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Tardo impero romano

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Tardo impero romano
Tardo impero romano - Localizzazione
Tardo impero romano - Localizzazione
L'Impero romano sotto latetrarchia di Diocleziano (295-305)
Dati amministrativi
Lingue parlatelatino: ufficiale, di cultura e, inOccidente, d'uso;greco: di cultura e, inOriente, d'uso
CapitaleRoma
Altre capitaliAugusta Treverorum,Mediolanum,Nicomedia,Sirmio,Ravenna,Antiochia eCostantinopoli
Politica
Forma di governoDominato
Imperatore (Cesare eAugusto)Elenco
Organi deliberativiSenato romano
NascitaNovembre del284 conDiocleziano
CausaBattaglia del fiume Margus
Fine476 conRomolo Augusto
CausaDeposizione di Romolo Augusto da parte diOdoacre
Territorio e popolazione
Bacino geograficoEuropa ebacino del Mediterraneo
Massima estensione4 400 000 km² nelIV secolo
Popolazionetra 55 milioni e 120 milioni nelIV secolo
Economia
Valutamonetazione romana imperiale
Risorseoro,argento,ferro,stagno,ambra,cereali,pesca,ulivo,vite,marmi
Produzionivasellame,oreficeria,armi
Commerci conParti,Africa subsahariana,India,Arabia,Ceylon,Cina
Esportazionioro
Importazionischiavi,animali,seta,spezie
Religione e società
Religioni preminentireligione romana,religione greca,religione egiziana,mitraismo
Religione di Statoreligione romana sino al 27 febbraio380, quindireligione cristiana
Religioni minoritariereligione ebraica,druidismo
Classi socialicittadini romani (nobilitas epopulus;senatores,equites (cavalieri) e resto delpopulus; dalIII secolo in poi:honestiores ehumiliores),peregrini (sudditi dell'impero senza cittadinanza, solo fino al 212),stranieri,liberti,schiavi
Evoluzione storica
Preceduto daAlto impero romano
Succeduto daRegni romano-barbarici in Occidente
Impero bizantino
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Iltardo impero romano obasso impero romano rappresentò l'ultima parte dellastoria politica romana che va dalla presa di potere diDiocleziano nel 284 allacaduta dell'Impero romano d'Occidente nel 476, anno in cuiOdoacre depose l'ultimo imperatore legittimo,Romolo Augusto. La vita dell'Impero romano d'Oriente si protrarrà invece fino al momento dellaconquista di Costantinopoli da parte degliottomani nel 1453. È da notare che, se in Occidente il periodo tardo-imperiale termina nel 476, in Oriente invece lo si fa terminare per convenzione con il regno diEraclio (610-641), in quanto il suo regno fu segnato da riforme che trasformarono profondamente l'impero, liberandolo della decadente eredità tardo-romana e segnando dunque la fine in Oriente del "periodo tardo-romano" (o "proto-bizantino").

Al suo apice si espandeva per 4,4 milioni di km2, risultando ilsecondo impero più vasto del suo tempo dopo l'Impero cinese nelII secolo d.C..[1][2][3] Il calcolo di quest'area non è univoco, a causa di alcune dispute e della presenza diregni clienti il cui rapporto conRoma non è sempre chiaro, ma si tende a considerare tra 4,0 e 4,4 milioni di km2, con un dato mediano di 4,2 e un'area di influenza politico-militare fino a 5,0 milioni di km2.[4][5][6] Malgrado non sia mai stato l'impero più vasto del mondo antico, venendo superato da molti altri, è considerato il primo per qualità di governo, organizzazione e gestione, avendo consolidato il proprio dominio per secoli.[4]

Oltre all'Impero romano d'Oriente, unico Stato successore a pieno titolo dell'Impero romano, le altre entità statuali che si rifecero a esso inOccidente furono ilRegno franco e ilSacro Romano Impero.

Antefatto

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Lo stesso argomento in dettaglio:Alto impero romano, Crisi del III secolo e Invasioni barbariche del III secolo.

I cento anni che seguirono la morte di Alessandro Severo segnarono la sconfitta dell'idea di impero delle dinastie giulio-claudia e antonina. Tale idea si basava sul fatto che l'impero si fondava sulla collaborazione tra l'imperatore, il potere militare e le forze politico-economiche interne. Nei primi due secoli dell'impero la contrapposizione tra poteri politici e potere militare si era mantenuta,[7] anche se pericolosamente (lotte civili), all'interno di un certo equilibrio, garantito anche dalle enormi ricchezze che affluivano allo Stato e ai privati tramite le campagne di conquista. Nel III secolo d.C., però, tutte le energie dello Stato venivano spese non per ampliare, ma per difendere i confini dalle invasioni barbare. Quindi, con l'esaurimento delle conquiste, il peso economico e l'energia politica delle legioni finirono per rovesciarsi all'interno dell'impero invece che all'esterno, con il risultato che l'esercito, che era stato il fattore principale della potenza economica, finì per diventare un peso sempre più schiacciante, mentre la sua prepotenza politica diventava una fonte permanente dianarchia.[8]

Nei quasi cinquant'anni di anarchia militare si succedettero ben 21 imperatori acclamati dall'esercito, quasi tutti morti assassinati. Inoltre, l'impero dovette affrontare contemporaneamente una serie di pericolose incursioni barbariche (Goti,Franchi,Alemanni,Marcomanni) che avevano sfondato il limes renano-danubiano a nord e l'aggressività della dinastia persiana deiSasanidi, che aveva sostituito iParti. Solo grazie alla determinazione di una serie di imperatori originari dellaDalmazia, l'impero, giunto sull'orlo della disgregazione e del collasso (intorno al 270 d.C. era avvenuta anche la secessione di alcune province, in cui si erano formate due entità separate dal governo di Roma: l'Imperium Galliarum in Gallia e in Britannia, e ilRegno di Palmira in Siria, Cilicia, Arabia, Mesopotamia ed Egitto), riuscì a riprendersi.

Civiltà tardo-romana

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Lo stesso argomento in dettaglio:Tarda antichità e Storia delle campagne dell'esercito romano in età tardo-imperiale.

Per ogni aspetto della società tardo-romana (es. forma di governo, diritto, religione, economia, cultura letteraria, artistica, ecc.) si rimanda alla vocetarda antichità; riguardo invece agli aspetti militari, si rimanda alla vocestoria delle campagne dell'esercito romano in età tardo-imperiale.

Cronologia dei principali eventi politici tardo-imperiali (284-476)

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Lo stesso argomento in dettaglio:Imperatori romani, Linea di successione degli imperatori romani e Usurpatori romani.

Dopo circa mezzo secolo di instabilità, salì al potere il generaleilliricoGaio Aurelio Valerio Diocleziano, che riorganizzò il potere imperiale istituendo latetrarchia, ovvero una suddivisione dell'impero in quattro raggruppamenti distinti di province, due affidati agliaugusti (Massimiano e lo stesso Diocleziano) e due affidati aicesari (Costanzo Cloro eGalerio), che erano anche i successori designati. In questa circostanza anche l'Italia venne suddivisa in province. Più in generale si verificò in questi anni una progressiva marginalizzazione delle aree più antiche dell'impero a vantaggio dell'Oriente, forte di tradizioni civiche più antiche e di un'economia mercantile maggiormente consolidata, assai più prospero quanto a politica, amministrazione e cultura. L'istituzione della suddettatetrarchia avrebbe inoltre in qualche modo frenato lacrisi del terzo secolo. Il sistema, però, non resse e quando Diocleziano si ritirò a vita privata scoppiarono nuove lotte per il potere, dalle quali uscì vincitoreCostantino, figlio di Costanzo Cloro.

In definitiva, la grande crisi delIII secolo aveva finito per sviluppare una monarchia assoluta(Dominato), fondata su un esercito violento e una burocrazia invadente. Della vecchia aristocrazia senatoria che aveva guidato insieme al Principe l'impero restavano soltanto gli ozii culturali, l'immane ricchezza e gli enormi privilegi rispetto alla massa del popolo, ma il potere ormai era nelle mani della corte imperiale e dei militari.[9]Diocleziano, inoltre, per meglio sottolineare l'incontestabilità e la sacralità del proprio potere, evitando così le continue usurpazioni che avevano provocato la grave crisi politico-militare del III secolo, decise di evidenziare la distanza fra sé e il resto dei sudditi, introducendo rituali di divinizzazione dell'imperatore tipicamente orientali.[10] Il problema più grave per la stabilità dell'impero rimase, però, quello di una regolare successione, che néDiocleziano con il sistema tetrarchico néCostantino con il ritorno al sistema dinastico riuscirono a risolvere. Inoltre, in ambito economico-finanziario, né Diocleziano néCostantino riuscirono a risolvere i problemi che assillavano da tempo l'impero, ovvero l'inflazione galoppante e la pressione fiscale oppressiva: l'editto dei prezzi stabilito nel 301 da Diocleziano per calmierare le merci in vendita sul mercato si rivelò fallimentare, mentre Costantino con l'introduzione delsolidus riuscì a stabilizzare il valore della moneta forte, preservando il potere d'acquisto dei ceti più ricchi, ma a scapito di quello dei ceti più poveri, che furono abbandonati a sé stessi.

La tetrarchia (284-305)

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Lo stesso argomento in dettaglio:Diocleziano e Tetrarchia di Diocleziano.

La struttura dell'impero romano si era ormai evoluta, ai tempi di Diocleziano, in una specie di dualismo tra la città diRoma, amministrata dalSenato, e l'Imperatore, che invece percorreva l'impero e ne ampliava o difendeva i confini. Il rapporto tra Roma e l'impero era ambivalente: se l'Urbe era il punto di riferimento ideale della"Romània", in ogni caso il potere assoluto era ormai passato al monarca odominus, l'Imperatore, che spostava il suo luogo di comando a seconda delle esigenze militari dell'impero. Ormai era chiaro il decadimento di Roma come centro nevralgico dell'impero.[11]

Ottenuto il potere,Diocleziano nominò nel novembre del 285 come suo vice in qualità dicesare, un valente ufficiale di nomeMarco Aurelio Valerio Massimiano, che pochi mesi più tardi elevò al rango diaugusto il 1º aprile del 286 (chiamato oraNobilissimus et frater),[12] formando così unadiarchia in cui i due imperatori si dividevano su base geografica il governo dell'impero e la responsabilità della difesa delle frontiere e della lotta contro gli usurpatori.[13]

Nel 293Diocleziano procedette a un'ulteriore divisione funzionale e territoriale dell'intero impero in quattro parti, al fine di facilitare le operazioni militari. Nominò così come suocesare per l'OrienteGalerio eMassimiano fece lo stesso conCostanzo Cloro per l'Occidente. L'impero fu così diviso in quattro macro-aree:

Il sistema si rivelò efficace per la stabilità dell'impero e rese possibile agli augusti di celebrare ivicennalia, ossia i vent'anni di regno, come non era più successo dai tempi diAntonino Pio. Restava da mettere alla prova il meccanismo della successione: il 1º maggio del 305 Diocleziano e Massimiano abdicarono, ma la tetrarchia si rivelerà un fallimento politico, generando una nuova ondata diguerre civili.

Le guerre civili (306-324)

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Lo stesso argomento in dettaglio:Guerra civile romana (306-324).

Il 1º maggio del 305 Diocleziano e Massimiano abdicarono (ritirandosi il primo aSpalato e il secondo inLucania).[14] Laseconda tetrarchia prevedeva che i loro rispettivi duecesari diventasseroaugusti (Galerio per l'Oriente eCostanzo Cloro per l'Occidente[15][16]), provvedendo questi ultimi a nominare a loro volta i propri successori designati (i nuovicesari): Galerio scelseMassimino Daia e Costanzo Cloro scelseFlavio Valerio Severo.[16] Sembra però che poco dopo, lo stesso Costanzo Cloro, rinunciò a parte dei suoi territori (Italia eAfrica)[15] a vantaggio dello stesso Galerio, il quale si trovò a dover gestire duecesari:Massimino Daia a cui aveva affidato l'Oriente,[16] Flavio Valerio Severo a cui rimase l'Italia (e forse l'Africa),[16] mentre tenne per sé stesso l'Illirico.[17] Il sistema rimase invariato fino alla morte diCostanzo Cloro avvenuta aEburacum il 25 luglio del 306.[15][18]

Con la morte di Costanzo Cloro (25 luglio del 306[15][18]), il sistema andò in crisi: il figlio illegittimo dell'imperatore defunto,Costantino venne proclamatocesare[17][18] dalle truppe in competizione con il legittimo erede, Severo. Qualche mese più tardi,Massenzio, figlio del vecchio augustoMassimiano Erculeo, si fece acclamare, grazie all'appoggio di ufficiali come Marcelliano, Marcello, Luciano[19] e daipretoriani, ripristinando il principio dinastico.

Galerio si rifiutò di riconoscereMassenzio e inviò aRoma,Severo (che si trovava aMediolanum[20]) con un esercito, allo scopo di deporlo. Poiché, però, gran parte dei soldati di Severo avevano servito sotto Massimiano, dopo aver accettato denaro da Massenzio disertarono in massa.[20] Severo fuggì aRavenna,[20] dove fu assediato dal padre di Massenzio,Massimiano. La città era molto ben fortificata, cosicché Massimiano offrì delle condizioni per la resa che Severo accettò: fu preso da Massimiano e ucciso.[17][21][22][23]

Solo l'11 novembre 308 si tenne aCarnuntum, sull'altoDanubio, un incontro cui parteciparonoGalerio, che lo organizzò, Massimiano eDiocleziano, richiamato da Galerio. In questa occasione venne riorganizzata unaquarta tetrarchia: Massimiano fu obbligato ad abdicare, mentreCostantino fu nuovamente degradato acesare, mentreLicinio, un leale commilitone di Galerio, fu nominatoaugusto d'Occidente.[24][25]

Il quarto periodo tetrarchico, iniziato l'11 novembre del 308, terminò il 5 maggio del 311 quando Galerio morì eMassimino Daia si impadronì dell'Oriente, lasciando a Licinio il solo Illirico.[26] Ora l'impero romano era nuovamente diviso in quattro parti: Massimino Daia e Licinio in Oriente, Costantino e Massenzio in Occidente. Si trattava della "quinta tetrarchia". In realtà poco dopo Massimino, Costantino e Licinio si coalizzarono per eliminare il primo dei quattroaugusti: Massenzio che possedeva ora Italia e Africa.[27] Così nel 312, Costantino, riunito ungrande esercito, mosse alla volta dell'Italia attraverso leAlpi,[28] fino a scontrarsi con l'esercito di Massenzio nella decisivabattaglia di Ponte Milvio,[25] il 28 ottobre del 312.[29] Massenzio fu sconfitto e ucciso.[30] Con la morte di Massenzio, tutta l'Italia passò sotto il controllo di Costantino.[31] Poi nel febbraio del 313,Licinio e Costantino si incontrarono aMediolanum, dove i due strinsero un'alleanza (rafforzata dal matrimonio di Licinio con la sorella di Costantino,Flavia Giulia Costanza),[32][33][34][35][36][37][38] che prevedeva di eliminare il terzo imperatore, Massimino Daia. Licinio lo affrontò e sconfisse nellabattaglia di Tzirallum il 30 aprile di quest'anno.[39] Massimino Daia, morì pochi dopo (agosto).[25][40] Restavano ora solo due augusti: Costantino per l'Occidente e Licinio per l'Oriente.[41]

Per undici anni l'Impero romano fu retto da Costantino e Licinio, più tardi affiancati dai loro rispettivi figli, nominatiCesari. A partire, infatti, dal 317, dopo un primo scontro armato avvenuto pressoMardia,[42] i dueAugusti scesero a patti, firmando una tregua (1º marzo 317). Licino dovette cedere a Costantino l'Illirico.[43] In cambio Licinio ottenne la possibilità di governare autonomamente la sua parte di impero. Erano sorti così due regni "separati" e indipendenti, ben lontani dalprogetto tetrarchico diDiocleziano, che prevedeva un'"unità" imperiale.[44] Con la fine delle ostilità i dueAugusti elevarono aCesari i loro stessi figli (Serdica il 1º marzo del 317):Crispo (a cui fu affidata laGallia) eCostantino II per Costantino, mentreValerio Liciniano Licinio per Licinio.[44][45][46][47]

Lo scontro finale avvenne pochi anni più tardi, quando nel 323, un'orda diGoti, che avevano deciso di attraversare l'Istro, tentarono di devastare i territori romani dellaMesia inferiore e dellaTracia.[48] Costantino, informato di ciò,[49] marciò contro di loro, penetrando però nei territori all'altroaugustoLicinio e ricevendo tutta una serie di proteste ufficiali da parte dello stesso, che sfociarono nella fase finale della guerra civile tra i due.[50] Nel 324 si ebbero una serie di scontri tutti favorevoli a Costantino (adAdrianopoli,[51]Bisanzio, nell'Ellesponto,[52] eCrisopoli[53]) che portarono Licinio, ora assediato aNicomedia, a consegnarsi al suo rivale, il quale lo mandò in esilio come privato cittadino aTessalonica[54] (messo a morte l'anno successivo[54][55]). Costantino era ora l'unico padrone del mondo romano.[56][57][58][59][60][61][62][63] Per questo motivo lamonetazione degli anni successivi ne celebrò la sua unità con la scritta "Restitutor Orbis".[64] L'anno successivo il nuovo imperatore d'Occidente e Oriente partecipò alConcilio di Nicea.

Costantino e i Costantinidi (324-363)

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Lo stesso argomento in dettaglio:Costantino I e Dinastia costantiniana.
Costantino I detto il Grande, primo imperatore cristiano

Nel 324 iniziano invece i lavori per la fondazione della nuova capitale,Costantinopoli. La fase dalla riunificazione imperiale alla morte di Costantino il Grande (avvenuta nel 337), vide l'imperatore cristiano riordinare l'amministrazione interna e religiosa, oltre a consolidare l'interosistema difensivo lungo i trattirenano edanubiano e ottenendo importanti successi militari che portarono a "controllare" buona parte di quei territori ex romani, che erano stati abbandonati daGallieno eAureliano: dall'Alamannia (Agri decumates), allaSarmatia (piana meridionale delTibisco, ovvero ilBanato) fino allaGothia (Oltenia eValacchia). E sempre a partire da questi anni, Costantino continuò a utilizzare quali sueresidenze imperiali preferiteSerdica,Sirmium eTessalonica, oltre alladioclezianeaNicomedia.

Il 18 settembre 335, Costantino elevò il nipoteDalmazio al rango dicesare, assegnandogli laThracia, l'Achaea e laMacedonia, con probabile capitale aNaisso[65] e compito principale la difesa di quelle province contro iGoti, che le minacciavano di incursioni.[66] Costantino divise così di fatto l'impero in quattro parti, tre per i figli e una per il nipote; la nomina di Dalmazio, però, dovette incontrare l'opposizione dell'esercito,[67] che aveva palesato la propria preferenza per l'accesso della linea dinastica diretta al trono.

Morto Costantino (22 maggio del 337), mentre stava ancora preparando unacampagna militare contro iSasanidi, la situazione vedeva il potere spartito tra i suoi figli e nipoti,cesari:Costanzo II, che era impegnato inMesopotamia settentrionale a supervisionare la costruzione delle fortificazioni frontaliere,[68] si affrettò a tornare aCostantinopoli, dove organizzò e presenziò alle cerimonie funebri del padre: con questo gesto rafforzò i suoi diritti come successore e ottenne il sostegno dell'esercito, componente fondamentale della politica di Costantino.

Lefrontiere settentrionali e orientali alla morte diCostantino I, con iterritori acquisiti nel corso del trentennio di campagne militari (dal 306 al 337), oltre alla divisione imperiale tra figli e nipoti:Costantino II,Costante I,Costanzo II,Dalmazio Cesare eAnnibaliano

Durante l'estate del 337 si ebbe un eccidio, per mano dell'esercito, dei membri maschili delladinastia costantiniana e di altri esponenti di grande rilievo dello Stato: solo i tre figli di Costantino e due suoi nipoti bambini (Gallo eGiuliano, figli del fratellastroGiulio Costanzo) furono risparmiati.[69] Le motivazioni dietro questa strage non sono chiare: secondoEutropio Costanzo non fu tra i suoi promotori ma non tentò certo di opporvisi e condonò gli assassini;[70]Zosimo invece afferma che Costanzo fu l'organizzatore dell'eccidio.[71] Nel settembre dello stesso anno i tre cesari rimasti (Dalmazio era stato vittima della purga) si riunirono aSirmio inPannonia, dove il 9 settembre furono acclamati imperatori dall'esercito e si spartirono l'impero: Costanzo si vide riconosciuta la sovranità sull'Oriente.

La divisione del potere tra i tre fratelli durò poco:Costantino II morì nel 340, mentre cercava di rovesciareCostante I; nel 350 Costante fu rovesciato dall'usurpatoreMagnenzio, e poco dopoCostanzo II divenne unico imperatore (dal 353), riunificando ancora una volta l'impero. Il periodo poi fu caratterizzato da unventicinquennio di guerre lungo illimes orientale contro learmate sasanidi, prima da parte di Costanzo II e poi del nipoteFlavio Claudio Giuliano (tra il 337 e il 363).[72]

Nel 361 venne proclamato Augusto Giuliano, Cesare inGallia. Il suo governo durò solo tre anni, eppure ebbe grande importanza, sia per il tentativo di ristabilire un sistema religioso politeistico (per questo sarà detto l'Apostata), sia per lacampagna militare condotta contro i Sasanidi, nella quale l'Imperatore perì nel corso di una battaglia, dopo alcuni successi iniziali, a cui seguì una difficoltosa ritirata. Venne eletto suo successore Gioviano, il quale per portare il suo esercito sano e salvo in territorio imperiale, firmò una pace definita "vergognosa" con la Persia, alla quale vennero cedute le cinque province al di là del Tigriconquistate da Diocleziano e alcune importanti città di frontiera comeNisibi.[73]

I Valentiniani e Teodosio (364-395)

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Lo stesso argomento in dettaglio:Casata di Valentiniano.
Sant'Ambrogio converteTeodosio, tela diPierre Subleyras, 1745

Nel 364 fu incoronato imperatoreValentiniano I; quest'ultimo, su richiesta dell'esercito, nominò un collega (il fratelloValente) a cui assegnò la parte orientale dell'impero. Valente, subito dopo l'ascesa al trono, dovette fronteggiare l'usurpazione diProcopio, su cui ebbe però la meglio nellabattaglia di Tiatira, catturandolo e giustiziandolo. Secondo lo storico anticoAmmiano Marcellino, Valentiniano fu un sovrano crudele, che lanciò una violenta persecuzione contro tutti coloro accusati di stregoneria (una persecuzione così violenta che, usando le parole del Gibbon, pare che «nelle province meno piacevoli i prigionieri, gli esuli e i fuggiaschi costituissero la maggioranza degli abitanti»[74]) e godeva nel vedere la sua orsa Innocenza sbranare i condannati a morte nella sua camera da letto.[75][76] Pur con i suoi difetti, Valentiniano si dimostrò comunque un buon governante: egli infatti mise fine a molti degli abusi che avvenivano ai tempi di Costanzo, promulgò alcune leggi a favore del popolo (condannò l'esposizione dei neonati e istituì nei quattordici quartieri di Roma altrettanti medici), e favorì l'insegnamento della retorica, una disciplina ormai in declino.[77] Inoltre istituì la carica diDefensor civitatis, una sorta di avvocati che difendevano i diritti del popolo.[78] Non va dimenticato che tollerò il paganesimo, garantendo a tutte le religioni libertà di culto. Inoltre ottenne anche alcuni successi contro i Barbari, fronteggiando con successouna rivolta dei Mauri in Africa ele incursioni barbarichein Britannia,in Gallia enell'Illirico. Durante una guerra contro iQuadi, alcuni ambasciatori quadi si recarono dall'imperatore per implorare clemenza; l'Imperatore si adirò talmente tanto per il discorso degli ambasciatori che nel corso dell'irata risposta fu colpito da unictus cerebrale e morì.[79]

Venne nominato suo successore in OccidenteGraziano. Nel frattempo i GotiTervingi (erroneamente identificati a posteriori con iVisigoti), pressati dagli Unni che avevano invaso le loro terre, chiesero all'Imperatore d'Oriente Valente di potersi stanziare in territorio romano; alla fine Valente decise di accettare, ma a condizione che i Barbari consegnassero tutte le loro armi e si separassero dai figli; tuttavia, una volta entrati in territorio romano, i Goti vennero talmente maltrattati che decisero di rivoltarsi, dando così inizio allaguerra gotica.[80] A complicare la situazione contribuì il fatto che ai Tervingi si unirono iGreutungi (erroneamente identificati a posteriori con gliOstrogoti), i quali, approfittando del caos, attraversarono anch'essi il Danubio, coalizzandosi con i Tervingi. Nel tentativo di fermare i Barbari, l'imperatore Valente morì nel corso dellabattaglia di Adrianopoli, nella quale 15 000 soldati dell'impero romano d'Oriente vennero massacrati (9 agosto 378). Graziano affidò l'impero d'Oriente aTeodosio I, al quale affidò le diocesi di Macedonia e Dacia - storicamente appartenenti all'Occidente, ma minacciate dai Goti. Non riuscendo però a ottenere una vittoria totale sui Goti, alla fine l'imperatoreTeodosio I (successore di Valente in oriente) fu costretto a riconoscerli comefoederati (cioè alleati) dell'impero (382). I Goti vennero stanziati nell'Illirico Orientale, dove ricevettero delle terre e l'obbligo di aiutare l'impero nelle lotte contro gli altri barbari, ma venne concessa loro anche una certa semiautonomia dall'impero, permettendo loro di mantenere la propria organizzazione tribale ma non un capo unico.[81]

Nel 382 l'imperatore Graziano abolirà definitivamente ogni residuo di paganesimo: il titolo dipontefice massimo, i finanziamenti pubblici ai sacerdoti pagani, la statua e l'ara della Vittoria ancora presenti nella curia. La morte diGraziano nel 383 per opera dell'usurpatoreMagno Massimo, che controllava laGallia e laSpagna, segnò una nuova minaccia per l'impero. La zelante tutela della religione cristiana di Magno Massimo, con la decapitazione dell'ereticoPriscilliano, fu ritenuta una valida garanzia dell'affidabilità del generale iberico, tanto che il nuovo imperatore d'Occidente,Valentiniano II, lo accettò come collaboratore. Teodosio peròsconfisse e fece giustiziare Magno Massimo (388), ripristinando la formadiarchica. Con la morte di Valentiniano II in circostanze misteriose nel 392 (forse fatto uccidere dal suo ministroArbogaste), Teodosio tornò a essere imperatore unico, anche se negli anni successivi dovette difendere il proprio trono da un usurpatore,Eugenio, che sconfisse nellabattaglia del Frigido (394). Nelle campagne contro gli usurpatori Teodosio I ottenne l'appoggio deifoederati Goti stanziati nell'Illirico, 10 000 dei quali furono uccisi durante la battaglia del Frigido;Orosio, che detestava i Goti, sostenne che con quella battaglia Teodosio I aveva ottenuto due trionfi: uno sull'usurpatore e uno suifoederati Goti, che avevano subito pesanti perdite.

L'impero romano alla morte di Teodosio (395)

Teodosio I governò con saldo pugno, portando a compimento alcune iniziative in linea con il mutare dei tempi. Dopo aver patteggiato con iVisigoti represse duramente il dissenso: quando aTessalonica finì ucciso un comandantegoto nel corso di rivolte contro l'insediamento dei barbari in terre di privati cittadini, l'imperatore rispose ordinando il massacro di settemila tessalonicesi ignari, mentre assistevano a una corsa di cavalli nell'ippodromo della città. Nonostante le scuse pubbliche dell'Imperatore imposte daAmbrogio di Milano, la notizia si diffuse per tutto l'impero e fu un forte segnale di avvertimenti verso i sudditi. Inoltre Teodosio con l'editto di Tessalonica (edecreti successivi), proibì qualsiasi culto pagano e proclamò il cristianesimo religione di Stato,perseguitando in diverse forme ilpaganesimo, trasformando in tal modo l'impero in uno Statocristiano.

Alla morte dell'Imperatore nel 395, fu in qualche modo ripristinato, per volontà stessa di Teodosio, il sistema diDiocleziano, nominando dueaugusti: suo figlio maggioreArcadio per lapars orientis e il minoreOnorio per lapars occidentis.

Bisogna tener presente che gli imperatori provengono spesso dalle zone periferiche dell'impero (in gran parte dall'Europa orientale di lingua latina), ma proprio per questo pervasi da un più profondo sentimento di romanità (comeAureliano,Diocleziano oCostantino I). Molti Imperatori quasi non conoscono Roma, la vita militare li costringe a vivere (e spesso a morire) in prossimità della frontiera danubiana, in Siria, Mesopotamia o Britannia. Le loro visite all'Urbe si faranno sempre più sporadiche ed effettuate in taluni casi per celebrare un trionfo, o per esercitare una forma di controllo su un Senato sempre più esautorato.

È importante notare che la pressione dei barbari sull'impero non sempre è distruttiva, nel senso che molti barbari non desiderano altro che entrare a far parte dell'impero, stanziandosi sul territorio oppure offrendosi al servizio di questo (si vedano i generali d'origini germane come il grandeStilicone, o il caso diMagnenzio, che tuttavia si autoproclamò imperatore,Arbogaste, che dopo un'onorevole carriera in cui fece addirittura le veci dell'Imperatore in Occidente probabilmente fece assassinare l'imperatoreValentiniano II, ecc.).

Tuttavia, quando si accorgono che il rapporto di forze è loro favorevole, a volte i capi barbari non esitano a rompere gli indugi e misurarsi in battaglia con le forze imperiali. A questo proposito è indicativa la clamorosa sconfitta subita daValente da parte deiGoti che successivamente distruggeranno ancheMilano o ilsacco di Roma da parte diAlarico frustrato nella sua ambizione di venir nominatomagister militum dell'impero e sentitosi tradito dai Romani che lo avevano lusingato con fallaci promesse.

La divisione definitiva in due Imperi: Occidente e Oriente (395-476)

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Lo stesso argomento in dettaglio:Casata di Teodosio, Impero romano d'Occidente e Impero romano d'Oriente.
Mappa dell'impero romano dopo la morte di Teodosio I

Sotto Teodosio I l'impero fu per l'ultima volta unito. Con la morte di quest'ultimo nel 395 l'impero venne suddiviso definitivamente in due parti, ognuna delle quali andò ai figli dell'imperatore: l'impero romano d'Occidente al figlioOnorio, mentre l'impero romano d'Oriente oimpero bizantino (da Bisanzio, la sua capitale) al figlioArcadio. A tutela dei due imperatori mise un generalevandalo verso il quale nutriva molta fiducia:Stilicone.

Non era nelle intenzioni di Teodosio creare due organismi politici differenziati e completamente indipendenti fra di loro. La sua finalità era piuttosto quella di ricollegarsi, attraverso questa scelta, sia alle tradizioni tetrarchiche, sia a quelle post-costantiniane. La divisione doveva cioè rivestire un carattere puramente burocratico, amministrativo, o riconducibile al problema della difesa militare. Quella che agli inizi doveva essere, come già accaduto in passato, una semplice divisione amministrativa, diede invece origine a due entità statuali ben differenziate fra di loro e che non si sarebbero mai più ricongiunte, intraprendendo dei percorsi di sviluppo sempre più autonomi fra di loro: l'impero romano d'Occidente e quello d'Oriente. Anche in questo caso i contemporanei non sentirono di vivere un evento epocale, poiché percepivano di essere ancora parte di un unico mondo, di un'unicaromanità, anche se amministrata separatamente, come del resto era già accaduto più volte in passato. L'idea dell'unità restò salda nelle coscienze ancora per lungo tempo, e certo non si era ancora spenta quando, nel 476, il re degli EruliOdoacre depose l'ultimo Imperatore d'Occidente,Romolo Augusto, e rimise le insegne dell'impero all'imperatore d'OrienteZenone.

La parte occidentale, più provata economicamente, politicamente, militarmente, socialmente e demograficamente per via delle continue lotte dei secoli precedenti e per la pressione delle popolazioni barbariche ai confini entrò ben presto in uno stato irreversibile di decadenza e, fin dal primo ventennio delV secolo, gli Imperatori d'Occidente videro venir meno la loro influenza in tutto il Nord Europa (Gallia,Britannia, Germania) e in Spagna, mentre gliUnni, negli stessi anni, si stabilivano inPannonia.

Declino e caduta dell'impero d'Occidente (395-476)

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Lo stesso argomento in dettaglio:Caduta dell'Impero romano d'Occidente.
L'impero romano nel 476, al momento della caduta dell'impero romano d'Occidente
Il regno di Onorio (395-423)
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Dopo il 395, gli Imperatori d'Occidente erano di solito imperatori fantoccio, i veri regnanti erano generali che assunsero il titolo dimagister militum,patrizio o entrambi—Stilicone dal 395 al 408,Constanzo dal 411 al 421,Ezio dal 433 al 454 eRicimero dal 457 al 472.

L'inizio del declino definitivo della parte occidentale coincide, quindi, quando iVisigoti, condotti dal loro reAlarico, attaccarono l'impero d'Occidente.

Dittico di Stilicone,Monza, Tesoro del Duomo

Con la morte diTeodosio I e la divisione definitiva dell'impero romano traOccidente eOriente tra i due suoi figliOnorio I eArcadio, il generale visigotoAlarico ruppe l'alleanza con l'impero, penetrò in Tracia e la devastò, arrivando ad accamparsi sotto le mura diCostantinopoli. Il generaleStilicone si diresse controAlarico, ma Arcadio, spinto dalprefetto del pretorioFlavio Rufino, nemico di Stilicone, ordinò alle truppe orientali, che formavano una parte dell'armata di Stilicone, di far ritorno in Oriente. In Oriente infatti si aveva ancora timore che in realtà Stilicone mirasse a conquistare il dominio anche di Costantinopoli tornando a unire ancora una volta l'impero sotto un'unica guida.[82] Nel 396Arcadio nominò Alaricomagister militum per l'Illirico, mentre Stilicone fu dichiarato nemico pubblico dell'Oriente.[82] I Visigoti, insoddisfatti della sistemazione, puntarono verso l'Italia. Mossi dal loro reAlarico, giunsero inItaliaassediando Milano, ma vennero sconfitti da Stilicone aPollenzo (402) e aVerona (403), anche se nel frattempo Stilicone cercò una mediazione tra le due parti.

Nel frattempo, l'ulteriore avanzata degli Unni verso l'Occidente portò numerose popolazioni che si trovavano lungo il medio corso del Danubio a invadere l'impero: mentre i Goti diRadagaiso invasero l'Italia e furono annientati da Stilicone aFiesole (405), Vandali, Alani e Svevi, invasero le Gallievarcando il Reno (31 dicembre 406) approfittando della scarsa sorveglianza dei confini resa necessaria dalle campagne di Stilicone contro i Visigoti e contro Radagaiso. Nel frattempo in Britannia scoppiò una rivolta dell'esercito, che elesse usurpatoreCostantino III: questi spostò le legioni romane a difesa della Britannia in Gallia per strapparla a Onorio e per combattere gli invasori del Reno. A causa dei fallimenti di Stilicone nell'affrontare l'invasione del Reno e gli usurpatori nelle Gallie e dei tentativi di negoziazione con Alarico, Stilicone fu sospettato di aver tradito l'impero favorendo i barbari e fu condannato alla decapitazione per ordine diOnorio (408).

Raffigurazione delsacco di Roma condotto daiVisigoti diAlarico nel 410

Onorio però non era in grado di resistere ai Visigoti, capeggiati daAlarico, che il 24 agosto del 410saccheggiarono Roma (Onorio dal 402 era asserragliato nell'imprendibile Ravenna, difesa dalle paludi deldelta del Po). Il sacco di Alarico non fu il più drammatico della storia della città: vi furono episodi cruenti, ma il re visigoto era cristiano e rese omaggio alle tombe degli Apostoli, rispettando la sacralità delcaput mundi. Nonostante ciò la violazione dell'Urbe sconvolse il mondo antico, ispirando ilDe civitate Dei diAgostino di Ippona, che si chiedeva come Dio avesse potuto permettere una profanazione così inaudita. Alarico morì mentre cercava di raggiungere l'Africa marciando in Italia meridionale. Il suo successore,Ataulfo, condusse il popolo visigoto in Gallia.

Nel frattempo gli invasori del Reno non trovarono opposizione devastando per due anni l'intera Gallia, per poi passare indisturbati in Spagna nel 409.[83] Nel 411, occupata la Spagna, se la spartirono tra loro come segue:

«[I barbari] si spartirono tra loro i vari lotti delle province per insediarvisi: i Vandali [Hasding] si impadronirono della Galizia, gli Svevi di quella parte della Galizia situata lungo la costa occidentale dell'Oceano. Gli Alani ebbero la Lusitania e la Cartaginense, mentre i Vandali Siling si presero la Betica. Gli spagnoli delle città e delle roccaforti che erano sopravvissuti al disastro si arresero in schiavitù ai barbari che spadroneggiavano in tutte le province.»

(Idazio,Cronaca, s.a. 411.)

Nel 409/410, inoltre, la Britanniasecessionò dall'Impero e anche l'Armorica si rivoltò all'usurpatore Costantino III. La situazione per l'Impero era dunque disperata, invaso dai barbari in Italia e Spagna e occupato da usurpatori e ribelli in Gallia e Britannia. La situazione migliorò leggermente quando il comando dell'esercito fu affidato aFlavio Costanzo, valente generale, il quale riuscì a sconfiggere gli usurpatori Costantino III, Sebastiano e Gioviano (in Gallia), Massimo (in Spagna) ed Eracliano (in Africa). Costanzo cercò ora di raggiungere una pace con il re visigoto Ataulfo che aveva invaso la Gallia meridionale e che aveva eletto come imperatore fantoccioPrisco Attalo.

L'impero romano d'Occidente nel 410

     Impero d'Occidente (Onorio)

     Area controllata daCostantino III (usurpatore)

     Aree in rivolta

     Franchi,Alamanni,Burgundi

     Area controllata daMassimo (usurpatore)

     VandaliSilingi

     VandaliAsdingi eSuebi

     Alani

     Visigoti

L'intenzione di Ataulfo era di ottenere un ruolo politico di primo piano nell'impero e per questo motivo sposòGalla Placidia con l'intenzione di avere un figlio da lei e da imparentarsi con la famiglia imperiale. Tuttavia né Onorio néCostanzo, il generale romano incaricato di combattere Ataulfo, accettarono le pretese di Ataulfo, volendo sì indietro Galla Placidia ma non alla condizione di concedere al suo marito goto un ruolo preminente a corte.[84] Sfruttando un punto debole dei Goti, ovvero la loro difficoltà di procurarsi i rifornimenti, Costanzo bloccò loro tutte le vie di comunicazione: il blocco imposto da Costanzo ai porti gallici fu tanto efficace che i Visigoti abbandonarono laGallia e la città diNarbona per l'Hispania, nel415. Morti Ataulfo e il suo successoreSigerico, nello stesso anno Costanzo stipulò un trattato col nuovo re visigotoVallia: in cambio di 600 000 misure di grano e del territorio della regione d'Aquitania, daiPirenei allaGaronna, i Visigoti, in qualità di alleati ufficiali ovvero stato vassallo dell'impero (foederati), si impegnavano a combattere in nome dei Romani iVandali, gliAlani e iSuebi, che nel 406 avevano attraversato il fiumeReno e si erano dislocati nella provincia d'Hispania. L'accordo prevedeva anche la liberazione diGalla Placidia. La controffensiva dei Visigoti al servizio dell'impero in Spagna contro gli invasori del Reno fu abbastanza efficace: vennero annientati nella Betica i Vandali Silingi mentre gli Alani subirono perdite così consistenti da giungere a implorare la protezione dei rivali Vandali Asdingi, stanziati in Galizia.

Nel 418, ricevute da Vallia le province riconquistate diCartaginense,Betica eLusitania, Costanzo premiò Vallia e i Visigoti permettendo loro di stanziarsi in qualità difoederati (alleati dell'impero) nella Valle della Garonna, inAquitania, dove ottennero terre da coltivare. L'Aquitania sembra sia stata scelta da Costanzo come terra dove far insediare i Visigoti per la sua posizione strategica: infatti era vicina sia dalla Spagna, dove rimanevano da annientare i Vandali Asdingi e gli Svevi, sia dal Nord della Gallia, dove forse Costanzo intendeva impiegare i Visigoti per combattere i ribelli separatistiBagaudi nell'Armorica.[85] La spinta aggressiva dei Visigoti si era ormai esaurita: pacificati con l'impero, vennero riconosciuti i loro territori, più o meno contemporaneamente alla presa delRodano da parte deiBurgundi (attualeBorgogna, appunto), il corso medio del Reno da parte degliAlamanni, la Spagna meridionale da parte deiVandali (Andalusia viene infatti daVandalucia) e laBritannia dagliAngli e daiSassoni.

L'impero romano d'Occidente nel 421

     Impero d'Occidente (Onorio)

     Aree in rivolta

     Franchi,Alamanni,Burgundi

     Vandali eAlani

     Suebi

     Visigoti

Grazie all'operato diFlavio Costanzo, rispetto al 410, l'impero aveva recuperato la Gallia, sconfiggendo usurpatori e ribelli, e una parte della Spagna, annientando, grazie ai Visigoti, gli Alani

Nel frattempo, dopo la sconfitta subita contro i Visigoti, VandaliSilingi e Alani si coalizzarono con i VandaliAsdingi, il cui re, Gunderico, divennere dei Vandali e Alani. La nuova coalizione vandalo-alana tentò subito di espandersi in Galizia a danni degli Svevi, costringendo i Romani a intervenire nel 420: l'attacco romano non portò però all'annientamento dei Vandali, ma li spinse piuttosto in Betica, che da essi prese in nome di "Vandalucia" (Andalusia).[86] Nel 422 sconfissero proprio in Betica la coalizione romano-visigota, condotta dal generale Castino, forse grazie a un presunto tradimento dei Visigoti.[87]

In quegli anni Costanzo tentò di assumere sempre più il controllo su Onorio, finché l'8 febbraio 421 venne proclamato co-imperatore comeCostanzo III. Il suo regno fu però molto breve e Costanzo morì improvvisamente e misteriosamente in quello stesso anno, dopo appena sette mesi dalla sua acclamazione. Alla sua morte, dopo aver litigato con Onorio, la moglie Galla Placidia fuggì a Costantinopoli portando con sé i due piccoli figli nati dal matrimonio con Costanzo.

L'imperatore Onorio, figlio di Teodosio, rimasto infine signore incontrastato d'Occidente, morì diedema a Ravenna, il 15 agosto 423, all'età di trentotto anni e dopo ventotto anni di travagliato regno, essendo sopravvissuto di quindici anni al fratello Arcadio, al tutore Stilicone e a dieci tra co-imperatori e usurpatori (Marco, Graziano, Costantino III, Costante II, Massimo, Giovino, Sebastiano, Eracliano, Prisco Attalo e Costanzo III), ma soprattutto alla violazione del sacro suolo di Roma. Lasciava un impero privato della Britannia e occupato dai barbari in parte della Hispania e della Gallia, ma sostanzialmente sopravvissuto alle grandi invasioni, anche se a causa delle continue devastazioni per opera delle orde barbariche (che tra l'altro avevano sottratto ai Romani alcune province) le entrate fiscali erano diminuite e con esse anche l'esercito subì un indebolimento. Secondo laNotitia dignitatum, infatti, nel 420 l'esercito campale occidentale consisteva di 181 reggimenti, di cui però solo 84 esistevano prima del 395. Ipotizzando che nel 395 l'esercito campale occidentale avesse all'incirca lo stesso numero di reggimenti dell'esercito orientale (ovvero circa 160), questo vuol dire che le invasioni avevano cagionato la perdita di almeno 76 reggimenti comitatensi (equivalenti a circa 30 000 uomini, il 47,5% del totale), che dovettero essere rimpiazzati promuovendo numerosi reggimenti di frontiera a comitatensi. Il numero di vericomitatenses (escludendo quindi le truppe di frontiera promosse per colmare le perdite) era quindi diminuito del 25% (da 160 a 120 reggimenti).[88]

Il regno di Valentiniano III (425-455)
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Medaglione invetro dorato del III secolo, di origine alessandrina, ma tradizionalmente creduto raffiguranteValentiniano III, con la madreGalla Placidia e la sorellaGiusta Grata Onoria

Alla morte di Onorio, il Senato decise di proclamare Imperatore d'Occidente ilprimicerius notariorumGiovanni. Questi si trovò però subito in difficoltà: le guarnigioni romane di Gallia, da poco sottomesse, si ribellarono e ilcomes AfricaeBonifacio tagliò i vitalirifornimenti di grano a Roma, mentre Teodosio a Costantinopoli elevava nel 424 al rango diCaesar e poi diAugustus il piccolo cuginoValentiniano III, figlio di Galla Placidia (riparata a Costantinopoli dopo la morte del marito Costanzo III). Giovanni si chiuse dunque nella sua sicura capitale, Ravenna, inviando un suo giovane generale,Flavio Ezio, in Pannonia, per sollecitare aiuto dagli Unni. L'esercito d'Oriente espugnò Ravenna e Giovanni venne catturato e deposto, gli venneamputata la mano destra e fu infinedecapitato nel 425 adAquileia. Frattanto Ezio, giunto troppo tardi in suo soccorso con un forte contingente unno, si accordò con la reggente di Valentiniano, la madre Galla Placidia, per ottenere la carica dimagister militum in cambio dello scioglimento della sua armata unna.[89] Flavio Ezio era un latino dellaMoesia, proveniente da una famiglia di tradizioni castrensi (suo padre,Gaudenzio, aveva per breve tempo ricoperto anche la carica dimagister militum), e aveva trascorso gran parte della sua prima giovinezza come ostaggio presso le tribù unne stanziate oltre illimes illirico.[90] Tornato in patria, aveva intrapreso una brillante carriera militare, imponendosi, poco più che trentenne, come uno dei più giovani e promettenti generali del suo tempo. Con la nomina amagister militum dopo la morte di Giovanni, egli ottenne un enorme potere sull'impero grazie al controllo dell'esercito. Da allora e per una trentina d'anni, Ezio dominò lo scenario politico e militare dell'Occidente romano, nonostante l'aspra ostilità della reggente Galla Placidia e dell'imperatore Valentiniano. Riuscì a ottenere la carica di generalissimo dell'impero nel 433, dopo una lunga lotta intestina con i generali Felice e Bonifacio, che ambivano allo stesso scopo.

Tutte le tappe migratorie dei Vandali dal400 a.C. al 435 d.C.

Lotte politiche aRavenna (prima la guerra contro l'usurpatore Giovanni, poi le lotte per il potere tra Ezio, Felice e Bonifacio) distrassero parzialmente il governo centrale dalla lotta contro i Barbari, e di ciò approfittarono iVandali rafforzati dall'unione con gliAlani.[91] Tra il 425 e il 428 la Spagna meridionale e leIsole Baleari furono oggetto dei saccheggi dei Vandali.[92] La necessità di trovare un insediamento più sicuro dagli attacchi dei Visigoti alleati dei Romani (e forse un presunto tradimento delcomes Africae Bonifacio, che secondo fonti del VI secolo avrebbe invitato i Vandali in Africa) spinse i Vandali e gli Alani amigrare ulteriormente nel Nord Africa tra il 429 e il 430.[93] Nel 429 i Vandali, condotti dal nuovo reGenserico, sbarcarono aTangeri inMauritania Tingitana e da lì marciarono verso est in direzione di Cartagine, sconfiggendo le forze romane condotte da Bonifacio e minacciando ormai da vicino la Proconsolare e la Byzacena, le province più prospere dell'impero romano d'Occidente, dalle quali lo stato ricavava la maggior parte dei proventi.Sant'Agostino morì ottantaseienne mentre i Vandali cingevano d'assedioIppona, la sua città (presso l'odiernaAnnaba inAlgeria). L'Imperatore d'Oriente Teodosio II inviò tuttavia il generaleAspar in Africa per contenere l'avanzata vandala; la mossa costrinse i Vandali a negoziare: nel 435, con gli accordi di Trigezio, i Vandali ottennero dall'impero la Mauritania e parte della Numidia, mentre le province più prospere dell'Africa romana erano per il momento salve.[94]

Nel frattempo ilmagister militumEzio decise di impiegare gli Unni come mercenari per le sue campagne in Gallia, cedendo però loro, in cambio del loro appoggio, parte della Pannonia; grazie al sostegno degli Unni, Ezio riuscì a vincere nel 436 iBurgundi, massacrati dall'esercito romano-unno di Ezio, ridotti all'obbedienza e insediati comefoederati intorno al lago di Ginevra; gli Unni risultarono poi decisivi anche nella repressione della rivolta deibagaudi in Armorica e nelle vittorie contro i Visigoti adArelate, ea Narbona,[95] grazie alle quali nel 439 i Visigoti accettarono la pace alle stesse condizioni del 418. La scelta di Ezio di impiegare gli Unni trovò però l'opposizione di taluni, come il vescovo diMarsigliaSalviano, autore delDe gubernatione dei ("Il governo di Dio"),[96] secondo cui l'impiego dei pagani Unni contro i cristiani (seppurariani) Visigoti non avrebbe fatto altro che provocare la perdita della protezione di Dio, perché i Romani «avevano avuto la presunzione di riporre la loro speranza negli Unni, essi invece che in Dio». Si narra che nel 439Litorio, arrivato ormai alle porte della capitale visigotaTolosa, che intendeva conquistare annientando completamente i Visigoti, permettesse agli Unni di compiere sacrifici alle loro divinità e di predire il futuro attraverso la scapulimanzia, suscitando lo sdegno e la condanna di scrittori cristiani come Prospero Tirone e Salviano, che si lamentarono anche per i saccheggi degli Unni contro gli stessi cittadini che erano tenuti a difendere. Litorio poi perse la battaglia decisiva contro i Visigoti e fu giustiziato. Secondo Salviano, la sconfitta degli arroganti Romani, adoratori degli Unni, contro i pazienti goti, timorati di Dio, oltre a costituire una giusta punizione per Litorio, confermava il passo delNuovo Testamento, secondo cui «chiunque si esalta sarà umiliato, e chiunque si umilia sarà esaltato.»[97] Ezio fu così costretto a stringere un nuovofoedus con i Visigoti nel 439, che riconfermava quello precedente.

Nel frattempo, nel 439, Genserico, approfittando dell'esiguo numero di truppe poste a difesa diCartagine, invase le province di Byzacena e Proconsolare, occupando Cartagine (439).[98][99] L'invio di una potente flotta nelle acque della Sicilia da parte dell'Imperatore Teodosio II nel tentativo di recuperare Cartagine fu vanificato dall'invasione dei Balcani da parte degli Unni diAttila, che costrinse Teodosio II a richiamare la flotta nei Balcani, non lasciando all'impero occidentale alcun'altra scelta che negoziare una pace sfavorevole con Genserico. Il trattato di pace del 442 tra l'impero e i Vandali prevedeva l'assegnazione ai Vandali di Byzacena, Proconsolare e parte della Numidia, in cambio della restituzione ai Romani delle Mauritanie e del resto della Numidia, province però danneggiate da anni di occupazione vandala e che quindi non potevano più fornire un grande gettito fiscale.[100] La perdita di province così prospere (e del loro gettito fiscale) fu un duro colpo per le finanze dell'impero romano d'Occidente, che trovatosi per questo motivo in serie difficoltà economiche, fu costretto a ridurre gli effettivi dell'esercito essendo il bilancio insufficiente per mantenerlo.[101] La perdita del Nordafrica acuì infatti il problema fiscale. Le finanze dell'impero si basavano sulle rendite delle grandi proprietà terriere, cui era fornita, in cambio, la protezione garantita dall'esercito. La perdita del Nordafrica provocò conseguenze disastrose per le finanze dello Stato, riducendo la base imponibile e obbligando lo stato ad aumentare la pressione fiscale: il risultato era che la lealtà delle province al governo centrale era messa a dura prova.

La partenza dei Vandali per l'Africa aveva lasciato la Spagna libera dai Barbari, fatta eccezione per gli Svevi inGalizia. La scarsa attenzione riservata dal governo centrale alla Spagna, dovuta alle altre diverse minacce esterne sugli altri fronti (Gallia, Africa, Illirico), permise, tuttavia, agli Svevi, sotto la guida del loro reRechila, di espandersi su gran parte della penisola iberica: tra il 439 e il 441, essi occuparono Merida (capoluogo della Lusitania), Siviglia (441) e le province della Betica e della Cartaginense. L'unica provincia ispanica ancora rimasta sotto il controllo di Roma era la Tarraconense, che tuttavia era infestata dai separatistiBagaudi. Furono vane le campagne successive di riconquista condotte da Ezio: se le prime due, condotte dai comandantiAstirio (442) eMerobaude (443), avevano come fine il recuperare perlomeno la Tarraconense ai Bagaudi, quella di Vito (446), più ambiziosa, tentò di recuperare la Betica e la Cartaginense, finite in mano sveva, ma, nonostante il sostegno dei Visigoti, l'esercito romano fu annientato dal nemico. Questo fallimento era attribuibile almeno in parte al fatto che Ezio non poteva concentrare tutte le sue forze nella lotta contro gli Svevi vista la minaccia unna.[102] Il regno svevo declinò poi a causa dell'ascesa dei Visigoti in Spagna, che ridussero gli Svevi al possesso della sola Galizia.

Massima espansione dell'impero unno, 451 circa
Carta storica che descrive l'invasione della Gallia da parte degli Unni nel 451 d.C., e la battaglia dei Campi Catalaunici. Sono mostrati i probabili itinerari, e le città conquistate o risparmiate dagli Unni.

La situazione per l'impero neglianni 440 era dunque disperata: l'aiuto degli Unni era venuto meno a causa dell'ascesa al trono diAttila (e di suo fratello Bleda, fatto assassinare da Attila nel 445), che invasero almeno due volte l'Illirico Orientale tra il 442 e il 447, causando devastazioni immani, costringendo l'imperatore d'Oriente Teodosio II a pagargli un tributo di ben 2 100 libbre d'oro e a evacuare la zona a sud del Dabubio «larga cinque giorni di viaggio»,[103] e impedendogli, tenendolo occupato sulla frontiera danubiana, di inviare contingenti in soccorso dell'Occidente ormai in declino.

Nel 451 Attila invase l'impero d'Occidente, con il pretesto cheOnoria, sorella di Valentiniano, nella primavera del 450 aveva inviato al re degli Unni una richiesta d'aiuto, insieme al proprio anello, perché voleva sottrarsi all'obbligo di fidanzamento con unsenatore: la sua non era una proposta di matrimonio, ma Attila interpretò il messaggio in questo senso, e accettò pretendendo in dote metà dell'impero d'Occidente. Attila, di fronte al rifiuto di Valentiniano III di accettare le sue esorbitanti richieste, dichiarò che sarebbe venuto per esigere ciò che era un suo diritto (cioè Onoria) e, forte di un esercito che si narra contasse oltre 500 000 uomini, probabilmente comprendendo anche il personale non atto alle armi, Attila attraversò laGallia settentrionale provocando morte e distruzione, ma fu sconfitto contro le armate deiVisigoti, deiFranchi e deiBurgundi comandati dal generaleEzio nellaBattaglia dei Campi Catalaunici.

Attila invase l'Italia nel 452 per reclamare nuovamente le sue nozze con Onoria. Attila cinse d'assedio per tre mesiAquileia,espugnandola, econquistò poiMilano, stabilendosi per qualche tempo nelpalazzo imperiale di Milano: si narra che Attila, colpito da un dipinto in cui erano raffigurati i Cesari seduti in trono e ai loro piedi i principi sciti, lo fece modificare: i Cesari vennero raffigurati nell'atto di vuotare supplici borse d'oro davanti al trono dello stesso Attila. Attila si fermò finalmente sulPo, dove incontrò un'ambasciata formata dalprefettoTrigezio, ilconsole Avienno epapa Leone I (la leggenda vuole che proprio il papa abbia fermato Attila mostrandogli il crocifisso).

Dopo l'incontro Attila tornò indietro con le sue truppe senza pretese né sulla mano di Onoria, né sulle terre in precedenza reclamate. Sono state date diverse interpretazioni della sua azione. La fame e le malattie che accompagnavano la sua invasione potrebbero aver ridotto la sua armata allo stremo, oppure le truppe che Marciano mandò oltre il Danubio potrebbero avergli dato ragione di retrocedere, o forse entrambe le cose sono concausali alla sua ritirata. La "favola che è stata rappresentata dalla matita diRaffaello e dallo scalpello diAlgardi" (come l'ha chiamataEdward Gibbon) diProspero di Aquitania dice che il papa, aiutato daPietro apostolo ePaolo di Tarso, lo convinse a girare al largo della città. Vari storici hanno supposto che l'ambasciata portasse un'ingente quantità d'oro al leader unno e che lo abbia persuaso ad abbandonare la sua campagna,[104] e questo sarebbe stato perfettamente in accordo con la linea politica generalmente seguita da Attila, cioè di chiedere un riscatto per evitare le incursioni unne nei territori minacciati. Quali che fossero le sue ragioni, Attila lasciò l'Italia e ritornò al suo palazzo attraverso il Danubio. Comunque, morì nei primi mesi del 453; la tradizione, secondo Prisco, dice che la notte dopo un banchetto che celebrava il suo ultimo matrimonio (con unagota di nomeKrimhilda, poi abbreviato con Ildiko), egli ebbe una copiosaepistassi e morì soffocato. Dopo la morte di Attila l'impero unno finì di essere una temibile minaccia e anzi finì per disgregarsi.

Incontro tra Leone il Grande e Attila, Affresco, 1514, Stanza di Eliodoro, Palazzi Pontifici, Vaticano. L'affresco fu completato durante il pontificato di Leone X (papa dal 1513 al 1521). Secondo la leggenda, la miracolosa apparizione dei Santi Pietro e Paolo armati con spade durante l'incontro tra papa Leone e Attila (452) avrebbe spinto il re degli Unni a ritirarsi, rinunciando al sacco di Roma.

Nel settembre del 454 Ezio era all'apice della sua potenza, tanto da pensare forse alla successione imperiale per il figlioGaudenzio, tramite il matrimonio di questi con la sorella dell'Imperatore. Ilpraefectus praetoriiPetronio Massimo e ilprimicerius sacri cubiculiEraclio istigarono quindi l'imperatore Valentiniano paventandogli che Ezio si preparasse presto a deporlo. In un eccesso d'ira, Valentiniano III pugnalò mortalmente Ezio durante un'udienza. Pochi mesi più tardi, la breve alleanza politica tra Valentiniano, Eraclio e Petronio Massimo, quest'ultimo irritato di non aver preso il posto che era stato di Ezio, si ruppe. Il 16 marzo 455, due legionari di Ezio appartenenti alla guardia del corpo dell'Imperatore, istigati da Petronio, vendicarono l'omicidio del loro comandante assassinando Valentiniano e il suo potente ministro Eraclio a Roma, mentre si recava inCampo Marzio: con la morte di Valentiniano si estingueva ladinastia teodosiano-valentiniana in Occidente.

L'ultimo ventennio
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L'impero romano d'Occidente sottoMaggioriano. Si noti come l'Illirico fosse solo nominalmente sotto il dominio dell'imperatore, mentre il potere effettivo era tenuto dalcomesMarcellino; anche laGallia e parte dell'Hispania erano di fatto, all'inizio del regno di Maggioriano, fuori dal controllo dell'imperatore, in quanto occupate daiVisigoti e daiBurgundi.

Dopo la sconfitta di Attila e gli assassinii del generale Ezio e dell'ImperatoreValentiniano III, i Vandali ripresero l'offensiva conquistando tutta l'Africa romano-occidentale, la Sicilia, la Sardegna e le Baleari, esaccheggiando Roma (455).

Alla morte di Petronio Massimo salì al potereAvito, un gallo-romano di classe senatoria nominatomagister militum da Petronio, acclamato imperatore adArelate con il sostegno militare dei Visigoti e che, entrato a Roma, riuscì a ottenere il riconoscimento da parte dell'esercito romano d'Italia grazie all'imponente esercito visigoto.[105] Avito era intenzionato a intraprendere un'azione contro gli Svevi, i quali minacciavano la Tarraconense: inviò dunque in Spagna i Visigoti, i quali, però, se riuscirono ad annientare gli Svevi, saccheggiarono il territorio ispanico e se ne impadronirono a scapito dei Romani. Inviso alla classe dirigente romana e all'esercito d'Italia per la sua gallica estraneità, contro Avito si rivoltarono i generali dell'esercito italicoRicimero, nipote del re visigotoVallia, eMaggioriano, che, approfittando dell'assenza dei Visigoti, partiti per la Spagna per combattere gli Svevi, lo sconfissero presso Piacenza nel 456 e lo deposero. Il vuoto di potere creatosi alimentò le tensioni separatiste nei vari regni barbarici che si stavano formando.

Venne nominato imperatore, quindi,Maggioriano che, appoggiato dal Senato, si impegnò per quattro anni in un'attenta e decisa azione di riforma politica, amministrativa e giuridica, cercando di eliminare gli abusi e impedire la distruzione degli antichi monumenti per impiegarne i materiali per l'edificazione di nuovi edifici. Uno dei primi compiti che il nuovo imperatore si trovò ad affrontare fu quello di consolidare il dominio sull'Italia e riprendere il controllo dellaGallia, che gli si era ribellata dopo la morte dell'imperatore gallo-romanoAvito; i tentativi di riconquista dellaHispania e dell'Africa erano progetti in là nel futuro. Per prima cosa assicurò la sicurezza dell'Italia, sconfiggendo nell'estate del 458 un gruppo diVandali sbarcato inCampania.[106] Assoldato un forte contingente di mercenari barbari,[107] nel tardo 458 Maggioriano portò il suo esercito[108] in Gallia, sconfiggendo e costringendo i Visigoti a ritornare nella condizione difoederati e di riconsegnare ladiocesi di Spagna, che Teodorico aveva conquistato tre anni prima a nome di Avito,[109] e penetrò poi nella valle delRodano, sconfiggendo[110] i Burgundi e riprendendo Lione dopo un assedio, condannando la città a pagare una forte indennità di guerra, mentre iBagaudi furono convinti a schierarsi con l'impero alla città di Lione. Maggioriano decise quindi di attaccare l'Africa vandalica. Intanto Maggioriano stava conquistando la Spagna: mentre Nepoziano e Sunierico sconfiggevano i Suebi aLucus Augusti e conquistavanoScallabis inLusitania, l'imperatore passò daCaesaraugusta (Saragozza),[111] e aveva raggiunto laCartaginense, quando la sua flotta, attraccata aPortus Illicitanus (vicino aElche), fu distrutta per mano di traditori al soldo dei Vandali.[112] Maggioriano, privato di quella flotta che gli era necessaria per l'invasione, annullò l'attacco ai Vandali e si mise sulla via del ritorno: quando ricevette gli ambasciatori di Genserico, accettò di stipulare la pace, che probabilmente prevedeva il riconoscimento romano dell'occupazionede facto della Mauretania da parte vandala. Al suo ritorno inItalia, venne assassinato per ordine di Ricimero nell'agosto 461. La morte di Maggioriano significò la definitiva perdita a favore dei Vandali dell'Africa, Sicilia, Sardegna, Corsica e le Baleari.

Area controllata daSiagrio, figlio e successore di Egidio

Con la morte di Maggioriano scomparve l'ultimo vero imperatore dell'Occidente. Ricimero, imparentato con le case reali burgunda e visigota, divenne il vero arbitro di questa parte dell'impero, e per sei anni nominò e depose augusti sulla base delle più impellenti necessità politiche del momento e del proprio tornaconto personale. Nel 461, Ricimero elesse come Imperatore fantoccioLibio Severo. Ilmagister militum per GalliasEgidio e ilcomes di DalmaziaMarcellino, però, essendo fedeli a Maggioriano, si rifiutarono di riconoscere il nuovo imperatore, un fantoccio di Ricimero. Per ottenere il sostegno di Visigoti e Burgundi contro Egidio e i suoi alleatiFranchi, nel 462Agrippino diede ai Visigoti l'accesso alMar Mediterraneo, assegnando loro la città diNarbona, e permettendo ai Burgundi di espandersi nella valle del Rodano. Mettendo Burgundi e Visigoti contro Egidio, Ricimero e Severo speravano di ottenere il controllo sull'ancora potente esercito della Gallia, ma Egidio continuò a costituire una spina nel fianco di Ricimero, sconfiggendo sia i Visigoti sia i Burgundi. Egidio si trovò a governare unoStato romano autonomo nella regione attorno a Soissons: la sua indipendenza era accentuata dal fatto che non riconosceva altra autorità che quella, lontana, dell'impero romano d'Oriente. Nel 465 Egidio morì, forse avvelenato: a succedergli fu prima ilcomesPaolo e poi il proprio figlioSiagrio. Il Dominio di Soissons, l'ultimo baluardo romano nella Gallia settentrionale, cadde solo nel 486, allorché fu conquistato dai Franchi.

Ricimero si rese conto che l'elevazione a imperatore di Libio Severo era stata deleteria per l'impero, perché non solo aveva portato alle rivolte in Gallia e in Dalmazia dei generali fedeli a Maggioriano, con conseguente secessione di quelle aree dal centro dell'impero, ma aveva anche costretto a Ricimero a ulteriori concessioni territoriali ai gruppi barbari lì stanziati (Burgundi e Visigoti) per ottenerne l'appoggio contro i ribelli; inoltre, per risollevare le sorti dell'impero, Ricimero aveva bisogno del sostegno bellico dell'impero romano d'Oriente, che però non riconosceva come legittimo Libio. Ritenendo dunque ormai deleterio mantenere formalmente al potere Libio Severo, nel 465 Ricimero lo fece probabilmente uccidere.[113] Dopo due anni di interregno, venne nominato un augusto imposto da Bisanzio:Antemio. La spedizione congiunta dei due imperi contro i Vandali per recuperare l'Africa tuttavia fu un disastro: nel 468 una grande flotta congiunta allestita dai due imperivenne annientata dai Vandali, che consolidarono il loro dominio su Sicilia, Sardegna e Baleari, mentre l'impero d'Oriente, avendo svuotato le casse del tesoro per l'allestimento della disastrosa spedizione, non poté più aiutare la metà occidentale.[114]

Della disfatta del 468 ne approfittarono i Visigoti del nuovo reEurico, asceso al trono nel 466. Nel 469, desideroso di formare un regno completamente indipendente da Roma, il nuovo re espanse i domini dei Visigoti in Gallia fino alla Loira, conquistando infine l'Alvernia e la Provenza (476), oltre a conquistare tutta la Hispania, a parte una piccola enclave sveva in Galizia. Le sconfitte subite, che portarono alla perdita definitiva della Gallia, compromisero i rapporti fra Antemio e Ricimero che si concluse con una guerra civile che portò al terzo sacco di Roma nel giro di un secolo (472) e con l'uccisione di Antemio, seguita pochi mesi più tardi dal decesso di Ricimero e del nuovo imperatore fantoccio Olibrio.

Il candidato di Olibrio e del suo alleato burgundo Gundobado, ilcomes domesticorum Glicerio, non venne accettato né da Leone I né dal suo successore, Zenone, che impose il magister militum di Dalmazia, Giulio Nepote. Questi si recò a Roma per essere incoronato da un messo imperiale nel 474 mentre Glicerio, dopo aver rinunciato a ogni suo diritto al trono, concluse i suoi giorni come Vescovo nella città diSalona. Osteggiato dal Senato, nel 475 Nepote dovette subire la rivolta di Oreste, un patrizio romano di Pannonia che una ventina-trentina d'anni prima era stato anche al servizio di Attila. Oreste riuscì a imporre come imperatore suo figlioRomolo Augusto, che regnò per poco più di un anno.

Solido coniato da Odoacre, ma recante il nome diZenone, cui Odoacre era ufficialmente sottomesso

Il generale romano mercenarioOdoacre, appartenente agliEruli, è passato alla storia come colui che mise fine alla "commedia"[115] dell'impero romano d'Occidente, deponendo ed esiliando il giovanissimoRomolo Augustolo. Si racconta che i soldati germani arruolatisi nell'esercito romano pretesero da Oreste 1/3 delle terre e di fronte al rifiuto si rivoltarono uccidendolo e deponendo l'ultimo Imperatore d'Occidente. Inoltre, rompendo la consuetudine degli imperatori fantoccio asserragliati a Ravenna, spedì le insegne imperiali a Costantinopoli: un atto formale e di relativamente poco conto nella sostanza, che la storiografia moderna ha scelto come confine traEvo antico eMedioevo (476). Odoacre, che aveva anche uccisoOreste, generale ex segretario di Attila e padre di Romolo, accompagnò il suo gesto con il messaggio per l'imperatore Zenone che un solo imperatore bastava per l'impero e richiedendo che il suo controllo sull'Italia fosse formalmente riconosciuto dall'impero d'Oriente; ancheGiulio Nepote (costretto a fuggire pochi anni prima da Oreste) inviò tuttavia un'ambasceria a Zenone chiedendogli aiuto per riavere il trono. Zenone garantì a Odoacre il titolo dipatrizio e Nepote fu dichiarato formalmente imperatore; tuttavia, Nepote non ritornò mai dalla Dalmazia, anche se Odoacre fece coniare monete col suo nome. Dopo la morte di Nepote nel 480, Zenone rivendicò la Dalmazia per l'Oriente;J. B. Bury considera questa la fine reale dell'impero d'Occidente. Odoacre attaccò la Dalmazia, e la guerra finì con la conquista dell'Italia da parte diTeodorico il Grande, Re degliOstrogoti, sotto l'autorità di Zenone. Rimaneva però in mani "romane" ancora la parte settentrionale della Gallia, che nel 461 si era resa indipendente dal governo centrale ed era governata daSiagro; quest'ultimo territorio ancora in mano romano-occidentale, detto comunementeDominio di Soissons, cadde solo nel 486 per mano dei Franchi.

La fine dell'impero occidentale rappresentò la fine dell'unità romana del bacino mediterraneo (il cosiddettomare nostrum) e privò la romanità superstite dell'antica patria. La perdita di Roma costituì un evento di capitale importanza che segnò il tramonto definitivo di un mondo. La parte orientale, per la quale è, d'altra parte, incerto il momento in cui sia corretto parlare diimpero bizantino, continuò a esistere sino alla caduta di Costantinopoli (1453) e degli ultimi baluardi diMistrà (1460) eTrebisonda (1461): essa continuò ad autodefinirsi e a sentirsiimpero romano.

L'Imperatore romano d'Oriente continuò comunque a considerare l'Italia e Roma, culla dellaciviltà romana, come una parte dell'impero, mentre Odoacre e poiTeodorico, come patrizi d'Italia, ufficialmente svolgevano il ruolo di governatori per conto del sovrano diCostantinopoli, pur essendo di fatto regnanti autonomi. Ancora l'imperatore bizantinoGiustiniano tentò lariunificazione delle due parti dopo la fine dell'impero d'Occidente, progetto che tuttavia fallirà nei secoli successivi con l'affermazione dei regni diFranchi,Visigoti eLongobardi, e la nascita delSacro Romano Impero sotto la spinta delpapato.

Conseguenze

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Lo stesso argomento in dettaglio:Medioevo.

In Occidente: i regni romano-barbarici

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Lo stesso argomento in dettaglio:Regni romano-barbarici.
L'Europa verso il 526

Le monarchie "romano-barbariche" presentavano un duplice carattere legato sia alla tradizione germanica dei conquistatori (leggi non scritte, importanza dellapastorizia, credo religiosoariano e usanze guerriere) sia alla tradizione latina delle genti romanizzate, con i vescovi spesso provenienti da antiche famiglie aristocratiche romane.

Lapars occidentis si andava riorganizzando secondo i nuovi profili istituzionali delle cosiddette "monarchie romano-barbariche", riconosciute formalmente dall'unico imperatore rimasto, quello d'Oriente. Le vecchie municipalità però rimasero operative a lungo, anche se l'economia e la società furono gravemente colpite e non si ripresero per molti secoli. Si spopolarono gradualmente le città (per l'insicurezza, la carenza di approvvigionamenti e l'inflazione galoppante) e l'economia si ruralizzò. Esauriti ormai gli schiavi per i latifondi, si diffusero icoloni (uomini e donne formalmente liberi, ma legati alle terre che lavoravano e ai latifondisti, ai quali prestavano opere gratuite, obbligatorie e unilateralmente decise dai padroni), che vi si rifugiavano in cambio della protezione deivigilantes, piccoli corpi militari privati.

Nel latifondo, spartito tra le famiglie dei coloni, si erano ormai spezzate le vecchie monocolture in favore di prodotti diversificati e una maggiore presenza di pascoli per l'allevamento (attività tipica dei coloni di origine germanica). Non era quasi mai possibile arrivare all'autosufficienza e persistevano i mercati, almeno per le merci pregiate e i prodotti dell'artigianato.

Il decadere dei commerci con l'oriente rese raro ilpapiro, che venne sostituito nella preparazione dei libri nei monasteri con la più pregiata (e costosa)pergamena, ricavata dalla pelle degli animali opportunamente conciata, una risorsa ormai più facilmente disponibile per la maggiore diffusione dell'allevamento.

I regni romano-barbarici mantennero molte delle strutture del governo romano, soprattutto a livello municipale, servendosi della collaborazione dei Romani (o, per meglio dire,Romanici) per governare il loro Stato.[116] Non risulta cheFranchi eBurgundi avessero mantenuto il sistema provinciale romano, mentreVisigoti eVandali mantennero le province (governate darectores oiudices) ma non diocesi e prefetture.[117] Soltanto in ItaliaOdoacre e, successivamente, i reostrogoti (inprimisTeodorico il Grande) conservarono integralmente la struttura amministrativa tardo-imperiale mantenendo laprefettura del pretorio d'Italia e i due vicariati dell'Italia Annonaria eSuburbicaria, nonché le diverse province in cui era stata suddivisa l'Italia. Quando Teodorico conquistò la Provenza, nel 508, ricostituì anche unadiocesi delle Gallie, promossa due anni dopo al rango diprefettura, con capitaleArelate. La prefettura del pretorio delle Gallie venne abolita nel 536, sotto il regno diVitige, in seguito alla cessione della Provenza ai Franchi. Il motivo per cui Odoacre e, successivamente, Teodorico mantennero integralmente la struttura amministrativa tardo-imperiale era che essi erano ufficialmente viceré dell'Imperatore "romano" di Costantinopoli, per cui l'Italia continuava nominalmente a far parte dell'impero romano, seppur in maniera "indiretta". Le cariche civili (come quella divicario, diprefetto del pretorio, dipraeses, dipraefectus urbi, diconsole, dimagister officiorum) continuavano a essere rivestite da cittadini romani, mentre i Barbari privi di cittadinanza ne erano esclusi. I Romani erano invece esclusi dall'esercito, interamente costituito da Ostrogoti.

Le leggi dei regni romano-barbarici attestano che i Barbari ricevettero un terzo o i due terzi delle terre della regione di insediamento, sulla base dell'istituto della cosiddettahospitalitas.

In Oriente: l'impero «bizantino» (395–1453)

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Lo stesso argomento in dettaglio:Impero bizantino.

Mentre l'impero d'Occidente declinò durante ilV secolo, il più ricco impero d'Oriente continuò a esistere per oltre un millennio, con capitaleCostantinopoli. In quanto incentrato sulla città di Costantinopoli, gli storici moderni lo chiamano «impero bizantino», anche per distinguerlo dall'impero romano classico, incentrato sulla città di Roma. Tuttavia gli Imperatori bizantini e i loro sudditi non si definirono mai tali ma continuarono a fregiarsi del nome «Romani»[118] fino alla caduta dell'impero, quando ormai non avevano più nulla di romano, se non il nome e le aspirazioni irrealizzabili di grandezza. Al tempo dell'esistenza dell'impero bizantino, molte popolazioni continuarono a chiamarlo «romano» (ad esempio i Persiani, gli Arabi e i Turchi) mentre le popolazioni dell'Occidente latino (ma anche gli Slavi), soprattutto dopo l'800 (incoronazione diCarlo Magno), lo definivano «impero greco», per la sua ellenicità. Il termine «bizantino» (per indicare l'intero impero e non i soli abitanti della capitaleCostantinopoli) è molto più recente, e fu coniato daDu Cange (1610-1688), quasi due secoli dopo la caduta dell'impero (1453); il termine venne poi reso popolare dagli storici illuministi, che disprezzavano l'impero.[119] Il motivo per cui Du Cange e gli illuministi decisero di dare ai Romani d'Oriente il nome di Bizantini, secondo Clifton R. Cox, sarebbe questo:[120]

«Ducange scrisse sotto l'influenza della cultura rinascimentale. Gli storici che lavoravano nell'alveo rinascimentale pensavano alla storia ordinandola in tre fasi:
  • la fase classica dell'antichità greca e romana, periodo di gloria terminato con la caduta di Roma;
  • la fase medievale, periodo d'oscurità e di declino;
  • la fase moderna, periodo di riabilitazione nel quale rifioriscono le antiche virtù.

Inseriti in questo schema ideologico di pensiero, Ducange e i suoi contemporanei non potevano accettare che ibizantini fosserogreci oromani, visto che, sotteso ai terminigreci eromani, c'era il glorioso periodo classico terminato con la caduta di Roma. In aggiunta a ciò si sovrappose il pregiudizio religioso: la cattolica Francia guardava alle Chiese Ortodosse d'Oriente come a quelle maggiormente scismatiche ed eretiche".»

Nel periodo proto-bizantino (da Costantino fino a Eraclio, 330-641) l'impero mantenne un carattere multietnico e molte delle istituzioni del tardo impero romano (al punto che diversi storici, non solo anglofoni, ne prolungano la durata fino al 602/610/641)[121] e continuava a estendersi su buona parte del Mediterraneo, soprattutto dopo le conquiste effimere diGiustiniano I (Italia, Dalmazia, Spagna meridionale e Nordafrica). SecondoGeorgij Ostrogorskij:

«Invece, nel suo primo periodo [324-610], l'impero bizantino era ancora effettivamente un impero romano e tutta la sua vita era fittamente contesta di elementi romani. Questo periodo, che si può chiamare sia il primo periodo bizantino, sia il tardo periodo dell'impero romano, appartiene alla storia bizantina non meno che alla storia romana. I primi tre secoli della storia bizantina - o gli ultimi tre secoli della storia romana - sono una tipica età di transizione che conduce dall'impero romano all'impero bizantino medioevale, in cui le forme di vita dell'antica Roma man mano si estinguono e cedono il posto alle nuove forme di vita dell'età bizantina.»

(Georgij Ostrogorskij,Storia dell'impero bizantino, p. 27.)

Nonostante ciò, le influenze orientali lo portarono gradualmente a evolversi, divenendo sempre più un impero greco: già al tempo di Giustiniano, la popolazione delle province orientali ignorava illatino, nonostante fosse ancora la lingua ufficiale dell'impero d'Oriente, al punto che l'Imperatore dovette scrivere molte delle sue leggi in greco, per renderle comprensibili alla popolazione; lo stesso Giustiniano abolì ilconsolato (541)[122] e, pur mantenendo in massima parte la struttura amministrativa tardo-imperiale elaborata da Diocleziano e Costantino (con l'impero suddiviso in prefetture, diocesi e province), abolì le diocesi nella prefettura d'Oriente e unificò autorità civile e militare nelle mani deldux in alcune province che lo richiedevano particolarmente per la loro situazione interna; né va dimenticato che già sotto Giustiniano l'Imperatore aveva assunto un carattere teocratico (era ritenuto ilvicario di Cristo sulla Terra), ingerendo pesantemente proprio per questo motivo nelle questioni religiose (cesaropapismo).[123] Un altro passo in avanti nel processo di rinnovamento dell'impero fu attuato dall'imperatoreMaurizio (582-602) nel tentativo di proteggere le province occidentali sotto la minaccia dei Longobardi e dei Visigoti: egli infatti riorganizzò le prefetture d'Italia e Africa in altrettanti esarcati (retti da esarchi, con autorità sia civile sia militare), abolendo nelle province occidentali la netta separazione tra autorità civile e militare stabilita da Diocleziano. È però conEraclio I (610-641) che si fa terminare per convenzione il periodo tardo-romano (o "proto-bizantino") dell'impero d'Oriente. Fu infatti Eraclio a rendere il greco la lingua ufficiale al posto del latino, e inoltre a cominciare le riforme che, poco per volta, proseguite dai suoi successori, trasformarono profondamente lo stato. Sempre sotto Eraclio l'impero perse molti dei territori non grecofoni perdendo molta della sua multietnicità e trasformandosi effettivamente in un "impero greco".

Occidente e Oriente uniti e divisi (395-476)

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Alcuni studiosi hanno accusato l'impero romano d'Oriente di non aver aiutato a sufficienza l'impero d'Occidente contro gli invasori barbari:[124] anzi accusano i diplomatici bizantini, dall'epoca diArcadio in poi, di aver incoraggiato le popolazioni barbariche a spostarsi a occidente, liberando così i confini orientali dalla loro minaccia, in cambio della promessa di una legittimazione al governo di ampie zone occidentali. Altri studiosi, invece, ritengono tali accuse prive di fondamento: certamente nel periodo 395-408 i rapporti tra impero d'Oriente e impero d'Occidente erano conflittuali a causa dei contrasti traStilicone e i primi ministri di Arcadio, ma non ci sono prove che il governo romano-orientale abbia avuto un ruolo attivo nello spingereAlarico a invadere l'Italia, anche se certamente non si opposero alla sua partenza. Quanto aiVandali,Alani eSvevi, essi si trovavano lungo l'alto corso del Danubio e per la loro posizione geografica erano naturalmente portati a invadere l'impero d'Occidente; inoltre la migrazione degliUnni, spingendoli verso ovest, li portò inevitabilmente a invadere la parte occidentale piuttosto che la lontana parte orientale. Certo è invece (come attestaZosimo) che Stilicone strinse un'alleanza con Alarico contro l'impero d'Oriente nel 406: Stilicone intendeva invadere con il supporto dei Visigoti l'Illirico orientale in modo da costringere Arcadio a cedere all'impero d'Occidente la zona contesa in questione, ma il piano fallì a causa dell'invasione della Gallia (e poi della Spagna) da parte di Vandali, Alani e Svevi e dell'usurpazione in Gallia e Britannia diCostantino III, che impedì a Stilicone di raggiungere Alarico in Epiro.

Con la caduta in disgrazia e uccisione di Stilicone (408), i rapporti tra Occidente e Oriente tornarono più sereni, anche per la solidarietà dinastica, e non furono infrequenti gli aiuti militari: nel 409Teodosio II, figlio di Arcadio, inviò 4 000 soldati a Ravenna per difendere suo zio Onorio da Alarico e dal suo Imperatore fantoccioPrisco Attalo, contribuendo a salvargli il trono; nel 425 lo stesso Teodosio II inviò una spedizione in Italia per deporre l'usurpatoreGiovanni Primicerio e porre sul trono d'Occidente l'Imperatore legittimoValentiniano III, cugino dell'Imperatore d'Oriente; e tra il 431 e il 441 l'Imperatore d'Oriente inviò consistenti contingenti in Africa per aiutare l'impero d'Occidente a difenderla dai Vandali.[125] Considerato che, nonostante la relativa pace con la Persia nel V secolo, illimes orientale non poteva essere sguarnito eccessivamente di truppe, e che illimes danubiano era minacciato dagli Unni (i quali invasero l'impero d'Oriente nel 421, 434, 441-442 e 447), i rinforzi che l'impero d'Oriente inviò a quello d'Occidente erano tutt'altro che inconsistenti.[126]

Nel 441, a conferma di quanto l'impero d'Oriente non fosse indifferente al declino dell'impero d'Occidente, il limes danubiano fu addirittura sguarnito di truppe, le quali furono imbarcate in una flotta comprendente 1100 navi, con l'intenzione di attaccare i Vandali per riconquistare Cartagine. Di tale sguarnimento del limes danubiano, tuttavia, decisero di approfittarne gli Unni di Attila: trovato un pretesto per rompere la pace, gli Unni invasero l'Illirico orientale, devastando interi territori approfittando della partenza delle truppe per combattere i Vandali in Africa e costringendo Teodosio II a richiamare la flotta e ad annullare la spedizione di riconquista dell'Africa. Negli anni successivi (441-450) Teodosio II, impegnato ad aver a che fare con Attila e con gli Unni, ai quali fu costretto a pagare un tributo annuale di 2 100 libbre d'oro e a evacuare la zona a sud del Danubio larga cinque giorni di marcia, non poté aiutare ulteriormente l'impero d'Occidente perché lo stesso impero d'Oriente era in grave pericolo.

A conferma dell'unità "teorica" dell'impero, la monetazione di quel periodo mostra i due Imperatori d'Occidente e d'Oriente seduti sullo stesso trono ed entrambi sorreggenti il globo crucigero rappresentante l'ideale romano di dominare l'intero mondo, con l'iscrizioneSALVS REI PUBLICAE.[127] Tuttavia, leggi promulgate in Oriente erano ritenute valide per l'Occidente solo se ratificate dall'imperatore occidentale, e viceversa, creando una divergenza legislativa tra Occidente e Oriente.[128]

Sotto l'imperatoreMarciano (450-457) l'Oriente non rinunciò al sostegno dell'Occidente contro gli invasori: la cronaca diIdazio narra che contingenti romano-orientali furono inviati in sostegno dell'impero d'Occidente contro gli Unni quando Attila invase l'Italia (452), contribuendo al suo ritiro.[129] Il suo successoreLeone I (457-474) allestì addirittura nel 468 un'immensa spedizione di 1100 navi per aiutare l'impero d'Occidente a recuperare l'Africa, spendendo l'equivalente di più di un anno di entrate.[130] Il fallimento dellaspedizione, dovuta forse al tradimento del generaleBasilisco (accusato daProcopio di essersi accordato con Genserico), impedì all'impero d'Oriente di aiutare ulteriormente l'impero d'Occidente essendo le casse dello Stato vuote a causa del dispendio economico per allestire la fallimentare spedizione.[131]

I Germani erano ancora importanti sotto il profilo militare come mercenari (l'alanoAspar era molto influente a corte), ma dall'epoca diLeone I (457-474) si riuscì ad affrancarsi da essi tramite l'arruolamento in larga scala diIsauri, una popolazione guerriera dell'Anatolia.[130] Lo stesso imperatoreZenone (474-491) era isaurico. Egli fece eliminare i propri rivali, Aspar e suo figlioArdaburio nel 471, generando tuttavia in tal modo la rivolta deifoederati goti stanziati in Tracia, che appoggiavano Aspar. Solo nel 473 si riuscì a porre termine alla rivolta con il pagamento di un tributo annuale di 2 000 libre d'oro e la nomina del capo dei Goti di TraciaTeodorico Strabone amagister militum e "solo sovrano dei Goti". Successivamente, però, i Goti di Tracia si unirono con i Goti Amali di Pannonia, condotti daTeodorico il Grande, portando alla formazione della coalizione degliOstrogoti. Gli Ostrogoti furono un grave problema per l'impero d'Oriente, finché non si riuscì a dirottarli verso l'Italia, ormai controllata daOdoacre (489).

Tra la caduta dell'impero d'Occidente e Giustiniano (476-527)

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Iregni romano-barbarici poco dopo lacaduta dell'Impero romano d'Occidente

La risposta di Costantinopoli dopo il 476 ai nuovi regni barbarici fu duplice: da un lato gli imperatori volevano mantenere i diritti teorici su tutto l'impero, quali legittimi successori dei Cesari; dall'altro lato essi erano ormai disinteressati al vasto territorio occidentale ormai impoverito e decentrato, che non valeva l'enorme dispendio di mezzi che sarebbe stato necessario per riconquistarlo. L'economia redditizia dopotutto si svolgeva ormai quasi esclusivamente nelle ricche città della parte asiatica e nel Mediterraneo orientale. Per questo gli imperatori accettarono ogni capo barbaro che si arrogasse il governo di qualche territorio, purché riconoscessero la superiorità morale di Costantinopoli. Talvolta, quando un regno sembrava acquisire troppa forza e importanza, Bisanzio cercava di mettere i capi barbarici l'uno contro l'altro, favorendo colpi di Stato e congiure.

Alcuni problemi derivarono dal fatto che la fede della popolazione delle province orientali fossemonofisita, cosa che l'imperatore cercò di mitigare adottando una dottrina di compromesso (editto di Henotikòn), che venne però condannata sia dalla frangia più estrema del monofisismo sia dal Papa. Oltre alle questioni religiose, molto sentite, i problemi che preoccupavano l'impero d'Oriente erano la difesa dei confini nord-occidentali dalle popolazionigermaniche, slave e uralo-altaiche, la ridefinizione giuridica, fiscale e territoriale del territorio, i rapporti con l'Occidente e con il papa romano, e la contesa con l'impero persiano della zona compresa tra l'Eufrate e laSiria.

Il tentativo di riconquista dell'Occidente: Giustiniano e la guerra gotica

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Lo stesso argomento in dettaglio:Guerra gotica (535-553) e Impero bizantino.
Giustiniano, mosaico nellachiesa di San Vitale aRavenna

Fu con l'imperatoreGiustiniano I (al potere dal 527), che l'impero romano d'Oriente avviò una campagna di riconquista dei territori occidentali con l'obiettivo di spostare di nuovo il baricentro politico verso il Mediterraneo e verso occidente, restaurando l'antica unità territoriale imperiale. Innanzitutto l'Imperatore si assicurò la pace sulla frontiera orientale stipulando unapace "perpetua" (dopo unconflitto con scarsi risultati tra il 526 e il 532). Un esercito di modeste dimensioni, ma dotato di una notevole flotta, poté allora partire alla volta dell'Occidente,sbaragliando velocemente in Africa il regno deiVandali (533-534). Capitanò l'impresa il generaleBelisario, già vittorioso durante larivolta della Nika, che aveva insanguinato Costantinopoli nel 532 e quasi indotto alla fuga lo stesso imperatore, se non fosse stato per i consigli di sua moglie, l'Imperatrice Teodora.[132]

La riconquista di Giustiniano si volse quindi all'Italia, dove il potere degliOstrogoti era in crisi dopo la morte diTeodorico (526). Sua figliaAmalasunta teneva la reggenza per suo figlioAtalarico, ma, con la morte del piccolo (534), essa aveva cercato di associarsi il cuginoTeodato per restare sul trono. Quest'ultimo, però, l'aveva prima isolata sull'Isola Bisentina (lago di Bolsena), quindi l'aveva fatta uccidere. Il pretesto per l'attacco agli Ostrogoti fu dato proprio dal comportamento di Teodato (oltre ai non chiari patti difoederatio tra impero e Goti). La cosiddettaguerra gotica iniziò nel 535 con la rapida conquista della Sicilia e della Dalmazia. Nel 536 avvenne lo sbarco dell'esercito imperiale nella penisola italiana, con la rapida conquista diNapoli e la morte di Teodato, già destituito, mentre fuggiva da Roma. Gli succedetteVitige, che fu fatto ostaggio da Belisario quando conquistò l'imprendibileRavenna nel 540 tramite un'astuzia. Belisario era in disaccordo con Giustiniano sul cosa fare con i territori riconquistati: Giustiniano voleva lasciare che gli Ostrogoti governassero uno Stato tributario a nord del Po, mentre Belisario intendeva incorporare anche l'Italia transpadana nei territori controllati direttamente dall'impero. Scontento di Belisario, Giustiniano lo inviò a oriente, a difendere l'impero dairinnovati attacchi deiPersianiSasanidi.

Nel 541, il nuovo re degli Ostrogoti,Totila (soprannome che significava l'"Immortale"), sconfisse ripetutamente i Bizantini in Romagna, Toscana e Campania, riconquistandoNapoli (543) eRoma (546), prima di costituire una flotta con la quale organizzò numerose scorrerie nelle grandi isole del Mediterraneo. Totila tentò anche la mossa strategica di abolire laschiavitù, liberando i servi dei latifondi, ma non ne ebbe l'appoggio che sperava.

Dopo essere caduto in disgrazia nel 543 con l'accusa di tradimento (per poi essere perdonato grazie all'amicizia di sua moglieAntonina con l'imperatrice Teodora), Belisario fece ritorno in Italia (544), ma con truppe insufficienti non riuscì a contrastare efficacemente Totila, anche se riuscì a strappare ai Goti il possesso di Roma (547). Conscio che senza truppe sufficienti non sarebbe mai riuscito a vincere la guerra, Belisario tramite Antonina chiese e ottenne il richiamo in Oriente (548). Dopo il richiamo di Belisario Giustiniano trascurò la guerra in Italia perché impegnato nelle questioni teologiche, e Totila ne approfittò riconquistando Roma e invadendo la Sicilia, la Sardegna e la Corsica. Nel 551 Giustiniano si decise a inviare il generaleeunucoNarsete in Italia. Narsete riuscì a sconfiggere definitivamente Totila aTaginae (l'odiernaGualdo Tadino), come pure il suo successoreTeia (552), conquistando tutta l'Italia; respinse inoltre le scorrerie dei Franco-Alamanni nell'Italia del Nord. Nel 554 Giustiniano estese a tutta l'Italia laPrammatica Sanzione, con una prefettura con capitale a Ravenna, suddivisa in varie province. Fu ristabilita la schiavitù e fu iniziato un programma artistico e architettonico a Ravenna. Nel 554, le forze bizantine conquistarono parte dellaSpagna meridionale aiVisigoti.

L'Impero romano d'Oriente alla morte di Giustiniano (565). In blu l'impero nel 527, in viola le conquiste di Giustiniano in Occidente, in altri colori gli Stati confinanti.

La guerra gotica aveva tuttavia devastato l'Italia. Dopo la guerra Roma era parzialmente in rovina con solo un acquedotto ancora in funzione e ilSenato romano in irreversibile declino. Giustiniano nellaPrammatica Sanzione promise fondi per la ricostruzione e per la promozione della cultura, e fonti contemporanee, forse propagandistiche, riferiscono che per opera di Narsete furono ricostruite, in tutto o in parte, diverse città tra cui Milano; l'unica opera pubblica riparata a Roma risulta essere, invece, ilponte Salario, ricostruito nel 565. Anche se Narsete si impegnò a ricostruire, in tutto o in parte, diverse città, concentrò le sue attenzioni soprattutto nella costruzione di difese. Nonostante Giustiniano avesse tentato con laPrammatica Sanzione di combattere gli abusi degli esattori imperiali in Italia, essi continuarono a essere commessi. Il sistema tardo-romano di riscossione delle tasse, che i Bizantini ereditarono dall'impero romano, era infatti oppressivo e la corruzione degli esattori che estorcevano dalla popolazione più del dovuto per tenersi l'eccedenza per sé senza darlo allo Stato non fece che peggiorare la situazione.

Inoltre un momento altamente drammatico fu anche la cosiddettapeste di Giustiniano (542-546), che spopolò Costantinopoli e tutto l'impero, mentre pochi anni più tardi (559) la capitale venivasalvata a stento da un'orda di invasoriunni eslavi.

Lo squilibrio creato a oriente dalle campagne in Europa occidentale fu subito colto dai Persiani, che tra il 540 e il 562 invasero l'Armenia e laSiria, occupando momentaneamente anche la metropoli diAntiochia. Nel 562 Giustiniano riuscì a ottenere la pace con la Persia al prezzo di un caro tributo.

Decadenza e fine del periodo proto-bizantino (565-641)

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Nel 568-569 iLongobardi invadevano l'Italia stremata dalla guerra, molto probabilmente perché pressati dall'espansionismo avaro, anche se secondo la tradizione tramandata daPaolo Diacono (ma considerata inattendibile dalla storiografia odierna) sarebbero stati sobillati a invaderla dallo stessoNarsete per vendetta controGiustino II, che lo aveva richiamato aCostantinopoli.[133]

Ben presto l'impero perse, dunque, il controllo dell'Italia a vantaggio dei Longobardi, conservando solo alcune zone costiere e, all'interno, un modesto corridoio umbro che collegava Roma con Ravenna.[134] Nel frattempo laSpagna bizantina subiva la controffensiva dei Visigoti condotti da reLeovigildo, che riconquistò diverse città, mentre laPrefettura del pretorio d'Africa era minacciata dalle incursioni del re locale Garmul, sconfitto dal generale (e poi esarca d'Africa)Gennadio solo nel 578. Il nuovo Imperatore Giustino II, invece di inviare rinforzi in Occidente per salvaguardare i territori riconquistati da Giustiniano, decise incautamente di violare la tregua con la Persia, ritenendo umiliante continuare a pagare il tributo ai Persiani che Giustiniano aveva accettato di versare per comprare la pace.[135] La nuovaguerra contro la Persia, iniziata nel 572 e terminata solo vent'anni dopo (591), portò inizialmente alla perdita diDara e impegnò per parecchio tempo la maggior parte delle truppe dell'impero d'Oriente, distogliendole dalla difesa dei Balcani e dei territori occidentali riconquistati da Giustiniano. Quando, dunque, intorno al 580, i Balcani furono invasi daSlavi eAvari, l'impero non poté opporre forze sufficienti per respingerli, con il risultato che grosse porzioni dei Balcani furono occupate da Slavi (mentre gli Avari erano intenzionati a compiere incursioni non per stabilirsi entro i confini dell'impero, ma per lo più a fini di saccheggio e per costringere l'impero ad aumentare il tributo).

L'impero romano d'Oriente nell'anno 600

L'imperatoreMaurizio (582-602) ereditò dunque una situazione disperata, con l'impero invaso da tutti i fronti. In Occidente tentò di porvi rimedio costituendo gli Esarcati, nel tentativo di rendere i territori occidentali in grado di autodifendersi senza ricevere aiuti da Oriente, e cercando l'alleanza dei Franchi contro i Longobardi. Sempre Maurizio, nel 597, stabilì che alla sua morte si sarebbe ricostituito l'impero d'Occidente, governato dal figlio minore Tiberio, mentre l'impero d'Oriente sarebbe andato al primogenito Teodosio; secondoOstrogorskij, questa sarebbe la prova che «non si era rinunciato all'idea dell'impero romano universale, né a quella dell'unico impero romano governato collegialmente, con amministrazione distinta delle sue due parti». Tuttavia la morte violenta di Maurizio, ucciso dall'usurpatoreFoca (602-610), mandò a monte i suoi piani. In Oriente, invece, Maurizio cercò di risolvere un problema per volta: cioè prima vincere la guerra contro la Persia e, solo dopo aver risolto il problema persiano, riconquistare i Balcani agli Slavi e Avari. Vinta nel 591 la guerra contro la Persia, approfittando di una guerra civile scoppiata nell'impero sasanide, e ottenuta parte dell'Armenia, Maurizio poté quindi volgere gran parte del proprio esercito contro Slavi e Avari, nel tentativo di scacciarli dai Balcani e respingerli oltre Danubio. Le suecampagne, durate fino al 602, furono nel complesso vittoriose e portarono al ripristino dellimes danubiano, ma la sua politica volta al risparmio generò nel 602 un ammutinamento nell'esercito che gli costò il trono.[136]

Sotto Foca e Eraclio, la situazione in Oriente e nei Balcani degenerò nei primi vent'anni del VII secolo: i Persiani, rotta la pace con il pretesto di vendicare l'assassinio di Maurizio,dilagarono in Oriente, conquistando Siria, Palestina e Egitto e devastando l'Asia Minore; gli Avari e gli Slavi ripresero l'offensiva, strappando di nuovo all'Impero l'Illirico.[137] Nel 626 Costantinopoli stessa si trovòassediata da Persiani e Avari, ma la città resistette e l'impero riuscì a sopravvivere. Nel frattempo, in Occidente, i Visigoti riuscirono intorno al 624 a cacciare i Bizantini dalla Spagna, mentre, in Italia, Bisanzio e i Longobardi erano in pace fin dal 603, grazie alla politica conciliante dell'esarcaSmaragdo. Tuttavia, ben presto scoppiarono delle rivolte - probabilmente dell'esercito scontento per i ritardi nella paga - a Ravenna e a Napoli, che risultarono nell'assassinio dell'esarcaGiovanni e dell'usurpazione del potere nella città partenopea di un certoGiovanni Consino (615). Il nuovo esarcaEleuterio riuscì a sedare le rivolte in questione, ma, resosi conto delle difficoltà dell'impero in Oriente e intendendo restaurare l'impero d'Occidente, nel 619 usurpò il potere, facendosi proclamare dall'esercito Imperatore d'Occidente assumendo il nome di Ismailius. Il nuovo Imperatore d'Occidente - Eleuterio/Ismailius - marciò quindi alla volta di Roma - con l'intenzione di farsi incoronare dal Papa o dalSenato - ma nel corso del tragitto venne ucciso nei pressi delCastrum Luceolis (in Umbria) dagli stessi soldati bizantini rimasti leali a Eraclio, ponendo fine all'usurpazione e all'effimera "rinascita" dell'impero d'Occidente. Il suo successoreIsacio continuò a rinnovare la tregua con i Longobardi, ma non poté impedire loro - sotto il regno diRotari - di conquistare laLiguria e, inVeneto,Oderzo eAltino.

L'impero bizantino nel 650 circa, dopo le conquiste islamiche

Eraclio riuscì invero a recuperare il terreno perduto con una serie di campagne orientali durate dal 622 al 628, vincendo inaspettatamente la guerra contro la Persia e recuperando i territori orientali (628), ma la riconquista di Siria, Palestina ed Egitto fu effimera, perché già sei anni dopo la fine della guerra contro la Persia, quegli stessi territori furono invasi dagliArabi da poco convertiti all'Islam, che tra il 634 e il 641 occuparono quegli stessi territori che Eraclio aveva recuperato ai Persiani.[138]

Nel 641, dunque, l'impero, ridotto all'Asia Minore e Tracia con enclavi in Italia, Africa e Balcani, si era ridotto ai minimi termini. La fase tardo-romana dell'impero bizantino si fa terminare convenzionalmente tra il 610 e il 641 quando l'Imperatore Eraclio dichiara il greco lingua ufficiale dello Stato al posto del latino (ormai parlato solo nelle province occidentali), ellenizza varie cariche politiche traducendo le loro denominazioni dal latino in greco (es. Augustus diventa Basileus), con la riforma dei temi riforma sia l'esercito sia l'amministrazione provinciale (che prima di lui aveva mantenuto la suddivisione tra prefetture, diocesi e province, stabilita da Diocleziano e Costantino). Il nuovo Stato rinnovato, liberato dalla decadente eredità tardo-romana, è quello che gli storici definiscono l'impero bizantino propriamente detto.

Note

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  1. ^UNIVERSIT DEGLI STUDI DI BOLOGNA. I materiali dell'Istituto delle Scienze.Catalogo della Mostra organizzata dall'Universit degli Studi di Bologna nell'Accademia delle Scienze. Settembre-Novembre 1979. Bologna, Accademia delle Scienze (Cooperativa Libraria Universitaria Editrice) 1979, pp. 164, + Indice., inAnnali dell'Istituto e Museo di storia della scienza di Firenze, vol. 4, n. 2, 1979, pp. 94-96,DOI:10.1163/221058779x00153.URL consultato il 24 ottobre 2019.
  2. ^ Julian Bennett,Trajan : optimus princeps : a life and times, Routledge, 1997,ISBN 0203360567,OCLC 56756930.URL consultato il 24 ottobre 2019.
  3. ^(EN) Nayan Chanda,Bound Together: How Traders, Preachers, Adventurers, and Warriors Shaped Globalization, Yale University Press, 1º ottobre 2008,ISBN 9780300134902.URL consultato il 26 ottobre 2019.
  4. ^ab Peter Turchin, Jonathan M. Adams e Thomas D. Hall,East-West Orientation of Historical Empires and Modern States, inJournal of World-Systems Research, vol. 12, n. 2, 26 agosto 2006, pp. 219-229,DOI:10.5195/jwsr.2006.369.URL consultato il 24 ottobre 2019.
  5. ^ Rein Taagepera,Size and Duration of Empires: Growth-Decline Curves, 600 B.C. to 600 A.D., inSocial Science History, vol. 3, n. 3/4, Cambridge University Press, 1979, pp. 115-138,DOI:10.2307/1170959.
  6. ^(EN) Zenonas Norkus,An Unproclaimed Empire: The Grand Duchy of Lithuania: From the Viewpoint of Comparative Historical Sociology of Empires, Routledge, 28 luglio 2017,ISBN 9781351669054.URL consultato il 26 ottobre 2019.
  7. ^I successori di Augusto, se si eccettua qualche parentesi trasgressiva, avevano rispettato ruoli e regole, soprattutto quella che la nomina dell'imperatore fosse comunque sottoposta all'approvazione del Senato (Giorgio Ruffolo,Quando l'Italia era una superpotenza, Einaudi, 2004, p. 86).
  8. ^Giorgio Ruffolo,Quando l'Italia era una superpotenza, Einaudi, 2004, p. 53.
  9. ^Ruffolo, p. 99.
  10. ^Solo pochi potevano avvicinarlo e parlargli e solo attraverso un rituale che prescriveva atti come la prosternazione (proskýnesis) ed il bacio del lembo del mantello.
  11. ^Nel tardo impero autori come Jones hanno calcolato che con l'Imperatore si spostassero qualcosa come 12 000 persone, compresi i funzionari, i dignitari, perfino la zecca, a dimostrazione dell'importanza assunta dalla corte imperiale. Un istituto particolare era quello del "comitatus". Da "comites" (coloro che accompagnano l'Imperatore) deriva (con altro significato pratico) il titolo di "conte".
  12. ^CILVIII, 22116-CILVIII, 22187-
  13. ^Grant, p.265; Chris Scarre,Chronicle of the roman emperors, New York 1999, pp.197-198.
  14. ^abcEutropio,Breviarium ab Urbe condita, IX, 27.
  15. ^abcdEutropio,Breviarium ab Urbe condita, X, 1.
  16. ^abcdZosimo,Storia nuova, II, 8, 1.
  17. ^abcEutropio,Breviarium ab Urbe condita, X, 2.
  18. ^abcZosimo,Storia nuova, II, 9, 1.
  19. ^Zosimo,Storia nuova, II, 9, 3.
  20. ^abcZosimo,Storia nuova, II, 10, 1.
  21. ^Orosio,Storie contro i pagani, VII, 28, 8.
  22. ^Zosimo,Storia nuova, II, 10, 2.
  23. ^Aurelio Vittore,De Caesaribus, XL, 7.
  24. ^Zosimo,Storia nuova, II, 11, 1.
  25. ^abcEutropio,Breviarium ab Urbe condita, X, 4.
  26. ^Lattanzio,De mortibus persecutorum, XXXII, 4.
  27. ^Zosimo,Storia nuova, II, 14, 4.
  28. ^Zosimo,Storia nuova, II, 15, 1.
  29. ^Lattanzio,De mortibus persecutorum, XLIV;Zosimo,Storia nuova, II, 16;Aurelio Vittore,Epitome de Caesaribus, XL, 23;Panegyrici latini, IX, 16 ss. (diEumenio) e X, 28 ss. (diNazario).
  30. ^Zosimo,Storia nuova, II, 16, 1-4.
  31. ^Barnes,Constantine and Eusebius, pp. 42–44.
  32. ^Zosimo,Storia nuova, II, 17.2.
  33. ^Lattanzio,De mortibus persecutorum, XLIII, 2; XLV, 1.
  34. ^Annales Valesiani, V, 13.28
  35. ^Eutropio, X, 5.
  36. ^Aurelio Vittore,De Caesaribus, XLI, 2; Aurelio Vittore,Epitome, 41.4.
  37. ^Socrate I, 2, 25.
  38. ^Orosio,Storie contro i pagani, VII, 28, 19.
  39. ^Lattanzio,De mortibus persecutorum, 46 e 47;Zosimo,Storia nuova, II, 17.3;Eusebio di Cesarea,Historia ecclesiastica, IX, 10.2-4.
  40. ^Zosimo,Storia nuova, II, 17, 3.
  41. ^Zosimo,Storia nuova, II, 18, 1.
  42. ^Zosimo,Storia nuova, II, 19, 1-3.
  43. ^Zosimo,Storia nuova, II, 20, 1.
  44. ^abE. Horst,Costantino il grande, Milano 1987, p. 211.
  45. ^Zosimo,Storia nuova, II, 20, 2.
  46. ^AE2006, 440.
  47. ^Aurelio Vittore,Epitome de Caesaribus, 41.4;De Caesaribus, 41.5.Annales Valesiani, 19.
  48. ^Annales Valesiani, V, 21[1].
  49. ^Zosimo,Storia nuova, II, 22, 3.
  50. ^E.Horst,Costantino il Grande, Milano 1987, pp. 242-244.
  51. ^Zosimo,Storia nuova, II, 22, 3-7.
  52. ^Zosimo,Storia nuova, II, 23-24.
  53. ^Zosimo,Storia nuova, II, 26;CILI, 272.
  54. ^abZosimo,Storia nuova, II, 28.
  55. ^Zonara,L'epitome delle storie, XIII, 1;Anonimo valesiano, 5.29;Socrate Scolastico,Storia ecclesiastica, I, 4.4.
  56. ^Anonimo valesiano, V, 28-29.
  57. ^Zosimo,Storia nuova, II, 29, 1.
  58. ^Eutropio, X, 6, 1.
  59. ^Aurelio Vittore,Cesari, 41, 8-9; Aurelio Vittore,Epitome, 41, 7-8.
  60. ^Socrate I 4.
  61. ^Sozomeno, I 7, 5.
  62. ^Giordane,Getica III.
  63. ^Consolaria costantinopolitana,s.a. 325.
  64. ^AE1974, 693;CILXI, 6648.
  65. ^Barnes, Timothy D.,The New Empire of Diocletian and Constantine, Harvard University Press, Cambridge–Londra, 1982, p. 87.
  66. ^Anonimo Valesiano, XXXV.
  67. ^Aurelio Vittore,Liber de Caesaribus, XLI, 15: «obsistentibus valide militaribus».
  68. ^John Bagnell Bury et al.,The Cambridge Ancient History, Volume XIII diThe Late Empire 337-425, inCambridge University Press, 1925, p. 12 (ISBN 0-521-30200-5).
  69. ^In particolare furono uccisi i fratellastri di Costantino I,Giulio Costanzo,Nepoziano eDalmazio, alcuni loro figli, comeDalmazio Cesare eAnnibaliano, e alcuni funzionari, comeOptato eAblabio.
  70. ^Eutropio,Breviario di storia romana, x.9.
  71. ^Zosimo,Storia nuova, II, 40.
  72. ^C.R.Whittaker,Frontiers of the Roman empire. A social ad economic study, Baltimora & London, 1997, p. 143.
  73. ^Morrisson, p. 11.
  74. ^Gibbon, p. 346. Nella nota del curatore a p. 344 si legge che «La persecuzione contro i filosofi e le loro biblioteche fu condotta con tale furia che da quel momento il nome dei filosofi pagani quasi si estinse.»
  75. ^Gibbon, p. 347.
  76. ^Ammiano Marcellino, XXIX,3.
  77. ^Gibbon, p. 348.
  78. ^Gibbon, p. 349.
  79. ^Gibbon, p. 369.
  80. ^Morrisson, p. 15.
  81. ^Morrisson, p. 16.
  82. ^abAnselmo Baroni,Cronologia della storia romana dal 235 al 476, p. 1037.
  83. ^Heather, pp. 257-258.
  84. ^Heather, pp. 295-296.
  85. ^Heather, pp. 298-299.
  86. ^Franco Cardini e Marina Montesano,Storia medievale, Firenze,Le Monnier Università, 2006.ISBN 8800204740
  87. ^Secondo Idazio, la sconfitta fu dovuta a un presunto tradimento dei Visigoti, ma bisogna ricordare che Idazio odiava profondamente i Visigoti, cosicché la sua testimonianza è ritenuta poco attendibile da Heather, che attribuisce le cause della sconfitta al valore della coalizione vandalo-alana. Cfr.Heather, p. 326.
  88. ^Heather, pp. 303-305.
  89. ^Cassiodoro,Chronica, s.a. 425; Gregorio di Tours, ii.8; Filostorgio, xii.4; Prospero Tirone, s.a. 425;Chronica gallica 452, 100; Giordane,Romana, 328; Jones, p. 22.
  90. ^Gregorio di Tours, ii.8; Merobaude,Carmina, iv, 42-46, ePanegirici, ii.1-4 e 127-143; Zosimo, v.36.1
  91. ^Heather, p. 322.
  92. ^Heather, pp. 326-327.
  93. ^Heather, p. 327.
  94. ^Heather, p. 349.
  95. ^Heather, pp. 350-351.
  96. ^Kelly, pp. 95-96.
  97. ^Salviano,De gubernatione Dei,VII, 9.
  98. ^Gibbon,The Decline and Fall of the Roman Empire, p. 618
  99. ^Procopio,Storia delle guerre di Giustiniano, III.1.4
  100. ^Heather, p. 361.
  101. ^Heather stima, in base a un calcolo matematico, che i proventi delle province perdute del Nordafrica equivalevano alle spese di mantenimento di almeno 40 000 fanti o 20 000 cavalieri, molti dei quali dovettero probabilmente essere licenziati a causa delle ristrettezze economiche. Cfr.Heather, p. 363.
  102. ^Heather, p. 417.
  103. ^Heather, p. 380.
  104. ^Luttwak 2009, p. 62.
  105. ^Heather, p. 456.
  106. ^Sidonio Apollinare,Carmina, v.385-440 e A. Loyen,Recherches historiques sur les panégiriques de Sidonine Apollinaire, Parigi 1942, pp. 76-77 e nota 5, citati in Savino, Eliodoro,Campania tardoantica (284-604 d.C.), Edipuglia, 2005,ISBN 88-7228-257-8, p. 84.
  107. ^Gibbon.
  108. ^Sidonio Apollinare, Carmina, v.474-477.
  109. ^Idazio,Cronaca, 197,s.a. 459;Gregorio di Tours,Storia dei Franchi, ii.11.
  110. ^Prisco, frammento 27.
  111. ^Roger Collins,Visigothic Spain, 409-711, Blackwell Publishing, 2004,ISBN 0-631-18185-7, p. 32.
  112. ^Chronica gallica anno 511, 634;Mario di Avenches,s.a. 460;Idazio,Cronaca, 200,s.a. 460.
  113. ^Libio Severo perì nel 465 in circostanze sospette e una fonte tarda (Cassiodoro) sostiene che fu avvelenato da Ricimero. Tuttavia, un passo di un panegirico di Sidonio Apollinare sembra smentire la tesi dell'avvelenamento. Heather sembra propendere per l'avvelenamento di Ricimero sostenendo che Severo era d'impiccio per Ricimero perché non era riconosciuto dall'Oriente e perì "in un momento troppo opportuno per non essere sospetto" (Heather, p. 471).
  114. ^Heather, p. 477 e pp. 488-489.
  115. ^Cardini- Montesano, cit., pag. 65.
  116. ^Jones 1964, Vol. I, p. 248.
  117. ^Jones 1964, Vol. I, pp. 257-259.
  118. ^l'impero veniva chiamato dai BizantiniRomania,Basileia Romaion oPragmata Romaion, che significa "Terra dei Romani", "Impero dei Romani"; i Bizantini si consideravano ancora romani (romaioi, si pronunciaromei).
  119. ^Per esempio si potrebbe citare il Gibbon che nella sua operaStoria del declino e della caduta dell'Impero romano scrisse che la storia del tardo impero romano d'Oriente è «una monotona vicenda di debolezze e miseria», uno dei giudizi «più falsi e di maggiore effetto mai espressi da uno storico attento» secondo J.B. Bury (Fonte: Gibbon,Declino e caduta dell'impero romano, prefazione del curatore Saunders, pag. 18).
  120. ^CHE SIGNIFICA IL TERMINE BIZANTINO SE NIENTE PUÒ DEFINIRSI CON TALE PAROLA?
  121. ^Ad esempio Ostrogorskij (Storia dell'impero bizantino) definisce il periodo 324-610 come periodo tardo-romano dell'impero bizantino, mentre la monumentale opera di A.H.M. JonesThe Later Roman Empire si ferma al 602 e non al 476. Sempre il Jones, nell'operaThe Prosopography of the Later Roman Empire, fa terminare il tardo impero nel 641 (anno in cui comincia l'operaThe prosopography of the Byzantine Empire). Infine l'enciclopedia in tre volumiIl mondo bizantino fa terminare il periodo proto-bizantino (o tardo-romano) nel 641. Se gli studiosi più moderni fanno terminare per convenzione il periodo tardo-romano con il 602/610/641, alcuni studiosi più datati si spinsero oltre:J. B. Bury scrisse unaHistory of the Later Roman Empire, from Arcadius to Irene, che si spingeva fino all'802, mentreGeorge Finlay considerava "romano" l'impero bizantino fino al 717 (infatti la sua storia della Grecia bizantina inizia proprio nel 717).
  122. ^In realtà il consolato non fu abolito del tutto, ma divenne una carica che poteva assumere solo l'Imperatore nel primo anno di regno. Cfr. J.B. Bury,History of the Later Roman Empire
  123. ^Enciclopedia Treccani, lemmaCiviltà bizantina.
  124. ^Heather, p. 463.
  125. ^Morrisson, pp. 22-23.
  126. ^Heather, pp. 464-467.
  127. ^Morrisson, p. 22.
  128. ^Il mondo bizantino, I, p. 86.
  129. ^Heather, pp. 467-468.
  130. ^abMorrisson, p. 25.
  131. ^Heather, p. 488.
  132. ^Procopio di Cesarea,La Guerra Persiana, I,24.
  133. ^Paolo Diacono, II,5.
  134. ^Morrisson, p. 38.
  135. ^Morrisson, p. 39.
  136. ^Morrisson, p. 42.
  137. ^Morrisson, pp. 44-46.
  138. ^Morrisson, pp. 49-51.

Bibliografia

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Fonti epigrafiche
Storiografia moderna
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