Superpila | |
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Stato | ![]() |
Fondazione | 1917 aVenezia |
Fondata da | Gian Carlo Stucky |
Chiusura | 1994 (assorbita dallaDuracell) |
Sede principale | Scandicci |
Gruppo | Procter & Gamble |
Settore | Elettronica |
Prodotti | batterie elettriche |
Slogan | «La potente che dura nel tempo» |
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Superpila è stata un'azienda italiana produttrice dibatterie elettriche.
Il suo marchio storico, depositato il 19 aprile 1927 alla Camera di Commercio di Firenze[1] era composto dal nome superpila in caratteri stampatello; la parte alta della S e la parte bassa destra della A finale proseguivano creando due linee parallele, rispettivamente sopra e sotto la scritta. Successivamente all'acquisizione da parte diKraft, tali linee furono eliminate.
Attualmente è unmarchio di proprietà dellamultinazionale statunitenseProcter & Gamble, non più utilizzato. L'ultima registrazione in Italia è stata effettuata dallaDuracell Batteries[2].
Fu fondata aVenezia nel 1917 con la denominazioneSocietà Anonima Pila Pilla e capitale sociale di 1 milione di lire, su iniziativa dell'ingegnerGian Carlo Stucky.
La società si specializzò nella produzione e il commercio di pile, di macchine e apparecchielettrici e di tutti i prodotti affini. Nel 1924 la sede fu spostata aFirenze, città dove già dal 1918 era stata trasferita la produzione in un capannone in via Galluzzi 16, e cambiòragione sociale inSocietà Anonima Superpila - Stabilimenti Pilla Leclanché. Qualche anno dopo la produzione fu ulteriormente spostata in un nuovo stabilimento in piazza Pietro Leopoldo, e l'azienda prese il nome diSuperpila - Società Anonima. In quegli anni, presidente del gruppo era Giuseppe Leti, un dirigente con visioni futuristiche, presidente anche della francese Leclanché e consulente della Union des fabricants de tabac svizzera,[3] che seppe modernizzare l'azienda sia dal punto di vista dei prodotti che delmarketing, fornendo sia il mercato militare che quello civile, allora nascente, delle pile; fornì Superpila di una rete capillare di distribuzione, producendo ancheapparecchi radio sia da casa che portatili.[4][5]
Antesignana dei tempi fu la fiducia che i vertici di Superpila S.A. ebbero nell'efficacia dimarchi depositati per singoli prodotti, separati dal nome dell'azienda: esempio sono, nel 1939, la "Lucciola".[6] oppure la "Batteria Tascabile La Vittoria"[7]
All'epoca la Superpila forniva allo Stato e all'esercito italiano accumulatori d'energia. I suoi reparti di ricerca e sviluppo furono utilizzati nel periodo bellico per ricerche in tal senso, giungendo alla creazione di prodotti più dipropaganda che realmente utili, quali la "pilaautarchica" pensata dall'architetto Laurenti negli anni 1930.[8]
Trasformata insocietà per azioni nel 1941, divenneSuperpila S.p.A.. Nel 1952 il 98% delle quote societarie passò alla Nazionale Sviluppo Imprese Industriali, mentre otto anni più tardi il 51% della stessa venne acquisito dallaBritish Ever Ready Electrical Company, all'epoca maggior produttore europeo di pile, che fu azionista di maggioranza.
Alla fine degli anni 1950 la vecchia area di piazza Leopoldo fu lasciata da Superpila; sarebbe rimasta abbandonata fino all'inizio degli anni 2000, con la costruzione di un ipermercato e appartamenti.[9]
Nel 1962 venne inaugurato un nuovo stabilimento aScandicci, sul quale negli anni 1970 furono gradualmente trasferite tutte le attività produttive. Sotto il controllo della multinazionale britannica furono create due società: laSuperpila Industriale S.p.A. per la produzione, e laPile Superpila S.p.A. per la distribuzione.
Gli anni 1970 furono un periodo di espansione per l'azienda. L'attività di ricerca permise di creare pile sempre più piccole e potenti, adatte alla richiesta dell'epoca, per i motori e amplificatori dei primigiradischi emangianastri portatili, da usare anche all'aperto. Molto curato fu anche ildesign degli oggetti elettrici.
Nel 1968 Superpila contava circa 600 addetti nei due stabilimenti,[10] e 11 filiali distributive sparse in tutto il territorio nazionale, che dopo il piano di ristrutturazione aziendale degli anni successivi furono ridotte a quattro (Milano, Firenze,Napoli,Catania).
Nel 1975 l'azienda fece il suo ingresso allaBorsa di Milano, uscendone cinque anni dopo. Fu un decennio in cui l'azienda, pur sentendo la pressione dei prodotti d'importazione, cercò di sviluppare ulteriormente la tecnologia delle batterie, con il lancio di tipologie differenziate in base all'utilizzo. Contestualmente, l'azienda cercò di inserirsi ulteriormente nel mercato deldesign e in quellotelefonico, con unexcursus anche nel settore delleaudiocassette magnetiche utilizzando nastri di produttori terzi.
Negli anni 1980, complice la concorrenza delle aziende asiatiche, l'impresa entrò in una fase di crisi irreversibile: carente di conoscenze adatte a un mercato di più alta qualità, i suoi prodotti, costosi a parità di caratteristiche, non erano più richiesti. L'azienda toscana fu interessata da un cambio di proprietà, nel 1983, quando venne ceduta alla multinazionale statunitense Duracell . In questo periodo, la Superpila tentò un'operazione di importazione di prodotti stranieri, progettati e assemblati altrove: tra questi, il caricabatterie "CX50".
Per tentare un recupero di quote di mercato, vennero regalati o allegati a giornaligadget di vario tipo: dallemacchine fotografiche tascabili a forma di pila, ai camion giocattolo. Superpila promosse poi vari concorsi a premi fra gli acquirenti, e campioni delle pile furono allegati a giornali anche per bambini. Sospesa la produzione di apparecchi di ogni tipo, l'azienda si concentrò, nelle sue ricerca e sviluppo, nella tecnologia delle batterie; se la fase di ricerca avveniva ancora in Italia, fra la fine de[11] gli anni 1980 e l'inizio degli anni 1990 la produzione venne progressivamente trasferita all'estero.
Nel 1989 iniziò quindi lo spacchettamento dell'impianto: la sede legale della Superpila e quel che restava del reparto sviluppo, fu trasferito a Milano; lo stabilimento di Scandicci venne ceduto alla neonataVolta Industries.
Dopo essere stata trasformata in unasocietà a responsabilità limitata, e la sede legale trasferita a Milano, in via G.B. Pirelli 18, Superpila cessò ogni attività; anche gli studi di ricerca e sviluppo in atto vennero interrotti. Quando la nuova proprietàDuracell la assorbì nel 1994, le parti rimanenti dell'azienda furono liquidate, e venne utilizzato il solo marchio su batterie, disegnate da Duracell e prodotte all'estero. Ildesign stesso delle pile di quest'ultima fase fu stravolto.
Della Duracell la Superpila seguì le sorti nel 1997, quando fu rilevata dallaGillette. L'ultima proprietà, dagli anni 2000, ha cessato completamente l'utilizzo del marchio Superpila, pur rinnovandone la proprietà anche per l'Italia. Gli archivi della Superpila sono stati accolti dall'Archivio di Stato di Firenze.[12]
Gli stabilimenti di via Galluzzi nr. 16, strutturati all'interno di un quadrilatero, costituivano, all'epoca, una struttura all'avanguardia. A fronte strada si trovavano le palazzine degli uffici direzionali, tecnici e commerciali, mentre gli edifici dedicati alla produzione erano nella zona posteriore; trasversalmente, ai lati del qaudrilatero, paralleli a quella che sarà successivamente via del Palazzo Bruciato, altri manufatti dedicati allo stoccaggio delle materie prime e dei prodotti finiti. Sul tetto di un capannone, parallelo a via Galluzzi e che dava su un cortile interno, svettava la scritta "Superpila" di colore bianco[13]. All'epoca dell'edificazione, la zona - prossima a piazza Leopoldo - era popolata da diverse realtà industriali (le Officine Galileo, la Manetti, etc) che, progressivamente, si spostarono fuori città, lasciando libere le aree. Al momento di lasciare definitivamente la sede di via Galluzzi, negli anni settanta, l'isolato circondato dalla stessa via Galluzzi, via del Palazzo Bruciato, Via Carlo Pisacane e via Tavanti, per confluire in Piazza Leopoldo, ospitava anche alcune costruzioni residenziali. Dopo anni di abbandono, nel 1995 (con D.M. 21/12/94 del Comune di Firenze)[14], fu autorizzato un progetto (1995-1996) di modifica dell'area che prevedeva la demolizione totale delle strutture industriali, operazioni di bonifica del suolo, e l'edificazione di 24 alloggi di Edilizia residenziale pubblica, 30 appartamenti di edilizia privata, un centro commerciale di 1500 mq, nuovi parcheggi per 4000 mq. e nuovo verde pubblico per altri 4000 mq[15]. Nel 2003 vengono completate le operazioni e non resta alcuna traccia dell'impianto Superpila.
I capannoni di Scandicci, invece, dopo essere stati utilizzati dalla Fila, pur parzializzati e rivenduti a diversi privati, sono tuttora esistenti.
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