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Sebbene il nome "tufo" vada propriamente riservato a formazioni di origine vulcanica, esso viene utilizzato per indicare rocce diverse, accomunate dal fatto di essere leggere, di media durezza e facilmente lavorabili. In particolare in alcune regioni italiane prive di giacimenti tufacei vulcanici viene chiamato tufo il calcare poroso (es.: iltufo delle Puglie).
I tufi - intesi come differenti varietà di tufo - risultano formati in maggior parte dalapilli di dimensioni comprese fra i 2 mm e i 30 mm, emessi durante un'eruzione vulcanica.Col nome ditufiti vengono indicate quelle rocce costituite da materiale vulcanico detritico, eventualmente associato anche a conchiglie marine. La struttura dei tufi è detta cinerica o vitroclastica per l'aspetto della porzione vetrosa che appare finemente suddivisa e frammentaria. I lapilli di dimensioni minori riescono a imprigionare talvolta quelli di dimensione maggiore e tale solidificazione viene realizzata anche tramite l'azione dell'acqua. L'ambiente in cui questi lapilli si depositano può essere estremamente variabile e, insieme alla composizione dellaroccia, determina le caratteristiche di colore, struttura e tessitura dei tufi.
Il tufo giallo napoletano, per esempio, è prodotto dall'attività vulcanica deiCampi Flegrei e si è formato dalla cenere vulcanica di colore biancastro detta "pozzolana" (lapis puteolanus, da Pozzuoli), sedimentatasi nel mare e successivamente emersa a seguito di pressioni tettoniche, datate fra i 35 000 e i 10 500 anni fa (Secondo Periodo Flegreo). Per questa ragione il tufo giallo dei Campi Flegrei si trova sempre al di sotto degli strati di pozzolana e talora può contenere rari fossili conchigliferi. Il tufo giallo napoletano corrisponde ad un immenso edificio vulcanico, avente un cratere di 15 km di diametro (con epicentro corrispondente all'attuale città diPozzuoli), i cui bordi residui si riconoscono nella collina diPosillipo, lacollina dei Camaldoli, la dorsale settentrionale del cratere diQuarto, i monti di San Severino, l'acropoli diCuma, e il rilievo diMonte di Procida. All'interno di questo cratere primordiale si sono inseriti successivamente tutti gli altri edifici vulcanici dei Campi Flegrei (corrispondenti al c.d. Terzo Periodo Flegreo), ad eccezione delle isole flegree diProcida,Vivara, eIschia che si collocano al di fuori di esso. All'interno del cratere primordiale spicca ancora l'imponente massiccio in tufo giallo del Monte Gauro (320 m), situato tra Pozzuoli e ilMonte Nuovo, ben visibile dallatangenziale di Napoli che vi passa accanto.
Sull'isola di Ischia, tipico e diffuso è il tufo verde, una pozzolana biancastra compattata prodotta dalle eruzioni dei crateri intorno almonte Epomeo avvenuta 55 000 anni fa, il cui sprofondamento nel mare e la sua successiva riemersione (tra 28 000 e 15 000 anni fa) gli ha conferito l'attuale caratteristico colore verde chiaro o verde-grigiastro.
Ai piedi delVesuvio, nella zona che va daErcolano fino aTorre Annunziata si ha un tufo brunastro che corrisponde alla colata di fango emersa dal vulcano durante l'eruzione del79 d.C., che ha sommerso le città e gli insediamenti antichi delle pendici e della costa in quella zona; ad Ercolano essa raggiunge un'altezza variabile da 12 a 25 metri. ATorre Annunziata invece si possono osservare le sue ultime propaggini: agli scavi della villa diPoppea adOplonti infatti il fango solidificatosi in tufo raggiunge solo 5 m di spessore e copre lo strato di lapilli (alto 1,80 m); gli stessi lapilli che a poca distanza hanno completamente coperto sotto 6–8 m l'antica città diPompei.
Alla costiera sorrentina, tutta la zona compresa traMeta eSorrento corrisponde ad un esteso ed alto banco tufaceo di colore bruno-grigiastro, che cade a picco sul mare con una falesia alta dai 50 ai 100 m. Il banco tufaceo non ha nulla a che vedere con i circostanti rilievi calcarei deiMonti Lattari, le cui bianche rocce esso ricopre in profondità.In effetti, l'altopiano corrisponde ad un antico "graben" ("fossa"), che in tempi geologici recenti si è andato colmando parzialmente con prodotti vulcanici provenienti dai Campi Flegrei e dal Somma-Vesuvio, e da altri apporti vulcanici ma di carattere alluvionale, provenienti dal dilavamento delle montagne circostanti. Si è formato circa 35 000 anni fa, in gran parte a seguito di un unico evento eruttivo, sotto forma di nube ignimbritica.
InProvincia di Caserta nella zona diTeano si rinviene un tufo di colore bruno o grigio o violaceo, derivato dai prodotti cineritici del vicinovulcano di Roccamonfina che si sono compattati nel corso dei millenni, divenendo appunto roccia tufacea. In direzione sud-est, questi banchi tufacei si rinvengono ai piedi deiMonti Trebulani di natura calcarea, dove naturalmente ricoprono le rocce calcaree che proseguono il loro andamento in profondità, e dove talora vengono estratti da piccole cave in piano a cielo aperto.
Il tufo, abbondantissimo nei distretti vulcanici delLazio, cominciò ad essere usato comemateriale da costruzione sin dalVII secolo a.C., dai prisciRomani, dagli altri Latini e dagliEtruschi, perché è una roccia piuttosto resistente ma leggera e lavorabile. In epoca romana veniva usato anche come base per ottenere malte idrauliche. È stato usato pure per costruzioni più recenti come le città di fondazione nel Pontino.
I tufi del Lazio sono principalmente il frutto dell'azione delVulcano Sabatino nel periodo che va all'incirca fra 600 000 e 300 000 anni fa. A seconda della zona ove si sono depositati ipiroclasti si classificano vari tipi di tufo.
Tufo stratificato diLa Storta lapilloso ed a tratti pomiceo;
Tufo stratificato varicolore diSacrofano più o meno semilitoide (peperino), etufo giallo di Sacrofano;
Tufo diCastelnuovo scoriaceo e con elementi pomicei, di colore grigio;
Trachite diMorlupo deposito lavico bolloso grigio, di limitata ampiezza e spessore;
Anche icalcari formati dasedimenti precipitati grazie all'azione dell'acqua formano rocce chiamatetufi, che generalmente includono tracce di vegetali o diconchigliefossilizzate.Si tratta perciò di roccearenarie e sono ampiamente utilizzate nell'edilizia: ad esempio inSicilia nella zona delTrapanese, comprese le famose cave sull'isola di Favignana, oppure inPuglia, specialmente nelle numerose cave del tarantino situate traLizzano eFragagnano da cui vengono estratte calcareniti di colore bianco (chiamate appunto "tufo") ed altre di colore più ambrato e di consistenza più dura (chiamate "carparo") e che attualmente sono ampiamente usati nelle costruzioni edili in tutta la regione. Sempre in Puglia, una forma a grana più fina e pregiata è denominatapietra leccese e viene usata in sostituzione del marmo in campo artistico; inFrancia, per usi analoghi, è usato iltuffeau.In questo contesto edilizio viene chiamatotufo la roccia arenaria di colore bianco, mentre invece viene utilizzato il terminecarparo per quella di colore più ambrato.
Un tipo particolarmente pregiato di questa roccia arenaria è il cosiddettotufo svardato, utilizzato in particolare negli scavi deiSassi di Matera e nei rioni antichi della città diMatera. Le caratteristiche sono la sua grana molto fina, la particolare resistenza ed il colore leggermente verdognolo, legato alla presenza di muffe sulla superficie esterna.