Illustrazione dei quattro umori dal trattato diLeonhart Thurneisser,Quinta Essentia (Lipsia, 1574)
L'umore è uno stato d'animo persistente, che differisce dalleemozioni, daisentimenti e dagliaffetti per il fatto di essere meno specifico, meno intenso e meno suscettibile nell'essere provocato da uno stimolo o un evento recente.[1]
L'umore può avere una connotazione positiva oppure negativa. Nel linguaggio comune si parla a seconda dei casi di «malumore» o di «buon umore», per indicare una varietà di atteggiamenti che possono andare dall'euforia all'entusiasmo fino all'irritabilità, alladepressione o allamalinconia.
Il termine deriva dallatinohumor oumor -oris, che significa «umidità», forse attinente con la parolagreca antica ὑγρός, cioè «bagnato», «umido».[3] Etimologicamente l'umore è quindi assimilabile a una sostanzaliquida o ad unfluido.[4]
Dalla stessa radice proviene «umorismo», mutuato però dall'anglo-normannohumour, che denota la capacità di cogliere il lato comico della realtà.
Secondo un'antica tradizione ripresa nell'ambito dellamedicina greca daIppocrate, e resa nota da uno scritto attribuito a suo genero Polibio (Sulla natura dell'uomo, 410 a.C.),[5] gli umori dell'organismo erano quattro, assimiliati secondo l'etimologia sopra esposta a sostanze «umide», governate rispettivamente da ognuno deiquattro elementi propri delle dottrinemisteriche esapienziali (fuoco,aria,acqua,terra), che costituivano le radici delmacrocosmo.[4]
Questi elementi si differenziavano tra loro in base alla presenza o meno di due delle quattro qualità fondamentali (calore, secco, umido e freddo), le stesse che partecipavano alla costituzione degli umori nelmicrocosmo umano. La loro mescolanza armonica o squilibrata nel corpo era in grado di determinare lasalute o lamalattia.[2]
Nell'anonimoDe Mundi Constitutione, trattatocosmologico del XII secolo, viene ripresa così la tradizione medico-sapienziale:
«Esistono infatti quattro umori nell'uomo, che imitano i diversielementi; aumentano ognuno in stagioni diverse, predominano ognuno in una diversa età. Ilsangue imita l'aria, aumenta inprimavera, domina nell'infanzia. Labile gialla imita ilfuoco, aumenta inestate, domina nell'adolescenza. Labile nera, ovvero lamelanconia imita laterra, aumenta inautunno, domina nellamaturità. Ilflegma imita l'acqua, aumenta ininverno, domina nellavecchiaia. Quando questi umori affluiscono in misura non superiore né inferiore al giusto, l'uomo prospera.»
L'equilibrio degli umori era stabilito anche dal ruolo svolto da trespiriti animali, secondo una dottrina attribuita al medico romanoGaleno derivante dal concetto dipneuma,[7] preposti a tre specifiche funzioni:[8]
Lospirito naturale, risiedente nelfegato, alimentava e faceva crescere ogni parte del corpo;
Lospirito vitale, proveniente daipolmoni, andava a risiedere nelcuore per rifornirlo dicalore;
Lospirito animale opsichico, evolutosi dal precedente, era preposto all'attivitàmentale e risiedeva perciò nelcervello.[9]
Nel ripristino dell'equilibrio degli umori («eucrasia») un ruolo importante giocava l'alimentazione, che consentiva la cura somministrando al paziente cibi di qualità antitetica al suo umore in eccesso, secondo l'adagio ippocraticocontraria contrariis curantur («i contrari si curano con i contrari»): un eccesso diflegma freddo e umido, ad esempio, andava bilanciato con l'introduzione di alimenti caldi e secchi.[10]
I quattro umori, in ogni caso, erano da intendere non tanto come delle sostanze fisiche, bensì come dellequalità, dei princìpisottili appartenenti alpiano eterico, che potevano semmai assumere delle manifestazioni grossolane.[11] Il medico francesePierre Gallimard afferma in proposito:
«Non si deve considerare gli umori ippocratici alla stregua di liquidi organici. Al contrario occorre capire che per esempio ilsangue rappresenta perIppocrate, quando utilizza questo termine, un insieme di caratteri, di tendenze morfologiche e fisiologiche, di predisposizioni e di reazioni morbose, addirittura di fenomeni non più fisici ma vitali, fino a giungere a nozioni spirituali, il cui supporto materiale e il cui simbolo è questo liquido rosso, aereo e caldo, che noi denominiamo insieme a lui "sangue". La parolaflegma significa contemporaneamente ogni liquido organico bianco e lattiginoso e l'insieme dei caratteri psicofisiologici che gli sono inseparabili. E così via.»
(Pierre Gallimard,Médecine officielle et médecine hérétique, 1945[12])
La «rosa dei temperamenti» (Temperamentenrose), da uno studio diGoethe eSchiller (1798-99),[13] che combina dodicicolori con le occupazioni umane ed i loro rispettivi tratti caratteriali.[14]
Le caratteristiche degli umori, secondo le descrizioni riprese nelMedioevo e tornate in auge nelRinascimento e oltre, sono le seguenti:
Ilsangue era considerato la base dellavita e perciò, a differenza degli altri umori, era apportatore divigore e non di malattie.[9] Governato dall'elemento spirituale dell'aria, è per natura caldo e umido. Ha sede nelcuore, e la sua predominanza in una persona determina iltemperamentosanguigno.[15]
Labile nera oatrabile è tra gli umori quello che ha meno corrispondenza sul piano fisico. Si riteneva fosse prodotta dallamilza, e alcuni indizi della sua presenza erano icoaguli di sangue nero e in genere le alterazioni oscure delmuco.[20] La bile nera era chiamata anchemalinconia, o «umor nero», con cui si indica ancora oggi uno stato d'animo depresso, una notte dell'anima corrispondente inalchimia allanigredo.Governata dall'elementoterra, la bile nera è per natura fredda e secca. La sua predominanza in una persona determina iltemperamentomelanconico.[15]
L'umore anche oggi è considerato una questione ditemperamento e di tratticaratteriali; quindi come una condizione a lungo termine, a differenza delleemozioni, deisentimenti e degliaffetti, e non viene neppure ritenuto una semplice somma di quest'ultimi.[4]Viene definito semmai con termini quali tonalità, tono, disposizione,aura.[4]
Lo stato interno del soggetto spesso può essere dedotto dallapostura e da altri atteggiamenti o espressioni.[1] Come afferma Schinnerer, «il nostro stato d'animo può essere modificato da un evento inaspettato, dalla gioia di rivedere un vecchio amico, dalla rabbia di scoprire il tradimento di un partner. Possiamo persino precipitare dentro uno stato d'animo».[21]
le teoriecognitive, per le quali l'umore è determinato da uno stato affettivo situato al fuori dell'attenzione consapevole, che fa da sfondo alle attività percettive-cognitive dellamente;[4]
l'approcciofenomenologico, basato sulla terminologiaheideggeriana e sul significato deltedescoStimmung, per cui l'umore è una modalità con cui l'Essere si rivela nel mondo, un «essere-gettato» (Geworfenheit) in una determinata situazione percettiva ed emotiva.[4]
In ambitopsicologico si tende inoltre a distinguere tra umoreconscio einconscio, ipotizzando che la predominanza di un particolare tipo di umore, qualora superasse un certo grado di percezione e di consapevolezza, sia in grado di indurre l'individuo ad una risposta idonea al suo stato affettivo e a farvi fronte.[4]
^Collerico (rosso-arancio-giallo): tiranni, eroi, avventurieri;Sanguigno (giallo-verdegiallo-verde): edonisti, amanti, poeti;Flemmatico (verdeacqua-blu-violetto): oratori, storici, insegnanti;Melanconico (viola-porpora-rosso): filosofi, pedanti, governanti. «Per rappresentare visivamente l'indole mentale, abbiamo realizzato insieme diversi schemi consimboli, quindi abbiamo disegnato unarosa deitemperamenti, come unarosa dei venti» (Goethe,Confessioni di un'anima bella, 1798, citato da Wilhelm Ludwig Döring inLa regina dei fiori,pag. 711, titolo orig.:Die Königin der Blumen, oder die höhere Bedeutung der Rose an sich und in Beziehung auf die Gemüthswelt, nach Naturanschauung, Poesie und Geschichte, Gedrucki bei S. Lucas, 1835).
^Simon Kemp, K.T. Strongman,Anger theory and management: a historical analysis, in "The American Journal of Psychology", vol. 108, n. 3., pp. 397–417, Autunno 1995.
G. Zunini,Introduzione alla psicologia, Milano, Vita e Pensiero, 1947
Martin Heidegger,Die Grundbegriffe der Metaphysik. Welt-Endlichkeit-Einsamkeit, Frankfurt am Main, Klostermann, 1983 (trad. it. Genova, Il Melangolo, 1999)
A. Ballerini, G. Stanghellini,Temporalità ed esperienza nella melancolia. Una riflessione sul concetto di Endon nell'opera di Hubertus Tellenbach "Melancolia", «Rivista Sperimentale di Freniatria», n. 113, pp. 61-75 (1989)
W.N. Morris,The frame of Mind, New York-Berlino, Springer, 1989
B. Callieri,La depressione: solitudine dell'essere o crisi dell'amore?, «Rivista Sperimentale di Freniatria», n. 114, pp. 1207-17 (1990)
L. Bottani,La malinconia e il fondamento assente, Milano, Guerini, 1992