Stilpone di Megara (Megara,360 a.C. circa –280 a.C. circa) è stato unfilosofogreco antico, appartenente allascuola socratica minore diMegara che con lui raggiunse il suo culmine per poi dissolversi rapidamente con l'avanzare delle nuove filosofiaellenistiche.
Discepolo diEuclide di Megara e diDiogene il Cinico. DopoIchthyas fu a capo della scuola megarica, dove ebbe come discepoli, tra gli altri,Zenone di Cizio eTimone di Fliunte.
Diogene Laerzio lo indica come autore di novedialoghi dei quali però non ci è pervenuto nulla:
Critico dellalogica affermativa Stilpone negò validità ad ognigiudizio affermativo; l'unico possibile è il giudizio di identità (ad esempio: «l'uomo è uomo»):
Stilpone nega anche la dottrinaplatonica delleidee: se è vero che queste designano termini universali allora vuol dire che in esse non è rappresentato nessun essere particolare e quindi le idee rappresentano il nulla.
Nell'etica Stilpone sostiene che il fine del saggio è il raggiungimento dell'apatia e dell'autarchia. Il vero saggio, che ha raggiunto l'eliminazione delle passioni e dei desideri, è in grado di bastare a sé stesso e di non aver bisogno di nulla, neppure dell'amicizia.
La dottrina di Stilpone influenzò grandemente l'etica stoica e specialmente la scuola scettica.
Seneca attribuisce a Stilpone, nelDe constantia sapientis, V, 6, il motto: "Omnia mea mecum porto" (Tutto quello che ho lo porto con me). Infatti narra che, quando Demetrio Poliorcete, vincitore della sua città, lo vide allontanarsi dal centro urbano dopo che aveva perso la moglie e i figli e gli chiese se avesse perso qualcosa, il saggio gli rispose con quel celebre motto. La frase in realtà viene riferita anche ad altri filosofi come fa ad esempioCicerone che l'attribuisce aBiante di Priene, uno deiSette savi[2].
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