Iltropo (tropus inlatino, dalgrecoτρόπος, "cambio") è l'ampliamento di un branoliturgico dato, attraverso l'inserimento di un testo o di una melodia. Solitamente i brani oggetto di tropatura erano quelli dellamessa dellaChiesa cattolica dirito romano, che servivano a dare una forma particolarmente solenne a determinati elementi dellaliturgia, per esempio all'ingresso del celebrante. Esse ebbero presto formazione e vita autonoma, testimoni di una esigenza di rinnovamento delle forme liturgiche; dal IX al XIV sec. ne furono scritti circa 5000.
Questo processo, oltre che riscuotere una notevole popolarità, ebbe anche una rimarchevole rilevanza nella storia della musica occidentale e della liturgia, fiorito soprattutto nei primi decenni delIX secolo. Dal punto di vistaletterario ha una scarsa importanza, però col passare dei secoli, queste composizioni hanno lasciato l'ambito liturgico e religioso per affrontare temi profani dando origine alla poesia deitrovatori[1].
Laliturgiaromana si è costantemente evoluta. L'ampliamento del repertorio musicale, fino alIX secolo si è limitato ad aggiungere nuovi brani a quelli tradizionali rispettandone le connotazioni peculiari. I testi sono esclusivamentebiblici, ad eccezione degliinni e gli stili musicali restano fedeli alla tradizione, mantenendo una loro omogeneità.
Nell'VIII secolo nasce l'esigenza di interpretare in maniera più personale ed appassionata l'esperienza liturgica, soprattutto da parte di poeti e musici con il coinvolgimento della comunità di fede.
Questa creatività non sostituisce però i testi tramandati dal passato, che restano accolti con grande venerazione, ma li integra sulla misura delle singole comunità. È così che nascono i tropi, lesequenze e le historiae.
I tropi venivano raccolti in un libro liturgico chiamatoTroparium. Un grande centro produttivo fu San Gallo di cuiTutilone (m. 913 o 915) sarebbe il leggendario inventore, benchépapa Adriano II (867-872) già da tempo avesse autorizzato lo sviluppo di tale creatività; di là i canti si diffusero nell'area di lingua tedesca, in Italia e in Francia. Il tropario più antico conosciuto è il tropario di san Marziale risalente alX secolo. Si ritiene cheAmalario di Metz (morto verso l'850) sia stato il primo a usare la nozione dijubilus per indicare l'ampliamento (melismatico) ricco di note dell'Alleluia: «Questajubilatio, che i cantori chiamano sequenza, ci pone davanti agli occhi quella figura, quando non sono necessarie parole»[2]; le sequenze più arcaiche si presentano quindi come tropi di ampliamento melodico, finalizzati a renderne la linea più libera. Gli autori medioevali adoperarono il terminejubilus per indicare qualsiasi tipo di abbellimento melismatico del gregoriano.
I tropi, insieme alle historiae, sono stati banditi dalle celebrazioni dalla riforma dipapa Pio V del1570 dopo ilconcilio di Trento, mentre dellesequenze se ne sono conservate solo quattro per altrettanti particolari ricorrenze liturgiche (lo Stabat Mater fu ripristinato nel XVIII secolo):
Il procedimento di tropatura poteva avvenire in tre modalità:
Vi è anche l'inserimento di semplicivocalizzi in alcuni punti delle melodie tradizionali. In questo caso i tropi erano puramente musicali.
Esistono tropi:
Il successo dei tropi lo si verifica nella loro applicazione: praticamente tutti i canti dellamessa, sia delproprium che dell'ordinarium come quelli dell'officium sono stati tropati. Attualmente lemesse raccolte nelKiriale dei moderni libri delGraduale vengono chiamate con l'incipit dei tropi presenti nelKyrie che li compongono, per esempioMissa de angelis oMissa rector cosmi pie etc.
Il tropo, dal greco Trpo-, tropos, der. di trèpein che significa 'volgere' oltre a essere un componimento o canto religioso è anche una figura retorica, traslato, o ancora in filosofia, un argomento con cui gli scettici antichi tendevano a dimostrare la non conoscibilità del vero. Maurizo Dardano, nel suo Nuovissimo Dizionario cita i dieci tropi della sospensione dell'assenso del filosofo Pirrone da Elide.
Dagli idiomeli di Andrea di Creta si possono trovare tropari con melodia propria.
Canto gregoriano | ||
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