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La storia propriamente conosciuta e documentabile del Tibet inizia nel617 d.C; dopo secoli di autonomia arrivò a espandersi, comprendendo parti dell'attuale Cina; dalXIII secolo divenne unostato vassallo dell'Impero mongolo (che comprendeva anche la Cina), poi - dal 1368 al 1644 - della dinastia cineseMing e, per ultima, delladinastia cinese Qing dal 1644 al 1911 quando, con la fine dell'Impero cinese e la nascita dellaRepubblica di Cina, si autoproclamòindipendente.
Nel 1949, al termine dellaguerra civile - in seguito alla quale il governo dellaRepubblica di Cina dovette ritirarsi nell'isola di Taiwan insieme a milioni di profughi - venne proclamata laRepubblica Popolare Cinese, che procedette alla rioccupazione del Tibet nel1949-1950,[3] annettendolo formalmente nel1951. La quasi totalità del territorio tibetano è ora parte della Repubblica Popolare Cinese, mentre una piccola parte sud-occidentale, ilLadakh, è una regioneindiana.
Il Tibet non ha una definizione univoca: per laRepubblica Popolare Cinese, il Tibet è laRegione Autonoma del Tibet, reclamando anche il territorio dell'Arunachal Pradesh come appartenente alla stessa; per ilGoverno tibetano in esilio, il Tibet è tutta la larga zona che è stata sotto l'influenza culturale tibetana per parecchi secoli, comprese le province tradizionali diAmdo,Kham (Khams) eÜ-Tsang (dBus-gTsang), ma esclusa la zona del Tibet storico all'esterno della Repubblica Popolare Cinese comprendenteArunachal Pradesh,Sikkim,Bhutan eLadakh, area reclamata soltanto da qualche gruppo tibetano.
L'area ha un'estensione di 2,5 milioni di chilometri quadrati, un quarto dell'intera Cina, ed ospita 6 milioni di tibetani. La Regione Autonoma copre solo l'Ü-Tsang e il Kham occidentale, mentre l'Amdo e il Kham orientale appartengono alle province cinesi diQinghai,Gansu,Yunnan eSichuan. L'area ha un'estensione di 1,2 milioni di chilometri quadrati, meno della metà della suddettaarea culturale rivendicata dal governo in esilio, ed ospita meno di 3 milioni di tibetani.
Estensione del Tibet
"Grande Tibet" reclamato dai gruppi di tibetani in esilio
Il Tibet è situato sull'omonimoaltopiano (detto anchePlateau tibetano) ad un'altitudine media di circa 4 900 metri, l'altopiano più alto al mondo. La sua montagna più alta è l'Everest che con i suoi 8 849 metri è la montagna più alta del pianeta e fa parte della catena dell'Himalaya compresa per gran parte nel territorio tibetano.
Storicamente la popolazione del Tibet è costituita principamente datibetani. Altri gruppi etnici includono imonpa,lhoba,mongoli ehui. Secondo il governo cinese, la Regione Autonoma del Tibet è abitata al 92% da Tibetani, mentre nelle altre zone del Tibet storico appartenenti a diverse province cinesi la percentuale è più bassa. Ilgoverno tibetano in esilio afferma invece che ci siano 7,5 milioni di non tibetani "introdotti dal governo cinese per nazionalizzare la regione", contro 6 milioni di tibetani, e ritiene che la recente apertura dellaferrovia del Qingzang, che collegaLhasa conPechino in 40 ore, sia un modo per facilitare l'afflusso di non-tibetani dal resto dellaCina.
Esistono poche testimonianze sulle origini del Tibet, si sa però che inizialmente era popolato da pastori nomadi provenienti dall'Asia centrale. La storia della regione prima del VII secolo si affida allatradizione orale del suo popolo, visto che non era ancora stata introdotta la scrittura, e si fonde spesso con elementi mitologici.
Una delle leggende più popolari narra cheAvalokiteśvara, ilBodhisattva della Compassione, incarnatosi in una scimmia, fecondò un demone che aveva assunto le sembianze di un'orchessa, e dalla loro unione nacquero i sei capostipiti delle principali tribù tibetane.
Secondo un'altra di tali tradizioni mitologiche, l'immortale sovranoNyatri Tsenpo fondò nel173 a.C. la dinastia Yarlung, nella valle dell'omonimo fiumeYarlung situata nel Tibet meridionale, e tornò in cielo usando la stessa corda magica da cui si era calato, lasciando il regno al suo successore. La data dell'insediamento al trono di Nyatri Tsenpo viene celebrata come l'inizio del calendario tibetano. In quel periodo la religione praticata era ilBön, allora nella sua prima fase legata allo sciamanesimo. Di quel periodo si può ancora ammirare il castello-monastero diYumbulakhang, nei pressi diTsedang.
Songtsen Gampo, 33° sovrano della dinastiaYarlung, unificò tutti i territori dell'omonimo altopiano e fondò l'impero Tibetano. Malgrado i riferimenti storici che lo riguardano siano confusi e contraddittori, sono i primi che hanno basi scritte e godono di una discreta attendibilità. Nato nel608 d.C., trasferì la capitale aLhasa, introdusse per primo lareligione buddhista e la scrittura tibetana, fece inoltre costruire ilJokhang, primo tempio buddhista in Tibet.
Sotto il regno diTrisong Detsen, con l'arrivo del monaco indianoPadmasambhava, il buddhismo in Tibet, con l'introduzione delle tecnichetantra, si distinse da quelli praticati negli altri paesi e diventò religione di Stato. Venne fondata la prima scuola del buddhismo tibetano, quellaNyingma (རྙིང་མ, che si traduce daltibetano initaliano come "Antica"), e nel770 venne costruito il primo monastero lamaista del Tibet, quello diSamye. L'impero continuò il suo periodo aureo fino alla morte nell'836 del sovranoRalpacan, considerato il terzo dei cosiddetti re delDharma per il suo contributo alla diffusione del buddhismo, e firmatario di un trattato di pace con la Cina nell'822 che segnava i confini storici fra i due stati.
Ralpacan fu ucciso dal fratelloLangdarma, che ne prese il trono sobillato dalla nobiltà Bön ancora molto influente e compì persecuzioni contro il buddhismo, allontanando tutti i monaci da Lhasa. Dopo il suo assassinio, avvenuto nell'842 ad opera di unlama travestito, l'impero si sgretolò in tanti piccoli regni perennemente in lotta tra loro e cominciò un periodo buio per il Tibet.
Nel periodo successivo Lhasa perse il suo ruolo di capitale politica e spirituale ed il lamaismo sopravvisse nel regno tibetano occidentale di Ngari, creato dagli esiliati successori degli Yarlung, e nei monasteri delle regioni orientali delKham e dell'Amdo.
Verso la metà dell'XI secolo, grazie al sovrano di Ngari, assieme al grande maestro indianoAtisha arrivarono nel Tibet occidentale una serie diguru e saggi che diffusero di nuovo il buddhismo nel paese; alla rinascita spirituale che si diffuse anche nelle altre aree dell'altopiano, fece eco un nuovo fermento nel campo delle arti, specialmente nella letteratura con la traduzione e lo sviluppo dei concetti espressi nei testi sacri del buddhismo indiano.
A cavallo tra l'XI ed il XII secolo nacquero due delle quattro più importanti scuole del lamaismo: nel1072, grazie all'opera del monacoSachen Kunga Nyingpo, venne fondata la scuola deiSakya, e qualche decennio dopo il lamaGampopa istituì quella deiKagyu, i cui insegnamenti si ramificheranno in diverse "sotto-scuole", tra le quali quella deiKarmapa e degliShamarpa. Tutti questi lignaggi, chiamatisarma, termine che significa nuova trasmissione, erano destinati a giocare un ruolo importante nella vita politica dei secoli successivi, è in questo periodo che il legame tra il potere religioso e quello politico in Tibet diventa indissolubile.
NelXIII secolo, dopo la calata delle orde mongole diGengis Khan, i vari paesi tibetani vennero riunificati, e questo nuovo Tibet unito diventò protettorato dell'Impero mongolo. Quando il nuovo sovrano dei mongoliKublai Khan diventò imperatore della Cina nel 1271, fondando ladinastia Yuan, nacque la secolare rivendicazione cinese della sovranità sul Tibet. I Sakyapa convertirono l'imperatore al lamaismo, che diventò religione di Stato dell'impero, ed ottennero il titolo di precettori imperiali e governanti del Tibet.
Con il declino dei mongoli il Tibet si emancipò dalla loro influenza nel 1358, pur restando sotto il protettorato della nuovadinastia Ming cinese, quando il controllo del paese passò dai Sakyapa ai Kagyupa del ramo Phagdru, insediati nella valle meridionale dello Yarlung.
I conflitti interni fra i vari regni e le scuole buddhiste ad essi associate fecero ritornare il Tibet nella sfera d'influenza dei mongoli. La fondazione dell'ultima grande scuola del buddhismo tibetano, quella deiGelugpa, avvenne agli inizi del XV secolo, e l'impersonificazione politico-religiosa più alta che tale scuola tuttora esprime è quella delDalai Lama, che assieme ai Gelugpa acquisì un'importanza sempre maggiore nel panorama politico tibetano.
Le lotte intestine deiKagyu, ora insediatisi aShigatse nelloTsang, la parte occidentale della valle dello Yarlung, portarono ad un nuovo frazionamento del Tibet, permettendo ai Gelug di prendere il controllo di Lhasa. Agli inizi del XVI secolo i Gelug ed i Kagyu cominciarono una lotta che avrebbe visto la fine solo nel 1640, quando il Dalai Lama invocò l'intervento del protettore mongolo che distrusse l'esercito dello Tsang, consegnando al patriarca il paese nuovamente unificato.
La crescente influenza dei mongoli spinse il quinto Dalai LamaNgawang Lobsang Gyatso (1617-1682), a chiedere l'intervento dellaDinastia Qing, originaria dellaManciuria, che all'epoca dominava il territorio della Cina, e nel 1720 le truppe imperiali occuparono Lhasa sconfiggendo i nord-asiatici ed instaurando al potere il lignaggio dei Dalai Lama, che da lì in poi ebbero una presenza costante nella scena politica tibetana. Anche questa data segna una tappa delle rivendicazioni cinesi sull'altopiano. I Qing si videro riconosciuti ampi territori in cambio del loro intervento, ed imposero l'insediamento di un loro rappresentante, chiamatoamban, a Lhasa.
Il primo europeo a entrare in territorio tibetano fu forseMarco Polo, che vi arrivò dal Ladak prima di arrivare in Cina dopo il 1270 (ved.Il Milione). Sicuramente documentato èOdorico da Pordenone (1314-1330?), che vi passò durante il suo viaggio di ritorno da Kambaluk e visitò ancheLhasa.
Nel1716, con l'arrivo delgesuitaIppolito Desideri a Lhasa, iniziarono i primi contatti con l'occidente. Nel1774 la prima missione britannica entrò in Tibet, seguita dall'invasione deigurka nepalesi, che venne respinta grazie all'intervento delle truppe cinesi chiamate in soccorso dai tibetani.
Nel1904 l'India britannica, approfittando dei disordini interni all'impero cinese, invase temporaneamente il Tibet arrivando fino alla capitale costringendo il Dalai Lama a fuggire inMongolia ed i suoi rappresentanti a firmare un accordo che instaurò nel paese l'influenza degli europei. Paghi del risultato i britannici si ritirarono l'anno dopo. Solamente nel1912, con la fine dell'impero cinese, loXinjiang, laMongolia ed il Tibet, in cui il Dalai Lama cacciò gli amban e riprese il pieno potere senza alcuna influenza estera (al contrario dei primi due, che finirono per cadere nella sfera di influenzasovietica), si autoproclamaronoindipendente, benché rivendicati della neonataRepubblica di Cina, secondo quanto scritto nella sua Costituzione.
Approfittando della situazione in Cina, dilaniata da una guerra civile, nonché del rapporto tra i britannici ed i russi, impegnati nelgrande gioco per il controllo dell'Asia che fece del Tibet unoStato cuscinetto, il Dalai Lama governò autonomamente fino al 1950.
Dopo la morte del XIII Dalai Lama, avvenuta nel1933,Tenzin Gyatso venne scelto e "riconosciuto come la sua reincarnazione" nel 1937, all'età di due anni. In una presunta "visione profetica" attribuita aPadmasambhava (VIII sec.), venerato come il secondoBuddha, si racconta che "quando l'uccello di ferro volerà e i cavalli correranno sulle ruote, il Dharma arriverà nella terra dell'uomo rosso e i tibetani saranno dispersi per tutta la terra".
Il 1º ottobre1949Mao Zedong proclamò aPechino la fondazione dellaRepubblica Popolare in Cina. L'anno seguente l'esercito cinese rioccupò ilKham occidentale, territorio tibetano, ed i reggenti di Lhasa si affrettarono a conferire ufficialmente i poteri governativi al quindicenne Tenzin Gyatso, facendolo provvisoriamente soggiornare nel sud della regione nel timore di una rioccupazione integrale. A seguito delle rassicurazioni in merito da parte dei cinesi, il Dalai Lama rientrò a Lhasa, sforzandosi negli anni successivi di alleggerire la pressione governativa esercitata dalla Cina sulloStato del Tibet.
Il Tibet era di fatto indipendente poiché non vi erano più rappresentanti cinesi a Lhasa e anche gli inviati del Guomindang erano stati espulsi[4].
Nel 1951 fu stipulato tra i rappresentanti di Pechino e quelli di Lhasa l'accordo dei 17 punti, che sarebbe in seguito stato disconosciuto da entrambe le parti, in base al quale i tibetani riconoscevano la sovranità cinese e permettevano l'ingresso a Lhasa di un contingente dell'esercito per programmare il graduale inserimento delle riforme per l'integrazione del Tibet nella Cina, tra le quali l'abolizione dellaservitù della gleba, istituto giuridico pienamente in vigore all'epoca, e del quale gli stessi monasteri buddisti facevano uso. Le autorità cinesi si impegnarono in cambio a non occupare il resto del paese e a non interferire nella politica interna, la cui gestione veniva lasciata al governo tibetano, ma prendendosi carico di tutte le relazioni tibetane con l'estero.
Larivolta tibetana del 1959 pesantemente supportata dalla CIA contro il governo cinese fu respinta e repressa nel sangue dall'Esercito Popolare di Liberazione, che provocarono decine di migliaia di vittime, contro il paio di migliaia dell'esercito. Nel mentre il Dalai Lama fuggì in India insieme al suo governo, a una parte dell'élite feudale e ad alcuni monaci, giudicando rischiosa la permanenza e ritenendo vani ulteriori sforzi di mediazione con i governanti cinesi. La risposta cinese fu l'occupazione integrale del Tibet, la dichiarazione di illegittimità del governo tibetano e la sua successiva annessione.
IlDalai Lama non è più ritornato nel territorio da lui governato ed i suoi vari appelli, le conferenze e gli incontri segreti organizzati dalgoverno tibetano in esilio non hanno apportato sostanziali cambiamenti né hanno smosso la comunità internazionale, i cui governi riconoscono la sovranità della Cina sul territorio. Nel gennaio del2000 fuggì dal Tibet anche uno dei due candidati alla carica diKarmapa Lama (la terza più alta personalità del lamaismo dopo il Dalai Lama e ilPanchen Lama), che attraversò a piedi l'Himalaya per incontrare il Dalai Lama aDharamsala inIndia, sede delgoverno tibetano in esilio.
LaRegione Autonoma del Tibet non dispone di una bandiera ufficiale (così come ogni altra divisione cinese a livello provinciale ad eccezione delleregioni amministrative speciali). Il Tibet ha però una bandiera che lo rappresenta ai giochi nazionali cinesi:[5] questa è tutta gialla, eccetto per il nome stilizzato della regione autonoma incinese standard sopra etibetano sotto.
La bandiera dell'exStato del Tibet, oggi utilizzata dalgoverno tibetano in esilio, è proibita in Cina: chi la possiede e la mostra rischia pene detentive molto severe in base all'accusa di separatismo. La complessa bandiera entrata in uso tra il1920 e il1926, e utilizzata ufficialmente dallo Stato del Tibet fino al1959, continuando comunque a essere utilizzata in esilio, è densa di simboli. I due leoni di montagna (kilin) rappresentano i poteri temporale e spirituale; essi reggono la ruota delloyin e yang, vale a dire il principio infinito di causa ed effetto. Più in alto, fiammeggianti, i tre gioielli supremi delbuddhismo, ilBuddha, ilDharma (la legge) e ilsangha (i monaci, custodi della legge). Il tutto è inscritto in un triangolo bianco, che ricorda una montagna innevata, cioè lo stesso Tibet. Il sole sorgente è simbolo di gioia: esso diffonde sei raggi rossi in un cielo blu scuro, che rappresentano le sei stirpi originarie del popolo tibetano (Se, Mu, Dong, Tong, Dru e Ra). Il bordo dorato su tre lati del drappo simboleggia il diffondersi dell'insegnamento del Buddha, che è come l'oro puro. Prima degli anni settanta la bandiera presentava disegno e proporzioni leggermente diversi dagli attuali, pur contenendo le medesime raffigurazioni simboliche.
L'economia tibetana è dominata dall'agricoltura e dall'allevamento. Loyak rappresenta una delle maggiori fonti di sussistenza per le famiglie rurali in quanto viene utilizzato come forza motrice per il lavoro nei campi, per illatte e derivati e per lacarne. Gli ultimi anni hanno costituito un'apertura alturismo, quasi esclusivamente interno, recentemente promosso dalleautorità cinesi. Laferrovia del Qingzang, che collegaLhasa conXining, si stima contribuirà ad incrementare l'economia.[7]
Con il più alto livello dispesa pubblica pro capite in Cina, la regione autonoma del Tibet, pur essendo ancora povera, sta vivendo un rapido sviluppo economico (10% di crescita nel 2018), permettendo alla classe media di espandersi. Pechino intende promuovere lo sviluppo economico attraverso il turismo e l'estrazione mineraria, e poi costruire una rete di infrastrutture per raggiungere il Nepal e l'India come parte delle nuove vie della seta, e migliorare l'integrazione della popolazione col resto della Cina. Nel 2018, trentaquattro milioni di turisti (+31,5% rispetto al 2017), soprattutto cinesi, hanno visitato il Tibet.
L'aspettativa di vita degli abitanti del Tibet è aumentata da 35,5 anni nel 1951 a 71,1 anni nel 2019.[8]
Il Tibet rappresenta il centro tradizionale delBuddhismo tibetano, una forma distintiva delBuddhismo Vajrayāna. Il buddhismo tibetano è praticato anche inMongolia ed è anche largamente praticato daiBuriati nellaSiberia meridionale. Presso le popolazioni tibetane, in specie delle regioni nord-orientali, è, nonostante le persecuzioni che ha subito fino al XIX secolo, ancora largamente praticato l'ancestrale sciamanesimo pagano pre-buddhista, conosciuto come religioneBön. Il contatto con Buddhismo eInduismo vi ha provocato profonde trasformazioni in sensosincretistico, come ad esempio la nascita di congregazioni e conventi di Lama.
Nelle città è presente anche una piccola comunità dimusulmani, conosciuti comeKachee (oKache), la cui origine deriva da tre regioni:Kashmir (Kachee Yul nell'antico Tibet),Ladakh e paesi centro asiatici turchi. L'influenza islamica in Tibet proviene anche dall'anticaPersia. C'è anche una consolidata comunità di musulmani cinesi (Gya Kachee) di etniaHui cinese. Sembra che le popolazioni provenienti da Kashmir e Laddakh emigrarono verso il Tibet a partire dalXII secolo. I matrimoni e le interazioni graduali hanno portato ad un ampliamento della comunità islamica tibetana nei pressi diLhasa.
Piccole comunità cristiane, sianestoriane checattoliche, vi svolgono un'esistenza al limite della semi-clandestinità. Fino ad un recente passato, fra gli abitanti del Tibet, il cui fondo culturale remoto è essenzialmentematriarcale, era diffusa la "diandria". Era costume corrente che le donne sposassero due uomini, di solito fratelli o comunque parenti.
Durante laGrande Rivoluzione Culturale Proletaria il governo cinese, per mano deicomitati rivoluzionari, ha cercato di distruggere i simboli tradizionali della cultura originale tibetana demolendo monasteri, incarcerando monaci e limitando o proibendo (per i funzionari pubblici, le guide turistiche ed altri mestieri) di professare la religione e operando vandalismi in alcuni luoghi sacri ai tibetani. Tuttavia sono stati preservati e parzialmente ristrutturati alcuni palazzi per incrementare il turismo, soprattutto interno.
^Wang, Yang, and Binzhen Wu. "Railways and the Local Economy: Evidence from Qingzang Railway."Economic Development and Cultural Change 63.3 (2015): pp. 551-588.
Stefano Dallari,Pianeta Tibet. Dal Tibet buddhista un messaggio per la salvezza dell'umanità, foto di Claudio Cardelli eFosco Maraini, Il Cerchio, Rimini, 1993.
Andreas Gruschke,«Miti e leggende del Tibet. Storie di guerrieri, monaci, demoni e dell'origine del mondo», Neri Pozza Editore, Vicenza, 1999.