Considerato daPufendorf come il fondatore della «scuola del diritto naturale»[2][3], giacché «prima di Ugo Grozio non ci fu nessuno che distinguesse rigorosamente i diritti naturali dai positivi, e si sforzasse di disporli in sistema chiuso e completo» (Eris Scandica, I[4]), col suoDe iure belli ac pacis (1625) contribuì, durante i travagliati anni delleguerre di religione europee, alla formulazione deldiritto internazionale moderno[5]. Nonostante il giudizio della critica contemporanea abbia ridimensionato l'originalità speculativa di Grozio[6][7], negandogli financo la qualità di filosofo[8], in sede storica, come ha osservatoFassò, non si può non riconoscere come lafilosofia giuridica moderna faccia capo a lui, «involontario ma effettivo padre [...] di quello che viene chiamato ilgiusnaturalismo moderno»[9][10]. Gran parte dell'etica delSeicento e delSettecento, inoltre, ispirandosi al giusnaturalismo, può essere fatta indirettamente dipendere dalla dottrina groziana[11].
Versato negli studi umanistici (alla sua opera di filologo si devono, ad esempio, alcune edizioni diMarziano Capella,Arato di Soli,Teocrito[12], nonché una «splendida traduzione latina» dell'Antologia Planudea[13]) e teologici, tanto da essere giudicato «il più grande discepolo diErasmo» (Cassirer[14]), Grozio inaugurò, con le sueAnnotationes in Vetus et Novum Testamentum (1679[15][16]), l'epoca della «critica scientifica dellaBibbia»[14], incentrata su una valutazione storica dei libri della Scrittura[17], profondendosi al contempo in un'importante attività apologetica (la cui più alta espressione è contenuta in uno scritto del1627, ilDe veritate religionis christianae), tesa ad affermare, al di là delle divisioni religiose, il significato genuino delcristianesimo[18]. L'incontro di tradizione classica, specialmentestoica, e cristiana, retaggio dell'umanismo erasmiano, ha fatto assimilare l'opera groziana a una «sintesi [...] traCicerone ed ilVangelo» (Villey[19]).
(latino) «Grotius hic Hugo est, Batavum captivus et exul, legatus regni, Suecia magna, tui[20].»
(italiano) «Questo è Ugo Grozio, prigioniero ed esule olandese, ambasciatore del tuo regno, o grande Svezia.»
(Epitaffio composto dallo stesso Grozio)
Ugo Grozio nacque aDelft, il 10 aprile1583, da famiglia impegnata nell'esercizio della mercatura (il padre fu, inoltre, borgomastro, magistrato e assessore della cittadina batava). I suoi progenitori francesi si chiamavano de Cournets, ma il nonno di Ugo, appartenente al ramo cadetto della famiglia, prese in moglie un'olandese, da cui trasse il cognome de Groot (latinizzato inGrotius, onde l'italiano Grozio)[21].
Grozio ritratto da Jan Anthonisz van Ravesteyn all'età di sedici anni (1599).
Ritornato in patria nel1599, Grozio s'impegnò nella professione forense, partecipando al contempo all’attività politica olandese e concorrendo alla stabilizzazione della neonataRepubblica delle Province Unite (appartiene a questo periodo lo scritto animato da vivo sentimento patriottico, ilParallelon rerumpublicarum). Nel1602, un incidente diplomatico fra laCompagnia unificata delle Indie orientali e i portoghesi (la cattura olandese di un vascello lusitano nellostretto di Malacca), fu l'occasione di una contesa giudiziaria sulla spartizione della preda, che indusse Ugo a perorare la causa della Compagnia davanti al Tribunale delle prede. Ispirato dalla vicenda giudiziaria, Grozio prese ad elaborare, fra il1604 e il1606, ilDe iure praedae (di cui sarà licenziato, nel1609, solo un capitolo, intitolatoMare liberum, rimanendo il resto dell'opera inedito fino al1868[25]), una sìlloge di argomentazioni giuridiche adoperate in qualità di avvocato davanti al Tribunale, e che costituirà – secondo il giudizio della critica recente – il nucleo fondamentale del successivoDe iure belli ac pacis[26]. L'apparizione diMare liberum suscitò l'opposizione dello scrittore portoghese Serafino de Freitas, culminata nella pubblicazione del libretto polemicoDe iusto imperio Lusitanorum Asiatico (1625), nonché quella dell’ingleseJohn Selden, che nel1636 dava alle stampe il suoMare clausum[27]. InItalia,Pietro Battista Borgo, ispirandosi alpamphlet di Selden, compose ilDe dominio serenissimae Genuensis Reipublicae in Mari Ligustico (1641), in cui, contro le tesi groziane sulla libertà dei mari, rivendicava i diritti dellaRepubblica di Genova sulMar Ligure[28].
Maria van Reigersbergen ritratta da Michiel van Mierevelt (1640[29]).
La fama conquistata con l'esercizio dell'avvocatura permise a Ugo, nel1607, ormai quasi venticinquenne, di accedere alla carica diadvocatus fiscalis (procuratore generale degli ordini d’Olanda e West-Frisia[30]). Successivamente, nel1608, convolerà a nozze conMaria van Reigersbergen[31], dalla cui unione nasceranno quattro figli maschi, Cornelio, Pietro (deceduto nelgiugno1614), Pietro (nato il28 marzo1615) e Diderico, nonché tre femmine, Cornelia, Francesca e Maria[32][33]. Nel1609, intanto, il Gran Pensionario Oldenbarnevelt, animato da sentimenti pacifisti, favoriva la conclusione di unatregua di dodici anni con laSpagna diFilippo III d’Asburgo e del suo mediocre primo ministro, ilduca di Lerma. La tregua, tuttavia, veniva fortemente osteggiata dal principale antagonista dell'Oldenbarnevelt, loStadhouderMaurizio d’Orange-Nassau, figlio dell’eroe della guerra d'indipendenza controFilippo II d’Asburgo,Guglielmo il Taciturno, che pertanto parteggiava per il partito bellicista. Nellaquerelle fra irenisti e bellicisti Grozio prese le parti del Gran Pensionario, realizzando una importante opera di ricostruzione storica, intitolataDe antiquitate Reipublicae Batavicae (1610), nella quale si dimostrava come la floridezza delle istituzioni olandesi non fosse stata intaccata dalla lotta contro gliAsburgo di Spagna[34].
Il dissidio fra sostenitori del partito orangista e sostenitori della politica irenista del Gran Pensionario coincise con la rottura dell'unità religiosa fra icalvinisti batavi, i quali si divisero in arminiani, o seguaci della dottrina diJacob Arminius, che davano una lettura sinergista, pertanto meno rigorosa, della dottrina dellapredestinazione (permettevano che alla definizione del proprio destino partecipasse anche l'uomo), e ortodossi gomaristi, ossia seguaci della dottrina diFranciscus Gomarus, pei quali, invece, la dannazione o la redenzione degli uomini era completamente rimessa all'arbitrio divino[35]. Nella contesa religiosa gli arminiani facevano appello (mediante una Rimostranza, onde la denominazione di rimostranti), al potere pubblico, affinché questo garantisse il rispetto della tolleranza e la professione del proprio credo. I gomaristi, invece, si adoperavano per la celebrazione di un sinodo che restaurasse l’unità della Chiesa riformata. Politicamente la rimostranza intercettò il favore del Gran Pensionario e della borghesia olandese (ivi compreso Grozio), la quale era nutrita di cultura umanistica e si faceva portavoce di istanze di tolleranza. Dalla divisione religiosa Grozio trasse l'ispirazione per la composizione, fra il1614 e il1617, delDe imperio summarum circa sacra (che vedrà la luce, comunque, solo nel1647), in cui si dimostrava come fosse lecito l'intervento statale nella risoluzione delle questioni del culto[36].
Nel medesimo torno d'anni Grozio affiancava alla vivace produzione letteraria un importante impegno politico ricoprendo, a partire dal1613, la carica di sindaco diRotterdam, la quale, sommandosi a quella diadvocatus fiscalis, lo rendeva uno degli uomini più influenti del tempo. L'autorità acquisita fece sì che, proprio nel 1613, Oldenbarnevelt, bisognoso di cattivarsi il favore delle nazioni straniere per aver ragione del partito orangista, affidasse a Grozio il delicato compito di recarsi in missione diplomatica presso il re d'Inghilterra,Giacomo I Stuart, succeduto alla protestanteElisabetta Tudor. Il mancato accordo con i reali d'oltremanica, unitamente all'aggravarsi delle tensioni interne alla Repubblica delle Province Unite (le sei province diUtrecht,Zelanda, Frisia,Gheldria,Groninga,Overijssel, tutte fedeli all'ortodossia calvinista, mal sopportavano l'egemonia economica esercitata dall'Olanda), rese impossibile l'applicazione del decretopro pace ecclesiastica (composto dallo stesso Grozio nel1614), sicché la fronda interna sfociò in un duro scontro per la garanzia del pluralismo religioso e dell’autodeterminazione di ogni provincia. Delle difficoltà incontrate dal partito del Gran Pensionario seppe valersi Maurizio d’Orange-Nassau, il quale, desiderando realizzare una politica d’intervento in politica estera e di accentramento in quella interna, offrì, nel1617, il suo appoggio ai gomaristi. Il dinamismo politico orangista comportò, con la convocazione delsinodo di Dordrecht (1618 -1619), l'amara sconfitta del Gran Pensionario, condannato alla pena capitale, e degli arminiani. Proprio la vicinanza di Grozio all'Arminianesimo e al Gran Pensionario fu all'origine della sua condanna all'ergastolo da scontare presso ilcarcere del Loevestein[37][38]. Raggiunto il potere, Maurizio d'Orange-Nassau approfittò della scadenza dei termini della tregua dei dodici anni con gli Spagnoli e, nel1621, scendeva in guerra al fianco dei Boemo-palatini (aderenti all’Unione evangelica) e degli Inglesi contro gliAsburgo d'Austria, sostenuti dallaLega cattolica del bavareseMassimiliano e dagli spagnoli, per tentare nuove conquiste contro i dominatori di un tempo.
La cassa per i libri dentro cui Grozio evase dal carcere di Loevestein.
Gli anni di reclusione presso il carcere di Loevestein, che segnarono profondamente la vita del Grozio, non impedirono l'impegno intellettuale, che continuò indefesso e libero dall’ottica particolaristica che le precedenti necessità politiche imponevano. La pena del carcere a vita, tuttavia, non fu scontata per intero da Ugo, grazie all’ingegnosa operosità della moglie, che, già nel1621, riusciva a farlo evadere dentro una cassa per i libri (sicché si disse che Grozio trovò nei libri «sapere e salvezza»[27]). Dopo la rocambolesca fuga dalla prigione del Loevestein, Grozio riparò in Francia, aParigi. Proprio al soggiorno parigino risale la pubblicazione dell’opera giuridica più importante, che ne avrebbe consacrato la notorietà negli anni successivi, ilDe iure belli ac pacis, licenziato nel1625 (ma compreso già nel1626 nell'Index librorum prohibitorum[39]), e sollecitato dalle violenze consumatesi durante laguerra dei trent'anni. L'opera, pensata e composta durante il periodo di ozio bucolico trascorso aBalagny, fu trascritta col concorso di un suo parente, il giurista olandeseTheodorus Graswinckel[40].
Monumento dedicato alla memoria di Ugo Grozio a Delft (scolpito da Franciscus Leonardus Stracké).
Stanco della vita privata, Grozio abbandonò, nel1632, Parigi per ritornare in Olanda, ove però fu costretto alla clandestinità, quindi ad emigrare adAmburgo. In questi anni la proposta groziana per la soluzione dei conflitti religiosi si rivolge all’ecumenismo, che egli non propugna solo teoricamente, ma cerca di realizzare praticamente mercé l'impegno politico, avendo frattanto ottenuto, nel1634, dalla reginaCristina di Svezia la carica di ambasciatore svedese in Francia. Ritornato, pertanto, a Parigi, Ugo riprese la consuetudine con gli ambienti governativi da cui era stato distolto negli anni della prigionia e della clandestinità. Nel1645, tuttavia, stancatosi del faticoso ufficio diplomatico (a Parigi si era dovuto scontrare con l’ostilità delcardinal Richelieu[41]), partì alla volta diStoccolma per rassegnare le dimissioni nelle mani di Cristina, ma durante il viaggio di ritorno in patria, a causa di un naufragio, fu costretto a far scalo aRostock, nelMeclemburgo, ove fu colto dalla morte il28 agosto. Le sue spoglie poterono far ritorno in patria solo dopo la restaurazione repubblicana, ricevendo sepoltura nellaChiesa Nuova di Delft, accanto al mausoleo in memoria di Guglielmo il Taciturno[42].
(tedesco) «Hugo Grotius durch Zusammenstellung der geschichtlichen Benehmungen der Völker gegeneinander und mit der Unterstützung eines gewöhnlichen Räsonnements allgemeine Grundsätze, eine Theorie aufgestellt hat, welche Philosophie des äußeren Staatsrechts genannt werden kann[44].»
(italiano) «Ugo Grozio, col raccogliere i modi in cui i popoli si sono comportati nella storia l'uno verso l'altro, e col sussidio dell'ordinario raziocinio, ha stabilito princìpi generali, una teoria, la quale può essere chiamata filosofia del diritto esterno degli Stati[45].»
Frontespizio della prima edizione delDe iure belli ac pacis (1625).
NelDe iure belli ac pacis Grozio affronta, seppur incidentalmente, la questione delmetodo, optando per una soluzioneeclettica. Egli, infatti, afferma che il diritto naturale può essere attinto siaa priori, dimostrando «l'assoluta conformità oppure discordanza di qualche cosa con la natura razionale e sociale», siaa posteriori, considerando diritto naturale «ciò che presso tutti i popoli civili [...] è ritenuto tale» (I, I, XII, 1[46][47]). Nonostante il metodoa priori sia giudicato «più rigoroso», esso non vale a inscrivere Grozio nella tradizione delrazionalismo, né quelloa posteriori, «alla portata di tutti», è sufficiente per ricomprendere l'autore delDe iure belli ac pacis nell'àmbito dell'empirismo. L'opzione eclettica, dunque, denuncerebbe, secondo la critica, il limite speculativo del giurista batavo[48].
Grozio è considerato, insieme aAlberico Gentili eFrancisco de Vitoria, il padre del diritto internazionale in epoca moderna. Inoltre, nella sua operaDe iure belli ac pacis traccia un quadro completo delle tendenze che poi porteranno al razionalismo moderno.
Una delle teorie giusfilosofiche più importanti formulate dall'olandese fu quella del "contratto sociale", e cioè «che lo stato di natura deriva dalla tendenza dell'uomo che è portato a istituire con gli altri simili una determinata forma di comunità politica, pacifica e concorde» (appetitus societatis).
Il contratto sociale si attua quando lo stato di natura diventa impraticabile, violento e insicuro per l'aumento dei bisogni, per la diminuzione delle ricchezze disponibili e per il nascere degli istinti egoistici.
Frontespizio della traduzione groziana deiPhaenomena diArato (1600).
In questo caso gli uomini, in vista di un'utilità comune, passano dallo stato di natura allo stato civile trasferendo a un sovrano, mediante un patto, il potere di far coercitivamente rispettare la sfera di interessi di ciascun individuo, di mantenere l'ordine sociale e la pace.
Questo contratto, in cui si fissano i diritti del singolo ed i poteri del sovrano, crea lo Stato e il suo potere nonché le due distinte sfere di diritto pubblico e diritto privato.Lo Stato viene concepito da Grozio come un macroindividuo che è in grado, come un individuo, di tenere dei rapporti con gli uomini diversamente dalla pólis greca o daicorpora medioevali. Quest'idea accompagna lo sviluppo della borghesia e si traduce nell'idea giusnaturalistica secondo la quale l'uomo possiede strumenti necessari per conoscere e conseguentemente arrivare a dominare il mondo grazie alle nuove scoperte scientifiche.
Frontespizio del primo volume della seconda edizione dell'Opera omnia theologica (1732).
Tra i sedici e i diciotto anni compose tre tragedie latine:Christus patiens,Sophomphaneas (titolo egiziano che significaSalvatore del mondo[49]) eAdamus exul. Nell'Adamus exul Ugo Grozio descrive, in eleganti versi latini, il tentativo del diavolo di far cadere in peccato Adamo. Solo dopo il fallito tentativo demoniaco, il tentatore si è rivolto ad Eva. Secondo alcuni critici l'Adamus exul è stata tra le opere che ispiraronoJohn Milton nella composizione delParadiso perduto[50][51].
Nel 1632 Ugo Grozio scrisse un libro in cui proclamava la sua adesione alCristianesimo, dal titoloDe veritate religionis Christianae, che venne tradotto dal latino in inglese, persiano, cinese e in arabo daEdward Pococke. Venne utilizzato dai missionari in Oriente e rimase in stampa fino alla fine delXIX secolo. Parte del testo riguardava la questione emergente della consapevolezza storica dell'autorità e del contenuto dei Vangeli canonici. Altre parti, invece, riguardavano ilpaganesimo, nonché l'ebraismo e l'islam. Ciò che distingue quest'opera dalle altre nell'ambito dell'apologetica cristiana è il ruolo di precursore di alcuni problemi emersi neldeismo delXVIII secolo, e che Grozio fu il primo ad applicare alla difesa della fede cristiana nel campo dell'apologetica legale o giuridica.
Qui si riporta una bibliografia parziale degli scritti groziani, ordinata secondo l'anno di pubblicazione. Per la bibliografia completa degli scritti del giurista olandese, si rimanda al testo francese di Jacob ter Meulen e Pieter Johan Jurriaan Diermanse,Bibliographie des écrits imprimés de Hugo Grotius, La Haye, Martinus Nijhoff, 1950.
(LA) Hugonis Grotii,De iure belli ac pacis libri tres, in quibus ius naturæ et gentium item iuris publici præcipua explicantur, curavit B.J.A. de Kanter-van Hettinga Tromp. Editionis anni 1939 quæ Lugduni Batavorum in ædibus E.J. Brill emissa est exemplar photomechanice iteratum. Annotationes novas addiderunt R. Feenstra et C.E. Persenaire, adiuvante A. Arps-De Wilde, Aalen, Scientia Verlag, 1993,ISBN3-511-09230-2.
(LA) Hugonis Grotii,Poëmata, Lugduni Batavorum, Apud Hieronymum de Vogel, 1645 (MDCXLV), ISBN non esistente.URL consultato il 18 gennaio 2017.
(LA) Hugonis Grotii,Operum theologicorum, tomus primus, Amstelædami, Apud Heredes Iohannis Blaev, 1679 (MDCLXXIX), ISBN non esistente.URL consultato il 18 gennaio 2017.
(LA) Hugonis Grotii,Operum theologicorum, tomi II, volumen I, Amstelædami, Apud Heredes Iohannis Blaev, 1679 (MDCLXXIX), ISBN non esistente.URL consultato il 18 gennaio 2017.
(LA) Hugonis Grotii,Operum theologicorum, tomus tertius, Amstelædami, Apud Heredes Iohannis Blaev, 1679 (MDCLXXIX), ISBN non esistente.URL consultato il 18 gennaio 2017.
(LA) Hugonis Grotii,Annotationes in Epistolas apostolicas et Apocalypsin, inOpera omnia theologica, in quatuor tomos divisa, Ante quidem per partes, nunc autem conjunctim & accuratius edita. Quid porro huic editioni prae caeteris accesserit, praefatio ad lectorem docebit. Tomus tertius, Basileae, Apud E. & J. R. Thurnisios, fratres, 1732 (MDCCXXXII), ISBN non esistente.URL consultato il 18 gennaio 2017.
Ristampa dell'edizione del 1679 per i tipi Frommann-Holzboog, Stuttgart-Bad Cannstat 1972,ISBN 978-3-7728-0164-8, 4 voll.
(LA) Hugonis Grotii,De jure praedae commentarius, Ex Auctoris Codice descripsit et vulgavit H.G. Hamaker, Litt. Dr., Hagae Comitum, Apud Martinum Nijhoff, 1868 (MDCCCLXVIII), ISBN non esistente.URL consultato il 18 gennaio 2017.
^Norberto Bobbio e Michelangelo Bovero,Società e Stato nella filosofia politica moderna. Modello giusnaturalistico e modello hegelo-marxiano, Milano, Il Saggiatore, 1979, pp. 21 e 99, nota 5, ISBN non esistente.
«Per opera del [Pufendorf] è nata e si è tramandata la leggenda di un Grozio padre del diritto naturale [nota 5: Già nella sua prima opera,Elementorum iurisprudentiae universalis libri duo, 1660, cui egli aveva affidato il primo temerario ma improrogabile tentativo di esporre la scienza del diritto come scienza dimostrativa, il Pufendorf, dopo aver dichiarato che sino allora la scienza del diritto «non era stata coltivata nella misura richiesta dalla sua necessità e dalla sua dignità», esprime il proprio debito di riconoscenza a due soli autori, Grozio eHobbes. In un'opera di molti anni posteriore,Eris scandica, qua adversos libros de iure naturali et gentium obiecta diluuntur (1686), scritta per sbaragliare i suoi critici, Pufendorf ribadisce la convinzione che il diritto naturale «solo in questo secolo abbia cominciato ad essere elaborato in forma appropriata», essendo stato nei secoli passati, prima disconosciuto dagli antichi filosofi, specie daAristotele, il cui campo d'indagine era ristretto alla vita e ai costumi delle città greche, poi frammisto, ora ai precetti religiosi nelle opere dei teologi, ora alle regole di un diritto storico tramandatosi in una compilazione arbitraria e lacunosa, come era il diritto romano, nelle opere dei giuristi. Ancora una volta sulla turba dei pedanti e litigiosi commentatori dei testi sacri o di leggi di un popolo remoto si elevano i due autori cui si deve il primo tentativo di fare del diritto una scienza rigorosa: Grozio e Hobbes. Di Grozio dice che prima di lui «non vi fu alcuno che distinguesse esattamente i diritti naturali dai positivi e tentasse di disporli in un sistema unitario e completo (...in pleni systematis rotunditatem)». Questo passo si trova in un abbozzo di storia del diritto naturale cui Pufendorf dedica il primo capitolo dello scrittoSpeciem controversiarum circa ius naturae ipsi nuper motarum che fa parte della summenzionataEris scandica]»
«Qui naturalia iura a positivis accurate discerneret, et ista in plenisystematis rotunditatem disponere aggrederetur, ante Hugonem Grotium nemo extitit (trad. it. di G. Fassò, in U. Grozio,Prolegomeni al diritto della guerra e della pace, introduzione e note di G. Fassò, aggiornamento di Carla Faralli, Morano, Napoli 1979, p. 12, nota 2)»
«Tutte le interpretazioni che attribuiscono ora all'uno ora all'altro il titolo di fondatore del diritto internazionale moderno possono essere sostenute, ma bisogna convenire che solo in maniera approssimativa si può riconoscere la paternità del diritto internazionale ad un solo autore»
^H. Welzel, p. 185: «Non solo nel diritto internazionale, ma anche nel diritto naturale, Grozio deve essere considerato come il tardo epigono della scolastica, soprattutto dell'ultima scolastica spagnola».
«Rispetto alla nuova chiarezza concettuale prodotta daBodin, lo stile di Grozio significa da un punto di vista scientifico un regresso o quanto meno, per usare un eufemismo, un'espressione di "conservatorismo". [...] Grozio non è un innovatore, ma piuttosto colui che, mediante la sua "religione naturale", aprì alla giurisprudenza la strada verso l'Illuminismo. La sua fama nel campo della storia del diritto gli appartiene "par droit de conquête"»
^N. Bobbio, p. 28: «Grozio si rivela come un eclettico, e quindi non è propriamente un filosofo: la filosofia eclettica è un'antologia filosofica, una non filosofia. Una filosofia è qualcosa di impegnativo, è più che una soluzione: è una decisione personale; comporta rischio e responsabilità: è una presa di posizione di fronte ai problemi universali. Il filosofo si assume la responsabilità del proprio pensiero, l'eclettico non assume alcuna responsabilità. In questa concezione della filosofia non vi è posto per Ugo Grozio che, per il suo eclettismo, non può essere considerato filosofo nel senso proprio e più profondo della parola. Uomo moderno, il Grozio incentra la sua attenzione sulla natura, e questa sua opera di novatore e di ricercatore lo fa invece ben degnamente scienziato. Grozio non è quindi filosofo, ma giurista, ed è giurista perché il diritto è la sua stessa realtà».
^Contro «l'immagine di un Grozio innovatore e precursore, qual era stata fissata dai suoi stessi seguaci Pufendorf eThomasius, e poi per lunga serie di meccaniche ripetizioni fedelmente e ostinatamente riprodotta», cfr. gli articoli diNorberto Bobbio,Legge naturale e legge civile nella filosofia politica di Hobbes (PDF), inStudi in memoria di Gioele Solari, Torino, Edizioni Ramella, 1954, pp. 61-101 (la citazione è tratta da p. 62).;Hobbes e il giusnaturalismo (PDF), inRivista critica di storia della filosofia, Firenze, La Nuova Italia, 1962, pp. 471-486.
^ Guido Fassò,Groot, Huig de, in Carla Faralli, Enrico Pattaro e Giampaolo Zucchini (a cura di),Scritti di filosofia del diritto, vol. 3, Milano, Giuffrè, 1982, p. 1305, ISBN non esistente.
«In realtà, anche se oggi si tende a negare a Grozio vero talento speculativo e a giudicarlo semplice giurista e non filosofo, è tuttavia riconosciuto da tutti che la moderna filosofia del diritto prende le mosse da lui; e bisogna aggiungere che, indirettamente, fa capo a lui anche gran parte dell'etica dei secc. XVII e XVIII, in quanto essa si ricollega al giusnaturalismo, che, a sua volta, trova le sue premesse, storicamente almeno, nella dottrina di Grozio»
«Dopo la scoperta dellaPalatina l'Antologia Planudea ha servito soltanto da ausilio e da integrazione. La sua ultima edizione è quella diH. de Bosch, 5 voll., Utrecht 1795-1822, con la splendida traduzione latina di H. Grotius»
^F. Todescan, p. 113: «Dopo la pubblicazione delDe iure belli ac pacis, Grozio si dedicherà alla stesura di copioseAnnotationes all'Antico ed al Nuovo Testamento, che saranno pubblicate postume, in forma completa, per la prima volta nel 1679».
^F. Todescan, pp. 113-114: «Frutto di un'esegesi sobria e concisa, di impronta filologica, [leAnnotationes in Vetus et Novum Testamentum] non si proporranno intenti dogmatici. L'ossequio al significato letterale, contrapposto alle interpretazioni allegorizzanti, l'attenzione rivolta alle versioni araba e siriaca, oltre che a quella latina, saranno solo uno dei segni dell'educazione filologica ricevuta in gioventù a Leida. LeAnnotationes groziane si occuperanno degli autori della Sacra Scrittura allo stesso modo con cui i grandi umanisti trattavano i classici dell'antichità. Di conseguenza la prospettiva teologico-religiosa sfumerà fino a svanire: quello che conterà sarà da un lato il ristabilimento del testo, dall'altro la ricerca di una salda fondazione storica e linguistica alle interpretazioni fornite. In tali opere il giurista di Delft seguirà il cammino tracciato dall'Umanesimo, aperto alla suggestione del richiamoad fontes. LeAnnotationes porteranno tutta l'elegante raffinatezza di un'erudizione nutrita di solida cultura giuridica e politica; e il disinvolto uso dei classici indurrà Grozio, più di una volta, a considerare i testi biblici sotto un profilo estetico. Certo non mancherà [...] anche un certo influsso del metodo esegetico diCalvino: ma è pur vero che le componenti di natura dogmatica provenienti dalla tradizione calvinista saranno messe a frutto daHeinrich eSamuel Cocceji e non da Grozio. Storia, filologia e critica testuale rimarranno i punti nodali dell'opera esegetica groziana. Il giurista di Delft cercherà di ricostruire per i diversi passi biblici il contesto profano in cui calarli e, abbandonata ogni prospettiva dihistoria salutis, si rinchiuderà in un lavoro di respiro essenzialmente storico-filologico. La chiusura ad ogni spunto dogmatico imprigionerà il testo, togliendogli la possibilità di manifestare in qualche misura ilVerbum Dei: sarà questa un'altra dimensione della secolarizzazione tacitamente penetrata nel testo groziano»..
«La cultura della grande borghesia olandese, quella nel cui senso sono fioriti un Erasmo, unGiusto Lipsio, unoScaligero, è stata influenzata più che dal calvinismo dallo spiritoumanistico. Abbiamo già parlato dell'educazione umanistica ricevuta da Grozio e quanta parte della sua vita egli abbia dedicato ai lavori eruditi, alle edizioni dei tragici greci, dei poeti e degli storici latini. Grozio partecipa al movimento che recupera con entusiasmo un nuovo settore delle opere dell'antichità. Tutta la sua opera, e non solo quella erudita, è dominata da questa influenza. Anche il suo pensiero religioso. Per provare l'esistenza di Dio e la verità del Vangelo Grozio fa appello alle dottrine dei sapienti stoici. È una sintesi che ricalca quella erasmiana tra Cicerone ed il Vangelo. Il fatto è che l'unità della chiesa cristiana dilacerata può essere ricomposta solo da un cristianesimo semplificato, reinterpretato con l'aiuto della ragione stoica e che pur pretendendo di essere fedelmente evangelico è in realtà dominato dalla ragione e dalla morale degli stoici. Ciò che l'ecumenismo di Grozio ha conservato del cristianesimo sembra essere in primo luogo lo stoicismo»
^ Guido Fassò,Ugo Grozio fra medioevo ed età moderna, in Carla Faralli, Enrico Pattaro e Giampaolo Zucchini (a cura di),Scritti di filosofia del diritto, vol. 1, Milano, Giuffrè, 1982, p. 114, ISBN non esistente.
^Su ciò, cfr.Notizia bio-bibliografica a cura di Guido Fassò, premessa alla sua traduzione deiProlegomeni al diritto della guerra e della pace, Morano, Napoli 1979, p. 22.
^ G.W.F. Hegel,Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio, traduzione, prefazione e note diB. Croce, con glossario e indice dei nomi diN. Merker e con una introduzione diC. Cesa, 2ª ed., Roma-Bari, Laterza, 2009[1830], p. 12,ISBN978-88-420-6686-6.
^ U. Grozio,Prolegomeni al diritto della guerra e della pace, traduzione, introduzione e note di Guido Fassò, aggiornamento di Carla Faralli, 3ª ed., Napoli, Morano, 1979[1949], pp. 69-70, ISBN non esistente.
«Esse autem aliquid iuris naturalis probari solet tum ab eo quod prius est, tum ab eo quod posterius.quarum probandi rationum illa subtilior est, hæc popularior A priori, si ostendatur rei alicuius convenientia aut disconvenientia necessaria cum natura rationali ac sociali: à posteriori vero, si non certissima fide, certe probabiliter admodum, iuris naturali esse colligitur id quod apud omnes gentes, aut moratiores omnes tale esse creditur. Nam universalis effectus universalem requirit causam: talis autem existimationis causa vix ulla videtur esse posse præter sensum ipsum: communis qui dicitur»
^G. Fassò, pp. 78-79: «Grozio non ignora il problema [del metodo]; tuttavia lo elude con una soluzione eclettica, che denuncia non solo i limiti del suo ingegno speculativo, ma anche la scarsa consapevolezza dell'importanza che quel problema aveva in rapporto alla fondazione della nuova cultura».
«Nella primavera del1638 [...] il poeta parte per Parigi, dove entra in contatto con il diplomatico e giurista Hugo Grotius, autore fra l'altro di unAdamus Exul che ebbe quasi certamente qualche influenza su Milton, in particolare per ciò che riguarda alcuni tratti diParadise Lost»
Marron,Grozio, Ugo, inBiografia universale antica e moderna, ossia storia per alfabeto della vita pubblica e privata di tutte le persone che si distinsero per opere, azioni, talenti, virtù e delitti, opera affatto nuova, compilata in Francia da una società di dotti ed ora per la prima volta recata in italiano con aggiunte e correzioni, vol. 26, Venezia, Presso Giovanni Battista Missiaglia, 1826 (MDCCCXXVI), pp. 381b-392a, ISBN non esistente.URL consultato l'8 gennaio 2017.
(EN) William Stanley Macbean Knight,The Life and Works of Hugo Grotius, London, Sweet and Maxwell, 1925, ISBN non esistente.
Ugo Grozio,Il diritto di guerra e di pace, a cura diCarlo Galli e Antonio Del Vecchio, vol. 1, Napoli, Istituto Italiano per gli Studi Filosofici Press, 2023,ISBN978-88-7723-147-5.
Ugo Grozio,Il diritto di guerra e di pace, a cura di Carlo Galli e Antonio Del Vecchio, vol. 2, Napoli, Istituto Italiano per gli Studi Filosofici Press, 2023,ISBN978-88-7723-149-9.
Ugo Grozio,Il diritto di guerra e di pace, a cura di Carlo Galli e Antonio Del Vecchio, vol. 3, Napoli, Istituto Italiano per gli Studi Filosofici Press, 2023,ISBN978-88-7723-151-2.
Ugo Grozio,Il potere dell'autorità sovrana in ordine alle cose sacre e altri scritti, a cura di Lucia Nocentini, Tirrenia-Pisa, Edizioni del Cerro, 1993, ISBN non esistente.
Ugo Grozio,Della vera religione cristiana, a cura di Fiorella Pintacuda De Michelis, Roma-Bari, Laterza, 1973, ISBN non esistente.
Ugo Grozio,Mare liberum, a cura di Francesca Izzo, Napoli, Liguori, 2007,ISBN978-88-207-3996-6.
Brani scelti dalDe iure belli ac pacis sono presenti nell'antologia curata da Carlo Galli,Guerra, 3ª ed., Roma-Bari, Laterza, 2015,ISBN978-88-420-7464-9.
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Guido Fassò,Il nome di Grozio, in Carla Faralli, Enrico Pattaro e Giampaolo Zucchini (a cura di),Scritti di filosofia del diritto, vol. 1, Milano, Giuffrè, 1982[1957], pp. 309-312, ISBN non esistente.
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Franco Todescan,Il «calvinismo» di Grozio, inLe radici teologiche del giusnaturalismo laico. Il problema della secolarizzazione nel pensiero giuridico del secolo XVII, Padova, CEDAM, 2014[1983], pp. 21-139,ISBN978-88-13-34059-9.