La madre, Helen Perkins Hughes Wolfe, era una designer di giardini, mentre il padre, Thomas Kennerly Wolfe Sr. (1893-1972), era un agronomo ed editore del giornaleThe Southern Planter.
Wolfe studiò presso l'Università Yale ottenendo unPhD inAmerican Studies. Il suo primo impiego come reporter fu presso loSpringfield Union (Massachusetts) nel 1957[1]. Tre anni dopo fu assunto presso ilThe Washington Post e vi resta fino al 1962; successivamente si trasferisce alNew York Herald Tribune[1]. Scrive articoli anche per la rivistaEsquire. È considerato un padre delNew Journalism, quella scuola di scrittura sbocciata negli anni Sessanta che adotta e adatta gli stili ed espedienti della narrativa propri della letteratura nel giornalismo, aderendo a una scrittura più consona alle riviste che ai quotidiani per la sua lunghezza. L'innovativo stile, grazie a Wolfe, Truman Capote, Gay Talese, conobbe un'eccezionale fioritura e molti emulatori.
Nel 1965 pubblica il libroThe Kandy-Kolored Tangerine-Flake Streamline Baby, composta dalla raccolta di alcuni suoi articoli. Anche il successivoThe Pump House Gang è una raccolta di articoli. Nel 1970 pubblicaRadical Chic & Mau-Mauing the Flak Catchers, un libro composto da due articoli già pubblicati sulNew York Magazine, dove per la prima volta conia il termineradical chic. Nel corso del decennio pubblica altri libri, tra i qualiThe Painted Word (una forte critica verso il mondo dell'arte) eThe Right Stuff, grazie al quale ha ottenuto ilNational Book Award[2]. Il tono mordace dei suoi articoli, il suo linguaggio vivace e la penetrazione psicologica degli ambienti sociali descritti, fanno di Tom Wolfe un personaggio famoso e apprezzato, uno tra i più grandi reporter americani.
Nel 1984 è premiato con ilDos Passos Prize[3]; nel 1985 pubblica la prima stesura del libroThe Bonfire of the Vanities, ma soltanto nel1987 ne pubblica la versione definitiva, edita in Italia con il titoloIl falò delle vanità. Il libro ottiene enorme successo, e dallo stesso è realizzato l'omonimo film.
Nel 2006 è stato insignito delJefferson Lecture in the Humanities, il più alto riconoscimento che ilGoverno federale degli Stati Uniti conferisce per particolari traguardi raggiunti nelle discipline umanistiche[4].Wolfe è l'inventore di alcunineologismi entrati a far parte del lessico inglese:radical chic,statusphere,the right stuff,the Me Decade,good ol' boy[1].
Nel 1989 ha teorizzato che l'unico modo per salvare il romanzo americano fosse quello di tornare alRealismo senza aver paura di utilizzare tecniche giornalistiche. Tesi sempre ribadita fino al 2013, aggiungendo il seguente argomento: «Il momento d'oro della letteratura americana, a mio avviso, è tra il 1893, anno in cuiStephen Crane scrisseMaggie ed il1939, l'anno diFurore diJohn Steinbeck. Ovvio che sono stati scritti grandi romanzi sia prima che dopo, ma è quello il momento più fertile, con scrittori come Faulkner, Hemingway, Fitzgerald eThomas Wolfe, attenti al realismo e al linguaggio. Dopo laseconda guerra mondiale l'influenza francese ha spostato l'attenzione sulla psicologia, facendo perdere gradualmente di realismo e distaccando l'attenzione dall'autenticità delle persone».
Muore a Manhattan il 14 maggio 2018, a 88 anni, per le conseguenze di una polmonite.