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È uno tra i più importanti comuni della città metropolitana di Palermo, da cui dista33 km.[4] Sede di distretto giudiziario, è un importante snodo ferroviario e marittimo grazie alla presenza di una stazione ferroviaria ben collegata con il territorio e di un ampio porto mercantile.
Culturalmente interessante per via delle vicine rovine diHimera e dell'antiquarium ad esse connesso, per la presenza di numerose e interessanti chiese, di ruderi di periodo romano e di reperti preistorici, nonché per l'annuale festività delCarnevale termitano, uno dei più antichi d’Italia, ed erede diretto dell'antico Carnevale di Palermo. Nella parte bassa della città, nel cuore del centro storico termitano, si trova lo stabilimento termale del Grand Hotel delle Terme, dove sgorgano pregiate acque di derivazione vulcanica note sin dall’antichità.
Nel suo territorio, e in quello dei vicini centri di Sciara e Caccamo, è accolta laRiserva naturale orientata Monte San Calogero, un'area naturale costituita dal sistema montuoso del San Calogero, che si erge tra la costa delGolfo di Termini Imerese e il fertile e pianeggiante territorio circostante[5]. Nella zona est del territorio imerese è presente un'importante zona industriale, conosciuta per l'ex stabilimento Fiat, in cui sorge la centraleEnel "Ettore Majorana".
Il sito, fortificato naturalmente, dove sorge il nucleo più antico della città, fu abitato sin dallapreistoria, grazie anche alla presenza di grotte e di ripari sotto roccia. Una stazione preistorica dell'Epigravettiano è documentata nel cosiddetto riparo del castello di Termini.Dopo la distruzione diImera da parte deiCartaginesi, nel409 a.C., l'insediamento fu ricostruito due anni dopo (407 a.C.) a 12 km ad ovest del precedente, nel luogo dove oggi sorge Termini Imerese. Il nome che esso allora assunseThermai Himeraìai (in latinoThermae Himerae) è dovuto all'esistenza nei pressi di sorgenti di acque calde, ancor oggi utilizzate: le Terme moderne, nella città bassa, occupano lo stesso luogo di quelle romane, delle quali conservano ancora alcuni resti. Note già molto prima della distruzione diImera, queste acque sono, infatti, ricordate daPindaro nella XII olimpica, in onore di Ergoteles di Imera. Secondo il mito, esse sarebbero sgorgate ad opere delle Ninfe, che volevano compiacere Atena: in esse si sarebbe bagnato per la prima voltaErcole, dopo la lotta controErice. Le monete di Termini, che sul dritto hanno la testa di Ercole e sul rovescio tre Ninfe, s'ispirano a questo mito.
SecondoDiodoro Siculo, la città sarebbe stata fondata daiCartaginesi, con l'apporto di coloni libici, maCicerone afferma che si trattava in realtà di superstiti di Imera: è probabile del resto che le due informazioni non siano contraddittorie, e che nella colonia punica siano successivamente confluiti gli esuli d'Imera. Ciò sembra confermato dal fatto che, quando Dionigi attaccò l'eparchia cartaginese, nel397 a.C., egli ottenne l'appoggio dei Termitani. Nel361 a.C., quando la città era sotto il dominio cartaginese, vi nacqueAgatocle, il futuro tiranno diSiracusa, figlio di un esule di Reggio. Questi farà di Terme una delle sue basi nella lotta contro i Cartaginesi.
Nel260 a.C., nel corso dellaprima guerra punica, iRomani subirono presso la città una durissima sconfitta ad opera diAmilcare, ma successivamente riuscirono a conquistarla, nel253 a.C. . Da allora rimase fedele aRoma, e fu tra quelle soggette a tributo. Dopo la conquista diCartagine, nel146 a.C.,Scipione Emiliano restituì a Terme le opere d'arte sottratte dai Cartaginesi ad Imera: tra queste era una statua diStesicoro, che vi aveva soggiornato. C'è pervenuta la base di una di queste statue, con parte dell'iscrizione. Nel corso delle guerre civili la città parteggiò controGneo Pompeo Magno (forse in essa vivevano molti di quei commercianti italici che costituivano una parte importante del partito mariano): Pompeo, nell'81 a.C., s'apprestava a punire duramente Terme, quando ne fu distolto dall'intervento del più influente cittadino, Stenio, che, da partigiano diGaio Mario, divenne allora sostenitore ed amico di Pompeo (Plutarco); il che non impedì a Verre di spogliare la casa di Stenio delle sue opere d'arte e d'intentargli un processo.
Dopo la guerra con Sesto Pompeo Augusto, vi dedusse una colonia: è probabile che questo fatto costituisse una punizione per la città, che, per legami clientelari, aveva abbracciato probabilmente il partito pompeiano. La radicalità dell'operazione risulta dalle numerose iscrizioni latine che ci sono pervenute, e soprattutto dalla presenza massiccia in esse di nomi romani ed italici: il vecchio fondo della popolazione sembra praticamente scomparire all'inizio dell'età imperiale.
La continuità di vita attraverso ilMedioevo ha probabilmente permesso la conservazione delle linee fondamentali dell'impianto primitivo. Il Foro corrispondeva probabilmente alla zona dell'attuale piazzale del Duomo (a nord della piazza Vittorio Emanuele), ilcardo a via del Belvedere e ildecumanus alle vie che conducono dal Duomo a San Giovanni.
Con la caduta dell'Impero Romano d'Occidente iniziò un periodo di decadenza della cittadina. Termini fu sede vescovile sino al XII secolo, anche se la serie dei vescovi presenta diverse lacune ed incertezze. Nel XIII secolo, durante la DinastiaAltavilla delRegno di Sicilia, divenne città regia e successivamente entrò a far parte delle città demaniali. La signoria di Termini, al termine delleGuerre del Vespro, è assegnata da ReFederico IV di Sicilia aVinciguerra d'Aragona.
Soprattutto dal medioevo e sino agli inizi del XIX secolo fu uno dei maggiori centri di raccolta ed imbarco del grano e di altre derrate che venivano stoccate e sottoposte a dazio in appositi magazzini (Regio Caricatore). La presenza del caricatore fece la fortuna della cittadina che divenne uno dei maggiori porti siciliani ed ebbe intensi rapporti commerciali con le repubbliche marinare di Genova, Pisa e Venezia e con i maggiori porti mediterranei (Marsiglia, Barcellona etc.) e nel XVI secolo anche atlantici. Alla fine del Settecento fu sede della sezione Ereina Imerese dell'Accademia Ereina di Palermo e poco dopo dell'Accademia Euracea. Nel XIX secolo la chiusura del Caricatore del Grano fu l'inizio di una profonda crisi economica che si attenuò solo alla fine del secolo quando si svilupparono attività artigianali e protoindustriali. Il calo demografico, legato soprattutto all'emigrazione verso leAmeriche, fu compensato agli inizi del XX secolo da un'immigrazione dall'Agrigentino, dalMessinese e dalRagusano.
Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica dell'8 novembre 1993.[7]
Stemma
«Di azzurro, alla montagna di verde, fondata in punta e uscente dai fianchi dello scudo, sostenente la figura di San Calogero, in maestà, benedicente, aureolato d'oro, con il viso e la mano di carnagione, vestito di nero e di argento, la montagna attraversata a destra dalla fanciulla vestita d'oro, il viso, il braccio destro, la gamba destra, di carnagione, capelluta d'oro, la chioma ornata di spighe d'oro, tenente con la mano destra lacornucopia d'oro, colma di frutti e spighe al naturale, essa montagna caricata in punta dalla capretta riposante, di argento, con la testa rivoltata, e, a sinistra, dalla figura di Stesicoro, vestito con la tunica di nero, curvo, il viso e le mani di carnagione, capelluto e barbuto di argento, tenente con la mano destra il bastone di nero, terminante a forcella, posto in banda alzata, e con la mano sinistra il libro di rosso. Ornamenti esteriori da Città.»
Gonfalone
«Drappo trinciato di rosso e di giallo, riccamente ornato di ricami d'oro e caricato dallo stemma sopra descritto con l'iscrizione centrata in oro, recante la denominazione della città. Le parti di metallo ed i cordoni saranno dorati. L'asta verticale sarà ricoperta di velluto dei colori del drappo, alternati, con bullette dorate poste a spirale. Nella freccia sarà rappresentato lo stemma della città e sul gambo inciso il nome. Cravatta con nastri tricolorati dai colori nazionali frangiati d'oro.»
Resti di edifici romani furono visti in passato presso il Duomo, e identificati senza motivo con la casa di Stenio: si trattava probabilmente di costruzioni pubbliche annesse alForo. A quest'ultimo appartiene verosimilmente un grande portico scoperto nel secolo scorso lungo il fianco sinistro del Duomo e la via del Belvedere: trattasi di un edificio allungato (m 130 x 18,40), preceduto da una gradinata con un colonnato a est e una serie d'ambienti ad ovest, pavimentati insignino, databile tra il II e il I secolo a.C.
Un altro monumento superstite della città si trova nella Villa Palmeri (o Municipale). Si tratta di resti di un edificio inopera cementizia, con paramento a blocchetti; falsamente identificato con lacuria. Non lontano è l'anfiteatro, uno dei tre conosciuti inSicilia (oltre a quelli diSiracusa e diCatania): esso occupa la zona compresa tra via Garibaldi e via San Marco, dove un gruppo di case ne ha conservato la pianta. È in gran parte realizzato con paramento a blocchetti inopera cementizia, e presenta un doppio ambulacro, fatto notevole per un edificio così piccolo (m 98 x 75 circa). Lacavea era in parte scavata e in parte costruita: resta una parte dell'ordine inferiore delle arcate, visibile sul lato occidentale (in via Anfiteatro). Non sappiamo se esistessero ordini superiori. L'anfiteatro, come gli altri simili della Sicilia, fu probabilmente realizzato in età augustea, in relazione con la deduzione della colonia.
Negli stessi anni, e nella medesima occasione, dovette essere costruito l'acquedotto, il più importante e meglio conservato dell'isola. Le sorgenti si trovano 5 km ad est della città, alle falde delMonte San Calogero. Qui, in località Brucato, si possono ancora vedere i resti delle due vasche di decantazione. Il passaggio del torrente Barratina avveniva in località Fontana Superiore.
In un primo tempo dovette essere realizzato con unsifone lungo circa 600 m, del quale resta il castello di compressione a pianta esagonale, ben conservato, alto m 15,60 e poggiante su uno zoccolo quadrato di m 6 di lato. Su cinque dei lati si aprono finestre, e dal lato E partiva il condotto. Su questa torre era un tempo una grande iscrizione, ora scomparsa:aquae Cornealiae ductus p. XX. L'ultima indicazione ("venti piedi") corrisponde forse all'area di rispetto ai lati del manufatto.
Più tardi sembra che l'acquedotto passasse più a valle: in contrada Figurella è ancora visibile un ponte a doppio ordine di arcate (in origine nove nell'inferiore, quindici nel superiore: due archi per ogni ordine sono crollati), alto 14 m. La struttura, in opera cementizia con paramento in blocchetti, è la stessa dell'anfiteatro e della curia, e mostra d'appartenere allo stesso progetto edilizio, nel quale non si può identificare quello della colonia augustea.
Nei pressi della città, presso il fiume San Leonardo, sorge il ponte omonimo, fu ricostruito per la settima volta dal 1721 al 1723 sotto il regno di Carlo VI d’Asburgo dall'architetto Agatino Daidone. All'ingresso del ponte sorge un'iscrizione in latino che ne attesta la sestupla ricostruzione[10]
Di notevole interesse nell’ambito dell’archeologia industriale gli edifici ottocenteschi nei pressi del porto che erano la sede dell’impresa diPasquale Mormino, una delle principali realtà economiche della città all’epoca.
Al 31 dicembre 2024 i residenti stranieri erano 474, pari all'1,90% della popolazione.[12]La comunità straniera più numerosa è quella proveniente dalla Romania con il 23,1% di tutti gli stranieri presenti sul territorio, seguita dalla Repubblica Popolare Cinese e dal Bangladesh.[13]
La Biblioteca Liciniana è la biblioteca comunale di Termini Imerese; istituita il 17 maggio del1800, su iniziativa dal sacerdote Giuseppe Ciprì e, successivamente, chiamata “Liciniana”, dallo pseudonimo di Mopso Licinio che egli stesso aveva scelto entrando nell'Accademia euracea. La biblioteca nel 2009 possiede un patrimonio di 102.000volumi e un archivio di atti risalente alXVI secolo.
Nel Museo Civico, installato nell'ex-ospedale dei Fatebenefratelli (in via del Museo Civico, di fronte al Duomo), sono esposti numerosi ed importanti reperti provenienti dalla città e dal suo territorio. Tra questi, otto teste leonine della sima del Tempio della Vittoria a Himera; due leoni in tufo del Foro; un mosaico con pesci; ritratti imperiali (ritratto giulio-claudio; diAgrippina maggiore; diDomiziano; di una dama traianea; statue togate). Inoltre, la ricchissima collezione epigrafica. Tra i dipinti il trittico del 1453 raffigurante laMadonna che allatta il Bambino ritratta traSan Giovanni Battista eSan Michele Arcangelo,[14][15] dipinto proveniente dalla chiesa di Santa Maria della Misericordia, opera attribuita aGaspare da Pesaro.
^Pagina 124, Gioacchino Di Marzo, "Delle Belle arti in Sicilia: dal sorgere del secolo XV alla fine del XVI" , Volume III, Palermo, Salvatore di Marzo editore, Francesco Lao tipografo, 1862.
Salvatore Pedone,Termini Imerese: la città delle terme, Milano 1929.
Oscar Belvedere,Termini Imerese: ricerche di topografia e di archeologia urbana, Palermo 1993
Antonio Contino,Gli Schimmenti di Castelbuono e la contrada dei Mulinelli a Termini nel secolo XVI, “Le Madonie”, LXXV, 3, 15 febbraio 1995, p. 3.
Antonio Contino, Salvatore Mantia, (a cura di),Baldassarre Romano. Notizie Storiche intorno alla Città di Termini, Termini Imerese, ed. GASM 1997, pp. 110.
Ignazio Bisesi,Termini Nostra. Ricostruzione critica e sistematica della storia di Termini Imerese, Ed. Faso e Trumbadore
Giovanni Mannino,Termini Imerese nella preistoria, GASM, Castelbuono, 2002
Giovanni Mannino, Guida alla preistoria del palermitano, Istituto Siciliano di Studi Politici ed Economici, Palermo 2007.
Patrizia Bova & Antonio Contino,L’importazione e l’uso del Nero e giallo di Portovenere o Portoro nella Sicilia settentrionale (XVII sec.). In: Marino G. & Termotto R. (a cura di),Arte e Storia delle Madonie Studi per Nico Marino, Atti della quarta e quinta edizione, Cefalù (Palermo) e Castelbuono (Palermo), 18-19 ottobre 2014; Gibilmanna (Cefalù), 17 ottobre 2015, Associazione Culturale “Nico Marino” Cefalù, Ottobre 2016, pp. 391–418.
Patrizia Bova, Antonio Contino & Giuseppe Esposito,L'estrazione e l'uso delle “brecce calcaree a rudiste” (Cretaceo sommitale) in Termini Imerese (Palermo) nei sec. XVII-XX. In: Marino G. & Termotto R. (a cura di),Arte e Storia delle Madonie Studi per Nico Marino, VIIa-VIIIa edizione, Cefalù (Palermo), Sala delle Capriate, Palazzo del Comune, Piazza Duomo, Sabato 4 novembre 2017 e Lunedì 3 dicembre 2018, Associazione Culturale “Nico Marino”, Cefalù, Dicembre 2019, pp. 119–141.