Tommaso Donà,O.P. patriarca della Chiesa cattolica | |
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Nato | 1434 |
Consacrato patriarca | 30 novembre1492 |
Deceduto | 11 novembre1504 aVenezia |
Manuale |
Tommaso Donà (1434 –Venezia,11 novembre1504) è stato unpatriarca cattolicoitaliano.
Appartenente aipatriziDonà "dalle Trezze" del ramo residente aSanta Maria Formosa, era figlio diErmolao di Nicolò e Marina di PietroLoredan. In giovane età perse il padre, morto assassinato mentre tornava da una seduta inSenato (del delitto fu accusato - ingiustamente -Jacopo Foscari, figlio deldogeFrancesco).
Nel1461 prese l'abito deidomenicani entrando nelmonastero di San Domenico, del quale fu elettopriore nel1467. Negli anni trascorsi nel cenobio ebbe modo di distinguersi come teologo e predicatore, pubblicando commenti aiSalmi, alVangelo di Matteo, alleLettere di Paolo e agli scritti diTommaso d'Aquino; gli è attribuito anche l'officium per le feste della Visitazione e Santificazione di Maria, comparso nel breviario domenicano diEmerico da Spira (1492). Invece, i sermonide tempore,de sanctis ede sacramentis rimasero manoscritti nella biblioteca capitolare e furono dispersi nel periodo napoleonico, quando il monastero fu soppresso e demolito.
Raggiunta una certa fama, il 1º ottobre 1492 il Senato lo elessepatriarca di Venezia in sostituzione del defuntoMaffeo Girardi. In poco tempo la scelta ottenne l'approvazione del pontefice e il 30 novembre il Donà poté essere consacrato prendendo possesso della propria sede.
Tra i primi provvedimenti, un decreto del 18 gennaio1493 in cui stabiliva che nessun sacerdote potesse candidarsi all'assegnazione dei benefici parrocchiali se non fosse stato prima esaminato dal patriarca, pena la scomunica estesa anche ai laici che proponevano preti non idonei. A quest'ambito si lega la vertenza con iparrocchiani diSan Bartolomeo, i quali rivendicavano di poter eleggere il proprio pievano a dispetto della giurisdizione del patriarca. La disputa si protrasse a lungo: il 18 gennaio1496 il Donà si rivolse alSenato, ma il suo appello cadde nel vuoto in quanto la questione fu rinviatasine die; otto anni dopo, il 29 marzo1503, tornò al Pregadi adducendo che il sacerdote scelto dai parrocchiani era stato scomunicato, ma anche in questo caso ottenne un nulla di fatto.
Il 13 gennaio1495 accolse la richiesta della famigliaSoranzo,giuspatroni della parrocchia diJesolo, di costruire un nuovo luogo di culto concanonica annessa in quanto la vecchia chiesa di Santa Maria Assunta, già cattedrale delladiocesi di Equilio, era divenuta impraticabile. Precisò, tuttavia, che il materiale da costruzione fosse recuperato da altri edifici in rovina e non dall'ex cattedrale che andava invece conservata.
Il 25 gennaio1497 ottenne dal pontefice il permesso di agire contro prete Francesco, penitenziere maggiore della cattedrale accusato di alto tradimento contro la Repubblica. Il 21 febbraio successivo vietò a Luca Giunta di stampareLe metamorfosi diOvidio, imponendogli di correggere alcune illustrazioni considerate scandalose.
Il 18 giugno1500 non prese parte alla processione delCorpus Domini: forse già allora soffriva digotta, male che lo afflisse durante gli ultimi anni portandolo, infine, alla morte. Anche il 13 dicembre successivo non poté presenziare all'incontro tra il dogeAgostino Barbarigo e il cardinaleIppolito d'Este, in visita a Venezia mentre si recava inUngheria.
Nel marzo1501 promulgò un decreto per sfavorire la scarsa devozione che si osservava nellabasilica di San Marco; ma il 13 dello stesso mese l'ordinanza fu respinta dal doge, il quale ricordava come la gestione della basilica fosse di sua competenza.
Il 27 marzo1502 chiese al governo di accettare la sua rinuncia al patriarcato a causa della gotta che continuava a tormentarlo, tuttavia le dimissioni furono respinte.
Altro importante aspetto del suo episcopato fu il rinnovo dellacattedrale di San Pietro, sebbene non sia possibile datarlo con precisione. Per sua iniziativa la chiesa fu ristrutturata dalle fondamenta e arricchita di opere d'arte, inoltre le venne aggiunto il battistero di San Giovanni - ora perduto - che gli servì da oratorio privato. Si occupò anche del restauro del palazzo patriarcale, nonché dell'acquisto di unavilla per i soggiorni estivi aMirano (la quale rimase ai patriarchi sino alla metà dell'Ottocento).
Morì l'11 novembre del1504, «di gote e febre e non vedeva degli occhi» come annotòMarin Sanudo. Benché gravemente malato, non volle rinunciare a un'ultima Messa celebrata al suo capezzale e pare fosse spirato proprio mentre riceveva l'eucaristia. I funerali si svolsero due giorni dopo in cattedrale, venendo poi sepolto nel battistero di San Giovanni Battista da lui edificato.
Predecessore | Patriarca di Venezia | Successore | ![]() |
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Maffeo Girardi | 16 settembre1492 - 11 novembre1504 | Antonio Surian |
Predecessore | Primate di Dalmazia | Successore | ![]() |
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Maffeo Girardi | 16 settembre1492 - 11 novembre1504 | Antonio Surian |
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