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Storia della letteratura italiana

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L'edizione del 1529 deLa Divina Commedia.

Lastoria della letteratura italiana ha le sue origini nelXII secolo, quando nelle diverse regioni dellapenisola italiana si iniziò a scrivere initaliano con finalità letterarie. IlRitmo laurenziano è la prima testimonianza di una letteratura in lingua italiana.

Gli storici dellaletteratura individuano l'inizio della tradizione letteraria in lingua italiana nella prima metà delXIII secolo con lascuola siciliana diFederico II di Svevia,Re di Sicilia eImperatore del Sacro Romano Impero, anche se il primo documento letterario di cui sia noto l'autore è considerato ilCantico delle creature diFrancesco d'Assisi. In Sicilia, a partire dal terzo decennio del XIII secolo, sotto il patrocinio di Federico II si era venuto a formare un ambiente di intensa attività culturale: queste condizioni crearono i presupposti per il primo tentativo organizzato di una produzione poetica in volgare romanzo, il siciliano, che va sotto il nome di "scuola siciliana" (così definita daDante nel suoDe vulgari eloquentia). Tale produzione uscì poi dai confini siciliani per giungere ai comuni toscani e aBologna e qui i componimenti presero ad essere tradotti e la diffusione del messaggio poetico divenne per molto tempo il dovere di una sempre più nota autorità comunale.

Quando la Sicilia passò il testimone ai poeti toscani, coloro che scrivevano d'amore vi associarono, seppure in maniera fresca e nuova, i contenuti filosofici e retorici assimilati nelle prime grandi università, prima di tutto quella di Bologna. I primi poeti italiani provenivano dunque da un alto livello sociale e furono soprattutto notai e dottori in legge che arricchirono il nuovo volgare dell'eleganza del periodare latino, che conoscevano molto bene attraverso lo studio di grandi poeti latini comeOvidio,Virgilio,Lucano. Ciò che infatti ci permette di parlare di una letteratura italiana è lalingua, e la consapevolezza nella popolazione italiana di parlare una lingua, che pur nata verso ilX secolo, si emancipa completamente dalla promiscuità col latino solo nelXIII secolo.

Le origini

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Premesse linguistico-letterarie

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Lo stesso argomento in dettaglio:Letteratura latina e Letteratura cristiana.
«Sarebbe stato impossibile determinare un momento in cui il latino abbia cessato di essere la lingua comunemente usata dal popolo e abbia ceduto il posto alle lingue nuove: sia perché tale trapasso dovette svolgersi diversamente e in diversi tempi nei differenti luoghi, sia perché soprattutto è assurdo scientificamente parlare del nascimento di un linguaggio, il quale non nasce mai e non muore bensì continuamente si trasforma".»

(Natalino Sapegno[1])

Dopo la grande stagione della letteratura in lingua latina, che produsse grandi opere letterarie nell'ambito del teatro (Plauto,Terenzio), nella memorialistica e nella filosofia (Lucrezio,Cicerone,Seneca ePublio Cornelio Tacito), così come nella poesia (Virgilio,Orazio,Ovidio,Lucano), il panorama culturale classico-pagano entrò in contatto, a partire dal III secolo d.C., con la nuovareligione cristiana, determinando svolte e riprese dei temi da parte di teologi e letterati qualiClaudiano,Agostino d'Ippona eOrosio. Il crollo dell'Impero romano d'Occidente e la sua disgregazione nei variregni romano-germanici nel V secolo generarono la nascita di un pluralismo linguistico in cui il latino locale si mischiò con lelingue germaniche, dando origine allatino volgare.

La letteratura altomedievale italiana

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Lo stesso argomento in dettaglio:Letteratura medievale.

Con la detronizzazione dell'ultimo imperatore romano,Romolo Augusto, nel 476 d.C., il potere passò al re barbaricoOdoacre e l'Italia venne soggiogata dai germanici fino al 553 quando, con labattaglia del Vesuvio, l'Impero romano d'Oriente costituito dai Bizantini riuscì a rioccupare una parte dell'Italia. Nel 568 però, con la discesa in Italia deiLongobardi, che riuscirono a conquistare un'altra parte della penisola, si assistette a una divisione politica, amministrativa e linguistica.In questo periodo la cultura della penisola italiana, sia a causa delle condizioni economiche che si erano notevolmente aggravate, sia per le invasioni barbariche e altre cause, si abbassò notevolmente e la lingua iniziò un'ulteriore evoluzione diversa secondo leregioni e i differenti strati sociali. Da una parte c'erano le persone colte, i cosiddettichierici appartenenti al clero e in grado dileggere e discrivere, che continuarono a parlare e a scrivere in latino, e dall'altra le persone non colte, ilaici, che, incapaci di leggere e di scrivere, utilizzavanodialetti che avevano un'origine latina ma che col passare del tempo andavano sempre più allontanandosi e diversificandosi da essa.

Nacque così in Italia una letteratura nuova composta inlatino medievale o mediolatino che rispecchiava la nuovaciviltà medievale. Come scriveAlberto Asor Rosa: «… è dall'intera maturazione di questa (con tutti i fenomeni linguistici, ideologici e sociologici che l'accompagnano e ne derivano) che si produce a un certo punto una nuova cultura fondata essenzialmente sull'uso dei linguaggi volgari»[2]. Quindi si formò un nuovo linguaggio: ilvolgare.

L'Italia del periodo comunale e le letterature in volgare

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Con la ripresaeconomica che si manifestò dopo glianni 1000 e che vide la nascita dellecittà, nacquero dei nuovi ceticittadini appartenenti agliartigiani, aimercanti o agliimprenditori, che, pur essendolaici, sentivano il bisogno di accrescere la loro cultura e di esprimersi in modo letterario. Costoro pertanto iniziarono ad utilizzare i loro dialetti di origine latina, ivolgari, per rivolgersi non solamente ai chierici ma a tutti i laici che erano in grado di comprendere il volgare, spesso se letto o recitato da altri.

Carlo Magno in un dipinto diAlbrecht Dürer,1511-1513.

I primi scritti in volgare sono di caratterereligioso; in essi si obbligano gli ecclesiastici a rivolgersi ai fedeli, nel corso delle prediche, nella loro stessa lingua come viene stabilito daCarlo Magno nell'813 durante ilConcilio di Tours. Spesso si tratta anche di formule digiuramenti, come ilGiuramento di Strasburgo del 14 febbraio dell'842, formulato dai nipoti di Carlo Magno,Carlo il Calvo eLudovico il Germanico davanti ai propri eserciti, il primo nella lingua del fratello,alto-tedesco antico e il secondo, vice versa, infrancese antico.

Attività mercantili e volgari italiani

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Lo stesso argomento in dettaglio:Attività mercantili e volgari italiani.

Durante sia l'alto sia il tardo Medioevo, l'Italia era un crocevia di rotte commerciali, grazie alla presenza delle influentirepubbliche marinare come Venezia, Genova, Pisa e Amalfi. Gli scambi mercantili, soprattutto a partire dal IX secolo, portarono a contatti continui tra mercanti italiani e popolazioni di lingua straniera, contribuendo alla diffusione di termini stranieri nei volgari italiani. Le parole legate alla marineria, al commercio, alle transazioni economiche e alle attività portuali entrarono a far parte del lessico quotidiano, influenzando notevolmente la lingua parlata.[3]

Dalla letteratura latina a quella italiana

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Per quanto riguarda l'Italia non è facile indicare con precisione l'inizio di questo nuovo processo anche se dal secolo VIII si possono trovare già testi che utilizzano per iscritto il volgare. Alberto Asor Rosa riferisce che nel 1189 il patriarca di Aquileia si era recato presso la chiesa delle Carceri di Padova per tenere un sermone in latino e che esso venne prontamente tradotto ai fedeli presenti in lingua volgare.

Si è quindi propensi a pensare che la lingua volgare, già dal secolo VIII al XII fosse utilizzata in modo sempre più frequente non solo ad uso pratico ma anche ad usi che consentissero l'innegabile bisogno letterario di raggiungere il maggior numero di coscienze. Il volgare italiano cioè tende gradualmente ad unificare il territorio linguistico ed a soppiantare municipalmente la lingua latina ormai non più in grado di assolvere quel compito.

I primi documenti

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Lo stesso argomento in dettaglio:Indovinello veronese.
L'Indovinello veronese

Tra i documenti più antichi che dimostrano questa esigenza vi è in primo luogo un sempliceindovinello, l'Indovinello veronese, composto da quattro breviversi che vennero scoperti nel1924 in uncodice dellaBiblioteca Capitolare di Verona scritto verso la fine dell'VIII secolo e l'inizio del IX secolo, dove l'atto dello scrivere, ripreso dalla letteratura scolastica del secolo VIII, viene paragonato all'atto delseminatore che sparge nei solchi il seme nero su un prato bianco.

«Se pareva boves, alba pratalia araba. - albo versorio teneba, negro semen seminaba[4]
Lo stesso argomento in dettaglio:Placiti cassinesi.

Si segnala anche un testo, laPeregrinatio Aetheriae (IV oV secolo d. C.) nel quale si individua l'uso del proto-articolo determinativo citato, tra gli altri, daLorenzo Renzi[5] testo nel quale si trova questo esempio: " Per valle illa quam dixi ingens ". Nello stesso testo ricorre "ille" (pronome dimostrativo latino, da ille - illa- illud, v.linguistica) usato come determinante un elemento noto. Pertanto l'articolo determinativo nella lingua romanza potrebbe aver cominciato la sua evoluzione dal modo in cui fu usato "ille" nella Peregrinatio. Tra i primi documenti nei quali il volgare assume carattere dilinguaggio già ufficiale e colto sono quattrotestimonianze giurate che riguardano certe controversie sull'appartenenza di alcunilotti di terreno aibenedettini delmonastero diCapua, diSessa e diTeano che vennero registrate tra il960 e il963, noti come i quattroplaciti cassinesi.

Le formule usate in queste testimonianze sono la ripetizione di quanto preparato in precedenza dal giudice in testo latino e in seguito stilate in volgare perché esse fossero comprese dai tutti i presenti algiudizio. Tra questi documenti vi è quello che viene generalmente chiamato il "Placito capuano"[6]. Ilcritico scrive: "In un placito capuano del 960 è riprodotta la formula pronunciata dai testimoni in una lite di confini tra ilmonastero di Montecassino e tal Rodelgrimo d'Aquino: «Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki contene, trenta anni le possette parte Sancti Benedicti»[7].

Così, a poco a poco, con il passare del tempo i documenti di questo genere, e non solo, diventano sempre più frequenti, come i libri di memoriecontabili, i treversi inseriti in undramma scritto in latino sullaPassione, un'epigrafe sullafacciata dellachiesa di San Clemente aRoma dove il servitore riferisce parole in volgare e ilsanto in latino, unprivilegiosardo e una confessione di originemarchigiana oumbra tutti appartenenti all'XI secolo.

DelXII secolo ci è poi pervenuta una carta di originecalabrese e una scritta piuttosto semplice formata di quattroendecasillabi che si poteva leggere, nelDuomo di Ferrara "Li mille cento trenta cenqe nato - fo questo templo a San Gogio donato - da Glelmo ciptadin per so amore - e mea fo l'opra. Nicolo scolptore", come riporta Sapegno in note[7], in realtà si tratta di un clamoroso falso delBaruffaldi., che ha tratto in inganno i filologi, compreso Sapegno, per più di due secoli.

Ricordiamo anche ilRitmo di Travale del1158: "Guaita guaita male, no mangiai ma' mezo pane".

AlXIII secolo risalgono poi deiframmenti d'unmanoscritto appartenente a certibanchierifiorentini e, sempre inToscana, seguono altri documenti che riguardano questioni di interessi privati o appartenenti a istituzioni pubbliche.

Uso del volgare e suo uso letterario

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Per queste prime testimonianze in volgare bisogna tener conto che "… il volgare, che passa nelle scritture e diventa a poco a poco lingua letteraria, non è il linguaggio del popolo così come questo direttamente lo parla, ma è quello stesso linguaggio di una persona colta, e che generalmente sa di latino, lo tratta e lo sistema, perché sia comprensibile al popolo ma al tempo stesso abbia la dignità grammaticale e stilistica di stare accanto al latino"[8].

Come tutte lelingue romanze, l'italiano discende dal latino, con cui ha legami molto più stretti delle altre lingue romanze proprio in virtù della prolungata permanenza della lingua madre in tutte le fasce sociali italiane. La letteratura italiana scritta si afferma in ritardo rispetto ad altre letterature europee perché la lingua di cultura per eccellenza fu a lungo il solo latino, lingua della Chiesa, dei tribunali e delle corti, ma anche delle scuole e delle università. A questo fattore si aggiunge anche l'uso dellalingua d'oc e dellalingua d'oïl nelle corti italiane del centro-nord, che produsse, tra i tanti rimaneggiamenti e imitazioni pedestri, anche alcune opere letterarie di un certo pregio, dalTresor diBrunetto Latini, alMilione cheMarco Polo dettò aRustichello da Pisa in francese, ai canti d'amore diSordello da Goito. Questo almeno fino al momento in cui ilCanzoniere siciliano si diffuse in Toscana, principalmente ad opera diGuittone d'Arezzo, da cui trasse spunti linguistici e poetici, sotto l'influenza di quelpreumanesimo che avrebbe portato il travaso della letteratura e retorica classica nel toscano e nel bolognese riavvicinando la poesia italiana ai contenuti classici e distanziandola dal mondo cavalleresco franco-normanno che aveva fino allora cercato di copiare.

Per trovare, in Italia, testi a carattere propriamente letterario in un volgare solido bisogna risalire intorno alla metà del XII secolo con ilRitmo laurenziano (che si fa risalire al 1150-1157) ritrovato in uncodice dellaBiblioteca Medicea Laurenziana diFirenze, che consiste nellacantilena di ungiullare toscano, o alRitmo di sant'Alessio trovato nelleMarche nelXIII secolo o alRitmo cassinese.

Il Duecento

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Lo stesso argomento in dettaglio:Letteratura italiana del Duecento.

Premesse

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Il periodo storico che va dal1224, data presumibile della composizione delCantico delle creature diSan Francesco d'Assisi, al1321, anno in cui morì Dante,[9] si contraddistingue per i numerosi mutamenti in camposociale epolitico e per la viva attivitàintellettuale ereligiosa. Siamo agli albori della letteratura italiana con le sue manifestazioni regionali e tematiche che vedranno, nel filone siculo-toscano e, infine, stilnovista, l'espressione più alta dal punto di vista spirituale e stilistico della produzione letteraria.

Letteratura allegorico-didattica

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Manoscritto delRoman de la Rose (1420 - 1430).

Un tipo diletteratura, quella di carattereenciclopedico eallegorico, in Francia nata già nel XII secolo con l'Anticlaudianus delfilosofoAlano di Lilla, giunse nel Duecento in Italia con i suoi modelli, come il famosoRoman de la Rose che nelle due parti composte tra il1230 e il1280 circa daGuillaume de Lorris eJean de Meung narrano, con abbondanti figuresimboliche e audaci personificazioni, le vicende del sentimento amoroso nei suoi vari e drammatici aspetti. L'influsso delRoman si avverte in tutte le opere allegorico-didattiche antiche scritte in volgare.

A fianco dell'imitazione delRoman de la Rose, nell'area dell'Italia settentrionale (specialmente in ambito veneto e lombardo), componimenti dal sapore allegorico e morale (o didattico) i quali «esprimono nel loro insieme il tentativo di un innalzamento dei dialetti settentrionali, veneto-lombardi, ad espressione letteraria»[10]. Esponenti di questa corrente letteraria sono, principalmente,Fra' Giacomino da Verona dell'ordine dei frati minori francescani il quale scrisse due poemi in versi alessandrini: ilDe Babilonia civitate infernali e ilDe Jerusalem celesti dove vengono elencate rispettivamente le pene dell'Inferno e le gioie delParadiso; e il milaneseBonvesin de la Riva degli Umiliati, che compose molte opere sia in volgare che in latino. Tra le più note scritte in latino si ricorda ilDe magnalibus urbis Mediolani, una sinteticastoria di Milano, e in volgare il "Libro delle Tre Scritture" (laNigra, laRossa e laDorata), un poemetto dove vengono narrate le dodici pene dell'Inferno, laPassione diCristo e le glorie del Paradiso.

La letteratura religiosa

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Contemporaneamente a questi componimenti dell'Italia settentrionale, nasce, soprattutto inUmbria, una letteratura in versi a carattere religioso scritta nei vari dialetti locali per lo più anonima. Si usa collocare nel1260 la vera nascita della lirica religiosa al tempo in cui nacque aPerugia, sotto la guida di Raniero Fasani, la confraternita dei Disciplinati che usava come mezzo di espiazione la flagellazione pubblica. Il rito veniva accompagnato da canti corali che avevano come schema la canzone a ballo profana. Attraverso lelaude, liriche drammatiche, pasquali o passionali secondo l'argomento religioso trattato, il movimento si diffuse in tutta l'Italia del Nord stabilendone il centro aPerugia e adAssisi. Ma è ilCantico di Frate Sole o Cantico delle creature disan Francesco d'Assisi ad essere considerato il più antico componimento in volgare italiano.

La letteratura francescana

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Dopo la morte di San Francesco nacque una fiorente letteratura francescana che proseguì anche nelTrecento. Essa produsse numerosebiografie delsanto scritte in latino e presto tradotte in volgare. Si ricordano soprattutto diTommaso da Celano laLegenda prima, che venne scritta per commissione delpapa Gregorio IX nel1229, laLegenda secunda e laLegenda trium sociorum redatta non come una vera biografia ma come una sequenza di episodi eccezionali, compiuti da San Francesco e dai suoi tre compagni (Leone, Rufino e Angelo), secondo il modello dei fioretti; lo "Speculum perfectionis", redatta da uno scrittore anonimo che è stato il primo a tramandarci "Il Cantico delle creature". La seconda biografia del santo di carattere ufficiale è quella che scrissesan Bonaventura, intitolataLegenda maior, per incarico dell'Ordine dei Frati Minori per arrivare agliActus beati Francisci et sociorum eius considerati la prima fonte deI Fioretti di san Francesco in volgare. Sarà però conJacopone da Todi e con loStabat Mater, una lauda dialogata dallinguaggio misto di parole del volgare umbro e di latinismi e dallametrica che ripropone i modelli della poesia dotta, che la poesia religiosa raggiunge il suo vero apice poetico.

La scuola siciliana

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Lo stesso argomento in dettaglio:Scuola siciliana.
Raccolta diMinnesang del 1850

Fin dal1166 alla corte normanna diGuglielmo II di Sicilia convenivano da ogni parte i trovatori italiani e provenzali[11].Una prima elaborazione di lingua letteraria da poter mettere inversi si ebbe al tempo diFederico II di Svevia inSicilia dove l'imperatore, di ritorno dallaGermania aveva avuto modo di conoscere iMinnesängertedeschi, aveva dato l'avvio, nel1220-50 circa, allaScuola siciliana, una verascuola poetica inaulico siciliano che si ispirava ai modelli provenzali e che portò avanti la sua attività letteraria per circa un trentennio concludendosi nel1266 con la morte del figlio di Federico,Manfredi, re d'Italia morto nellabattaglia di Benevento (1266). I poeti di questa scuola «… scrivevano in un siciliano illustre, in un siciliano cioè nobilitato dal continuo raffronto con le due lingue, in quel momento auliche per eccellenza: il latino e il provenzale»[12]. Il tema dominante nei poeti siciliani fu quello dell'amore ispirato ai modelli provenzali: le forme in cui si espresse questapoesia sono lacanzone, lacanzonetta e ilsonetto, felice invenzione diGiacomo da Lentini, caposcuola del movimento. Tra i maggiori si ricorda inoltreGuido delle Colonne del quale sono pervenute cinque canzoni,Pier della Vigna diCapua nominato da Dante nel XIII canto dell'Inferno,Rinaldo d'Aquino,Giacomo Pugliese,Stefano Protonotaro daMessina al quale dobbiamo l'unica composizione conservata in lingua originale siciliana (Pir meu cori alligrari). Di diversa estrazione era infatti la scuola dell'isola, composta prevalentemente di giuristi e notai, più vicini del mondo francese alla tradizione umanistica e nel complesso distanti dal mondo cavalleresco francese, ammirato da lontano ma difficilmente sentito come proprio, tanto più in quanto l'imperatore aveva in effetti attuato per la prima volta nella storia, dopo durissime lotte, lo smantellamento del sistema feudale. Annoverato come poeta appartenente alla scuola siciliana vi fu ancheCielo d'Alcamo che scrisse nel1231 il famosocontrastoRosa fresca aulentissima, dal sapore burlesco per il tipico contrasto tematico che caratterizza dalla lirica d'amore.

La scuola toscana

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Lo stesso argomento in dettaglio:Scuola toscana.

Con la morte di Federico II e del figlio Manfredi si assiste al tramonto della potenza sveva e anche l'esaurirsi della poesia siciliana. Dopo laBattaglia di Benevento l'attività culturale si sposta dalla Sicilia allaToscana, dove nasce una lirica d'amore, la lirica siculo-toscana, non dissimile da quella dei poeti della corte siciliana ma adattata al nuovo volgare e innestata nel clima dinamico e conflittuale delle città comunali: sul piano tematico dell'amore cortese si affiancano nuovi contenuti politici e morali. Vengono così ripresi in Toscana i temi della scuola siciliana e le ricercatezze di stile e di metrica propria dei Provenzali con l'arricchimento dato dalle nuove passioni dell'età comunale. Fanno parte del gruppo dei poeti toscaniBonagiunta Orbicciani daLucca,Monte Andrea, il fiorentinoChiaro Davanzati,Compiuta Donzella e molti altri di cui il più noto èFra Guittone dal Viva da Arezzo. A quest'ultimo, oltre a componimenti di natura religiosa e amorosa (le sue rime si contano in 50 canzoni e 239 sonetti), si ricorda la canzone politica (osirventese)Ahi lasso, or è stagion de doler tanto, scritta in seguito alla sconfitta che iguelfi fiorentini subirono nel1260 aMontaperti per opera deighibellini nella quale, con il tono energico e veemente che si ritroverà in alcune pagine di Dante, egli lamenta la pace perduta utilizzando e alternando ilsarcasmo con l'invettiva e l'ironia.

Il Dolce stil novo

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Lo stesso argomento in dettaglio:Dolce stil novo.
Dante Alighieri (Andrea del Castagno,Ciclo degli uomini e donne illustri)
«Il dolce stil novo va riportato, nella cultura, al sentimento che i poeti ebbero di una nuova poesia: sentimento vago, non ragionato pensiero. Va considerato come un'aura letteraria alimentata da una cultura sensibilissima ed eletta a forme elaborate ed eleganti, in una ispirazione meditata che ricerca la più intima voce dell'Amore, e cioè il senso riposto che sotto le parole è celato".[13]»

Tra la fine del XIII secolo e i primi anni del successivo nasce ilDolce stil novo, un movimentopoetico che, accentuando la tematica amorosa della lirica cortese, la conduce a una maturazione molto raffinata.

Nato aBologna e in seguito fiorito a Firenze, esso diventa presto sinonimo di alta cultura filosofica e questo, come giustifica Sansoni,[14] "... spiega perciò come i giovani poeti della nuova scuola guardassero con disprezzo, più che ai siciliani, ai rimatori del gruppo toscano, che accusavano di avere in qualche modo imborghesita la poesia e di mancare di schiettezza e raffinatezza stilistica ".

Il nome della nuova "scuola" si trae da Dante. Così afferma Natalino Sapegno:[15] "È noto che Dante, incontrando, in un balzo del suo Purgatorio, il rimatore Bonagiunta Orbicciani, mentre ci offre il nome (da noi per convenzione ormai antica adottato) della scuola o gruppo letterario cui egli appartiene, definisce poi questo "dolce stil novo" uno scrivere quando "Amore spira".

Infatti nel XXIVcanto delPurgatorio Bonagiunta Orbicciani di Lucca si rivolge aDante chiedendogli se si trattasse proprio di

colui che fuore
Trasse le nuove rime, cominciando
"Donne ch'avete intelletto d'amore"

e Dante gli risponde senza dire il suo nome ma così definendosi:

I' mi son un che, quando
Amor mi ispira, noto; e a quel modo
Ch'e' ditta dentro, vo significando

ed è a questo punto che Bonagiunta risponde:

O frate, issa vegg'io... il nodo
Che il Notaro e Guittone e me ritenne
Di qua dal dolce stil novo ch'i' odo[16].

I poeti del "Dolce Stil Novo" fanno dell'amore il momento centrale della vita dello spirito e possiedono un linguaggio più ricco e articolato di quello dei poeti delle scuole precedenti. La loro dottrina "toglieva all'amore ogni residuo terreno e riusciva a farne non un mezzo, ma il mezzo per ascendere alla più alta comprensione di Dio"[17]. L'iniziatore di questa scuola fu il bologneseGuido Guinizelli e tra gli altri poeti, soprattutto toscani, si ricordano i grandi comeGuido Cavalcanti, Dante stesso,Cino da Pistoia e i minori comeLapo Gianni,Gianni Alfani,Dino Frescobaldi.

Guido Guinizzelli

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Lo stesso argomento in dettaglio:Guido Guinizelli.

Considerato il fondatore del "dolce stil novo", diGuido Guinizzelli non si hanno dati anagrafici certi. Egli viene riconosciuto da alcuni nel ghibellino Guido di Guinizzello nato a Bologna tra il1230 e il1240, da altri con un certo Guido Guinizello, un podestà diCastelfranco Emilia.

Egli ci ha lasciato, con la canzoneAl cor gentil rempaira sempre amore, quello che deve considerarsi ilmanifesto del "dolce stil novo" dove viene messa in evidenza l'identità tra il cuore nobile e l'amore e come la gentilezza stia nelle qualità dell'animo e non nel sangue. Egli riprende poi con accenti sublimi il concetto del paragone tra la donna e l'angelo, già valorizzato da Guittone d'Arezzo e da altri poeti precedenti.

Guido Cavalcanti

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Lo stesso argomento in dettaglio:Guido Cavalcanti.

Nato a Firenze da una dellefamiglie guelfe di parte bianca tra le più potenti della città,Guido Cavalcanti venne descritto dai suoi contemporanei"come cavaliere disdegnoso e solitario, tutto volto alla meditazione filosofica e quasi certamente seguace dell'averroismo"[18].
Fu amico di Dante Alighieri, che a lui dedicò laVita Nova, e partecipò attivamente alla vita politica fiorentina sostenendo iCerchi contro iDonati. Mandato inesilio aSarzana il 24 giugno1300 ritornò l'anno stesso in patria dove la morte lo colse alla fine di agosto del medesimo anno.

La canzone più famosa di Cavalcanti fu la teorica "Donna mi prega perch'io voglio dire", nella quale il poeta tratta dell'amore dandone un'interpretazione di carattereaverroista, come sostiene Mario Sansone[19], l'amore è per il Cavalcanti un"processo dell'intelligenza che dalla "veduta forma" della donna estrae l'idea della bellezza, già posseduta in potenza, e se ne compenetra"[20] e non è, come per il Guinizzelli, beatificante ma estremamente terreno e dà piùdolori chegioie.

Stilnovisti minori

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Accanto ai tre stilnovisti maggiori (Guinizzelli, Cavalcanti e Dante) vi furono altri quattro poeti appartenenti alla corrente del Dolce stil novo.

Lapo Gianni, scrittore di diciassette componimenti poetici giunti fino a noi, viene ricordato nel famoso sonetto di Dante "Guido, i' vorrei che tu e Lapo ed io": da questa si presume che Dante sia un amico intimo di Lapo, insieme a Cavalcanti.

Gianni Alfani, figura di ancora incerta attribuzione storica, viene ricordato soprattutto per la sua "Ballatetta dolente". Egli conosceva Guido Cavalcanti, come si può sapere da un suo sonetto ("Guido, quel Gianni ch'a te fu l'altrieri") ed ha composto un numero di rime assai ridotto rispetto a quello degli altri stilnovisti.

Dino Frescobaldi fu un poeta molto amato sia dai contemporanei[21] sia dai critici letterari moderni[22]. Amico intimo di Dante, il sommo poeta gli inviò i primi sette canti della sua maggior opera, e Dino glieli restituì pregando che la continuasse.

L'ultimo stilnovista fu Cino da Pistoia, celebrato dalla critica come mediatore fra lo stile di Dante e quello di Petrarca[23] e maestro dello stesso Petrarca nella musicalità della poesia e nell'efficacia dell'uso del volgare.

La poesia comico-realistica

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Accanto alla lirica cortese un posto di rilievo va assegnato alla poesia comico-realistica: chiaramente antitetica alla contemporanea spiritualità stilnovista, la corrente comico-realistica è giocosa e realista, coltiva il gusto dell'invettiva, della ribellione e della comicità che vanno a sostituire quello della bellezza ideale.

Lastoriografia letteraria ha coniato espressioni differenti per delineare una tendenza poetica caratterizzata dall'affrontare temi aderenti alla realtà e al quotidiano in chiave generalmenteparodica: si parla di poesia borghese, poesia comico-realistica, poesia realistico giocosa. L'etichetta che indubbiamente risulta più esaustiva è "poesia comico-realistica" in quanto il binomio dà indicazioni sullo stile (comico, che i manuali diretorica contrapponevano a quello tragico. Lo stile comico consente l'uso del linguaggio triviale ed è adatto a trattare argomenti legati alla quotidianità e materialità) e sul contenuto (realistico).

Essa si diffonde in Umbria e in Toscana ed ebbe il suo centro aSiena. Tra i poeti maggiori si ricordanoRustico di Filippo, che ha lasciato 58 sonetti nei quali si avverte la lezione siculo-guittoniana ma anche originali temi legati al genere comico,Meo de' Tolomei autore di alcuni sonetti a carattere caricaturale e il giullare aretinoCenne della Chitarra che scrisse canzoni ispirate alla vita rustica. Ma i due poeti più significativi della poesia comico-realistica furonoCecco Angiolieri,Folgóre da San Gimignano.

È questa una corrente che si riallaccia a una tradizione di derivazione mediolatina, quella della poesiagoliardica che si era diffusa nelXII secolo inFrancia, inGermania e inItalia, ma anche alfabliau.

Essa si ispira a temi realistici (l'amore come vibrazione di sensi, la donna come creatura terrena) e a motivi anticortesi (l'esaltazione del denaro, del gioco, della taverna e del piacere). L'effettoparodico è appunto ottenuto dalla celebrazione dei valori opposti a quelli stilnovisti e cortesi. La donna non è figura angelica, spirituale; l'amore non è esperienza platonica, decarnalizzata ma l'amore è celebrato in quanto valore terreno, da consumarsi.

Anche il linguaggio è quello quotidiano con la ricerca della parola efficace e colorita assoggettato all'utilizzo del rinfaccio e delvituperium, con un frequente uso al discorso diretto e all'uso di un gergo che si può definire "furfantesco".

Il Tesoro, libro I

La letteratura in prosa

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Il peso della prosalatina e francese (considerate lingue più adatte alla composizione letteraria) è ancora molto forte in questo periodo per cui laprosa in volgare, rispetto allapoesia, subì un certo ritardo.

Il primo a fornire i nuovi modelli per il volgare fu ilgrammaticobologneseGuido Faba che comprese l'importanza che la lingua volgare stava acquisendo nella vita quotidiana e in quella politica.

Nel corso delTrecento si forma una raccolta dinovelle scritte in volgare fiorentino, di autore anonimo, intitolato ilNovellino con finalità morali epedagogiche.

Tra gli altri prosatori in volgare di questo periodo si ricordanoSalimbene de Adam, un frate francescano diParma, che scrisse numerosecronache in un latino colto e nello stesso tempo popolare che accoglieva anche numerose forme dilingua lombarda e dilingua emiliana;Jacopo da Varazze, frate domenicano diventato nel1292vescovo diGenova che scrisse in latino una raccolta che venne presto diffusa in versione volgarizzata;Brunetto Latini, senza dubbio la figura principale tra i prosatori duecenteschi che scrisse inlingua d'oil ilTesoro (Li livres dou Trésor), un testoenciclopedico che tradotto in seguito in volgare ebbe due versioni e che Dante considerò una fonte preziosa per la suaCommedia citandolo come maestro ideale nel XV canto dell'Inferno, e ilTesoretto ricalcando il modello delRoman de la rose;Bono Giamboni compilò un'opera a carattere allegorica-didascalica,Il libro de' vizi e delle virtudi creando la prima opera dottrinale autonoma.

Le prose dottrinali e morali

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Cospicui sono gli scritti che vengono composti in volgare e in francese di carattere dottrinale emorale come il "Libro della composizione del mondo" diRestoro d'Arezzo, una specie di moderno trattato digeografia e diastronomia, il "Liber de regimine rectoris" di fra'Paolino Minorita scritto in volgare veneziano seguendo il modello latino e francese che riporta suggerimenti di carattere morale per coloro che governano, il "Trésor" diBrunetto Latini scritto in francese e dello stesso autore il poema allegorico-didattico rimasto incompiuto intitolato "Il Tesoretto".

Molte prose del Duecento sono in prevalenza tradotte dal francese e hanno carattere morale come i "Dodici canti morali", i "Disticha Catonis" e i trattati diAlbertano da Brescia tradotti in volgare daAndrea da Grosseto nel 1268 e dalpistoieseSoffredi del Grazia nel 1278. Ilvolgarizzamento diAndrea da Grosseto si può definire la prima opera in prosa inlingua italiana, poiché l'intento del grossetano era di utilizzare una lingua nazionale, unificatrice, comprensibile in tutta la Penisola, una lingua che lui definisce per l'appuntoitalica[24].

Altri esempi si trovano nel florilegio il "Fiore di virtù" che per tradizione si attribuisce ad un "frate Tommaso" diBologna, e nell'"Introduzione alla virtù" diBono Giamboni.

Le prose retoriche

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Di maggiore valore letterario sono alcune opere di carattere retorico che vedono un innalzamento dell'espressione letteraria e un certo sforzo artistico nel raffinare le forme dialettali come nella "Rettorica" di Brunetto Latini, nel "Fiore di rettoricas" erroneamente attribuito aGuidotto da Bologna, ma opera di Bono Giamboni[25] e soprattutto le trentasei "Lettere" di Fra Guittone d'Arezzo, di carattere morale giudicate "notevoli perché Guittone mira in esse a fondare una prosa letteraria, basandosi sulla retorica medievale e applicando alla prosa volgare ilcursus dello stile romano e i modi dello stile isidoriano"[26].

La novellistica

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Una pagina di un manoscritto del Milione.

Fanno parte dellanovellistica e hanno uno stilelinguistico di una certa originalità ilLibro de' sette savi e ilNovellino.

Il "Libro de' sette savi" è la traduzione volgarizzata dal francese di una raccolta composta da quindici novelle nata inIndia e in seguito tradotta e rielaborata in latino e in altre lingueorientali edeuropee, mentre ilNovellino o "Le cento novelle antiche" è unasilloge di cento brevi novelle che contengono raccontibiblici,leggende cavalleresche o di caratteremitologico scritte da un autore ignoto verso la fine del secolo.

La storiografia

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Anche nelle opere a carattere storiografico gli scrittori di questo periodo utilizzano la lingua francese insieme al volgare e seguono un modello tradizionale che era quello dellanarrazione di una città dalle origini, di solito leggendarie e a volte fantastiche che però possiedono vicende di un certo interesse storiografico. Ne è un esempio la "Cronique des Veniciens" diMartino Canal redatta in francese che va dalle origini della città al1275, la "Cronichetta pisana" scritta in volgare e la cronaca fiorentina diRicordano Malispini che narra le origini leggendarie di Firenze e arriva fino all'anno1281.

Tra le opere storiche si è soliti tenere in considerazioneIl Milione diMarco Polo che narra i racconti di viaggio fatti inEstremo Oriente dal1271 al1295 e da lui dettati in francese aRustichello da Pisa nel1298 mentre ambedue erano prigionieri nelcarcere diGenova.

Il Trecento

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Nelsecolo XIV le tendenze sociali e politiche che si erano fatte sentire nel secolo precedente si esasperano fino a vedere ladecadenza dell'Impero e dellaChiesa mentre si assiste all'affermarsi di una nuova spiritualità che, come scrive Mario Sansone[27], "... consiste nel senso sempre più energico degli interessi e dei valori mondani e terreni, non in contrapposizione a quelli religiosi e oltremondani, ma sciolti da quelli e viventi nella loro autonomia. Declinava il Medioevo in tutti i suoi aspetti: il papato e l'impero, espressioni eminenti di una particolare concezione e interpretazione della storia, tramontavano. Gli imperatori perdevano sempre più il senso della loro autorità universale, e i papi, inAvignone, avevano tolto vigore alla idea di Roma considerata solo come centro di cristianità, e sorgeva, per contro, sempre più viva l'idea di una missione laica di Roma, da ricongiungersi alla sua grandezza antica".

Nasce così una nuova cultura che si baserà su uno studio attento e preciso dell'antichità classica, sempre più libera da preconcetti di carattere intellettualistico e intenzionata ad allargare ogni forma di pensiero.

I due scrittori che in questo periodo "meglio testimoniano nelle loro opere la complessa fase di trasformazione culturale, sociale e politica del Trecento"[28] e che rappresentano, nellaletteratura italiana, un momento di passaggio tra l'età medievale e l'Umanesimo sonoFrancesco Petrarca eGiovanni Boccaccio.[29]

Dante Alighieri

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Lo stesso argomento in dettaglio:Dante Alighieri.
«Non v'è dubbio che (Dante Alighieri) rappresenti la sintesi suprema delle fondamentali tendenze spirituali ed artistiche di questa età»

(Alberto Asor Rosa[30])

Tutta la letteratura del secolo XIII viene sintetizzata nelle sue linee fondamentali daDante Alighieri e, come scriveGiulio Ferroni[31], crea allo stesso tempo modelli determinanti per tutta la letteratura italiana. La sua formazione culturale e la sua prima esperienza di poeta del "dolce stil novo" si svolgono nell'ultimo scorcio del secolo XIII, ma la maggior parte delle sue opere (compresa laCommedia) vengono scritte nel primo ventennio delsecolo XIV. Dante nacque aFirenze nel maggio del1265 da una famiglia guelfa di modeste condizioni sociali anche se appartenente alla piccola nobiltà. Imparò l'arteretorica da Brunetto Latini e l'arte del rimare da autodidatta e la poesia rimarrà sempre il centro della sua vita.

«... e con ciò fosse cosa che io avessi già veduto per me medesimo l'arte del dire parola in rima, propuosi di fare un sonetto»

(da laVita Nuova)

Le prime poesie di Dante risentono dello stileguittoniano ma, dopo la conoscenza di Guido Cavalcanti, egli scoprì un nuovo modo di far poesia.

LaVita Nuova, LeRime e IlConvivio

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Dante in unaffresco diLuca Signorelli

Secondo le indicazioni che Dante stesso ci ha lasciato nel "Convivio", egli compose laVita Nuova nel1293, tre anni dopo la morte diBeatrice. È questa un'opera in versi mista di prosa e poesia, quindi unprosimetro[32], che contiene venticinquesonetti, quattrocanzoni, unaballata e unastanza oltre che alcune prose atte a spiegare il perché di certa divisione nelle poesie o a narrare i fatti che furono la causa della loro composizione. In essa Dante racconta il suo amore per Beatrice dal primo incontro sino agli anni che seguono la morte della donna.

Le Rime contengono tutte quelle composizioni poetiche che ci sono pervenute senza un ordine preciso e in seguito sono state ordinate dai critici moderni. Fanno parte delle rime poesie giovanili che risentono della scuola guittoniana o dell'influenza del Cavalcanti ma anche di carattere già personale e stilnovista e molte canzoni di carattere allegorico e didattico.

Il Convivio venne composto tra il1304 e il1307 e nelle intenzioni di Dante doveva consistere in un trattatoenciclopedico composto da quindici libri dei quali uno d'introduzione e gli altri come commento a quattordici canzoni di carattere allegorico. In realtà il poeta ne compose solamente quattro: l'introduzione e il commento alle canzoni "Voi che intendendo il terzo ciel movete", "Amor che nella mente mi ragiona", "Le dolci rime d'amor ch'io solia".

I trattati in latino

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L'opera intitolata ilDe vulgari eloquentia, composta da Dante negli stessi anni del Convivio, è un trattato rimasto incompiuto come il "Convivio". Esso doveva essere composto almeno di quattro libri ma il poeta scrisse solamente il primo e quattordicicapitoli del secondo. In esso viene trattata l'origine dellinguaggio, si discute dellelingue europee e in modo particolare di quelleromanze e viene fatta una classificazione in quattordici gruppi dei dialetti di tutta lapenisola.

La "Quaestio de aqua et terra" è un trattato di carattere scientifico letto aVerona davanti al clero nel gennaio del1320 nel quale Dante, per confutare un passo diAristotele, sostiene la tesi che nelglobo leterre emerse sono più alte delleacque.

IlDe Monarchia, quasi certamente composto tra il1312 e il1313 è un'opera composta da tre trattati scritti in lingua latina dove il poeta vuole dimostrare la necessità di unamonarchia universale per mantenere il benessere nel mondo (libro I), dove afferma che a buon diritto l'ufficio dell'impero l'ha conquistato ilpopoloromano (libro II) e che direttamente daDio nasce la monarchia temporale (libro III). L'opera, pur rappresentando la piena maturità delpensieropolitico di Dante non è — sostiene Mario Sansone[33]"... un trattato di tecnica politica - e Dante ripugnava ai problemi della pura scienza - ma una religiosa interpretazione del destino degli uomini nella loro umana convivenza e delle leggi e dei principi che Dio ha disposti a governo e reggimento di essa".

Epistole edEcloghe

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Sotto il nome di Epistole sono raccolte tredicilettere scritte in latino da Dante a personaggi illustri del suo tempo nelle quali tratta i temi importanti della vita pubblica. Le Egloghe sono due componimenti in latino scritti aRavenna tra il1319 ed il1320 in risposta a Giovanni del Virgilio, un professore dell'università bolognese, che gli aveva indirizzato uncarme nel quale lo invitava a non perdersi con la lingua volgare e a scrivere qualcosa nella lingua dotta per poter ottenere l'alloro per la poesia. Dante ammette di desiderare il riconoscimento poetico ma afferma che desidera conquistarlo con il poema in volgare che sta scrivendo.

LaCommedia

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Dante e il suo poemaAffresco diDomenico di Michelino aSanta Maria del Fiore,Firenze (1465)

LaDivina Commedia è unpoema di carattere didattico-allegorico sotto forma di visione scritto inlingua volgaretoscana interzine incatenate diversiendecasillabi.
Esso è composto da 100canti e suddiviso in trecantiche di trentatré canti più il canto di introduzione della prima cantica. La data precisa che possa indicare quando Dante iniziò a scrivere il poema non è reperibile da nessun documento, ma molti sono gli studiosi propensi a credere che esso venne iniziato a partire dal1307 durante l'esilio del poeta e che la cantica dell'Inferno e quella delPurgatorio siano state composte prima dell'aprile1314 mentre ilParadiso sia da attribuire agli ultimi anni di vita di Dante.

Natalino Sapegno afferma[34] che"... essa fu iniziata concretamente negli anni dell'esilio - come par probabile, circa il 1307 -... ed è assai probabile che (secondo un indizio offerto dalla Vita di Dante del Boccaccio) il poeta ricuperasse da Firenze nel1306, mentre dimorava presso iMalaspina, parti di un'opera in lode di Beatrice da lui incominciata prima dell'esilio... è certo che prima dell'aprile 1314 si poteva discorrere di un libro "quod dicitur Comedia et de infernalibus inter cetera multa tractat", come di opera già pubblicata e diffusa. È da supporre pertanto che l'Inferno e il Purgatorio fossero divulgati entrambi poco dopo la morte diArrigo VII, e che soltanto il Paradiso sia stato composto negli ultimi anni della vita di Dante; contro l'opinione di quei critici che credono doversi attribuire tutt'intera la composizione del poema agli anni dopo il 1313".

Francesco Petrarca

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Lo stesso argomento in dettaglio:Francesco Petrarca.

Con Francesco Petrarca si apre, nella cultura dell'Italia e dell'Europa, una nuova epoca. Egli, come scrive il Sapegno, può infatti essere considerato il "padre spirituale" dell'Umanesimo essendo in lui "già fortissimo il desiderio di conoscere gli antichi, di raccogliere in gran numero le opere, di trarre dall'oblio quelle che giacevan sepolte nella polvere delle biblioteche monastiche"[35].

Figlio di unnotaio di Firenze che aveva dovuto esiliare adAvignone con la famiglia e aveva trovato lavoro presso lacorte papale, Francesco Petrarca crebbe quindi lontano dallasocietà comunale italiana e questo "distacco tanto fortuito quanto fortunato", come sostiene Asor Rosa, lo abituò "a guardare alle cose da un punto di osservazione che trascendeva i localismi e i regionalismi italiani per diventare il punto d'osservazione della Cultura in quanto tale"[36]. Francesco, insieme al fratello minore Gherardo, venne avviato dal padre agli studigiuridici, ma nel1326, alla morte del padre, ritornò ad Avignone deciso ad abbandonare gli studi didiritto civile. Il 6 aprile del1327 incontrò una giovane donna di nome Laura, la cui identità è sempre rimasta sconosciuta, e se ne innamorò. Da questo amore nasceranno molte delle sueliriche in volgare e alcune poesie in latino.

Nell'autunno del 1330 divennecappellano di famiglia delcardinaleGiovanni Colonna e nel1335 gli venne concessa dalpapa Benedetto XII lacanonica diLombez. Nel dicembre del1336 si recò aRoma ospite delvescovoGiacomo Colonna e al suo rientro ad Avignone, colto da una crisi morale e religiosa, acquistò una piccola casa inValchiusa sulla riva dellaSorga dove, lontano dal clamore della grande città, si dedicò alla composizione delle sue opere migliori.

Ritratto di Francesco Petrarca,Altichiero,1376 circa

Risalgono a questo periodo, oltre a numerose liriche che saranno in seguito incluse nelCanzoniere, ilDe viris illustribus, una raccolta dibiografie dei romani illustri daRomolo aCesare e l'inizio delpoemaepico in esametri dedicato aScipione l'Africano intitolatoAfrica. Raggiunta ormai la fama, venneincoronato con l'alloro inCampidoglio dalsenatoreOrso dell'Anguillara. Nel1342 fece ritorno ad Avignone e nel1343 iniziò a scrivere ilSecretum, un'operetta sotto forma di dialogo tra il Petrarca stesso e Sant'Agostino nel quale "ci ha lasciato la più compiuta e sincera confessione dei suoi intimi contrasti"[37] e compose lepreghiere scritte in versetti latini seguendo il modello deisalmi dellaBibbia, intitolate i "Psalmi poenitentiales" nei quali invoca l'aiuto diDio per superare lo stato di smarrimento in cui si trova. Nel settembre del 1343 fece ritorno in Italia e si recò dapprima a Napoli presso lareginaGiovanna d'Angiò con l'incarico diambasciatore delpapa Clemente VI dove continuò a scrivere i libri delRerum memorandarum che, rimasti incompiuti, dovevano essere, nell'intenzione dell'autore, un elenco strutturato diepisodi eaneddoti storici inseriti in specifiche categorie che riguardavano particolarivirtù morali.

In seguito si recò aModena, a Bologna e aVerona e nel1345 ritornò inProvenza dove rimase per due anni quasi sempre in Valchiusa dove scrisse perFilippo di Cabassoles il trattatoDe vita solitaria e ilDe otio religiosorum per il fratello Gherardo che era entrato nell'ordinemonastico deicertosini. Scrisse in questo periodo delleegloghe latine che verranno in seguito raccolte nelBucolicum carmen e in una di esse spiega il perché della sua decisione di dimettersi dal servizio presso il cardinale Colonna e di far ritorno in Italia. Entusiasmatosi per la tentata riforma politica diCola di Rienzo partì nel1347 diretto a Roma ma aGenova lo accolse la notizia che gli eventi erano degenerati e così egli iniziò a peregrinare per varie città e a Parma gli giunse la notizia della morte di Laura. Era infatti scoppiata nel1348 lapeste e a causa di essa morirà il suo protettore, il cardinale Colonna, e tanti suoi amici.

Aveva intanto scritto precedentemente due deiTrionfi, quello diAmore e quello dellaCastità e in questo periodo scriverà quello dellaMorte oltre a riordinare le poesie italiane nel Canzoniere aggiungendone delle nuove, a raccogliere le sue lettere nel libro delleFamiliari che faceva precedere da una dedica all'amico Ludwig von Kempen e ad iniziare la raccolta delleEpistole metriche dedicate a Barbato da Sulmona. Nell'autunno del1350 si recò a Roma per ilgiubileo dopo aver sostato a Firenze dove conobbe Boccaccio, rivideFrancesco Nelli,Zanobi da Strada eLapo da Castiglionchio. Nel giugno del1351 ritornò per breve tempo ad Avignone e nel1353 ritornò in patria che in seguito abbandonò solo in rare occasioni. Dal 1353 al1361 rimane aMilano presso iVisconti e per loro compì diverse missioni diplomatiche. A Milano il Petrarca scrisse ilDe remediis utriusque fortunae e molte nuove liriche e lettere iniziando la revisione del Canzoniere e delleraccolte epistolari la cui elaborazione durò a lungo.Come scrive Sapegno[38] "ad introdurci nell'esame della personalità petrarchesca giovano anzitutto moltissimo le raccolte epistolare dello scrittore, dalle quali tante notizie si possono desumere della sua vita e anche dei suoi affetti e del suo pensiero".

Tra il1361 e il1370 Petrarca abitò in parte a Padova e in parte a Venezia ma i suoi ultimi anni furono amareggiati per la morte del figlio Giovanni e del nipotino Francesco, figlio della figlia Eletta.Durante quegli anni egli continuò la corrispondenza con Boccaccio e si occupò seriamente della revisione delle sue opere rinsaldando i rapporti di amicizia con l'allorasignore di PadovaFrancesco Carrara e nel 1368, dietro sua insistenza, si trasferì in quella città. Durante gli ultimi anni della sua vita si dedicò alla trascrizione delCanzoniere, la raccolta di rime che vennero scritte in vari periodi della sua vita, terminò il poema allegorico scritto interzine intitolatoI Trionfi che venne pubblicato dopo la morte dell'autore e concluse i "Seniles". Ad Arquà lo colse la morte il 9 luglio del1374.

Molto interessante è il fatto che la fama del Petrarca sia dovuta più che alle opere in latino a quelle in volgare, a cui egli teneva di meno. IlCanzoniere sarà ben presto elevato ad esempio di poesia italiana "classica" per antonomasia e influenzerà un numero infinito di autori successivi, daAngelo Poliziano fino al modernoUmberto Saba.[34]

Giovanni Boccaccio

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Lo stesso argomento in dettaglio:Giovanni Boccaccio.

"Boccaccio, come Petrarca, è consapevole del valore della cultura classica latina e greca, sentita come stimoli ad una nuova civiltà, e anch'egli usa e perfeziona il volgare che, nella sua prosa, assume una grandissima varietà di toni e ricchezza di vocaboli e distrutture sintattiche"[39].

Giovanni nacque, come concordano i critici contemporanei, aCertaldo e a soli dodici anni venne inviato dal padre aNapoli perché imparasse l'arte della mercatura. Ma a Giovanni, che non aveva attitudini pratiche, non piaceva quel tipo di occupazione e a diciotto anni il padre gli permise finalmente di seguire altri studi. Iniziò così, sempre su volere paterno, a studiarediritto canonico, studi che però seguì con poco entusiasmo mentre, da solo, si faceva un'ampia cultura leggendo soprattutto i classici latini e la letteratura contemporanea francese.

Era quello il tempo dellamonarchia di Roberto d'Angiò dove "le influenze culturali che vi s'intrecciavano erano ricche e molteplici, e di ordine artistico e figurativo, oltre che letterario"[40] e presto il giovane Boccaccio, ammesso alla corte del re, fece amicizia con personalità dotte, come l'astronomogenoveseAndalò del Negro e ilbibliotecario realePaolo Perugino e in quel mondo ricco di cultura e di splendori egli si trovò perfettamente a suo agio. Al periodo napoletano risalgono le sue prime opere tra le quali ilromanzo inprosa ilFilocolo, ilpoema inottave intitolato ilFilostrato, che prende lo spunto da un episodio del "Roman de Troie" diBenoît de Sainte-Maure e un altro poema sempre in ottave, ilTeseida, che si basava sul modello dell'Eneide diVirgilio e dellaTebaide diStazio.

Nel1340 il Boccaccio, richiamato dal padre che aveva subito gravi danni economici in seguito al fallimento della Banca dei Bardi, dovette fare ritorno a Firenze e degli anni successivi si sa molto poco di quanto gli accadde. Nel1349, per la morte del padre, egli fece ritorno a Firenze se, come suggerisce il Sansone[41], "... non v'era già tornato nell'anno precedente per vedere con gli occhi suoi, come afferma nell'introduzione al Decameròn, gli orrori della peste".

Ritratto di Giovanni Boccaccio da una stampa delXIX secolo

Al periodo del ritorno a Firenze risalgono due opere, composte tra il1341 e il1342, che risentono, come le precedenti, dell'influenza dantesca e che esaltano l'amore per Fiammetta, come il poema composto da cinquanta canti interzine intitolato l'"Amorosa visione" e la "Comedia delle ninfe fiorentine" " detto ancheNinfale d'Ameto, una narrazione mista diprosa e dicanti interzine. Senza dubbio migliore è l'opera l'"Elegia di Madonna Fiammetta", scritta tra il1343 e il1344, una narrazione in prosa che racconta del suo infelice amore per la donna nella quale è stata vista, da alcuni critici, un forte risvolto psicologico anche se, come ammette Asor Rosa[42],"... il giudizio di De Sanctis, che la definisce "una pagina di storia intima dell'anima umana, colta in una forma seria e diretta", pecchi di un'involontaria anticipazione, colorandone i contorni quasi si trattasse di un romanzo psicologico del secondo Ottocento, cospicuo è effettivamente il tentativo di obiettivazione che il Boccaccio vi compie nei confronti della materia assai complessa ed autobiograficamente pressante della sua ispirazione".

Tra il1343 e il1354 Boccaccio scrisse l'ultima delle sue opere composte prima del Decamerone, senza dubbio tra le migliori tra le sue opere minori. Si tratta di un'opera scritta sotto forma di poema in 473 ottave dal titolo ilNinfale fiesolano che prende spunto da unafavola sulle origini diFiesole e di Firenze. Alle opere minori, e forse ancora risalente al periodo napoletano, si deve aggiungere il breve poema composto in terzine dal titoloCaccia di Diana e l'opera in prosaIl Corbaccio composta in anni difficilmente databili (anche se ultimamenteGiorgio Padoan[43] la colloca con una certa sicurezza nel1365), che, pur non avendo particolare valore artistico, segna il momento che precede nella vita dello scrittore la sua crisi religiosa. Composte in un lungo arco di tempo sono leRime che, seguendo lo schema del tempo, alterna alle liriche d'amore quelle di devozione e di pentimento nelle quali egli, pur riprendendo i temi del "Dolce stil novo", usa accenti e stile che risentono di un nuovo realismo.

La conoscenza del Petrarca che egli ammirava fin dagli anni giovanili, avvenne per la prima volta a Firenze nel1350 e il Boccaccio ebbe l'occasione di rivederlo l'anno seguente aPadova, nel1359 aMilano e nel1363 aVenezia. Con il Petrarca egli tenne una costante e affettuosa corrispondenza e quando nel1374 il poeta morì ne pianse la scomparsa con parole di sincera commozione. Sopraggiunsero intanto pesanti ristrettezze economiche e sofferenze fisiche che lo lasciarono in uno stato di gran malinconia gettandolo in una profonda crisi religiosa. In questo periodo egli si diede con grande intensità a studi di carattere soprattuttomorale,religioso eascetico. Alla fine del1362, anno della crisi, il poeta si recò a Napoli per cercare una sistemazione ma rimase deluso sia dall'accoglienza poco calorosa dell'Acciaiuoli, sia nel vedere la città tanto cambiata dopo leguerre civili che aveva subito. Gli ultimi anni della vita il Boccaccio li visse tra Certaldo e Firenze dove si dedicò allo studio dei classici antichi e di Dante e iniziò anche lo studio dei greci con l'aiuto diLeonzio Pilato, uneruditogrecista che aveva lo studio a Firenze.

I dieci giovani protagonisti del Decameron in un dipinto diJohn William Waterhouse,A Tale from Decameron, 1916,Lady Lever Art Gallery,Liverpool

Il maggiore tra i suoi trattati eruditi è ilGenealogia deorum gentilium, opera composta da quindici libri che formano una veraenciclopediamitologica e che dimostrano per quei tempi un'erudizione veramente straordinaria e che, oltre a contenere la sua poetica, vi è anche la difesa dell'opera e in genere l'autodifesa dell'autore in quanto raccoglitore e narratore di favole[44]. L'influenza di Dante, che già si avvertiva nelle sue prime opere, ora si fa fortemente sentire nell'opera compiuta tra il1357 e il1362 intitolataTrattatello in laude di Dante dove il Boccaccio esalta le doti morali ed intellettuali del grande poeta e nel "Commento alla Commedia". Nel1373 gli venne dato l'incarico di leggere e commentare davanti al pubblico la "Commedia". Le lezioni, che egli tenne nella Chiesa di Santo Stefano di Badia, dovettero però essere interrotte prima del commento del17º canto dell'"Inferno" a causa dell'acutizzarsi della malattia che lo costrinse a ritirarsi a Certaldo dove morirà il 21 dicembre del1375.

IlDecamerone

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Intesa a ragion di critica l'opera della piena maturità del Boccaccio è ilDecamerone composta tra il1348 e il1353, una serie di centonovelle che, inserite in un'originalecornice narrativa, rimangono unite dallo stesso stato d'animo che"è l'amore della vita nella pienezza del suo essere e svolgersi, guardata col cuore sgombro da ogni preoccupazione morale e religiosa, e con una esultanza cordiale per il suo bel fiorire: la vita che è gioco e vicenda della fortuna, vicenda or lieta e ilare ora drammatica e persino tragica"[45]. Il Decamerone influenzerà moltissimi autori successivi come l'ingleseGeoffrey Chaucer (I racconti di Canterbury) o il napoletanoGiambattista Basile (Il racconto dei racconti).

Gli scrittori minori

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Come scrive Natalino Sapegno[46] "Il Trecento è caratterizzato, a paragone del secolo precedente (in cui acquista un rilievo predominante l'esperienza della lirica d'amore, dai siciliani agli stilnovisti, riflessa in forma consapevole nella dottrina del De vulgari eloquentia), dalla straordinaria pluralità e varietà delle voci in cui si esprime il sentimento di una cultura letteraria assai più complessa e insieme più dispersiva e obbediente a molte sollecitazioni discordanti".

La lirica

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Lo stesso argomento in dettaglio:Cino Rinuccini e Fazio degli Uberti.

Il valore poetico della lirica prodotta in questo secolo, senza tenere ovviamente in considerazione il Petrarca, è assai scarso e, se pur si avverte lo sforzo di conservare lo stile del "Dolce stil novo", si avverte che essa è "svuotata della sua sostanza più intima"[47].A distinguersi tra i numerosi rimatori aulici di questo periodo sono, ad inizio secolo il pisanoFazio degli Uberti per le canzoni politiche e soprattutto per le rime d'amore nelle quali si mescola l'influsso della poesia stilnovistica, provenzale, petrarchesca e di quella delle rime pietrose di dante; il padovanoMatteo Correggiaio e, sul finire del secolo, il fiorentinoCino Rinuccini, la cui poesia risente dell'influsso di Dante, oltre che del modello petrarchesco. Tra i vari rimatori di questo periodo molti sono i rimatori di corte, soprattutto nell'Italia settentrionale, che possiedono scarsa ispirazione e poca cultura, che errano da un signore all'altro mettendo al loro servizio la poesia non tanto corredata da sentimenti profondi ma da propositi di adulazione.

Tra questi rimatori si distingueAntonio Beccari diFerrara, del quale ci sono giunte alcune rime di carattere amoroso e politico, trefrottole di stile giullaresco e alcune liriche di stile confessionale eFrancesco di Vannozzo di Padova che visse nella seconda metà del secolo presso alcune corti, come quella deiCarraresi, degliScaligeri e deiVisconti e che ci ha lasciato tra le sue rime politiche ottosonetti sotto il nome diCantilena pro comite Virtutum, alcune rimeautobiografiche a carattere di confessione, quattro frottole e alcuni sonetti d'amore che, pur riprendendo lo stile petrarchesco in modo grossolano, non mancano di freschezza di sentimenti.

La letteratura in prosa e in versi

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Lo stesso argomento in dettaglio:Franco Sacchetti.

Anche nella seconda metà delsecolo XIV Firenze rimane un centro di viva cultura dove fiorisce unaletteratura in prosa e in versi più che altro di genere confessionale, fatto diriflessioni, dianeddoti e diammonimenti che ha tra gli autori degni di essere menzionati ilcampanoAntonio Pucci che ci ha lasciato, in unametrica popolare e dallessico brioso, una vasta e varia opera che comprende sonetti,serventesi quaternari, capitoli ecantari che possiedono "una vena ingenua e fresca di poesia e una certa attitudine a risentire e riprodurre i semplici affetti del popolo in mezzo al quale e per il quale scriveva"[48]. Nel Pucci si ravvisa l'influenza di Dante il cui culto è ormai molto vivo in Toscana e non solo, come dimostrano i numerosicommentari alla Commedia che fioriscono in questo periodo.

Fiorisce anche in questo periodo e sempre a Firenze un nuovo genere di poesia permusica che si esprime nella forma della ballata, delmadrigale e dellacaccia alla quale si accosta l'opera diSer Giovanni Fiorentino che è stato identificato daPasquale Stoppelli in ungiullare, Giovanni di Firenze, con il nome di "Malizia Barattone"[49] con la sua raccolta di ballate che all'interno della sua opera intitolata "Il Pecorone", una raccolta di novelle di ispirazione boccaccesca, rappresentano la parte più riuscita.Ma tra gli scrittori che si avvicinano in questi anni a questi due nuovi generi letterari, il più significativo è il fiorentinoFranco Sacchetti tra le cui opere risaltano "Il libro delle rime" eIl Trecentonovelle, "nel quale l'autore svela doti sicure di scrittore: abilità nello schizzare, se non "personaggi" a tutto tondo, almeno macchiette vivaci; sicurezza nel descrivere scene di folla, di confusione, di tumulto; scioltezza di una sintassi popolareggiante; compiacimento per una lingua quanto mai viva e sapida, colta felicemente da tutti gli strati linguistici"[50].

La letteratura devota

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Lo stesso argomento in dettaglio:I fioretti di san Francesco e Caterina da Siena.
Stimmate di Santa Caterina da Siena,Domenico Beccafumi, 1515 circa

Durante tutto il Trecento fiorì anche un'abbondante letteratura di carattere religioso che si esprime sotto forma diprediche,trattati,letteredevote, laude, sacre rappresentazioni e opere di carattereagiografico.

Tra gli scrittori religiosi del Trecento si ricordano nell'ambito della tradizionedomenicana il frateJacopo Passavanti che raccolse in un trattato dal titolo "Specchio di vera penitenza" tutte le prediche che aveva tenuto nel1354 durante il periodo dellaquaresima eDomenico Cavalca autore delle "Vite dei Santi Padri" e di numerosi testi latini, oltre che di sonetti,laude eserventesi.In ambito francescano si trovano "I Fioretti di San Francesco" composti daUgolino da Brunforte, che consiste in una raccolta dileggende che riguardano la vita del santo tradotte e ridotte i termini difavole dal carattere popolare da un testo latino redatto nelle Marche risalente alla fine delsecolo XIII dal titolo "Actus beati francisci et sociorum eius".

Sempre nel Trecento un posto significativo occupaCaterina Benincasa della quale ci sono pervenute 381 "Lettere" e il "Dialogo della Divina Provvidenza" che furono scritte dai suoi discepoli sotto dettatura con una scrittura che "coniuga i modi dello stile biblico e della letteratura sacra con l'immediatezza e l'impressionismo di un linguaggio popolare"[51]. Nell'ambito della produzione laudistica trecentesca, si distingueBianco da Siena, contemporaneo e concittadino di Caterina da Siena, e autore di numerose laude.

La storiografia

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Lastoriografia in volgare rispecchia i caratteri principali della civiltà del Trecento con le sue storie ocronache che "escono fuori dai confini angusti e aridi della cronachistica medievale, dove così scarsi sono la comprensione e la scelta dei fatti, la cura dei nessi logici, il rilievo dei caratteri individuali... lucido specchio d'una civiltà, nella quale la lotta politica è più varia, mobile e appassionata, le relazioni commerciali più intense, la cultura sempre più ampia ed aperta"[52].

I più noticronisti in volgare di questo periodo sono i due scrittori fiorentiniDino Compagni eGiovanni Villani rispettivamente autori, il primo, della "Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi", dove racconta le vicende a partire dal1280 fino al1312 e il secondo di una "Nova Cronica" divisa in dodici libri di cui i primi sei vanno dallatorre di Babele alla discesa in Italia di Carlo d'Angiò e gli altri sei dal1265 al1348.

Il Quattrocento

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Alla morte del Petrarca e del Boccaccio e dopo una tanto ricca fioritura trecentesca si assiste nelQuattrocento ad uno strano fenomeno che, a parere di molti critici, "pare interrompere il corso iniziato nei primi decenni del duecento"[53] e che appare "uno dei più squallidi della nostra storia letteraria"[54] per non parlare, come dice il Migliorini, addirittura di "crisi quattrocentesca"[55]. Iletterati di questo periodo rinnegarono, disprezzandolo, tutto il lavoro fatto durante i due secoli precedenti per rendere la lingua volgare degna di essere chiamata lingua letteraria e composero non più in volgare ma in latino, arrivando a considerare l'opera di Dante, di Boccaccio e di Petrarca, come scriveLeonardo Bruni[56] nel primo dialogo all'amico Pietro Istriano della sua opera scritta in latino intitolataAd Petrum Paulum Histrium, solamente "poesia per calzolai e panettieri".

L'Umanesimo

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Ma questo periodo, cosiddetto dell'Umanesimo, che sotto molti aspetti può apparire di stagnazione, è in realtà solamente un "momento di pausa e di riflessione; un'età di appassionati studi critici e filologici; una specie di affannoso ed inconsapevole ritorno alle origini prime della nostra civiltà, attraverso il quale tutta la concezione della vita e degli ideali umani si rinnova, e al tempo stesso si opera una trasformazione della cultura e del gusto letterario, che si rivelerà appieno alla fine del secolo negli spiriti e nelle forme della nuova poesia"[57].

Immagine che ritrae Coluccio Salutati, proveniente da un codice della Biblioteca Laurenziana a Firenze

Il ritorno al latino

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Lo stesso argomento in dettaglio:Coluccio Salutati, Leonardo Bruni e Poggio Bracciolini.

Ilmovimento dell'Umanesimo si diffuse con grande rapidità in tutta Italia e, pur assumendo caratteri diversi a seconda dei centri di diffusione, mantenne comuni caratteristiche dovute sia alla formazione e alle caratteristiche egualitarie ma soprattutto al comune uso della lingua latina.

Il latino degliumanisti, come già quello di Petrarca, è il latino classico, quello che avevano riscoperto attraverso i testi antichi diCicerone, diQuinto Ennio diVirgilio, diOrazio, diCatullo e diOvidio e che, con un attento studiofilologico, riportano alla luce.Il più importante centro umanistico sorse aFirenze e l'iniziatore dell'umanesimo fiorentino fuColuccio Salutati, allievo diPetrarca e scopritore delleEpistulae ad familiares diCicerone, che con i suoi trattati e il riccoepistolario fu considerevole diffusore dei nuovi studi letterari.

Il movimento ebbe seguito a Firenze con altri autorevoli studiosi comeNiccolò Niccoli, che trascrisse numerose operegreche elatine e compose una guida per ritrovare imanoscritti inGermania,Leonardo Bruni d'Arezzo, che oltre a tradurre dal greco numerose opere, fu l'autore di unaHistoria fiorentina scritta in chiave classicheggiante su imitazione diLivio e di Cicerone e infinePoggio Bracciolini che, durante i suoi numerosi viaggi inFrancia e in Germania, scoprì antiche opere portando così a conoscere leInstitutiones oratoriae diQuintiliano, leSilvae diStazio, lePuniche diSilio Italico e ilDe rerum natura diLucrezio.
Nel1429 venne ritrovato aLodi, dalvescovoGerardo Landriani, ilBrutus di Cicerone e nel1429 ilcardinaleGiordano Orsini acquista uncodice che conservava le dodicicommedie diPlauto che fino a quel momento nessuno conosceva.

La storiografia, l'epistolografia e il pensiero filosofico

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Nel campo dellastoriografia umanistica, che ebbe come modello l'opera di Livio, si ricorda il romanoLorenzo Valla che seppe affrontare"problemi filosofici, storici, culturali, dovunque recando una spregiudicatezza critica che prelude alla grande direzione del pensiero del Rinascimento"[58]

Accanto al Valla è degna di essere ricordata la figura dell'umanistaforliveseFlavio Biondo che instaurò ilmetodo scientifico negli studi storici dando l'avvio con la sua operaRoma instaurata allascienza dell'archeologia, quella dell'aretinoLeonardo Bruni e dell'anconetanoCiriaco d'Ancona.

Gli umanisti, molti dei quali erano al servizio deisignori italiani comesegretari ocancellieri, furono anche ferventi scrittori di lettere più che altro di argomento politico, ma anche privato. In questo secondo settore notevole è l'epistolario lasciato daPoggio Bracciolini che, in base al modellociceroniano, scrisse lettere ricche di umanità e di sentimento.

Merito degli umanisti fu quello di aver ripulito la dottrinaaristotelica da tutte quelle alterazioni fatte ad opera degliarabi e degliscolastici e soprattutto di aver scoperto nella sua totalità l'opera diPlatone al quale andò la loro preferenza. Dedicato a Platone fu il movimento sorto a Firenze con a capoMarsilio Ficino che, sotto la protezione deiMedici, raccoglieva nellavilla di Careggi, quella che in seguito venne chiamataAccademia neoplatonica, numerosi personaggi dotti. Si ricordano inoltreGiannozzo Manetti,Giovanni Pico della Mirandola eCristoforo Landino che seppero concepire una diversadignità dell'uomo facendo intravedere quella che sarà lafilosofia moderna che avrà i suoi inizi nelRinascimento italiano.

La letteratura in volgare nel primo Quattrocento

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Nella prima metà del secolo accanto alla letteratura umanistica in latino nacque anche una letteratura in volgare sia di caratteredevozionale e di mediocre valore, sia di carattereartistico e di alto tono.

Nella letteratura di carattere devozionale vennero compostelaude,prediche esacre rappresentazioni che spesso, accanto all'argomento sacro,"accoglievano anche personaggi e scene di un realismo rozzo e popolaresco, che avvicinavano ancor meglio lo spettacolo ai gusti del popolo che assisteva sulle piazze e che doveva ricavarne edificazione e diletto."[59] Tra gli autori della letteratura devozionale vanno menzionati il fiorentinoFeo Belcari,San Bernardino da Siena e ancheGirolamo Savonarola che, pur essendo vissuto nella seconda metà del secolo, può essere posto tra costoro per i suoi trattati di carattere morale, le sue laude e soprattutto per le sue vibranti prediche.

Tra i prosatori minori si ricordano anche imemorialisti, come loscultoreLorenzo Ghiberti, ilmercanteGiovanni Morelli e ilpittoreCennino Cennini che scrisse ilLibro dell'arte, uno tra i primi trattati tecnici sullapittura. Non mancarono inovellieri che continuavano la tradizione trecentesca comeGiovanni Gherardi autore di un romanzo dal titoloIl Paradiso degli Alberti,Giovanni Sabadino degli Arienti che scrisse una raccolta di novelle intitolatePorretane e il più validoGiovanni Sercambi, autore di unNovelliere ad imitazione del Decamerone.

Tra i poeti più noti a carattereburlesco si ricorda Domenico di Giovanni, soprannominato ilBurchiello, che compose numerosisonetti caudati dove riprendeva lostile della poesia giocosa e dellefrottole del Trecento. Tra i poeti giocosi che vissero presso le corti quattrocentesche si ricordanoAntonio Cammelli, detto il Pistoia che ebbe molta fama presso le cortisettentrionali e che visse presso le corti deiDa Correggio, degliEstensi e diLudovico il Moro. Egli compose sonetti di carattere satirico dove viene rappresentata la società del suo tempo. A continuazione della tradizione trecentesca continuarono ad essere recitati icantari, ad esserne composti dei nuovi e si diffuse la produzione di versi di argomento politico e di tipo comico-realistico.

Sempre presso le varie corti nacque anche una poesia piùaristocratica che si rifaceva alla tradizione petrarchesca e alla liricacortigiana della seconda metà del Trecento. Tra i poeti di questo periodo furono notiGiusto de' Conti di Valmontone, autore delcanzoniere intitolatoLa bella mano, Benedetto Gareth, soprannominato ilChariteo autore di un canzoniere intitolato l'Endymione eSerafino de' Cimminelli conosciuto con lopseudonimo diSerafino Aquilano che fu anche unmusicista.

La letteratura rinascimentale nel secondo Quattrocento

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Lo stesso argomento in dettaglio:Luigi Pulci, Lorenzo de' Medici, Angelo Poliziano, Matteo Maria Boiardo e Jacopo Sannazzaro.

A metà del secolo la letteratura in volgare prese il sopravvento e prevalse il concetto che la lingua italiana fosse pari a quella latina per la capacità di esprimere qualsiasi concetto o immaginazione come diràLeon Battista Alberti nelproemio al II libro dei suoiQuattro libri della famiglia:

«ben confesso quella antica lingua latina essere copiosa molto e ornatissima; ma non però veggo in che sia la nostra oggi toscana tanto da averla in odio che in essa qualunque benché ottima cosa scritta ci dispiaccia...E sia quanto dicono quella antica appresso di tutte le genti piena d'autorità, solo perché in essa molti dotti scrissero, simile certo sarà la nostra, se i dotti la vorranno, molto con suo studio e vigile, essere elimata e polita".[60]»
Autoritratto, ca1513,Torino,Biblioteca Reale

Fu proprio l'Alberti, tipico esempio di uomo dell'Umanesimo e delRinascimento, che promosse in Firenze una gara pubblica di poesia, ilCertame coronario, per dimostrare quali fossero le potenzialità della lingua parlata. A testimoniare come la lingua volgare e la letteratura assumessero una nuova dignità sono i commenti alla Divina Commedia diCristoforo Landino, il commento alle rime del Petrarca da parte diFrancesco Filelfo e l'epistola diAngelo Poliziano che accompagnava la antiche rime dellaRaccolta aragonese dove viene elogiata la lingua toscana.

Durante tutta la seconda metà del Quattrocento dunque la lingua volgare e la lingua latina si alternarono e spesso si affiancarono negli stessi scrittori, come si può osservare analizzando le loro opere del Poliziano, diJacopo Sannazzaro, di Alberti e di molti altri. La nuova letteratura che nacque ebbe un carattere colto earistocratico perché coloro che ritornarono al volgare lo fecero su una base letteraria, convinti, come scrive Landino, che "per essere un "buon toscano" occorreva essere "buon latino", cioè conoscitore del latino"[61].

Leon Battista Alberti, una tra le figure più poliedriche delRinascimento fu non solo umanista e scrittore in lingua volgare e latina ma si interessò anche diarchitettura, dimusica, dimatematica, dicrittografia, dilinguistica difilosofia eteoria dellearti figurative. Come scrittore egli realizzò unacommedia latina dal titoloPhilodoxeos fabula (L'amante della gloria), leIntercoenales (Dialoghi conviviali), tre libri in volgare intitolatiSulla pittura, dieci libri sull'architettura, ilDe re aedificatoria, iDialoghi della tranquillità dell'anima, ilMomus oDe Principe (Momus, o Del principe), iQuattro libri della famiglia.

Superiore all'Alberti per via di una personalità poliedrica fuLeonardo da Vinci, che però non ha un posto rilevante nell'attività letteraria ma in quella delle arti e delle scienze. Di Leonardo possediamo una serie di passi che egli scelse e catalogò con il titolo"Trattato sulla pittura" e alcuni abbozzi e frammenti di idee che egli aveva l'abitudine di fissare su carta alle volte dandogli un'apparenza di piccolafavola o diapologo che hanno un certo carattere letterario. AncheMichelangiolo, celebre scultore, si dedicò alla composizione poetica, realizzando degli eleganti sonetti.

Marsilio Ficino,Cristoforo Landino,Angelo Poliziano e Gentile de' Becchi ritratti da Domenico Ghirlandaio.

Lorenzo de' Medici fu il promotore a Firenze della nuova letteratura in volgare e anche amico e protettore di umanisti come il Ficino e Cristoforo Landino. Egli, legato alla tradizione del Trecento, volle che la letteratura di quel secolo fosse diffusa, ed egli stesso cercò di imitarla in molte sue opere, specialmente quelle della gioventù. Si cimentò anche nella poesia.

Intorno a Lorenzo de' Medici, dove si era formato un circolo di poeti, letterati e artisti, visseAngelo Poliziano che, trasferitosi a soli 16 anni a Firenze e conoscendo già il greco e il latino, iniziò a tradurre inesametri latini l'Iliade. Fu apprezzato per le sue doti dal Magnifico che lo accolse alla sua corte dapprima come precettore del figlio Piero e in seguito gli affidò la cattedra presso lo Studio fiorentino di latino e greco, incarico che il poeta tenne fino alla sua morte avvenuta nel1494. Egli compose in volgare alcune opere importanti sia dal punto di vista letterario che poetico, come leStanze per la giostra e l'Orfeo. Al circolo di poeti medicei appartenne per un certo periodo ancheLuigi Pulci che scrisse un poema in ottave intitolato ilMorgante che riprende i motivi e la tecnica carolingia deicantàri.

Matteo Maria Boiardo, nato nel castello di famiglia diScandiano nel1441 da Lucia di Nanni Strozzi e Giovanni Boiardo, fu sempre legato alla famigliad'Este per ilvassallaggio del feudo di Scandiano, che sarà egli stesso a reggere insieme con il cugino Giovanni tra il1460 ed il1474. Fu intellettuale e poeta di spicco nella seconda metà delQuattrocento.A lui si debbono un canzoniere amoroso, gliAmorum libri tres, dieci ecloghe comunemente chiamatePastorale, ma soprattutto l'Orlando Innamorato, un poema epico narrativo incompiuto in ottave che sarà materia delFurioso diAriosto, oltre, naturalmente, a componimenti poetici giovanili (spesso in latino) e a traduzioni dal greco.

Il Cinquecento

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La prima metà

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Lo stesso argomento in dettaglio:Niccolò Machiavelli, Ludovico Ariosto e Michelangelo Buonarroti.
Pietro Bembo ritratto dal Tiziano.

In questo periodo, che si estende all'incirca fino al 1530 e che può essere identificato col pienoRinascimento, la ricca sperimentazione del periodoumanistico comincia a lasciare il posto a una progressiva regolarizzazione di forme e linguaggi. Non è un caso che l'Ariosto scelga per il suo poema il volgare toscano anziché quello settentrionale/emiliano usato dalBoiardo. Del resto, la discussione sulla lingua letteraria, che occupa intelletti acuti in riflessioni di grande interesse, approda a una soluzione pressoché definitiva grazie alleProse della volgar lingua del Bembo (1525), in cui si sostiene l'eccellenza del toscano letterario identificabile nella poesia diPetrarca e nella prosa diBoccaccio.

I valori tratti dalla letteratura classica, di cui si riscopre l'ampiezza di vedute, e la filosofia neoplatonica convergono nell'idea dell'uomo come individuo pieno di potenzialità, padrone della propria esistenza, chiamato a dar prova del proprio ingegno nelle concrete circostanze della storia e a realizzare nei vari momenti della vita un ideale di armonia e raffinatezza.L'ambiente dellacorte e il diffuso fenomeno delmecenatismo offrono agli scrittori del tempo la cornice e le condizioni adatte a perseguire quei modelli ideali; questo non impedisce però che ci sia chi mette a nudo, anche se con garboironico, il rovescio di quell'ambiente idealizzato, ovvero la mancanza di autonomia (Ariosto); o chi proprio dalla assidua riflessione sugli scritti degli antichi e dalla "continua esperienzia delle cose moderne" ricava norme di inaudita spregiudicatezza per l'agire politico (Machiavelli).

Un contributo molto significativo verso la definizione delle"regole" per la scrittura letteraria venne dalla traduzione, nel 1536, dellaPoetica diAristotele, fino a quel momento conosciuta solo indirettamente e in parte attraverso l'Ars poetica diOrazio. La traduzione suscitò un immediato ma anche prolungato fervore di studi e di commenti, che tuttavia andarono in una direzione non del tutto coerente con le intenzioni del filosofo greco. Egli infatti - come è ben chiaro ai lettori attuali dellaPoetica (pervenuta in forma gravemente mutila) - non intese fornire norme per la creazione letteraria, ma descrivere e organizzare quanto la letteratura greca aveva fino a quel tempo prodotto. Le argomentazioni di Aristotele sui diversi generi letterari, sugli elementi che compongono il testo poetico, sugli scopi della letteratura e così via vennero interpretate dagli studiosi del Cinquecento come altrettante norme da seguire in modo fedele per conseguire l'eccellenza in poesia. Secondo questa rigida impostazione, la poesia - nei tre generi:epica,lirica edrammatica - doveva proporsi un fine educativo da raggiungersi attraverso il diletto (nella versioneorazianamiscere utile dulci). La tendenzaprecettistica della letteratura confluì ben presto con il riaffermarsi del principio di autorità (ipse dixit) nei vari campi della cultura e con le esigenze di un ritorno alla moralità e alla religiosità promosse dalConcilio di Trento (1545-1563).

Questo orientamento normativo, che venne sviluppato negli scritti diSperone Speroni,Gian Giorgio Trissino e molti altri, entrò in contrasto con la ricca e varia produzione letteraria del secolo precedente e dei primi decenni del Cinquecento. Ad esempio, un'opera che aveva ottenuto subito successo e ampia diffusione come l'Orlando furioso mal si accordava con le norme elaborate: non poteva dirsi poema epico, per la presenza assai debole dei motivi tipici di quel genere, ed il predominio della fantasia, dell'ironia, del diletto come scopo primario (anche se non unico). Tuttavia non era certo possibile ignorarne il valore, e proprio per questo si misurò con esso, per cercare una strada originale compatibile con il mutato clima culturale,Torquato Tasso.

Ritratto di Machiavelli.

Niccolò Machiavelli

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Figura rilevante del primo Cinquecento, èNiccolò Machiavelli. Egli fu cortigiano diLorenzo il Magnifico, nella famiglia medicea al potere inFirenze. La figura di Machiavelli è soprattutto collegata al suo lavoro filologico (esempio sui libri diTito Livio), consacrandolo come rappresentante dello studio umanistico, ma anche al suo pensiero politico, traendo spunto dallo studio per le grandi opere storiografiche dell'antichità, comeTucidide,Senofonte,Polibio eTacito.La versatilità culturale machiavellica riguardo allapolitica è presente sia nelle sue opere saggistiche, che in quelle poetiche e teatrali, comeLa mandragola.

Il Principe e il machiavellismo

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L'opera maggiore di Machiavelli èIl principe, trattato di politica in cui, citando le maggiori opere antiche sullademagogia e il governo, dimostra il miglior metodo governativo alle generazioni future. Nell'opera si fanno anche riferimenti politici ad avvenimenti vicini all'epoca dell'autore, come le lotte diLudovico il Moro conCesare Borgia.L'opera è collegata allaGuerra del Peloponneso diTucidide e allaRepubblica diCicerone, nella quale Machiavelli illustra i vari mezzi di governo, come la tirannia, la monarchia, l'oclocrazia, e infine la Repubblica. Successivamente, dopo vari esempi, passa a descrivere la figura ideale del “principe”, ossia di colui che è in grado di tenere in equilibrio tutte le forme di potere, e tutti i suoi sudditi al governo.

Maggiori temi trattati nell'opera sono “la fortuna”, e la “virtù”, caratteristiche inseparabili tra loro, perché ognuna ha bisogno dell'altra al governo: la prima offre le occasioni di potere, la seconda ha il metodo per carpirle e manovrarle nel miglior modo possibile. Infine c'è il terzo elemento: il carisma stesso del principe, che deve fungere da strumento regolatore di esse, non essendo troppo feroce, né troppo mansueto con il popolo.Con tale opera, nacque il termine “machiavellico”, che delinea una persona completamente legata alla conquista dei propri interessi mediante l'acuto uso della ragione e della mente.

Ludovico Ariosto

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Ludovico Ariosto è il maggior esponente della letteratura cortigiana nelRinascimento, assieme aTorquato Tasso. Cortigiano del casato ferrarese, egli godette di notevole fama, fino a ritirarsi, al termine della vita, in una modesta villa. Egli rappresenta colui che ha garantito la ripresa letteraria del vecchio genere delromanzo cavalleresco, scrivendo un poema in chiave eroicomica in cui viene mostrata la società diCarlo Magno nel massimo dei suoi eccessi, intendendo criticare i costumi smodati del suo tempo, dove sebbene ci siano i cavalieri e i codici d'onore, qualsiasi azione e pensiero è portata all'estremo, fino alla totale distruzione.

L'Orlando furioso

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Frontespizio deOrlando furioso.

Opera maggiore di Ariosto è l'Orlando furioso,poema che si rifà ai romanzi cavallereschi delciclo bretone e delciclo carolingio. Il poema ritratta ciò che è stato interrotto daMatteo Boiardo nel suoOrlando innamorato. La vicenda è ambientata al tempo delle guerre diCarlo Magno contro iSaraceni, e risulta essere una sorta di burla e di processo di distruzione della figura carismatica e inflessibile del cavaliere, votato alla castità, al rispetto, all'onore, e alla fede.

La bellissima principessaAngelica fa innamorare chiunque alla sua corte, mentre Carlo Magno prepara l'assedio. Anche il prode paladinoOrlando rimane paralizzato e offuscato dall'infatuazione, ma quando scopre che la principessa lo tradisce conMedoro, impazzirà, perdendo il senno, che va a finire sullaLuna. Il poema intreccia innumerevoli vicende, tratte da vari miti e storie dei popoli antichi, e il suo autore inserisce il personaggio di Angelica come figura del destino, capace di turbare anche gli spiriti più forti: dichiarazione poetica di mostrare la società attuale, assai piena di incertezze, così come l'animo umano è ricolmo di interrogativi.Il poema porta al definitivo svuotamento dell'originario scontro tra pagani e cristiani: la guerra, uno dei pochi fili rossi che è possibile tracciare con facilità all'interno del poema, non racchiude un'opposizione etica/ideologica tra due schieramenti come nellaChanson de Roland.[62]

Sulla dimensione epica comunque presente, se non altro come polarità dialettica (e basti considerare la prima ottava del poema), s'instaurano le infinite vie del romanzo, delle quali la tecnica dell'intreccio è immagine stilistica: al filone principale delle armi si mischiano gli amori, secondo un'operazione già boiardesca. All'eroe epico destinato alla vittoria proprio in quanto difensore di un'ideologica superiorità rispetto al nemico si sostituisce il cavaliere innamorato del Boiardo, ma solo ad un primo superficiale livello. Ariosto non può accontentarsi di arrivare a questo punto, e infatti spinge il proprio punto di vista letterario a complicare il meccanismo dell'innamoramento fino al paradosso: da una parte portando Orlando alla pazzia, alla condizione animalesca, a spogliarsi delle sue prerogative di cavaliere; dall'altra riprendendo e assolutizzando l'idea portante del romanzo medievale, il cavaliere alla ricerca della propria identità, da ritrovare dopo una "prova".

La seconda metà

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Lo stesso argomento in dettaglio:Torquato Tasso e Battista Guarini.

Un profondo mutamento delle funzioni dell'italiano volgare avvenne dalla fine del Cinquecento. A causa del rallentamento degli scambi economici tra le varie città d'Italia ricominciarono a prender piede i dialetti locali, mentre l'italiano venne relegato a funzione di linguaggio di corte. Lo spirito della controriforma delConcilio di Trento fece venir meno gli stimoli culturali innovatori che avevano animato i cenacoli letterari. La fondazione dell'Accademia della Crusca nello stesso periodo cristallizzò questa situazione nei secoli successivi, facendo della lingua italiana una lingua artificiale.

In questo quadro nascono le opere letterarie diTorquato Tasso, il suo poema laGerusalemme liberata si può considerare sotto l'aspetto letterario frutto delmanierismo, anche se permangono molti elementi ancora rinascimentali.[62]

Torquato Tasso

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Torquato Tasso risulta essere il secondo maggior esponente delRinascimento, a servizio della Corte Estense. Egli, a differenza di Ariosto, risente maggiormente dellacensura attuata dallaControriforma. La sua vita tormentata ne è un esempio, ma lo è ancora di più il suo poema. Le tematiche affrontate da Tasso nelle sue opere riguardano la fusione tra l'antico e il moderno, attraverso la visione cristianizzante dellaChiesa sovrana.

Frontespizio della "Gerusalemme liberata"

L'opera di maggiori successo di Tasso è la '’Gerusalemme liberata’',poema epico in cui il poeta mette al centro della storia non più temi come la fondazione di una città (Virgilio), o la lotta tra due civiltà per la supremazia, o le varie peregrinazioni di un eroe (Omero). L'intento di Tasso è di glorificare in tutto e per tutto il potere sacro dellaChiesa e diCristo nel mondo intero. La storia riguarda le vicende dellaPrima crociata, in cui il cavaliereGoffredo di Buglione, comandante di tutto l'esercito, riceve la visita dell'Arcangelo Gabriele che gli ordina di assediareGerusalemme, per liberare ilSanto Sepolcro dalla mano degli infedelimusulmani. Il personaggio di Goffredo rappresenta la credenza religiosa indistruttibile, mentre il soldato Tancredi risulta essere l'esatto opposto: la figura dell'eroe che si smarrisce nel suo percorso, e che deve ritrovare la retta via.

Egli combatte per la causa cristiana, ma finisce per invaghirsi della soldatessa saracena Clorinda, che si traveste da uomo nei combattimenti, per poi mostrarsi nella sua natura, ricambiando l'amore di Tancredi, senza che questi conosca il suo segreto.L'idea di scrivere un'opera sulla prima crociata è mossa da due obiettivi di fondo: raccontare la lotta tra pagani e cristiani, di nuovo attuale nella sua epoca, e raccontarla nel solco della tradizione epica-cavalleresca. Sceglie la prima crociata in quanto è un tema non così ignoto al tempo da lasciar pensare che fosse inventata, ma anche adatto all'elaborazione fantastica.

Il tema centrale è epico-religioso. Tasso cercherà di intrecciarlo con temi più leggeri, senza però sminuire l'intento serio ed educativo dell'opera. Nel poema si intrecciano due mondi, l'idillico e l'eroico. Il centro dell'opera è l'assedio di Gerusalemme difesa da valorosi cavalieri. Da un lato i principali cavalieri cristiani tra cui Tancredi e Rinaldo dall'altro il Re Aladino, Argante, Solimano e Clorinda. Una serie di vicende si intrecciano nell'opera e ci sarà sempre il dualismo tra Bene e Male, e sebbene ci sia anche qui la magia, l'intervento sovrumano è dato da Cielo ed Inferno, angeli e demoni, intrecciate con suggestioni erotico-sensuali.Il poema ha una struttura lineare, con grandi storie d'amore, spesso tragiche o peccaminose; come se il tema dell'amore sensuale, sebbene contrapposto a quello eroico, fosse necessario e complementare ad esso.

Prosa storica, filosofica e scientifica

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Francesco Guicciardini, con leStorie fiorentine e iRicordi politici e civili contribuisce alla nascita della storiografia moderna. L'opera più importante però è senz'altro laStoria d'Italia, redatta fra il1537 e il1540, che racconta i fatti dalla morte diLorenzo il Magnifico (1492) a quella di Clemente VII (1534). PerNatalino Sapegno essa è "opera di scienza, perché fondata sull'obbiettiva valutazione dei fatti singoli, secondo un criterio di classificazione psicologica e senza la pretesa di dedurre a priori leggi frettolose quanto speciose; e opera d'arte, come quella che richiede ad ogni passo una rara finezza d'intuito e una chiarezza sovrana di rappresentazione."[63]

Tra il Cinquecento e il Seicento operano anche molti autori fondamentali per lo studio filosofico e scientifico. Esempio di ciò sonGiordano Bruno,Tommaso Campanella e, soprattutto,Galileo Galilei. Di lui ci resta in particolare ilDialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, uno dei primi esempi di italiano "scientificamente divulgativo". Sia il Galilei che Bruno incontreranno ben presto le ostilità della Chiesa controriformista, che punirà severamente le loro scoperte astronomiche, accusate di essere eretiche poiché contro le rivelazioni delle Sacre Scritture.[64] Bruno verrà arso vivo mentre Galilei sarà costretto ad abiurare le sue scoperte, pronunciando comunque la famosa frase,"Eppur si muove."

Nello stesso periodo nascono numerose Accademie, come quella dellaCrusca, deiLincei o delCimento.

Il Seicento

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La poesia barocca

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Lo stesso argomento in dettaglio:Giambattista Marino.
Un'edizione dell'Adone

Il gusto barocco, col suo rifiuto del linguaggio ordinario e il suo gusto per l'artificioso e lo stravagante, trovò un campo di applicazione privilegiato nella lirica.

Un posto di rilievo è occupato dall'opera diGiambattista Marino, tanto celebre da essere chiamato come poeta di corte in Italia e a Parigi. Il suo testo maggiore, l'Adone, di proporzioni enormi (quasi tre volte laDivina Commedia), è un poema antinarrativo, che si sviluppa per digressioni attraverso una rete di analogie che evocano la realtà sottoponendola, transitoriamente, alla curiosità di tutti i sensi. Marino portò al limite estremo la figura del letterato cortigiano che si avvale della sua penna per ottenere vantaggi e gloria, e fece anzi dei riconoscimenti del pubblico il criterio di validità estetica della sua opera. Il suo culto della metafora e l'ingegnosità mostrata nel costruire concettini e arguzie lo resero un maestro per i lirici del Seicento.

La dissoluzione del genere epico narrativo in un grande castello lirico è un caso di quella anticlassica tendenza alla mescolanza dei generi che caratterizza il secolo. AdAlessandro Tassoni, figura di letterato dissacratore, si deve il merito di aver creato (conLa secchia rapita) il modello del genere eroicomico, un tipo di poema che, a parte gli intenti parodistici, si struttura sull'alternanza continuamente variata di serio e comico. A conclusione del secolo si ricorda l'opera di due poeti che ebbero fortuna nel Settecento per la tendenza a conservare il senso della misura e della razionalità classicistiche in opposizione al concettismo del Marino. Si tratta anzitutto del savoneseGabriello Chiabrera, che si segnalò e venne in seguito valorizzato per la sensibilità metrica. I suoi risultati migliori stanno nella struttura dellacanzonetta, configurata sul modello lirico diAnacreonte e giocata su versi brevi, dalla musicalità lieve e scorrevole. L'altro poeta è il ferrareseFulvio Testi che, nella ricerca di una poesia eroica, rifuggì dal gusto sensuale della metafora barocca e predilesse parole brevi e solenni.

La prosa in lingua

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Rispetto alla preziosità artificiosa della poesia, la prosa manifesta un maggiore interesse per l'attualità e la vita degli uomini e comporta alcune delle sperimentazioni più interessanti del secolo. Nel corso del Seicento si diffuse il romanzo in prosa che, anche quando è ambientato in luoghi esotici o fantastici, riproduce ambienti contemporanei riconoscibili e predilige tematiche erotiche e sensuali. Uno di questi romanzi è quell'Historia del cavalier perduto (1634) diPace Pasini (1583-1644) che il criticoGiovanni Getto ha voluto indicare come il manoscritto trovato da Manzoni e riscritto neiPromessi sposi.I romanzieri furono numerosi e godettero di buona fama anche all'estero. La lingua impiegata era ormai italiana, cioè sovraregionale. E il romanzo fu uno dei generi che accrebbero il numero dei lettori. Il risvolto più estroso della prosa barocca si ha conDel cane di Diogene (pubblicato postumo nel 1689) del genoveseFrancesco Fulvio Frugoni (1620 ca.-1684 ca.),pastiche in cui si combinano vari argomenti, e che ha come modelli lasatira menippea e gli autori che la riproposero (Petronio, Luciano, Rabelais).

Paolo Sarpi,Istoria del Concilio tridentino, 1935

La prosa barocca era un prodotto della cultura laica della prima generazione barocca; ma poi igesuiti, impegnati nel controllo della produzione e della trasmissione culturale, ne fecero uno strumento importante del proprio intervento nella società per definire comportamenti e scelte. E alcuni dei risultati migliori della prosa del Seicento si devono al padreDaniello Bartoli, autore dell'Istoria della Compagnia di Gesù, oltre che di molte opere devozionali. La sua capacità di conciliare precisione e artificio avrebbe destato anche l'ammirazione diGiacomo Leopardi.

Nell'ambito della prosa il Seicento può vantare un'importante produzione storiografica che si ispirava alla linea politico-diplomatica dellaStoria d'Italia diFrancesco Guicciardini. L'opera più importante del secolo è probabilmente l'Istoria del concilio tridentino del frate venezianoPaolo Sarpi. L'opera, edita a Londra nel 1619 (in Italia solo nel 1689-90) venne subito inserita nell'Indice dei libri proibiti per la battaglia condotta dall'autore contro il sistema ecclesiastico in nome del valore autonomo delle strutture statali.

Tra la fine del Cinquecento e il Seicento proliferarono gli scritti sulla politica che ponevano al centro dell'attenzione gli interessi dell'organismo statale (il concetto della 'ragion di stato'). E per riflettere sui meccanismi del potere dispotico vennero recuperati il pensiero di Machiavelli e l'opera storica diTacito. L'interesse per questo storico (tacitismo) trova espressione anche nella traduzione, che rivaleggia per concisione con l'originale latino, della sua opera per mano diBernardo Davanzati (1529-1606). Fra i trattatisti politici si segnalano i nomi diLudovico Zuccolo (1568-1630),Paolo Paruta (1540-1598),Traiano Boccalini e del gesuitaGiovanni Botero, che pubblicò il trattato politico più famoso del tempo,Della ragion di stato (1589).

A fianco della trattatistica politica si sviluppò sul fronte letterario una trattatistica barocca, per precisare, approfondire e sistemare sul piano teorico e in termini retorici la grande avventura del nuovo gusto. Uno dei primi testi è quello dell'emilianoMatteo Peregrini (1595 ca. - 1652); ma il testo più importante èIl cannocchiale aristotelico (1654) del torineseEmanuele Tesauro (1592-1675): le infinite possibilità combinatorie dellametafora divennero in lui un modo per celebrare la ricchezza della realtà e la superiorità del tempo presente sul passato.

Galileo Galilei

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Lo stesso argomento in dettaglio:Galileo Galilei.
Antiporta delDialogo sopra i due massimi sistemi di Galileo Galilei (Firenze, 1632)

Galilei è noto nella storia della letteratura per essere stato uno dei pochi filosofi e scienziati ad aver introdotto, nel sistema del trattato, l'uso del volgare fiorentino, già attingendo a quell'ottica di pensiero dell'universalizzazione dell'insegnamento scientifico, non più condivisibile soltanto nella statica forme grammaticale latina tra accademici e specialisti. Per questo Galilei aderì all'Accademia dei Lincei. Gli studi del filosofo si concentrarono sui grandi interrogativi che animavano gli studiosi matematici e fisici del suo tempo, qualiNiccolò Copernico,Giovanni KepleroTycho Brahe eGiordano Bruno, ossia l'analisi di un sistema universale diverso dal classico fino ad allora considerato come veritiero, cioè quello diAristotele e diClaudio Tolomeo, ripreso anche daDante Alighieri per laDivina Commedia. A differenza dell'antropocentrismo voluto da Aristotele, enfatizzato successivamente da Dante e dagli umanisti, con la collocazione della Terra al centro dell'universo, con la divisione degli strati in 3 gruppi suddivisi a loro volta in altri 3 substrati, posero i moderni scienziati Copernico e Keplero a rivalutare la formula del movimento degli astri, e specialmente del Sole e della Terra. Copernico, seguito dagli altri, meno Brahe, fu il primo a teorizzare in maniera scientifica il movimento circolare degli assi, corretto poi dal Keplero sul percorso eliocentrico degli stessi, che compiono il loro movimento attorno al Sole, assieme alla Terra, che è uno degli altri pianeti delsistema solare. Il Brahe invece, seguendo la dottrina gesuita, approvò il movimento degli astri, benché sostenesse che il Sole ruotasse attorno alla Terra.

  • Sidereus Nuncius, trattato in latino semplice pubblicato da Galilei nel1609, fu il primo a mettere in discussione l'antropocentrismo, fornendo le spiegazioni dell'analisi accurata, mediante ilcannocchiale da Galilei modificato, dei quattro pianeti principali, definiti "sfere medicee" in onore aCosimo II de' Medici a cui è dedicato il dialogo. Galilei nel trattato descrisse anche la superficie lunare, non liscia come si credeva, ma piena di croste e crateri.
  • Il Saggiatore, opera di polemica, in volgare, pubblicata da Galilei per le prime accuse di eresia promulgate dal gesuita Orazio Grassi, il quale si intendeva di scientifica, per una discussione in base al sistema copernicano e sul movimento delle comete. Lo spunto polemico riguarda anche il tentativo conciliatorio del Brahe tra il sistema copernicano e tolemaico riguardo al movimento degli astri, e le conclusioni conseguitene sono che le comete sono dei corpi celesti (1), che i pianeti ruotano attorno al Sole (2), ma che Luna e Sole ruotano attorno alla Terra (3).
  • Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, pubblicato nel1632, fu aspramente criticato dalla censura inquisitoria, e denunciato dal Cardinal Bellarmino, per cui Galilei dovette essere processato e costretto ad abiurare. Il dialogo, scritto in volgare, tratta in quattro giornate veneziane, con tre protagonisti, in maniera definitiva le differenze e gli scarti tra il vecchio sistema errato aristotelico, e quello veritiero introdotto da Copernico. Il dialogo è la classica forma che Galilei riprese daPlatone, avvalendosi dell'uso volgare per comunicare a più persone la nuova universale scoperta, necessaria da conoscere per poter scoprire e analizzare in maniera scientifica il mondo e l'universo, senza più le teorie preconcette ed errate dei filosofi antichi e della Chiesa. Il personaggio sciocco di Simplicio è utilizzato da Galilei come il rappresentante della vecchia cultura tolemaico-aristotelica, contro cui si oppone il protagonista fiorentino Filippo Salviati, alter-ego di Galilei. Il punto focale del dialogo è la seconda giornata in cui Galileo demolisce definitivamente il sistema tolemaico, dichiarando che è stato riproposto per secoli negli studi scientifici poiché gli studiosi moderni non s'erano preoccupati di valutarne modifiche ed errori, proprio perché tali principi erano stati dettati da menti illuminate comeAristotele, veneratissimo nel Medioevo assieme a Platone. La seconda tesi che prova la verità del movimento degli astri, è l'esempio delGran Naviglio, già formulato nelV secolo dalla filosofaIpazia diAlessandria d'Egitto. Galileo, per mezzo di Salviati, invita così Simplicio e Sagredo, ma soprattutto il lettore, ad unesperimento mentale: immaginandosi sotto coperta di una nave infatti stabilisce un'analogia tra gli avvenimenti che accadono quotidianamente sulla superficie terrestre e quelli che avvengono su unGran Naviglio. Il lettore viene così trasportato sottocoperta di una nave, in modo da non essere soggetto all'attrito dell'aria, e qui, sottocoperta, iniziano a verificarsi gli stessi avvenimenti, senza che ci possa essere nulla che permetta di rilevare ilmoto della nave. Salviati infatti argomenta sostenendo che se ilGran Naviglio si muovesse a velocità uniforme e non subisse variazioni rispetto al senso di marcia, allora sarebbe impossibile capire se la barca sia in movimento o ferma. Tutti i fenomeni che accadono sullasuperficie terrestre infatti, a queste condizioni, accadono immutatisotto coverta e si svolgerebbero allo stesso modo anche supponendo ilmoto rotazionale terrestre.
    Questo accade perché ilGran Naviglio si muove, il suo movimento si trasmette a tutti gli oggetti che si trovano al suo interno e si conserva, sommandosi allo stesso modo con il movimento o lostato di quiete, senza che questo determini alcuna variazione. Ma ciò ha anche un'implicazione ben precisa: non esiste unsistema di riferimento consideratoassoluto; in particolar modo questa concezionerelativistica mette laTerra e l'uomo non più come punto di riferimento centrale, ma in relazione a qualcos'altro, venendo a cadere così lacentralità di questi.

Un altro aspetto non meno importante è l'esperimento in sé: questa parte delmetodo galileiano infatti si basa su un esperimento che è riproducibile solamente nella mente di chi lo compie. Galileo offre un'analisi dettagliata di molti fattori che potrebbero influenzare la riuscita dell'esperimento, ma che vengono poi eliminati per poter ricreare quellecondizioni ideali perché il fenomeno avvenga: importante quindi è anche il ruolo che gioca lamatematica, perché non è importante arrivare solamente a una dimostrazionequalitativa, ma anche a una dimostrazionequantitativa del fenomeno.

La prosa dialettale

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In parallelo alla prosa in lingua, nel Seicento ebbe un sensibile sviluppo la letteratura dialettale, per il peso delle tradizioni locali o per gusto bizzarro. Si tratta pur sempre di letteratura prodotta dall'alto, ma capace di registrare aspetti della vita popolare. È letteratura che in ogni caso non ambisce a porsi come alternativa a quella nazionale e accetta quindi la posizione subalterna. Le prove dialettali più interessanti e corpose sono quelle napoletane, ma vanno registrate quelle romanesche (il poemaMeo Patacca, 1695, diGiuseppe Berneri), quelle bolognesi, quelle veneziane e quelle milanesi. Quella napoletana è legata ai nomi diGiulio Cesare Cortese (1575-1627), che si dedicò soprattutto alla poesia, e diGiambattista Basile, noto soprattutto perLo cunto de li cunti (1634), cinquanta fiabe destinate ai piccoli e scritte in una lingua manipolata in modo assai personale. Un posto a sé occupa il bologneseGiulio Cesare Croce, la cui fama è legata aLe sottilissime astuzie di Bertoldo (1602) e aLe piacevoli e ridicolose semplicità di Bertoldino (1608), che hanno nutrito a lungo l'immaginario popolare, e che esprimono valori moderati e l'accettazione della scala sociale.

Il teatro: la Commedia dell'Arte

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Maschera diArlecchino

Una delle costanti della cultura barocca è il senso della teatralità della vita, connesso a quello della vanità della stessa. Da qui lo sviluppo del teatro e delle sue tecniche. Si crearono nuovi generi non più corrispondenti alle forme classiche (dalla tragicommedia, al melodramma, allaCommedia dell'Arte) e nuove professioni legate al teatro, come quella dell'attore, e venne fissata la forma della sala teatrale, con la separazione degli spazi destinati alla scena e agli spettatori. La vitalità del teatro nel Seicento va ben oltre quella dei testi drammatici, che sono modesti in Italia rispetto all'Europa: in Francia (Corneille,Racine,Molière), in Spagna (Lope de Vega,Pedro Calderón de la Barca), in Inghilterra (Shakespeare e ilteatro elisabettiano) abbondano grandi testi, a fronte dei quali l'Italia può vantare poco.[65]

Ma l'Italia tra Cinque e Seicento vide nascere, svilupparsi e passare poi in Europa forme teatrali fortemente spettacolari non dipendenti dal controllo della parola. Un caso è quello della Commedia dell'Arte, teatro profano del corpo e della maschera. È un teatro di professionisti che, organizzati in compagnie girovaghe, comunicano con la bravura tecnica e l'espressività del corpo, improvvisando con la parola sulla base di intrecci e scene tipiche. Gli attori indossano la maschera per tipizzare qualità psicologiche o regionali del personaggio, e anche il linguaggio impiegato nella comunicazione orale è spesso una mescolanza di forme regionali di aree contigue, un plurilinguismo stereotipato. La prima compagnia di comici professionisti si formò a Padova nel 1545. Le compagnie girovaghe, che raggiungevano il popolo più comune nei centri più disparati e anche più piccoli, ebbero particolare successo nel Seicento e per buona parte del Settecento. Un altro caso è quello del dramma per musica (per il quale in seguito si sarebbe utilizzato il terminemelodramma). Tutto aveva preso avvio nel tardo Cinquecento dalla sperimentazione dellaCamerata de' Bardi, e il primo melodramma fu laDafne del poetaOttavio Rinuccini, rappresentato a Firenze nel 1598.[65]

La produzione più ricca si ebbe a Venezia con la costruzione di teatri pubblici a pagamento e a Roma, dove gli ambienti ecclesiastici diedero vita a un teatro morale o basato sulla storia sacra. In mancanza di norme definite, il genere assunse forme varie, e nel processo evolutivo il testo drammatico assunse forme sempre più schematiche fino alla sua subordinazione alla musica. La commedia letteraria continuò nel Seicento con nuove forme e intrecci destinati a finalità moraleggianti. I centri di produzione più importanti furono Napoli, Firenze e Roma. Qui si sviluppò, alla fine del Cinquecento, un tipo di commedia semplice che riproduceva in forme letterarie gli schemi narrativi della Commedia dell'Arte. La tragedia, con attenzione alla politica e alle riflessioni sulla ragion di stato, indulgeva a un gusto truce e violento secondo il modello del latinoSeneca. Lo scrittore più autorevole di questo genere fu il piemonteseFederico Della Valle.

Il Settecento

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Lo stesso argomento in dettaglio:Carlo Goldoni, Giacomo Casanova e Ugo Foscolo.

L'Arcadia

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Tra le maggiori scuole letterarie del secolo non possiamo non citare l'Arcadia, un'accademia letteraria fondata a Roma nel1690 daGiovanni Vincenzo Gravina e daGiovanni Mario Crescimbeni. Il più importante autore è sicuramentePietro Metastasio, che lavora presso la corte austriaca. Questi letterati, promuovevano, con l'appoggio della Curia romana, l'anti-barocchismo e la restaurazione classicistica (Arcadia è il nome di un'antica regione della Grecia, dove, secondo la tradizione letteraria, i pastori, vinta la durezza della vita primordiale, vivevano felici, in semplicità). I soci del circolo fondarono sezioni in tutta Italia. Il classicismo cui essi si rifanno è soprattutto quello diPetrarca, ma anche quello diPoliziano eLorenzo il Magnifico.[66]

L'Illuminismo italiano

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Dei delitti e delle pene diCesare Beccaria

Il Settecento è un secolo di grandi trasformazioni. InEuropa si assiste al predominio culturale e politico dellaFrancia, mentre una serie di guerre, dette di successione, vede cambiare il panorama politico e le aree di dominazione. L'Italia è dominata al nord dagli Austriaci, che, in seguito alla pace diAquisgrana del1748, si sostituiscono alladominazione spagnola; al sud dalla dinastia francese deiBorboni. LaSardegna è, invece, unita alPiemonte e si costituisce ilRegno di Sardegna, governato dalla dinastia deiSavoia. La presenza straniera si fa comunque meno pressante e gli Stati italiani godono di una maggiore libertà.

Nella seconda metà del Settecento, si afferma inInghilterra laRivoluzione industriale: si diffonde cioè un nuovo modello di produzione delle merci, basato sulla fabbrica, dove si esegue il lavoro grazie all'uso di nuovi macchinari, che incrementano la produzione e, di conseguenza, allargano la disponibilità sul mercato delle merci, con enormi conseguenze sul settore economico, ma anche sociale e politico. Si afferma definitivamente il potere economico e, quindi, anche sociale della borghesia, che basa la propria supremazia sulla proprietà dei mezzi di produzione, come le fabbriche, e la capacità di gestire il denaro. Essa, in contrapposizione all'aristocrazia delle corti, ormai decadente e impoverita, afferma la propria visione del mondo e i propri valori, legati all'intraprendenza e al guadagno.

Il conflitto sociale e culturale tra la nuova classe in ascesa e l'antica aristocrazia di sangue provoca alla fine del secolo laRivoluzione francese, nel1789, in cui il concetto stesso di potere monarchico entra in crisi, con la diffusione di valori nuovissimi come la libertà, l'uguaglianza e la fraternità. Iphilosophes sono i fondatori dell'Illuminismo o filosofia dei lumi: la ragione è la luce che si apre nel buio dell'ignoranza e della superstizione e supporta la nuova scienza sperimentale che contrappone la libera ricerca intellettuale ai dogmi della religione. L'Illuminismo troverà un'espressione politica nella Rivoluzione francese. Accanto ai valori già citati, il Settecento regalerà all'Europa i principi fondamentali della tolleranza religiosa e del cosmopolitismo.[67]

L'illuminismo italiano ha come suoi autori di spicco l'economistaPietro Verri, fondatore della celebre rivistaIl Caffè e Cesare Beccaria, autore del famoso saggioDei delitti e delle pene, il primo a giudicare severamente la pena di morte. A Napoli invece si affermano lo storicoGiambattista Vico eFrancesco Mario Pagano. Altri autori importanti sono:Francesco Algarotti,Maria Gaetana Agnesi,Sallustio Bandini,Giuseppe Baretti,Melchiorre Cesarotti,Carlo Denina,Gaetano Filangieri,Antonio Genovesi,Pietro Giannone,Gaspare Gozzi,Alessandro Verri.[67]

Carlo Goldoni

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Carlo Goldoni è assai conosciuto nella letteratura italiana teatrale, per essere stato un innovatore del genere, portando le classiche commedie degli equivoci nella società intera. Infatti prima di ciò, esistevano filoni tipici territoriali (Venezia-Milano-Ferrara-Napoli), in cui laCommedia dell'Arte aveva le sue maschere predilette. Goldoni ha cercato di “imborghesire” il teatro, inserendo le maschere comiche diArlecchino ePantalone non più come padroni della scena, ma come servitori dei protagonisti borghesi. L'intenzione di Goldoni era di creare un teatro sociale nuovo, alla pari diMolière, e di mostrare i vizi e le piccolezze della società italiana media al mondo tramite dialoghi in prosa (e non più dialettali), che riuscissero chiaramente comprensibili ad un vasto pubblico. Di qui la tesi della teoria goldoniana del teatro e del mondo, sul cui palcoscenico non vengono più rappresentate baruffe comiche tra maschere, ma situazioni reali, in cui la maschera ha un piccolo, seppur fondamentale, ruolo di accompagnamento.

Il testo teatrale goldoniano di maggiori fortuna è "La locandiera", che ritratta tematiche amorose già incontrate nei suoi primi testi. La vicenda riguarda completamente il ruolo che ha la donna nella società veneziana settecentesca, e di come lei, conoscendo le debolezze dell'uomo, riesca a controllare ciascuno di essi. Mirandolina è la direttrice di una locanda vicino aFirenze, dove arrivano un marchese, un conte e un cavaliere (quest'ultimo misogino). Mirandolina non si accontenta di avere in suo pugno gli altri due pretendenti, ma si lancia una sfida: riuscire a far innamorare di sé il cavaliere, e poi ingannarlo. Mirandolina dunque rappresenta il potere segreto che ha la donna, che riesce ad uscire nei momenti meno opportuni, e a distruggere qualsiasi megalomania tipica dell'uomo.

Giuseppe Parini

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Giuseppe Parini

La figura di spicco della rinascita letteraria delXVIII secolo fuGiuseppe Parini. Nato in un villaggio lombardo nel1729, è stato istruito aMilano, e da giovane era conosciuto tra i poeti arcadici con il nome di Darisbo Elidonio. Anche come arcadico, Parini ha mostrato originalità. In una raccolta di poesie pubblicata a 23 anni sotto il nome di Ripano Eupilino, il poeta mostra la sua facoltà di prendere le scene di vita reale, ed esporli con spirito di opposizione e con profonda vena satirica. Queste poesie indicano una risoluta determinazione a sfidare le convenzionalità letterarie.[67]

Come artista, andando subito al forme classiche, che aspirano ad imitareVirgilio e Dante, aprì la strada alla scuola diVittorio Alfieri,Ugo Foscolo eVincenzo Monti. Come un'opera d'arte, il Giorno è meraviglioso per la sua delicata ironia. Il versetto ha nuove armonie; a volte è un po' difficile e rotto, come protesta contro la monotonia arcadica.

Il Giorno, scritto inendecasillabi sciolti, mira a rappresentare in modosatirico, attraverso l'ironiaantifrastica, l'aristocrazia decaduta di quel tempo. Con esso inizia di fatto il tempo della letteratura civile italiana.[67] Il poemetto era inizialmente diviso in tre parti:Mattino, Mezzogiorno e Sera. L'ultima sezione venne in seguito divisa in due parti incomplete: ilVespro e la Notte. Il poemetto è un'acuta satira della nobiltà, ritratta senza pietà fin nei suoi capricci più futili, che si ritorcono sul ceto più povero e umile. Così Parini ci fa notare ad esempio come il servo che scaccia la cagnolina del signore, che lo ha appena morso, sia cacciato dal padrone per strada insieme a tutta la sua famiglia; o ancora come al risveglio il giovin signore possa scegliere se bere il caffè o la cioccolata, non sapendo però che sono probabilmente morti degli uomini per trasportare quei cibi esotici fin all'Occidente.

Vittorio Alfieri

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Alfieri

Patriottismo e classicismo sono i due principi che hanno ispirato la letteratura diVittorio Alfieri. Adorava l'idea della tragedia greca e romana della libertà popolare in armi contro la tirannia. Ha preso i soggetti delle sue tragedie della storia di queste nazioni (e dai rispettivi tragediografi) e ha fatto i suoi antichi personaggi parlano come rivoluzionari del suo tempo. La scuola arcadica di cui era rappresentante, con la sua prolissità e banalità, è stata tuttavia respinta dal pubblico. Il suo obiettivo era quello di essere breve, conciso, forte e amaro, a mirare al sublime in contrasto con gli umili e pastorale. Ha salvato la letteratura da vacuità arcadiche, conducendolo verso un fine nazionale, e si è armato di patriottismo e classicità.[68]

Ogni tragedia di Alfieri, tranne alcune, sono versioni italiane di quelle diEschilo,Sofocle edEuripide. Poche sono invece opere originali, come il"Saul", tratto daiLibri delle Cronache e dalSecondo libro di Samuele dellaBibbia, nel quale si narra la battaglia traSaul eDavide per la successione del trono ebraico, mentre infuria la battaglia tra il popolo diDio e iFilistei.La tragedia si concentra sui complessi e originali aspetti psicologici dei due protagonisti: David e Saul. David incarna l'eroe vittorioso e valoroso, mentre Saul il buon regnante, che però pecca di tracotanza senza nemmeno accorgersene, arrivando a cadere nella pazzia, tormentato dall'ossessione di vedere il proprio trono rubato da David, che si innamora di sua figlia.

È così che Saul si trova a combattere, in perenne fluttuazione tra due passioni opposte. Egli non riesce più ad essere contemporaneamente padre e re vincente. Il suo è un io disgregato, incapace di ritrovare l'unità. Saul passa attraverso i sentimenti più contrapposti mentre si avvicina man mano la sua ultima meta: il suicidio.Sarà però un suicidio eroico il suo. Egli troverà finalmente la sua integrità attraverso una rinuncia radicale: uomo che rifiuta la vita, padre che rinuncia alla figlia, re che rinuncia al suo popolo che “cade”. È così che la rinuncia va letta come un supremo possesso: con la morte Saul espia i suoi eccessi sanguinosi e tirannici, rinuncia alla figlia dandogli una prova di offerta d'amore, intesa come vero possesso.

Ugo Foscolo

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Foscolo

Ugo Foscolo rappresenta il preromanticismo italiano. Trovandosi in un periodo difficile per l'Italia, il poeta si alleò conNapoleone Bonaparte, vedendo in lui l'eroe che avrebbe salvato il Paese dalla distruzione e dall'ignoranza politica e culturale. Dopo la delusione delTrattato di Campoformio, avendo visto i progetti di Napoleone andati in fumo con l'emanazione dell'editto sui Cimiteri, Foscolo andò come esule in Inghilterra, e vi morì. Scrisse per i lettori inglesi alcuni saggi sul Petrarca e sui testi di Boccaccio e di Dante.

Nei sonetti, comeIn morte del fratello Giovanni oA Zacinto, Foscolo racchiude tutta la nostalgia per la patria lontana e per non poter visitare il sepolcro del fratello defunto. Emerge comunque un lato di Foscolo che si potrebbe definire "pre-romantico", come l'attenzione per la natura e per le emozioni che essa suscita, elementi che saranno ripresi soprattutto da Leopardi.[69]

Ispirato a "I dolori del giovane Werther" diGoethe, Foscolo ne leUltime lettere di Jacopo Ortis converte la vicenda nel gusto patriottico italiano. Il protagonista è un giovane lombardo che spera nel cambiamento del Paese con la venuta di Bonaparte. Nel frattempo si innamora di una ragazza, però promessa ad un pomposo e grezzo proprietario terriero, Odoardo. Con il fallimento delle sue illusioni, dacché Napoleone tratta l'Italia come una provincia (dopo la vittoria adArcole), e dopo lo sposalizio della sua amata con Odoardo, Jacopo si uccide.Il romanzo è scritto in forma epistolare, riprendendo lo schema goethiano. Foscolo è stato uno dei primi ad introdurre tale genere nel suo tempo. Il tema è tipicamente preromantico, dacché Foscolo, essendone il precursore, sogna un riscatto dell'Italia, che non avverrà immediatamente, oppressa dallaFrancia e dall'Austria. Nel romanzo egli raccoglie tutti i tipici sentimenti che saranno presenti nelRomanticismo, come losturm und drang, lo slancio emotivo, la violenza patriottica, e l'amore per la natura e il passato classico.

Il secondo maggior lavoro di Foscolo è lapoesia "Dei sepolcri", basata sull'editto di Saint Cloud di Napoleone. Il poeta in quattro sezioni celebra il passato italico, partendo dal concetto di non venerare troppo i morti, dopo la dipartita, con sfarzose tombe, seguendo poi con l'elenco dei migliori poeti e scrittori italiani sepolti nellaBasilica di Santa Croce aFirenze, narrando infine l'importanza della sepoltura, affinché permanga il ricordo, citando l'esempio omerico della morte diEttore.I temi principali oscillano dalmaterialismo al preromanticismo.

L'Ottocento

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L'Ottocento italiano in ambito letterario è scandito da tre principali correnti letterarie:

  • Romanticismo (primo '800), rappresentato maggiormente daAlessandro Manzoni eGiacomo Leopardi e, successivamente, nel filone patriottico, daIppolito Nievo,Massimo d'Azeglio,Carlo Pisacane eVincenzo Gioberti. Il romanticismo italiano, caratterizzato da una parte da un fenomeno di "patriottismo" e "conciliazione" della cultura classica greco-romana, studiata dalle classi nobili, con quella emergente della borghesia della quotidianità, è riassunto da Manzoni neI promessi sposi, in cui affronta i principali problemi della corrente di pensiero riguardanti la descrizione di personaggi protagonisti non nobili, come Renzo e Lucia, la descrizione di un periodo storico del passato, le cui sorti sono ricollegabili all'Ottocento, come laLombardia seicentesca in cui gli influssi spagnoli, rappresentati da don Rodrigo, influenzavano l'economia e la cultura locale, fatto riconducibile alla presenza austriaca nel nord Italia ottocentesco, e specialmente il contenuto religioso, molto forte nel romanticismo, che Manzoni decide di rendere il vero protagonista che regge il filo del destino dei personaggi del romanzo. Tuttavia, la religione abbracciata da Manzoni non è quella classica della Chiesa cattolica, ma ilgiansenismo.
Illustrazione deI promessi sposi diManzoni: don Abbondio e il Cardinal Borromeo

Leopardi, invece, si oppose al classico romanticismo; ispirandosi aPlinio il Vecchio e aRousseau, elaborò un personale pensiero filosofico riguardo alla condizione infelice dell'uomo. Considerò nell'esistenza, dunque, da una parte l'Uomo, essere che prova le passioni, spinto dal desiderio della felicità, che però non riesce mai a perseguire, proprio perché spinto da continui desideri dopo il conseguimento del primo; dall'altra mise la Natura, entità che incarna la causa dell'infelicità umana, personificata per una scelta materialistica e per critica contro la morale religiosa dell'evanescenza e dell'imperscrutabilità divina. L'Uomo, con cui spesso si rapporta Leopardi stesso, è continuamente spinto dal desiderio di felicità, quasi completamente irraggiungibile nella vita terrena, placato soltanto da piaceri mondani, e da ideali di positivismo e di progresso, contro cui Leopardi si oppone fermamente; la sofferenza umana può essere, come scritto neLa ginestra, lenita soltanto con la fratellanza comune, oppure con la morte dell'individuo.

  • Verismo-Naturalismo (1878-1888): caratterizzato inItalia durante l'epoca del positivismo e della rivoluzione industriale milanese-torinese, nonché, in ambito culturale dalle teorie sulla specie diCharles Darwin, dal materialismo e dai romanzi diGustave Flaubert. I massimi rappresentanti furonoGiovanni Verga eLuigi Capuana, il quale però, a differenza di Verga, si occupò principalmente di gestire il movimento lombardo della "Scapigliatura", che si opponeva ai sistemi classici di letteratura, incluso il romanticismo. Verga, dopo vari periodi altalenanti di sperimentalismo romantico, scrisse l'operaStoria di una capinera, che segna già il passaggio dal romanticismo al verismo, ma ciò avverrà definitivamente con il romanzo deI Malavoglia (1881). Il secondo romanzo del "ciclo dei Vinti", che incarna il verismo verghiano, saràMastro-don Gesualdo (1888), assieme alla raccolta novellistica diVita dei campi. Il verismo verghiano riguarda laSicilia post-unitaria, rappresentata secondo lo schema della "forma inerente al soggetto", ossia la narrazione che è composta, per stile e linguaggio, in base al livello sociale dei personaggi descritti. Il progetto dei ciclo dei vinti prevedeva una descrizione per romanzi di una società, vista all'inizio dal basso (I Malavoglia, la famiglia dei pescatori oppressi dallo zio Crocifisso, che vuole mettersi in proprio col commercio), passando per il muratore arricchito Gesualdo avido di terre catanesi, che fa la sua fortuna col matrimonio della contessa Trao, in decadenza economica (Mastro-don Gesualdo), fino ad arrivare alla corruzione psicologica dei romanzi incentrati sulle caste ricche e nobili italiane.
D'Annunzio

Il fulcro centrale è ilpessimismo dilagante sulla condizione umana delle caste, per niente cancellate con l'unificazione italiana nel1861, dove i rapporti sociali sono scanditi da regole e fratellanza a parole, ma a fatti vi è un tentativo quasi animalesco di sopraffazione per il possesso del denaro e della fortuna. Perfino i Malavoglia, benché ancora descritti sotto una patina tardo-romantica, sono inclusi in questo ideale, in cui l'unica certezza è l'ideale dell'ostrica, ossia quello della famiglia stretta e salda, che cerca di opporsi al cambiamento sociale economico dell'Italia postunitaria, che distruggerà, proprio per mezzo del positivismo, e dell'universalizzazione economica, con fulcro appunto nei centri diMilano eTorino, con la conseguente emigrazione degli altri italiani, l'equilibrio sociale delle masse, che fino agli anni '70 dell'Ottocento hanno vissuto sotto la dottrina del provincialismo paesano e della Chiesa cattolica imperante. Questo fenomeno di distruzione dell'individuo sarà ancora più presente nel personaggio di Gesualdo, che è oppresso da un odio cieco per il prossimo, dedito soltanto ad accumulare denaro, e a inimicarsi la famiglia, con relazioni e matrimoni di convenienza per tornaconto personale, fino alla triste morte in solitudine.

  • Decadentismo (1889-1899): rappresentato daGiovanni Pascoli eGabriele D'Annunzio, sulla scia del tentativo diGiosuè Carducci di ripristinare lo schema classico della poesia italiana, fondando i suoi principi sul classicismo di stampo greco-romano, con l'ode barbara. Pascoli, con richiami alla poesia latina, come ad esempio il titoloMyricae della raccolta poetica più famosa, ispirata ad un verso virgiliano, trattò temi di natura bucolica campestre, benché costellata da un clima di morte e inquietudine, influenzato negativamente dai ricordi della morte del padre e della madre. L'equilibrio perfetto per Pascoli è il nido, unica fonte di sicurezza e protezione contro la malignità degli estranei, che il poeta contestualizza in scenari naturali negativi, benché passeggeri, come fenomeni atmosferici del lampo, del tuono, del temporale, rappresentando poi animali del gruppo ornitologico, in cui egli si riconosce, o riconosce suo padre, come nella poesiaX Agosto.

D'Annunzio elaborò un decadentismo personale, sia in campo poetico, con leLaudi (1903), che con i romanzi della triade della Rosa:Il piacere -L'innocente -Trionfo della morte. I protagonisti dei romanzi sono alter-ego del poeta, tutti giovani nobili che cercano la via del piacere con il mezzo dell'estetismo e, più tardi, della potenza del superuomo nietzschiano, in un clima di reclusione con la propria amante/femme fatale, contro l'ignoranza della borghesia e della plebe. L'unica fonte di vita per D'Annunzio è la parola ed il tentativo di valorizzarla fino al possibile con la scelta di vocaboli aulici e "sonanti", che trasmettano forti sensazioni visive e uditive, specialmente per quanto concerne la poesia del libro poeticoAlcyone, il terzo delleLaudi. Così è anche, nel romanzo più famoso (Il piacere), per il protagonista Andrea Sperelli, intento nella glorificazione della propria vita con il culto dell'arte e della poesia antica, sia di stampo greco-classico che medievale e rinascimentale-barocco. Il tentativo, poi raggiunto nel periodo post-decadentista del Novecento, è quello di dominare la propria amante, in questo caso la nobile Elena Muti, che oppone la sua "purezza" al focoso amore della fèmme fatale Maria, parente di Andrea, incontrata durante una convalescenza dopo un duello di scherma. Tuttavia, l'impotenza del protagonista esteta, dovuta sempre a causa della potenza schiacciante della donna con il suo carattere dominante, sarà sempre la causa della rovina fisico-morale del protagonista. Questo fino a quando D'Annunzio, alla fine dell'800, non scopriràNietzsche e rielaborerà la tesi del "superuomo", usando l'onnipotenza dell'archetipo per costruire un personale alter-ego esteta/superuomo che sappia dominare la scena, e anche le proprie amanti, con il romanzoIl fuoco, che pubblica nel 1900.

Il Romanticismo

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Lo stesso argomento in dettaglio:Romanticismo § Il Romanticismo letterario italiano.

Nella prima meta dell'Ottocento si diffonde inEuropa il movimento culturale noto comeRomanticismo. Le idee romantiche nascono inGermania propagandosi dal movimento delloSturm und Drang. Le idee romantiche vengono fatte conoscere grazie alla rivistaAthenaeum fondata dai fratelliFriedrich eWilhelm August von Schlegel. Le idee romantiche trovano adesione inFrancia eInghilterra. I romantici rivalutano il sentimento, la passione e la libertà. Riavvertono il bisogno diDio. Si sente un profondo legame con lanatura. In Italia il movimento romantico tardò notevolmente ad arrivare. Nel1816, la scrittriceMadame de Stael in un articolo "Sull'utilità delle traduzioni" sul giornale milaneseBiblioteca italiana rimproverava ai letterati italiani di tradurre solo opere della classicità, e consigliava invece di diffondere scrittori stranieri contemporanei, che avrebbero "risvegliato la lingua."[70]

Mai come in nessun'altra letteratura, il romanticismo italiano è sostenuto dal concetto di "identità" nazionale. La parola d'ordine èconciliare il classico retaggio del passato con le nuove spinte di volontà indipendentiste. Esempio di ciò è il giornaleIl Conciliatore, sorto nel1818 e chiuso solo l'anno dopo dalla censura austriaca. La redazione del giornale era composta da intellettuali di spicco comeSilvio Pellico,Giovanni Berchet,Pietro Maroncelli, che saranno imprigionati per molti anni per i loro comportamenti rivoluzionari.

Molta letteratura in prosa del Romanticismo è soprattutto letteratura "politica". Autori molto noti sonoGiuseppe Mazzini, patriota, fondatore dellaGiovine Italia e autore di numerosi saggi a favore dell'indipendenza italiana; e ancoraMassimo d'Azeglio,Vincenzo Gioberti,Luigi Settembrini (Ricordanze della mia vita),Carlo Cattaneo (Notizie naturali e civili sulla Lombardia),Carlo Pisacane,Cesare Cantù (Storia Universale),Gino Capponi (Storia della repubblica di Firenze),Vincenzo Cuoco eSilvio Pellico (Le mie prigioni).

Il romanticismo patriottico italiano, è espresso anche nel romanzo storicoLe confessioni di un italiano diIppolito Nievo, un soldato che partecipò alle battaglie dei Mille diGiuseppe Garibaldi, e che morì prematuramente affogato. La sua opera è narrata in prima persona, all'inizio, e racconta, in maniera quasi auto-biografica, le vicende di un giovane eroe italiano, che sogna l'Italia unita, e lascia la ragazza che ama e il suo borgo per partecipare alla spedizione dei Mille. iltema patriottico è presente e sorretto da un senso religioso del dovere che si esprime nel sacrificio della giovinezza e della vita. L'amore è inteso come trasporto dei sensi e passione sublime nel contempo. La Pisana è l'espressione della passione genuina che ha in sé la suaredenzione (differente posizione da quella diManzoni). Esprime inoltre una rivolta contro il moralismo cattolico-conformista. Il temastorico-evocativo (il castello di Fratta, la caduta diVenezia, l'incontro conNapoleone Bonaparte, ecc.) è basato su una salda fede e su una costante e rinnovata speranza nel riscatto della patria.[71] La figura della Pisana è una riuscita rappresentazione di figura femminile: frivola, incostante, capricciosa, angelo e peccatrice insieme, ma profondamente legata a Carlino, pronta a sacrificarsi a lui quando è necessario.

Alessandro Manzoni

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Ritratto di Manzoni ad opera diFrancesco Hayez

Manzoni (1785-1873) è considerato il “padre del romanzo italiano”, nonché della lingua, assieme aDante Alighieri. Egli, vissuto aMilano, risente di varie correnti letterarie: dalgiansenismo alromanticismo ed agli ideali dellarivoluzione francese, fino alla conversione alcristianesimo. Nelle sue opere giovanili è presente anche il pensieroilluminista, essendo nipote diCesare Beccaria. La fama di Manzoni è dovuta al patriottismo, e alla creazione ufficiale dellalingua italiana, nonché delromanzo storico.

In qualità di romantico, Manzoni aveva letto il trattato diMadame de Staël che invitava gli italiani a comporre nuovi generi, tralasciando le ricopiature dei classici greci e latini. Il modello proposto eraShakespeare, ma Manzoni trovò l'ostacolo delle regole diAristotele, espresse nella sua "Poetica", ossia la presenza dei personaggi in un'unica sala, la durata di non oltre 24 ore, e l'assenza di coro. Traendo spunto daSchlegel e dai saggisti tedeschi, Manzoni iniziò ad elaborare la sua tesi della “tragedia storica”, così come fece in base al romanzo, intendendo raccontare storie italiane del passato, ma che fossero intese attraverso un'occhiata al presente.

Le uniche tragedie manzoniane sonoIl conte di Carmagnola e l'Adelchi. I temi della tragedia, oltre al fatto della storicità, riguardano con un nuovo occhio quelli dellatragedia classica, ossia l'espiazione dei peccati di una famiglia da parte dei figli, del tutto innocenti ed estranei ai mali dei loro genitori. Figura interessante è quella di Ermengarda, eroina romantica che si interroga sul suo destino ed appare tormentata, fino a giungere al passionale atto di suicidio, a causa della pazzia causatale dalla notizia delle nuove nozze di Carlo Magno.

I promessi sposi e la questione della lingua

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Lo stesso argomento in dettaglio:I promessi sposi, Romanzo storico e Questione della lingua.

Il romanzo storico è ambientato nel1628, presso illago di Como. I contadiniRenzo Tramaglino eLucia Mondella sono innamorati, e vorrebbero sposarsi con l'aiuto diDon Abbondio (che lo nega), ma sono osteggiati dal prepotente nobileDon Rodrigo, che costringe i due a rifugiarsi daPadre Cristoforo. Costui propone a Renzo di andare nella grandeMilano, mentre Lucia andrà in unmonastero aMonza. Di qui le varie peripezie dei due sposi, sempre assillati da Don Rodrigo, e dal suo comparel'Innominato, fino a giungere allapeste di Milano.Renzo conosce i tumulti di Milano per il prezzo delpane, e scopre la complicazione politica e i suoi sotterfugi, venendo anche ingannato dall'apparente bonarioAntonio Ferrer, mentre Lucia si abbandona alle grazie dellamonaca di Monza, che la vende a Don Rodrigo. Portata nel castello dell'Innominato, Lucia riesce a fare breccia nel suo cuore, e costui, dopo anni di delitti, coglie l'occasione della visita del CardinaleFederico Borromeo per pentirsi e fare del bene, aiutando Lucia a sfuggire da Don Rodrigo. Tuttavia scoppia la peste, e sia Renzo, Lucia che Don Rodrigo vengono contagiati. Sebbene i due riescano a guarire, Don Rodrigo muore, assistito da Frate Cristoforo nellazzaretto e dal nemico Renzo, che lo perdona. Tornati al borgo natio, Renzo e Lucia finalmente posso sposarsi ed avere dei figli.Come disseItalo Calvino, la struttura dei personaggi è binaria, in quanto ciascuna figura preponderante ha un suo opposto, così come la gerarchia di essi, che rappresenta il potere e l'umiltà di una stessa cosa.

Antiporta figurata dell'edizione quarantana deI promessi sposi

DeI promessi sposi Manzoni scrisse tre redazioni (una nel1823, con titolo differente, una seconda, corretta in parte, nel1827 – detta "ventisettana" – e l'ultima nel1840, la "quarantana"). Manzoni lavorò molto sul piano linguistico, più che stilistico. Il problema di Manzoni era infatti l'uso del linguaggio, essendovi vari idiomi italiani raggruppati in quattro settori: illombardo, ilfiorentino, ilnapoletano e ilsiciliano. Manzoni, studiando Dante e i maggiori scrittori italiani, decide di adottare la prosa romanza del volgare toscano, più unitario e facilmente comprensibile in tutta la penisola. Egli stesso affermò di essersi recato a Firenze verso il 1827 a "sciacquare i panni in Arno" a studiare quindi la lingua toscana della classe media. La differenza sostanziale con i suoi predecessori fu che il Manzoni non s'ispirò al toscano di Dante o Petrarca, ma a quello a lui contemporaneo, al fine di creare una lingua "viva".[72]

Quanto al fatto di trovare un nuovo genere per il romanzo, egli lesse l'Ivanhoe diWalter Scott, e decide di comporre un'opera ambientata nel passato, ma che fosse d'esempio per la generazione attuale, inserendo episodi non assai dissimili a quelli della situazione storica del suo tempo. Un esempio è la dominazione dell'Austria nell'Italia ottocentesca, che nel romanzo appare sotto la figura seicentesca diDon Rodrigo, signorotto spagnolo. Fonti principali manzoniane per la documentazione riguardo al periodo storico scelto (1628-1630), e alla descrizione dellapeste di Milano, furono le cronache diGiuseppe Ripamonti.

Giacomo Leopardi

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Lo stesso argomento in dettaglio:Pensiero e poetica di Giacomo Leopardi e Opere di Giacomo Leopardi.

Leopardi, nato nel1798 e morto nel1837 è considerato il maggior poeta dell'Ottocento italiano e una delle più importanti figure dellaletteratura mondiale, nonché una delle principali delromanticismo letterario. Inizialmente sostenitore delclassicismo, ispirato alle opere dell'antichità greco-romana, ammirata tramite le letture e le traduzioni diMosco,Lucrezio,Epitteto e altri, approdò al Romanticismo dopo la scoperta dei poeti romantici europei, qualiByron,Shelley,Chateaubriand,Foscolo, divenendone un esponente principale, pur non volendo mai definirsi romantico. Le sue posizioni materialiste – derivate principalmente dall'Illuminismo – si formarono invece sulla lettura di filosofi come ilbarone d'Holbach[73],Pietro Verri eCondillac[74], a cui egli unisce però il propriopessimismo.

Leopardi

Materialismo e pessimismo leopardiano

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Inizialmente Leopardi, studiandoRousseau e interrogandosi sulla condizione infelice umana, sviluppò un primo pessimismo, il cosiddetto “pessimismo storico”, che poi diventerà il “pessimismo cosmico”. Il primo pessimismo, secondo Leopardi, è dovuto alla condizione umana che non ha più valori, e ha perduto il senso di coraggio e di virtù dei grandi personaggi della classicità. Compiendo azioni virtuose e passionali, l'uomo dovrebbe riconquistare la felicità. Leopardi tuttavia si rese conto, studiando ilmaterialismo, che l'uomo è assai lontano daDio, così come Dio è lontano dalle sue creature, e che l'uomo è sempre portato, in quanto carne, a desiderare qualcosa, che tuttavia non potrà mai appagarlo totalmente, dacché, dopo averla posseduta, è sempre spinto da continue ricerche e desideri a trovare qualcosa che appaghi la sua sete, senza mai arrivare all'eterna felicità. Leopardi sostiene che la felicità si possa raggiungere soltanto da morti, e che sia qualcosa di eternamente opposto allo schema dell'universo, dominato dalla crudeleNatura, che ha creato la vita, ma che la fa soffrire indicibilmente da millenni.

Nasce così il pessimismo cosmico, dove Leopardi è alla continua ricerca della felicità, e potrà trovarla soltanto se l'uomo rifiuterà il progresso del secolo attuale, falso portatore di allegria e buoni propositi, e si unirà ai suoi fratelli contro la natura, soffrendo fino alla morte naturale, raggiungendo la felicità.

Canti pisano-recanatesi

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«Qui mira e qui ti specchia,
secol superbo e sciocco,
Che il calle insino allora
dal risorto pensier segnato innanti
abbandonasti, e, vòlti addietro i passi,
del ritornar ti vanti, e procedere il chiami[75]»

(Leopardi, "La ginestra")

L'opera più importante di Leopardi, nel contesto poetico, sono iCanti, che si uniscono agliIdilli. Sono una grande raccolta di poesie, che abbracciano le tre fasi del pessimismo leopardiano. La prima fase è composta da inni e odi che trattano temi eroici, comeAll'Italia,Ad un vincitore nel gioco del pallone. La seconda fase è dominata dai canti composti aRecanati, quelli più importanti, tra i qualiL'infinito,Il passero solitario,Il sabato del villaggio eA Silvia. In questa fase si delinea il pessimismo cosmico: il rapporto morboso e conflittuale del poeta con la Natura matrigna, e delle sventure nel campo amoroso. Leopardi ha elaborato il suo pessimismo cosmico, sull'infelicità totale della vita, e sull'impotenza dell'uomo di cercare illusioni, e di nascondersi dietro il velo del progresso, e delle nuove scoperte. In tali poesie inoltre primeggia il tema delmaterialismo, e dell'anti-romanticismo.

Manoscritto de l'"Infinito"

Nella terza fase il poeta, dopo il passaggio dei componimenti delCiclo di Aspasia, passa aLa ginestra, dove riepiloga, descrivendo l'operato delVesuvio, tutta la tragedia della vita umana, paragonandola ad una sempliceginestra. Leopardi consiglia al genere umano di comportarsi come il fiore, che cresce nei luoghi più impervi, ma che sa resistere tenacemente alle distruzioni della natura, per rigenerarsi.

Operette morali

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L'opera in prosa maggiore di Leopardi sono leOperette morali,dialoghi satirici, ispirati a quelli diLuciano di Samosata, in cui Leopardi presenta il suo manifesto di poetica: l'avversione contro la natura, lo scetticismo per i tentativi dell'uomo di rendersi felice, e la presa di coscienza della vanità dell'esistenza umana. Di particolare rilevanza sono i dialoghi deLa scommessa di Prometeo, nel quale il titano fa una scommessa conZeus, dicendogli che avrebbe trovato sullaTerra un uomo felice. Dopo tre tentativi, Prometeo pagherà la scommessa, perdendola. O nelDialogo della Natura e di un islandese, nel quale un giovane dell'Islanda (terra ritenuta all'epoca assai lontana dal mondo) si trova dinanzi allaNatura: una donna simile a una statua, enorme, brutta e massiccia, a cui accusa tutti i mali del mondo. La Natura replica che lei non ha colpa delle sofferenze umane, perché tutto è segnato dal destino dell'esistenza, che si affida puramente al caso. L'islandese si allontana, scoraggiato, e muore neldeserto.

LoZibaldone

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LoZibaldone è un enormediario personale, nel quale Leopardi annota dal1817 tutti i suoi pensieri e riflessioni riguardo al suo sistema filosofico. I temi trattati sono: la religione cristiana, la natura delle cose, il piacere, il dolore, l'orgoglio, l'immaginazione, la disperazione e il suicidio, le illusioni della ragione, lo stato di natura del creato, la nascita e il funzionamento del linguaggio (con anche diverse annotazioni etimologiche), la lingua adamica e primitiva, la caduta dal Paradiso, il bene e il male, il mito, la società, la civiltà, la memoria, il caso, lapoesia ingenua e sentimentale, il rapporto tra antico e moderno, l'oralità della cultura poetica antica, il talento, e, insomma, tutta la filosofia che sostiene e nutre la propria poesia.

Le situazioni affrontate con più interesse sono il “dolore” e il “ricordo”. Per Leopardi infatti il dolore è la causa delle sofferenze, nonché la vera natura di esse. Il dolore tuttavia induce a pensare e a riflettere, facendo scaturire il desiderio della felicità. Il ricordo è ciò che l'uomo possiede nella mente, grazie al quale riesce a catturare tutti i momenti felici del passato, e che può far rivivere soltanto con ilcervello, permettendogli di affrontare le sofferenze.

Letteratura dialettale: iSonetti romaneschi di Belli

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Lo stesso argomento in dettaglio:Sonetti romaneschi.
Gioacchino Belli

La letteratura dialettale italiana fu un filone parallelo al romanticismo ottocentesco, rappresentata dal lombardoCarlo Porta e dal romanoGiuseppe Gioachino Belli. Quest'ultimo fu il più influente, con i suoiSonetti romaneschi (oltre 2000), raccolti in una pubblicazione nella seconda metà dell'800. I sonetti rispecchiano vari argomenti, suddivisi in due filoni:

  • il trattare argomenti di vita quotidiana, descrivendo dei veri e propri bozzetti della Roma papalina, con ironici e sprezzanti commenti critici sull'incapacità popolare di redimersi dal potere, benché protesti e soffra, accettando così questo sistema come il vero emblema di Roma, immutabile nei secoli
  • il trattare argomenti politici e religiosi, con critiche feroci verso la politica, i vari imperatori e il pontefice stesso.

La poetica del Belli abbraccia lo stile dell'epitaffio del noto popolarePasquino, statua a cui venivano affissi versi satirici quotidiani contro la politica e il papato. Tra i sonetti più famosi ci sono quelli deLi soprani der monno vecchio eEr Giudizzio Universale; nel primo Belli traccia in breve la storia simbolica del rapporto potere-popolo, facendo parlare un araldo del re, che in tono molto diretto e schietto: "Io sono io e voi nun ziete un cazzo!" fa comprendere al lettore e alla massa l'indiscutibilità del potere autoritario dell'imperatore di turno su una popolazione, costretta soltanto a subire per ordine quasi naturale della vita sociale dell'essere umano. Nel secondo sonetto Belli, seguendo la scia del satirico romanoPersio, fa notare che quando ci sarà il Giudizio Universale,Dio non guarderà in faccia a nessuno, livellando sullo stesso settore sia i nobili e plebei, invitando dunque il popolo tutto a vivere un'esistenza meritevole di distinzioni, dopo la morte, per i meriti, e non per le ricchezze accumulate.

Letteratura patriottica: Ippolito Nievo

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Lo stesso argomento in dettaglio:Ippolito Nievo e Le confessioni d'un italiano.
Ippolito Nievo

Vissuto nelFriuli-Venezia Giulia, e aMilano, Nievo scrisse nel1858 il "secondo romanzo italiano":Le confessioni di un italiano. Ivi ripercorre le memorie di un vecchio di nome Carlo "Carlino" Altoviti, di ottant'anni, che abbracciano quasi un secolo, partendo dagli anni '70 del1700, fino al1855, anno della morte del protagonista Carlo. Costui è un nobiluomo, che vive nel castello di Fratta, seguendo il classico schema di educazione nobiliare con precettore, finché, decaduto il vecchio sistema dell'anciènt regime, non decide di andare a studiare aPadova. Nel1794, in seguito al breve periodo di turbolenza dellarivoluzione francese, che stupisce particolarmente Carlo con la decapitazione di re Luigi XVI, Carlo abbandona la città, deluso dai metodi di giustizia ancora antiquati e repressivi, poiché egli valutava un nuovo sistema sociale basato sull'uguaglianza. Nel 1796 scoppia una rivolta aPortogruaro, che richiede l'intervento diretto diNapoleone Bonaparte, nel 1798 Carlo entra nella Legione dellaRepubblica Cisalpina, dove conosceUgo Foscolo. In seguito alla nuova delusione dello scioglimento del governo, che faceva affidamento su Napoleone, Carlo giunge a Napoli, dove si trova coinvolto in una rivolta popolare. Da qui fa incontro con la parente "Pisana", con cui intrattiene una relazione amorosa, interrotta soltanto dai moti del1821, quando Carlo si arruola nell'esercito diGuglielmo Pepe, benché venga imprigionato e condannato all'esilio aLondra. Sempre grazie alla Pisana, Carlo riesce a condurre una vita serena, malgrado le aspettative deludenti riguardo aimoti del 1848, presto represse, dove muore il figlio, che coltivava, come il padre, ideali di libertà sociale, incarnati nel ribelleGiuseppe Mazzini. Carlo muore nel 1855, speranzoso verso la gioventù attuale, che definisce migliore di quella ipocrita dei suoi tempi.

La critica ha considerato il libro come il primo "romanzo di formazione" italiano, che si distanzia daiPromessi sposi per uso linguistico, che ricalca molto la parlata comune, benché con accenti di stile aulico e colto fatto di richiami alla vecchia letteratura per quanto concerne la narrazione in prima persona, ma anche per gli ideali delle tematiche. Il romanzo intende chiaramente mostrare un grande affresco della società italiana del fine '700 e metà '800, che subì profondi cambiamenti politici, partendo dalla decadenza definitiva del regime feudale (benché venga abolito solo nel 1806) della vecchia classe nobiliare, ai primi tentativi di rivolta popolare per diritti di uguaglianza. Tuttavia la descrizione della rivolta del Portogruaro è piena di ironia, poiché le masse ribelli sono troppo ignoranti per comprendere ciò che in realtà vogliono veramente. I momenti di grane passione civile, puntualmente delusi dalla restaurazione dei governi secolari delRegno d'Italia, sono i moti nell'Italia meridionale, e della Repubblica Cisalpina. La descrizione delle discrepanze nelRegno di Napoli ad esempio, così come le passioni civili di Carlo, non sono mai idealizzate, così come i momenti storici della rivoluzione francese, e della discesa in Italia di Napoleone, ma descritti semplicemente come eventi che si sono verificati nel corso della Storia. L'alter-ego di tutto questo processo storico, pieno di cambiamenti, modifiche e recuperi del potere sono incarnati nel personaggio della Pisana, sempre attaccata ai suoi valori di nobile, benché anche lei alla fine della sua vita si renda conto di non appartenere più al mondo antico. La Pisana è un personaggio irrequieto e capriccioso, sempre imprevedibile, ma profondamente legata a Carlo, desiderosa soltanto di ristabilire l'ordine dei fatti, senza doversi immischiare nei grandi sconvolgimenti sociali. Soltanto da anziano, nelle sue memorie, Carlo si rende conto della sua vita, non vissuta secondo un'ottica idealista, degna di essere ricordata, ma soltanto come una piccola partecipazione nel cambiamento storico del primo '800, a cui aggiunge la speranza, riguardo al suo ideale patriottico di uguaglianza sociale, che i giovani della generazione 1820-21 riescano a combattere decisamente i vecchi poteri, e a unificare l'Italia definitivamente.

La Scapigliatura

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Lo stesso argomento in dettaglio:Scapigliatura.
Luigi Capuana

Fu un movimento artistico e letterario sviluppatosi nell'Italia settentrionale a partire dagli anni sessanta dell'Ottocento; ebbe il suo epicentro aMilano e si andò poi affermando in tutta la penisola. Il termine è la libera traduzione del termine francesebohème (vita da zingari), che si riferiva alla vita disordinata e anticonformista degli artisti parigini descritta nel romanzo diHenri MurgerScènes de la vie de bohème (1847-1849).

Gli scapigliati erano animati da uno spirito di ribellione nei confronti della cultura tradizionale e il buonsenso borghese. Uno dei primi obiettivi della loro battaglia fu il moderatismo dellacultura ufficiale italiana. Si scagliarono sia contro ilRomanticismo italiano, che giudicavano languido ed esteriore, sia contro il provincialismo della culturarisorgimentale. La scapigliatura - che non fu mai una scuola o un movimento organizzato con una poetica comune precisamente codificata in manifesti e scritti teorici - ebbe il merito di far emergere per la prima volta in Italia il conflitto tra artista e società, tipico del Romanticismo europeo: il processo di modernizzazione post-unitario aveva spinto gli intellettuali italiani, soprattutto quelli di stampo umanista, ai margini della società, e fu così che tra gli scapigliati si diffuse un sentimento di ribellione e di disprezzo radicale nei confronti delle norme morali e delle convinzioni correnti che ebbe però la conseguenza di creare il mito della vita dissoluta ed irregolare (il cosiddettomaledettismo).

Negli scapigliati si forma una sorta di coscienza dualistica (una lirica diArrigo Boito si intitola appuntoDualismo) che sottolinea lo stridente contrasto tra l'"ideale" che si vorrebbe raggiungere e il "vero", la cruda realtà, descritta in modo oggettivo e anatomico. Si sviluppa così un movimento che richiama innanzitutto i modelli tipicamente romantici tedeschi diE. T. A. Hoffmann,Jean Paul,Heinrich Heine, e francesi, in special modoCharles Baudelaire.

Il termine "scapigliatura" venne utilizzato per la prima volta daCletto Arrighi (pseudonimo di Carlo Righetti) nel romanzoLa Scapigliatura e il 6 febbraio (1862).

Giovanni Verga

Il Verismo

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Lo stesso argomento in dettaglio:Verismo.

IlVerismo (o realismo) è un movimento letterario che si diffonde in Italia nell'ultimo trentennio dell'Ottocento dietro la spinta di un analogo movimento francese, ilNaturalismo. Carattere fondamentale del Naturalismo èil ritorno alla natura che si esprime attraverso la composizione di opere letterarie che hanno come argomento la realtà umana e sociale (anche quella più umile, penosa e sgradevole), rappresentata con rigore scientifico, in modo cioè del tutto oggettivo, distaccato.

I veristi italiani riprendono i principi del Naturalismo francese calandoli però in una situazione storica diversa. In Italia, infatti, l'industrializzazione che ha investito l'Europa in particolare l'Inghilterra e la Francia, è solo agli inizi, per lo più la raggiunta unità politica ha aggravato problemi già esistenti, come il profondo divario tra regione e regione e la netta separazione tra il Nord e il Sud. Nasce, infatti, proprio in questi anni la cosiddettaquestione meridionale, che per molti aspetti è ancor oggi irrisolta. Il Verismo acquista così un carattere giornalistico, nel senso che gli scrittori analizzano e descrivono nelle loro opere le proprie realtà regionali in tutta la loro crudezza e drammaticità, con toni a volte decisamente pessimistici. I caratteri fondamentali del Verismo si possono così sintetizzare:

  • rappresentazione di una precisa realtà umana e sociale in modo obiettivo, quasi"fotografico"; l'opera letteraria viene ad assumere quindi l'aspetto di un documento oggettivo;
  • narrazione impersonale dei fatti, senza interventi (giudizi, considerazioni personali, partecipazione emotiva) da parte dell'autore che rimane così completamente estraneo alla vicenda;
  • utilizzo di un linguaggio semplice e diretto che, dovendo riflettere il modo di esprimersi della gente umile, comprende anche espressioni tipiche delle parlate regionali.

I maggiori rappresentanti del Verismo italiano sonoGiovanni Verga,Federico de Roberto,Luigi Capuana,Matilde Serao,Salvatore Di Giacomo,Grazia Deledda,Renato Fucini eEdmondo De Amicis.

Giovanni Verga

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Giovanni Verga rappresenta il grande ritorno dellaSicilia nel campo della letteratura italiana. Egli attraversa due periodi: ilromanticismo e ilverismo. Nel primo periodo Verga si limita a scrivere opere che riguardano ilRisorgimento italiano, che non avranno molto successo. Il passaggio tra i due movimenti letterari è segnato dalromanzoStoria di una capinera, nella quale già si delinea la triste condizione di impotenza dei personaggi delle varie classi sociali della Sicilia ottocentesca diCatania. Con il romanzoI Malavoglia, e la novellaRosso Malpelo, Verga compie il balzo al verismo.

Frontespizio deiMalavoglia

Lo stile di Verga si basa in parte su quello diFlaubert eZola, soltanto che compie il processo della regressione, in quanto deve essere creata una forma inerente al soggetto. Inoltre ciò che viene rappresentato, è mostrato nella sua cruda realtà, senza omissioni (ad esempio la condizione di vita dei poveri e ricchi siciliani, e la loro parlata difficilmente comprensibile). Il processo di regressione di Verga è mostrato attraverso non solo il comportamento dei personaggi, ma anche tramite il narratore, che cambia in base alla materia trattata: uno stile basso per i pescatori dei "Malavoglia", il secondo più imborghesito per "Mastro-don Gesualdo ", che rappresenta il secondo maggior libro dell'incompiutociclo dei Vinti.

La vicenda deI Malavoglia è ambientata dopo l'Unità d'Italia, nel borgo siciliano diAcitrezza. Una famiglia di pescatori, capeggiata da Padron 'Ntoni, cade in fallimento, dopo che una tempesta ha distrutta la barca "Provvidenza", e il carico di lupini da vendere, una parte dei quali doveva essere distribuita allo Zio Crocifisso. I Malavoglia stentano a risollevarsi dal fallimento, e accadono gravi disgrazie, come la morte di alcuni familiari (il figlio di 'Ntoni con la tempesta, e Luca quando va a fare servizio militare). Rimane 'Ntoni, nipote di Padron 'Ntoni, che anziché aiutare la famiglia, si lascia distruggere dalla depressione, distruggendo la sua onorabilità.

Il romanzo è il manifesto di Verga del verismo, nel quale dichiara che la condizione sociale, nella stratificazione dei ceti, non può essere cambiata, come ad esempio il desiderio del Malavoglia di diventare veri commercianti di pesce. Occorre che la situazione rimanga la stessa, perché, per volere naturale, è immutabile. Il romanzo inoltre mostra temi di sconforto nei confronti dell'Unità, dacché ilSud Italia è stato abbandonato a sé stesso, senza futuro. Infatti Verga si mostra ostile al progresso delle industrie del nord, dove 'Ntoni vorrebbe andare, per lavorare aMilano. Padron 'Ntoni rispecchia tutti i sacri valori della famiglia siciliana, composti di obblighi e di proverbi infallibili, ma che cedono dinanzi al cambiamento improvviso della società, dei giovani, che desiderano abbandonare la "famiglia-guscio", simbolo di protezione, e di andare a perdersi nelle grandi città.

Il secondo romanzo della "saga dei Vinti",Mastro-don Gesualdo, ripercorre le vicende di un muratore: Mastro Gesualdo Motta, che giunge aCatania per sposarsi con la nobile Bianca Trao, caduta in disgrazia. Il popolo di Catania vede come un nemico Mastro-don Gesualdo, un uomo che lavora i mattoni, e pretende di essere un ricco signore. Nel frattempo Gesualdo crea una gabbia d'oro attorno a lui, odiando tutti, e temendo che ciascuno possa rubargli i suoi possedimenti. Acquista tutte le terre di Catania, e vive nel lusso, venendo odiato però anche dai suoi familiari. Infatti, costringe sua figlia a sposare il Duca de Leyra, sebbene lei ami un modesto artista. Quando giunge la vecchiaia, Don Gesualdo è troppo debole, e si ammala di cancro, morendo nell'indifferenza di tutti. I temi si concentrano in una radicalizzazione e universalizzazione del programma del ciclo dei Vinti. Il protagonista, che sale di condizione sociale (un borghese latifondista), cerca come i Malavoglia di scalare la sua classe, e di diventare un nobile. Tuttavia il popolo catanese gli rinfaccia sempre la sua condizione di misero muratore, mentre la malattia mentale di Gesualdo dell'amore folle per la roba, lo portano all'autodistruzione

Altri autori del secondo Ottocento

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La fama diFederico De Roberto è nota per essere considerato il "successore" di Verga. La sua opera più famosa èI Viceré, ambientato nellaSicilia della seconda metà del XIX secolo, che molti considerano essere il continuo del terzo romanzo incompiuto da Verga del ciclo dei Vinti. Il romanzo include molti dei temi veristi, come l'ossessione per qualcosa. Nei romanzi verghiani erano il potere del commercio e della roba, nel romanzo di De Roberto è il "potere" vero e proprio sul popolo.

Pinocchio

Autori fondamentali di questo periodo sonoAntonio Fogazzaro (Piccolo mondo antico),Grazia Deledda (Canne al vento;Premio Nobel per la letteratura nel1926) eMatilde Serao, la prima donna italiana a fondare e dirigere un giornale (Il Mattino).

Emilio Salgari, vissuto aVerona eTorino, è il più noto romanziere italiano diavventura. Autore di romanzi celeberrimi comeLe tigri di Mompracem, e tanti altri delciclo indo-malese o la saga delCorsaro Nero, Salgari fu giudicato negativamente dai critici a lui contemporanei; al contrario, fu riscoperto in seguito e oggi occupa un posto di primo piano nella letteratura per ragazzi.

Con il sistema di scolarizzazione del primo Novecento, nacquero anche opere divulgative e precettistiche, nell'intento di educare i bambini e le giovani generazioni attraverso storie fantastiche e di vita reale. Lo scrittore e umorista toscanoCarlo Collodi è il padre diPinocchio, apparso inLe avventure di Pinocchio. Storia di un burattino (1883) (con 80 milioni di copie vendute). Il piccolo burattino di legno disobbedisce sempre a Geppetto suo padre, che vorrebbe portarlo a scuola per fargli avere un buon mestiere, e spera sempre che, un giorno, possa portargli fortuna. Un altro personaggio di rilievo è laFata Turchina, la quale seguirà Pinocchio nelle sue avventure e lo aiuterà a comprendere che cosa deve far esattamente, oltre che aiutarlo nei momenti di necessità estrema e a non lasciarsi tentare dalle cattive compagnie, qualiil Gatto e la Volpe, e alla sua goliardica avventura nel Paese dei Balocchi, l'imminente trasformazione in somaro e la sequenza del terribilePesce-Cane.

Edmondo De Amicis è noto invece per il suo romanzoCuore, ambientato nella città diTorino, dove, in una scuola elementare, si intrecciano le storie di un gruppo di scolari, amici tra loro. Ciascuna storia che il protagonista narra nel suo diario (cosa che il maestro vuole affinché i bambini imparino a scrivere e a relazionarsi con la società) è il simbolo di un valore della moderna società che De Amicis vorrebbe sia instaurato nella coscienza dei lettori.

Giosuè Carducci

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Copertina delleOdi barbare

Il tema maggiore delle opere diGiosuè Carducci è l'Italia: il poeta, infatti, spesso si lamenta dell'Italia della seconda metà dell'Ottocento, dicendo che si è scordata dei valori della vecchia Italia e di quelli delRisorgimento. Altro argomento importante nella poetica di Carducci sono i ricordi e le memorie dell'infanzia. La lingua che egli usa nella sua poesia è rigida, colta e legata alla tradizione latina, ma non per questo familiare ed incomprensibile: spesso trasmette sensazioni tramite le suggestive immagine che il poeta riesce ad evocare.[70] LeOdi barbare rappresentano il tentativo da parte di Carducci di riprodurre lametrica quantitativa dei Greci e dei Latini con quellaaccentuativa italiana. I due sistemi sono decisamente diversi, ma già altri poeti prima di lui si erano cimentati nell'impresa, dal Quattrocento in poi. Egli pertanto chiama le sue lirichebarbare perché tali sarebbero suonate non solo ad un greco o ad un latino, ma anche a molti italiani.[76]

Tra le poesie che rispecchiano il suo programma di poetica vi sonoPianto antico eAlla fermata della stazione. La prima poesia è dedicata al piccolo Dante, suo figlio, morto prematuramente. Carducci usa moltissime metafore e termini che si collegano alla poesia classica greca, nonché ai carmi diCatullo e diOrazio. Tra queste c'è ilmelograno, che rappresenta la fertilità, la vita, e dunque la resurrezione dopo la morte. La seconda poesia mostra l'ostilità di Carducci verso il progresso e le nuove macchine meccaniche, come appunto unalocomotiva. Il poeta descrive il rombo, il rumore e gli sbuffi della macchina, paragonandola con varie metafore e similitudini ad un mostro mitologico, che non fa altro che disturbare la gente e rovinare la quiete della natura.

Purtroppo il pensiero carducciano, che nel suo tempo risultava essere un passo indietro della letteratura verso il passato, incontrò l'ostilità del pubblico, nonché della critica. Infatti, la corrente letteraria in voga di quel tempo era appunto ilverismo; successivamente, Carducci venne rivalutato con ildecadentismo, sebbene per poco tempo.

Il Decadentismo

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Lo stesso argomento in dettaglio:Decadentismo.

IlDecadentismo è una corrente artistico-letteraria che si sviluppa nei primi anni delNovecento.Durante questo periodo ipoeti e gliscrittori si sentono estranei da un mondo che considerano materialista.Partecipano al senso di decadenza morale della loro epoca. Sentono che solo l'intuizione e la sensibilità, il sentimento, possano farli penetrare nei misteri della vita e farli distaccare dalmaterialismo.

Per questo la loro poesia è libera, leggera, carica di significato e simbologie.I principali autoriitaliani di questo periodo sonoGiovanni Pascoli,Italo Svevo eLuigi Pirandello. Il principale interprete del decadentismo èGabriele D'Annunzio, molto coinvolto nella vita politica del tempo, noto per le sue poesie e la letteratura molto ridondante, retorica ed elaborata.[70]

Giovanni Pascoli

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Il poeta romagnoloGiovanni Pascoli è il primo rappresentante deldecadentismo italiano, assieme aGabriele D'Annunzio. Avendo vissuto una vita tranquilla e mite, in solitudine, circondato solo dalle sue sorelle, Pascoli poté in maniera notevole riuscire a carpire i movimenti letterari del suo tempo, tra i quali il decadentismo, giungendo anche a dare una connotazioneimpressionistica ai suoi componimenti.

Il saggetto da lui scritto sulFanciullino, mostra il suo programma di poetica: il poeta deve avere lo spirito di un fanciullo, che ancora non conosce tutte le cose del mondo, e guarda qualsiasi elemento della natura con occhi curiosi, e grande slancio di passione per quella novità. Il poeta inoltre deve usare un linguaggio "puro", senza artifici, che usi metafore, per far comprendere solo al lettore ciò che si nasconde di simbolico. Per Pascoli il poeta deve essere una sorta diveggente, che è in grado di comunicare i misteri della natura, e di decriptare il suo linguaggio visivo con le parole della poesia. Temi frequenti nelle poesie pascoliane sono il linguaggio ornitologico (costituito dall'anafora, dall'onomatopea e dallasinestesia), con cui Pascoli fa parlare gli animali che descrive (spesso uccelli), nonché l'uso di termini che si avvicinino il più possibile al suono di tuoni, gorgoglii del mare e dei fiumi, e parole che riportino le immagini visive di maggior livello impressionista, come lampi, squarci nel cielo, lucciole notturne.[77]

L'ammasso aperto dellePleiadi (M45), nellacostellazione del Toro. Pascoli lo cita col nome dialettale di "Chioccetta" neIl gelsomino notturno. La visione dello spazio buio e stellato è uno dei temi ricorrenti nella sua poesia

Il titolo della raccolta poeticaMyricae, pubblicata nel1891, è tratto da un verso delleBucoliche diVirgilio, in cui sono citate le "tamerici". Come accaduto per altri grandi raccolte, a cominciare dalCanzoniere di Petrarca, essa si estende per quasi tutto l'arco della produzione poetica dell'autore, così che la storia compositiva diMyricae si può dire coincida con lo sviluppo stesso della coscienza poetica di Pascoli. Per queste ragioni, l'identificazione di un'unità strutturale della raccolta non può essere che il risultato di un'interpretazione che prenda in considerazione, accanto alla lettura dei testi, gli eventi e le esperienze psicologiche che segnarono l'esistenza del poeta. Pascoli sin da ragazzo subì il trauma della morte violenta del padre, della madre, di una sorella e di un fratello, molte delle sue poesie (X agosto) sono composte da temi che invitano il poeta stesso ad avere fiducia solo e soltanto nelnido familiare, e di stare lontano dal mondo sconosciuto, incerto e pericoloso. La sua metafora del nido lo vede come uno roveto adorno di spine, dentro cui però c'è un cespuglio pieno di fiori. Il cespuglio è il nido, e le spine il mezzo di difesa della roccaforte contro le insidie del mondo.[77]

I sogni pascoliani, così come la casa familiare, sono circondati dall'andare dei morti e degli spiriti dei parenti defunti prematuramente. Il poeta, dialogando con essi, si sente a suo agio, e di nuovo protetto, specialmente accanto allo spirito della madre. Un tema che è solo accennato nelle poesia di Pascoli, è l'amore. Il poeta, non essendo stato mai sposato in vita sua, e non avendo avuto mai alcuna relazione sentimentale, sembra quasi non sapere cosa sia tale sentimento, e quasi lo rifiuta apertamente. Questa è una delle caratteristiche del fanciullino-veggente pascoliano, che deve rimanere assolutamente "puro" da ogni tentazione del mondo, intento nel suo connubio tra "poesia bucolica" (riguardante situazioni terrene), e "poesia cosmica" (che riguarda gli elementi del cielo: il sole, la luna, le stelle).

Gabriele D'Annunzio

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Il poeta abruzzese rappresenta l'altra faccia deldecadentismo, più legata alla letteratura francese e all'estetismo diOscar Wilde. La vita di D'Annunzio fu un susseguirsi di peregrinazioni e viaggi, e specialmente di situazioni paradossali e simboliche, atte a creare un'immagine pubblica di grande uomo e cesellatore della poesia e della parola, che immediatamente il pubblico italiano amò. La sua vicenda di "superuomo" infatti è molto legata al comportamento che assunse, nelfascismo,Benito Mussolini.

I romanzi principali:Il piacere eIl trionfo della morte

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Il romanzoIl piacere risulta il primo deiRomanzi della Rosa, pubblicato nel1889. Per D'Annunzio fu l'inizio del successo, giacché l'opera mostra il suo programma di estetismo. D'Annunzio crea la figura deldandy italiano, così come fece Wilde neIl ritratto di Dorian Gray, giovane di buona famiglia atto all'assaporare la bella vita, a ricordare il glorioso passato letterario e all'amore dell'arte. L'esteta dannunziano è sempre un nobile che venera il principio dell'arte per arte: che l'arte è qualcosa di insuperabile e di irraggiungibile, che vale ancora di più della stessa vita umana, e che è assolutamente da celebrare con lo stile ricercato, e le parole auliche e rare. L'esteta dannunziano inoltre deve ricercare una compagna con cui condividere il suo piacere di vivere, e il suo amore per l'arte, che purtroppo andrà a finire nella rottura di tale rapporto, non essendoci per l'esteta dannunziano alcuna donna (se non lafèmme fatale), in grado di misurarsi con lui.[78]

Ritratto di Gabriele D'Annunzio

Il romanzo è ambientato aRoma: il nobile abruzzese Andrea Sperelli si lascia con la sua amata Elena Muti, già promessa sposa ad un altro. L'opera compie un ampio flashback, in cui narra come Sperelli incontra Elena, e di come giunga a lotta con il suo fidanzato. Portato aFrancavilla al Mare per essere curato, Andrea compone un ampiosonetto, simbolo del suo amore per l'estetismo, e si innamora di Maria Bianchi, con cui ha una relazione tormentata, specialmente quando giunge nuovamente a Roma, nelPalazzo Zuccari. La relazione di Andrea con entrambe si rompe, quando si accorge che il suo periodo di gloria sta iniziando a svanire: la casa di Elena viene venduta all'asta, a causa dei ritardi di pagamento, e Andrea non può far altro che restare a guardare la plebaglia che si appropria degli oggetti di lusso. Per molti aspetti tale romanzo è stato giudicato come il primo ad avere come protagonista il cosiddettoinetto (che sarà presente inItalo Svevo).

ConIl trionfo della morte, D'Annunzio inscena la figura delsuperuomo nietzschiano, che unisce alla figura dell'esteta già annunciata neIl piacere. L'esteta superuomo rappresenta il venerante dell'Arte per eccellenza in D'Annunzio, che è alla ricerca sempre di una compagna, ma che vede il popolo e laborghesia come una minaccia per il suo mondo d'oro. La massa viene infatti sempre rappresentato come ente negativo, brutto e orripilante, che alla fine vincerà contro gli intenti dell'esteta-superuomo, essendo cambiata la moda, ed essendo concessa ad essa la possibilità di espressione.[78]

Pubblicato nel1894,Il trionfo della morte è ambientato inizialmente aRoma, ma successivamente nell'Abruzzo selvaggio dell'Ottocento, di contadini e cafoni arricchiti, di nobili decaduti e di streghe che ingannano gente superstiziosa. Il ricco Giorgio Aurispa giunge nel borgo montano diGuardiagrele, perché il padre ha sperperato tutti i beni familiari, e vive in dissoluzione in una villa, con la sua giovane amante. Giorgio rimane impotente dinanzi alla miseria della sua famiglia, e si rifugia in una villetta aSan Vito Chietino, raggiunto dalla sua amata Ippolita, contemplando le macchina da pesca dellacosta dei Trabocchi, e scrivendo poesie appassionate. Giorgio è assai amareggiato dall'ambiente selvaggio della natura adriatica abruzzese, e dalla gente che si affida alla superstizione e al potere di false fattucchiere; invece Ippolita sembra esserne assai affascinata, essendo donna di città. L'occasione per Ippolita di assistere a una scena di comunione naturale morbosa degli abruzzesi con la natura e lo spirito, avviene durante un pellegrinaggio aCasalbordino, alsantuario della Madonna dei Miracoli. Giorgio rimane terrificato dalla scena dei poveri e degli ammalati che si umiliano fino a diventare delle bestie per ricevere la grazia, mentre Ippolita è stupefatta e divertita. Giorgio allora inizia a pensare che lei sia una "nemica", piuttosto che la sua compagna, e si uccide con lei.

La poesia delleLaudi del cielo, della terra, del mare e degli eroi

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Il primo volume delle Laudi.

Con il ciclo delleLaudi, il poeta pescarese afferma il genere poetico deldecadentismo. I cinque libri del ciclo intendono celebrare l'unione e la comunione panica del poeta con la natura, ma anche con le gesta storiche degli eroi italiani, e con l'universo intero. D'Annunzio usa la massima forma di stile ricercato, raggiungendolo nel libroAlcyone (es.La pioggia nel pineto), in una continua euforia di amore e di visioni con la compagnaEleonora Duse. Altre tematiche sono le citazioni di grandi poeti, comeDante ePetrarca, e la messa in scena del suo sconforto verso la morte imminente, che giunge a rovinare la bellezza delle situazioni descritte, e del suo stupore e attrito verso essa. Molti miti dell'antica Grecia inoltre sono rielaborati per permettere lo slancio poetico dannunziano nei componimenti.[78]

Il primo libro,Maia, fu composto nel1903 e pubblicato nello stesso anno; è la mitizzazione del suo viaggio in Grecia, spunto per un'esaltazione panica della natura. Il sottotitolo,Laus Vitae, ne chiarisce i motivi ispiratori: una vitalistica celebrazione dell'energia vitale ed un naturalismopagano impreziosito dai riferimenti classici emitologici. Contiene diverse liriche famose come l'Inno alla vita,l'Annunzio, ilCanto amèbeo della guerra, laPreghiera alla Madre Immortale eLa quadriga imperiale. Il tema principale è quello del superuomo e artista perfetto, incarnato nel poeta stesso, profeta di un nuovo mito.

Il secondo libro,Elettra, composto tra il1899 e il1902 e pubblicato nel1903, è dedicato al mito del superuomo nell'arte e nell'eroismo universale. Segna anche la nascita del nazionalismo dannunziano. D'Annunzio stesso rimane in genere in secondo piano e diviene il cantore degli eroi immortali: nelle prime due parti celebra principalmente gli eroi della patria (La notte di Caprera dedicata aGaribaldi), in cui l'Italia viene trasformata nella "supernazione", proprio come il poeta è diventato "superuomo", e dell'arte (ADante,Per la morte diGiuseppe Verdi, ma anche le liriche dedicate aVictor Hugo e aNietzsche); nella terza parte, i "Canti della ricordanza e dell'aspettazione", sono cantate venticinque "Città del silenzio" (Ferrara, Ravenna, Pisa, ecc.), simbolo del passato glorioso dell'Italia; nella quarta si trovano ilCanto di festa per Calendimaggio e il famosoCanto augurale per la Nazione eletta, che infiammò di entusiasmo i nazionalisti, e chiude il libro.

Il terzo libro,Alcyone, fu pubblicato assieme al secondo e contiene per acquisito giudizio il meglio del D'Annunzio poeta (La pioggia nel pineto,La sera fiesolana,Stabat nuda Aestas,I pastori,Meriggio,Le stirpi canore,La tenzone e vari "ditirambi"). Esso è un unico e vasto poema solare, che raffigura l'estate trascorsa dal poeta con la compagna Ermione (Eleonora Duse) sulla costa della Versilia. In essa il superuomo si fonde totalmente con la natura, divenendone parte ("panismo dannunziano").

Il quarto libro,Merope, raccoglie i canti celebrativi della conquista della Libia e della guerra italo-turca in Dodecaneso, composti adArcachon, e pubblicati dapprima sulCorriere della Sera e poi in volume nel1912. Si tratta di una nuova divagazione sul tema patriottico e nazionalista e sul mito di Roma. Nota èLa canzone dei Dardanelli, inizialmente censurata per alcuni versi ritenuti offensivi verso l'imperatoreFrancesco Giuseppe d'Austria.

Il quinto libro,Asterope, incluso nelle Laudi dopo la morte di D'Annunzio, fu in realtà concepito come parte di esse. Racconta l'esperienza del poeta nellaprima guerra mondiale e le imprese compiute dagli italiani per il completamento dell'Unità d'Italia contro l'Austria. L'ultima parte è dedicata all'impresa di D'Annunzio come Comandante aFiume dellaReggenza italiana del Carnaro.In essa si trova la famosa liricaLa canzone del Quarnaro, celebrazione dellabeffa di Buccari a cui aveva partecipato lo stesso poeta nel febbraio del 1918.

La figlia di Jorio: la tragedia dannunziana

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Copertina deLa figlia di Iorio

La figura di D'Annunzio è rilevante anche nel campo della tragediaLa figlia di Iorio. Infatti egli è uno dei restauratori del genere teatrale inItalia, caduto in declino in quegli anni del fine Ottocento, e risorto completamente conLuigi Pirandello. D'Annunzio infatti intende applicare il suo metodo del superuomo esteta anche nel teatro, mostrando situazioni irreali, mistiche, di riflessione intorno alla natura e al rapporto morboso e carnale con lafèmme fatale, che porta il protagonista all'autodistruzione. Tuttavia le maggiori opere teatrali dannunziane riguardano quelle ambientate nella sua terra: l'Abruzzo, nell'intento del poeta di eternare le figure pastorali antiche, grazie alla scoperta dell'immutata sostanza della natura umana. L'autore ricerca oggetti come utensili, suppellettili che abbiano l'impronta della vita vera, e nel tempo medesimo vuole diffondere sulla realtà dei quadri un velo di sogno antico. Perciò è proprio un sogno antico che riconduce il poeta alla sua terra d'origine, che nell'opera viene riportata ad uno stadio primitivo ed innocente, caratterizzato da usi e costumi arcaici. È infatti alla natura aspra della sua gente che il poeta salda la tragedia del destino.

Nella tragedia deLa figlia di Iorio, D'Annunzio riesce ad unire tutti i suoi intenti. Ambientata nella montagna diLama dei Peligni, la storia parla di un capofamiglia: Lazaro diRoio del Sangro, che è entusiasta per il matrimonio di suo figlio Aligi. Le nozze sono imminenti, e i preparativi sono quasi ultimati, quando durante la cerimonia, giunge una ragazza, inseguita dalla folla, accusata di essere una strega. Lo sposo rimane folgorato dalla bellezza della ragazza, e se ne innamora, troncando il matrimonio. Da quel momento Aligi è costretto a vivere come un ricercato, e fugge con la ragazza nellaGrotta del Cavallone, dove vivono come eremiti. Aligi, successivamente, decide di andare a cercare qualcuno che dia aiuto a loro, per riconoscere il loro sentimento in maniera ufficiale con uno sposalizio, ma nel frattempo la povera ragazza viene catturata dai cittadini di Lama, e bruciata viva.

Il Primo Novecento

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Lo stesso argomento in dettaglio:Riviste letterarie italiane del Novecento.

All'inizio del secolo esplodono a livello europeo le cosiddetteavanguardie, movimenti artistici che intendono rompere definitivamente i ponti con le forme più tradizionali della letteratura. Tra i maggiori movimenti d'avanguardia, sia in campo artistico che letterario, sono ildadaismo conMarcel Duchamp; la pittura delCubismo; l'espressionismo, che tendeva a far interagire codici linguistici e stilistici diversi tra loro; ilfuturismo, la prima e più consapevole avanguardia letteraria in Italia.

Benedetto Croce giudicò molto severamente quasi tutti gli scrittori contemporanei, influenzando così un largo numeri di critici accademici. La critica letteraria italiana del primo novecento fu incapace infatti di comprendere molti grandi autori, che ebbero riconoscimenti tardivi o addirittura postumi: due casi emblematici sono quelli diItalo Svevo e diFederigo Tozzi, autori scoperti da colleghi stranieri comeJames Joyce nel caso di Svevo o addirittura decenni dopo la loro morte come nel caso di Tozzi.

Nel1908 fu fondata, daGiuseppe Prezzolini eGiovanni Papini,La Voce, rivista di cultura e politica. Continuò le pubblicazioni fino al 1916. Fu una delle più importanti riviste culturali italiane del Novecento. Con l'interventismo emergono autori comeScipio Slataper eFilippo Corridoni. In questo primo novecento occupano la scena della narrativaGabriele D'Annunzio eAntonio Fogazzaro. Ma la critica tende oggi a individuare i testi più significativi fra quelli diLuigi Pirandello, che, pur partendo da premesse tardo-veriste, si propone come sperimentatore e addirittura precorritore di alcune soluzioni metanarrative conIl fu Mattia Pascal, in cui si colgono nel testo le componenti della poetica pirandelliana più tipica: l'antipositivismo e l'antirazionalismo, non ben apprezzate da Croce.

Luigi Pirandello

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Luigi Pirandello, siciliano, è stato il creatore della corrente letteraria, definita come "umorismo". Egli, oltre al campo del romanzo (Il fu Mattia Pascal -Uno, nessuno e centomila), è noto soprattutto nel campo teatrale, tra le quali opere spiccaSei personaggi in cerca d'autore. Molto note sono anche le sueNovelle per un anno, anch'esse narrate con uno stile fra il verismo e l'umorismo. Ciò ha contribuito alla creazione del terminepirandelliano, che significa la classificazione di personaggi curiosi, strani, o di situazioni tragicomiche e bizzarre che accadono in maniera del tutto involontaria.

Luigi Pirandello nel 1934

Il romanzoIl fu Mattia Pascal, pubblicato nel1904, inscena l'insieme delle situazioni dalle quali nasce il termine "umorismo" e "pirandelliano". Il concetto dell'umorismo era già stato definito dall'autore in un suo saggio, in cui descriveva una donna buffa e vecchia, che cerca di apparire giovane, ma che risulta da un primo momento oggetto di riso, e successivamente di compassione.

Il protagonista dunque è Mattia Pascal, che vive nel suo borgo, costretto ad un matrimonio per colpa di un suo errore. Egli è in continua lotta con la vedova Pescatore, sua suocera, e così decide di scappare dalla sua villetta, e di andare aMontecarlo a praticare ilgioco d'azzardo. Tornando nel suo paese, legge in giornale della morte di un certo Mattia Pascal; allora il protagonista coglie l'occasione per fuggire in varie città d'Italia, con il nome di Adriano Meis, e di trasferirsi in affitto aRoma. Lì conosce una simpatica famiglia, con problemi economici, e successivamente Mattia/Adriano si innamora della timida figlia. Dopo un equivoco, Mattia vorrebbe denunciare un suo aggressore, ma si rende conto che non ha più identità, e così si accorge del suo grande errore di aver cercato di cambiare personaggio, diventando un "nessuno". Dunque torna al suo paese, sconsolato, dove sua moglie si è risposata. Lui chiarirà l'equivoco e andrà a vivere vicino a una biblioteca, dove fa conversazioni filosofiche con il parroco.

Nel romanzo sono spiegati i temi del rifiuto del protagonista verso la caduta nel vasto mondo, che è impossibile a comprendersi per la sua vastità, e che preferisce meglio vivere nell'ignoranza del paese, piuttosto che perdersi. Tuttavia per il protagonista Mattia accade l'esatto contrario, e il caso lo porta in un vortice di situazioni paradossali, in cui Mattia perde addirittura la sua identità. Nel colloquio successivo con un suo amico, il romanzo ha la possibilità di spiegare l'assoluta incertezza dell'umanità nel tempo presente, dove non solo sono caduti i valori, ma addirittura è caduta l'identità di ciascuno. Da qui la teoria dellalanterninosofia, in cui l'esistenza è un immenso nulla nero, dove esistono solo i lanternini, simbolo delle certezze, e i lanternoni, che incarnano i valori. Ogni tanto accade che qualche lanternino o lanternone si spenga, e che quindi anche un valore cada, fino al buio totale.

Lo stesso argomento in dettaglio:Il fu Mattia Pascal § Lanterninosofia e Umorismo § L'umorismo di Pirandello.

Nella crescita delle fasi dell'umorismo, Pirandello arriva a definire nuovi concetti: prima di tutto la liberazione dell'individuo, costretto in una gabbia dai commenti della gente per i suoi comportamenti (a meno che non si adegui alla massa), liberazione dal quale passerà ad una nuova fase, diventando un "nessuno", e poi vari personaggi (Uno nessuno e centomila), in base al modo in cui è considerato dai suoi prossimi, nel giro della sua vita. In secondo luogo, Pirandello arriva a definire il sistema delle "persone-personaggi", e delle maschere.

La maschera è ciò di cui si serve un personaggio per apparire ciò che non è, e che usandola o no, non assumerà mai un'identità, perché si trova sempre, nella vita, a recitare una parte. Dovrà soltanto affrontare la tesi dellalanterninosofia, e superare il trauma dello strappo nel cielo di carta per apparire come una persona, ossia nella sua vera natura, incurante del giudizio dei prossimi. Questo è l'esempio diUno, nessuno e centomila, e diSei personaggi in cerca d'autore. Nel dramma teatrale la vicenda dell'incertezza esistenziale è portata al massimo, e raggiunge potenti esiti metateatrali: il giungere in scena di una famiglia di personaggi di una sconosciuta opera, in cerca del loro autore.

Italo Svevo eLa coscienza di Zeno

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Italo Svevo

Italo Svevo fu oggetto di interpretazioni equivoche per le sue opere, essendo stato uno dei precursori dellapsicoanalisi diFreud nel campo letterario.[78] Il suo maggiore romanzo èLa coscienza di Zeno. Il protagonista è Zeno Cosini, triestino, in cura psicanalitica da un medico (dottor S.) che lo convince a scrivere un memoriale a scopo terapeutico. I momenti cruciali ripercorsi dal protagonista sono: il periodo di cura per guarire dal vizio del fumo (l'ultima sigaretta), il senso di colpa connesso alla malattia e alla morte del padre (lo schiaffo del padre), le vicende matrimoniali e la sua fortuna industriale durante laGrande guerra.

Zeno rappresenta l'inetto per eccellenza: egli trascorre la vita in uno stato di perenne irresponsabilità, unicamente impegnato ad analizzare la sua malattia e a studiarne i sintomi. MaLa coscienza di Zeno non è soltanto la storia di una "malattia", è soprattutto la storia del rifiuto della guarigione: nel rievocare le vicende della sua vita, spesso grottesche e paradossali, il protagonista comprende che il rapporto salute-malattia è ambivalente. La sua malattia gli consente di smascherare la "salute" degli altri, ossia il conformismo sociale. In altri termini, non solo il singolo individuo è malato, ma la vita stessa è inquinata alle radici: un mondo caotico, in preda alla follia autodistruttiva della guerra, preludio a una "catastrofe inaudita", prodotta dagli "ordigni" costruiti dall'uomo. È dunque vano qualsiasi sforzo di guarigione, poiché nessuno può sottrarsi alla nevrosi prodotta dalla civiltà del denaro e del consumo. Solo un'"esplosione enorme" potrà salvarci definitivamente dalla paura della malattia: sarà forse una catastrofe tecnologica; oppure un mondo nuovo, popolato di inetti "sani", gli unici a non essere contagiati dallo squallido presente.

Il Crepuscolarismo

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Lo stesso argomento in dettaglio:Crepuscolarismo.

Crepuscolari fu l'aggettivo con cui il criticoGiuseppe Antonio Borgese definì[79] un gruppo di poeti che operarono all'incirca nel primo ventennio del XX secolo e che interpretarono in modo particolare la sensibilità e i temi delDecadentismo italiano. Il crepuscolo è il momento della giornata che segue il tramonto, è l'ora in cui si diffonde una luce tenue e morente: i poeti crepuscolari derivano il loro nome dal gusto per la penombra e dall'amore per gli aspetti più grigi, meno appariscenti e meno solari dell'esistenza.

Essi cantano le piccole cose di ogni giorno, gli oggetti e gli ambienti più banali, le abitudini, gli affetti e l'intimità di una vita senza grandi ideali, rifiutando l'impegno nella realtà sociale, sognando il ritorno all'infanzia e aspirando a una vita semplice, confortata dai valori della tradizione. Essi stessi si considerano figli della poetica del Pascoli, il primo e più grande cantore delle"piccole cose" e del verso slegato ed intimo.

Manca nei poeti crepuscolari, che non costituirono mai un movimento o una scuola ben definita, lo slancio e la passione ed essi considerano con ironia il loro sogno di una felicità quieta, quasi modesta. Il ripiegamento nostalgico su sé stessi, unito alla malinconia dell'esistenza, ebbero però una precisa funzione polemica contro il lirismodannunziano: attraverso modulazioni di linguaggio tendenti all'andamento prosastico e discorsivo anziché al canto pieno, i crepuscolari sottolineavano il loro rifiuto delsuperuomo e dei miti estetizzanti[80]. Fra i crepuscolari il poeta che ha acquistato maggior fama èGuido Gozzano, accanto a lui si ricordaSergio Corazzini e, per quanto riguarda le prime opere,Corrado Govoni eMarino Moretti.

Il Futurismo

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Lo stesso argomento in dettaglio:Letteratura futurista.
Depero,Marinetti eCangiullo nei loro panciotti futuristi per lo spettacolo dellaCompagnia del Nuovo Teatro Futurista a Torino (1924).

Nei primi anni del Novecento, opposta a quella dei crepuscolari fu la voce deifuturisti. Mentre i primi si ripiegavano su se stessi e con linguaggio prosastico e dimesso invocavano un ritorno ai buoni sentimenti del passato, i secondi reagivano alla caduta di ideali della loro epoca proponendo una fiducia fermissima nel futuro.

Fondatore del movimento futurista èFilippo Tommaso Marinetti che aParigi, nel febbraio del1909, pubblica il primoManifesto futurista. In esso si proclama la fede nel futuro e nella civiltà delle macchine, si affermano gli ideali della forza, del movimento, della vitalità, del dinamismo e dello slancio e si spronano i letterati a comporre opere nuove, ispirate all'ottimismo e ad una gioia di vivere aggressiva e prepotente. Si auspica inoltre la nascita di unaletteratura rivoluzionaria, liberata da tutte le regole, anche quelle dellagrammatica, dell'ortografia e dellapunteggiatura.

I futuristi sperimentano nuove forme discrittura per dar vita a unapoesia tutta movimento e libertà, negano lasintassi tradizionale, modificano le parole, le dispongono sulla pagina in modo da suggerire l'immagine che descrivono. La loro necessità di liberarsi del passato e il loro desiderio di incendiaremusei ebiblioteche che lo proteggono, vengono proclamate con enfasi e violenza: dall'esaltazione del movimento si passa all'esaltazione euforica dellaguerra, vista come espressione ammirabile di uomini forti e virili. I futuristi sostengono la necessità dell'intervento nellaprima guerra mondiale e in seguito aderiscono all'impresa diFiume e ai primi sviluppi delfascismo. Fra ipoeti che partecipano all'esperienza futurista, oltre che a Marinetti, si ricordanoAldo Palazzeschi,Francesco Cangiullo,Luciano Folgore,Ardengo Soffici eCorrado Govoni.

Durante il regime fascista

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Lo stesso argomento in dettaglio:Letteratura italiana durante il fascismo.

La letteratura italiana nel Novecento è fortemente influenzata, più ancora che in altri secoli, da fattori storico-politici e socio-culturali. Sul primo versante, per esempio, non si può sottovalutare che, durante ilventennio fascista, (1922-1943), la libera circolazione delle idee è stata impedita o fortemente limitata, e che perciò il dibattito letterario è stato fortemente condizionato, e tornato in primo piano poi alla fine dellaseconda guerra mondiale.

Sul versante socioculturale mantenne grande influenza il filosofo e criticoBenedetto Croce, tra i pochissimi intellettuali a rimanere indipendente dal fascismo, a differenza del suo collegaGiovanni Gentile, che ne fu invece uno dei fautori. Tuttavia si deve sottolineare che anche sotto il regime fascista rimase vivace l'interesse per il confronto letterario, grazie soprattutto alle riviste fiorentine, comeSolaria, alla quale collaboravano autori qualiEugenio Montale oCarlo Emilio Gadda o le riviste letterarie diMino Maccari eLeo Longanesi. Insieme alla consacrazione diLuigi Pirandello,Premio Nobel per la letteratura nel 1934, emersero scrittori comeAntonio Baldini,Curzio Malaparte,Massimo Bontempelli.Francesco Flora,Natalino Sapegno,Luigi Russo rappresentano la nuova generazione di critici, di spiccata influenza crociana, ma capaci anche di un'analisi più innovativa.[81]

Tra i caratteri fondamentali del panorama letterario italiano della prima metà del Novecento è fondamentale l'interazione fra la lingua nazionale, impostasi di fatto solo nell'ultimo scorcio dell'Ottocento e dopo l'unità (1861), e i dialetti, ovvero le vivacissime lingue legate alle tante realtà socioculturali della nazione. Questa interazione portò spesso all'uso di unbilinguismo, ben evidente per esempio in molti poeti del primo novecento come il poeta napoletanoSalvatore Di Giacomo, che fu membro dell'Accademia d'Italia, o il venetoGiacomo Noventa che, pur essendo un intellettuale colto ed eclettico, scriveva versi soprattutto nel suo idioma materno, in implicita polemica con l'odiatissimo regime fascista, che nella lingua italiana comune vedeva un elemento unificante della nazione.[81]

Umberto Saba

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Saba

La vita diUmberto Saba, triestino, fu assai tormentata. Egli rappresenta l'anti-Novecentismo, in cui rifiuta i canoni della poesia novecentista, delfuturismo e delcrepuscolarismo, tornando ad una poesia classica. Infatti il suo modello saràFrancesco Petrarca, e i temi si svolgeranno attorno alla sua vita personale.

IlCanzoniere, pubblicato inizialmente nel1919, è stata ripubblicato altre volte, e notevolmente ampliato, venendo diviso in tre sezioni; e risulta essere un ampio percorso di vita del poeta, così come laVita di un uomo diUngaretti. Saba nell'opera si propone di raccontare il processo di ricerca di un semplice uomo, ossia il poeta stesso, verso la purificazione totale. Infatti egli nella raccolta racconta dall'infanzia all'anzianità quasi tutta la sua vita in versi. Il tema principale è quello dell'infanzia del poeta, travagliata dal trauma della separazione a tre anni del fanciullo dalla balia che lo aveva accudito.

L'educazione repressiva della madre induce Saba a vivere un trauma, tant'è che egli nei componimenti chiama la sua balia "Madre di gioia", mentre la figura della madre porterà il soprannome di "Madre mesta". Saba inoltre attribuirà queste due figure ad ogni donna che incontrerà nella sua vita. Nel primo volume Lina, sua moglie, verrà paragonata alla figura della madre, in quanto di carattere oscuro come la genitrice, mentre nel volume secondo, in particolare nella raccoltaFanciulle, Saba darà alle varie donne che incontrerà l'attributo della madre di gioia. Particolarmente la figura di Lina è legata al poeta, che la ritrae nella poesiaA mia moglie (Casa e campagna) paragonandola a varie forme di animali di campagna mansueti, che però hanno atteggiamenti duri e severi, come quelli della madre stessa del poeta.

L'Ermetismo

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Lo stesso argomento in dettaglio:Ermetismo (letteratura).
Salvatore Quasimodo

La poesia ermetica fu così chiamata nel1936 dal criticoFrancesco Flora che con l'aggettivoermetico volle definire un tipo di poesia caratterizzata da un linguaggio difficile, a volte ambiguo e misterioso (il termine è derivato dal nome deldio grecoHèrmes, ilMercurio deiRomani, personaggio dai risvolti enigmatici). I poeti ermetici con i loro versi non raccontano, non descrivono, non spiegano ma fissano sulla pagina dei frammenti di verità a cui sono pervenuti attraverso la rivelazione poetica e non con l'aiuto del ragionamento.

I loro testi sono estremamente concentrati e racchiudono molti significati in poche parole e tutte le parole hanno un'intensa carica allusiva, analogica, simbolica. La poesia degli ermetici vuole liberarsi dalle espressioniretoriche, dalla ricchezzalessicale fine a sé stessa, dai momenti troppoautobiografici o descrittivi e dal sentimentalismo. Gli ermetici vogliono creare della "poesia pura" che possa essere espressa con termini essenziali. Concorrono a questa essenzialità anche la sintassi semplificata che spesso viene privata dei nessi logici, con spazi bianchi e lunghe e frequenti pause che rappresentano momenti di concentrazione, di silenzio, di attesa.

I poeti ermetici si sentono lontani dalla realtà sociale e politica del loro tempo. L'esperienza della prima guerra mondiale, e quella del ventennio fascista, li ha condannati a una grande solitudine morale e l'impossibilità di farsi interpreti della realtà storico-politica li isola confinandoli in una ricerca riservata a pochi e priva di impegno sul piano politico. Possono considerarsi precursori dell'ermetismo i poetiCamillo Sbarbaro,Clemente Rebora,Dino Campana,Arturo Onofri. I poeti sicuramente più rappresentativi della corrente sonoGiuseppe Ungaretti eSalvatore Quasimodo vincitore delpremio Nobel per la letteratura nel1959. Fra gli altri poeti:Alfonso Gatto,Vittorio Sereni.

Giuseppe Ungaretti

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Ungaretti

La vita diUngaretti, importante esponente dell'ermetismo, fu segnata inesorabilmente dallo scoppio dellaGrande guerra e dallaseconda guerra mondiale. Egli è lo sperimentatore di un nuovo metodo di fare poesia, basato sulla ricerca degliarchetipi e deiveicoli, che riguardano la "cristallizzazione" della parola, al fine di giungere ad uno stile sublimato e puro, che abbracci la vita e la natura nei momenti di maggiore sconforto.

La poesia che dà il titolo alla raccoltaL'allegria del1916,Il porto sepolto, parla di un porto, sommerso, adAlessandria, città natale dell'autore, che doveva precedere l'epocatolemaica, provando che la città era un porto già prima d'Alessandro.I fiumi è una celebre composizione, nella quale Ungaretti rievoca, con i propri ricordi personali, i fiumi che li hanno attraversati, ossia, l'Isonzo, ilSerchio, ilNilo, laSenna. Attraverso i fiumi il poeta ripercorre le "tappe" più importanti della sua vita.Pellegrinaggio esprime invece la capacità di trovare la forza interiore per salvarsi dalle macerie della guerra. In essa egli formula la nota definizione di sé: «Ungaretti / uomo di pena / ti basta un'illusione / per farti coraggio»[82].

La poesia più famosa dell'opera èMattina (M'illumino / d'immenso)[83], scritta aSanta Maria la Longa il 26 gennaio1917. «È la poesia più breve di Ungaretti: due parole, tra di loro unite da fitti richiami sonori. Nell'illuminazione del cielo al mattino, da cui nasce la lirica, il poeta riesce a intuire e cogliere l'immensità» (Marisa Carlà).[84] Romano Luperini ha notato come "l'idea della infinita grandezza... colpisce nella forma della luce".[85]

Ciò che colpisce maggiormente dell'opera è lo stile, che tende alla "verticalizzazione" della frase, ai continuienjambements, alle metafore e alle similitudine, nonché alla presenza dei deitticiquesto equello, per indicare l'immediatezza. Il tema presente nell'opera è sempre la guerra, il desiderio del poeta di trovarsi in altri luoghi, e di ascendere alla comunione panica con l'universo (ES), trasmigrando dalla sua vita terrena che lo attanaglia (IN). L'acqua è un veicolo particolare per Ungaretti, giacché simboleggia per lui la rinascita e il ricordo, come nella poesiaI fiumi, in cui il bagno nell'Isonzo aiuta il poeta a ricorda i momenti della sua infanzia e della sua gioventù, legati solamente ai fiumi dei posti che ha visitato, che lo aiutano a ricordare la sua identità, e a mantenere il suo attaccamento folle alla vita nei momenti di morte che lo circondano in trincea.

Altre poetiche

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All'inizio del XX secolo si colloca, unica e folgorante, l'esperienza artistica del poetaDino Campana che, nel 1914, pubblica iCanti Orfici. La poesia diSalvatore Quasimodo edEugenio Montale si può collegare all'ermetismo, ma, dopo gli esordi, si evolve poi in linee poetiche originali ed innovative. La poesia diUmberto Saba, come già detto, è del tutto lontana dalla sensibilità ermetica per il tono discorsivo dei suoi versi e per il linguaggio semplice e prosastico. Ugualmente lontana dall'ermetismo è la poesia diVincenzo Cardarelli o quella diIdilio Dell'Era che, prendendo a modello la poesia di Leopardi, aspirano a perpetuare la tradizione classica.

La letteratura "sociale" e meridionalista

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Contemporaneamente emersero scritti nel campo dellescienze sociali con autori comeGaetano Salvemini che pose l'accento su quella che poi sarebbe stata chiamataquestione meridionale eAntonio Gramsci con i suoiQuaderni.

Ritratto di Gramsci

Laquestione meridionale, intesa come difficoltà del Mezzogiorno dopo il raggiungimento dell'unità nazionale, entrò nel dibattito storiografico conGiustino Fortunato e proseguita daGaetano Salvemini,Guido Dorso,Francesco Saverio Nitti. Fu affiancata dal punto di vista socio-culturale da scrittori diversi tra loro comeIgnazio Silone,Giovanni Verga,Francesco Jovine eCarlo Levi.

IQuaderni dal carcere furono composti da Gramsci dal1929 e fino al1935, durante la sua prigionia nellecarcerifasciste. Furono pubblicati solo tra il1948 e il1951, secondo un ordine tematico, ottenendo un grande impatto nel mondo della politica, della cultura, dellafilosofia e delle altre scienze sociali dell'Italia del dopoguerra.

I temi trattati di maggior rilevanza possono essere così riassunti:

Dopoguerra e il Secondo Novecento

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Gli scrittoriGiuseppe Ungaretti,Mario Soldati,Guido Piovene,Dino Buzzati ePiero Chiara con l'editoreArnoldo Mondadori aMeina nel 1968

Nella seconda metà del secolo una caratteristica è la notevole divaricazione tra il destino della poesia e quello della narrativa: mentre la prima è senz'altro dotata di una propria tradizione, la seconda appare continuamente rinnovata. La riacquisizione della libertà di stampa dopo la fine del regime fascista favorì la nascita di un'editoria vivace e libera. Vicenda esemplare fu quella della casa editriceEinaudi, fondata daGiulio Einaudi, figlio del grande economista e presidente della repubblicaLuigi Einaudi. Questa casa editrice coinvolse filosofi, storici e letterati più importanti dell'epoca.

Sintomo di una nuova rinascita culturale dopo la bufera della guerra è la fondazione di molte riviste comeIl Politecnico diElio Vittorini oHumanitas,La nuova Europa,Belfagor eIl Menabò. Oltre alla discussione sui temi letterari molti di questi periodici presentano le prime traduzioni di opere straniere, soprattutto americane, che erano proibite durante il fascismo. Fanno la loro comparsa i prestigiosi premi letterari come loStrega, ilCampiello, ilBancarella, che stimolano sempre più la letteratura italiana odierna.

La poesia

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Dopo laseconda guerra mondiale, molti poeti, in un rinnovato clima politico, riaffermano il valore sociale della poesia e criticano il disimpegno dell'ermetismo. In questi anni, di fronte a un'ampia fioritura della narrativa, la poesia si trovò spiazzata. Bisogna tuttavia notare che in questo stesso periodo si ha un progressivo spostamento degli interessi del grande pubblico verso il cinema italiano e, dalla seconda metà degli anni cinquanta, si riscontra una prima polarizzazione tra produzione di largo consumo e cultura d'élite. Nel secondo dopoguerra, èEugenio Montale a diventare il modello più seguito dai giovani autori. Poeti del secondo Novecento sonoGiorgio Caproni,Paolo Volponi eAndrea Zanzotto, quest'ultimo forse il più innovativo dal punto di vista tematico e stilistico.

Eugenio Montale

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Eugenio Montale

Il primo momento della poesia diMontale rappresenta l'affermazione del motivo lirico. Montale, inOssi di seppia (1925) edito daPiero Gobetti, afferma l'impossibilità di dare una risposta all'esistenza: in una delle liriche introduttive,Non chiederci la parola, egli afferma che è possibile dire solo "ciò chenon siamo, ciò chenon vogliamo", sottolineando la negatività della condizione esistenziale. Lo stesso titolo dell'opera designa l'esistenza umana, logorata dalla natura, e ormai ridotta ad un oggetto inanimato, privo di vita. Gli ossi di seppia sono una metafora che serve a descrivere l'uomo, che con l'età adulta viene allontanato dalla felicità della giovinezza e abbandonato, al dolore, sulla terra come un inutile osso di seppia. Gli ossi di seppia sono, infatti, gli endoscheletri delle seppie rilasciati sulla spiaggia dalle onde del mare, quindi, presenze inaridite e ridotte al minimo, che simboleggiano la poetica di Montale scabra ed essenziale.

In tal modo, Montale capovolge l'atteggiamento fondamentale più consueto della poesia: il poeta non può trovare e dare risposte o certezze; sul destino dell'uomo incombe quella che il poeta, nella liricaSpesso il male di vivere ho incontrato, definisce "Divina Indifferenza", ciò che mostra una partecipazione emotiva del tutto distaccata rispetto all'uomo. In un certo senso, si potrebbe affermare che tale "Divina indifferenza" è l'esatto contrario della "Provvidenza divina" manzoniana. La prima raccolta di Montale uscì nel giugno del1925 e comprende poesie scritte tra il1916 e il 1925. Il libro si presenta diviso in otto sezioni:Movimenti,Poesie per Camillo Sbarbaro,Sarcofaghi,Altri versi,Ossi di seppia,Mediterraneo,Meriggi ed ombre; a questi fanno da cornice un'introduzione (In limine) e una conclusione (Riviere).

Quelli diLa bufera e altro sono componimenti riguardanti temi di guerra e di dolore pubblicati nel1956. Nel poeta ligure confluiscono quegli spiriti della "crisi" che la reazione anti-dannunziana aveva generato fin daiCrepuscolari: tutto ciò che era stato scritto con vena ribelle nel brulicante mondo poetico italiano tra le due guerre, in lui diventa possibilità di scoprire altre ragioni per essere poeti. Altre raccolte poetiche di Montale sono Xenia, dedicata alla moglie,Satura eDiario del '71 e del '72. Riceve ilNobel per la letteratura nel1975.

Il romanzo

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Cesare Pavese

In questo periodo si sviluppa in Italia ilneorealismo. La nuova tendenza intendeva descrivere l'enormità degli eventi appena accaduti soprattutto durante la seconda guerra mondiale. In questi anni si assunse, in generale, un atteggiamento di condanna verso la letteratura italiana precedente, rea di aver collaborato con il fascismo, con l'eccezione dei realisti degli anni trenta. Principale interprete di questa condanna fuElio Vittorini, attraverso la rivistaIl Politecnico, nella quale, inoltre, ribadiva la libertà e l'indipendenza dell'artista dalla politica.

Durante il periodo neorealista e soprattutto negli anni seguenti, la narrativa sperimenta forme e temi nuovi, in una grande varietà di produzione in cui è difficile distinguere dei filoni. Tra gli scrittori più noti:Carlo Cassola,Giorgio Bassani,Vasco Pratolini,Carlo Emilio Gadda,Emilio Lussu,Mario Rigoni Stern,Italo Calvino,Dino Buzzati,Carlo Levi,Alberto Moravia,Elsa Morante,Cesare Pavese,Ignazio Silone,Ennio Flaiano,Goffredo Parise,Pier Paolo Pasolini,Primo Levi, Giuseppe Antonio Borgese, Carlo Bernari, Corrado Alvaro, Guido Piovene, Rocco Scotellaro e i sicilianiVitaliano Brancati,Giuseppe Tomasi di Lampedusa,Elio Vittorini,Leonardo Sciascia eGesualdo Bufalino.

E ancoraRomano Bilenchi,Natalia Ginzburg,Giovanni Arpino,Umberto Eco,Beppe Fenoglio,Antonio Tabucchi,Giuseppe Berto,Giovanni Testori,Pier Antonio Quarantotti Gambini,Francesco Jovine,Antonio Delfini,Giovannino Guareschi,Alberto Arbasino,Luciano Bianciardi,Attilio Bertolucci,Giorgio Caproni,Sandro Penna,Vittorio Sereni,Giorgio Orelli,Mario Soldati,Lucio Mastronardi, Luigi Malerba,Antonio Pizzuto,Dacia Maraini,Tommaso Landolfi,Vincenzo Consolo,Andrea Camilleri,Eugenio Corti.

In quegli anni la scelta dei dialetti risulta soprattutto difensiva o per opposizione contro la massificazione e poi la globalizzazione, come nel caso diPier Paolo Pasolini. L'intersezione dei dialetti diventa, nel secondo Novecento, da un lato molto più affine alplurilinguismo colto, e basato magari sul rapporto anche con lingue morte, dall'altro, come inAndrea Camilleri, il dialetto è intimamente integrato nel linguaggio in italiano e utilizzato nel discorso diretto e nelle citazioni di proverbi e modi di dire.

Ignazio Silone eFontamara

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Ignazio Silone

Lo scrittore abruzzese è legato, nella letteratura italiana, alla sua opposizione alfascismo e all'adesione al comunismo, che gli valse l'esilio. Il poeta, come D'Annunzio, è fortemente legato all'Abruzzo, stavolta nellaMarsica, di cui narra le vicende di miseria dei poveri contadini durante l'oppressione fascista e della resistenza contro tali frustrazioni.

Il nome del romanzoFontamara racchiude in sé già un destino di sventure e sofferenze, inventato appunto dall'autore per rispecchiare meglio la realtà del paese. Quasi tutti i nomi dei personaggi del romanzo non sono casuali e ne testimoniano l'indole: Don Circostanza, infatti si adegua alle diverse situazioni tenendo prima la parte dei contadini, quindi quella degli agiati cittadini, cercando sempre un tornaconto personale; Don Abbacchio, il prete, richiama il verbo “abbacchiare”, infatti, egli non farà altro che deprimere i poveri abitanti della Marsica, ignorando persino il suicidio di Teofilo, sacrestano della chiesa di Fontamara; Don Carlo Magna è il ricco proprietario terriero; l'Impresario, il podestà abile a speculare su alcuni terreni acquistati da don Carlo Magna a poco prezzo e sui quali farà deviare l'acqua del ruscello di Fontamara riducendo alla miseria i cafoni; Innocenzo, La Legge, il messo incaricato di portare i nuovi ordinamenti dalla città.

Fontanara, inoltre, è il nome di fantasia di Pescina dei Marsi, del piccolo borgo marsicano dove il protagonista Berardo Viola, bracciante e oppositore al fascismo vive. Il regime fascista ha preso il potere suPescina,Avezzano,Trasacco e le terre circostanti del Fucino, disonorando donne vedove di caduti di guerra e facendo vivere il popolo in condizioni disumane. Berardo e un manipolo di amici cercherà di opporsi a tale ingiustizia andando perfino a Roma e abbandonando la famiglia a causa della povertà, ma finirà per venirne massacrato.

Il tema siloniano dell'eroe cafone che di ribella alla tirannia del fascismo, sacrificando se stesso, è presente anche nei romanzi seguentiVino e pane,Il segreto di Luca,Una manciata di more.

Alberto Moravia eGli indifferenti

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Lo stesso argomento in dettaglio:Alberto Moravia.

Moravia ha esplorato nelle sue opere i temi dellasessualità moderna, dell'alienazione sociale e dell'esistenzialismo. Nel romanzoGli indifferenti, la storia, ambientata in unaRoma provinciale, ruota attorno a una tipica famiglia borghese. I fratelli Carla e Michele Ardengo sono due giovani incapaci di provare veri sentimenti, in balia della noia e dell'indifferenza di fronte al declino sociale ed economico della loro famiglia. Mariagrazia, la madre rimasta vedova, trascorre una vita abitudinaria e legata ai cliché morali della borghesia, in uno stato di inconsapevolezza. I temi sono la passione civile e la curiosità culturale, che hanno accompagnato Moravia per tutta la sua attività letteraria, lo rende scrittore impegnato sempre teso verso larazionalità. L'opera di Moravia è legata al realismo ed egli indaga lepatologie delleclassi sociali, specialmente dell'alta e della mediaborghesia.

Moravia riesce a distaccarsi dalla sua materia in modo lucido e a descrivere in modo minuziosamente oggettivo le varie realtà, come nella migliore tradizione dellanarrativaverista, senza lasciarsi tentare da alcuna compiacenza narrativa sempre tesa a ricreare i caratteri e soprattutto gli stati d'animo. Lostile della suaprosa è spoglio e disadorno, le parole volutamente povere e comuni per concentrarsi sulla costruzione del periodo con unasintassi elaborata. Ogniproposizione della sua prosa corrisponde a singole osservazioni psicologiche che s'incastrano in un montaggio perfetto fino ad affermare uno stato d'animo particolare. Il suo è uno stile esclusivamente da narratore che non si compiace di effettilirici ma si affida esclusivamente allo svolgersi delperiodo. Nelle opere più tarde la sua prosa diventa sempre più scarna legata a una struttura dialogica che rende più evidente il monologo interiore come è tipico della grande narrativa delnovecento. I rapporti tra l'individuo e la società, tra l'es e ilsuper-io vengono analizzati attraverso il tema del sesso secondo una tematica freudiana emarxista che segue le ideologie della trasgressione sia nella sfera politica, sia in quella privata.

Elsa Morante

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Lo stesso argomento in dettaglio:Elsa Morante.

Considerata da alcuni critici tra le più importanti autrici italiane di romanzi del secondo dopoguerra, ha scrittoMenzogna e sortilegio,L'isola di Arturo,La Storia eAracoeli.

Il romanzoL'isola di Arturo è ambientato intorno al 1938. Arturo Gerace è nato sull'isola di Procida e vive lì tutta l'infanzia e l'adolescenza. L'isola racchiude tutto il suo mondo, e tutti gli altri posti esistono per lui solo nella dimensione della leggenda. Passa il suo tempo a leggere storie sugli “eccellenti condottieri”, a studiare l'atlante per progettare i suoi viaggi futuri e a fare fantasie sulla figura del padre che crede il più grande eroe della storia. Tutto ciò che è legato al padre Wilhelm per lui è sacro. Anche gli amici del padre sono per lui delle figure mitiche: il solo fatto di essere stati degni di amicizia li rende ai suoi occhi delle persone straordinarie.

Ambientato invece nellaRoma della seconda guerra mondiale e dell'immediato dopoguerra èLa Storia. Come romanzo corale è pretesto per unaffresco sugli eventi bellici visti in soggettiva con gli occhi dei protagonisti e della popolazione ferita alle prese con problemi vecchi e nuovi dovuti ai tragici avvenimenti di quegli anni.I quartieri romani martoriati dai bombardamenti e le borgate di periferia affollate da nuovi e vecchi poveri (San Lorenzo,Testaccio,Pietralata, ilghetto ebraico di Roma) e le alture dei viciniCastelli Romani - in cui si muovono le formazioni partigiane di opposizione alnazifascismo e alcuni dei protagonisti della vicenda che scandisce la narrazione come un naturalefil rouge - vengono descritti con realismo ma anche con una marcata visionarietà poetica.

Pier Paolo Pasolini

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Lo stesso argomento in dettaglio:Pier Paolo Pasolini.
Pier Paolo Pasolini

È considerato uno dei maggiori artisti e intellettuali italiani delXX secolo. Dotato di un'eccezionale versatilità culturale,[Nota 1] si distinse in numerosi campi, lasciando contributi comeromanziere,sceneggiatore,drammaturgo,linguista,saggista,editorialista ecineasta, non solo inlingua italiana, ma anchefriulana.

Il romanzoRagazzi di vita racconta le vicende, nel corso di qualche anno, di alcuni ragazzi appartenenti alsottoproletariato romano. Anche il periodo storico, d'altronde, non è privo di significato nel contesto del libro: lastoria, infatti, si svolge nell'immediatodopoguerra, quando la miseria era più tiranna che mai. In questo ambiente è facile comprendere come mai i ragazzi protagonisti del libro siano allo sbando più totale: lefamiglie non costituiscono punti di riferimento, né sono valori e spesso sono costituite da padri ubriaconi e violenti, madri sottomesse e fratelli molte volte avanzi digalera; le scuole, presenti comeedifici, ma non in funzione, sono destinate ad accogliere sfrattati e sfollati.

L'intento di Pasolini è di descrivere una realtà italiana malvista dai politici e dai borghesi arricchiti: quella dei "borgatari" romani, giovani scapestrati che vivono alla giornata, incuranti dei pericoli e della giustizia. Pasolini vede in tali persone uno spirito di vita e di amore, ormai corrotto per sempre dalquarto potere, e dal bigottismo borghese. Molte altre opere pasoliniane, sia letterarie che cinematografiche sono legate al tema della povertà delle borgate romane, e all'assoluta innocenza e spensieratezza dei ragazzi che le abitano. Insomma intendeva descrivere un inno alla vita, che esaltasse la vita dell'uomo libero senza freni, incentrata sulla ricerca del piacere e del diletto in un'atmosfera parallela e fantasiosa, proprio come dei fanciulli, sebbene le giuste precauzioni.

Italo Calvino

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Lo stesso argomento in dettaglio:Italo Calvino.
Italo Calvino

Intellettuale di grande impegnopolitico,civile eculturale, è stato uno dei narratori italiani più importanti del SecondoNovecento. Ha seguito molte delle principali tendenze letterarie a lui coeve, dalneorealismo alpostmoderno, ma tenendo sempre una certa distanza da esse e svolgendo un proprio personale e coerente percorso di ricerca. Di qui l'impressione contraddittoria che offrono la sua opera e la sua personalità: da un lato una grande varietà di atteggiamenti che riflette il vario succedersi delle poetiche e degli indirizzi culturali nel quarantennio fra il 1945 e il 1985; dall'altro, invece, una sostanziale unità determinata da un atteggiamento ispirato a un razionalismo più metodologico che ideologico, dal gusto dell'ironia, dall'interesse per lescienze e per i tentativi di spiegazione del mondo, nonché, sul piano stilistico, da una scrittura sempre cristallina e a volte, si direbbe, classica.[86]

L'opera maggiore di Calvino, nel suo "periodo fantastico" di poetica, è la trilogia deI nostri antenati, nel quale, in maniera allegorica e simbolica, lo scrittore narra particolari vicende del passato.NeIl visconte dimezzato: un visconte dellaBoemia delSettecento viene tranciato in due da una palla di cannone. Da quel momento le due parti del suo corpo si suddividono: una è buona, l'altra cattiva. Dopo varie peripezie, e un amore di ambo le parti per la stessa donna, il visconte viene ricucito, tornando in un solo corpo.

Il barone rampante è ambientato nellaFrancia prima dellarivoluzione: la storia narra del giovanissimo barone Cosimo Piovasco di Rondò, che si ribella ai severi canoni familiari e sale sui rami di un albero, decidendo di vivere per sempre a mezz'aria, promettendosi di non toccare assolutamente terra, altrimenti tornerà un oppresso.

Il cavaliere inesistente: Agilulfo dei Guildiverni noto, all'epoca del regno diCarlo Magno, perché non si è mai tolto l'armatura, e perché tra i soldati e i cavalieri circola la leggenda che lui non esista, e che non sia riconoscibile, se non per la sua corazza. Agilulfo nel frattempo, sebbene valoroso, è un eroe tormentato, alla ricerca della sua amata donna-angelo, e poi alla ricerca delSanto Graal per redimere la sua anima.

Le nuove correnti e la neo-avanguardia

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Alda Merini

Per quanto riguarda lagenerazione degli anni trenta, ovvero quegli autori nati negli anni '30, pur essendo caratterizzata da esperienze eterogenee, le carriere di tali autori hanno fatto sì che oggi essi vengano considerati appartenenti a una generazione matura. Tra i narratori si possono citareDacia Maraini,Vincenzo Consolo,Gesualdo Bufalino,Alberto Bevilacqua,Fulvio Tomizza, tra i poetiGiancarlo Majorino,Giovanni Raboni eAlda Merini.

Dopo gli anni'60, la poesia sembra volgersi a uno sperimentalismo linguistico più complesso. Tra i poeti più significativi di questa tendenza vanno ricordatiFranco Fortini eAndrea Zanzotto. In questa generale tendenza al rinnovamento va iscritta anche la "neo-avanguardia" delGruppo 63 costituitosi a Palermo nell'ottobre di quell'anno.

Tra gli esponenti più significativi del gruppo (peraltro estremamente eterogeneo per intenzioni e interessi) troviamoUmberto Eco,Nanni Balestrini,Alberto Arbasino,Giorgio Manganelli e i poetiElio Pagliarani edEdoardo Sanguineti.

L'Italia letteraria odierna

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La letteratura italiana è naturalmente legata all'identità nazionale. Il discorso storico sulla letteratura si è intrecciato fin dalle origini con la prospettiva della nascita di unacomunità, che da comunità letteraria è progressivamente diventata comunità nazionale.

Le storie della letteratura italiana hanno sempre puntato a rivendicare una specificità nazionale della letteratura italiana, daGiovanni Mario Crescimbeni eGiacinto Gimma fino aGirolamo Tiraboschi eFrancesco De Sanctis. La letteratura è stata perciò il principale veicolo di unificazione degli italiani, al punto che si può parlare di un'Italia letteraria in contrapposizione o in aggiunta all'Italia costruita su base politica, etnica, o economica.

GiàDante colDe vulgari eloquentia si proponeva di creare una lingua e una letteratura capaci di superare i confini municipali per allargare lo sguardo a una comunità unita da sentimenti e interessi collettivi, basati prima di tutto sul discorso d'amore e sullo scambio culturale. In seguito testi famosissimi, su un percorso che va dalla canzoneItalia mia diFrancesco Petrarca alla canzoneAll'Italia diGiacomo Leopardi, hanno affrontato il problema del rapporto tra letteratura italiana e identità collettiva. Ancora nel corso del Novecento tutti i principali scrittori, daGabriele D'Annunzio eFilippo Marinetti, passando perGiuseppe Ungaretti eElio Vittorini, fino aPier Paolo Pasolini,Leonardo Sciascia,Italo Calvino eUmberto Eco, si sono proposti come interpreti del sentimento nazionale.

Anche quando ci si è voluti opporre alla tradizione nazionale lo si è fatto all'interno di una prospettiva italiana, come è accaduto ai primordi dellaneoavanguardia con i romanzi, entrambi pubblicati nel1963,Fratelli d'Italia diAlberto Arbasino, eCapriccio italiano diEdoardo Sanguineti. Anche in tempi recenti gli scrittori continuano a confrontarsi col problema dell'Italia letteraria, come si evince dai titoli dei romanziL'Italia spensierata diFrancesco Piccolo, eItalia, De Profundis diGiuseppe Genna.

Fra gli anni '70 e gli anni '80, la letteratura italiana assiste a vari sviluppi sperimentali. Il sicilianoStefano D'Arrigo pubblicaHorcynus Orca (1975), romanzo visionario e labirintico. Altri due siciliani,Vincenzo Consolo eGesualdo Bufalino, giocano con la forma-romanzo. Consolo affronta tematiche civili, ma utilizza forme narrative ben distanti da certe forme di letteratura 'sociale'; al contrario, i suoi romanzi possiedono una struttura complessa e una prosa vertiginosa, spesso ermetica. Bufalino, che esordisce a sessant'anni conDiceria dell'untore, utilizza uno stile elegantissimo che conduce il lettore verso sponde esistenzialistiche.

E ancora è da ricordare l'importante affermazione dellaletteratura per ragazzi di cui uno dei più noti esponenti fuGianni Rodari (1920-1980), unico scrittore italiano ad aver vinto, nel 1970, ilPremio Hans Christian Andersen.

Nel 1984 esceSeminario sulla gioventù, romanzo d'esordio diAldo Busi, uno dei più prolifici scrittori italiani contemporanei. Nei romanzi di Busi, le tematiche civili si intersecano con laquestione della lingua italiana, della sua evoluzione e del suo pericoloso impoverimento.[87] A continuare una certa linea 'Gaddiana' di rinnovo della lingua italiana, anche attraverso la riscoperta di certi arcaismi, èMichele Mari, autore di grande inventiva e, a oggi, considerato come uno dei massimi scrittori italiani.[88]

Gli anni '90 vedono l'affermarsi del fenomeno letterario dai critici definito "Cannibali", di generepulp, conAldo Nove,Niccolò Ammaniti,Tiziano Scarpa. Un discorso a parte meritanoIsabella Santacroce eAntonino Reitano: lei esordiente all'interno della letteratura cannibale, lui invece studioso delfuturismo, sia la Santacroce che Reitano hanno in seguito abbracciato uno stile più lirico e surrealista, vicino al maledettismo.[89]

Una recente proposta letteraria, ilNew Italian Epic diWu Ming, si muove verso l'individuazione di una linea attuale, tutta italiana e tutta letteraria, di indagine della storia e di lavoro sullo stile.

Sulla stessa linea, infine, la raccolta di racconti pubblicati dallaMinimum Fax, a cura diGiorgio Vasta,Anteprima Nazionale (2009), con scritti diTullio Avoledo,Alessandro Bergonzoni,Ascanio Celestini,Giancarlo De Cataldo,Valerio Evangelisti,Giorgio Falco,Giuseppe Genna,Tommaso Pincio,Wu Ming 1, che raccontano come sarà il nostro paese tra vent'anni.

Alberto Angela

Dalla fine degli anni '90 fino ad oggi i massimi scrittori italiani conosciuti nel mondo sono statiUmberto Eco,Margaret Mazzantini,Oriana Fallaci,Indro Montanelli,Elena Ferrante,Claudio Magris,Gianrico Carofiglio,Domenico Starnone,Roberto Saviano,Sandro Veronesi,Luciano De Crescenzo eAlessandro Baricco[senza fonte].

La grande problematica della letteratura odierna è che, con l'esplosione editoriale e l'accentramento del potere editoriale economico nei due colossi BUR (Rizzoli) e Mondadori, un gran numero di persone hanno iniziato a pubblicare romanzi, raccolte poetiche, drammi e opuscoli vari, non sempre di grande valore letterario, o rappresentativo. Ciò è dovuto alla facile carriera del giornalismo, diventato sempre più, a partire dagli anni '50, un fenomeno di massa fondamentale per l'informazione. Vari scrittori giornalisti, occupantisi di vari settori di cronaca o cultura, specialmente, perlopiù in campo letterario figurantiPiero Angela,Corrado Augias,Vittorio Sgarbi eAlberto Angela, hanno fondato la loro carriera letteraria sul trattato moderno, riguardante la critica dell'arte, il commento di opere letterarie, o la semplice trattazione di questioni quotidiane, oppure, come Alberto e Piero Angela, il semplice trattato-racconto, condito di citazioni, su argomenti storici. Ad esempio Piero Angela si occupa di problemi basilari in ambito scientifico, mentre il figlio Alberto di storia antica, dal mondo preistorico all'anticaRoma, dallaGrecia antica al Medioevo, così comeValerio Massimo Manfredi, romanziere e saggista principalmente di storia romana e greca. Ciò che accomuna questi scrittori/giornalisti è l'uso del saggio, ossia una forma minore del trattato, usato dagli antichi per descrivere e analizzare un determinato argomento, abbinando l'erudizione con la chiarezza e la comprensione tipiche della divulgazione di massa[senza fonte]

Eduardo De Filippo

Parallelo a questo fenomeno di conservazione culturale dell'identità occidentale italiana, negli anni 2000 si è sviluppato il "fenomeno editoriale" delbest seller, ossia un particolare romanzo di immediata fama collettiva, spesso di bassa qualità, focalizzato soltanto al puro fine del tornaconto economico della casa editrice e dell'autore stesso. Questo è il caso dei grandi fenomeni diFederico Moccia eFabio Volo, scrittori dedicati il primo al pubblico adolescenziale, con la stesura di romanzi rosa su storielle d'amore di ragazzi, ognuno dei quali con lo stile misto a neologismi del target tipico giovanile; mentre il secondo scrittore intento a narrare storie di quarantenni/cinquantenni in crisi di mezza età, alle prese con la propria vita e il proprio lavoro, nell'intenzione di trovare una svolta alla loro esistenza grazie ad un amore improvviso e passionale. È inoltre,da ricordare, lo scrittoreDaniele Del Giudice[90], che col romanzoOrizzonte mobile è stato il primo scrittore italiano ad aggiudicarsi ilPremio letterario dell'Unione europea, nel 2009.

Il primo ventennio del nuovo millennio è stato caratterizzato da editori tesi a spingere più grandi nomi che grandi libri. Le nuove logiche di mercato hanno imposto un abbassamento degli standard privilegiando in modo quasi totalizzante autofiction, gialli e storie familiari, abbandonando quasi del tutto la pura ricerca narrativa. La letteratura, così, ha smesso di evolversi, trovandosi a riprodurre sempre se stessa. Tra le rare eccezioni, in questo senso, c'è quella rappresentata daPiero Trellini, l'unico, a detta della critica, che sembra realmente capace di portare avanti una sua strada battendo percorsi che ancora non esistono.[91]

In ambito teatrale figuranoGiorgio Albertazzi,Eduardo De Filippo eDario Fo. In particolare gli ultimi due si concentrarono, nel secondo Novecento fino ad oggi, nel portare in scena commedie e drammi, comeNatale in casa Cupiello eFilumena Marturano incentrati sulla condizione di miseria di comuni famiglie napoletane. L'ironia e l'eredità della Commedia dell'Arte, presente nei personaggi riflessivi, sempre interpretati da Eduardo De Filippo, eccezion fatta perFilumena dove figura la sorella Titina, hanno molto influenzato il teatro italiano, ad esempio inserendo la commedia delNatale in casa Cupiello nella collettività come principale appuntamento rituale a cui assistere durante il periodo natalizio. Dario Fo anch'esso si occupò della difesa, come paladino, delle classi sociali più povere, con la messa in scena dello spettacoloMistero buffo (1969), in cui riadatta la parlata non-sense delgrammelòt, e dei lazzi dei giullari medievali della bergamasca, per sbeffeggiare e ironizzare anche pesantemente gli oppressori e i potenti, come sovrani e pontefici.

Il giornalismo d'inchiesta: Oriana Fallaci e Roberto Saviano

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Lo stesso argomento in dettaglio:Oriana Fallaci e Roberto Saviano.
Oriana Fallaci

LaFallaci fu la prima donna italiana ad andare al fronte in qualità diinviata speciale. Si recò in qualità di corrispondente di guerra perL'Europeo inVietnam. Ritornerà nel paese dell'Indocina dodici volte in sette anni raccontando la guerra criticando siaVietcong ecomunisti, sia statunitensi e sudvietnamiti, documentando menzogne e atrocità, ma anche eroismi e umanità di un conflitto che la Fallaci definì unasanguinosa follia. Le esperienze di guerra vissute in prima persona vennero raccolte nel libroNiente e così sia pubblicato nel 1969. La Fallaci ebbe un ruolo importante negli anni '60, durante le battaglie sull'emancipazione della donna, e sulle grandi inchieste e interviste a personaggi storici, comeGiulio Andreotti,Federico Fellini,Pietro Nenni,Giorgio Amendola,Henry Kissinger,Mohammad Reza Pahlavi,Deng Xiaoping,Golda Meir,Indira Gandhi,Gheddafi, e l'ayatollahRuhollah Khomeyni. L'intervista con Khomeini fu la più celebre: durante l'intervista la Fallaci gli rivolse domande dirette, lo apostrofò come «tiranno» e descrisse ilchador che era stata costretta a indossare per essere ammessa alla sua presenza come "un indumento scomodo e assurdo con cui non si può lavorare né muoversi" "un indumento che rappresenta la segregazione in cui le donne sono state rigettate dopo la Rivoluzione" e "cencio da medioevo"[92], Oriana si tolse il chador dopo che l'ayatollah, in seguito alle domande sullacondizione della donna in Iran, disse che la veste islamica era per donne "perbene", e se non le andava bene non doveva metterla; l'ayatollah abbandonò la stanza e terminò l'intervista il giorno dopo. In seguito all'11 settembre 2001, l'autrice criticò duramente la decadenza della società Occidentale minacciata dal terrorismo islamico e a causa di ciò fu spesso accusata di razzismo e islamofobia. Le sue opere più famose sono:Lettera a un bambino mai nato (1975), che tratta del dilemma di "dare o la vita o negarla[93]", e i temi dell'amore e dellafamiglia.Un uomo (1979), in cui la scrittrice narra la storia dell'eroe nazionale epoetaAlekos Panagulis, che amò e che fu suo compagno di vita. Il romanzoInsciallah (1990), in cui racconta in tre parti le vicende dell'esercito italiano, intervenuto nelLibano, in seguito agli attentati diBeirut nel1983, avente come sfondo storico la guerra civile libanese del 1982. "La trilogia" composta da:La rabbia e l'orgoglio (2001),La forza della ragione (2004) eOriana Fallaci intervista sé stessa - L'Apocalisse (2004).La rabbia e l'orgoglio fu pubblicato in seguito agliattentati dell'11 settembre 2001 alleTorri Gemelle; l'opera è un appello disperato alle potenze occidentali, un ammonimento a cessare di commerciare con il Medio-Oriente e a dare una risposta chiara e precisa agli attacchi del terrorismo, per la salvaguardia dell'identità civile occidentale.

Saviano è diventato noto nel mondo letterario grazie alla pubblicazione, nel2006, del romanzoGomorra, che ha ottenuto immediato successo per la descrizione tecnico-realistica del fenomeno dellacamorra e della criminalità organizzata nel nuovo millennio nelle zone meridionali diNapoli-Casal di Principe. Saviano, pur essendo minacciato di morte e vivendo sotto scorta, ancora oggi continua a scrivere opere di inchiesta e romanzi riguardanti la mafia napoletana, con le opereZeroZeroZero (2013), dove l'argomento trattato è l'uso illegale dellacocaina dalla camorra, mentreLa paranza dei bambini (2016) tratta della schiavitù psico-fisica dei bambini e di adolescenti napoletani, che compongono vere e proprie baby-gang, al servizio di boss camorristi in decadenza, per il controllo di una determinata area della città partenopea.

La riscoperta del romanzo storico: Umberto Eco, Valerio Massimo Manfredi e Marcello Simoni

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Lo stesso argomento in dettaglio:Umberto Eco, Valerio Massimo Manfredi e Marcello Simoni.
Umberto Eco

Facendo uso del principio di "riscoperta" della cultura classico-medievale del mondo antico greco-romano, e del Medioevo cistercense, i massimi rappresentanti nel XXI secolo sono Eco e Manfredi. Umberto Eco si distinse per vari lavori di esegesi e filologia, nonché ricerca di argomenti di ambito medievale, con la composizione di vari trattati, tra i qualiStoria di terre e luoghi leggendari (2013), nel quale collega vari elementi de mito e dell'utopia di città fantastiche nascoste, descritte nel corso dei secoli dagli scrittori e i letterati di tutto il mondo, dalV secolo a.C. fino alXVIII secolo. La fama principale dello scrittore è dovuta al romanzoIl nome della rosa (1980), (con oltre 50 milioni di copie vendute), in cui Eco dà risalto delle sue capacità storico-narrative, fuse in una vicenda a sfondo thriller-ironica, ambientata nel1327 in un monastero del nord-Italia. Le vicende di morte misteriosa dei confratelli dell'abbazia benedettina richiamano l'intervento dell'Inquisizione, fino alla scoperta del vero artefice dei delitti. La "riscoperta" di tale mondo è dovuta a un processo di revisione delle storie antiche, e dei personaggi storici, a cui Eco fa omaggio, come l'inquisitore realmente esistitoBernardo Gui, e il monaco protagonistaGuglielmo da Baskerville, che rende omaggio aSherlock Holmes di Conan Doyle. La numerosa presenza di citazioni inerenti al periodo storico descritto, nonché la ricostruzione fedele dello spazio/ tempo del periodo medievale, hanno contribuito al successo del romanzo, favorito anche dall'elemento simbolico della biblioteca, fonte inesauribile della conoscenza, verso cui Eco ha sempre tenuto una profonda considerazione. Altri romanzi a carattere storico/medievale/thriller sonoIl pendolo di Foucault (1988) eBaudolino (2000).

Manfredi è noto nel mondo per la riscoperta del mondo antico classico-greco, cambiato e modellato come sfondo principale riguardo al periodo storico in cui ambientare le proprie vicende. Un esempio felice èLo scudo di Talos (1988), che narra, durante il periodo dellaseconda guerra persiana (480 a.C.), anche se inserito in un contesto temporale più vasto, le vicende di un giovane guerriero storpio di nome Talos, spartano, sottratto alla morte da piccolo, poiché appunto malato. L'infrazione delle crude leggi spartane sull'uccisione immediata dei deboli alla nascita, han fatto sì che Talos vivesse solo in campagna, coltivando il sogno della guerra e della gloria, fino al raggiungimento. Altri romanzi, dove è più presente l'elemento storico, che quasi predomina e condiziona la vicenda stessa narrata, sonoL'ultima legione (2002), riguardante le vicende diRomolo Augusto, ultimo imperatore romano, e la leggenda dimago Merlino, nonchéL'armata perduta (2007) riguardo al ritorno in patria dellaspedizione dei Diecimila spartani inPersia (401 a.C.), e la triade diAlexandros (1998) concentrata sulla biografia romanzata diAlessandro Magno.

Noto autore di romanzi storici best-seller anche l'emilianoMarcello Simoni, specializzato nel medioevo italiano.

Italiani premiati con il Premio Nobel per la letteratura

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IlPremio Nobel per la letteratura è stato assegnato per la prima volta nel1901.

AnnoAutore
1906Giosuè Carducci
1926Grazia Deledda
1934Luigi Pirandello
1959Salvatore Quasimodo
1975Eugenio Montale
1997Dario Fo

Note

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  1. ^Natalino Sapegno,op. cit., p. 6
  2. ^Alberto Asor Rosa,Sintesi di storia della letteratura italiana, Firenze, La Nuova Italia, 1986, p. 1
  3. ^Attività mercantili e volgari italiani, sutreccani.it.
  4. ^Da Luigi Morandi,Origine della lingua italiana, Città del Castello, Stab. Tip. Scipione Lapi Editore, 1897, p. 11.
  5. ^ Lorenzo Renzi,Manuale di Linguistica e Filologia romanza, con Alvise Andreose, Bologna, Il Mulino, 2003 (prima edizione). Ultima edizione riveduta ed aggiornata, 2015.Parametrotitolo vuoto o mancante (aiuto)
  6. ^ConfrontaIl placito capuano.
  7. ^abNatalino Sapegno,op. cit., p. 5
  8. ^Alberto Asor Rosa,op. cit., p. 5
  9. ^Per la classificazione di questo periodo storico si prende in considerazione la suddivisione fatta da Alberto Asor Rosa inSintesi di storia della letteratura italiana, La Nuova Italia, Firenze, 1986
  10. ^op. cit., p. 29
  11. ^Francesco De Sanctis,Storia della letteratura italiana, pagina 6
  12. ^C. Salinari, C. Ricci,op. cit., p. 125
  13. ^Francesco Flora,Storia della letteratura italiana, vol. I,Arnoldo Mondadori, Milano, 1958, pp. 62-63
  14. ^Mario Sansone,Storia della letteratura italiana, Milano, Principato, 1960, p. 38
  15. ^Natalino Sapegno,Compendio di Storia della letteratura italiana, vol. I,Dalle origini alla fine del quattrocento, Firenze, La Nuova Italia, 1956, p. 79
  16. ^da ilPurgatorio, in Dante Alighieri,La Divina Commedia, Firenze, Sansoni, 1905, p. 466
  17. ^Mario Sansone,Storia della letteratura italiana, Milano, Principato, 1960, p. 39
  18. ^Mario Sansone,op. cit. p. 40
  19. ^Mario Sansone,op. cit., p. 40
  20. ^Natalino Sapegno,Compendio di Storia della letteratura italiana. Dalle origini alla fine del Quattrocento, Firenze, La Nuova Italia, 1956, p. 85
  21. ^Francesco Trucchi, Poesie italiane inedite di dugento autori dall'origine della lingua infino al secolo decimosettimo, Prato, 1846.
  22. ^Guasti, Storia del sonetto italiano corredata di cenni biografici e di note storiche.., Prato, 1839
  23. ^Poeti del Duecento, a cura di G. Contini, 2 voll., Milano-Napoli, Ricciardi, 1960, vol. II p. 630
  24. ^Dei Trattati morali di Albertano da Brescia, volgarizzamento inedito del 1268 fatto da Andrea da Grosseto, a cura diFrancesco Selmi, Commissione per i testi di lingua, Bologna, Romagnoli, 1873, Avvertenza, p.XII-XIII.
  25. ^Cesare Segre inCorriere della Sera del 30 ottobre 1994.
  26. ^Mario Sansone,Storia della letteratura italiana, Firenze, La Nuova Italia, 1960, p. 41
  27. ^Mario Sansone,Storia della letteratura italiana, Milano, Principato, 1960, p. 75
  28. ^Rosanna Bisacca, Maria Paolella,L'Altra Biblioteca, volume triennale,Torino,Lattes, 2000, p. 226
  29. ^Oltre alla dissoluzione dei due massimi istituti politici medievali, Impero e Papato, la seconda metà del Trecento vede altri profondi cambiamenti: la crisi del Comune che va verso laSignoria; l'ascesa della ricca borghesia mercantile che culmina con la formazione di potenti gruppi finanziari (a Venezia, Genova, Milano, Firenze, Lucca, Siena); l'affermarsi delle milizie mercenarie; il fallimento dellateocrazia dipapa Bonifacio VIII; loScisma d'Occidente; le sollecitazioni culturali e religiose diWycliff inInghilterra e diHus inBoemia contro la mondanizzazione della Chiesa e per la nascita di chiese nazionali indipendenti da Roma; la separazione della fede dalla ragione, con conseguente maggiore attenzione alla natura che allo spirito, segnante la fine dellafilosofia Scolastica conGuglielmo di Occam (supremazia dello Stato sulla Chiesa) eMarsilio da Padova (pluralità degli stati, autonomia del potere politico, superiorità dottrinale e disciplinare del Concilio dei vescovi sul Papa).
  30. ^Asor Rosa,Sintesi di storia di letteratura italiana, Firenze, La Nuova Italia, 1986, p. 28
  31. ^Giulio Ferroni,Storia della letteratura italiana, Vol. II, inDante e il nuovo modello letterario, Milano, Mondadori, 2006
  32. ^ Paolo Borsa e Anna Maria Cabrini (a cura di),Dante e il prosimetro. Dalla 'Vita nova' al 'Convivio', 2022.
  33. ^Mario Sansone,Storia della letteratura italiana, Milano, Principato, 1960, p. 62
  34. ^abNatalino Sapegno,Compendio di storia della letteratura italiana. Dalle Origini al Quattrocento, Firenze, La Nuova Italia, 1956, p. 136
  35. ^Natalino Sapegno,Compendio di storia della letteratura italiana. Dalle Origini alla fine del Quattrocento, Firenze, La Nuova Italia, 1956, p. 167
  36. ^Asor Rosa,Sintesi di storia della letteratura italiana, Firenze, La Nuova Italia, 1986, p. 44
  37. ^Natalino Sapegno,Compendio di storia della letteratura italiana. Dalle Origini al Quattrocento, Firenze, La Nuova Italia, 1956, p. 201
  38. ^Natalino Sapegno,Compendio della storia della letteratura italiana. Dalle Origini al Quattrocento, Firenze, La Nuova Italia, 1956, p. 183
  39. ^Rosanna Bicacca Maria Paolella,L'altra biblioteca, volume triennale, Torino, Lattes, 2000, p. 231
  40. ^Alberto Asor Rosa,Sintesi di Storia della letteratura italiana, Firenze, La Nuova Italia, 1986
  41. ^Mario Sansone,Compendio di Storia della letteratura italiana. Dalle Origini al Quattrocento, Firenze, La Nuova Italia, 1956
  42. ^Alberto Asor Rosa,Sintesi di Storia della letteratura italiana, Firenze, La Nuova Italia, 1986, p. 52
  43. ^G. Padoan,Sulla datazione del Corbaccio, inIl Boccaccio Le muse, Firenze, 1978, pp. 199-228
  44. ^Da Mario Sansone,op. cit., p. 108
  45. ^Mario Sansone,Storia della letteratura italiana, Principato, 1960, p. 110
  46. ^Natalino Sapegno,Introduzione ai Poeti minori del Trecento, inPagine di storia letteraria, Palermo, Manfredi, 1960, pp. 197-200
  47. ^Natalino Sapegno,Compendio di storia della letteratura italiana. Dalle origini alla fine del Quattrocento, Firenze, La Nuova Italia, 1956, p. 253
  48. ^Natalino Sapegno,op. cit., p. 260
  49. ^Pasquale Stoppelli, Malizia Barattone (Giovanni di Firenze) autore dell'opera "Il Pecorone", in "Filologia e critica" II (1977)), pp. 1-34
  50. ^Giuseppe Petronio,Compendio di storia della letteratura italiana,Palumbo, 1968, p. 99
  51. ^Roberto Mercuri,La letteratura del Trecento in Toscana inLetteratura italiana, Torino, Einaudi, 2007, p. 570
  52. ^Natalino Sapegno, Compendio di Storia della letteratura italiana, Firenze, La Nuova Italia, 1956, p. 282
  53. ^Giuseppe Petronio,Compendio di storia della letteratura italiana, Firenze, 1968, p. 103
  54. ^Natalino Sapegno,Compendio di Storia della letteratura italiana, Firenze, La Nuova Italia, 1956, p. 288
  55. ^Bruno Migliorini,Storia della lingua italiana, Firenze, Sansoni, 1971, p. 240
  56. ^Leonardo Bruni,Dialogi ad Petrum Paulum Histrum, Istituto Nazionale sul Rinascimento, 1994
  57. ^Natalino Sapegno,Compendio di storia della letteratura italiana. Dalle origini alla fine del Quattrocento, Firenze, La Nuova Italia, 1956, p. 288
  58. ^Mario Sansone,Storia della letteratura italiana, Milano-Messina, Principato, 1960, p. 137
  59. ^Giuseppe Petronio,Compendio di storia della letteratura italiana,Palumbo, 1968
  60. ^Leon Battista Alberti, inProemio,Opere volgari, a cura di C. Grayson, vol. I, Bari, Laterza, 1960
  61. ^Citata in Giuseppe Petronio,Compendio di Storia della letteratura italiana, Palumbo, Firenze, 1968
  62. ^ab Natalino Sapegno,Disegno storico della letteratura italiana, Firenze, La Nuova Italia, 1973, pp. 204-11.
  63. ^ Natalino Sapegno,Disegno storico della letteratura italiana, Firenze, La Nuova Italia, 1973, pp. 238-42.
  64. ^ Natalino Sapegno,Disegno storico della letteratura italiana, Firenze, La Nuova Italia, 1973, pp. 294-304.
  65. ^ab Silvio d'Amico,Storia del teatro, Milano, Garzanti, 1970.
  66. ^ Natalino Sapegno,Disegno storico della letteratura italiana, Firenze, La Nuova Italia, 1973, p. 481.
  67. ^abcd Natalino Sapegno,Disegno storico della letteratura italiana, Firenze, La Nuova Italia, 1973, pp. 413-24.
  68. ^ Natalino Sapegno,Disegno storico della letteratura italiana, La Nuova Italia, Firenze, 1973, pp. 484-85.
  69. ^ Natalino Sapegno,Disegno storico della letteratura italiana, Firenze, La Nuova Italia, 1973, pp. 528-33.
  70. ^abc Natalino Sapegno,Disegno storico della letteratura italiana, Firenze, La Nuova Italia, 1973, p. 560.
  71. ^F. Gavino Olivieri,Storia della letteratura italiana, '800-'900, Genova, Nuove Edizioni Del Giglio, 1990, p. 82.
  72. ^questione della lingua in "Enciclopedia dell'Italiano", sutreccani.it.URL consultato il 7 settembre 2016.
  73. ^Uno sconosciuto: l'ateo filantropo barone d'Holbach, suelapsus.it.URL consultato il 16 febbraio 2014.
  74. ^ Giulio Ferroni,La poesia del dolore: Giacomo Leopardi, suemsf.rai.it.URL consultato il 16 febbraio 2014(archiviato dall'url originale il 3 febbraio 2014).
  75. ^Giacomo Leopardi,La ginestra o il fiore del deserto, inTutte le opere,Milano,Mondadori, 1937-1949, vol. I, p. 42
  76. ^G. Carducci,Opere, Bologna, Zanichelli, vol. XXVII, p. 36: «Queste odi poi le intitolai barbare, perché tali sonerebbero agli orecchi e al giudizio dei greci e dei romani, se bene volute comporre nelle forme metriche della loro lirica, e perché tali soneranno pur troppo a moltissimi italiani, se bene composte e armonizzate di versi e di accenti italiani».
  77. ^ab Natalino Sapegno,Disegno storico della letteratura italiana, Firenze, La Nuova Italia, 1973, pp. 738-45.
  78. ^abcd Natalino Sapegno,Disegno storico della letteratura italiana, Firenze, La Nuova Italia, 1973, pp. 734-38.
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  81. ^abNatalino Sapegno, Disegno storico della letteratura italiana, La Nuova Italia, Firenze, 1973, p.812
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  91. ^Il caso del Trellinismo, fenomeno unico al mondo Con “L’affaire” il libro dell’anno è di Piero Trellini, esploratore della complessità in “Corriere della Sera”, “Sette”, del 14 aprile 2023 e del 16 maggio 2023. .
  92. ^Khomeini - Intervista - Oriana Fallaci, suoriana-fallaci.com.URL consultato il 26 dicembre 2020(archiviato dall'url originale il 5 marzo 2020).
  93. ^A chi non teme il dubbio a chi si chiede i perché‚ senza stancarsi e a costo di soffrire di morire A chi si pone. il dilemma di dare la vita o negarla questo libro é dedicato da una donna per tutte le donne., suit.wikiquote.org.

Riferimenti

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  1. ^La grande energia che l'opera di Pasolini continua a trasmettere nel mondo è dovuta alla pluralità di campi d'intervento, alle incursioni piratesche in terreni al di fuori delle sue competenze e di mostrare le incoerenze, i punti deboli del sistema, e soprattutto la sua capacità di porre dubbi, seminare interrogativi, abbattere verità accettate convenzionalmente. Pasolini era uno straordinario uomo-orchestra, unre Mida che dominava i materiali espressivi più eterogenei, trasformandoli al minimo contatto (Gian Piero Brunetta, inCent'anni cinema italiano, Laterza, Bari 1991 - p. 494)

Bibliografia

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Voci correlate

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