Lateologia (dalgreco antico θεός,theos,Dio[2] e λόγος,logos, "parola", "discorso", o "indagine") è una disciplina religiosa che studiaDio o i caratteri che lereligioni riconoscono come propri del divino in quanto tale[3].
(italiano) «Adimanto: "Va bene - disse - ma tali direttive inerenti allateologia quali potrebbero essere?" Socrate: "Più o meno queste - risposi - come Dio si trova ad essere, così andrebbe sempre raffigurato, sia che lo si faccia in versi epici, o lirici, o nel testo di una tragedia".»
Perteologia greco-romana si intende l'indagine razionale sulla natura delDivino operata daifilosofi eteologi di cultura greca e romana a partire daTalete (VII secolo a.C.) fino alla chiusura delle scuole filosofiche e teologiche non-cristiane avvenuta nel 529 d.C. con la pubblicazione delCodex Iustinianus voluto dall'imperatore cristianoGiustiniano e con la conseguente scomparsa di ogni forma di studio teologico o pratica religiosa "classica".
Nel contesto dellacultura greca la "teologia" è propria dellafisica (nel significato greco antico del termine), dellametafisica e dell'ontologia.Già la fisicapresocratica fu "teologia" in quanto il principio primo (Archè) ingenerato (agénetos) ed eterno (aìdios) ricercato da questi autori, ed alla base di ogni cosa, era considerato come il "Divino" immortale" e "indistruttibile". L'acqua, l'aria, ilfuoco indagati dai filosofi presocratici non corrispondono quindi agli elementi fisici della concezione moderna ma a veri e propri principi teologici. Allo stesso modo la "fisica" greco-antica non ha nulla a che vedere con la fisica moderna.[8]
Talete (640-547), secondo quanto riportaDiogene Laerzio, era convinto che il principio originario fosse l'acqua, con cui l'universo era stato costruito da Dio,[9] essere increato,[10] senza inizio né fine.[11] ConSenofane (570 a.C.–475 a.C.), già nel VI secolo a.C. la teologia presocratica conduce una critica precisa all'antropomorfismo della mitologia[12], ma attribuisce anche agli dèi le nefandezze proprie di alcune condotte umane[13] o il fatto che essi possano risultare mortali[14], identificandoli infine con i fenomeni naturali.[15]
ConProtagora (486 a.C.–411 a.C.) si affaccia il primoagnosticismo teologico, poiché riguardo agli Dèi egli afferma di non poter sapere né che esistano né che non esistano,[16] ma anche conCrizia (460 a.C.-403 a.C.) la denuncia delle divinità come "invenzione" allo scopo di far rispettare le leggi imposte dal potere politico, introdotte sotto forma di demoni capaci di essere onnipresenti ed onniscienti riguardo alla condotta umana.[17]
Socrate (469 a.C.-399 a.C.), come riportaSenofonte neiMemorabili, fu particolarmente votato all'indagine sul "Divino": volendolo svincolare da ogni interpretazione precedente lo volle caratterizzare come "bene", "intelligenza" e "provvidenza" per l'uomo[18]. Egli affermava, come sostienePlatone, di credere in una particolare divinità, figlia degli dèi tradizionali, che indicava comedáimōn: uno spirito-guida senza il quale ogni presunzione di sapere è vana. In Socrate infatti ricorre spesso il tema della sapienza divina più volte contrapposta all'ignoranza umana[19]. Concetto ribadito anche a conclusione della suaApologia scritta da Platone, dove la sorte dopo la morte è forzatamente oscura, tranne che al dio[20].
La prima teologia definita ed espressa in termini esaustivi può essere considerata la speculazione diPlatone (427 a.C.-347 a.C.) nella sua generalità. L'oggetto della dialettica colloquiale platonica è sempre il divino nelle sue varie forme: Platone non è solo il coniatore stesso del terminetheología, ma anche il primo grande "teologo" dell'antichità classica[21], riconosciuto anche dal più grande dei teologi dell'occidente cristiano,Agostino d'Ippona, che nell'VIII libro diDe Civitate Dei assegna a Platone la palma della teologia prima di Cristo.
Il principale contributo di Platone alla "teologia" è la scoperta dellatrascendenza attraverso la «seconda navigazione», ossia attraverso la forza dell'intelletto in contrapposizione all'illusioneempirica dei sensi. Per "seconda navigazione" nell'antichità si indicava la navigazione per mezzo dei remi, utilizzata quando al calare dei venti le vele divenivano inutili e venivano ammainate; con questa metafora Platone vuole suggerire il fatto che l'indagine empirica per mezzo dei sensi è inadatta ed occorre procedere con l'intelletto che conduce verso ilmondo delle idee.[22]
All'origine del nostro mondo sensibile Platone pone ilDemiurgo (δημιουργός) il quale plasma la realtà caotica materiale guardando il mondo delle idee. Ciò che spinge il Demiurgo ad agire in questo modo è ilBene che egli rappresenta. Il Demiurgo è inferiore al mondo delle idee ma superiore all'anima del mondo e alle altre anime che produce insieme agli dèi inferiori. Il Demiurgo media tra il mondo delle idee e il mondo sensibile. Le idee sono il Divino impersonale mentre il Demiurgo è il Dio personale, che è "buono":
«Egli era buono e in un buono non nasce mai nessuna invidia per nessuna cosa. Egli volle che tutte le cose diventassero più possibile simili a lui. E chi ammettesse questo principio della generazione del mondo come principale, accettandolo da uomini saggi, l'ammetterebbero assai rettamente. Infatti Dio volendo che tutte le cose fossero buone, e che nulla, nella misura del possibile, fosse cattivo, prendendolo quanto era visibile e che non stava in quiete, ma si muoveva confusamente disordinatamente, lo portò dal disordine all'ordine, giudicando questo totalmente migliore di quello.»
Alcuni studiosi[24] ritengono che il cuore della Teologia platonica non risieda nella dottrina delle Idee ma nelle cosiddetteDottrine non scritte, cioè in alcuni insegnamenti non riportati nelle opere scritte e che è possibile desumere per via indiretta grazie alle polemiche su queste operate daAristotele nellaMetafisica (Libri I, XIII e XIV) e dai suoi commentatoriAlessandro di Afrodisia eSimplicio. In base a questo ritengono che per Platone l'intera realtà (quindi sia quella sensibile che quella del mondo delle Idee) è il risultato di due Principi primi: l'Uno e la Diade. Tale concezione, di tipo pitagorico, intende l'Uno (il Bene dei dialoghi) come tutto ciò che unitario e positivo mentre la Diade, ovvero il mondo delle differenze e della molteplicità, genera il disordine. Le Idee "procedono" da questi due Principi partecipando dell'unità distinguendosene per difetto o per eccesso; poi, le stesse Idee entrano in relazione con la materia e generano le cose sensibili, che partecipano dell'Idea corrispondente e se ne differenziano secondo la Diade, sempre per eccesso o per difetto. Ne consegue che le stesse Idee sarebbero "generate", forse ab aeterno; il bene, poi, nel mondo sensibile, dove non può esservi unità ma solo molteplicità, consiste nell'armonia delle parti, come si evince anche dai dialoghi.
Mentre Platone analizza il divino sotto diverse forme, dandone tutta una serie di elementi e attributi che permettono di circoscrivere il contorno entro il quale opera la teologia, ma senza fissarla, Aristotele ne dà invece una definizione più precisa, ponendola al vertice delle attività umane e ponendovi in subordine lamatematica e lafisica come scienze di più basso profilo. Egli indica la sua ricerca "metafisica"[25] come "teologia", ovvero come "filosofia prima", la filosofia più elevata che si occupa dell'"essere in quanto essere" ovvero dell'Ousìa (Οὐσία) nel suo significato più stretto, ovvero nel significato di essere divino.[26] Nel suo percorso speculativo egli identifica la "divinità prima" come il "primo motore" correlato con il Bene e separato dal Mondo.[27]
AncheEpicuro (341 a.C.-271 a.C.) ammette l'esistenza del Divino anche se nega decisamente la sua interpretazione popolare: per lui la divinità è chiaramente "un essere vivente immortale e felice", estraneo a ogni attributo affibbiatogli dagli uomini, necessariamente basato su supposizioni false.[28] Con laStoa, la scuola filosofica fondata daZenone di Cizio, si affaccia il pensieropanteista monista: l'intero cosmo è costituito dalla sostanza divina e forma un tutt'uno con essa.[29][30] Il monismo panteistico viene riaffermato più tardi dalneostoicismo conMarco Aurelio Antonino,[31] e anche dagliScettici comePirrone.[32]
Ilneopitagorismo conNicomaco di Gerasa riconduce, in modo allegorico, la "teologia" allamatematica, e così perGiamblico che vede nella generazione degli esseri viventi e nella strutturazione del mondo una natura ed un'origine matematica.[33]
Ilmedioplatonismo recupera l'idea platonica della trascendenza di Dio, messa in discussione daglistoici che identificavano tutto il mondo fisico con la divinità stessa.[34]
Con ilneoplatonismo la "teologia" diviene l'elemento centrale dell'indagine filosofica.Plotino, fondatore delNeoplatonismo, che pure si considera erede diPlatone, colloca Dio al di sopra dell'Essere, inaugurandone così una nuova concezione, del tutto originale nel panorama della filosofia greca: Dio, utilizzato in vari punti come sinonimo di Uno,[35] è ora una realtà dinamica che genera continuamente se stessa, e il suo generarsi è al contempo un produrre il molteplice.[36] Proprio perché l'Uno non è una realtà statica e definita, non può essere compreso una volta per tutte; a Lui si può arrivare solo indirettamente, tramite quel modo peculiare di argomentare che sarà definito cometeologia negativa.[37] Il Dio di Plotino assume così due valenze, che sono il riflesso del suo procederedialettico nelleipostasi a lui inferiori (l'Intelletto e l'Anima): una negativa, per cui Egli ci appare totalmente trascendente e ineffabile, l'altra positiva, che lo vede immanente alle realtà da Lui generate.[38][39] Plotino riprende il tema dellagerarchia ontologica presente già in Platone, ma mentre quest'ultimo poneva il Bene al più alto livello dell'Essere, Plotino lo pone al di sopra dell'essere stesso.[40]
L'Ebraismo incentra tutto il proprio sapere sulla rivelazione dellaTōrāh che è sapienza divina e, in quanto tale, svela la conoscenza di Dio e delle Sue modalità che si esprimono neiTredici Attributi della Clemenza e nelleSefirot: tutta la Torah concerne quanto Dio desidera dagli uomini ed i segni della Sua provvidenza sul Mondo e sulle Sue creature. Come insegnaMaimonide nellaGuida dei perplessi è impossibile definire Dio nella Sua essenza e, in quanto Altissimo e Perfetto, ogni qualifica ne sminuirebbe la percezione infatti ogni metafora antropomorfica, ogni Attributo o aggettivo esprimono solo un aspetto di azioni particolarmente indirizzate sul Mondo Superiore o su quello Inferiore, su creature celesti o Terrene, sugli uomini, sulla Natura ed il Mondo in genere ma Egli è Onnisciente ed Onnipotente. Per i limiti intellettuali degli individui resta comunque impossibile concepire intellettualmente l'Essenza Inconoscibile di Dio.[41]
Ricorda Luis Jacobs che la teologia ebraica si è sviluppata soprattutto con i suoi pensatori medievali ma esiste da prima in quanto tutta la Bibbia (con la sola eccezione dellibro di Ester in cui il riferimento alla provvidenza divina resta celato) è scritta con riferimento a Dio, generalmente indicato con le espressioniEloim eJahvè. Dio ha rivelato la Torah alpopolo ebraico come atto d'amore, giustizia e salvezza: come fa notare lo stesso Jacobs,[42] per molti ebrei gli insegnamenti biblici e del Talmud sono incentrati sui comportamenti pratici piuttosto che sulle speculazioni astratte. Per questo parlare di teologia nell'ebraismo è argomento piuttosto spinoso.
La fede religiosa chiede sempre il rispetto della Legge nell'amore e nel timore verso Dio. Oltre alla ricerca di Dio nella preghiera e nello studio, leMizvot si fondano pertanto su ciò che Dio vuole che gli uomini compiano riconoscendovi l'importanza dell'intenzione e della volontà nell'eseguirle.
Con la distruzione delTempio di Gerusalemme, nel mondo ebraico, nella maggior parte del periodo degli esili e dellaDiaspora ebraica, l'assenza storica di autorità politiche ha determinato che gran parte delle riflessioni teologiche si concentrassero, e anzi si limitassero, all'interno delle varie comunità, dellesinagoghe o all'interno di istituzioni accademiche specializzate come leYeshivot diffondendone gli insegnamenti tra il popolo. La teologia ebraica, quando possibile, è stata storicamente molto attiva anche nel confronto interreligioso. L'analogo ebraico della discussione teologica cristiana è la discussionerabbinica sulle Leggi e sui commenti ebraici biblici.
Nel mondo cristiano la teologia è l'esercizio dellaragione sul messaggio dellarivelazione accolto dallafede. Alla base c'è, dunque, il rapporto tra fede e ragione che la tradizione cattolica, ma non solo, concepisce all'insegna della complementarità. Gli apologeti cristiani definivano, infatti, la propria fede come "vera filosofia", cioè come autentica risposta alle domande filosofiche. La teologia cristiana assume comunque un'importanza fondamentale anche per gli sviluppi di tutte le forme di cultura ad esso relative. Il teologo presbiteriano di PrincetonWarfield (1851-1921), grande biblista e studioso del pensiero cristiano, ha proposto una definizione poi divenuta classica: «La teologia è quella scienza che tratta di Dio e delle relazioni tra Dio e l'universo».[43]
Il termineteologia non compare come tale nelleSacre Scritture, sebbene l'idea vi sia ampiamente presente. Alcuni scrittori cristiani, lavorando sulla scia di quelliellenistici, iniziano presto ad usare il termine per i loro studi. L'espressioneteologia appare ad esempio in alcunimanoscritti all'inizio del libro dell'Apocalisse:ἀποκαλύψις Ἴοαννοῦ τοῦ θεόλογοῦ (apokalýpsis Ioannou tou theólogou), «Apocalisse di Giovanni il teologo».[44]
L'idea di teologia nel senso di "organizzazione della dottrina", almeno nelle forme evolute posteriori, richiese anche l'apporto dellametafisica greca, che avrebbe cominciato a nutrire l'Ebraismo già dall'inizio del I secolo attraversoFilone di Alessandria, e un secolo dopo cominciò a influenzare i primi pensatori cristiani, soprattuttoClemente Alessandrino (150-215) eOrigene (185-254).
La teologia cristiana si forma poi attraverso l'opera dellaPatristica (III-VIII secolo), che accolse numerosi apporti della teologia diPlatone e nella quale spiccaAgostino d'Ippona; la Chiesa normativa (o normante) dei primi secoli getta le fondamenta della teologia successiva, che quindi si sviluppa soprattutto nel periodo dellaScolastica (XI -XIV secolo) dove a prevalere è invece quella diAristotele (per lo più letta attraversoAverroè), e trova inTommaso d'Aquino la sua migliore espressione, con l'operaSumma Theologiae.Bonaventura da Bagnoregio esant'Antonio da Padova si assunsero invece il compito di portare la teologia tra ifrancescani.
Gli influssi neoplatonici ritornano inNicola Cusano e specialmente nella teologia diGiordano Bruno. Dio per Bruno è insieme materiale e spirituale e l'Intelligenza divina pilota tutto l'essere.
Nel mondo contemporaneo il termineteologia viene variamente qualificato con aggettivi che ne definiscono l'indirizzo. Per esempio conTeologia della liberazione si indica una corrente del pensiero cristiano tipica dell'America Latina della fine deglianni settanta che implica un forte elemento politico-sociologico di tipo populistico e comunistico.
La teologia nell'Islam è indicata dal terminearabo‘ilm al-kalām (in araboعلم الكلام? ), anche se la parola si riferisce più appropriatamente alla cosiddettateologia dogmatica.
In senso stretto le conoscenze teologiche possono essere acquisite solo per graziosa Rivelazione divina, che può avvenire solo per il tramite l'opera di unProfeta (nabī) e di unInviato (rasūl), non essendo minimamente in grado l'essere umano di concepire una realtà soprannaturale infinita come quella di Dio (Allāh).
Ciò nonostante l'azioneinterpretativa dei dotti musulmani (ʿulamāʾ) o, più appropriatamente,mufassirūn, ha condotto a identificare taluni attributi divini (sifāt ) che sono stati pomo di profonda discordia fra i credenti, originando ad esempio la non conciliata dissidenza delmutazilismo (che peraltro riuscì ad affermarsi nel corso deicaliffati dial-Ma’mūn, dial-Mu‘taṣim e dial-Wāthiq).
Numerose religioni (politeistiche, monoteistiche, panteistiche e panteneistiche), hanno sviluppato ciascuna varie forme di teologia, ora su base rivelativa, ora su base ragionativa, logica e dialettica.
Nel mondo indiano il divino assume le due forme delbrahman e delloātman.[45] In quello cinese iltao è un dio-natura panico che si esprime nella realtà nei due aspettiyin eyang. Nel mondo occidentale il concetto di Dio ha trovato espressioni e concetti svariati, e viene nominato indifferentemente comeessere,logos,spirito,ragione,verità,assoluto,intelletto,sommo bene,uno,natura,tutto,necessità e così via.
Nel mondo pagano occidentale il termine θεολογια si è visto come fosse usato nellaletteratura greca classica con il senso di «discorso riguardo agli dei o allacosmologia», almeno secondo la testimonianza di Platone che fa riferimento ai racconti dei poeti come a "teologie". Seguendo la scia greca, lo scrittore latinoVarrone inAntiquitates rerum humanarum et divinarum, in 41 libri, esponeva uno schema della scienza del profano e del divino che sarà mantenuta anche da Sant'Agostino nelDe civitate Dei.[46] Varrone distingueva tre forme teologiche: la "mitica" (relativa al politeismo greco), la "naturale" o "razionale", tipica degli intellettuali della classe dirigente romana, e infine la "civile" come teologia ufficiale dello stato e della politica, quella che concerne la ritualità ufficiale dell'osservanza religiosa pubblica, indipendentemente dalle credenze personali di ogni individuo della comunità.
Un caso di teologia tangente al cristianesimo è ildeismo, che nasce nel '600 e si sviluppa nel '700 come forma dotta e intellettualistica di teologia. Religione razionalistica per eccellenza, il deismo si proponeva come religione alternativa al cristianesimo non tanto nei contenuti e nell'oggetto teologico, Dio, ma nel sostituire alla fede per rivelazione una fede "dellaragione". Il procedimento razionalistico e logico per definire il concetto di Dio, non in quanto rivelato, ma in quanto "razionalizzato e capito", ha visto aderirvi anche personaggi comeVoltaire eRousseau. Nella prospettiva deista il cristianesimo viene considerato soltanto una forma rozza di religione "superstiziosa" e popolare. Come già aveva pensatoSpinoza e spiegato nel suoTractatus Theologico-Politicus, superandolo nell'esposizione data nellaEthica di unpanteismo acosmistico e spiritualistico, dove tutta la realtà "è in Dio".
Secondo il gesuita e paleontologoPierre Teilhard de Chardin, la teologia sarebbe stata nel periodo medievaleteocentrica, per poi passare nel periodo rinascimentale ad essere antropocentrica, mentre oggi, in seguito agli ampliamenti della ricerca teologica alle nuove scoperte scientifiche,[47] la teologia è divenuta la teologia dell'universo, che è in cammino verso ilPunto Omega (Gesù Cristo). Essa quindi si deve interessare non solo dei rapporti tra Dio e l'Uomo, ma tra Dio e tutti gli esseri viventi animati (angeli, uomini, animali) che vivono nello stesso "οίκος" o casa-ambiente. Da qui sono nati l'ecoteologia e la teologia degli animali.
Un modo particolare di considerare la teologia è quelloantropologico; in tal caso la si guarda dall'esterno, cercando di capire le motivazioni soggettive che portano a indagare il divino, indipendentemente dai risultati a cui esse approdano. Questo approccio "critico" nei confronti della teologia fu inaugurato daLudwig Feuerbach, il quale, esaltando l'ateismo come percorso di liberazione verso un nuovoumanesimo, individuava tuttavia nelCristianesimo un contenuto positivo in grado di condurre alla vera essenza dell'uomo, essendo per lui il Dio cristiano nient'altro che l'«ottativo del cuore»,[48] ossia proiezione deldesiderio umano; quest'ultimo andava riscoperto capovolgendo appunto la teologia in antropologia.
Altre considerazioni miranti a ridimensionare l'aspetto religioso e a porre l'antropologia al centro della teologia furono elaborate dai cosiddetti «filosofi del sospetto», in particolareMarx,Nietzsche,Freud, i quali ritenevano che ogni sorta di studio o di conoscenza suDio andasse contestualizzata e riferita a motivazioni di caratterepsichico opolitico, individuale o sociale. La "scienza del divino" andava cioè destituita del suo fondamento assoluto e posta in relazione al tipo di situazione, dicultura, o al livello di sviluppo di un certo contesto.
Anche in ambito religioso, tuttavia, si è messo in luce come un approccio antropologico al problema religioso non sia da respingere, ma che anzi possa servire a distinguere e chiarificare gli aspetti più propriamente umani e terreni della teologia, tanto più in considerazione della naturastorica del Dio cristiano. Il teologo cattolicoKarl Rahner, ad esempio, è stato fautore di una «svolta antropologica» che conciliasse le problematicitàesistenziali tipiche dell'uomo con la sua esigenza di aprirsi a Dio e all'Assoluto.[49]
^Anche se entrato nell'etimologia cristiana, il termine con cui i greci indicavanoDio non va sovrapposto al Dio della Bibbia. CosìGiovanni Reale:
«Non è possibile intendere la concezione greca circa Dio, se non si comprende, prima di tutto, che il concetto di Dio è, in tutti i pensatori, un momento del più ampio concetto di Divino (neutro). Ciò significa che il Divino è sempre inteso dal Greco come una pluralità strutturale e che la nostra concezione monoteistica di genesi biblica è in netta antitesi con quella greca.»
(Giovanni RealeAssi portanti del pensiero antico. "Storia della filosofia greca e romana", Vol. 9, pag. 148.)
^N. Abbagnano,Dizionario di filosofia, aggiornato e ampliato daG. Fornero, vol. 3, Novara, De Agostini, 2006, p. 609, voceTeologia, ISBN non esistente.
«In generale, ogni trattazione o discorso o predica che abbia per oggetto Dio e le cose divine»
^ Giuseppe Lorizio (a cura di),Teologia fondamentale, Vol. 1: Epistemologia, Roma, Città Nuova, 2004, p. 17.
^Teologia, inTreccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.URL consultato il 15 luglio 2018.
^(GRC) Plato,Respublica, inPlatonis opera,recognovit brevique adnotatione critica instruxitIoannes Burnet in Universitate Andreana litterarum graecarum professor Collegii Mertonensis olim socius, Tomus IV, tetralogiam VIII continens,Oxonii, E Typographeo Clarendoniano, 1900.
^Platone,Tutti gli scritti, Milano, Bompiani, 2008, pag. 1127.
^Werner Jaeger.Die Theologie der frühen griechieschen Denker Stoccarda, 1953. Trad.it.La teologia dei primi pensatori greci. Firenze, La Nuova Italia, 1961, pag. 47.
«Ma la verità è diversa, o cittadini: unicamente sapiente è il Dio; e questo egli volle significare nel suooracolo, che poco vale o nulla la sapienza dell'uomo.»
^Rispetto al termine "metafisica" occorre tener presente che Aristotele non ha mai denominato il suo libro "Metafisica", in quanto peraltro egli non conosceva questo termine che, nel periodo storico in cui visse, non era ancora stato coniato. Il suo libro "Metafisica" fu così titolato successivamente dai curatori delle sue opere che assemblarono sotto tale titolo dei papiri autonomi di cui non si conosce la data di compilazione. L'attribuzione di tale nome è controverso. Esso potrebbe significare due cose: "ciò che va oltre la fisica" in senso assiologico, oppure ciò che nella collocazione dei libri andava inserito dopo la Fisica.
«Io ti dirò in verità come mi sembra che sia, prendendo come retto canone questa parola di verità: che viva eternamente una natura del divino e del bene, da cui deriva all'uomo la vita più eguale.»
^"Da quando è diventato chiaro che Egli (Dio) non ha né corpo né materia, è anche chiaro che a Lui non si applicano tutte le caratteristiche corporee: né unione né separazione, né spazio né misura o ascese e discese, né destra né sinistra, né davanti né retro, non seduto né in piedi;Hashem non è limitato dal tempo... non un inizio, non una fine né un'età. Né è suscettibile di cambiare perché non c'è nulla che possa causare alcun cambiamento in Hashem; non ha né la morte né la "vita", com'è la vita intesa nei corpi viventi; né mancanze né "saggezza" o perlomeno non come la saggezza di un uomo; né il sonno né la veglia, né la rabbia né il riso, né la gioia né la tristezza, né il silenzio né la parola, non come la parola degli esseri umani ... Pertanto le espressioni dellaTōrāh e deiProfeti che abbiamo citato ed altre sono tutte metafore e allegorie; come affermato: "(Hashem), seduto in cielo, ridendo" (Salmo 2:4), "Io ho a noia le vostre chiacchiere" (Deuteronomio 32:21), "Hashem gioisce" (Deuteronomio 28:63)... ed altre espressioni simili. ISaggi affermarono soprattutto: "La Torah si esprime nel linguaggio umano" (Talmud Berachot 31b) ... "Io, Hashem, non sono cambiato" (Malachia 3:6).Così, se qualche volta fossi stato arrabbiato e qualche volta felice, allora sarei cambiato... Piuttosto tali caratteristiche si applicano solo ai "corpi inferiori non sottili", "quelli che abitano nelle case di argilla ed il cui fondamento è nella polvere" (Giobbe 4:19). Hashem è Eccelso e persino al di là queste descrizioni!" (a cura diMoty Segal,Maimonides,Sefer Hamada - Il Libro della Conoscenza:Mishneh Torah - Iad Hajazaká -Rambam,Moach Edizione)
^InEncyclopedia Judaica, vol. XIX pagg. 692 e segg. New York, MacMillan, 2007.
^«Theology is therefore that science which treats of God and of the relations between God and the universe» (The Idea of Systematic Theology, p. 248, inThe Presbyterian and Reformed Review, VII, 1896, pp. 243-271).
^L'espressione comincia ad essere attribuita a Giovanni a partire dal III o IV secolo (cfr.Enciclopedia Treccani).
^Raimon Panikkar,I Veda. Mantramañjarī, a cura di Milena Carrara Pavan, traduzioni di Alessandra Consolaro, Jolanda Guardi, Milena Carrara Pavan, Milano, BUR, 2001, pp. 954-961.
^L'Antiquitates si suddivide in due sezioni, la I concernente le antichità profane oRes humanae (libri 1-25), la II le sacreRes divinae (libri 26-41).
André-Jean Festugière,La rivelazione di Ermete Trismegisto. Volume II: Il Dio cosmico, Milano-Udine, Mimesis, 2020 [1949], Appendice III. Per la storia della parola θεολογία, pp. 1245-1252.
Werner Jaeger,La teologia dei primi pensatori greci (1953), trad. it., Firenze, La Nuova Italia, 1961.
Giuseppe Lorizio (a cura di),Teologia Fondamentale, 4 volumi, Roma, Città Nuova, 2004-2005,SBNTO01354241.
Battista Mondin,Storia della teologia, 4 voll., Bologna, ESD, 1997.
Giovanni Reale (a cura di),I presocratici. Prima traduzione integrale con testi originali a fronte delle testimonianze e dei frammenti di Hermann Diels e Walther Kranz, Bompiani, Milano, 2006.