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Galleria degli Uffizi

Coordinate:43°46′06″N 11°15′19″E43°46′06″N,11°15′19″E
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Galleria degli Uffizi
La Galleria degli Uffizi vista dal Piazzale degli Uffizi
Ubicazione
StatoItalia (bandiera) Italia
Località Firenze
IndirizzoPiazzale degli Uffizi 6, 50122 Firenze
Coordinate43°46′06″N 11°15′19″E43°46′06″N,11°15′19″E
Caratteristiche
TipoArte,cultura
CollezioniPittura,arti applicate,grafica
Istituzione1560
FondatoriCosimo I de' Medici
Apertura1769
ProprietàItalia (bandiera)Repubblica Italiana -Ministero della Cultura
GestioneGallerie degli Uffizi
DirettoreSimone Verde
Visitatori5 294 968(2024)[1]
Sito web
Modifica dati su Wikidata ·Manuale

LaGalleria degli Uffizi[1] è un museo statale diFirenze, che fa parte del complesso museale denominatoGallerie degli Uffizi e comprendente, oltre alla suddetta galleria, ilCorridoio vasariano, le collezioni diPalazzo Pitti e ilGiardino di Boboli, che insieme costituiscono per quantità e qualità delle opere raccolte uno dei più importantimusei del mondo.

Vi si trovano la più cospicua collezione esistente diRaffaello eBotticelli, oltre a nuclei principali di opere diGiotto,Tiziano,Pontormo,Bronzino,Andrea del Sarto,Caravaggio,Dürer,Rubens,Leonardo da Vinci ed altri ancora. Mentre aPalazzo Pitti si concentrano le opere pittoriche del Cinquecento e delBarocco, ma anche dell'Otto e Novecento italiano, il corridoio vasariano ospitava fino al 2018 parte della collezione di autoritratti (oltre 1 700), che dovrebbero essere poi inclusi nel percorso espositivo della Galleria delle Statue e delle Pitture, come in piccola parte già avviene.

Il museo ospita una raccolta di opere d'arte inestimabili, derivanti, come nucleo fondamentale, dalle collezioni deiMedici, arricchite nei secoli da lasciti, scambi e donazioni, tra cui spicca un fondamentale gruppo di opere religiose derivate dalle soppressioni dimonasteri econventi tra il XVIII e il XIX secolo. Divisa in varie sale allestite per scuole e stili in ordine cronologico, l'esposizione mostra opere dal XII al XVIII secolo, con la migliore collezione al mondo di opere delRinascimento fiorentino. Di grande pregio sono anche la collezione di statuaria antica e soprattutto quella dei disegni e delle stampe che, conservata nelGabinetto omonimo, è una delle più cospicue e importanti al mondo.

Nel 2024 ha registrato 5 294 968 visitatori, risultando ilmuseo d'arte più visitato d'Italia.[2] Il secondo se si considerano iMusei Vaticani, nel territorio dellapenisola italiana e all’interno diRoma, ma facenti parte dellaCittà del Vaticano.

Storia

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Cosimo I e Vasari

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Domenico Poggini, medaglia di Cosimo I celebrante la creazione degli Uffizi
Uffizi ePalazzo Vecchio
Interno degli Uffizi

Con l'insediamento del ducaCosimo I de' Medici nell'antica sede comunale diPalazzo Vecchio, iniziò la politica d'esaltazione della monarchia all'interno del perimetro cittadino. Nel 1560 il duca volle riunire le 13 più importanti magistrature fiorentine, detteuffici collocate in precedenza in varie sedi, in un unico edificio posto sotto la sua diretta sorveglianza, in modo da affiancare al vecchioPalazzo della Signoria una nuova sede governativa, consona alla potenza politica e militare acquisita da Firenze dopo la conquista diSiena. Il luogo scelto per la nuova costruzione fu un lembo di terra fra il lato meridionale diPiazza della Signoria e illungarno, in un quartiere popolare dove si trovava il porto fluviale di Firenze.

I lavori furono affidati aGiorgio Vasari che già si occupava del cantiere dell'adiacente Palazzo Vecchio. Il progetto prevedeva un edificio a forma di "U", costituito da un braccio lungo a levante, da incorporarsi con l'antica chiesa romanica diSan Pier Scheraggio, da un tratto breve affacciato sul fiumeArno e da un braccio corto a ponente, inglobando la Zecca Vecchia.

Nel nuovo edificio dovevano essere collocati gli uffici di tredici importanti Magistrature che regolavano l'amministrazione dello Stato mediceo; sul lato diPalazzo Vecchio, dall'anticachiesa di San Pier Scheraggio si successero: i Nove Conservatori del Dominio e della Giurisdizione fiorentina, l'Arte dei Mercatanti, l'Arte del Cambio, l'Arte della Seta, l'Arte dei Medici e Speziali, l'Università dei Fabbricanti e ilTribunale della Mercanzia; dalla parte opposta gli Ufficiali dell'Onestà, le Decime e Vendite, gli Ufficiali della Grascia, il Magistrato dei Pupilli, i Conservatori di Leggi e i Commissari delle Bande.[3]

Per ridurre le spese, Cosimo, oltre ad affidare i lavori in appalto al massimo ribasso, concesse ai fornitori licenze insolite: irenaioli poterono estrarre la sabbia dall'alveo del fiumeArno presso l'attualePonte alle Grazie (ponte a Rubaconte); gli scalpellini si assicurarono l'uso della cava dipietra serena del Fossato delMulinaccio,[4] nellavalle della Mensola,[5] pressoSan Martino a Mensola, tradizionalmente riservata alle opere pubbliche; i muratori utilizzanosassi di cava estratti dal fosso della fortezza diSan Miniato, vicino allaporta di San Niccolò e avanzi di lastrico pavimentale delle strade di Firenze.[6]Si ricorse all'imposizione di servitù,comandando i popoli di alcune podesterie: icarradori diCampi ePrato, gli scalpellini diFiesole, i picconieri diFigline di Prato. I legnami si comprarono dall'Opera di Santa Maria del Fiore.L'architetto Giorgio Vasari fu affiancato in questo difficile cantiere da Maestro Dionigi (o Nigi) della Neghittosa.[7]

Per il matrimonio del figlioFrancesco conGiovanna d'Austria, nel 1565, il Duca decretò di aprire una via soprelevata e segreta tra Palazzo Vecchio ePalazzo Pitti, la nuova residenza della dinastia Medici e collegata direttamente allacerchia bastionata di Firenze. Il Vasari in soli sei mesi costruì il cosiddettoCorridoio vasariano, che, daPalazzo Vecchio, superata via della Ninna con un ponte coperto, percorre parte della galleria, superando l'Arno sopra alPonte Vecchio, sbuca nel quartiere d'Oltrarno, arrivando nelGiardino di Boboli e da lì inPalazzo Pitti; da questo luogo venne in seguito predisposto un raccordo per raggiungere in sicurezza ilForte Belvedere. Nell'agosto 1572 tutte le magistrature dalla parte di San Pier Scheraggio sono già insediate nei nuovi uffici anche se l'edificio non è completato.

Francesco I e Buontalenti

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Nel 1574 con il DucaFrancesco I de' Medici la direzione dei lavori venne affidata aBernardo Buontalenti, che completò la fabbrica, insieme aAlfonso Parigi il vecchio. Nell'ottobre 1580 l'edificio venne ultimato con il congiungimento, dalla parte della Zecca, "alla Loggia grande e antica di Piazza". Tra il 1579 e il 1581 le volte della Galleria furono affrescate con motivi a "grottesca" daAntonio Tempesta e successivamente daAlessandro Allori, con cui collaboraronoLudovico Buti,Giovanmaria Butteri,Giovanni Bizzelli eAlessandro Pieroni.

Nel 1581 Francesco I, figlio di Cosimo, decise di chiudere ed adibire la loggia dell'ultimo piano a galleria personale dove raccogliere la sua magnifica collezione di dipinti quattrocenteschi, contemporanei dicammei,medaglie, pietre dure, statue antiche e moderne, di oreficerie, bronzetti, armature, miniature, strumenti scientifici e rarità naturalistiche, ma anche ritratti dellafamiglia Medici e di uomini illustri. Rese poi tale collezione visitabile su richiesta, facendo così degli Uffizi uno dei più antichi musei d'Europa.

Per meglio allestire la collezione, a partire da quell'anno stesso, il Buontalenti edificò laTribuna nel braccio lungo degli Uffizi, ispirandosi allatorre dei Venti diAtene, descritta daVitruvio nel primo libro delDe architectura, nucleo centrale della Galleria medicea. Nel 1583 Francesco I fece trasformare la terrazza, sopra laLoggia dei Lanzi, in un giardino pensile, ora scomparso, dove la corte si riuniva per ascoltare esibizioni musicali e altri intrattenimenti. Risale a quegli anni anche laporta delle Suppliche suvia Lambertesca, caratterizzata da uno spregiudicato accostamento di elementi classici.

Nello stesso periodo (1586), spetta ancora al genio del Buontalenti il compimento delTeatro Mediceo fatto costruire in corrispondenza del primo e del secondo piano attuali dell'ala orientale del museo. Si tratta di un grande vano rettangolare a doppia altezza, circondato da gradinate su tre lati, con il palco dei principi nel mezzo. Nel XIX secolo, dopo essere stato modificato e utilizzato per le riunioni del Senato Italiano, il teatro, dopo il trasferimento della capitale, sarà suddiviso in due piani: nel primo ora ha sede il Gabinetto Disegni e Stampe, nel secondo alcune sale della Galleria. Del teatro nel suo complesso resta soltanto ilVestibolo, dove a sinistra è sistemato quello che un tempo costituiva il portale d'ingresso, oggi ingresso del Gabinetto Disegni e Stampe; di fronte, le tre porte delRicetto: su quella centrale, con le ante lignee intagliate con stemmi medicei, vi è il busto di Francesco I.

I Medici

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Turisti in fila sotto i portici

Nel 1587 col DucaFerdinando I de' Medici la collezione venne arricchita con la cosiddetta "Serie Gioviana", una raccolta di ritratti di uomini illustri intrapresa dalVescovo di ComoPaolo Giovio, che oggi è esposta in alto tra le travature delle gallerie delle statue. Per volontà ducale venne realizzata, chiudendo un terrazzo vicino alla tribuna, la sala detta "delle carte geografiche" le cui pareti furono affrescate daLudovico Buti eStefano Bonsignori con le mappe del "dominio vecchio fiorentino", "dello Stato di Siena" e "dell'Isola d'Elba" e nel soffitto furono posizionate alcune tele dipinte daJacopo Zucchi con rappresentate favole mitologiche. Al centro della stanza stava un mappamondo e unasfera armillare (oggi alMuseo Galileo); inoltre venne compiuto loStanzino delle Matematiche destinato a raccogliere strumenti scientifici, con una volta decorata da una bella donna, personificazione dellaMatematica, affiancata alle pareti dalleScene con le invenzioni diArchimede.

Su iniziativa di Ferdinando I, agli Uffizi furono trasferiti i laboratori granducali e nel 1588 l'Opificio delle Pietre Dure, una manifattura di Stato esperta nella lavorazione di oggetti preziosissimi, mentre vennero sistemati i laboratori di orafi, gioiellieri, miniatori, giardinieri, artefici diporcellane, scultori e pittori nell'ala di ponente della galleria e per consentire l'accesso venne collocato lo scalone detto "del Buontalenti".

Vicino alla manifattura, sette sale della Galleria furono destinate ad accogliere la collezione di armi e armature, ed inoltre venne allestita una sala con le pietre preziose intagliate portate in dote daCristina di Lorena. A quell'epoca risale la ridipintura di alcuni soffitti affrescati daLudovico Buti nel 1588. Nel 1591 si decretò l'apertura al pubblico della Galleria su richiesta. Con la morte di Ferdinando I nel 1609 la Galleria rimase inalterata per molto tempo.

Tra il 1658 e il 1679, al tempo diFerdinando II de' Medici, si interpellaronoCosimo Ulivelli,Angelo Gori eJacopo Chiavistelli per affrescare i soffitti, la cui opera fu distrutta nel 1762 e sostituita da nuove decorazioni diGiuseppe del Moro,Giuliano Traballesi eGiuseppe Terreni. La consorte di Ferdinando,Vittoria della Rovere, ultima discendente dei duchi diUrbino, portò a Firenze la vastaeredità d'Urbino: un raffinatissimo nucleo di opere delTiziano,Piero della Francesca,Raffaello,Federico Barocci ed altri. Altre opere di scuola veneta giunsero per opera delcardinaleLeopoldo de' Medici, fratello del granduca, che cominciò con grande passione a raccogliere in collezione disegni, miniature ed autoritratti.

Tra il 1696 e il 1699 sotto il regnoCosimo III de' Medici, i geni diGiuseppe Nicola Nasini eGiuseppe Tonelli decorarono le volte del braccio che guarda all'Arno, e poco dopo si ampliò il braccio di ponente della galleria, adibendo i nuovi locali ad ospitare una deliziosa collezione di autoritratti, porcellane, medaglie, disegni e bronzetti.

Nella Fonderia, ovvero farmacia, si andò raccogliendo ciò che stimolava soprattutto la curiosità naturalistica rinascimentale: alcunemummie, numerosi animali imbalsamati, uova di struzzo e corni di rinoceronte. Riguardo alle raccolte, il duca Cosimo III acquistò numerosi quadri fiamminghi (molti iRubens) ed alcune preziose statue romane, come la celebreVenere de' Medici, un rarissimo originale greco che divenne a buon diritto fra le più conosciute sculture della galleria.

I Lorena

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La tribuna degli Uffizi, in un dipinto settecentesco di J. Zoffany
La tribuna
Il teatro mediceo trasformato in aula del Senato

Ormai spentasi la dinastia dei Medici nel 1737 dopo la morte diGian Gastone, la sorella di quest'ultimo,Anna Maria Luisa, con la Convenzione del medesimo anno, cedette le raccolte medicee alla dinastia deiLorena, a patto che le opere restassero a Firenze ed inalienabili: fu l'atto, puntualmente rispettato dai Lorena, che permise la conservazione intatta delle vaste e sublimi collezioni fino ai nostri giorni, senza disperdersi o prender la via fuori dall'Italia, come accadde alle altrettanto eccezionali collezioni diMantova o diUrbino.

Tra il 1748 e il 1765 venne realizzato un vasto rilevamento grafico, coordinato daBenedetto Vincenzo De Greyss. Il 12 agosto 1762 un incendio distrusse una parte del corridoio orientale distruggendo anche molte delle opere custodite, prontamente ricostruita e ridecorata.

Pietro Leopoldo di Lorena, aprendo la Galleria al pubblico nel 1769 e provvedendo alla costruzione di un nuovo ingresso, su progetto diZanobi del Rosso, promosse una radicale trasformazione della Galleria, affidandone la direzione aGiuseppe Pelli Bencivenni e il riordino, completato negli anni 1780-1782, aLuigi Lanzi, che seguì i criteri razionalistici e pedagogici propri dell'Illuminismo, con "un suo proprio genere di cose o al più di due" in ogni sala. Nella Galleria venne rimossa l'armeria, venduta la collezione di maioliche e spostati nellaSpecola gli strumenti scientifici; questo fatto è risolvibile in una visione razionalistica di quell'Illuminismo che distingueva la scienza dall'arte e volle concentrare negli Uffizi la pittura, separata da scultura antica e le arti minori, in opposizione all'eclettismo dei rinascimentali. Dal 1793 alcuni scambi con laGalleria Imperiale diVienna, facilitato dai legami di parentela tra le rispettive case regnanti, vide l'arrivo di capolavori diTiziano,Giovanni Bellini,Giorgione,Dürer e altri, in cambio di opere fiorentine dei secoli XVI e XVII, tra cuiFra Bartolomeo: col senno di poi fu soprattutto Firenze a guadagnarci.

Nel 1779 venne realizzata daGaspare Maria Paoletti la Sala della Niobe, dove vennero allestite un complesso di sculture antiche raffiguranteNiobe e i suoi figli, proveniente dallaVilla Medici aRoma.

Otto e Novecento

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Piazzale degli Uffizi

Con laRivoluzione Francese e laCampagna d'Italia del 1796, gli Uffizi, come gran parte del patrimonio artistico toscano durante lespoliazioni napoleoniche, venne depauperato di opere d'arte scelte daDominique Vivant Denon, direttore delMusée Napoleon, spedite a Parigi. Tra le opere sottratte si ricordano laVenere Medici asportata dallaTribuna degli Uffizi, laMadonna dal collo lungo, ilRitratto di Leone X, successivamente restituite con la Restaurazione e l'opera diAntonio Canova durante ilCongresso di Vienna. Destino ben peggiore ebbero però leGallerie dell'Accademia, e le opere raccolte a Pisa, Massa, Carrara e Fiesole che videro prendere la strada delLouvre e lì ancora oggi esposte.

Tra il 1842 e il 1856, vennero inserite 28 statue marmoree nelle nicchie dei pilastri all'esterno della Galleria, con i toscani illustri dal Medioevo all'Ottocento. Tra le più pregevoli della serie ci sono la statua diGiotto diGiovanni Duprè, a sinistra sul terzo pilastro, ilMachiavelli diLorenzo Bartolini, all'undicesimo, la statua diSant'Antonino del Duprè, a destra nel quarto pilastro, e ilMichelangelo[8] diEmilio Santarelli.

In età risorgimentale, quando Firenze fu eletta capitale d'Italia (1865-1871), ilTeatro mediceo fu ampiamente modificato per essere adattato ad aula delSenato italiano, accogliendo anche personaggi famosi come il Manzoni.

Nella seconda metà delXIX secolo, gli Uffizi si avviarono a diventare soprattutto una raccolta di quadri, vennero rimosse alcune statue rinascimentali e trasferite alMuseo del Bargello e alcune statue etrusche che furono trasferite alMuseo Archeologico.

Nel braccio corto a ponente dal 1866 ebbero sede le Regie Poste (adattamento diMariano Falcini), e oggi, dopo un restauro del 1988, vi si tengono alcune esposizioni di materiale proveniente soprattutto dai depositi.

Nel 1889 il teatro mediceo venne diviso in due piani e smantellato. Oggi lo spazio che occupava contiene le sale dei "Primitivi" della Galleria e ilGabinetto dei disegni e delle stampe.

Nel 1900 venne acquistata la quadreria dell'arcispedale di Santa Maria Nuova, tra cui ilTrittico Portinari proveniente dallachiesa di Sant'Egidio, e da inizio Novecento si potenziarono, con acquisti e trasferimenti da varie chiese e istituti religiosi, aree come il Trecento e il primo Quattrocento, estranee al nucleo storico del museo.

Lo stesso argomento in dettaglio:Galleria degli Uffizi nella seconda guerra mondiale.

Durante laII Guerra Mondiale le sale degli Uffizi furono svuotate e le opere d'arte, depositate in rifugi ritenuti sicuri, tornarono nella loro sede a luglio 1945. Una parte era stata requisita dai tedeschi e trasferita in provincia diBolzano, ma fu recuperata.

Separando il teatro mediceo in due piani e ricavandone sei sale, vennero ristrutturate le prime nel 1956 su progetto diGiovanni Michelucci,Carlo Scarpa,Ignazio Gardella.

Nel 1969 venne acquistata laCollezione Contini Bonacossi.

Il 27 maggio 1993, a seguito dellaStrage di via dei Georgofili, un attentato mafioso che ha provocato la morte di cinque persone e danneggiato alcuni ambienti della Gallerie e del Corridoio vasariano, molti pezzi della collezione vennero sistemati nei depositi e gradualmente, con i restauri e la messa in sicurezza dell'ala occidentale, sono tornati nell'allestimento museale.

Nel 1998 il concorso internazionale per laNuova uscita della Galleria degli Uffizi è stato vinto daArata Isozaki insieme ad Andrea Maffei, ma il progetto non è stato ancora realizzato.

I Grandi Uffizi

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Un altro progetto a lungo termine è stata la realizzazione dei "Grandi Uffizi", raddoppiando la superficie espositiva grazie al trasloco nel 1989 dell'Archivio di Firenze dal primo piano, attingendo opere dai depositi (che sono situati all'ultimo piano) e ampliando così tutte le sezioni, fino ad allora leggermente penalizzate dagli spazi.

Il piano di riallestimento delle sale e di rinnovo degli impianti è stato portato avanti dai direttori Antonio Natali e poi, dal 2015,Eike Schmidt, il quale ha modificato il progetto originario, ad esempio includendo lacollezione Contini-Bonacossi nel normale percorso di visita nelle sale "Blu".

Architettura

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Il loggiato degli Uffizi di notte
Portici

Il museo degli Uffizi fu realizzato nel 1575, adottando l'ordine dorico, secondo il Vasari, "più sicuro e più fermo degl'altri, [...] sempre piaciuto molto al signor duca Cosimo". Nel 1565 presentava già completati i cosiddetti Uffizi Lunghi e il tratto che si affacciava sull'Arno.

Il palazzo degli Uffizi è composto da due corpi di fabbrica longitudinali principali, collegati verso sud da un lato più breve del tutto analogo, dando origine così ad un complesso a "U", che abbraccia un piazzale e sfonda prospettivamente versopiazza della Signoria, con una perfetta inquadratura diPalazzo Vecchio e della sua torre.

I tre corpi di fabbrica presentano lo stesso modulo: a pianterreno un loggiatoarchitravato coperto convolta a botte, costituito da campate delimitate dapilastri connicchie e suddivise in tre intercolumni da due colonne interposte tra i pilastri; a tale modulo corrispondono tre aperture nel soprastante finto mezzanino che servono ad illuminare il portico e tre finestre al primo piano che presentano l'alternanza tra timpano triangolare e timpano curvilineo e sono comprese tra lesene; infine all'ultimo piano un loggiato riprendeva il modulo tripartito ed avrebbe in seguito ospitato l'originaria "Galleria" degli Uffizi.

Al pian terreno corre un porticato per tutta la lunghezza dei lati ovest e sud, e per il lato est fino avia Lambertesca; sopraelevato su un podio di alcuni gradini, il portico è costituito da colonne doriche e pilastri con le nicchie per statue che sorreggono unarchitrave, ma è coperto da lunghevolte a botte, decorate da cornici rettangolari a rilievo, che sono collegate tra loro da fasce disegnanti un motivo geometrico spezzato e uniforme.

Il portico architravato rappresenta una grande novità nella storia dell'architettura, in quanto i portici medievali, e poi quelli rinascimentali, erano costituiti da una serie di archi e mai di architravi, sia a Firenze (come per esempio il portico delloSpedale degli Innocenti), sia altrove, a parte ilPalazzo Senatorio di Michelangelo che infatti è uno dei modelli del progetto vasariano.

Ai piani superiori si ripete un modulo di tre riquadri, tre finestre con balconcini e timpani rispettivamente triangolare, circolare e di nuovo triangolare (primo piano) e tre aperture sulla loggetta superiore (oggi la galleria del secondo piano), divise da due colonnine. I piani sono divisi da maestose cornici marcapiano. Gli elementi architettonici sono sottolineati dall'uso dellapietra serena (in particolare di quella estratta dalla valle dellaMensola), che risalta sull'intonaco bianco, secondo lo stile più tipicamente fiorentino iniziato daBrunelleschi.

Il lato breve è caratterizzato da un grande arco componente unaserliana che inquadra scenograficamente l'affaccio sull'Arno, sormontata da una loggia, aperta sia sul piazzale antistante che sull'Arno, come vero e proprio fondale teatrale, ispirato alle coeve realizzazioni scenografiche. Al piano terra si segnala la statua diGiovanni dalle Bande Nere, opera diTemistocle Guerrazzi. Al primo piano le grandi finestre hanno uno scoronamento ad arco e davanti a quella centrale, la più ampia, corrispondente internamente al Verone, si trovano tre statue:Cosimo I in piedi diGiambologna (1585), affiancato dalle personificazioni sdraiate dell'Equità e delRigore, entrambe diVincenzo Danti (1566). Nelle nicchie dei pilastri del loggiato fu progettato di inserire una serie di statue di fiorentini famosi, la realizzazione si iniziò solo a partire dal 1835.

Molto originale è il portale ("porta delle Suppliche") costruito daBernardo Buontalenti suvia Lambertesca: è coronato datimpano spezzato, ma per maggiore originalità Buontalenti invertì le due metà, ottenendo una sorta di timpano "ad ali", che ricorda gli spunti animalistici e organici della sua architettura.

Nel 1998 gli architettiArata Isozaki e Andrea Maffei vincono il concorso internazionale per il progetto della riqualificazione di Piazza Castellani sul retro per adibirla a Nuova Uscita del museo degli Uffizi. Dopo varie vicissitudini, il progetto esecutivo è stato completato ed approvato dal Ministero dei Beni Culturali nel febbraio 2009 ed è in attesa di essere realizzato.

Percorso espositivo

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La descrizione del percorso espositivo si basa sull'allestimento dell'agosto 2014. Essendo stato nel frattempo modificato più volte dai diversi direttori e non avendo ancora raggiunto una disposizione definitiva, nell'attesa del completamento dei lavori dei "Grandi Uffizi", la sua rappresentazione in questa pagina ha un carattere puramente indicativo e temporaneo.

Vestibolo d'entrata e corridoio est

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L'ambiente, costituito da tre vestiboli, venne ricavato alla fine del Settecento col completamento dello scalone monumentale, il nuovo accesso alla Galleria, per volontà delgranduca Pietro Leopoldo. Nel primo vestibolo sono siti i busti inmarmo eporfido deiMedici, daFrancesco I aGian Gastone; comunicante con questo è il vestibolo rettangolare, decorato nella volta daGiovanni da San Giovanni conCapricci mitologici, allestito con are, busti antichi e moderni; nel Vestibolo ellittico si trovano statue romane, sarcofagi e rilievi antichi. La porta che immette nella Galleria, con ai lati sono dueCani molossi, copie romane del I secolo d.C., è sormontata dal busto diLeopoldo.

I tre corridoi che corrispondono ai tre corpi del palazzo, corrono lungo tutto il lato interno e su di essi si aprono le sale. Sono decorati nei soffitti da affreschi e le ampie vetrate rivelano il loro primitivo aspetto di loggia aperta coperta.

Oggi i corridoi ospitano la collezione di statuaria antica, iniziata daLorenzo il Magnifico, che conservava le opere nelGiardino di San Marco vicino alPalazzo Medici. La raccolta fu ampliata daCosimo I dopo il suo primo viaggio aRoma del 1560 quando scelse di destinare le statue per abbellirePalazzo Pitti e i ritratti e i busti perPalazzo Vecchio. Infine venne accresciuta ancora all'epoca diPietro Leopoldo di Lorena, quando si portarono a Firenze le opere diVilla Medici, raccolte in gran parte dal futuro granducaFerdinando I, all'epocacardinale. È curioso notare che tali opere, oggi spesso distrattamente scansate dai visitatori, fino al primo Ottocento erano motivo di interesse principale della visita alla galleria. Secondo alcune fonti fu un saggio diJohn Ruskin a ridestare l'interesse per la pittura rinascimentale del museo, fino ad allora bistrattata.

Le sculture sono di grande valore e risalgono soprattutto all'epoca romana, con numerose copie di originali greci. A volte le statue incomplete o spezzate vennero restaurate e integrate dai grandi scultori del Rinascimento. La disposizione delle sculture oggi ricalca il più possibile quella di fine del Settecento, quando permettevano il confronto tra maestri antichi e moderni, un tema allora molto caro, e quindi la funzione delle statue è tuttora essenziale e fortemente caratterizzante dell'origine e della funzione storica della galleria.

Il primo, lungo corridoio è quello est, riccamente decorato nel soffitto da grottesche risalenti al 1581, mentre corre al limite del soffitto, una serie di ritratti, laserie gioviana, intervallata da dipinti di dimensione più grande degli esponenti principali della famiglia Medici, laserie Aulica iniziata daFrancesco I de' Medici, con i ritratti daGiovanni di Bicci aGian Gastone. I dipinti della Serie Gioviana e della serie Aulica, che continuano anche nel corridoio sull'Arno ed in quello ovest della Galleria, costituiscono una delle più grandi e complete raccolta al mondo di ritratti.

Ai ritratti pittorici fanno da contraltare la serie dei busti romani, ordinati cronologicamente a fine del Settecento in maniera di coprire tutta la storia imperiale.

Fra le opere di statuaria più importanti si segnalano unErcole e Centauro, da un originale tardoellenistico, integrato nella figura dell'eroe daGiovan Battista Caccini nel 1589; unRe Barbaro, composto nel 1712 a partire dal solo busto antico;Pan e Daphni, da un originale diEliodoro di Rodi dell'inizio del I secolo a.C.; ilSatiro danzante oBacco fanciullo, da un originale ellenistico, restaurato nel Cinquecento. Più avanti si incontrano una statua diProserpina, da un originale greco del IV secolo a.C., la copia antica delPothos diSkopas (IV secolo a.C.). Ai lati dell'ingresso della Tribuna si trovano unErcole, da un originale diLisippo, e unbusto di Adriano appartenuto aLorenzo il Magnifico. Nell'ultima parte del corridoio si incontrano dueVeneri, da originali del IV secolo a.C. e unApollo ellenistico, che si trovava all'ingresso diVilla Medici e invitava, col braccio destro di restauro, ad accedere alla casa, come se fosse il regno del dio stesso.

Sala 1 Archeologica

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La sala venne creata nel 1921, in questa sono allestite opere per lo più provenienti daRoma. Tra i rilievi si segnalano quello di unaBiga (V-IV secolo a.C.) e il fregio dell'Atena Nike (restaurato nel Settecento daBartolomeo Cavaceppi). Appartengono al filone "plebeo" dell'arte romana i due rilievi conScene di bottega, del I secolo d.C. I rilievi dell'Ara Pacis sono calchi: i Medici possedevano la lastra originale dellaSaturnia Tellus, che nel 1937 tornò a Roma per ricomporre il monumento. Di epoca augustea sono pure iframmenti diparasta agirali, mentre ai lati si trovano due rilievi di amorini, uno con gli attributi diGiove (il fulmine) e uno con quelli diMarte (la corazza): facevano parte di una serie molto famosa nel Medioevo, alla qualeDonatello si ispirò per lacantoria di Santa Maria del Fiore.

Provengono da un fregioadrianeo del II secolo ilTempio di Vesta e laScena di sacrificio. Il sarcofago con leFatiche di Ercole è caratterizzata da un più accentuato contrasto luminoso, tramite la lavorazione a trapano; le diverse età di Ercole raffigurate alludono ai periodi della vita.

Sale del Medioevo

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Le sale dalla 2 alla 6 sono dedicate all'arte medievale. Con la prima, del Duecento e di Giotto, si entra nel nucleo delle sale "dei primitivi", allestite entro il 1956 daGiovanni Michelucci,Carlo Scarpa eIgnazio Gardella, che coprirono la sala con un soffitto acapriate, imitando le chiese medievali. La sala ha un forte impatto per la presenza delle tre monumentaliMaestà diCimabue,Duccio di Buoninsegna eGiotto, dipinte a pochi anni di distanza. NellaMaestà di Santa Trinita del 1285-1300 Cimabue tentò di emanciparsi dagli stilemi bizantini, ricercando un maggior volume e rilievo plastico, con un'inedita dolcezza di sfumato; di fronte è la pala di Duccio, dettaMadonna Rucellai (1285 circa), costruita con una struttura ritmica e con figure aggraziate, maggiormente influenzata dalla coeva esperienza pittorica delgotico francese; infine, al centro della sala, laMaestà di Ognissanti di Giotto (1310 circa) di impianto monumentale e costruita molto più plasticamente accentuando il chiaroscuro e la volumetria dei corpi. Di Giotto è anche ilpolittico di Badia del 1300 circa.

La prima sala ha inoltre una sceltissima rappresentanza di pittura duecentesca, tra cui unCristo trionfante della fine del XII secolo e unChristus patiens, rari per la qualità elevata e lo stato di conservazione molto buono.

La sala seguente (3) è dedicata ai grandi maestri del Trecento senese, in cui si fronteggiano i più grandi maestri di tale scuola: l'Annunciazione diSimone Martini eLippo Memmi (1333) e laPresentazione al Tempio diAmbrogio Lorenzetti (1342), entrambe provenienti dalDuomo di Siena, e laPala della beata Umiltà (1340) diPietro Lorenzetti.

Segue la sala del Trecento fiorentino (4), che mostra gli sviluppi dell'arte dopo Giotto con i contributi dei suoi allievi e di personalità più originali comeGiottino eGiovanni da Milano.

La sala del Gotico internazionale (5-6) è dominata dalla monumentaleIncoronazione della Vergine (1414) diLorenzo Monaco e dal tripudio di sfarzosità ed eleganza dell'Adorazione dei Magi (1423) diGentile da Fabriano, eseguita per il mercante fiorentinoPalla Strozzi.

Sale del primo Rinascimento

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Impareggiabile è il nucleo di pittura del primo Rinascimento, dagli anni venti del Quattrocento alla metà del secolo. L'elaborazione del nuovo linguaggio è testimoniata dallaSant'Anna Metterza (1424) diMasolino eMasaccio nella sala 7: di Masaccio sono lo scultoreo Bambino e la Vergine, dipinta con una solenne corporatura così austera e realistica da non potersi più definire "gotica". Nella stessa sala si trovano laBattaglia di San Romano diPaolo Uccello, che testimonia la sua "ossessione" prospettica, e le opere diBeato Angelico eDomenico Veneziano che indicano la ricerca di nuovi formati per le pale d'altare e la nascita della "pittura di luce".

La grande sala 8 è dedicata aFilippo Lippi, sviluppatore delle proposte di Masaccio e traghettatore dell'arte fiorentina verso quel "primato del disegno" che fu la sua caratteristica più tipica. Qui si trova anche lo straordinarioDoppio ritratto dei duchi d'Urbino diPiero della Francesca, una delle icone più note dell'estetica rinascimentale. L'esposizione è completata dalle opere diAlesso Baldovinetti e del figlio del Lippi,Filippino, che fu un artista di rottura alla fine del XV secolo.

La sala 9 è dedicata a fratelli del Pollaiolo,Antonio ePiero, tra i primi a praticare una linea di contorno agile e scattante, che fu da modello per numerosi artisti successivi. Nella serie diVirtù realizzate per ilTribunale della Mercanzia, una si distingue per l'eleganza formale: è laFortezza, tra le prime opere del giovaneBotticelli (1470).

Sala del Botticelli

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Botticelli,Madonna del Magnificat

La sala del Botticelli, vasta per l'accorpamento delle sale 10-14, raccoglie la migliore collezione al mondo di opere del maestroSandro Botticelli, compreso il suo capolavoro, laPrimavera e la celeberrimaNascita di Venere, due opere emblematiche della sofisticata culturaneoplatonica sviluppatasi a Firenze nella seconda metà del Quattrocento. Queste opere furono realizzate neglianni ottanta del Quattrocento e sono le prime opere di grandi dimensioni a soggetto profano del Rinascimento italiano. Furono dipinte perLorenzo de' Medici (nonLorenzo il Magnifico, ma un suo cugino che viveva nellaVilla di Careggi, con il quale fra l'altro non correva buon sangue).

In questa sala si può ripercorrere l'intera evoluzione pittorica del maestro, con la graziosaMadonna in gloria di serafini e laMadonna del Roseto, opere più giovanili legate ancora allo stile diFilippo Lippi e delVerrocchio, alRitratto d'uomo con medaglia di Cosimo il Vecchio (1475), dove già si assiste ad una maturazione dello stile legata probabilmente allo studio del realismo di opere fiamminghe, alle opere mitologiche, come la commoventePallade e il Centauro, allegoria degli istinti umani divisi tra ragione e impulsività, ma guidati dalla sapienza divina.

Con l'avvicinarsi delXVI secolo l'ondata reazionaria ultra-religiosa diGirolamo Savonarola iniziò a farsi sempre più pressante nella società fiorentina e questo si manifesta più o meno gradualmente in tutti gli artisti dell'epoca. Anche Botticelli, dopo un'opera fastosa come laMadonna del Magnificat iniziò ad adottare uno stile più libero, sciolto dalla lucidità geometrica della prospettiva del primo Quattrocento (Madonna della Melagrana,Pala di San Barnaba), con qualche esperimento arcaicista come l'Incoronazione della Vergine dove il maestro torna allo sfondo oro in una scena pare ispirata dalla lettura diDante. Il periodo più cupo della predicazione savonaroliana porta una definitiva ventata di misticismo pessimista nella sua pittura: laCalunnia (1495) simboleggia il fallimento dello spirito ottimistico umanista, con la constatazione della bassezza umana e la relegazione della verità.

Ma questa sala contiene anche altri numerosi capolavori: particolarmente azzeccata è la collocazione delTrittico Portinari, opera fiamminga diHugo van der Goes del 1475 circa portata da una banchiere delladitta Medici aBruges nel 1483, che con la sua estraneità formale verso le opere circostanti ben rende l'effetto di fulgida meteora che questa opera ebbe nei circoli artistici fiorentini della seconda metà del Quattrocento. A un esame più accurato si iniziano a cogliere però le affinità con le opere realizzate successivamente, la maggior cura dei dettagli, la migliore resa luministica dovuta alla pittura ad olio che i pittori fiorentini cercarono di imitare, arrivando anche a copiare alcuni elementi dell'opera fiamminga, come gli omaggi chiari diDomenico Ghirlandaio nella sua analogaAdorazione dei pastori nellabasilica di Santa Trinita.

Un'altra opera fiamminga è laDeposizione nel sepolcro diRogier van der Weyden (1450 circa), con la composizione ripresa daun pannello diBeato Angelico, che testimonia i reciproci scambi tra maestri fiamminghi e fiorentini.

Sala di Leonardo e sale attigue

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La sala 15 documenta gli esordi artistici diLeonardo da Vinci, a partire dalla prima opera documentata, ilBattesimo di Cristo del 1475, opera del suo maestroVerrocchio nella quale il giovane Leonardo dipinse la testa dell'angelo di sinistra, il paesaggio e forse il modellato del corpo di Cristo. Un'altra opera giovanile è l'Annunciazione, dipinta dal maestro ventenne, dove già sono visibili le qualità dellosfumato leonardesco e la sua attenzione alle vibrazioni atmosferiche (si pensi all'angelo appena atterrato), ma con qualche errore prospettico, come il libro sul quale la Vergine posa un braccio, che al suolo poggia su un basamento ben più avanzato rispetto alle gambe della Madonna. L'Adorazione dei Magi invece è un'opera incompiuta nella quale è lampante il senso innovatore del genio di Vinci, con una composizione originalissima incentrata sulla Madonna e il Bambino in un rutilante scenario di numerose figure in movimento, fra le quali non compaiono però il tradizionaleSan Giuseppe o la capannuccia.

Nella sala sono inoltre rappresentati artisti attivi a Firenze in quegli anni:Perugino (tre grandi pale),Luca Signorelli ePiero di Cosimo.

La sala 16 (delle carte geografiche) era originariamente una loggia e venne chiusa per desiderio diFerdinando I de' Medici. Fu decorata con carte geografiche dei domini medicei efestoni di frutta e fiori sulla travatura del soffitto, opera diLudovico Buti. Fra di esse,Ferdinando I de' Medici fece collocare le tele mitologiche commissionate aJacopo Zucchi, quando era ancora cardinale a Roma.[9][10]

La sala 17 è chiamataStanzino delle Matematiche, creato sempre per Ferdinando I per accogliere i suoi strumenti scientifici. Il soffitto venne infatti decorato con un'allegoria dellaMatematica ed episodi che celebrano la cultura scientifica antica. Oggi espone la collezione di bronzetti moderni e alcune opere scultorie antiche.

La Tribuna

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Lo stesso argomento in dettaglio:Tribuna degli Uffizi.

LaTribuna è una saletta ottagonale che rappresenta la parte più antica della galleria. Fu commissionata daFrancesco I de' Medici nel 1584 per sistemarvi le collezioni archeologiche e in seguito vi furono collocati tutti i pezzi più preziosi e amati delle collezioni medicee. Divenuta molto popolare ai tempi delGrand tour, si dice fu un'ispirazione per leWunderkammer di numerosi nobili europei. L'ambiente è coperto da cupola incrostata diconchiglie emadreperla e percorsa dacostoloni dorati elanterna su cui era unarosa dei venti, collegata all'esterno da una banderuola. La Tribuna presenta nelle pareti di rosso scarlatto, dato dalla tappezzerie di velluto, su cui sono appesi i quadri e mensole per oggetti e statue; lozoccolo, oggi perduto, venne dipinto daJacopo Ligozzi con uccelli, pesci e altre meraviglie naturalistiche; al centro stava un tempietto-scrigno, ovvero un mobile ottagonale che custodiva i pezzi più piccoli e pregiati della collezione; il pavimento venne realizzato a intarsi marmorei.

La Tribuna, le sue decorazioni e gli oggetti che conteneva alludevano ai quattro elementi (Aria, Terra, Acqua, Fuoco): per esempio la rosa dei venti nellalanterna evocava l'aria, mentre le conchiglie incastonate nella cupola l'Acqua; il fuoco era simboleggiato dal rosso delle pareti e la terra dai preziosi marmi sul pavimento. Tutta questa simbologia era poi arricchita da statue e pitture che sviluppavano il tema degli Elementi e delle loro combinazioni. Il significato affidato all'insieme era, inoltre, la gloria dei Medici, che grazie alla volontà divina, aveva raggiunto il potere terreno, simboleggiato dai magnifici oggetti rari e preziosi posseduti.

Oggi, per quanto trasformata nei secoli, è comunque l'unica sala nella quale si può comprendere lo spirito originario degli Uffizi, cioè di luogo di meraviglia dove si potessero confrontare direttamente le opere degli antichi, rappresentate dalla scultura, e quelle dei moderni, con le pitture. Attorno al pregevole tavolo intarsiato in pietre dure (del 1633-1649) sono poste in circolo alcune delle più famosa sculture antiche dei Medici, come ilFauno Danzante (replica romana di un originale delIII secolo a.C.), iLottatori (copia di epoca imperiale), l'Arrotino (che affilava il coltello nel gruppo diMarsia), loScita, (copia di una statua della scuola diPergamo che faceva parte di un gruppo conMarsia), l'Apollino e soprattutto la celebreVenere de' Medici, un originale greco delI secolo a.C. tra le più celebrate rappresentazioni della dea.

Il monumentale stipo in pietre dure conteneva la collezione di inestimabili pietre preziose, cammei antichi e pietre dure lavorate, una delle collezioni più amate dai Medici, i quali spesso facevano incidere le proprie iniziali sui pezzi più pregiati: oggi sono esposte in diverse sedi, alMuseo degli Argenti, alMuseo archeologico nazionale fiorentino e alMuseo di Mineralogia e Litologia.

Sale del Rinascimento fuori Firenze

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Il resto del braccio est (sale 19-23) è dedicato a varie scuole rinascimentali italiane e straniere: in queste sale si coglie appieno lo spirito didattico degli Uffizi, sviluppatosi nel XVIII secolo tramite scambi e specifici accrescimenti, a rappresentare lo sviluppo della pittura in tutti i suoi filoni più importanti.

La sala 19, già Armeria, ha una volta originale che andò distrutta e venne ridipinta nel 1665 con leAllegorie di Firenze e della Toscana, trionfi, battaglie e stemmi medicei daAgnolo Gori. La sala chiarisce la pittura umbra e toscana con capolavori di artisti già incontrati nella sala di Leonardo:Luca Signorelli,Pietro Perugino,Lorenzo di Credi e diPiero di Cosimo. Quest'ultimo artista, celebre per il tono magico e fantasioso delle sue opere a soggetto mitologico, è qui rappresentato dal suo capolavoroPerseo libera Andromeda. Chiudono la sala dipinti di scuola emiliana,forlivese e marchigiana.

La sala 20 (di Dürer) è di per sé unica in Italia, ospitando ben cinque opere del maestro indiscusso delRinascimento tedesco,Albrecht Dürer, compresa l'Adorazione dei Magi del 1504, che mostra i debiti verso la pittura italiana nell'uso dellaprospettiva e del colore. AncheLukas Cranach è rappresentato da varie opere, tra cui i grandi pannelli diAdamo ed Eva (1528).Albrecht Altdorfer eHans Holbein il Giovane sono invece presenti in sala 22. Il soffitto della sala 20 presenta una decorazione ad affresco congrottesche originali del Cinquecento, mentre le vedute di Firenze vennero aggiunte in seguito nel Settecento; curiosa è la veduta dellabasilica di Santa Croce senza la facciata ottocentesca.

La sala 21, affrescata nella volta daLudovico Buti con battaglie e grottesche (interessanti le figure di "indiani" e animali del Nuovo Mondo), è dedicata allapittura veneta. Se le opere diGiorgione e diVittore Carpaccio non sono unanimemente giudicate autografe dalla critica, diGiovanni Bellini è presente il capolavoro dell'Allegoria sacra, dal significato criptico non ancora pienamente interpretato. Qui si trova anche l'unico rappresentante dellapittura ferrarese del Quattrocento in galleria,Cosmè Tura e il suoSan Domenico (1475 circa).

Anche la sala 22 (dei fiamminghi e tedeschi del Rinascimento) è di per sé ununicuum nel panorama museuale nazionale, con esempi che testimoniano la prolifica stagione di scambi tra Firenze e le Fiandre nel XV secolo, come iRitratti di Benedetto eFolco Portinari diHans Memling (1490 circa) o iRitratti di Pierantonio Baroncelli e di sua moglie Maria Bonciani, di un maestro anonimo fiammingo (1490 circa). Non a caso qui si trovano anche opere del pittore italiano più "fiammingo",Antonello da Messina (San Giovanni Evangelista eMadonna col Bambino e angeli reggicorona, 1470-1475 circa). Il soffitto è decorato daLudovico Buti (1588), con vivaci scene di battaglie.

La sala 23 infine è dedicata ai maestri del nord-ItaliaMantegna eCorreggio. Del primo sono tre opere tra cui iltrittico proveniente dalPalazzo Ducale diMantova (1460), in cui si legge la sua straordinaria capacità di rievocare lo sfarzo del mondo antico. Di Correggio sono documentate varie fasi con laMadonna col Bambino tra due angeli musicanti (opera della giovinezza), l'Adorazione del Bambino (1530 circa) e ilRiposo dalla fuga in Egitto con san Francesco (1517 circa), opere di grande originalità stupefacentemente anticipatrice della pittura seicentesca. Chiudono la sala una serie di dipinti di scuola lombarda, soprattutto legati aileonardeschi. Anche questa sala faceva parte dell'armeria, come ricorda il soffitto affrescato daLudovico Buti con officine per la produzione di armi,polvere da sparo e modelli difortezze (1588).

La sala 24 è il Gabinetto delle miniature, a pianta ellissoidale, visibile solo affacciandosi dall'esterno, che ospita la collezione di circa 400miniature dei Medici, di varie epoche e scuole e raffiguranti soprattutto ritratti. Venne decorata all'epoca di Ferdinando I, che qui aveva fatto collocare la collezione di pietre e cammei portata in dote dalla moglieCristina di Lorena. Nel tempo ha ospitato varie collezioni (bronzetti, oreficerie, oggetti dal Messico, gemme...) che oggi si trovano altrove, soprattutto alMuseo degli argenti. L'aspetto odierno è il risultato degli interventi settecenteschi diZanobi del Rosso, che su incarico delGranduca Pietro Leopoldo ricavò la forma ovale e ricreò la decorazione (1782).

Corridoio sull'Arno e Corridoio ovest

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Il Corridoio sull'Arno, spettacolare per le vedute sulPonte Vecchio, sul fiume e sulle colline a sud diFirenze, ospita da secoli le opere migliori della statuaria antica, per via della spettacolarità dell'ambientazione e per la massima luminosità (infatti affaccia a sud). Gli affreschi dei soffitti sono a tema religioso, eseguiti tra il 1696 e il 1699 daGiuseppe Nicola Nasini eGiuseppe Tonelli, per iniziativa del "cattolicissimo" granducaCosimo III, a parte le prime due campate che sono cinquecentesche: una con un finto pergolato e una con legrottesche. Tra le statue esposte si trovano unAmore e Psiche, copia romana di un originale ellenistico, e il cosiddettoAlessandro morente, una testa ellenistica derivata da un originale diPergamo, modello spesso citato di espressione patetica. Agli incroci coi corridoi principali si trovano due statue del tipoOlympia, derivate dallaVenere seduta diFidia, una del IV secolo e una del I secolo con la testa rifatta in epoca moderna.

Sul lato verso l'Arno sono posti laFanciulla seduta pronta alla danza (II secolo a.C., facente parte di un gruppo colSatiro danzante del quale esiste una copia davanti all'ingresso della Tribuna) e unMarte in marmo nero (da un originale del V-IV secolo a.C.). Sul lato opposto si trovano un frammento diLupa inporfido, copia da un originale del V secolo a.C. e unDioniso e satiro, col solo busto antico, mentre il resto venne aggiunto daGiovan Battista Caccini nel tardo Cinquecento.

Nel corridoio ovest, usato come galleria a partire dalla seconda metà del XVII secolo dopo aver ospitato le officine artigiane, continua la serie di statue classiche di provenienza soprattutto romana, in larga parte acquistate al tempo diCosimo III sul mercato antiquario romano. Fra le opere più interessanti le due statue diMarsia (bianco erosso), poste una di fronte all'altra e copie romane di un originale tardo ellenistico: quello rosso appartenne aCosimo il Vecchio e la testa venne integrata, secondoVasari, daDonatello. Più avanti si trova una copia delDiscobolo diMirone, col braccio destro restaurato come se si coprisse il volto (a lungo venne per questo aggregata al gruppo diNiobe). IlMercurio è un pregevole nudo derivato daPrassitele restaurato nel Cinquecento. A sinistra del vestibolo d'uscita si trova unbusto di Caracalla, con l'espressione energica che ispirò i ritratti diCosimo I de' Medici. Alla parete opposta si trovano unaMusa del IV secolo a.C. diAtticiano di Afrodisia e unApollo con la cetra, busto antico elaborato dalCaccini. LaVenere celeste è un altro busto antico integrato nel Seicento daAlessandro Algardi: per questo quando vennero ritrovate le braccia originali non vennero reintegrate. LaNereide sull'Ippocampo deriva da un originale ellenistico. Notevole è il realismo ritrattistico delBusto di Fanciullo, detto anche delNerone bambino.

In fondo al corridoio si trova ilLaocoonte copiato daBaccio Bandinelli perCosimo I de' Medici su richiesta del cardinaleGiulio de' Medici, con integrazioni del Bandinelli stesso desunte dal racconto virgiliano. Si tratta dell'unica statua interamente moderna dei corridoi, che permette il confronto, un tempo così caro ai Medici, tra maestri moderni e antichi.

La decorazione del soffitto avvenne tra il 1658 e il 1679 su iniziativa diFerdinando II de' Medici, con soggetti legati a uomini illustri fiorentini, quali esempi di virtù, e le personificazioni delle città delGranducato di Toscana. I pittori che parteciparono all'opera furonoCosimo Ulivelli,Angelo Gori,Jacopo Chiavistelli e altri. Quando le ultime dodici campate andarono perdute in un incendio nel 1762, gli affreschi vennero reintegrati daGiuseppe del Moro,Giuliano Traballesi eGiuseppe Terreni.

Sale del Cinquecento

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Le sale dalla 25 alla 34 ospitano i capolavori del XVI secolo. Si inizia con la sala 25 di Michelangelo e dei fiorentini, col capolavoro assoluto delTondo Doni diMichelangelo, altamente innovativo sia per la composizione che per l'uso dei colori (1504), contornato da opere fiorentine dellascuola di San Marco (Fra' Bartolomeo,Mariotto Albertinelli), dalla monumentalità calma e posata che ispirarono lo stesso Buonarroti eRaffaello.

Le sale 26 e 27, rispettivamente dedicate già a Raffaello/Andrea del Sarto e a Pontormo/Rosso Fiorentino sono i riallestimenti dopo che le loro opere sono state trasferite nei locali più ampi al primo piano ("sale rosse").

La sala 28 ospita i capolavori di scuola veneziana diTiziano eSebastiano del Piombo. Al primo sono riferiti una serie di ritratti e di nudi, tra cui le celeberrimeFlora e laVenere di Urbino, opere dalla sensualità raffinata ed enigmatica.

Nelle sale 29 e 30 si trovano capolavori di pittori emiliani, tra cuiDosso Dossi,Amico Aspertini,Ludovico Mazzolino, ilGarofalo e, soprattutto,Parmigianino, la cuiMadonna dal collo lungo mostra con virtuosismo il superamento dei canoni estetici del Rinascimento in favore di qualcosa di più eccentrico e innaturale, dall'ambiguità complessa e sicuramente voluta, oltre che sinuosamente bella.

Le sale 31 e 32 sono di nuovo legate a pittori veneti, in particolareVeronese,Tintoretto, iBassano,Paris Bordon e altri. Per la forma stretta e spezzata, la sala 33 è stata allestita come "Corridoio del Cinquecento", dedicato alle opere di formato medio-piccolo che mostrano la varietà di proposte figurative elaborate nel secolo: si va dalle composizioni affollate e minutamente capziose degli artisti che parteciparono alla decorazione dellostudiolo di Francesco I inpalazzo Vecchio, alle raffinatezze erotiche dellascuola di Fontainebleau, dai ritratti ufficiali e alle opere semplificate secondo i dettami dellaControriforma.

Chiude il percorso la sala 34, dei Lombardi, in cui trovano rappresentanza i maggiori artisti attivi in regione in tutto l'arco del XVI secolo. Tra questi spiccanoLorenzo Lotto, anello di congiunzione tra la cultura veneta e quella lombarda (Ritratto di giovinetto,Susanna e i vecchioni,Sacra Famiglia e santi), ilbrescianoGiovanni Girolamo Savoldo, straordinario creatore di effetti materici, e ilbergamascoGiovan Battista Moroni, insuperato ritrattista.Tra la sala 34 e la sala 35 si trova l'accesso per ilCorridoio vasariano.

Sale del corridoio ovest

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Il corridoio ovest ospita altre sale che vi si affacciano direttamente. Queste sale, dopo l'apertura delle nuove sale al piano terra, sono quasi tutte in riallestimento. La sala della Niobe è rimasta chiusa dalla primavera del 2011 al 21 dicembre 2012 per lavori di restauro.[11]

La sala 35 è dedicata aFederico Barocci e alla Controriforma in Toscana, con numerosi esempi dei principali esponenti dell'epoca. Del Barocci spicca la grande pala dellaMadonna del popolo.

La sala 40 era anticamente il vestibolo di uscita del museo. Vi si trovano vari esempi di statuaria classica e alcuni dipinti, tra cui uno stendardo a due facce delSodoma. La sala 41 era già dedicata a Rubens e oggi è utilizzata come deposito. La grandiosa sala 42 venne realizzata dall'architettoGaspare Maria Paoletti a fine del Settecento per ospitare le numerose statue delGruppo dei Niobìdi, una serie di statue romane copia di originali ellenistici portate in quegli anni a Firenze. Il mito diNiobe e dei suoi figli è legato all'amore materno, che portò la sventurata donna a vantarsi tanto della sua prole (sette maschi e sette femmine) da paragonarsi aLatona, madre diApollo eArtemide, suscitando così l'ira degli dei che si vendicarono uccidendo i fanciulli uno ad uno. Le sculture vennero alla luce aRoma nel 1583 e fecero parte del corredo decorativo diVilla Medici (acquistate dal cardinaleFerdinando), dalla quale furono trasferite a Firenze nel 1781, dove vennero esposte direttamente in questa sala. Delle enormi tele alle pareti due sono diRubens (facenti parte dell'incompiuto ciclo diEnrico IV di Francia), una diGiusto Sustermans e una diGiuseppe Grisoni.

La sala 43, già del Seicento italiano ed europeo, ospita oggi solo un selezionatissimo nucleo di opere italiane, dopo che gli stranieri sono stati spostati nelle "sale blu" al primo piano. Sono rappresentatiAnnibale Carracci,Domenichino,Guercino,Mattia Preti,Bernardo Strozzi e altri.

La sala 44 (Rembrandt e i fiamminghi) è in riallestimento, mentre la 45 (del Settecento) è stata integrata con altre opere italiane dopo che quelle straniere sono state spostate al primo piano. Vi spiccano i lavori diCanaletto,Giambattista Tiepolo,Francesco Guardi,Alessandro Magnasco eRosalba Carriera. Importante per dimensioni e qualità è la tela diAmore e Psiche diGiuseppe Maria Crespi.

L'ambiente attiguo è quello del bar, dal quale si accede alla terrazza sopra laLoggia dei Lanzi, ottimo punto di osservazione perPiazza della Signoria,Palazzo Vecchio e laCupola del Brunelleschi. La piccola fontana della terrazza contiene una copia delNano Morgante a cavallo di una lumaca, diGiambologna, oggi alBargello ma originariamente creata per questo sito. Dal bar si accede anche al nuovo scalone, inaugurato nel dicembre 2011, che conduce alle sale al primo piano.

Sale blu

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Inaugurate nel dicembre 2011, le dieci sale blu al primo piano (46-55) sono state dedicate ai pittori stranieri del Seicento e del Settecento. Attingendo dalle sale al primo piano, e soprattutto, dai depositi, si è potuto sviluppare compiutamente la presenza di pittori spagnoli, francesi, olandesi e fiamminghi nelle collezioni medicee, permettendo anche di tracciare le differenti scuole, in particolare neiPaesi Bassi. La sala 46 è dedicata agli spagnoli (Velázquez,El Greco,Goya,Ribera), la 48 e la 51 ai francesi (Le Brun,Vouet,Boucher,Chardin), la 47 allascuola di Leida, la 49 ad Amsterdam (Rembrandt), la 50 all'Aia, la 52 e la 55 ai Paesi Bassi del sud (Jan Brueghel il Vecchio,Teniers,Brill,Rubens evan Dyck), la 53 a Delft e Rotterdam, la 54 a Haarlem e Utrecht.

Sale rosse

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Nove sale "rosse", dalla 56 alla 61 e dalla 64 alla 66, sono state allestite nel giugno 2012, con opere del manierismo fiorentino, in particolare curandone i rapporti con l'antico. La sala 56 ospita infatti il meglio della scultura ellenistica della galleria, tra cui unNiobide, ilTorso Gaddi e unaVenere accovacciata. Il rapporto con la statuaria è meglio chiarito dalla sala successiva, in cui tre rari monocromi diAndrea del Sarto, eseguiti per il carnevale del 1513, sono messi in relazione con il fronte di sarcofago con raffigurazione di tiaso marino (190 circa).

Seguono le sale diAndrea del Sarto (58) con la celebreMadonna delle Arpie e degli artisti della sua cerchia (59), quelle diRosso Fiorentino (60), diPontormo (61), e due sale dedicate aAgnolo Bronzino (64 e 65), legate rispettivamente alla produzione sacra e al rapporto con iMedici, con i famosi ritratti di famiglia tra cui quellodi Eleonora di Toledo col figlio Giovanni.

Chiude la serie una sala dedicata aRaffaello (66). Sono qui opere della fase umbra/fiorentina (iRitratti dei duchi di Urbino Elisabetta Gonzaga eGuidobaldo da Montefeltro, ilRitratto di giovane con mela), inclusa la famosaMadonna del Cardellino, armonica sintesi di diverse esperienze pittoriche (Perugino,Leonardo da Vinci,Fra Bartolomeo...). Il periodo romano dell'arte di Raffaello, è caratterizzato da una maggiore monumentalità e un pieno possesso della tecnica del colore, qui ben rappresentato dal sommoRitratto di Leone X con i cardinali Giulio de' Medici e Luigi de' Rossi.

Sale Ademollo

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Le sale 62 e 63 hanno ospitato tra il 2012 e il 2018 lavori diAlessandro Allori, diGiorgio Vasari e altri artisti operanti a Firenze nel secondo Cinquecento.

Verone sull'Arno

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Si giunge poi al Verone sull'Arno, con le grandi finestre che danno sul fiume e sul piazzale degli Uffizi. Qui si trovano tre sculture monumentali.

IlVaso Medici (al centro), grande cratere neoattico tra i tesori arrivati al museo daVilla Medici, risale alla seconda metà del I secolo a.C. ed è straordinario per dimensioni e per qualità. Vi è raffigurata nella base una scena a bassorilievo con gli eroi Achei che consultano l'oracolo di Delfi prima della partenza per laguerra di Troia.

IlMarte Gradivo è diBartolomeo Ammannati, con il Dio rappresentato come nell'atto di incitare un esercito standone a capo, mentre sul lato opposto si trova ilSileno con Bacco fanciullo diJacopo del Duca, copia di una statua romana oggi alLouvre, da un originale bronzeo del IV secolo, forse diLisippo: anche queste due statue erano a villa Medici e decoravano la loggia che dà sul giardino.

Sale di Caravaggio e dei caravaggeschi

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Le ultime sale del museo, nel braccio est a piano terra, ospitano opere diCaravaggio, deicaravaggeschi e diGuido Reni. Allestite nel 1993 e spostate più a nord negli anni duemila per lasciare maggior spazio alle esibizioni temporanee (le sale su questo lato si susseguono infatti pressoché identiche una dopo l'altra su tutto il lato del piazzale; poco più di metà sono attualmente valorizzate). Non avranno numero finché l'intero allestimento del primo piano non sarà completato.

Le opere diCaravaggio a Firenze non sono molte, ma rappresentano bene la fase giovanile del maestro, densa di celebri capolavori fin dalle prime produzioni artistiche. Spicca ilBacco, così disincantatamente realistico, e laTesta di Medusa, in realtà uno scudo ligneo per occasioni di rappresentanza, come i tornei. L'espressione di terrore di Medusa impressiona per la cruda violenza della rappresentazione. Opera più tipica dello stile maturo è ilSacrificio di Isacco, dove la violenza del gesto è miracolosamente sospesa.

Altre opere permettono un confronto immediato con opere di temi simili di seguaci del Caravaggio:Artemisia Gentileschi con laGiuditta decapita Oloferne (una delle poche donne artiste ad avere un posto importante nella storia dell'arte),Battistello Caracciolo,Bartolomeo Manfredi (sala apposita), l'olandeseGerard van Honthorst, italianizzato inGherardo delle Notti (sala apposita), ilRustichino, loSpadarino,Nicolas Regnier eMatthias Stomer.

L'ultima sala della galleria è dedicata aGuido Reni, caposcuola bolognese del Seicento. Fu un maestro delclassicismo seicentesco, anche se l'opera delDavid con la testa di Golia si ricollega per lo sfondo scuro ai caravaggeschi delle sale precedenti. Più astrattamente idealizzato è l'Estasi disant'Andrea Corsini, entrato in Galleria nel 2000, dalla luminosità sovrannaturale.

Gabinetto dei disegni e delle stampe

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Lo stesso argomento in dettaglio:Gabinetto dei disegni e delle stampe.

Al primo piano della Galleria, presso i locali ricavati dall'exTeatro Mediceo, ha sede la raccolta di arti grafiche, iniziata intorno alla metà delXVII secolo dal cardinaleLeopoldo de' Medici e trasferita agli Uffizi nel 1700 circa. Dell'antico teatro resta oggi solo il prospetto all'altezza dello scalone, con un busto diFrancesco I de' Medici diGiambologna (1586) sulla porta centrale; ai lati si trovano unaVenere, copia romana di un originale del V secolo a.C., e unaStatua femminile ellenistica.

La raccolta di disegni e stampe, tra le maggiori al mondo, comprende circa 150.000 opere, datate dalla fine del Trecento alXX secolo, fra le quali spiccano esempi di tutti i più grandi maestri toscani, daLeonardo aMichelangelo a molti altri, che permettono spesso di stabilire il percorso creativo di un'opera, attraverso i disegni preparatori, oppure a volte testimoniano, attraverso le copie antiche, opere ormai irrimediabilmente perdute, come gli affreschi dellaBattaglia di Anghiari di Leonardo da Vinci e dellaBattaglia di Càscina di Michelangelo, che un tempo dovevano decorare ilSalone dei Cinquecento inPalazzo Vecchio.Vasari stesso collezionò i fogli e consacrò il disegno come "padre" delle arti e prerogativa dell'arte fiorentina. Nella piccola sala davanti allo scalone o nel vestibolo di accesso al Gabinetto si tengono periodicamente mostre temporanee, con materiale delle collezioni o nuove acquisizioni.

Collezione Contini Bonacossi

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Lo stesso argomento in dettaglio:Collezione Contini Bonacossi.

Precedentemente posta nel braccio destro del loggiato, con l'entrata da via Lambertesca, ed ora sistemata nelle ex sale blu dell'ala di ponente, la straordinaria collezione raccolta nella prima metà del Novecento dai coniugi Contini Bonacossi è entrata nel normale percorso di visita del museo. Fu donata agli Uffizi negli anni settanta, venendo così a rappresentare il più importante accrescimento del museo relativo al secolo scorso. Della collezione fanno parte mobilio, maioliche antiche, terrecotterobbiane, e soprattutto una notevolissima serie di opere di scultura e pittura toscana, fra le quali spiccano unaMaestà con i santi Francesco e Domenico della bottega diCimabue, laPala della Madonna della Neve delSassetta (1432 circa), laMadonna di casa Pazzi diAndrea del Castagno (1445 circa), ilSan Girolamo diGiovanni Bellini (1479 circa), il marmo diGian Lorenzo Bernini delMartirio di san Lorenzo (1616 circa), LaMadonna col Bambino e otto santi delBramantino (1520-1530) oppure ilTorero diFrancisco Goya (1800 circa).

Ex-chiesa di San Pier Scheraggio

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Lo stesso argomento in dettaglio:Chiesa di San Pier Scheraggio.

Della chiesa che sorgeva accanto aPalazzo Vecchio restano solo alcune arcate visibili davia della Ninna, e unanavata che fa parte degli Uffizi, adiacente alla biglietteria usata nella seconda metà del Novecento.

La sala di San Pier Scheraggio viene usata per conferenze, per esposizioni temporanee o per esporre opere che non trovano spazio nel percorso espositivo per via della loro singolarità.

In passato ha ospitato una collezione di arazzi medicei, nonché gli affreschi staccati delciclo degli uomini e donne illustri diAndrea del Castagno, provenienti dallaVilla Carducci-Pandolfini diFilippo Carducci aLegnaia, o l'affresco diBotticelli dell'Annunciazione del 1481, staccato dalla parete della loggia dell'ospedale di San Martino alla Scala a Firenze, oppure la grande tela dellaBattaglia di Ponte dell'Ammiraglio diGuttuso eGli archeologi diGiorgio de Chirico.

Sala delle Reali Poste

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Era in quest'area (corrispondente al tratto travia Lambertesca e laloggia de' Lanzi), in antico, lo stabilimento della Zecca fiorentina, la cui storia è strettamente legata alfiorino d'oro che qui si batteva. Venne inglobato nel progetto diGiorgio Vasari, in modo da presentarsi in assoluta continuità con gli Uffizi, non fosse per la parte basamentale, chiusa e non aperta a loggiato. Nel periodo diFirenze Capitale (1865-1871) si scelse di destinare questa porzione ad ospitare il nuovo ufficio postale cittadino (essendo venuto meno il precedente situato allatettoia dei Pisani inpiazza della Signoria dove ora sorge ilpalazzo delle Assicurazioni Generali), affidando il progetto all'architettoMariano Falcini. Questi, tra il 1865 e il 1866, ricavò dal preesistente cortile delle carrozze un grande ambiente (ora pavimentato a marmi bianchi e rossi), coperto da un lucernario a padiglione sorretto da quattro esili colonne con struttura portante in ghisa e nobilitato da fregi e cornici in stucco alle pareti. Utilizzato come ufficio postale fino al 1917, l'ambiente conobbe successivamente un periodo di abbandono per essere poi individuato nel 1934 dal Soprintendente alle GallerieGiovanni Poggi come sede di un moderno laboratorio di restauro, non più pensato come 'bottega d'arte', ma come centro scientifico e sperimentale di nuovi metodi, tecniche e materiali. Data diversa sede all'istituto, gli ambienti furono recuperati nella loro originaria configurazione con un intervento di restauro conclusosi nel 1988 con la direzione di Romeo Zigrossi (direttore dell'Ufficio tecnico della Soprintendenza), nell'ambito del quale fu realizzata la nuova pavimentazione in sostituzione della precedente in tessere vetrose, in pessimo stato di conservazione e comunque limitata alla parte centrale della sala. Da questa data lo spazio è stato utilizzato per l'allestimento di esposizioni temporanee legate all'attività della Galleria degli Uffizi. Nell'ambito del progetto dei Nuovi Uffizi si prevede di creare qui una zona di servizi per i visitatori, in particolare un ristorante della galleria. Per quanto riguarda il prospetto esterno (per la parte terrena) è evidente la volontà diMariano Falcini di operare un intervento in senso neomedioevale, volto a ricollegarsi più alla vicinaloggia de' Lanzi che non alla fabbrica vasariana. Il duplice accesso, oltre che dall'iscrizione che identifica le 'Reali Poste', è contrassegnato da quattro scudi con le armi dei quartieri storici di Firenze e, al centro, dallo scudo con lostemma del Regno d'Italia (croce sabauda: di rosso alla croce d'argento).[12]

Statue nel portico

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Lo stesso argomento in dettaglio:Piazzale degli Uffizi.

Note

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  1. ^Attualmente denominataGalleria delle Statue e delle Pitture (ex Palazzo degli Uffizi): decisione assunta conDecreto Direttoriale n. 5/2016, suuffizi.beniculturali.it(archiviato dall'url originale il 2 febbraio 2017).
  2. ^The 100 most popular art museums in the world—who has recovered and who is still struggling?, suMiC: la top 30 2024 dei luoghi della cultura statali, 25-05-13.URL consultato il 20 ottobre 2025.
  3. ^A.S.F.,Nove conservatori del dominio e della giurisdizione fiorentina 3710, c. 1v.
  4. ^cava posta in una località traMaiano eCoverciano, di proprietà di Maddalena Gaddi degliAlessandri, famosa per la qualità della pietra estratta.
  5. ^ASF,Nove conservatori del dominio e della giurisdizione fiorentina 3710, c. 1v.
  6. ^Claudia Conforti e Francesca Funis, a cura di,Deliberazioni di partiti della fabbrica de' 13 magistrati, Gangemi editore
  7. ^Claudia Conforti e Francesca Funis, a cura di,Op. cit., Gangemi editore
  8. ^La statua di Michelangelo su www.duesecolidiscultura.it[collegamento interrotto]
  9. ^ Gloria Fossi,Gli Uffizi: guida ufficiale, tutte le opere, Pinacoteca / Giunti, Firenze musei, Taylor & Francis, Giunti, 1999, p. 90,ISBN 9788809014862,OCLC 797737316.
  10. ^Opere e artisti della Sala 16, suvirtualuffizi.com.URL consultato il 2 settembre 2019(archiviato il 2 settembre 2019).
  11. ^Riapertura della Sala della Niobe e inaugurazione di due nuove Sale dedicate al Cinquecento, susbap-fi.beniculturali.it, Soprintendenza BAPSAE di Firenze Pistoia e Prato, 8 gennaio 2013.URL consultato il 10 agosto 2014(archiviato il 12 agosto 2014).
  12. ^Scheda con bibliografia specifica, supalazzospinelli.org.URL consultato il 13 giugno 2022(archiviato il 13 giugno 2022).

Bibliografia

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  • Giuseppe Zocchi,Scelta di XXIV vedute delle principali Contrade, Piazze, Chiese e Palazzi della Città di Firenze, Firenze, appresso Giuseppe Allegrini, 1744, tav. XX;
  • Marco Lastri,Galleria e storia delle arti in Toscana, inL'Osservatore fiorentino sugli edifizi della sua Patria, quarta edizione eseguita sopra quella del 1821 con aumenti e correzioni del Sig. Cav. Prof. Giuseppe Del Rosso, Firenze, Giuseppe Celli, 1831, X, pp. 24-30;
  • Federico Fantozzi,Nuova guida ovvero descrizione storico artistico critica della città e contorni di Firenze, Firenze, Giuseppe e fratelli Ducci, 1842, pp. 63-65, n. 5;
  • Federico Fantozzi,Pianta geometrica della città di Firenze alla proporzione di 1 a 4500 levata dal vero e corredata di storiche annotazioni, Firenze, Galileiana, 1843, pp. 64-66, n. 128;
  • Filippo Baldinucci,Notizie dei professori del disegno da Cimabue in qua, con nuove annotazioni e supplementi per cura di Ferdinando Ranalli, 5 voll., Firenze, V. Batelli e Compagni, 1845-1847, II, 1846, pp. 497, 559-560; III, 1846, p. 19; IV, 1946, p. 122;
  • Nuova guida della città di Firenze ossia descrizione di tutte le cose che vi si trovano degne d’osservazione, con piante e vedute, ultima edizione compilata da Giuseppe François, Firenze, Vincenzo Bulli, 1850, pp. 165-168, 630-631;
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  • Alfredo Forti,L'opera di Giorgio Vasari nella fabbrica degli Uffizi: 1560-1565, in "Bollettino Ingegneri", XIX, 1971, 11, pp. 23-28;
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  • L’architettura in Toscana dal 1945 ad oggi. Una guida alla selezione delle opere di rilevante interesse storico - artistico, a cura di Andrea Aleardi e Corrado Marcetti della Fondazione Michelucci, con la collaborazione di Alessandra Vittorini del MiBAC/PaBAAC, Firenze, Alinea editrice, 2011, pp. 76-77, n. FI49.
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