Lastoria della Serie A, ovvero la massima serie delcampionato italiano di calcio, è iniziata nel 1898 con l'organizzazione delprimo campionato ufficiale e riporta gli avvenimenti salienti della massima divisione del calcio italiano dal 1898 a oggi.
Il torneo ha assunto la denominazione ufficiale di «Serie A» dalla stagione1929-1930, allorché venne introdotta stabilmente la formula agirone unico.

Sebbene gli storici parlino di giochi assai simili alcalcio risalenti al Medioevo, la storia del calcio moderno in Italia incominciò alla fine del XIX secolo dopo intensi traffici commerciali con l'Inghilterra. Furono infatti le città portuali a veder nascere i primiFootball Club, società prevalentemente calcistiche e formate in gran parte da soci britannici.
La più antica formazione italiana tra quelle che conservano tuttora il proprio atto fondativo è ilGenoa, fondato il 7 settembre 1893, sebbene alcune testimonianze sostengano che in tale data fosse già attivo l'Internazionale Torino (1891), a sua volta frutto della fusione di due precedenti sodalizi: ilTorino FCC (1887) e ilNobili Torino (1889). L'ultimo decennio dell'Ottocento vide poi nascere molte altre società: tra le varie si possono citare laTorinese nel 1894, ilLiguria nel 1896, laJuventus nel 1897, l'Ascoli nel 1898, ilMilan nel 1899 e ilPalermo nel 1900.

Nonostante i pionieri di questo sport fossero diffusi in tutto il Paese, era solo nell'Italia nord-occidentale che si aveva una concentrazione di squadre tali da poter disputare stabilmente degli incontri. Già dal 1896 laFederazione Ginnastica Nazionale Italiana organizzò uncampionato nazionale, nella prima edizione vinto dall'Udinese, cui seguì l'anno dopo l'affermazione dell'Unione Pro Sport Alessandria. I tornei FGNI continuarono a disputarsi annualmente, con alcune eccezioni, fino al 1913, senza però essere mai riconosciuti come ufficiali dalla futura FIGC.
LaFederazione Italiana del Football (FIF) fu fondata a Torino il 26 marzo 1898 e subito organizzò il primo campionato italiano di calcio riconosciuto come ufficiale, vinto dal Genoa. Sia il primo torneo, chiusosi in una sola giornata, sia i successivi erano strutturati su unsistema a eliminazione diretta, sul modello dellaCoppa d'Inghilterra. A partire dal 1900 a primi turni di carattere regionale, in caso di qualificazione, seguivano semifinali e finali su base nazionale, queste ultime concepite come atto conclusivo della manifestazione a cui accedevano due sole squadre. In questo periodo, visto l'esito delleamichevoli, solo tre regioni potevano schierare squadre in grado di combattersi in maniera equilibrata: il Piemonte, la Liguria e la Lombardia. Le formazioni delle altre regioni, invece, persino nelle amichevoli rimediavano spesso pesanti sconfitte da squadre del nord-ovest, anche non di primo piano. Il Genoa fu la prima «grande» delcalcio italiano, aggiudicandosi i primi tre campionati (1898,1899 e1900).

Fu il Milan, capitanato dal suo fondatoreHerbert Kilpin, la prima avversaria a riuscire a fermare la corsa del Genoa, aggiudicandosi il campionato del1901. Il Genoa si rifece l'anno successivo, per ottenere poi una seconda tripletta tricolore (1902,1903 e1904).
Lo svilupparsi del movimento calcistico convinse l'allora FIF, da poco iscrittasi allaFIFA, a una riforma del campionato, nel frattempo ridenominato in «Prima Categoria»: a partire dal1905, le gare secche vennero sostituite da una serie di gruppi preliminari, le cosiddette eliminatorie regionali, propedeutiche al girone finale nazionale, oltre all'introduzione della formula di andata e ritorno. La Juventus, squadra che aveva raggiunto le due precedenti finali, riuscì a cogliere il suo primo successo dopo un pareggio casalingo del Genoa contro laMilanese all'ultima giornata.

Mentre le pionieristiche società avversarie pian piano chiudevano i battenti, Genoa, Juventus e Milan erano i capisaldi di questo primordiale calcio italiano. Tuttavia, con il passare degli anni, la primigenia matrice inglese cominciò ad attenuarsi, mentre acquistò sempre maggiore rilevanza la nuova componente formata da giocatori della Svizzera tedesca: fu grazie a essi che il Milan tornò alla vittoria nel1906, dopo larinuncia per protesta della Juventus a disputare la finale di spareggio, bissando il successo anche nel1907.
Le stagioni1908 e1909 si caratterizzarono per il tentativo della Federazione di "nazionalizzare" a forza il campionato, favorendo le nostraneUnioni Sportive e Ginniche a discapito degli esterofiliFootball Club. I campionati di Prima e Seconda Categoria furono sdoppiati in due competizioni: una "italiana" autarchica, che assegnava il tradizionale titolo di "Campione d'Italia", e una "federale" aperta a tutti, abbinata al neonato titolo di "Campione Federale d'Italia". La sottrazione agli stranieri del diritto di competere per il titolo di "Campione d'Italia" provocò la tenace reazione dei Football Club, che fecero fallire il progetto della Federazione: essi dapprima saltarono un'intera stagione, rendendo il torneo "italiano" l'unico ufficiale del 1908, e successivamente boicottarono il solo campionato "italiano" 1909, imponendo alla FIF di riconoscere come titolo tricolore quello "federale". Ad approfittare della situazione fu laPro Vercelli, che vinse i due campionati regolari.

Nel1910, invece, in occasione della prima sperimentale introduzione sul modello dellaFirst Division inglese di un girone unico che avrebbe direttamente assegnato la vittoria alla squadra prima classificata,[1] i vercellesi persero il campionato dopo un polemico spareggio con l'Inter: il sodalizio nerazzurro, nato da una scissione del Milan in seguito ai già citati fatti del 1908, conquistò così il suo primo titolo nazionale.
La FIF, che intanto aveva cambiato nome nell'italiano Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC), era a questo punto intenzionata ad allargare gli angusti confini del torneo, onde conferirgli una reale valenza nazionale; il problema era, però, la netta differenza di valore tra le squadre provenienti dalle diverse parti del Paese. Nel 1910 la FIGC decise di innalzare il campionato veneto, che già si disputava da alcune stagioni, facendolo diventare parte del torneo nazionale con il nome di girone Veneto e includendovi anche unBologna privo di avversari in Emilia. Nel 1911 ilVicenza e nel 1912 ilVenezia furono i rivali dei campioni occidentali, in entrambi i casi la Pro Vercelli, che nella gara conclusiva ebbe sempre la meglio con cinque gol al passivo ai primi e tredici ai secondi.

Per garantire la definitiva patente di nazionalità al titolo, la FIGC aveva però bisogno che il campionato coinvolgesse anche tutto il Centro e il Sud, uscendo dai confini dellaPianura Padana. A quei tempi, le formazioni meridionali disputavano vari tornei regionali inquadrati nella Terza Categoria, livello consono in rapporto alla forza delle squadre del Nord. Per raggiungere l'obiettivo prefissatosi, la FIGC attuò una sfasatura tra l'organizzazione calcistica delle due parti del Paese, elevando d'ufficio i tornei del Sud alla Prima Categoria, pur non essendo tali raggruppamenti paragonabili a quelli settentrionali. Dato che, contemporaneamente, al Nord erano stati ristabiliti i gironi eliminatori regionali propedeutici al girone finale, gli incontri conclusivi tra i campioni del Nord e quelli del Sud presero il nome di «girone finalissimo» o, più brevemente, «finalissima». Nello stesso periodo vennero assegnati dieci titoli dicampione del Sud Italia. Tuttavia, tale complicato meccanismo rese sempre più lungo e affollato il campionato, anche perché, se da un lato si era istituito il torneo di «Promozione» che, come si evinceva dal nome, metteva in palio una serie di promozioni al massimo campionato, dall'altro, il sistema delle retrocessioni, già sperimentato nel1912-13, di fatto fu subito abbandonato a suon di ripescaggi.
Nel campionato1913-14 venne la volta del piccoloCasale, formazione del Monferrato, mentre il successivo torneo fu bloccato a un passo dalla conclusione (con il Genoa in quel momento primo nel girone finale Nord, e che avrebbe teoricamente dovuto disputare la finalissima contro i campioni dell'Italia meridionale) a causa dell'intervento italiano nellaprima guerra mondiale – fatto che portò a una sospensione dell'attività nazionale, sostituita dapprima da una specialeCoppa Federale e poi, per il triennio 1916-1919, da alcuni tornei calcistici a livello locale. Per l'ultima stagione regolare prima della Grande Guerra, il titolo del Genoa fu assegnato a tavolino solo dopo la fine delle ostilità belliche.

Con la ripresa postbellica del 1919 cominciarono intensi dibattiti in vista di una riduzione e razionalizzazione del campionato, ma tali discussioni sfociarono in un nulla di fatto a causa dell'ostruzionismo delle piccole formazioni di provincia, le quali temevano per il loro futuro all'interno di un eventuale torneo più elitario. L'Inter nel1920 e la Pro Vercelli nel1921 si laurearono così campioni dopo una lunga serie di gironi e partite, sconfiggendo nella finalissima rispettivamente ilLivorno e ilPisa. L'insofferenza delle società metropolitane giunse al culmine quando unprogetto di riforma presentato daVittorio Pozzo non passò all'assemblea federale per il voto contrario delle società minori: fu così che le ventiquattro squadre più forti e rappresentative abbandonarono la federazione, fondando laConfederazione Calcistica Italiana, con il compito di organizzare un campionato sul sistema del progetto Pozzo. Nel corso del decennio alcuni industriali, qualiEdoardo Agnelli (1923),Senatore Borletti (1926) eRenato Sacerdoti (1927) cominciarono a investire in squadre di calcio italiane, ovvero Juventus, Inter e Roma, rispettivamente.[2]
Nel 1922 si ebbero così due campioni: da una parte la semisconosciutaNovese inPrima Categoria, dall'altra una Pro Vercelli che, inPrima Divisione, giunse al suo canto del cigno. Tuttavia, l'insostenibilità della situazione portò le due fazioni a riconciliarsi sulla base delcompromesso Colombo, che consacrava la nuova massima categoria nellaPrima Divisione, composta da una Lega Nord, a regime di ventiquattro società, più unaLega Sud, che invece continuava con i vecchi gironi regionali:Fortitudo nel1922,Lazio nel1923,Savoia nel1924 eAlba Roma nel biennio1925-1926 furono i rispettivi vincitori.

Nel1923 e1924 il Genoa ottenne gli ultimi due dei suoi nove titoli – facendo in tempo a divenire la prima società a fregiarsi delloscudetto, da allora simbolo dei detentori del titolo. La riforma del 1922 aveva definitivamente cambiato il calcio italiano, che si avviava verso il professionismo, chiudendo le porte alle provinciali e a molte delle protagoniste di inizio Novecento.
Il 24 luglio 1923 fu una data di rilievo per il calcio italiano poiché l'arrivo alla presidenza della Juventus diEdoardo Agnelli diede inizio al più duraturosodalizio imprenditoriale-sportivo nel Paese, da allora pressoché ininterrotto – ununicum nel panorama calcistico mondiale.[3] Lafamiglia Agnelli portò nel calcio italiano nuovi criteri manageriali mutuati dall'esperienza nelle aziende,[4][5] dall'organizzazione interna del club alla modernizzazione delle proprie infrastrutture,[6] e che, in un panorama calcistico ancora semidilettantistico,[7] fecero della Juventus una delle prime società peninsulari con uno status professionisticoante litteram.[6] Ilmetodo gestionale introdotto dagli Agnelli nella Juventus ebbe un ruolo decisivo nellasvolta verso il professionismo e nell'ulteriore affermazione popolare del calcio in Italia,[3][8] permettendo a questo di crescere esponenzialmente grazie all'ingresso di nuovi capitali privati anche negli altri club e alla Juventus di aumentare sempre più la loro influenza sul movimento nazionale a partire dalsecondo dopoguerra.[9][10]

Gli investimenti degli Agnelli di lì a pochi anni fecero fiorire definitivamente la Juventus,[11] all'epoca ancora solo «una [...] tra le tante» quanto a seguito e blasone[12] e in precedenza riemersa grazie aGiuseppe Hess da una lunga crisi sportiva (occasionata dalla scissione che nel 1906 aveva fatto nascere ilTorino). Nel giro di tre decenni la Juventus divenne infatti la più titolata d'Italia e contemporaneamente uno strumento anticampanilistico che contribuì fortemente alla formazione di un'identità nazionale.[13][14][15]
A fronte di una rampante Juventus nell'immediato nacque a metà del decennio l'astro del Bologna, che, sospinto dalle reti diAngelo Schiavio, raggiunse lo scudetto nel1925 dopo unalunga e controversa serie di finali contro il Genoa, segnate da contestate decisioni arbitrali e giudiziarie, e conseguenti gravi disordini di ordine pubblico che sfociarono persino in scontri con colpi diarmi da fuoco.[16] La finale del 1925 sancì di fatto la fine dell'epoca d'oro del Genoa; con la prima e storica grande del campionato definitivamente avviata sul viale del tramonto, il Bologna e la Juventus divennero le due nuove potenze del torneo, ritrovandosi a contendere direttamente tra loro la vittoria l'anno successivo: questa volta a prevalere fu la Juventus, guidata in campo dalcapitanoVirginio Rosetta e dalportiere dellanazionaleGianpiero Combi, che si aggiudicarono il loro secondo scudetto a ventuno anni di distanza dal precedente.

Nel frattempo nell'agosto 1925 fu stabilito che a partire dalla stagione 1926-1927 il massimo campionato, ribattezzato Divisione Nazionale, sarebbe stato a girone unico e vi sarebbero state ammesse 16 squadre della Lega Nord ma nessuna squadra della Lega Sud.[17] Il piano di riforma non mancò di suscitare polemiche. Le squadre del centro-sud, tra cui l'Alba, protestarono per l'esclusione dalla massima divisione richiedendo l'ammissione in sovrannumero del campione della Lega Sud 1925-1926.[18] Inoltre la fattibilità del girone unico a 16 squadre fu messa in dubbio dalCorriere della Sera, nel numero dell'8 giugno 1926, sulla base del fatto che, a causa di problemi organizzativi, i due gironi da 12 squadre del campionato 1925-1926 sarebbero terminati solo a luglio inoltrato. Nell'estate 1926, con laCarta di Viareggio, il governo fascista riorganizzò il campionato abolendo la divisione tra Lega Nord e Lega Sud, ritenuta inaccettabile secondo gli ideali nazionalistici del regime che la consideravano un motivo di divisione per il Paese. Le vecchie leghe settentrionali e meridionali vennero di conseguenza smantellate: diciassette formazioni provenienti dal Nord e tre provenienti dal Sud (l'Alba Roma, la Fortitudo Roma rinominata appositamente Fortitudo Pro Roma e ilNapoli) furono iscritte alla nuovaDivisione Nazionale che apriva ufficialmente le porte al professionismo. Tuttavia, a causa dell'allargamento da 16 a 20 squadre onde includere tre squadre della Lega Sud (oltre a una ulteriore squadra settentrionale), la riforma del girone unico fu rinviata di tre anni.[19]
La nuova formula della manifestazione prevedeva in luogo della serie di finali un raggruppamento conclusivo comprendente le migliori squadre della fase eliminatoria. Il Torino, allestito dal presidente e conteEnrico Marone diCinzano, vinse il proprio girone grazie anche al contributo del cosiddetto «Trio delle Meraviglie» composto daJulio Libonatti,Adolfo Baloncieri eGino Rossetti, laureandosicampione d'Italia. La gioia granata fu però di breve durata, in quanto nell'autunno successivo incappò nello scandalo delcaso Allemandi, venendo accusata di avere avvicinato e corrotto il terzino juventinoLuigi Allemandi, fatto che costò la revoca dello scudetto. La reazione psicologica alla condanna, avvenuta al termine di un procedimento giudiziario controverso, fu comunque la molla per il rilancio in classifica del Torino, protagonista di un avvio di stagione poco deciso. La sorte volle che lanuova annata divenisse quasi la copia della precedente e, pareggiando 2-2 (dopo il 3-0 dell'andata) contro il Milan il 22 luglio aSan Siro, i piemontesi si aggiudicarono nuovamente il titolo.

Il deciso attivismo delgerarcafascistaLeandro Arpinati, nel frattempo divenuto presidente federale, partorì una novità che divenne tappa storica per il calcio italiano, ormai pronto a una svolta che lo portasse ad assumere un'organizzazione simile a quella delcampionato inglese: nel marzo 1928 fu così annunciata l'introduzione in pianta stabile anche in Italia della formula del girone unico (già fugacemente sperimentata vent'anni addietro),[1] a decorrere dalla stagione 1929-1930.[20] Il campionato ai nastri di partenza sarebbe stato quindi l'ultimo disputato con la formula dei due gironi introdotta nel 1921, mentre dalla stagione successiva le grandi squadre sarebbero state riunite in un torneo denominato «Divisione Nazionale Serie A» – più semplicemente Serie A – mentre le escluse avrebbero costituito l'altrettanto ineditaSerie B («Divisione Nazionale Serie B»).[21] A tal fine Arpinati decise unilateralmente l'allargamento «una tantum» dell'ultimo torneo di Divisione Nazionale, includendovi varie squadre cadette nel tentativo di dare maggiore rappresentatività geografica alla manifestazione e la cui finale vide il Torino perdere 1-0 con il Bologna nello spareggio (andata a Bologna finita con il punteggio di 3-1, e ritorno a Torino conclusosi per 1-0) disputato alFlaminio di Roma.
Nel 1929 la FIGC e Arpinati realizzarono un campionato nazionale a girone unico. Il progetto iniziale prevedeva una Serie A composta da sedici squadre, ovvero quelle che si erano classificate tra le prime otto nei due gironi in cui era diviso ilcampionato precedente. Tuttavia il protrarsi dello spareggio per l'ottavo posto tra Napoli e Lazio, unito al ripescaggio dellaTriestina effettuato per motivi patriottici, portò ad ammettere anche queste ultime innalzando il numero delle squadre a diciotto. Il 6 ottobre 1929 si disputarono le prime nove partite del campionato 1929-1930 che alla fine, con 50 punti (frutto di 22 vittorie e 6 pareggi in 34 partite disputate) e due punti di vantaggio sul Genoa, vide il successo della neonata Ambrosiana diGiuseppe Meazza, una squadra creata dal regime fascista fondendo di autorità l'Inter con la Milanese.

Nella stagione1930-1931 iniziò il periodo favorevole della Juventus di Edoardo Agnelli, che potendo contare già da un paio di anni sul solido triodifensivoCombi-Rosetta-Caligaris in estate aveva inoltre ingaggiato dall'Alessandria l'allenatoreCarlo Carcano e la mezzalaGiovanni Ferrari. La Juventus partì bene e nonostante una leggera flessione che l'aveva fatta avvicinare dalla giovaneRoma (sorta pochi anni prima dalla fusione tra Alba, Fortitudo eRoman) si aggiudicò il terzo titolo, ripetendosi anche l'anno successivo dopo avere superato in rimonta il Bologna.
Per il campionato1932-1933 la Juventus promosse in prima squadra un promettente diciottenne,Felice Borel, il quale si rivelò un elemento importante con le sue 29 reti in 28 presenze: fu una scommessa vinta che fruttò il terzo scudetto consecutivo; nel corso dell'annata la Juventus dovette rincorrere a lungo l'Ambrosiana-Inter (che adottò tale nome dopo che la Milanese venne ricostituita nel 1932), ma alla fine conquistò il titolo, seguito da un quarto consecutivo nell'edizione1933-1934. Quest'ultimo campionato si segnalò anche per la prima retrocessione del Genoa, evento che marcava definitivamente la fine del calcio dei pionieri e a cui andò ad aggiungersi quella della Pro Vercelli nel1934-1935, l'altra protagonista della fase precedente l'introduzione del girone unico.
Dopo il successo dell'Italia alcampionato del mondo 1934 i campioni uscenti della Juventus operarono un discreto rinnovamento della formazione. La nuova stagione vide laFiorentina per lunghi tratti capolista, inseguita da Juventus e Ambrosiana-Inter. Tuttavia nella lunga distanza la Fiorentina mollò la presa, sicché la lotta si concluse quando l'Ambrosiana perse a Roma, lasciando alla Juventus il settimo scudetto,quinto consecutivo. Il lustro di successi della Juventus si chiuse bruscamente il 15 luglio 1935, quando il presidente Edoardo Agnelli morì improvvisamente a Genova, ucciso dall'elica del suo idrovolante dopo che questo era caduto in mare.

Nel1935 le squadre partecipanti alla Serie A erano state ridotte a sedici già da un anno, così come previsto nel progetto originale del 1929. Emerse subito il Bologna diRenato Dall'Ara, formazione cui i giornalisti, dopo i successi conseguiti a inizio decennio nellaCoppa dell'Europa Centrale, avevano attribuirono la denominazione di «squadra che tremare il mondo fa»: sospinti dalle reti diAngelo Schiavio, i petroniani dovettero guardarsi le spalle dai campioni uscenti della Juventus e dal Torino, che a un certo punto raggiunse anche la testa della classifica, inserendosi poi nella contesa anche la Roma. Il testa a testa fu molto combattuto, ma alla fine fu il Bologna a conquistare il terzo scudetto, ripetendosi anche l'anno successivo dopo avere recuperato in corsa la Lazio diSilvio Piola.
Il ritiro di Schiavio penalizzò il Bologna che nel1937-1938 cedette il titolo a un'Ambrosiana-Inter che seppe tenere a bada il ritorno primaverile della Juventus.Renato Dall'Ara cercò sul mercato unattaccante che sapesse cogliere la pesante eredità di Schiavio e fu così ingaggiato l'uruguaianoHéctor Puricelli, il quale, capitalizzando al meglio icross dell'ala destraAmedeo Biavati, vinse la classifica dei cannonieri e riportò il Bologna allo scudetto.
La sfida tra Bologna e Ambrosiana-Inter divenne una costante in un'Italia sull'orlo della seconda guerra mondiale. Se nel1940 dopo un lungo inseguimento l'Ambrosiana-Inter riuscì a riprendere e superare il Bologna battendoli nel decisivo incontro dell'Arena Civica, nel1941 nulla poterono di fronte al Bologna del sesto scudetto.

La stagione1941-1942 vide la fine del ciclo del Bologna, incapace di portare avanti un ormai improcrastinabile ricambio generazionale. Con l'Ambrosiana-Inter pure incappata in un campionato negativo in cui rischiò la retrocessione l'inedita lotta al vertice vide protagonisti il Torino e dueoutsider, ovvero il Venezia sospinto dai giovaniEzio Loik eValentino Mazzola, e la Roma dell'allenatore unghereseAlfréd Schaffer e del ventenne cannoniereAmedeo Amadei, che in campionato segno 18reti in 30 presenze.
Fu proprio la Roma a prendere la testa della classifica nelle prime giornate, tallonata da Torino e Venezia. Un calo in primavera le costò prima l'aggancio e poi il sorpasso da parte delle due rivali, con il Torino che nelle settimane seguenti parve essere in grado di lanciare l'allungo decisivo, ma una volta superato il loro transitorio momento la Roma riprese a marciare speditamente fino a tornare in vetta al terzultimo turno, anche approfittando dell'esito dello scontro diretto tra Torino e Venezia. Con la vittoria del 14 giugno 1942 contro il già retrocessoModena allostadio Nazionale festeggiò il suo primo scudetto e divenne la prima squadra della vecchia Lega Sud a squarciare la storica egemonia del Nord sul campionato.
Il trionfo della Roma rimase estemporaneo poiché il presidente del TorinoFerruccio Novo, deluso dall'occasione persa, palesò immediati intenti di rivalsa acquistando dal Venezia le due rivelazioni Loik e Mazzola. Il salto di qualità fu notevole e nel torneo1942-1943 il Torino conquistò dopo tre lustri di attesa il secondo scudetto, pur tra l'inaspettata concorrenza delLivorno con cui diede vita a una fuga a due protrattasi per l'intera annata. Il Livorno, già finalista nel lontano 1920, riuscì a guidare la classifica per larghi tratti e lasciò strada al Torino solo nelle ultime giornate, chiudendo al secondo posto. La forza del Torino si riflesse sull'intera stagione, divenendo la prima formazione italiana a conseguire undouble grazie all'ulteriore affermazione nellaCoppa Italia.

Nel frattempo in un'Italia provata dagli eventi della seconda guerra mondiale le invasioni di Alleati al Sud e nazisti al Nord spaccarono il Paese in due, costringendo la FIGC all'interruzione forzata del campionato nazionale.[22] Trascorse così un biennio in cui il calcio italiano vide solamente l'organizzazione di alcunitornei a carattere regionale o interregionale, per giunta non sempre riconosciuti a livello ufficiale. Nella stagione 1943-1944 si disputò nellaRepubblica Sociale Italiana uncampionato di guerra, strutturato in eliminatorie regionali e una successiva fase interregionale, che fu vinto a sorpresa dai Vigili del Fuoco della Spezia sul Grande Torino, ma la validità della competizione per lo "scudetto" fu disconosciuta dalla stessa FIGC fascista.[23] Nella stagione 1944-1945 la FIGC legittima, operante nel Centro-Sud, intendeva organizzare delle finali interregionali per l'assegnazione del titolo di "Campione dell'Italia Liberata" ma per problemi organizzativi fu disputata solo la fase regionale.[24][25][26]
Il campionato tornò nella stagione1945-1946 con una formula speciale, secondo la quale le squadre furono separate in due gironi geografici con un raggruppamento finale di otto squadre. Furono le due compagini torinesi a contendersi il titolo, che andò ancora al Torino grazie al passo falso della Juventus a Napoli all'ultima giornata.
Fu nell'annata1946-1947 che si ricrearono le condizioni per un girone unico: le squadre ammesse furono venti, quante ne sarebbero rimaste fino al1951-1952. La Juventus sembrò dapprima in grado interrompere l'egemonia dei rivali del Torino, ma il superiore tasso tecnico di quest'ultimi prevalse ancora, permettendo loro di cogliere il quarto scudetto. Il 1947 si segnalò inoltre per il sorprendente Modena, che colse il suo migliore piazzamento della storia con il terzo posto finale, ma soprattutto per il risveglio del Milan, che condusse a lungo la classifica prima di cedere sotto i colpi dell'inesperienza, lasciando primo posto e titolo ancora al Torino. Per il Milan si trattò comunque del miglior risultato dal 1912, un'inversione di tendenza che li avrebbe portati ad attendere pochi anni prima di tornare al successo, cosa che avvenne nell'edizione1950-1951.

Frattanto il campionato1947-1948 ebbe la particolarità di essere l'unico fin qui disputato a ventuno club stante il ripescaggio ancora una volta per ragioni patriottiche della Triestina, che peraltro colse nell'occasione un sorprendente secondo posto dietro a quello che nel frattempo era ormai divenuto noto come ilGrande Torino, il quale non sembrava avere più rivali: colonne portanti della nazionale italiana alla quale fornì la quasi totalità dell'organico, anche nell'edizione1948-1949 prese ben presto il comando della graduatoria e nonostante qualche segno di affanno mantenne un discreto vantaggio finché il 30 aprile 1949, pareggiando a San Siro contro gli inseguitori dell'Inter (che dal 1945 era tornata al suo nome originario), ipotecò il quinto scudetto consecutivo di un vittorioso ciclo, che tuttavia si interruppe improvvisamente e tragicamente di lì a pochi giorni. Il 3 maggio la squadra del Torino si recò a Lisbona per un'amichevole contro ilBenfica: al termine del viaggio di ritorno a causa del maltempo l'aeroplano che li stava riportando in Italia perse la rotta e anziché puntare sull'aeroporto di Torino-Aeritalia si schiantò contro il terrapieno della basilica di Superga. Nessuno degli occupanti sopravvisse allasciagura e il Paese perdeva una delle più forti squadre che abbiano mai partecipato alla Serie A, che quell'anno fu assegnata a tavolino al Torino, che giocò le ultime quattro partite con la squadra «Ragazzi» e contro avversarie composte anch'esse da elementi delle giovanili.[27][28][29]
La tragedia di Superga segnò il tramonto delle gerarchie che s'impossero nel corso della prima metà del XX secolo e diede inizio all'era moderna del campionato nazionale caratterizzata dall'egemonia, in periodi alterni, delle squadre che sarebbero divenute note anche a livello internazionale come le «tre grandi» del calcio italiano: la Juventus, il Milan e l'Inter. Da qui in avanti, le altre società della Serie A saranno destinate solo a brevi e mai stabili passaggi ai vertici delle classifiche.

Il primo campionato del post-Superga,1949-1950, rimase comunque a Torino, stavolta nelle mani della Juventus allenata dall'ingleseJesse Carver, il primo tecnico ad applicare ilgioco a zona nel calcio italiano.[30] La Juventus seppe tenere a bada il Milan nonostante la penante sconfitta casalinga per 1-7 che le inflisse. Assai prolifici in attacco, dove potevano contare sul triosvedese delGre-No-Li, conGunnar Nordahl, ariete di 190 cm che vinse cinque volte il titolo di capocannoniere, il Milan peccava ancora in difesa: alcuni acquisti di valore, tra cui quello diArturo Silvestri, sistemarono anche il reparto arretrato, cosicché nell'edizione1950-1951 il Milan tornò dopo quarantaquattro anni allo scudetto, vinto in rimonta sull'Inter. Dopo unanuova stagione appannaggio della Juventus, e la riduzione del numero delle partecipanti a diciotto, venne il turno dell'Inter che si affermò per il successivo biennio1953-1954.
Nel 1954 l'editoreAndrea Rizzoli comprò il Milan con l'ambizione di portarlo ai massimi livelli sia in campo nazionale sia nelle nascenticompetizioni confederali. Acquistato ilcentrocampista uruguaianoJuan Alberto Schiaffino, stella delcampionato del mondo 1954 in Svizzera, il Milan dominò un campionato che alla sua conclusione fu toccato dalla prima serie di scandali dopo quello del 1927, e che portò alla retrocessione a tavolino diCatania e Udinese.

Il dominio delle «tre grandi», così come iniziarono a essere chiamate Inter, Juventus e Milan, ebbe un momento di pausa nell'edizione1955-1956, quando la Fiorentina ottenne il primo scudetto per laToscana dopo una lunga fuga che si concluse con dodici punti di scarto sul Milan, ma che riprese subito con un nuovo titolo a testa per il Milan e per la Juventus: per quest'ultima, l'affermazione della stagione1957-1958 significò il decimo scudetto della sua storia, portandola da una parte a essere la prima squadra a fregiarsi di una «stella» permanente sulle maglie, simboleggiante il traguardo sportivo raggiunto, e dall'altra a divenire da allora il club più titolato d'Italia, superando il Genoa.
Mentre la Fiorentina ottenne tra il1956-1957 e il1959-1960 il primato di quattro secondi posti consecutivi, Milan e Juventus si spartirono gli scudetti nel quadriennio tra iMondiali diSvezia 1958 eCile 1962: il Milan nel 1957 e1959, e la Juventus nel 1958 e1960, anche grazie a due attaccanti sudamericani comeJosé Altafini eOmar Sívori. Nel 1960, in pieno regime commissariale, la FIGC introdusse la novità dell'innalzamento a tre del numero delle retrocessioni, determinando a lungo andare un maggiore ricambio delle partecipanti al massimo campionato.

Nel 1960Angelo Moratti, presidente dell'Inter da un lustro, aveva affidato la panchina della squadra all'argentinoHelenio Herrera, allenatore che rigenerò la rosa insidiando la Juventus nel1960-1961 e il Milan nel1961-1962, con entrambe le squadre che ottennero i rispettivi scudetti in rimonta sull'Inter. Fu il campionato mondiale in Cile a cambiare le carte in tavola e a dare spazio a formazioni più giovani come quella di Herrera, che raggiunse lo scudetto nell'edizione1962-1963. Al Milan, invece, le dimissioni del presidente Rizzoli, che con la conquista dellaCoppa dei Campioni e la costruzione del centro sportivo diMilanello considerò completo il suo apporto al club, chiusero un ciclo. Con il periodo di transizione in cui versava la Juventus il campo fu libero per le ambizioni dell'Inter.
Nelcampionato successivo l'Inter trovò un ostacolo nel redivivo Bologna diFulvio Bernardini. Rossoblù e nerazzurri chiusero a pari punti, rendendo necessaria – per la prima e fin qui unica volta nella storia del girone unico – la disputa di uno spareggio: il 7 giugno 1964 all'Olimpico di Roma il Bologna vinse 2-0, conseguendo il suo settimo e fin qui ultimo scudetto.
L'Inter ebbe modo di rifarsi l'anno successivo, in cui riuscì in una rimonta apparsa a tratti proibitiva ai danni dei concittadini milanisti, dopo che questi erano arrivati a un vantaggio financo di sette punti nel corso del campionato. Nell'edizione1965-1966, invece, i nerazzurri mantennero la vetta della classifica per tutta la stagione: fu il decimo scudetto che valse loro la stella, otto anni dopo quella della Juventus.

L'estate 1966 segnò uno spartiacque nella storia del calcio italiano: la disfatta della nazionale italiana alcampionato del mondo 1966 in Inghilterra con la sorprendente eliminazione per mano della modestaCorea del Nord sfociò nell'adozione in pianta stabile di una decisione già presa in via temporanea dalla FIGC l'anno precedente, ovvero il blocco agli ingaggi di calciatori stranieri provenienti dai campionati esteri: i soli già tesserati da club italiani poterono continuare a militare in Serie A.[31]
Tuttavia né tale limitazione alcalciomercato né le fatiche del mondiale inglese sembrarono intaccare il predominio dell'Inter su un torneo, quello del1966-1967, che fu dominato per larga parte. Sul finire della stagione per l'Inter, prima in Serie A e finalista inCoppa dei Campioni, parve profilarsi una nuova campagna densa di vittorie. Invece il 25 maggio 1967 a Lisbona la rimonta degli scozzesi delCeltic fece sfumare la possibilità di un ulteriore trionfo europeo, e tre giorni dopo perse contro ilMantova per un errore del portiereGiuliano Sarti su tiro dell'ex attaccante dell'InterBeniamino Di Giacomo, cedendo il titolo alla cosiddetta Juventus «socialdemocratica» forgiata dal ginnasiarcaparaguaianoHeriberto Herrera; infine il successivo 7 giugno, l'eliminazione in semifinale di Coppa Italia per mano della formazione diSerie B delPadova sancì improvvisamente il capolinea per laGrande Inter.
Sempre il1967 segnò il ritorno del torneo a sedici partecipanti, e dopo un quadriennio il primato sul calcio nazionale passò nelle mani del Milan. Col ritorno in panchina diNereo Rocco, la società del giovane presidenteFranco Carraro aprì un nuovo ciclo di vittorie che, oltre allo scudetto della stagione 1967-1968, diede ai rossoneri anche varie affermazioni internazionali grazie al contributo dei suoi campioni, su tuttiGianni Rivera.
L'annata seguente, un Milan distratto dagli obiettivi internazionali non seppe ripetersi; fu invece la rivelazioneCagliari a mantenere per molte settimane il comando della graduatoria, ma l'inesperienza giocò loro contro e alla lunga uscì la forza della più solida Fiorentina diBruno Pesaola, retta dalla tecnica diAmarildo e del giovane capitanoGiancarlo De Sisti: quello del campionato1968-1969 rimane il secondo e ultimo scudetto per la compagine toscana.

Un Cagliari sostenuto dai gol diGigi Riva ripartì alla testa della classifica l'anno seguente. Quando nell'inverno 1970 fu avvicinato da due potenze come Inter e Juventus il Cagliari allenato daManlio Scopigno riuscì a tenere a debita distanza le inseguitrici e il 12 aprile battendo 2-0 ilBari allostadio Amsicora conquistò uno storico scudetto: fu infatti la prima e tuttora l'unica affermazione in campionato di una società delle isole, nonché la prima del Mezzogiorno, mentre la città di Cagliari coi suoi 170 000 abitanti divenne la più piccola a vincere la Serie A a girone unico.
Il Cagliari sembrò partire bene anche nellastagione seguente e dopo la vittoria in casa dell'Inter del 25 ottobre cullò il sogno di un secondo trionfo. Tuttavia sei giorni dopo a Vienna durante la partita tra Italia eAustria un grave infortunio mise fuori gioco Riva, compromettendo in parte la sua carriera. Il campionato tornò a Milano, con l'Inter che recuperò il Milan e colse il suo undicesimo titolo.

Nel 1974 toccò alla Lazio dell'allenatoreTommaso Maestrelli scrivere per la prima volta il proprio nome nell'albo d'oro della Serie A. La Lazio, che già nel campionato1972-1973 aveva dimostrato di essere in grado di lottare fino all'ultima giornata per lo scudetto nonostante il ruolo dineopromossa e smentendo così chi la considerava una meteora tra le grandi dell'epoca, si ripropose in vetta alla classifica durante tutta lastagione seguente fino a conquistare lo scudetto: un titolo dovuto in parte ai 24 gol in 30 presenze del capocannoniereGiorgio Chinaglia, alle prestazioni dei centrocampistiLuciano Re Cecconi eMario Frustalupi e a quelle del capitanoGiuseppe Wilson, oltre che alle doti tecniche e umane di Maestrelli.
Nel frattempo, nell'estate 1971 una riforma societaria aveva portato ai vertici della Juventus l'ex capitano ebandieraGiampiero Boniperti, uomo di fiducia diGianni Agnelli. Nei primi anni 1970 Boniperti diede il la a una politica societaria volta ad aggiungere annualmente alla rosa un gran numero di promettenti giovani: così facendo, pur nel quadro di un generale scadimento tecnico del torneo, la nuova dirigenza seppe dare vita a un ciclo di tre lustri in cui la Juventus rafforzò definitivamente il proprio primato nell'albo d'oro del campionato.

Nelle prime stagioni il dualismo fu col Milan di Nereo Rocco: già nell'edizione1971-1972 il capitano Rivera fu pesantemente squalificato per le sue accuse al «palazzo», ma nel campionato 1972-1973 la lotta divenne ancora più aspra. Il torneo vide una serrata lotta a tre fra il Milan, la Juventus e la Lazio, con i primi favoriti fino allo scontro diretto dell'Olimpico perso dal Milan col punteggio di 1-2. In un clima di tensioni la corsa del Milan subì un arresto e all'ultima giornata la squadra, anche stanca per la vittoriosa trasferta di Salonicco contro ilLeeds Utd che in settimana gli aveva fruttato laCoppa delle Coppe), perse inaspettatamente sul campo delVerona col punteggio di 3-5, subendo il sorpasso della Juventus. La sconfitta delBentegodi, passata alla storia come la «Fatal Verona», lasciò il segno sul Milan aprendo un'instabilità dirigenziale ultradecennale che si tradusse in scarsi risultati sul campo.
Il campionato 1973-1974 vide invece la succitata Lazio rispondere prontamente alla Juventus, riportando lo scudetto nella Capitale a oltre trent'anni dalla precedente affermazione dei concittadini romanisti.

Il ritorno diCarlo Parola dopo dodici anni sulla panchina della Juventus coincise con il loro riscatto. Con i campioni in carica della Lazio distratti daltumore al fegato che stava affliggendo il loro allenatore Maestrelli, la Juventus, aiutata dalle reti diPietro Anastasi, vinse di nuovo il titolo nel1974-1975, staccando di due punti il Napoli "all'olandese" allenato daLuís Vinício: decisive si rivelarono le due vittorie negli scontri diretti (6-2 al San Paolo, a causa dell'atteggiamento troppo spericolato dei partenopei, e 2-1 al Comunale, con rete decisiva dell'ex Altafini). Nelcampionato successivo la Juventus, malgrado fosse spesso protagonista di insperati recuperi, perse uno scudetto che pareva assai vicino: la sconfitta avvenne per mano dei concittadini del Torino, ricostruiti pazientemente negli anni precedenti daOrfeo Pianelli e che in questa stagione, sostenuti dal «pressing» a tutto campo voluto dal tecnicoLuigi Radice e dalla potenza di fuoco dei «gemelli del gol»Pulici eGraziani, tornò al successo a oltre un quarto di secolo dalla tragedia di Superga.
L'edizione1976-1977 fu dominata da Juventus e Torino, che distanziarono di quindici punti le inseguitrici. In un campionato dai punteggi record, i bianconeri dell'emergente tecnicoGiovanni Trapattoni riuscirono alrush finale a superare i granata per una sola lunghezza: toccando quota 51 punti, l'undici capitanato daGiuseppe Furino stabilì un primato ineguagliato nella Serie A a 16 squadre.[32] Anche nel torneo1977-1978 lo scudetto fu appannaggio della Juventus, che precedette al secondo posto, questa volta con maggior agio, ancora il Torino insieme alla sorpresaLanerossi Vicenza diGiovan Battista Fabbri e della rivelazionePaolo Rossi, capocannoniere del torneo, i quali conseguirono il miglior risultato di unaneopromossa in massima serie.

Ilcampionato del mondo 1978 in Argentina vide da parte della nazionale italiana un grande impiego di elementi della Juventus e del Torino, cosa che si riflesse sulsuccessivo campionato portando a un rimescolamento nei rapporti di forza. Con Juventus e Torino indeboliti da giocatori "svuotati" fisicamente, nella stagione 1978-1979 il Milan guidato in panchina daNils Liedholm vinse senza troppe difficoltà il suo decimo scudetto, assicurandosi così anch'esso, dopo Juventus e Inter, quella «stella» mancata sei anni prima. La piazza d'onore andò per il secondo anno di fila a una sorpresa, ilPerugia diIlario Castagner, rocciosa provinciale che fu l'unica capace di reggere il ritmo del Milan, toccando in tal modo l'apice della propria storia: nell'occasione mise inoltre a segno uno storicoprimato di imbattibilità diventando la prima squadra nell'epoca del girone unico a chiudere un torneo di Serie A senza subire sconfitte.[33]
Il campionato1979-1980 fu l'anno del dodicesimo scudetto dell'Inter, allenata daEugenio Bersellini e guidata in campo daAlessandro Altobelli edEvaristo Beccalossi, oltre allo scandalo delTotonero: il 23 marzo laGuardia di Finanza fece irruzione negli stadi arrestando quattordici tesserati coinvolti in un giro di scommesse clandestine e compravendita di partite, coinvolgendo la Lazio e il Milan, che furono retrocesse a tavolino inSerie B, mentre numerose altre società subirono pesanti penalizzazioni. Nello scandalo furono coinvolti calciatori di primo livello comeEnrico Albertosi, portiere di un Milan per la prima volta nella sua storia retrocesso,Bruno Giordano,Lionello Manfredonia e Wilson della Lazio, nonché Paolo Rossi che il Lanerossi aveva ceduto in prestito al Perugia: quest'ultimo fu squalificato per un biennio e costretto a saltare ilcampionato d'Europa 1980 giocato pochi mesi dopo proprio in Italia.
Il campionato uscì dallo scandalo assai indebolito, tanto che per correre ai ripari di fronte allo scadimento tecnico del torneo (certificato dal dimezzamento dei posti disponibili per l'Italia inCoppa UEFA), oltre che invertire la rotta circa i deludenti risultati del precedente decennio nelle competizioni europee da parte dei club italiani, nell'estate 1980 la FIGC decise di abbandonare la quasi quindicennale autarchia imposta dopo la disfatta coreana della nazionale al campionato del mondo 1966, permettendo nuovamente alle squadre di Serie A l'ingaggio di un giocatore di origine non italiana: con la successiva estensione dapprima a un secondo e poi a un terzo posto in rosa la cosiddetta «riapertura delle frontiere» diede inizio a un rinnovato periodo di trionfi in ambito internazionale da parte di club italiani, che si sarebbe protratta sino alla fine del II millennio.[34]

Il campionato1980-1981 fu avvincente fino all'ultima giornata e dominato dalla lotta per il titolo fra la Juventus, il Napoli e la Roma del presidenteDino Viola e dell'allenatoreNils Liedholm. Ciò ebbe un picco alla terzultima giornata del 10 maggio 1981 in occasione dello scontro diretto tra Juventus e Roma al Comunale, quando un gol del difensore della RomaMaurizio Turone fu annullato dalla terna arbitrale perfuorigioco:[35] la rete, che avrebbe significato il sorpasso della Roma al vertice della classifica a due giornate dalla fine, rimase un argomento caldo del calcio italiano per i decenni a venire.[36] Lo scudetto venne assegnato nell'ultimo turno del 24 maggio con la vittoria casalinga della Juventus per 1-0 contro la Fiorentina e con il pareggio della Roma per 1-1 in trasferta contro l'Avellino.

Argomentazioni similari al «gol di Turone» trovarono nuova linfa nel1981-1982, quando il testa a testa tra la Juventus e la Fiorentina diGiancarlo Antognoni si risolse solo all'ultimo turno, il 16 maggio 1982, in occasione del quale un gol dei toscani in casa di un pericolante Cagliari fu annullato, tra le recriminazioni dei giocatori viola, mentre in trasferta contro ilCatanzaro unrigore diLiam Brady premiava i bianconeri consegnando loro il ventesimo scudetto, quello della «seconda stella».[37] Si trattò del primo successo per una squadrasponsorizzata, vista la liberalizzazione avvenuta a inizio stagione circa la presenza di marchi pubblicitari sulle uniformi. L'anno dopo la Roma diBruno Conti eFalcão tornò al titolo a quarantuno anni da quello del 1941-1942. La lotta fra Juventus e Roma divenne una «classica» degli anni 1980, e vide imporsi ancora una volta i bianconeri nel1983-1984.
Con la Juventus impegnata nell'inseguire il successo inCoppa dei Campioni, il campionato1984-1985 (che passò agli annali anche per il numero massimo di spettatori negli stadi tra paganti e abbonati nella storia del girone unico, circa trentottomila a partita) vide concretizzarsi il successo di una provinciale: sei decenni dopo l'epopea della Pro Vercelli fu il Verona diOsvaldo Bagnoli e del capitanoRoberto Tricella ad apporre il suo nome nell'albo d'oro dello scudetto. I veneti, tornati da tre stagioni in Serie A, ma subito capaci di mantenersi stabilmente nelle zone alte della graduatoria, arrivarono quell'anno al salto di qualità grazie a due campioni stranieri, il tedescoBriegel e il daneseElkjær, inseriti in un'intelaiatura composta in gran parte da comprimari "bocciati" dalle grandi squadre, tra cuiGarella,Fanna,Di Gennaro eGalderisi. Al termine di una stagione che li vide battagliare contro Inter e Torino, la matematica certezza del titolo arrivò il 12 maggio 1985 col pareggio sul campo dell'Atalanta, un 1-1 che diede ai gialloblù il punto decisivo per respingere gli ultimi assalti delle inseguitrici. Era dalla vittoria della Novese nel 1922, che una città non capoluogo di regione non chiudeva la classifica davanti a tutti, e mai più sarebbe accaduto nei decenni a venire.[38][39]

L'affermazione della piccola compagine veronese assunse ancora più rilievo di fronte al competitivo panorama dell'epoca della Serie A. Dopo la riapertura delle frontiere il massimo torneo italiano era infatti divenuto la meta dei più affermati fuoriclasse internazionali del tempo, comeDíaz dell'Avellino,Passarella eSócrates della Fiorentina,Rummenigge dell'Inter,Boniek ePlatini della Juventus,Hateley del Milan,Maradona del Napoli,Cerezo della Roma,Francis eSouness dellaSampdoria,Júnior del Torino eZico dell'Udinese. Furono questi gli anni del «campionato più bello del mondo» e la Serie A divenne per diverse stagioni la meta più ambita dai calciatori di tutto il mondo.[38][39] A conferma di ciò la Serie A guidò ilcoefficiente UEFA dal 1986 al 1988.
La favola del Verona durò lo spazio di un'estate, dato che già dall'edizione1985-1986 si ripropose una lotta al vertice tra due grandi squadre, la Juventus di Trapattoni e la Roma diSven-Göran Eriksson, l'ultimo atto di un dualismo che infiammò gran parte di questo decennio. Quando tutti si aspettavano un trionfo della Roma, che riuscì a riacciuffare nella tornata conclusiva una Juventus invece in frenata dopo un ottimo girone di andata, al penultimo turno proprio la Roma ebbe una disfatta andando a perdere in casa contro unLecce già da tempo retrocesso, lasciando la porta aperta a un nuovo successo della Juventus. Fu il nono titolo in un quindicennio per la gestione Boniperti, che di fatto chiuse uno dei cicli più vittoriosi nella storia del campionato italiano.
L'inverno 1985 fu molto tormentato per un Milan da qualche anno in declino, incapace sul campo di competere ai vertici, contestato dalla tifoseria e spaventato da un concreto rischio di fallimento: fu il magnate televisivoSilvio Berlusconi a salvare la società all'inizio del 1986. Con l'insediamento del nuovopatron ebbe inizio per i rossoneri uno tra i migliori cicli nella storia del calcio mondiale, che nel successivo trentennio porterà a Milano ben ventinove trofei.[40]

Nell'immediato, tuttavia, il campionato1986-1987 fu appannaggio del Napoli di Maradona, che trascinò la squadra al comando della classifica cogliendo il primo scudetto della loro storia. Gli azzurri del presidenteCorrado Ferlaino riuscirono a prendere il comando il 9 novembre 1986, dopo avere battuto la Juventus nello scontro diretto al Comunale di Torino,a posteriori in un simbolico passaggio di consegne. Da quel momento in poi il Napoli non lasciò più la testa della classifica, anche se ci furono dei momenti in cui altre squadre si avvicinarono, in particolare l'Inter di Trapattoni, ma due sconfitte consecutive allontanarono i nerazzurri e permisero ai campani di festeggiare lo scudetto il 10 maggio 1987, dopo il pareggio alSan Paolo contro la Fiorentina; quella gara è ricordata anche per il primo gol in Serie A segnato da un ventenne attaccante della Fiorentina,Roberto Baggio. Fu la prima squadra delSud Italia continentale ad aggiudicarsi lo scudetto, la seconda in assoluto del Mezzogiorno dopo il trionfo del Cagliari di 17 anni prima.
In estate il Milan di Silvio Berlusconi si attivò sul mercato e portò a Milano i due olandesiRuud Gullit eMarco van Basten, il centrocampistaCarlo Ancelotti e l'allenatoreArrigo Sacchi, questo ultimo seguace del4-4-2, delgioco a zona e delcalcio totale. Il Milan partì bene, ma fu il Napoli ad andare in fuga. Il successo del Milan nello scontro diretto di San Siro parve un episodio isolato fino a Pasqua, allorché il Napoli accusò un periodo negativo. Dopo essere stato sconfitto anche al San Paolo il Napoli non vinse neppure le gare rimanenti, finché un pareggio in trasferta contro ilComo all'ultima giornata riconsegnò al Milan lo scudetto dopo nove anni.

Nella stagione1988-1989 il campionato tornò a comporsi di diciotto partecipanti, e vide aumentare il numero di stranieri da schierare in campo da due a tre. L'Inter di Trapattoni, che si era rinforzato con il tedescoLothar Matthäus, si rese protagonista di un campionato che riuscì a dominare sotto ogni aspetto, passato agli annali come lo «scudetto dei record» per via dei vari primati conseguiti – su tutti i 58 punti in classifica, vetta rimasta ineguagliata nell'era deidue punti a vittoria.[41] Diversa fu l'annata successiva: i campioni uscenti dell'Inter interruppero presto la propria serie positiva, con Napoli e Milan a tornare in testa. Se l'andata fu appannaggio azzurro, il ritorno vide l'avanzata rossonera che fruttò loro il primato. Tuttavia, dopo risultati alterni e qualche polemica extrasportiva,[42][43][44] fu il Napoli di Maradona eCareca a ratificare il suo secondo scudetto.[45]
Per il Napoli fu l'ultima stagione di successi: Maradona lasciò la squadra per tornare in patria allorché risultò positivo al testantidoping dopo la partita contro ilBari e per il Napoli fu l'inizio di un declino che nel giro di un quindicennio lo avrebbe portato prima al fallimento e poi alla rifondazione dallaSerie C1. La stagione 1989-1990 passò alla storia anche in Europa, con la Serie A che riuscì a monopolizzare tutte e tre le competizioni organizzate dallaUEFA: il Milan conquistò laCoppa dei Campioni, la Sampdoria trionfò inCoppa delle Coppe, e infine la Juventus si aggiudicò laCoppa UEFA battendo peraltro nelladoppia finale un'altra compagine italiana, la Fiorentina.

Il campionato1990-1991 vide molte squadre inizialmente in vetta, tra cui figuravano il Milan, l'Inter, la Juventus, una Sampdoria ormai stabilmente ai vertici e la sorprendente matricolaParma. Fuori dai giochi invece i campioni uscenti del Napoli anche per via della squalifica doping comminata al loro trascinatore Maradona. Inoltre dopo la pausa natalizia il Napoli perse svariati elementi ed emersero Inter, Milan e Sampdoria. Furono gli scontri diretti a sancire il predominio della Sampdoria: battendo il Milan aMarassi e l'Inter a San Siro la Sampdoria del presidentePaolo Mantovani e dell'allenatoreVujadin Boškov, trascinata in campo dai «gemelli del gol»Gianluca Vialli eRoberto Mancini, colse il primo e finora unico scudetto.
Frattanto il Milan, principale deluso del 1991, liberò Sacchi per la nazionale italiana e affidò la panchina aFabio Capello, il quale rigenerò lo spogliatoio costruendo una stagione in cui i rossoneri non ebbero rivali: vinse iltitolo distanziando ampiamente la Juventus di Trapattoni e Roberto Baggio, chiudendo il torneo imbattuti (eguagliando il Perugia del 1978-1979 e diventando la prima squadra a vincere lo scudetto senza mai perdere una partita) e guadagnandosi così l'appellativo di «Invincibili». Anche lastagione successiva fu appannaggio del Milan, che conobbe la sua prima sconfitta – dopo una serie d'imbattibilità durata 58 gare – il 21 marzo 1993 a Milano contro il Parma, con una rete diFaustino Asprilla; solo l'Inter di Bagnoli tentò l'inseguimento, tuttavia fugato dall'esito dei due derby meneghini.

Le partenze nell'estate 1993 di Gullit eFrank Rijkaard, unite ai continui guai fisici di Van Basten che lo porteranno a un precoce ritiro, sembrarono suggerire un cambio di strategia da parte del Milan: Capello valorizzò soprattutto la difesa, guidata dal capitano della nazionaleFranco Baresi.[46] La principale inseguitrice del Milan fu la Juventus, a cui si aggiunse la Sampdoria, ma il Milan seppe tenere testa agli avversari cogliendo il terzo scudetto consecutivo e collezionando una striscia di successi che non si verificava dai tempi del Grande Torino. A completare il tutto giunse anche la vittoria nellafinale di Champions League sulBarcellona per 4-0, che permise al Milan di cogliere quell'accoppiata che anche all'Inter era riuscita nel 1965.Quell'anno il Milan seppe sfruttare i gol di un attaccante che l'assenza di Van Basten aveva promosso titolare,Daniele Massaro, oltre alle giocate del montenegrinoDejan Savićević. Negli stessi anni ilneopromossoFoggia diZdeněk Zeman, grazie al modulo4-3-3 e al suo gioco vivace portò una ventata di novità nel calcio italiano.
Mai nel secondo dopoguerra erano trascorse otto stagioni consecutive senza che la Juventus cogliesse il titolo nazionale. Decisi a non allungare ancora la striscia negativa,Umberto Agnelli rivoluzionò la società affidandone la gestione adAntonio Giraudo,Luciano Moggi eRoberto Bettega:[47] i tre formarono un efficace gruppo dirigenziale noto come la «Triade». Sulla panchina fu chiamato l'emergenteMarcello Lippi,[48] il quale, oltre ad affermare la squadra bianconera come una delle migliori nella storia della disciplina in virtù delle innovazioni portate in fase offensiva e di un atteggiamento tattico allora inedito nel resto del continente,[49] interpretò al meglio i nuovi scenari aperti da un'importante novità regolamentare: seguendo la linea della FIFA tesa a disincentivare i pareggi favorendo un atteggiamento più offensivo delle squadre, dal campionato1994-1995 anche la Serie A varò l'introduzione dei tre punti a vittoria (in luogo dei precedenti due).[50] Il torneo vide inizialmente andare in testa il Parma diNevio Scala, ma schierando la Juventus con un offensivo 4-3-3 Lippi ottenne un più alto numero di vittorie che portò presto al sorpasso. Il tridente formato da Gianluca Vialli, Roberto Baggio eFabrizio Ravanelli, unito all'esplosione della giovane promessaAlessandro Del Piero, assicurò molte reti in un'annata in cui la Juventus si trovò a competere con il Parma su tutti i fronti: infatti se questi prevalsero nella finale diCoppa UEFA, la Juventus si aggiudicarono quella diCoppa Italia e, dopo nove anni, lo scudetto.[51]

Lastagione successiva vide l'ultimo scudetto del Milan di Capello, ma nel frattempo, come per gli altri campionati di calcio d'Europa, anche la Serie A fu profondamente rivoluzionata dallasentenza Bosman, che tra le altre cose dalla stagione1996-1997 eliminava il vincolo di massimo tre giocatori stranieri per squadra: le società del continente, italiane comprese, approfittarono della possibilità di schierare un numero illimitato di calciatori comunitari e gli stessi sportivi trassero giovamento dalla più ampia libertà contrattuale loro concessa.[52][53] Questa liberalizzazione del mercato segnò di fatto una netta linea di separazione nella storia del calcio europeo, che alla lunga portò da una parte a un sempre minore legame tra giocatori e club e dall'altra a un progressivo aumento del divario tra grandi e piccole squadre.[54]
Tra il 1996 e il 1998 si susseguirono due stagioni simili sotto molti aspetti: un Milan alle prese con un arduo ricambio generazionale conseguì deludenti piazzamenti, mentre la Juventus mise in bacheca altri due scudetti. Rafforzatisi nell'estate 1996 con l'acquisto del trequartista franceseZinédine Zidane, in autunno la Juventus prese il comando di un campionato che fin lì vedeva ai vertici anche il Vicenza rivelazione diFrancesco Guidolin. In inverno aumentò il rendimento prima l'Inter e poi il Parma – quest'ultima l'unica società nel dopoguerra che anche senza mai cogliere lo scudetto è riuscita a insidiare in maniera non episodica le gerarchie tradizionali del calcio italiano.[55][56] Il Parma allenato daCarlo Ancelotti sembrava avere una grande opportunità di vincere lo scudetto, ma l'1-1 nello scontro diretto del 18 maggio 1997 alDelle Alpi vanificò gli sforzi e lanciò la Juventus, cui cinque giorni dopo bastò replicare il medesimo punteggio in casa dell'Atalanta per riconfermarsi campione.[57]

L'annata successiva fu l'Inter diMassimo Moratti, dell'allenatoreLuigi Simoni e del fuoriclasse brasilianoRonaldo a impensierire la Juventus di Lippi: capolista per gran parte del girone di andata e vincitrice del primo scontro diretto a Milano, l'Inter vanificò i risultati iniziali con alcune inattese sconfitte casalinghe contro avversarie di minore rango. Fu questo un campionato che rimase tuttavia segnato dall'esito dello scontro diretto di Torino a quattro turni dal termine, quando l'Inter recriminò in modo veemente per unbody-check in area tra il difensore della JuventusMark Iuliano e Ronaldo, al contrario non ritenuto doveroso di sanzione da parte dell'arbitroPiero Ceccarini: la partita terminò 1-0 per i bianconeri, ma al fischio finale le discussioni inerenti quell'azione proliferarono in tutti i media, arrivando finanche in Parlamento[58] e sfiorando una crisi istituzionale ai vertici della FIGC.[59] La Juventus riuscì a cogliere il suo venticinquesimo titolo il 10 maggio 1998 dopo avere superato al Delle Alpi il Bologna di Roberto Baggio. Dietro alla coppia di testa, il terzo posto fu appannaggio di una provinciale, l'Udinese diAlberto Zaccheroni e del tedescoOliver Bierhoff, al suo miglior risultato da oltre quarant'anni a quella parte.
Dopo ilcampionato del mondo 1998 molti giocatori della Juventus, così come i loro avversari dell'Inter protagonisti nella manifestazione estiva, risentirono delle stanchezze da essa procurate. Si ebbe pertanto uncampionato anomalo sia dal punto di vista regolamentare – con l'adozione, per l'unica volta nella storia della Serie A, del sorteggio integrale nelle designazioni arbitrali[60][61] – sia da quello sportivo. Salirono le quotazioni della nuova Fiorentina di Trapattoni e del cannoniere argentinoGabriel Batistuta, che rimase in testa fino a febbraio, quando l'infortunio di Batistuta e le assenze del brasilianoEdmundo compromise gli sforzi della Fiorentina a vantaggio della Lazio di Sven-Göran Eriksson, che nel girone di ritorno sembrò a sua volta avviata al titolo prima di bloccarsi a sua volta. Si fece quindi sotto il Milan, reduce da due complicati campionati e affidato all'emergente Zaccheroni per un'opera di ricostruzione che sulla carta non contemplava velleità di alta classifica: ritrovatisi a sorpresa in primavera nella lotta-scudetto, anche grazie ai gol di Bierhoff e alle parate della giovane scopertaChristian Abbiati, il Milan riuscì a sorpassare la Lazio nel penultimo turno, sicché la domenica seguente festeggiò sul campo del Perugia un titolo raggiunto contro ogni pronostico.

La Lazio di Eriksson cercò un pronto riscatto nelsuccessivo campionato, dovendo tuttavia assistere al ritorno in forze della Juventus, che all'inizio del girone di ritorno prese progressivamente il largo. In dirittura di arrivo i bianconeri di Ancelotti parevano ormai sicura del titolo, ma le fatiche estive dell'Intertoto iniziarono sempre più a pesare sulle loro gambe. Dapprima la vittoria nello scontro diretto al Delle Alpi, e poi l'inattesa sconfitta a Verona, permisero ai biancocelesti di rifarsi sotto e annullare un ritardo di -9: all'ultima giornata, il 14 maggio 2000, una Lazio con flebili speranze e una sola combinazione utile vinse in casa contro laReggina, mentre a Perugia la gara della Juventus veniva interrotta all'intervallo causa un violento temporale. La partita non venne rinviata dall'arbitroPierluigi Collina, il quale dopo una lunga attesa diede comunque l'ordine di riprendere le ostilità su di un campo ormai "pesante". Un Perugia già salvo e senza nulla più da chiedere al campionato giocò ugualmente col massimo impegno sino a trovare con il capitanoAlessandro Calori la rete che costò sconfitta e titolo alla Juventus – già suo malgrado protagonista di un epilogo analogo nello stesso stadio, e contro la medesima squadra, quasi un quarto di secolo prima. La Lazio costruita in questi anni daSergio Cragnotti, capitanata daAlessandro Nesta e composta da elementi qualiPavel Nedvěd,Diego Simeone e un Roberto Mancini al passo d'addio, poté festeggiare dopo ventisei anni la riconquista dello scudetto.
Il2000 portò successo anche la Roma diFranco Sensi, dell'allenatore Fabio Capello e del capitanoFrancesco Totti, i quali dopo diciotto anni riconquistarono lo scudetto. Con l'ingaggio di Batistuta la Roma puntò senza nascondersi allo scudetto, prendendo presto il largo e mantenendo vantaggi rassicuranti sulla Juventus fino alla primavera, quando un calo di prestazioni sembrò frenarla irrimediabilmente. Nel momento più critico dell'annata il 2-2 allo scadere diVincenzo Montella nella sfida-scudetto di Torino del 6 maggio 2001 permise alla Roma di congelare le distanze fino all'ultima giornata del 17 giugno, quando all'Olimpico colse il loro terzo scudetto grazie a un facile successo sul Parma.

Nell'estate 2001, a fronte di due cocenti secondi posti, Umberto Agnelli prese in mano la situazione richiamando Lippi alla Juventus. La squadra fu rinnovata con le partenze diFilippo Inzaghi e Zidane, cui sopperirono gli arrivi a peso d'oro diGianluigi Buffon, Nedvěd eLilian Thuram.[62] Nellastagione che vide un inedito derby veronese in Serie A tra l'Hellas e la matricolaChievo,[63] il campionato vide il trio formato dai campioni in carica, dalla Juventus e dall'Inter diHéctor Cúper battagliare sino all'ultima giornata. Il titolo pareva a un passo dall'Inter fino a pochi minuti dalla fine della terzultima giornata, ma una serie di marcature simultanee nel recupero delle gare rimescolò una prima volta le carte[64][65] prima dell'ultima e decisiva giornata il 5 maggio 2002.[66] Quel giorno l'Inter affrontò in trasferta la Lazio, avversario abbordabile ancorché in lotta per la qualificazione allaCoppa UEFA,[67] mentre la Juventus si recò dalla già salva Udinese e la Roma era di scena al Delle Alpi contro il Torino. Juventus e Roma vinsero come da pronostico, ma ciò non riuscì alla favorita Inter che in un convulso epilogo non seppe gestire un doppio vantaggio, finendo per soccombere e perdere uno scudetto[68] che finì a sorpresa alla Juventus,[69] di nuovo campione dopo un quadriennio. Tale stagione venne altresì ricordata per il cammino del sorprendente Chievo diLuigi Delneri, squadra di un piccolo borgo veronese che, con una rosa cresciuta in provincia e composta da sconosciuti esordienti in massima serie, centrò a sorpresa l'accesso inCoppa UEFA dopo essersi già ritrovata per buona parte del girone di andata anche a guidare la classifica.[70] Annata amara invece per la blasonata Fiorentina, retrocessa,[71] fallita e infine costretta a ricominciare la sua storia dallaSerie C2.[72]
L'insperato successo diede nuove convinzioni alla Juventus, che nel2003 si rilanciò in una stagione rilevante su tutti i fronti, insieme al Milan di Ancelotti rafforzato dagli acquisti di Nesta eClarence Seedorf, oltre che del portiere brasilianoDida. Un'Inter privatasi di Ronaldo coi nuovi innesti diFabio Cannavaro eHernán Crespo non sembrò inizialmente subire scossoni, tanto che il campionato registrò un testa a testa tra le Milan e Inter fino al giro di boa,[73] dopo di che alla lunga entrambe lasciarono il passo al ritorno della Juventus, anche a causa del lungo impegno europeo che vide le tre italiane arrivare in semifinale diChampions League. La Juventus si aggiudicò nuovamente il titolo,[74][75] ma il Milan poté ugualmente festeggiare con l'affermazione in Champions League nellafinale diManchester, vinta airigori in una «classica» italiana proprio contro la Juventus.

Il Milan si rifece in campionato dodici mesi dopo con il suo diciassettesimo scudetto. Inizialmente fu la Roma di Capello ad accreditarsi come favorita al titolo, ma le quotazioni della Roma campioni d'inverno uscirono ridimensionate dalla triplice sconfitta (comprese due gare diCoppa Italia) inflitta loro dai rossoneri tra gennaio e febbraio. I milanesi, che potevano contare sull'ucrainoAndrij Ševčenko e sul neoacquisto brasilianoKaká, battendo in casa il 2 maggio 2004 proprio i giallorossi ottennero il titolo con largo margine sui diretti avversari. Nel frattempo dall'edizione2004-2005, dopo un compromesso con le squadre della Serie B turbate dalcaso Catania, la Serie A tornò a venti squadre.
Un Milan definitivamente riassestato dopo le annate altalenanti successive all'ingresso in politica di Berlusconi era il favorito anche per la nuova stagione, ma la Juventus del neoallenatore Capello, giunto a Torino dopo un controverso addio alla Roma, si riprese lo testa della classifica. La Juventus andò in fuga con il solo Milan a inseguire, ma il loro vantaggio che era cresciuto a +8 a gennaio si ridusse nel mese di febbraio fino all'aggancio da parte dei campioni uscenti. Iniziò quindi un testa a testa dove alla fine furono gli impegni diChampions League a fare la differenza: con la Juventus già eliminata il Milan faticò alquanto a mantenersi in lotta sui due fronti, perdendo prima lo scontro diretto casalingo dell'8 maggio 2005 e conseguentemente il titolo, oltre che la Champions League nella convulsa finale di Istanbul contro gli inglesi delLiverpool. Si trattò del ventottesimo scudetto per la Juventus, che si ripeté anche nell'edizione2005-2006 quando staccò tutte le inseguitrici guadagnando ingenti distacchi. Un calo di rendimento primaverile con conseguente uscita dall'Europa favorì il ritorno del Milan, ma la Juventus seppe difendere fino al termine i tre residui punti di vantaggio. Tale campionato ebbe tuttavia il suo epilogo nelle aule di tribunale, dove venne sovvertito l'esito del campo segnando uno spartiacque nella storia del calcio italiano.
Nella primavera del 2006 la Procura della Repubblica di Napoli iscrisse nel registro degli indagati, con l'ipotesi di frode sportiva, numerosi dirigenti di club calcistici italiani. Secondo gli inquirenti questi si sarebbero adoperati per accomodare varie gare del campionato 2004-2005 tramite la costruzione di un sistema di potere in grado di condizionare la classe arbitrale e così ottenere indebiti favori, come parte di una più ampia macchinazione in grado d'influenzare l'attività della FIGC ai massimi livelli. In seguito al coinvolgimento diretto nello scandalo del presidente federaleFranco Carraro e del suo vice Innocenzo Mazzini, la FIGC venne commissariata pochi giorni dopo dalCONI.

Furono inquisite varie società,in primis la Juventus e il suo dirigente Moggi, oltre a Fiorentina, Lazio, Milan e Reggina. Lo scandalo, battezzatoCalciopoli, sfociò in sentenze che rivoluzionarono bruscamente lo «status quo» del calcio nazionale d'inizio millennio. La Juventus, appena riconfermatasi campione d'Italia sul campo, venne retrocessa d'ufficio inSerie B per la prima volta nella sua storia, subendo contestualmente la revoca del titolo 2004-2005 e la non assegnazione di quello 2005-2006; il Milan scalò dal secondo al terzo posto in classifica, venendo esclusoa priori dalle riassegnazione dello scudetto 2005-2006; Fiorentina e Lazio si videro private della qualificazione alle competizioni europee; infine alla Reggina furono comminate penalizzazioni da scontare nellastagione entrante.
Gli effetti di Calciopoli lasciarono strada libera all'Inter, unica delle tre «grandi» a non subire sanzioni da parte della giustizia sportiva, che tornò alla ribalta dopo oltre un quindicennio, finendo per egemonizzare il calcio nazionale nella seconda metà degli anni 2000. La squadra diRoberto Mancini, quest'ultimo nel frattempo divenuto allenatore, dapprima beneficiò dell'assegnazione a tavolino del titolo 2005-2006 da parte della FIGC e successivamente dominò il campionato 2006-2007, staccando la più diretta rivale Roma di 22 punti grazie anche all'apporto di due pedine prelevate dalla declassata Juventus,Zlatan Ibrahimović ePatrick Vieira. In un'annata in cui l'Inter stabilì diversi primati, si segnalò, nella parte bassa della graduatoria, la salvezza della Reggina diWalter Mazzarri, che nonostante una forte penalizzazione di -11 riuscì comunque a evitare la retrocessione. Tra le squadre coinvolte nello scandalo e che vennero penalizzate, si segnalò soprattutto la Fiorentina, che senza il -15 inflitto si sarebbe classificata al terzo posto, piazzamento finale occupato dalla Lazio, che scontava a sua volta un -3, ma che sarebbe potuto essere di un Milan, anch'esso penalizzato con un -8.

Il torneo dell'anno successivo vide il ritorno in Serie A della rinnovata Juventus diClaudio Ranieri insieme alle blasonate Genoa e Napoli, entrambe protagoniste di una doppia promozione dallaSerie C1. A vincere fu ancora l'Inter, che si aggiudicò il titolo all'ultima giornata battendo 2-0 un Parma ormai lontano dai fasti degli anni 1990 e così condannato alla Serie B dopo diciotto anni, staccando di misura la Roma diLuciano Spalletti che pure era stata capace di una rimonta e che era andata all'intervallo del turno conclusivo con un virtuale punto di vantaggio sull'Inter.[76]
Nel campionato2008-2009 con l'approdo dell'allenatore portogheseJosé Mourinho l'Inter si confermò ancora campione d'Italia, portandosi in testa già dal girone di andata e nonostante la resistenza delle storiche rivali Juventus e Milan, che si alternarono al secondo posto per poi chiudere a pari punti, ampiamente staccate a dieci punti dall'Inter al suo diciassettesimo scudetto.
Nellastagione successiva arrivò il quinto titolo consecutivo per l'Inter. Il campionato fu caratterizzato ancora una volta dal dualismo con la Roma, con un testa a testa conclusosi all'ultima giornata in favore dei campioni uscenti. Questa volta la Roma, che nel frattempo avevano affidato la panchina a Ranieri, si inserirono nella lotta tra Inter e Milan recuperando uno svantaggio di 14 punti e arrivando in testa alla classifica, facendosi però nuovamente scavalcare dall'Inter. Grazie anche alle reti del neoacquisto argentinoDiego Milito l'Inter arricchì la sua trionfale stagione con le vittoria dellaChampions League e dellaCoppa Italia, divenendo così il primo club italiano a centrare il più prestigiosotreble continentale.

Nella stagione2010-2011 si assistette al ritorno al successo del Milan, passato in mano dell'emergenteMassimiliano Allegri,[77] che andò incontro a una lotta per il primato abbastanza combattuta e nonostante un avvio altalenante, oltre a numerosi acciacchi fisici di una rosa dall'alta età media,[78] emerse presto quale capolista grazie soprattutto a un'efficace retroguardia, retta dal duo Nesta-Thiago Silva e dall'ancora valido Abbiati in porta, nonché ai gol di Ibrahimović.[77][78] A rintuzzare il cammino del Milan pensarono i concittadini dell'Inter, ormai alla fine di un ciclo, ma in parte rigenerati dall'arrivo a stagione in corso di Leonardo, oltre che al sempre più competitivo Napoli di Mazzarri, riportato in pochi anni ai vertici dal presidenteAurelio De Laurentiis. Queste contesero il titolo al Milan financo alle ultime giornate, in particolare l'Inter che riavvicinatasi in primavera sino a -2 di fatto abdicò dopo la netta sconfitta nel derby del 2 aprile 2011.[78] Il successivo 7 maggio all'Olimpico di Roma al Milan bastò un pareggio a reti bianche con la Roma per festeggiare dopo sette anni un nuovo scudetto.[79] Dietro il trio di testa si issò l'Udinese, provinciale che raggiunse a sorpresa la qualificazione allaChampions League.
Al di la dei risultati sportivi, tuttavia, il movimento calcistico italiano e di riflesso la Serie A confermarono in questi anni la loro flessione in Europa, perdendo una posizione nel coefficiente UEFA a vantaggio della Germania, attestandosi al quarto posto dietro anche a Inghilterra e Spagna rispettivamente al primo e secondo posto.
Ancora segnata dai fatti dell'estate 2006, una Juventus nel frattempo caduta in una crisi tecnico-societaria aveva toccato il punto più basso nel biennio 2009-2011 con due deludenti settimi posti consecutivi, l'ultimo dei quali era inoltre costato, a vent'anni dall'ultimo precedente, la mancata qualificazione alle competizioni europee. Per risalire la china, già dal 2010 era in atto una profonda ristrutturazione interna che, tra gli altri, aveva riportato alla presidenza l'imprenditoreAndrea Agnelli, quarto esponente delladinastia torinese a occupare la massima carica dirigenziale del club.[80] Tale processo andò a completarsi nell'estate 2011 con l'arrivo in panchina dellabandiera bianconeraAntonio Conte,[81] cui venne affidata una rinnovata squadra che, a pochi punti fermi del passato come Buffon in porta,Giorgio Chiellini in difesa e il capitano Del Piero di lì al passo d'addio, vedeva volti nuovi comeAndrea Pirlo[82] o il giovaneArturo Vidal,[83] tra i futuri cardini della riscossa juventina.

Il campionato2011-2012 palesò fin dall'avvio la ritrovataverve della Juventus, che dopo un girone di andata da capoclassifica[84] patì la sua unica flessione sul finire dell'inverno;[85] tuttavia nella parte finale del campionato fu più di tutto la voglia di rivalsa dei torinesi, ormai da nove anni lontani dal tricolore, la benzina che fece piazzare il sorpasso decisivo sul Milan campione uscente,[86] prendendosi il titolo con la vittoria esterna sul Cagliari del 6 maggio 2012, in una partita che chiuse simbolicamente l'onda lunga di Calciopoli.[87] Concludendo inoltre l'intero torneo da imbattuti[88] la Juventus fu la terza squadra eguagliare il Perugia del 1978-1979 e ilMilan del 1991-1992, ma la prima a conseguire il primato in un torneo a venti squadre. Dietro al duo di testa si piazzò l'Udinese trascinata daAntonio Di Natale, che si confermò terza forza del campionato nei primi anni 2010.[89]
La Juventus bissò il successo neltorneo seguente, questa volta con maggiore autorevolezza. La Juventus, che nell'estate 2012 aveva accolto l'enfant prodigePaul Pogba,[90] si portò in testa già nelle prime giornate rintuzzando antagoniste come il discontinuo Napoli, sospinto dalle reti diEdinson Cavani, oltre all'effimera Inter del giovane allenatoreAndrea Stramaccioni. La Juventus mantenne un distacco rassicurante per tutto il campionato e il secondo scudetto consecutivo si concretizzò senza eccessivi patemi il 5 maggio 2013 con una vittoria di rigore alloStadium di Torino sulPalermo.[91]
La squadra ancora allenata da Conte fece suo il terzo scudetto consecutivo nella stagione2013-2014, quando respinse la concorrenza con una netta supremazia. Solo la Roma guidata daRudi Garcia seppe porre un iniziale contrasto alla Juventus inanellando il primato di vittorie nei primi dieci turni,[92] ma ciò non bastò a fermare la rincorsa dei campioni in carica, che ulteriormente rinforzatisi coi gol diCarlos Tévez[93][94] a fine novembre presero la testa della classifica, legittimandola poi nel vittorioso scontro diretto d'inizio 2014 che di fatto fu l'inizio di una lunga corsa solitaria. Il successivo 4 maggio senza neanche scendere in campo per via di una concomitante sconfitta della Roma a Catania la Juventus fece suo il trentesimo scudetto[95] – prima squadra a raggiungere la «terza stella». A riprova di un cammino enorme a fine stagione la Juventus distanziò di 17 punti la Roma e di 24 il Napoli diRafael Benítez, mentre tra i vari primati stabiliti spiccarono i 102 punti in classifica, tripla cifra mai toccata prima nei campionati italiani, nonché sesto punteggio a livello europeo.[96][97] Questa stagione segnò anche la fine della quasi ventennale eramorattiana all'Inter.

I successi della Juventus proseguirono anche nell'annata2014-2015, con la squadra che non risentì dell'improvviso cambio di allenatore nel mezzo del ritiro estivo col passaggio dal dimissionario Conte ad Allegri,[98][99] riuscendo a staccare a gennaio la più diretta inseguitrice, ancora una volta la Roma,[100] per poi involarsi agevolmente nella tornata conclusiva verso la conquista del quarto titolo nazionale di fila, arrivato con quattro turni di anticipo[101] a Marassi contro la Sampdoria.[102] Lontano dalle posizioni di vertice fu invece da dimenticare la stagione delle altre due storiche protagoniste della Serie A, Inter e Milan, rimaste entrambe escluse dall'Europa: una disfatta che non avveniva da quasi sessant'anni e per la prima volta dall'istituzione delle competizioni UEFA.[103]
Neanche un corposo cambio della rosa nell'estate 2015 riuscì a intaccare il dominio della Juventus in questa fase della Serie A, che con l'addio a vari punti fermi degli anni precedenti[104] la portò a un avvio sottotono nel campionato2015-2016, relegandola a sorpresa fino all'autunno financo ai margini della zona retrocessione[105][106] e lasciando temporaneamente la ribalta della lotta scudetto a discontinue rivali[107] quali la Fiorentina diPaulo Sousa, il Napoli diMaurizio Sarri e Inter e Roma tornate dopo qualche stagione in mano rispettivamente a Mancini e Spalletti. Ciononostante, una volta trovati nuovi equilibri,[104][108] la Juventus – retta dalla solidità del trio difensivoBarzagli-Bonucci-Chiellini[109] che permise al portiere e capitano Buffon di stabilire con 974' il primato d'imbattibilità della Serie A[110] e nelle cui file emerse presto il talento del giovane argentinoPaulo Dybala[111][112] – fu artefice di una impronosticabile rimonta, riassunta in un filotto di 24 vittorie su 25 partite che annullò uno svantaggio di -11 dalla vetta,[113][114] e che dopo avere «smentito un secolo di statistiche»[115] portò la squadra, il 25 aprile 2016 (dopo l'esito dello scontro tra le inseguitrici Napoli e Roma), a riconfermarsi per la quinta volta consecutiva campione d'Italia:[113][114] dopo ottantuno anni la Juventus bissò il suo «Quinquennio d'oro» divenendo la prima squadra nella storia del calcio italiano a mettere assieme due diversi lustri di scudetti.[116] Dovettero ancora accontentarsi delle piazze d'onore il Napoli, che pure si era issato a campione d'inverno (e a cui non bastarono i 36 gol diGonzalo Higuaín, capace dopo sessantasei anni di battere il precedente primato di reti, nell'era del girone unico, di Nordahl[117]), e la Roma, le due più accreditate rivali della Juventus a metà del decennio.

Nella stagione2016-2017 la Juventus proseguì la sua striscia tricolore, vincendo il campionato davanti a giallorossi e azzurri, questi ultimi orfani del capocannoniere della stagione precedente, Higuaín, passato proprio ai bianconeri: per i torinesi si trattò del sesto titolo consecutivo, un primato nella storia della Serie A.[118] Il record venne ulteriormente migliorato nella stagione2017-2018, quando i bianconeri conquistarono il settimo scudetto di fila,[119] in un campionato caratterizzato dal dualismo con un Napoli cui non bastò segnare il primato di punti per la seconda classificata (91). Questa stagione segnò l'introduzione della tecnologiaVAR[120] e il ritorno di quattro squadre italiane in Champions League,[121] oltreché la fine della trentennale eraberlusconiana al Milan.
Il decennio si chiuse con altri due successi della Juventus, che portarono la striscia di scudetti consecutivi a nove: nella stagione2018-2019 i bianconeri vinsero, ancora davanti al Napoli, un campionato mai in discussione,[122] permettendo ad Allegri di diventare il primo allenatore nella storia del campionato italiano a vincere 5 scudetti di fila; nella stagione2019-2020 il successo arrivò davanti all'Inter, al termine di un campionato combattuto che vide i torinesi lottare con gli stessi meneghini e la Lazio.[123] La stagione passò alla storia anche per lapandemia di COVID-19, che costrinse il campionato a fermarsi per tre mesi e concludersi in piena estate (l'unico torneo sospeso in precedenza era quello del1914-1915, interrotto dallaGrande Guerra).[124] Il nono campionato di fila della Juventus fu anche il primo per Sarri, scelto dalla Juventus per sostituire Allegri dopo i trascorsi napoletani.[125]
La stagione2020-2021, ancora condizionato dalla pandemia di COVID-19, vide abdicare la Juventus a vantaggio dell'Inter dopo nove anni di successi. Guidati in panchina dall'ex allenatore bianconero Conte, i meneghini vinsero il 19º scudetto della loro storia, a undici anni dalprecedente. I nerazzurri dominarono un torneo conteso solo per metà stagione dai rivali cittadini del Milan,[126] e si laurearono campioni con quattro giornate di anticipo;[127] nell'occasione, la famiglia cinese Zhang divenne la prima proprietà straniera a vincere il campionato in Italia.[128] A completare il podio furono il Milan, arrivato a 12 punti dall'Inter ma tornato in Champions League dopo una lunga assenza,[129] e l'Atalanta, alla terza qualificazione consecutiva alla massima competizione europea.[130] Il quarto posto e ultimo posto utile in zona Champions fu appannaggio di una Juventus[131] che abdicò dopo oltre tremila giorni da detentrice, e ormai avviata ad affrontare nelle stagioni seguenti la fine di un ciclo della propria storia, sia sul piano sportivo sia su quello societario.[132]
Nella stagione2021-2022 si assistette a un passaggio di testimone tra le due squadre meneghine, con il Milan che, al termine di un acceso duello risoltosi solo all'ultima giornata, si prese la rivincita sui rivali cittadini guidati daSimone Inzaghi: per i rossoneri si trattò del 19º scudetto della loro storia, a undici anni di distanza dalprecedente,[133] mentre per il tecnicoStefano Pioli fu il primo successo in assoluto.[134]

L'edizione2022-2023 – segnata a livello di calendario da un'insolita pausa bimestrale sul finire dell'anno solare, per lasciare spazio almondiale qatariota[135] – vide il ritorno al successo del Napoli, a trentatré anni dallaprecedente affermazione: i partenopei, sospinti dal capocannoniereOsimhen e dalla rivelazioneK'varatskhelia,[136] dominarono il campionato mantenendo la vetta pressoché dalla prima all'ultima giornata, incamerando il terzo titolo della loro storia con cinque turni di anticipo.[137] Per l'allenatore Spalletti, al secondo anno sulla panchina azzurra, si trattò del primo scudetto,[138] che ne fece inoltre il più vecchio a vincerlo per la prima volta;[139] un primato strappato a Sarri, nell'occasione arrivato proprio alle spalle dei campani con la sua Lazio;[140] più attardate le milanesi, in parte distratte da un percorso continentale che le vide mettere in scena un «euroderby» in semifinale di Champions League.[141] Da segnalare la retrocessione della Sampdoria, dopo undici anni di militanza consecutiva in massima serie.[142]

La stagione2023-2024 vide l'Inter tornare allo scudetto a tre anni dalprecedente, al termine di un campionato conteso dallaJuventus solo fino al giro di boa del campionato, prima del decisivo allungo in classifica. La vittoria del 20º titolo della storia nerazzurra arrivò a cinque giornate dal termine, grazie al successo per 2-1 nellastracittadina contro ilMilan:[143] un successo particolarmente significativo, visto che permise ai lombardi di fregiarsi della «seconda stella», conquistata a cinquantotto anni di distanza dallaprima.[144] Tra gli artefici principali dello scudetto si distinse l'argentinoMartínez,[145] capocannoniere del torneo, mentre per il tecnicoSimone Inzaghi si trattò del primo titolo nazionale.[146] I risultati stagionali dei club italiani nelle coppe europee, inoltre, determinarono unoslot aggiuntivo per la Serie A in Champions League, complice l'allargamento delle partecipanti:[147] tra le qualificate spiccò ilBologna, che fece ritorno nella massima competizione europea a sessant'anni dallaprecedente partecipazione.[148] Da menzione la retrocessione delSassuolo, che scese in Serie B dopo undici anni consecutivi in massima serie.[149]
Dal torneo precedente era uscito deluso più di tutti il Napoli che, non senza sorpresa, non era mai stato in condizione di difendere concretamente il titolo:[150] gli azzurri si rifecero nel campionato2024-2025. Rinnovatasi conAntonio Conte in panchina,[151]Romelu Lukaku in avanti e la rivelazioneScott McTominay,[152] la squadra campana emerse come la sola capace di reggere il ritmo dell'Inter campione uscente, quest'ultima data per favorita per gran parte dell'annata;[153] ma nel serratorush finale proprio i nerazzurri, distratti dai contemporanei impegni di coppa,[154] incappano in fin troppi passi falsi che permisero il decisivo sorpasso del Napoli,[155] che pure dovette attendere l'ultimo turno per festeggiare il suo quarto tricolore.[156] Per Conte si trattò del quinto scudetto in panchina, che ne fece il primo allenatore della storia capace di vincere il campionato italiano con tre squadre differenti.[157]
Libri
Pubblicazioni varie
Videografia