urbanistico di recupero dell'intera zona delMercatale, e all'avvio negli anni novanta dei lavori di restauro, molto discussi, delle ex Stalle Ducali.[50]
La casa di Raffaello. Si trova nell'omonima via, al civico 57. Qui si può ammirare un affresco di un giovane Raffaello, oltre che dipinti del padreGiovanni Santi, gli ambienti e gli arredi della casa dove visse il celebre pittore.
Palazzo del Collegio Raffaello. Il collegio Raffaello fu istituito per volere dipapa Clemente XI agli inizi delXVIII secolo; era retto daipadri scolopi e aveva la sua sede in Piazza della Repubblica, nel palazzo progettato appositamente dall'architettoAlessandro Specchi. In questo collegio vi studiò e alloggiò, fino all'età di 12 anni,Giovanni Pascoli. Questo palazzo ospita la sala del consiglio comunale e alcuni uffici della Prefettura; inoltre negli ambienti al pianterreno, affacciati sul cortile, vi sono varie attività commerciali. Mentre in alcune sale al secondo piano sono stati allestiti: il museo del Gabinetto di Fisica dell'Università e il museo dell'Incisione Urbinate.
Ilteatro Sanzio. Si tratta del principale teatro della città; sorto verso la metà delXIX secolo, sul bastione della Rampa elicoidale. Nel 1897 fu decorato dal pittore e ornatista ferrarese.Diomede Catalucci.[51] Il teatro ha subito una radicale ristrutturazione tra gli anni settanta e ottanta delXX secolo, per opera dell'architettoDe Carlo.
Villa Paciotti (anche detta Ca' il Paciotto o Cal Paciotto)
Ca' Condi. Situata lungo la via Francesco di Giorgio Martini (SS 73 bis), tra il piazzale del Mercatale e l'incrocio per la chiesa dei Cappuccini; sul versante sud-occidentale del colle delle Vigne.
Villa Quattroventi. Sorge su un poggio tra le vie F. Commandino e Y. Gagarin.
Villa dei bambini del popolo. L'antico casino nobile ospita la Scuola d'Infanzia "Villa del popolo", facente parte dell'Istituto Comprensivo "P. Volponi-G. Pascoli"[52]. La villa fu lasciata in eredità all'Asilo "Lorenzo Valerio" da Giuseppe Fiocchi Nicolai, nel 1912, affinché fosse destinata ai bambini del popolo, ovvero ai bambini delle famiglie più povere e più bisognosi di cure, in particolare dell'aria salubre e della luce solare. L'Asilo entrò in possesso di tale lascito solo nel 1924 e nell'estate di due anni dopo ospitò i primi bambini, che furono una quarantina nei primi tempi[53]. È situata su un poggio, a ridosso dello stadio Montefeltro, tra le vie Santissima Annunziata, Y. Gagarin e G. Rossini.
Villa Padiglione. Il casino nobile è stato demolito nel 2015[54] e si trovava dietro all'ospedale cittadino. Restano il portale e la chiesa della Madonna di Loreto.
Villa Maria. Si trova su un poggio e l'area della villa si affaccia su via Bonconte da Montefeltro. L'antico casino nobile (di proprietà privata) è stato separato dal portale, in seguito alla costruzione della sede delLiceo artistico "Scuola del Libro". Il portale è attribuito aBartolomeo Ammannati.
Villa Tortorina. Sorge su un poggio, stretto tra le vie Bonconte da Montefeltro, E. Bernini e O. Petrucci, sovrastante la contrada della Piantata.
Villa dell'Orologio. Situata su un poggio lungo la strada (Strada Provinciale 9) che da Urbino conduce aGadana e alla valle delFoglia. Eretta nel XVIII secolo come residenza di campagna degli arcivescovi urbinati. Il portale è ormai in avanzato stato di abbandono, sulla Strada Provinciale 9, da esso si sviluppava un viale che conduceva al casino nobile, ma ormai il viale è scomparso, fagocitato dai campi vicini.
Cal Duca
Il Montale
Palazzo del Collegio
Villa Giunchi
L'antico portale di Villa Maria
L'antico portale di Villa Padiglione
Casino nobile di villa Padiglione (lato sud)
Casino nobile di villa Padiglione (lato est)
Casino nobile di villa Padiglione (lato nord-ovest)
Lemura di Urbino sono l'antica cerchia difensiva della città. Create con la città stessa, si sono contati quattro tracciati diversi, l'ultimo dei quali risale alla prima metà delXVI secolo.
Fortezza Albornoz. Venne eretta dal cardinaleAnglico de Grimoard, tra il 1367 e il 1371, sul sito in cui sorgeva una delle residenze deiMontefeltro. La costruzione della fortezza era dovuta alla necessità di controllare meglio la città, dopo che in essa si erano verificati alcuni tumulti. Fu rafforzata nello stesso secolo dal cardinale spagnoloEgidio Albornoz. Infine venne ristrutturata, in forme attuali, nella seconda metà delXVI secolo. Nel 2010 l'edificio è divenuto sede di un museo sulle armi e armature delXV secolo, denominato Armeria Ducale - Bella Gerit. Dalla parte superiore dell'edificio si può godere di un bel panorama sulla città e sulle colline circostanti.[55]
Si tratta di una piccola piazza, di forma quadrilatera, situata sulla sommità del colle del Poggio. Tramite tale piazza si accede all'ingresso principale delPalazzo Ducale, la cui mole domina i lati meridionale e occidentale. Mentre il lato settentrionale è dominato dallacattedrale, il cui lato, che si affaccia sulla piazza, è adornato dalla Loggia del Grano, che garantisce l'accesso all'Oratorio della Grotta. Infine sul lato orientale la piazza confina con l'adiacente via Puccinotti. Questa piazza si può considerare il "cuore" di Urbino, in quanto essa ha rappresentato il fulcro attorno al quale è nata e si è sviluppata la città; rappresentandone, per secoli, il centro politico e religioso; fin dall'età romana, quando nell'area vi doveva sorgere ilforo. Questa piazza ospitò, dal 1897 al 1947, il monumento aRaffaello Sanzio, diLuigi Belli, poi spostato in cima a via Raffaello (Monte).[56]
Piazza della Repubblica (già piazza 8 Settembre, già piazza Nuova, già Pian di Mercato).
L'attuale piazza, di forma trapezoidale, è nata nelXIX secolo, con l'ampliamento sul lato meridionale, dovuto alla realizzazione del Palazzo Nuovo degli Albani e poi all'apertura di corso Garibaldi. Sulla piazza confluiscono cinque vie (via Raffaello, via Battisti, via Veneto, via Mazzini e corso Garibaldi) e il suo centro è dominato da una fontana, progettata daDiomede Catalucci[51] nel 1908, eliminata nel 1927, e reintrodotta negli anni novanta. L'attuale denominazione risale al 1946, mentre la precedente commemorava l'ingresso in città dei primi soldati delRegno di Sardegna, nel 1860. La piazza, prima dell'ampliamento ottocentesco, era più stretta (una sorta di lieve ampliamento della confinante via Raffaello) ed era denominataPian di Mercato, in quanto tale toponimo rispecchiava il ruolo che la piazza aveva come sede del mercato cittadino, che conserverà fino alXVIII secolo. Manterrà il ruolo sociale, ovvero quello di punto d'incontro per la popolazione urbinate, essendo favorita, in questo, dalla posizione; in quanto la piazza si trova sul punto più agevole, un piccolo pianoro, per spostarsi su uno dei due colli (il Poggio eil Monte) su cui poggia la città. Inoltre sulla piazza convergono quasi tutte le principali vie provenienti dalle maggiori Porte urbiche, contribuendo così a renderla il vero Centro della città.
Questa piazza nacque nel 1563, per volontà del ducaGuidobaldo II della Rovere. La piazza si presenta come un lungo rettangolo in pendenza; il cui lato occidentale (lato lungo) è occupato per l'intera sua lunghezza dal prospetto del Palazzo Ducale. Mentre il lato opposto è occupato dallachiesa di San Domenico, dall'edificio dell'ex seminario e da palazzo Petrangolini. Invece il lato meridionale è chiuso da via Saffi, affiancata dai palazzi Vecchiotti-Antaldi e Montefeltro-Bonaventura; mentre, dalla parte opposta, quello meridionale confina con via Puccinotti. La piazza corrisponde parzialmente al tracciato delCardo Massimo, dell'antico Municipio romano. DalXVI secolo questa piazza ospitava"il gioco del pallone" (da cui la piazza prese il suo nome originario), che era inizialmente identificabile colCalcio fiorentino e colgioco dell'Aita; poi, traXVIII eXIX secolo, passò a identificarsi col gioco delPallone col bracciale. Le partite di palla col bracciale vennero inizialmente proibite, nella suddetta piazza, il 18 agosto 1813, dal viceprefetto del dipartimento del Metauro. Anche se la pratica del gioco proseguì fino all'ordinanza della polizia municipale del 15 luglio 1875. Tali limitazioni (atte a proibire tale pratica entro le mura cittadine) furono dovute per rispondere ai numerosi reclami della cittadinanza, che lamentavano danni alle persone e agli edifici. Dopo l'ultima ordinanza, il gioco fu spostato nel piazzale del Mercatale. TraXIX e parte delXX secolo, si svolse in questa piazza il consueto mercato cittadino. Nella piazza è presente, verso il lato settentrionale, unobelisco egizio, dono dipapa Clemente XI.
Il piazzale, dalla forma quadrilatera, fu costruito a fineQuattrocento daFrancesco di Giorgio Martini. Tale piazza ricopre la funzione di principale punto d'accesso alla città, insieme aPorta Valbona. Venne chiamata così perché in origine vi si teneva il mercato del bestiame, ma veniva utilizzata anche per altri usi. Verso la fine delNovecento, la piazza fu riprogettata daGiancarlo De Carlo.
Via Vittorio Veneto (già Francesco Puccinotti, già strada del Duomo).
È una delle principali vie del centro storico e riveste un importante ruolo nella città, in quanto mette in comunicazione i due centri, quello politico-religioso (piazza Duca Federico) e quello socio-commerciale (piazza della Repubblica). Inoltre questa via corrisponde approssimativamente e parzialmente a un estremo del Cardo massimo; come testimonia, su un lato della via, addossato al muro di una casa, un piccolo masso di pietra, ultimo resto di Porta Maia (molto probabilmente derivante dal latino Mayor), uno dei quattro accessi all'antico municipio romano. Questa via, dalla fine delXIX secolo fino al 1922, fu intitolata al medico urbinateFrancesco Puccinotti; poi dal 1922 tale denominazione si è mantenuta solo per il tratto compreso tra piazza Rinascimento e il Municipio, in quanto il tratto restante è stato intitolato alla città diVittorio Veneto, per commemorare ladecisiva battaglia dellaprima guerra mondiale. Poco prima della congiunzione di tale strada con via Puccinotti, si apre una piccola piazzetta in decisa pendenza, chiamata in origine Piazza Farina e ribattezzata, nel 2009, LargoSan Crescentino; per il piccolo monumento al Santo Patrono presente nel sito, composto da un'ara e una colonna in pietra che sostengono una piccola statua settecentesca del Santo. Sempre su largo San Crescentino si erge la facciata settecentesca del palazzo Comunale.
Via Francesco Puccinotti (già piazza del Duomo).
Questa via sembra quasi una sorta di prolungamento di piazza Duca Federico, in quanto su di essa si affacciano con i rispettivi ingressi: il palazzo Comunale, la cattedrale e, tramite piazza Giovanni Pascoli, il palazzo Arcivescovile. Anch'essa coincide, all'incirca, con un segmento dell'antico Cardo massimo.
Popolarmente chiamataValbona, dato che si tratta della strada principale dell'omonima contrada. Mentre a settentrione la via confluisce in piazza della Repubblica. La strada è segnata da una decisa pendenza. Ha assunto l'attuale denominazione agli inizi delXX secolo. Questa via rappresentava, assieme alla Porta, l'ingresso d'onore della città, non a caso tutte le facciate degli edifici, che vi si affacciano, sono tra le più eleganti di Urbino. Secondo la tradizione tutti i nuovi arcivescovi urbinati entrano in città mediante questa via. Anticamente questa strada era la via d'accesso in città, per chi proveniva da occidente, in particolare dalla strada della Toscana. Lungo questa strada si trova l'oratorio delCorpus Domini (o chiesa diSan Francesco di Paola), i palazzi Lucciarini-Luminati (la cui architettura ha evidenti richiami allo stile di Francesco di Giorgio Martini) e Galli-Palma.
Via Raffaello (già il Monte).
La via si caratterizza in Urbino come una delle più ripide, forse anche per questo è popolarmente denominatail Monte. Si sviluppa sul versante meridionale della collina eponima. La strada era chiusa in cima dal bastione e dalla Porta urbica omonimi, demoliti agl'inizi delXX secolo; ora vi è, in posizione più avanzata rispetto alle mura, un parco al cui centro si staglia il monumento a Raffaello. Mentre in fondo, la via termina in piazza della Repubblica. Su tale strada si trovano laCasa natale di Raffaello, il palazzo di Giustizia, le chiese di San Francesco e di San Sergio (la prima cattedrale); inoltre da essa si raggiunge il parco della Fortezza Albornoz. Si tratta della via principale della contrada del Monte.
Via Cesare Battisti (già Lavagine).
Popolarmente chiamataLavagine, anch'essa è segnata da una decisa pendenza, chiusa a oriente dalla porta omonima, mentre a meridione confluisce in piazza della Repubblica. Si tratta della via principale della contrada di Lavagine. In origine tale via era l'accesso diretto in città, per chi proveniva daPesaro. Nel 1919 circa, è stata intitolata all'irredentistaCesare Battisti. Su questa via si trovano la sede principale dell'Accademia Raffaello, all'interno di palazzo Viviani (a poca distanza dalla Porta urbica), e l'antica fonte del Leone, a metà della strada sulla biforcazione con via Sant'Andrea; si tratta di una fonte di notevoli dimensioni ricavata a ridosso di un tratto del muro di contenimento dell'Orto botanico. Inoltre, addossata sulla parte interna della Porta urbica, si trova la piccola chiesa di Santa Maria degli Angeli. La via, alla sua confluenza in piazza della Repubblica, è fiancheggiata da un lato, dalla chiesa di San Francesco e dall'altro dal palazzo dell'ex collegio Raffaello.
Via Donato Bramante (già Santa Lucia).
Il tratto in lieve pendenza di questa via, è chiamato popolarmente Santa Lucia, come la Porta urbica che ne delimita l'estremità settentrionale; l'altra estremità segna la confluenza in via Raffaello. Anticamente questa strada, garantiva l'accesso diretto in città, per coloro che provenivano da settentrione. Infatti, nel 1860, le prime truppe piemontesi entrarono in città, proprio attraverso la Porta e la via suddette. Il nome Santa Lucia deriva dall'antico monastero dedicato all'omonima Santa, che si trovava sull'angolo tra Largo Clemente XI e Via Viti; la chiesa e il monastero non sono più esistenti. Su tale via si trova la chiesa di Santo Spirito, che ha il proprio ingresso su Largo Clemente XI nel quale vi è la statua dipapa Celestino V (compatrono della città) e un piccolo monumento, formato da una colonna di origine romana, dono del cardinaleAnnibale Albani nel 1739; da questo Largo si forma una biforcazione, a sinistra la via sale fino alla Porta urbica mentre a destra si arriva davanti alla scuola elementare "Giovanni Pascoli", che sorge sul luogo dove, fino al 1932, vi era il giardino di Santa Lucia. Lungo la strada, poco distante da Largo Clemente XI, si trovano Palazzo Albani, l'Orto Botanico e la sede centrale delLiceo ArtisticoScuola del Libro.
Via Aurelio Saffi (già San Polo).
Popolarmente chiamataSan Polo, dall'ex chiesa di San Paolo, che si trova nella parte alta della via, di proprietà dell'Università che l'ha trasformata in laboratorio di restauro. L'attuale denominazione risale agli inizi delXX secolo. Rappresenta la principale strada della contrada di San Polo. La via si caratterizza in città come una delle più ripide, assieme alMonte; si sviluppa lungo il versante meridionale del colle del Poggio, scendendo da nord verso sud. La strada è chiusa a meridione dal bastione omonimo, mentre a settentrione confluisce in piazza del Rinascimento. La parte più alta, situata sulla sommità del Poggio, rappresenta una delle più antiche zone del centro storico; in essa si trovano:palazzo Montefeltro-Bonaventura, il monastero di Santa Caterina e l'ex chiesa di San Pietro Celestino V; mentre all'inizio della discesa, si trovano l'ex convento di San Benedetto - palazzo Battiferri (ora Facoltà di Economia) e la sopraccitata ex chiesa di San Paolo. La via corrisponde, approssimativamente, all'estremità meridionale dell'anticoCardo massimo della città romana. A metà della via, all'altezza della confluenza con via San Girolamo, si possono vedere i resti della Porta di Belisario, antico accesso meridionale della cinta muraria medievale. Altri monumenti di questa via sono l'edificio decarliano dell'ex Facoltà di Magistero, nato dall'abbattimento del convento di Santa Maria della Bella, la cui chiesa sconsacrata è stata incorporata nel nuovo edificio; altro monumento è la chiesa di Sant'Agostino, che presenta all'esterno una facciata gotica mentre l'interno è frutto del rinnovamento settecentesco voluto dapapa Albani, per le principali chiese cittadine; legato a tale chiesa vi è anche l'ex convento (ora Facoltà di Giurisprudenza), che ha il proprio ingresso sul retro, verso le mura. A un estremo della via, in fondo alla discesa, vi è la casa dove abitò lo scrittore e poetaPaolo Volponi; proprio sul luogo dove sorge tale casa, vi era il passaggio che collegavaSan Polo all'omonima Porta urbica, non più fruibile ma ancora esistente. Questo passaggio venne chiuso nelXIX secolo, a seguito della costruzione della barriera daziaria e della nuova strada lungo le mura.
Via Federico Barocci (già San Giovanni).
Popolarmente detta diSan Giovanni. La via si sviluppa trasversalmente, sul versante sud-occidentale della collina delMonte, in posizione intermedia tra l'area soprastante della fortezza Albornoz e la sottostante via Mazzini (Valbona). Per la sua posizione, ha un andamento pianeggiante, caratterizzato solo da lievi pendenze. Il nome attuale risale agli inizi delXX secolo. Questa via riveste un'importanza storico-artistica per la città, in quanto, lungo tale strada sono nati e vissuti molti uomini illustri, tra cui lo stessoFederico Barocci e i suoi fratelli, celebri costruttori di orologi (Simone, Giovanni Battista e Giovanni Maria); ma non solo: Giovan Battista Comandino (architetto militare) e suo figlio Federico (matematico), Lorenzo Vagnarelli (costruttore di strumenti matematici) e il fratello Pietro (architetto militare), Pompilio Bruni (costruttore di strumenti matematici), Marco Montano (letterato) e Pier Girolamo Vernaccia (storico). Inoltre su questa via si trova l'oratorio di San Giovanni, quello diSan Giuseppe e quello delle Cinque Piaghe. Da questa strada si può godere di un'ampia veduta del Palazzo Ducale, con i suoi celebriTorricini, e della cattedrale.
La Piola è un tipico vicolo della città, caratterizzato da rampe particolari, scandite da file di mattoni in rilievo, parallele tra loro e perpendicolari od oblique al canale di scolo dell'acqua piovana, simili a una scala a pioli. Questi particolari gradini fungono da appoggio ai piedi sia per salire, dando la spinta necessaria, sia per scendere, perché frenano il piede, soprattutto qualora la pavimentazione risulti particolarmente scivolosa per via delle precipitazioni piovose o nevose. Questa particolare tipologia di rampe si ritrova nei vicoli più stretti, praticabili solo a piedi o troppo ripidi, o sui lati di alcune vie principali, nei punti più ripidi, affiancata da corrimano metallici. La Volta invece è un vicolo in parte o totalmente coperto tra gli edifici, spesso con soffitti a volta di botte (da cui il nome) o anche architravati. In molti casi le Volte hanno la pavimentazione a Piola.
Obelisco egizio. Uno dei dodici obelischi egizi originali in Italia, si trova in piazza Rinascimento, di fronte al lato orientale del Palazzo Ducale e davanti alla chiesa di San Domenico. Formato da quattro blocchi sovrapposti e con una croce in bronzo sulla sommità, risale all'epoca di Hofra o Apries. Arrivò a Urbino nel 1737, portato da Annibale Albani, cardinale parente di Clemente XI.
IlMonumento a Raffaello. Realizzato dallo scultoreLuigi Belli tra il 1883 e il 1894. Fu inaugurato il 22 agosto 1897 in piazza Duca Federico, davanti all'ingresso principale delPalazzo Ducale. Nel 1947 venne trasferito in cima a via Raffaello, dove si trova tuttora.[56]
Statua di San Pietro Celestino (Papa Celestino V). Il monumento si trova in Largo Clemente XI, vicino alla chiesa di Santo Spirito. La statua, opera dell'artista romano Bartolomeo Bincillotti, fu eretta nel 1737. In origine doveva rappresentare ilponteficeAlessandro VIII, come omaggio del cardinaleAnnibale Albani, per ringraziarlo delle opere benemerite compiute in favore della città. Però, durante l'occupazione francese (1797-1801), l'allora arcivescovoSpiridione Berioli per paura che la statua fosse distrutta, dato che rappresentava un pontefice, decise di farla modificare e di dedicarla al compatrono cittadinoSan Pietro Celestino V.
Fonte del Leone o Barberina. Rappresenta il terminale di una condotta sotterranea dell'antico acquedotto, di origine romana. Si tratta della principale fontana cittadina, usata verso ilXV secolo anche come lavatoio, secondo le ultime ricerche[57]. Il monumentale prospetto fu realizzato agl'inizi delXVIII secolo, per volontà del cardinalAnnibale Albani, a ridosso del muro di contenimento dell'Orto Botanico, antico orto delconvento francescano. Fu restaurata alla fine deglianni novanta delXX secolo, in quell'occasione venne collocata nella nicchia centrale, una copia della statua popolarmente dettaBarberina, donata dallaSocietà del Soldo, raffigurante una figura allegorica delMetauro o una Ninfa[58]; l'originale di epoca romana, ivi collocato dopo la ristrutturazione voluta dall'Albani, era stato rimosso verso la metà delXX secolo e ora si conserva presso l'Istituto universitario di Archeologia diPalazzo Albani. Il termineBarberina è di origine popolare, probabilmente per le treccine che adornano i capelli della statua e rieccheggianti le capigliature di alcune popolazioni africane[59].
Monumento a San Crescentino. Situato nell'antica piazza Farina (ora Largo San Crescentino), davanti alla facciata settecentesca del palazzo comunale. Fu eretto nel 1737 e si compone di un'ara e di una colonna in pietra, provenienti dallachiesa dei Santi Apostoli di Roma, dono del cardinaleAnnibale Albani. Sulla sommità del monumento, fu collocata una piccola statua bronzea del Santo, realizzata daCamillo Mariani. Tale scultura fu poi rimossa e, per proteggerla meglio dagli agenti atmosferici, spostata all'interno dellaGalleria nazionale delle Marche. Dal 2009, una copia della statua è stata ricollocata sulla sommità del monumento, che dal 2010 è stato restaurato; nel medesimo anno il luogo nel quale si trova, è stato intitolato all'omonimosanto.
Fontana di Papa Benedetto XIII. Si trova in via Bramante, davanti all'ingresso principale di palazzo Albani. Fu realizzata nel 1729, da parte della comunità cittadina, come ringraziamento al pontefice per le opere benemerite compiute in favore della città. Attingeva l'acqua dalla condotta sotterranea di Santa Lucia dell'antico acquedotto cittadino[60].
Fontana di piazza della Repubblica. È situata al centro di piazza della Repubblica. Venne realizzata nel 1908, su progetto diDiomede Catalucci. Fu rimossa nel 1927 e reintrodotta nella seconda metà degli anni novanta.
Esedra di Corso Garibaldi. Fu costruita in concomitanza con l'erezione del prospicienteTeatro Sanzio, nell'ambito degli interventi architettonico-urbanistici di sistemazione dell'area circostante, su progetto di Vincenzo Ghinelli. L'esedra in particolare fu realizzata per agevolare le manovre delle carrozze delle persone che si recavano a teatro.[61]
Ex Magistero oPolo scientifico-didattico "Paolo Volponi"
Situato a metà della ripida salita di via A. Saffi (San Polo), tra le traverse di via San Girolamo (a monte) e Santa Maria (a valle). L'intervento di De Carlo, iniziato verso il 1967 (fino al 1976)[62], fu mirato al recupero della struttura dell'antico convento di Santa Maria della Bella, in abbandono da molti decenni. Dato che gli antichi ambienti conventuali non erano abbastanza funzionali, furono in gran parte demoliti, mantenendo solo l'ex chiesa e le strutture verso la strada di San Polo. Costituisce uno degli interventi architettonici moderni più equilibrati in un tessuto urbano antico, senza creare anacronismi ofalsi storici. L'edificio fu pensato esternamente per inserirsi armoniosamente nel contesto del centro storico, con murature esterne nel tipico mattone urbinate ed una copertura piana rivestita da un manto erboso. Invece l'interno espresse più chiaramente lo stile dell'architetto genovese, con la struttura in cemento armato lasciato parzialmente a vista. Gli ambienti interni furono divisi tra quelli meno bisognosi di luce naturale (come ambienti di servizio e vani scale principali), che furono posti sul lato a monte. Invece le aule, gli studi dei docenti e la sala studio furono sistemati sul lato a valle, tra cui la grande vetrata semicircolare inclinata sopra all'aula magna, con le terrazze-giardino, posta all'estremità posteriore.
Palazzo Brandani Battiferri - Ex convento di San Benedetto
Si trattò dell'ultimo intervento di De Carlo in città, mirato al recupero di una struttura abbandonata per adibirla a sede della Facoltà di Economia. L'edificio si trova lungo via A. Saffi (San Polo), all'inizio del tratto più ripido, mentre a valle è delimitato da via Piave (lato sud-ovest), invece a monte confina col monastero di Santa Caterina (lato nord). I lavori di ristrutturazione si svolsero tra il1986 ed il'99[63]. Come in altri interventi analoghi nel centro storico urbinate, come nel vicino Ex Magistero, anche qui le murature esterne furono mantenute rispettando le forme ed i materiali tradizionali.
Collegi universitari
Sono situati sul colle dell'ex convento dei Cappuccini, furono realizzati in due tempi, una prima parte (ilColle) fu realizzata tra il1962 fino agli inizi deglianni settanta[64]. Appena terminato il collegio delColle, furono avviati i lavori per la costruzione degli altri quattro (Tridente,Aquilone,Serpentine eVela), che terminò verso il 1983[65]. I collegi non comprendono solo camere per studenti, ma anche spazi comuni pensati per essere punti di aggregazione o per la didattica, oltre alla presenza di una mensa. Hanno una struttura in cemento armato, che in parte è a vista (nelle strutture orizzontali) e in parte è coperto da rivestimenti in mattoni. Sono considerati a livello mondiale capolavori dell'architettura degli anni settanta, per la densità di significati che contengono. I tre collegi universitari portano nomi che li identificano per la forma,Tridente,Aquilone,Serpentine eVela, ed uno per la posizione,Colle. Il loro aspetto combina in modo ben riconoscibile calcestruzzo a vista e mattone. IlTridente, posto all'estremità nord-orientale, si compone di cinque blocchi, due blocchi centrali sulla cima del colle, in cui vi sono gli spazi comuni (aule, bar, sale studio e teatro), da cui si sviluppano i tre blocchi trasversali che digradano seguendo il pendio collinare, in cui si trovano le camere. Vi sono poi le Serpentine e l'Aquilone, al centro del complesso. Il collegio delleSerpentine può ospitare 152 studenti, in camere singole organizzate in gruppi da otto che condividono cucina e bagno. Il collegio dell'Aquilone può ospitare fino a 256 studenti, in camere doppie con bagno in camera e cucina indipendente; oltre ad avere nell'estremità meridionale, alcuni spazi ricreativi (come una biblioteca). L'ultimo ad essere realizzato, posto all'estremità meridionale, fu il collegio dellaVela, può ospitare fino a 444 studenti, in camere doppie con bagno, cucina ed un affaccio su un giardino pensile; oltre ad avere anche un teatro con 300 posti.
Ca' Romanino oCasa Sichirollo, situata vicino alla frazione diCastelcavallino, sopra alla strada provinciale 9 che scende verso la vallata del Foglia.
Si trovano lungo via Santissima Annunziata, tra lo stadio "Montefeltro", il poggio della Villa del Popolo e la chiesa parrocchiale della SS. Annunziata. Si tratta dicase a schiera suddivise in sei gruppi, con una disposizione semicircolare, dato che seguono le curve di livello del terreno, con il lato concavo verso la strada pubblica a monte ed il lato convesso a valle. In ogni gruppo vi sono due appartamenti, che si sviluppano su quattro livelli; un piano seminterrato, garage e cantina, il pianterreno, con la zona giorno rivolta verso il lato a valle sul giardino privato, ed un piano superiore, zona notte. Hanno una struttura in cemento armato con un rivestimento esterno in mattoni. Furono realizzate tra il1954 ed il'57[66].
Condomini detti "Samurai"
Sono situati lungo viale F. Comandino, tra la villa dei Quattroventi ed il colle della chiesa della Madonna di Loreto, lungo il crinale collinare. Sono quattro condomini disposti intorno ad una area centrale comune, ogni condominio si sviluppa su tre piani con due appartamenti speculari per piano, oltre ad un appartamento unico nel sottotetto. Hanno una struttura in cemento armato ed un rivestimento esterno in mattoni, con una copertura che ricorda l'elmo di unsamurai[67]. Furono realizzati tra il1957 ed il'59, per le Cooperative Cedas e Santi, costituendo il primo nucleo del quartiere di Piansevero.
Condomini "Pineta"
Si trovano all'inizio di via Bonconte da Montefeltro, a nord-ovest del centro storico, oltre l'ospedale. Si compongono di tre blocchi di case a schiera supilotis, che seguono le curve di livello del terreno e sono paralleli alla strada di crinale (l'odierna via Bonconte). Invece ci sono tre blocchi trasversali alla strada di crinale, che allungandosi verso la conca sottostante e sfruttando la pendenza collinare, arrivano a svilupparsi su dieci piani, nel punto più a valle. Gli ingressi si collocano sul tetto degli edifici, più alto di circa due piani rispetto al livello terreno. Il tetto costituisce un grande terrazzo su cui spuntano quattro volumi corrispondenti agli ingressi per i vani scale ed ascensori. I condomini di questo complesso si caratterizzano sia nella pianta rettangolare che nelle linee architettoniche per linee rettilinee e per il cemento armato a vista. Nell'ambito del Piano Regolatore di De Carlo del 1968 questo complesso doveva rappresentare il limite di sviluppo dei nuovi insediamentiextra muros. Furono realizzati tra il1967 ed il'72[68] e fu pensato come un quartiere autonomo, in grado di ospitare fino a 750 abitanti.
Ex fornace Volponi. Si tratta di unafornace di tipoHoffmann[72], situata sul fondo della valle tra il versante orientale del centro storico e le colline delle Cesane, lungo la strada che scende verso Fermignano e la valle del Metauro. Fu eretta verso il 1908 e rimase in attività fin verso il 1974, per poi venire abbandonata. In origine fu proprietà della famiglia dello scrittorePaolo Volponi. Nel 2024 i ruderi dell'edificio sono stati acquistati dal Comune[73].
Ex Miniera Albani. È un'antica miniera per l'estrazione dello zolfo, nel territorio della frazione diPieve di Cagna, dismessa poco dopo la seconda guerra mondiale. Nel 1982 fu avviato il recupero del complesso edilizio, per impiantarvi un'attività agrituristica, a cui si è aggiunto anche ilMuseum Graphia - Museo internazionale della stampa.
Parco della Resistenza, è situato sulla cima del colle del Monte, sotto alla Fortezza Albornoz, con un ingresso principale in via dei Maceri ed uno, attraverso lacinta muraria, nella sottostante via B. Buozzi. Fu istituito nel 1973; ma per la sua estensione pianeggiante e per la sua posizione vicina al centro e panoramica, ha ospitato, dalla metà del XX secolo, svariate manifestazioni, come la gara principale dellaFesta dell'aquilone, dalle origini (1955) fino al 1990. In passato l'area fu usata come orto dal vicinoconvento degli Scalzi, dalla seconda metà del XVII fino alla metà del XX secolo.
Parco della Rimembranza, si trova sul colle, dietro alla chiesa della Madonna di Loreto, a nord-ovest della città, ad 1 km circa dal centro storico, lungo via F. Comandino. Fu istituito nel 1935, grazie alla donazione di quest'area da parte di Angelo Moscati. Nel parco vi sono dei cippi lapidei con incisi i nomi dei 371 caduti urbinati nellaprima guerra mondiale.
Parco delle Vigne, si tratta di una grande area verde situata sulla cima del colle eponimo, ove predomina un'ampiapineta, come prosecuzione oltre le mura del vicino Parco della Resistenza, tra il piazzale del Mercatale ed i nuovi insediamenti delle vie del Popolo e del Giro dei debitori. Per la sua posizione offre, come l'adiacente Parco della Resistenza, un suggestivo panorama sul centro storico. L'area è attraversata da via Fratelli Rosselli, da una via pedonale eponima e dal sentiero B. Bernardini. Il fulcro dell'area è rappresentato da un'antica casa colonica, che ospita la Biblioteca "Lilliput" per bambini e un centro per anziani.
Unginco nell'Orto Botanico cittadino, alto 28 metri e con una circonferenza del fusto di 314 centimetri. Inoltre vi è anche unfaggio, risalente al 1809.
Secondo i datiISTAT al 1º gennaio 2023 la popolazione straniera residente era di 1.216[77] persone e rappresentava il 8,8% della popolazione residente. Le comunità straniere più numerose sono:[78]
Urbino è sede di una delle più antiche comunità ebraiche d'Italia, che prosperò grazie alla protezione accordatale daFederico da Montefeltro. Il ghetto fu stabilito solo agli inizi delXVII secolo quando Urbino passò sotto lo Stato Pontificio. A testimonianza della storia e della vitalità della comunità rimangono le due sinagoghe (di cui una ancora integra) e l'antico cimitero a Gadana.[79]
Festa di Carnevale, consiste in una sfilata, a cura delle contrade cittadine, di gruppi mascherati per le vie del centro storico, che si svolge a febbraio.[81]
Festa dei Cappuccini, si svolge, dal1861, nel mese di agosto. È organizzata dallaSocietà del Soldo[82] e si sviluppa intorno all'ex convento dei Cappuccini, con aree dedicate alla gastronomia, ai concerti ed ai balli ma anche a conferenze culturali. Il ricavato della festa viene devoluto in beneficenza.[83]
Festa dell'aquilone, è una storica gara tra le contrade cittadine, che si svolge il primo fine settimana di settembre, dal1955.[84][85]
Festa della Madonna del Giro, è un'antica usanza popolare diffusa nel territorio delladiocesi urbinate, risalente alXV secolo[86]. Consiste nella permanenza in ognuna delle parrocchie della diocesi di un quadro della Vergine per un anno. All'arrivo della tela in una parrocchia, viene accolta naturalmente da una celebrazione e da una processione, ma anche da una vera e propria festa. Inoltre l'itinerario percorso dalla processione viene abbellito da decorazioni, realizzate dalla popolazione locale.
In quantocapoluogo di provincia, in città hanno sede diverse istituzioni pubbliche, come la sede distaccata della Prefettura, il Tribunale, l'Agenzia delle Entrate e quella del Territorio. Inoltre, data la sua importanza culturale, la città è stata sede, prima della Soprintendenza storico-artistica regionale (1939-2014), e ora dellaDirezione regionale dei Musei[87] (dal 2014). È sedevescovile, l'istituzione cittadina più antica ancora esistente. Oltre a queste istituzioni, bisogna aggiungere anche il folto numero di istituzioni scolastiche e universitarie, che caratterizzano da secoli la città. Infatti, proprio per la presenza dell'università, la città ospita anche una sede dell'Ente Regionale per il Diritto allo Studio universitario (ERDIS)[88].
Candidatura a "Capitale europea della cultura 2019"
La città si è candidata aCapitale europea della cultura per il2019. Oltre alla città, il progetto avrebbe coinvolto l'intero territorio regionale, infatti il principale ente promotore era laRegione Marche. Il comitato promotore di tale candidatura era presieduto daJack Lang, ex ministro della cultura francese.[91] Il 12 giugno2013 venne presentata ufficialmente, aRoma nella sede delPio Sodalizio dei Piceni, la candidatura della città. In questa occasione fu siglato anche un protocollo d'intesa tra la città di Urbino e quella diSofia, anch'essa candidata, per laBulgaria, a capitale europea della cultura 2019.[92] Il 15 novembre 2013 la città è stata esclusa dalla competizione in seguito alla decisione della giuria europea che doveva operare una selezione tra le varie città che avevano presentato la candidatura. Oltre a Urbino, tra le tante, vengono escluseAosta,Caserta,Palermo,Pisa,Reggio Calabria,Siracusa,Taranto eVenezia.[93][94][95]
Sottosezione dell'Archivio di Stato di Pesaro. Situato nel piano seminterrato del Palazzo Scolastico "Giovanni Pascoli" (Istituto Comprensivo "Volponi-Pascoli"), dal2007, quando fu trasferito dal secondo piano dipalazzo Corboli Aquilini. Conserva, oltre ai documenti d'archivio, anche una biblioteca.
Archivio del comune. È diviso tra due sedi, i documenti antecedenti ai primi anni delXIX secolo sono custoditi presso l'archivio dell'Università cittadina, mentre i documenti successivi a quel periodo sono conservati in alcuni ambienti della Scuola secondaria di primo grado "P. Volponi" (Istituto Comprensivo "Volponi-Pascoli"), nella periferia della città, e fanno parte, assieme all'archivio sanitario, della sottosezione dell'archivio di stato; nell'ottica di costituire un unico polo archivistico territoriale[96]. L'archivio storico del comune possiede anche gli archivi di alcune importanti famiglie nobili urbinati, con l'eccezione delle più importanti, ovvero quelle deiMontefeltro -Della Rovere (suddiviso tra l'Archivio di Stato di Pesaro, quello di Firenze e l'Archivio Vaticano) e degliAlbani, trasferito fuori Urbino nel 1915, presso laVilla Imperiale di Pesaro (residenza deidiscendenti della famiglia).
Archivio e biblioteca diocesani. L'archivio si trova al piano terra delpalazzo arcivescovile[97]. Invece la biblioteca è suddivisa tra tre sedi, l'ex seminario attiguo allachiesa di San Sergio[98], l'ex chiesa di San Donatoextra muros ed il piano terra di palazzo Petrangolini (lato posteriore, verso via Santa Chiara)[99].
Archivio della Confraternita del Corpus Domini. È situato nei locali attigui all'oratorio della confraternita, in via G. Mazzini (Valbona)[100].
Archivio della Confraternita della Morte. È situato nei locali attigui all'oratorio della confraternita, in via Porta Maia[101].
Archivio della cappella musicale del Santissimo Sacramento.
Archivi ebiblioteche dell'Università. L'archivio si trova nella sede centrale dipalazzo Bonaventura, assieme alla biblioteca di area umanistica. Mentre tra le biblioteche bisogna segnalare quella della Fondazione Carlo e Marise Bo, che conserva e gestisce la donazione di libri e oggetti delcritico letterario, situata all'interno dipalazzo Passionei Paciotti.
Biblioteca comunale "Lilliput", è una biblioteca per bambini, nata nel2012 e conserva un patrimonio di 1000 documenti, tra libri eDVD[102]. È ospitata nella Casa delle Vigne[103], sopra il piazzale del Mercatale.
Accademia dei Pascolini, nata nel1659 per volontà del cardinal legatoScipione Delci; il suo stemma raffigurava un prato, sovrastato dal mottoVernant Pasqua collocato in un cartiglio volante. Lo statuto di tale accademia fu approvato nel1688. L'Accademia sceglieva le compagnie comiche e di musica per i pubblici festeggiamenti delCarnevale. Inoltre possedeva un proprio teatro all'interno delPalazzo Ducale, che fu anche l'unico della città fino all'inaugurazione dell'ottocentesco Teatro Sanzio. All'interno del teatro, l'accademia metteva in scena commedie e tragedie realizzate da autori urbinati.
Accademia dei Nascenti, nata nel1699, tra i suoi fondatori si annoverano Giuseppe eRaffaele Fabretti. Il suo stemma rappresentava un anonimo e ospitale giardino adornato da fiori e fontane, con il mottoFavente dilucula.
Accademia di Scienze, Lettere ed Arti, fondata nel1862 daFrancesco Puccinotti. Istituzione dal carattere prevalentemente scientifico, con sede nelPalazzo dell'Università. Ne fece parte ancheAlessandro Serpieri, assieme al Puccinotti, i membri più attivi; tant'è che dopo la morte di quest'ultimo e la partenza da Urbino del Serpieri, l'Accademia, stretta da problemi economici, cessò di esistere.[107][108]
Accademia Raffaello, nacque nel1869 per iniziativa del conte Pompeo Gherardi. Si tratta di un'istituzione senza scopo di lucro, impegnata nella ricerca e nella divulgazione dell'opera di Raffaello Sanzio e di altri uomini illustri e benemeriti della città; oltre a effettuare e promuovere ricerche sulla storia cittadina.
L'I.T.I.S. "Enrico Mattei", opera dell'architettoEdoardo Detti
Istituto d'Istruzione Superiore "Raffaello". L'istituto, che comprende quattro indirizzi (liceo classico, linguistico, turistico e tecnico-economico), è una delle istituzioni scolastiche più antiche della città. Le sue origini più lontane risalgono a quel "Collegio dei Nobili" fondato in Urbino nel 1699 per volontà dell'urbinate Gianfrancesco Albani diventato poipapa Clemente XI e che, nel 1884, fu trasformato nel Regio Liceo-Ginnasio “Raffaello”, da cui discende direttamente la scuola. Per secoli la scuola è stata punto di riferimento per la gioventù di tutto un territorio al di qua e al di là dell'Appennino, annoverando tra i propri alunni persone che hanno lasciato un segno tangibile nella storia d'Italia. Il poetaGiovanni Pascoli (1855 – 1912) ne è l'esempio più illustre.[109]
Liceo artistico "Scuola del Libro". Nata nel1861 comeIstituto di Belle Arti delle Marche, dal1923 ha assunto la denominazione diIstituto per la Decorazione e l'Illustrazione del Libro per poi diventareIstituto d'Arte Scuola del Libro e infine la trasformazione inLiceo Artistico. La scuola è stata molto rinomata nel campo dell'illustrazione e decorazione del libro, verso la prima metà delXX secolo. Dalla seconda metà delsecolo si è imposta nel campo delle arti grafiche, soprattutto nell'incisione.
Istituto Tecnico Industriale Statale "Enrico Mattei"[110]. L'edificio, in cui ha sede la scuola, è stato progettato daEdoardo Detti e realizzato tra il1961 e il1981[111]; si tratta del maggior complesso architettonico contemporaneo della città, dopo i Collegi universitari di De Carlo. Conta oltre 1 100 studenti. Si compone di quattro indirizzi, dopo un biennio comune, e sono: chimica, materiali e biotecnologie; elettronica, elettrotecnica e robotica; informatica e telecomunicazioni; meccanica, meccatronica ed energia.
Liceo scientifico e delle scienze umane "Luciano Laurana - Bernardino Baldi"[112]. Si compone di quattro indirizzi: liceo scientifico nuovo ordinamento, liceo scientifico delle scienze applicate, liceo delle scienze umane, liceo delle scienze umane economico-sociale.
Istituto Comprensivo "Paolo Volponi - Giovanni Pascoli"[113]. Nel 2024 gli istituti "P. Volponi" e "G. Pascoli" sono stati fusi in un unico istituto. Comprende otto scuole dell'infanzia (due nel comune di Petriano e tre nelle frazioni di Canavaccio, Castelcavallino e Trasanni), sei primarie (una nel comune di Petriano e una nella frazione di Canavaccio) e tre secondarie di primo grado (una nel comune di Petriano). Gli edifici principali dell'Istituto sono la Scuola secondaria di primo grado "Paolo Volponi", in via Muzio Oddi nella zona nuova della città, ed il Palazzo scolastico "Giovanni Pascoli", che ospita sia una scuola primaria che una secondaria di primo grado, situato nel centro storico in via Piano Santa Lucia. Quest'ultimo palazzo fu eretto tra il 1932 ed il '34, sull'antico Giardino di Santa Lucia, in piena epoca fascista come denuncia l'architettura dell'edificio, per ospitare le scuole elementari.
Università degli Studi "Carlo Bo". Si tratta di una delle più antiche (fondata nel 1506) università d'Europa. La città di Urbino conta più iscritti alla sua università che abitanti, infatti gli iscritti erano 17 731 nel 2006. Nel 2006 si sono celebrati i festeggiamenti per il suo cinquecentenario, con l'emissione anche di un francobollo commemorativo speciale.[114]
Accademia di belle arti. L'istituzione fu fondata nel 1967. La carica di presidente del consiglio di amministrazione è stata ricoperta, dal 2003 al 2013, daVittorio Sgarbi. L'Accademia ha la sua sede principale all'interno dell'ex convento dei Carmelitani Scalzi, in cima a via Raffaello.
Galleria nazionale delle Marche. È il principale museo cittadino e uno dei più noti a livello nazionale. Istituito il 7 marzo1912, negli ambienti delPalazzo Ducale. Conserva un importante patrimonio storico artistico, composto dalle opere d'arte medievale fino a quelle barocche, ma la collezione più consistente è quella rinascimentale.
Museo archeologico Lapidario. È ospitato all'interno di alcuni ambienti nel pianterreno del Palazzo Ducale. Conserva diversi reperti lapidei di epoca romana, provenienti da Urbino, e il lascito di epigrafi dell'archeologo urbinateRaffaele Fabretti.[115]
Museo diocesano Albani. È ospitato all'interno di alcuni ambienti al pianterreno dell'Episcopio, tra questi vi sono le antiche sacrestie della cattedrale, una risalente alXVI e l'altra alXVIII secolo. Il museo fu istituito nel1964, per conservare meglio il tesoro della cattedrale urbinate e raccogliere le opere d'arte della diocesi, soprattutto quelle presenti nelle chiese di campagna più sperdute. Inoltre contiene opere pregevoli (paramenti sacri, arredi liturgici, codici miniati, ecc.) del tesoro della cattedrale cittadina, costituito in gran parte dalle cospicue donazioni dipapa Clemente XI, nella prima metà del XVIII secolo, e di altri membri di CasaAlbani. Negli ultimi anni è stato sottoposto a una radicale ristrutturazione, terminata con la riapertura del museo il 20 marzo2010.
Museo della Città. È stato un museo di recente istituzione, realizzato all'interno delle sale nel piano seminterrato dipalazzo Bonaventura Odasi. Il percorso museale era mirato a illustrare la storia e le peculiarità della città attraverso un allestimento moderno e coinvolgente[116]. Dal2015 è stato sostituito dallaCasa della Poesia, inaugurata ufficialmente il 27 marzo[117].
L'Orto Botanico
Orto botanico "Pierina Scaramella". Ha il suo ingresso principale in via Bramante. L'edificio che contrassegna l'entrata principale è formato da un unico piano ed è di piccole dimensioni, progettato nel1846 dall'architetto Vincenzo Ghinelli. L'Orto si sviluppa, per la maggior parte, su un grande terrapieno, che in origine era proprietà dell'adiacenteconvento di San Francesco. Nel1798, durante l'occupazione francese, il comune confiscò il terzo orto del convento, per istituirvi, nel1809, un orto botanico; finalizzato agli scopi didattici, legati agli insegnamenti dibotanica eagraria, del liceo Convitto (sostituto della soppressa università). A tal fine la sistemazione e l'organizzazione dell'orto fu curata daGiovanni de' Brignoli di Brünnhoff, docente di botanica e agraria. Nel1813 l'orto fu arricchito da una serra per le piante esotiche. Con la restaurazione del governo pontificio e la rinascita dell'università il De Brignoli lasciò Urbino e la gestione dell'orto tornò aipadri Francescani, ai quali fu imposto dapapa Pio VII di mantenere la coltura botanica. Però, nel1844, per gli eccessivi costi di mantenimento i padri dovettero cedere, in enfiteusi perpetua, l'orto all'università.
Museo dei Gessi (Gipsoteca). È una testimonianza dell'antico Istituto per l'Illustrazione e la Decorazione del Libro, perché conserva una collezione di calchi in gesso di sculture antiche, utilizzati per gli scopi didattici della Scuola. È allestito all'interno dell'Istituto di Archeologia in alcuni ambienti dipalazzo Albani.[118]
Museo del Gabinetto di Fisica dell'Università. Si tratta di un museo che conserva gli antichi strumenti scientifici dell'Università. È situato all'interno di alcuni ambienti al secondo piano delpalazzo dell'ex Collegio Raffaello.[119]
Collezioni mineralogiche e raccolte naturalistiche dell'Università[120]
Museum Graphía - Museo Internazionale della Stampa[121], è stato istituito nel 2001 nell'ex Miniera Albani, una vecchia miniera per l'estrazione dello zolfo, nel territorio della frazione diPieve di Cagna. Comprende anche una sezione didattica e dei laboratori per la pratica della stampa[122].
Aula didattica "Bella Gerit". È stata aperta nel2010 all'interno della Fortezza Albornoz. In essa sono esposti vari tipi di armi e armature delXV secolo[123].
Nel territorio comunale ha sede l'emittente privata TELE 2000; che trasmette, fin dal1981, su tutto il territorio della provincia di Pesaro e Urbino, diffondendo le notizie relative a quest'area.[126]
La mandragola, nel1965 vennero girate all'interno di un convento alcune scene del film, in clandestinità e molto velocemente, in quanto l'arcivescovoAnacleto Cazzaniga, appena saputo delle riprese del film, aveva intimato alla produzione di stare alla larga dal convento e di limitare il loro campo di azione alla città e alla campagna.
Datteri Dolci (süße Datteln), film tedesco del2010 prodotto da TVfilm60 per il canale pubblicoARD.
Il giallo di Urbino (Der Urbino krimi), miniserie tedesca di due puntate, girata in città nell'estate del2015 e trasmessa per la prima volta il 17 marzo2016 (prima puntata) sul canaleDas Erste[131].
Urbino è sede da più di 40 anni delFestival internazionale di musica antica, che raccoglie ogni anno d'estate appassionati da tutto il mondo. Inoltre la città ospita, nella prima settimana di agosto di ogni anno, il festivalUrbino Plays Jazz, organizzato dall'associazione Urbino Jazz Club e promosso dal Comune di Urbino. La città è attiva anche per ciò che concerne la musica contemporanea e la nuova scena musicale internazionale, avendo ospitato per diversi anni il Festival internazionale di musica indipendenteFrequenze Disturbate.
La Cappella nacque nel1507 ed è sede di scuole di musica, dove è possibile frequentare corsi di canto e di vari strumenti musicali. Inoltre organizza stagioni concertistiche in autunno e in primavera. Ha la sua sede in via Lorenzo Valerio 7, all'interno dell'antico palazzo Cerioni, in cui vi risiede fin dal1867; ma lo ha acquistato dal Comune solo nel1936.[133][134].
Prodotto gastronomico tipico della zona è lacasciotta d'Urbino, antica varietà di formaggio che vanta l'inserimento del prodotto nell'Atlante dei prodotti tipici e la denominazione di origine, nonché il riconoscimento della DOP (Denominazione di origine protetta) da parte dell'Unione europea. Un'altra specialità tipica è lacrescia sfogliata di Urbino, specie dipiadina dalla quale però si differenzia perché arricchita construtto, uova e latte.Altra specialità, propria delle festività pasquali, è la crescia di Pasqua, prodotto da forno che ricorda per la forma ilpanettone, ma è salata, con la presenza di formaggio e un po' di pepe; esiste anche nella versione dolce, con canditi e uvetta sultanina.
Luglio: Festival Internazionale di Musica Antica[135], si compone di una serie di concerti e di corsi in vari luoghi del centro storico, dal1969.[136]
Agosto: Conversazioni d'Agosto a Palazzo Petrangolini, ciclo di conferenze e seminari, dal1985.
Metà di agosto: Festa del Duca[137], rievocazione storica rinascimentale, dal1982.[138]
Primo fine settimana di ottobre: Biosalus - Festival Nazionale del Biologico e del Benessere Olistico[139], organizzato dall'Istituto di Medicina Naturale in collaborazione con il Comune di Urbino, dal2007.[140]
Primo fine settimana di ottobre: Festival del Giornalismo Culturale[141], organizzato dall'Istituto per la Formazione al Giornalismo dell'Università cittadina, nelle sale del Palazzo Ducale e in altri luoghi del centro storico, dal 2013.[142][143][144]
Tra dicembre e gennaio: Le Vie dei Presepi, prevede l'esposizione in varie parti della città di svariati tipi di presepi, opera sia di artisti locali che stranieri, dal2001.[145][146]
28 marzo - 6 aprile: Settimana Raffaellesca, incontri, conferenze, mostre per celebrare il concittadino Raffaello a cura dell'omonimaAccademia.[147][148]
A cominciare dall'età medievale, la città ed il contado furono suddivisi, seguendo le delimitazioni topografiche del municipio romano, in quattro settori denominatiQuadre:
Quadra del Vescovado, delimitata a est dall'estremità settentrionale del Cardo massimo, a sud dal tratto occidentale del Decumano massimo e sui lati ovest e nord dalla cinta muraria. La denominazione risaliva alla presenza in tale quartiere dell'episcopio.
Quadra di Porta Nuova, confinante a nord con l'estremità occidentale del Decumano massimo, a est con l'estremità meridionale del Cardo massimo mentre sui lati occidentale e meridionale con le mura cittadine. La quadra era così denominata per la presenza di uno degli accessi nella cinta muraria, Porta Nuova; in età romana e tardoromana corrispondeva alla Porta decumana occidentale, posta probabilmente tra le odierne moli del Palazzo Ducale e della Cattedrale. In età medievale la Porta urbica fu spostata più a sud, posta approssimativamente all'imbocco dell'odierna via Ferdinando Salvalai da piazza Rinascimento.
Quadra di Posterula, delimitata tra l'estremità settentrionale del Cardo massimo, il tratto orientale del Decumano massimo e la cerchia muraria.
Quadra di Santa Croce, situata tra il tratto meridionale del Cardo massimo, l'estremità orientale del Decumano massimo e le mura urbiche. Deriva il proprio nome dall'Oratorio di Santa Croce, ovviamente posto in questo quartiere, ancora oggi esistente e posto in via Santa Chiara.
La divisione inQuadre si è mantenuta per tutta l'età moderna, soprattutto in ambito amministrativo; ma progressivamente, soprattutto in ambito socio-culturale, si è affermata la divisione in contrade della città, maggiormente rispondente all'espansione urbana, anche durante ilXX secolo, con la costruzione dei nuovi quartieriextra moenia.Le contrade della città antica corrispondono alle vie principali e ai vicoli vicini, risalenti in buona parte ai borghi sorti nel Medioevo fuori dalla cinta muraria romano-medievale, soprattutto a ridosso dei quattro accessi alla città presenti sulla cinta muraria. Le contrade del centro storico sono le seguenti:
Duomo, circoscrive in gran parte l'area dell'antica città romano-medievale, attualmente definibile anche come area monumentale, dal momento che in essa si trovano i principali edifici cittadini (il Palazzo Ducale, la Cattedrale, la chiesa di San Domenico, il monastero di Santa Chiara), oltre alle sedi dei principali enti civici (Comune, Università, Arcivescovado, Polo Museale).
Valbona, situata sul lato sud-occidentale della città, in un terreno discendente dal pianoro di piazza della Repubblica, stretto tra i colli del Poggio e del Monte. L'assetto definitivo della contrada risale alXVI secolo, con la realizzazione del terrapieno delMercatale, con il quale la contrada confina a sud e a cui è collegata tramite unaporta urbica.
Il Monte (Monte di San Sergio o delle Vigne), si tratta della contrada che comprende gran parte dell'abitato situato sul colle omonimo, a nord-ovest del centro storico. Questa contrada si sviluppò a partire dall'età medievale, ma già in epoca romana vi erano delle strutture, come una cisterna sotterranea per la raccolta delle acque e alcuni canali ipogei dell'acquedotto; inoltre proprio in tale contrada sorse laprima cattedrale cittadina.
Santa Lucia, si tratta di una contrada situata sul versante sud-orientale del colle del Monte. Caratterizzata da una via principale (via Bramante), dalle vie adiacenti ad essa e dalla porta urbica omonima che delimita l'estremità settentrionale della via principale.
Lavagine, è situata sul versante orientale, discendente dal pianoro di piazza della Repubblica, sulle pendici dei colli del Poggio e del Monte. La contrada è definita dalla via principale (via Cesare Battisti), dalle vie ad essa adiacenti e dalla porta urbica che delimita l'estremità orientale di via Battisti.
San Paolo o Polo, si trova sul versante meridionale e sulla cima del colle del Poggio, su quest'ultima parte comprende una porzione dell'antica città romano-medievale. Anch'essa si caratterizza per la presenza di una strada principale (via Aurelio Saffi), delle vie adiacenti e dalla cinta muraria, che tramite il bastione omonimo ne delimita il confine meridionale. La contrada prende nome dall'ex chiesa di San Paolo, oggi laboratorio di restauro dell'Università.
San Bartolo, è una piccola contrada, originata dal borgo medievale sorto fuori dalle mura di allora, ma lungo la strada che discendeva dall'antica porta decumana orientale. Sorge su una piccola parte delle pendici orientali del colle del Poggio. Viene identificata dalla via omonima, da alcuni vicoli confluenti e nella parte bassa dalla chiesa e dal bastione omonimi.
Borgo Mercatale, si tratta di una contrada fuori ma vicina alle mura di Porta Valbona. È costituita da un piccolo nucleo di case nate a ridosso della base del colle delle Vigne, davanti algrande piazzale omonimo, da cui la contrada prende nome, e ad un tratto della Strada Nazionale 73bis.
La suddivisione in contrade permane ancora, ma solo con valore culturale e in occasione della Festa dell'aquilone, estendendosi anche agl'insediamenti nati al di fuori dell'antica cinta muraria. Alle contrade del centro storico, alcune non più esistenti (San Bartolo, Santa Lucia, Borgo Mercatale), in seguito allo spopolamento che ha interessato la zona dalla seconda metà delXX secolo, si sono aggiunte: Piansevero, San Bernardino, Hong Kong,Mazzaferro e la Piantata.
Situata in una pianura circondata dalle colline tipiche dei dipinti di Raffaello, confina a sud con ilFurlo, a ovest conFermignano, e a nord con Urbino. È la più grande frazione del comune di Urbino e si trova lungo lavalle del Metauro. Sede archeologica di valore, con tracce di insediamenti piceni. Inoltre in questa frazione, precisamente in località Pian di Lodovico, si trovano i resti di una villa (cappella, portale e viale alberato), demolita nel1926, appartenuta alla nobile famiglia urbinate dei Mauruzi della Stacciola.Canavaccio è ricca di aziende produttive, ma anche ristorantini tipici, locande, bed and breakfast. Numerosissimi i sentieri che si inerpicano dal paese per le colline circostanti fino a raggiungere Urbino. È sede ogni anno di una gara nazionale di mountain bike che richiama centinaia di atleti da tutta Italia.Sulle colline soprastanti questa frazione, si trova un'antica torre di guardia, denominata"Brombolona"; tale toponimo deriva dai ghiaccioli (bromboli nel dialetto locale) che si formavano, nei mesi invernali, sulla campana posta un tempo sulla cima della torre. Da molti anni versa in condizioni di totale abbandono.
Tutte le frazioni sono anche località secondo il Sistema Informativo Territoriale di Urbino (SIT)[149], con l'eccezione di Paganico, Coldelce, La Marcella, Repuglie e Scotaneto. Ogni frazione infatti è suddivisa in più località e tra esse vi è la località che attribuisce il nome alla frazione. Per una migliore comprensione si riportano di seguito le frazioni e tra parentesi le relative località:
Urbino (Capoluogo,Gadana, Sasso, SS. Annunziata, Maciolla, Tufo, Montesoffio, Ghiaiolo, San Marino, Crocicchia, San Donato); Ca' Mazzasette (Ca' Mazzasette, Fornace); Canavaccio (Canavaccio, Monte Polo, Cavaticci, Villa Croce); Cavallino (Cavallino, Montecalende);Pieve di Cagna (Pieve di Cagna, Cerqueto bono, Girfalco, Miniera, Rancitella); La Torre (Torre, Viapiana, Palazzo del Piano, Santa Maria delle Selve); Trasanni (Trasanni, Castelboccione, Colonna); Schieti (Schieti, Pallino); Scotaneto; Forcuini (Forcuini, Pantiere); Pozzuolo (Pozzuolo, Monte Avorio, Monte Olivo)[149];
È una piccolissima località situata a sud-est di Urbino. Si sviluppa totalmente sullaStrada statale 73 Bis (E78), a metà strada traFermignano e Canavaccio, ai piedi di una serie di colline e ai margini di un'area pianeggiante, attraversata dal fiumeMetauro. In posizione più elevata, rispetto all'abitato, e più internamente tra le colline, si trova la chiesa omonima. La località dista 7 km da Urbino.
Questo settore è stato quello prevalente fino agli anni cinquanta delXX secolo, poi con lo spopolamento delle campagne si è determinata una crisi del settore. Tuttavia, tra la fine degli anni novanta e i primi anni duemila, le campagne sono tornate a ripopolarsi grazie alla nascita di aziende e cooperative di agricoltura biologica.
TraXIX secolo e prima metà delXX, nel capoluogo comunale furono presenti piccole attività, come la filanda, le varie attività connesse al Consorzio Agrario (come la lavorazione dei bachi da seta) e una fornace (proprietà della famiglia dello scrittorePaolo Volponi). Mentre nel territorio della frazione diPieve di Cagna vi erano impiantate attività estrattive (miniere) dello zolfo.
Si tratta di un settore non particolarmente diffuso nel capoluogo del comune, eccetto per la presenza dellaBenelli Armi (metalmeccanica di precisione). Mentre le frazioni con un'alta concentrazione industriale sono quelle di Canavaccio e Schieti - Ca' Mazzasette. Invece Urbino è circondata da molti comuni a vocazione artigianale e industriale, e in particolareFermignano, che, insieme alla frazione di Canavaccio, costituisce la "zona industriale" della città feltresca e che – pur separata sul piano amministrativo – è piuttosto integrata su quello economico, al punto che la Banca d'Italia identifica un'unica "piazza" quella formata dalle agenzie bancarie dei due comuni limitrofi.
Questo è stato un settore abbastanza fiorente, nel capoluogo comunale, fino alla prima metà delXX secolo; grazie a piccole attività con una solida tradizione.DalXV, fino alXVII secolo, in città prosperarono importanti botteghe dedite alla lavorazione dellaceramica; facendo di Urbino, assieme aCasteldurante e aPesaro, uno dei principali centri di produzione della maiolica dell'anticoducato, ed uno dei più noti a livello nazionale.NelXVIII secolo, grazie alla munificenza di PapaAlbani, nacque in Urbino la fabbrica delle Spille, le cui produzioni furono di notevole qualità.Infine, con la nascita dellaScuola del Libro (1861) e della Scuola d'Arte e Mestieri (anni venti del XX secolo), si ebbe un miglioramento e un rafforzamento di alcune attività artigiane, portandole ad avere un'ultima grande stagione di splendore e di rinomanza internazionale. Queste attività, connesse con l'attività delle due scuole, sono: lalegatoria, lalavorazione dei metalli, la ceramica, lalavorazione del legno, l'illustrazione e la decorazione dei libri. Molto importante infine laStella Ducale di Urbino, un oggetto divenuto vero e proprio simbolo della città, realizzata artigianalmente su disegno di Leonardo unicamente nella Bottega d'Arte Vittoria Gulini Sorini della città.
Permangono alcune di quest'ultime attività, con l'aggiunta delrestauro di opere d'arte (quadri,libri, ecc.); ma il settore è in forte declino per la mancanza di un ricambio generazionale.
Inoltre, sono ancora diffuse e attive le antiche arti delricamo e dellatessitura, finalizzate alla realizzazione ditappeti e di coperte dilana, che sono impreziositi da temi e da motivi richiamanti il mondo pastorale.[150]
Il Collegio Internazionale (ex Casa dello Studente)
Questo è divenuto, soprattutto nella seconda metà delXX secolo, il principale settore della città, con la crescita quantitativa dell'Università e del turismo di massa. Urbino è fortemente caratterizzata dalle pubbliche amministrazioni e non solo. Sono presenti anche diverse attività commerciali legate all'esigenze ed ai bisogni della popolazione universitaria (affittacamere, copisterie, abbigliamento, bar, pub, agenzie immobiliari, ecc.), maggioritaria rispetto alla popolazione dell'intero Comune. Inoltre in città sono presenti i servizi erogati, per la popolazione universitaria, dall'ERDIS; come gli alloggi e la mensa, sia nel centro storico (Collegio Internazionale e Casa della Studentessa) che fuori (Collegi universitari). Nel centro storico vi sono anche due pensionati universitari, retti da ordini religiosi, ovvero l'IstitutoMaestre pie Venerini e l'Istituto "Santa Felicita". Nella periferia vi sono tre supermercati. Tra il2012 ed il2014 sono stati aperti, in prossimità del centro storico, due centri commerciali; prima il Consorzio poi Porta Santa Lucia, entrambi dotati di un supermercato e di altre attività commerciali legate alla grande distribuzione.
Le infrastrutture e i trasporti sono sempre state questioni molto problematiche e complesse per Urbino. Le cause sono determinate dalle asperità del territorio e dalla mancanza di arterie stradali e ferroviarie che rendano il collegamento con la città più comodo e veloce.
Anticamente la strada più agevole per raggiungere Urbino era lavia Flaminia, che passa a poca distanza dalla città, costruita daiRomani per collegareRoma con l'anticaAriminum (l'attualeRimini) il cui tracciato è perdurato nei secoli, con necessarie modifiche, fino ai giorni nostri. Le strade migliori per raggiungere la città sono: laSS 423 daPesaro o la SuperstradaE78 daFano. Altrimenti si può arrivare ad Urbino da sud (Roma) seguendo laSS n.3 Flaminia (E78) e da ovest (Firenze) passando per laE45 fino all'uscita diSan Giustino per continuare sullaSS 73 bisattraversando il passoappenninico diBocca Trabaria.
La città è stata raggiunta da una linea ferroviaria diretta nel1898, mediante il prolungamento del trattoFabriano -Pergola; successivamente, il tratto ferroviario sarebbe dovuto proseguire fino aSantarcangelo di Romagna, ma i lavori rimasero incompiuti. Nel1915 venne realizzato il collegamento conFano. Nel1944 fu chiuso il collegamento conPergola. La tratta ferroviaria Urbino - Fano rimase in funzione fino al1987.
Il servizio di trasporto pubblico nel Comune è espletato tramite autobus e taxi. È presente anche un ascensore pubblico dalPiazzale del Mercatale a Via Giacomo Matteotti, all'interno dell'edificio della Rampa elicoidale.
Urbino è stata sede della cosiddetta"Grande Partenza" delGiro d'Italia nell'edizione del1988, con il via ufficiale della corsa dato il 23 maggio da corso Garibaldi per effettuare un prologo tra le strade cittadine, che si concluse con la vittoria del franceseJean-François Bernard.[154] In totale, la città è statasede di tappa della "Corsa Rosa" in sette occasioni (quattro partenze e tre arrivi).[154]
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