Lastilistica, che propriamente è l'insieme dei mezzi stilistici propri di ciascuna lingua o deglistilemi (cioè di quegli elementi formali o linguistici che contraddistinguono le consuetudini scrittorie di un'opera o di uno scrittore) propri di ogni autore, si è costituita, all'inizio delXX secolo, come disciplina innovativa rispetto alla tradizione dei precedenti secoli. Essa è andata configurandosi in indirizzi improntati a differenti presupposti filosofici e tecniche d'indagine, diventando studio e analisi storico-critica delle risorse espressive e dei procedimenti stilistici di unalingua e, in particolare, di un periodo, di una scuola o di un autore.
Il terminestilistica, che viene ricalcato daltedesco "Stilistik", utilizzato nel 1837 da Simon Herling nelTheoretisch-Praktisches Lehrbuch der Stilistik (Manuale teorico-pratico di stilistica)[1] si diffonde a partire dalla metà dell'Ottocento con il significato di "arte del comporre" e con questo significato sopravvive fino ad oltre la metà delXX secolo.
Fino ai primi del Novecento tutto quanto rientrava nell'ambito della stilistica apparteneva allaretorica e si deve aCharles Bally (1905 e1909) il nome della disciplina e la sua autonomia.
La linguistica del primo Novecento ha la caratteristica della dicotomialangue/parole diSaussure e distingue i due indirizzi della stilistica moderna, la stilistica linguistica e quella letteraria.
La stilistica diCharles Bally è invece di caratterepsicologico esociologico e ha come oggetto la lingua comune e non quella letteraria. I suoi studi vertono sui mezzi espressivi che il parlante utilizza tra le molte offerte dal sistema. Ad accomunare Bally a tutta la linguistica postsaussuriana è l'attenzione posta allaparola che, come diceCesare Segre:
«tiene conto della coesistenza di variabili generazionali e socioculturali e di fasi conservative, innovative o locali, agenti come spinte potenziali alla trasformazione non meno che i veri e propri squilibri del sistema strettamente inteso»
(Segre,Apogeo ed eclissi della stilistica, in Id.,Notizie dalla crisi, Einaudi, Torino1993 pp. 23-37)
Il concetto distile individuale, che si afferma già a partire dalSettecento e con ilRomanticismo, viene messo in rilievo dal Jules Marouzeau nel1946 che sviluppa il concetto di "scelta" in rapporto allo stile linguistico. Egli sostiene che lo stile di unoscrittore non è altro che il risultato delle sue scelte all'interno di ciò che la lingua gli mette a disposizione.
La stilistica letteraria si rifà al pensiero diHumboldt e diSchuchardt e a quanto giàVossler aveva anticipato con la sua distinzione tra l'insieme dei fatti linguistici che compongono lo stile di un autore e l'insieme dei fatti stilistici che diversificano le varie fasi della storia di una lingua. Essa ha come fondatoreLeo Spitzer (1928) che mette al centro del suo concetto di stile la nozione di "scarto". Egli sostiene che:
«a qualsiasi allontanamento dallo stato psichico normale, corrisponde nel campo espressivo, un allontanamento dell'uso linguistico normale.»
(Leo Spitzer,L'interpretazione linguistica delle opere letterarie, inCritica stilistica e semantica storica, Laterza, Bari1966, pp. 46-72)
Con questa prima formulazione lo studioso collega lo stile del testo allapsiche dell'autore mentre in un secondo tempo seguirà solamente il sistema dei procedimenti stilistici interni altesto.
La stilistica italiana ha precorso l'analisi del rapporto lingua/scrittore e nasce dal legame tralinguistica romanza eidealismo. MalgradoBenedetto Croce avesse negato che la stilistica fosse autonoma dall'estetica, la disciplina si è affermata dapprima con gli studi diCesare De Lollis e diMario Fubini che hanno agito nell'area crociana sostenendo però l'idea di un sistema letterario e rivalutando igeneri. AncheGiuseppe De Robertis con la sua ricerca intorno all'"oggetto poetico" ha contribuito a sviluppare interesse e impegno verso la critica stilistica[2]. Più tardiGiacomo Devoto, rifacendosi a Bally e a Spitzer, ha messo in relazione lo stile degli scrittori con gli istituti linguistici contemporanei.Gianfranco Contini, infine, attraverso lostrutturalismo e l'analisi delle varianti, ha prodotto una critica e una lettura dei testi nuova e originale.
In tempi recenti, basandosi sulla teoria delbinomio spitzerianoscarto/norma, è intervenuto l'elaboratore elettronico che, mettendo a confronto il numero di frequenze di una stessa parola nel contesto letterario nel quale l'opera si trova, riesce a stabilire il grado di scarto rispetto alla norma linguistica di un particolare momento storico.
La stilistica di Leo Spitzer, sumarchingegno88.blogspot.it. breve introduzione alla stilistica di Leo Spitzer, preceduta da un essenziale inquadramento storico.