(Vincenzo Cerami,Lectio magistralis – I laboratori del comico)
Spalla è un terminegergale del mondo dellospettacolo, in particolare di quello delteatro, che definisce unattore, spesso con funzioni di coprotagonista, che accompagna e porge lebattute al personaggio principale, dando così colore e rilievo allascena rappresentata.
Il termine proviene probabilmente dallospettacolo circense - o dalle compagniedi giro deiguitti del passato - nel quale uno deisaltimbanchi porge materialmente al compagno la propria spalla e nello stesso tempo dà un contraccolpo per permettere all'altro di prendere slancio e di eseguire al meglio il suo esercizio acrobatico.
Il ruolo dell'attore dispalla è molto importante nel teatro comico poiché contribuisce al giustoritmo e all'esaltazione della battuta del personaggio protagonista. Senza la battuta stimolante della spalla la risposta del protagonista potrebbe rimanere sbiadita e non essere colta dal pubblico.
La bravura della spalla consiste non solo nel cogliere il giusto tempo del ritmo del dialogo comico ma spesso nel saper prevenire, indovinare ed accompagnare l'estro del protagonista quando recita "a soggetto", quando cioè le battute non siano previste dalcopione, che quasi viene riscritto sul momento, all'impronta, dai due attori.
Se le doti interpretative dei due attori poi sono alla pari, accade che il ruolo della spalla venga assunto alternativamente da ognuno dei due che danno vita così una "coppia" dove scompare il ruolo subordinato della spalla.
Nella coppia formatasi però contano molto i rapporti personali dei due attori che, se hanno caratteri contrastanti, talora mettono fine al lavoro in comune per separarsi e continuare ognuno per conto proprio, spesso illudendosi di mantenere lo stesso successo presso quel pubblico ormai abituato a considerarli insieme. Più rari, ma non assenti, i casi in cui uno dei due membri della coppia riesce invece ad affermarsi autonomamente in ruoli anche molto diversi da quelli praticati fino ad allora.[1]
Per le differenze di carattere e per le ambizioni di carriera possono nascere dalla separazione di una coppia dello spettacolo anche situazioni drammatiche di veri e propri scontri personali trasferiti dalla scena alla vita reale.
Non a caso commedie e drammi teatrali hanno trattato questo tema come ad esempio l'opera diNeil Simon "I ragazzi irresistibili"[2] o il testo teatrale diVincenzo Cerami,Il comico e la spalla.
La parte della spalla viene spesso ricoperta dai cosiddettiattoricaratteristi che esprimono sulla scena ruoli per così dire standardizzati, ma non per questo meno importanti, che si ispirano al loro "carattere" di scena.
Questi forse possono essere considerati gli eredi di quel teatro dellacommedia dell'arte dove i personaggi ricoprivano dei ruoli fissi rappresentati sulla scena con una "maschera".
Sebbene essi siano considerati attori di secondo piano spesso sono maggiormente ricordati dal pubblico proprio perché ripetono nel racconto scenico le stesse situazioni del loro personaggio che non mutano nelle diverse rappresentazioni. Si creano cosìi cosiddetti "tormentoni", la ripetizione continua cioè di certe particolari battute: un espediente questo voluto dall'attore che in questo modo richiama e mantiene vivo se stesso nel ricordo del pubblico.
Esempi di tormentoni famosi sono numerosi nella storia dello spettacolo sia da parte delle "spalle" o degli attori primari. Solo per citarne alcuni si pensi ad esempio al «Vieni avanti cretino!» dei Fratelli De Rege, divenuto quasi un marchio che introduceva la scenetta comica. Oppure, nel cinema, la frase «A ggente» che pronunziavaTina Pica con voce dabassotenore, per indicare l'origine di maldicenze o pettegolezzi popolari oppure i numerosi giochi di parole e frasi fatte, spesso storpiate, o espressioni corrette ma pronunciate in un contesto sbagliato, che costituivano il repertorio diTotò.[3]
L'elenco che segue, con accennati i ruoli di spalla, di attori non più viventi, rimasti famosi nella memoria del pubblico, non vuole essere esaustivo ma, sinteticamente limitato a quelli più conosciuti inItalia, specificatamente a quelli operanti nella seconda metà delXX secolo;[4] si vuole cioè dare una serie di esempi dei tipi di spalla nelle sue varie accezioni tralasciando volutamente quelli del cinema internazionale, soprattutto americano, che ha avuto "spalle" altrettanto celebri.[5]
La prima spalla da considerare in ordine di tempo è quella deiFratelli De Rege, Guido (Caserta1891 -Milano1945) e Giorgio (Caserta1894 -Torino1948), che fu famosa sulle tavole delpalcoscenico dell'avanspettacolo negli anni precedenti il dopoguerra italiano. Guido De Rege (Bebè) fu quello che si assunse il ruolo di spalla del fratello minore Giorgio (Ciccio); questi, truccato con un enorme naso di cartone ed esprimendosi a stento balbettando, diceva frasi sconclusionate che dovevano essere interpretate con grande difficoltà dalla spalla, che tra insulti ed improperi, alla fine riusciva a capirle e a dar loro un significato sensato. Il dialogo tra i due, nel corso dellagag diveniva sempre più surreale fino alla conclusione di Bebè che esausto per lo sforzo di capire, toccando la spalla del compagno, annunziava: «Noi ce ne andiamo via».
Lo sketch dei Fratelli De Rege fu riproposto con grande successo intelevisione daWalter Chiari eCarlo Campanini, (Torino, 5 ottobre1906 –Roma, 20 novembre1984) altra celebre spalla rimasta famosa anche per la scenetta del "Sarchiapone": nato come breve intermezzo tra i numeri di avanspettacolo e dilatatosi successivamente fino a diventare un tormentone della durata di più di un'ora, riproposto in versioni sempre diverse e presentato più volte anche in televisione.
Negli annicinquanta, Carlo Campanini continuò a mietere consensi sia di pubblico che di critica, ma l'industria del cinema si limitò ad utilizzarlo nel suo ruolo dicaratterista riproponendo situazioni e personaggi già felicemente sperimentati in teatro.Caratteristico del personaggio interpretato da Campanini era la sua ingenuità e una certa timidezza accompagnata da un modo di parlare, quasi balbettante, con un lieve accento piemontese, nel quale le parole sembravano masticate mentre il suo volto si allargava in un sorriso bonario o altrimenti corrucciato ed irritato.
Tina Pica (Napoli, 31 marzo1884 –Napoli, 16 luglio1968), ha iniziato la sua carriera nel teatro diEduardo e nel cinema con ruoli secondari fino a quando, a 69 anni, il filmPane, amore e fantasia (1953), la conferma definitivamente come spalla caratterista con il personaggio di Caramella, una domestica materna ma anche scorbutica e un po' bigotta. Da allora riproporrà il suo personaggio inPane, amore e gelosia (1954),Pane, amore e... (1955), principalmente come spalla diVittorio De Sica ma anche diAlberto Sordi inBuonanotte... avvocato (1955) e diTotò in,Destinazione Piovarolo (1955). Divenuta nota al grande pubblico le saranno assegnate parti da protagonista anche in film di secondo piano.
Mario Castellani (Roma, 2 luglio1906 –Roma, 26 aprile1978) può essere considerato la "spalla" per antonomasia dello spettacolo italiano. Egli ha accompagnato tutta la carriera di Totò rimanendo in ombra sino all'ultimo. Il suo personaggio, pieno di una certa considerazione di sé ma anche condiscendente, consisteva soprattutto nel sopportare gli stravaganti ed irritanti comportamenti di Totò che lo smontava e metteva in difficoltà. Totò talora lo metteva alla prova sul set improvvisando battute non in copione a cui però la spalla rispondeva prontamente ed efficacemente.[6]. Quando Totò divenne quasi cieco, Castellani lo aiutò letteralmente a muoversi sui vari set cinematografici.
Mario Carotenuto (Roma, 29 giugno1915 –Roma, 14 aprile1995). Sempre presente nei film che hanno fatto grande lacommedia all'italiana, la sua popolarità nasce con il filmPoveri ma belli dove assume il ruolo, che lo caratterizzerà nel prosieguo della sua carriera, del romano intrallazzatore e scansafatiche o dell'avvocato di cui c'è poco da fidarsi (Febbre da cavallo,Lo scopone scientifico).
Un personaggio il suo dove si mescolano toni di strafottenza e vanagloria romana, di esibito amore per le donne ma anche di simpatia per gli stratagemmi inventati per vivere senza lavorare.
Negli ultimi anni della sua carriera sempre nel suo ruolo di ormai stagionato ma sempre appassionatotombeur de femmes, accettò di lavorare in film dellacommedia sexy all'italiana.
Gianni Agus (Cagliari, 17 agosto1917 –Roma, 4 marzo1994) è stato un attore dello spettacolo italiano.Nome storico delteatro di rivista italiano, ha preso parte acommedie di grandi autori comeGarinei eGiovannini e che avevano come interpreti noti personaggi dello spettacolo musicale comeRenato Rascel eWanda Osiris. Ha lavorato molto sia in radio che in televisione dove il grande pubblico cominciò a conoscerlo ed apprezzarlo come spalla di comici, in modo particolare diPaolo Villaggio con cui Agus interpretava il ruolo del capoufficio diFracchia. La sua maschera rappresentava un personaggio che da una situazione di pacatezza assurgeva a toni sempre più tempestosi e travolgenti nei confronti del tapino di turno. La sua figura di modesta altezza e rotondetta, con un accento tipicamente sardo e con movenze a scatti accentuava le scenette dove il volto inizialmente bonario e pacioso di Agus si stravolgeva in un'ira leonina. Lo stesso ruolo ha conservato nel cinema partecipando a numerosecommedie all'italiana.
Franco Fabrizi (Cortemaggiore, 15 febbraio1926 - 18 ottobre1995), attore cinematografico, teatrale e televisivo, impersonò con efficacia il personaggio del rubacuori di provincia, cinico ma affascinante, inaffidabile ma seduttivo, in molti film firmati da registi comeFederico Fellini,Michelangelo Antonioni,Pietro Germi eLuigi Zampa nei quali riusciva a creare un equilibrio, sul filo dell'ironia tra accenti comici e drammatici.
Fabrizi era un attore di bella presenza, una sorta diCary Grant all'italiana, ma sul grande schermo non ebbe mai l'occasione di interpretare ruoli da primattore pur avendone le doti interpretative. Franco Fabrizi è un esempio di come un caratterista rimanga così legato alla suamaschera con il ruolo di spalla da non potersene liberare più: anche nei film infatti nei quali pure ricoprì ruoli principali e di co-protagonista, rimase sempre legato alcliché dello sbruffone un po' vigliacco, tendenzialmente profittatore di donne e situazioni come inUn maledetto imbroglio di Germi o l'infantile e infedele marito bugiardo deI vitelloni di Fellini.
Tra le sue interpretazioni più significative, neglianni sessanta, quella inUna vita difficile (1961) diDino Risi, eccellente spalla diAlberto Sordi.
Carlo Pisacane (Napoli,1891 –Roma,1974) sebbene avesse già lavorato in diversi film tra i qualiPaisà diRoberto Rossellini del1946, la notorietà cinematografica arriva piuttosto tardi, solo nel1957 quando il registaMario Monicelli gli affida il ruolo del miticoCapannelle, il famelico vecchietto bolognese nella sgangherata banda criminale deI soliti ignoti. Il nomignolo del simpatico personaggio che riprende il nome di unippodromo romano, gli veniva dall'indossare una improbabile e rappezzata tenuta dafantino. Il soprannome gli resterà incollato per tutto il resto della carriera artistica al punto che comparirà nei crediti di alcune pellicole al posto del suo vero nome e sarà proprio comeCapannelle che verrà ricordato presso il grande pubblico. Il suo personaggio è la figura di un disgraziato invecchiato che ha vissuto un ruolo secondario nella vita e finanche nella sua attività di ladro dove gli si assegnerà, anche qui, la parte secondaria delpalo. Un emarginato, come l'ebreo Abacuc, deL'armata Brancaleone, che ispira però per la sua fragilità sentimenti di protezione e affetto.
Bombolo[7] (Roma, 1º gennaio1932 –Roma, 21 agosto1987) rappresenta bene l'esempio della tipica spalla di secondaria importanza di altri attori comici comeTomas Milian ePippo Franco. Interpretò sempre e soltanto lo stesso personaggio con gag basate principalmente sulla fisicità (famoso per i peti che nel film "Squadra Antitruffa" gli guadagnarono il soprannome di "venticello"), sulla mimica facciale e sull'utilizzo dell'onomatopea (famoso il suo Tze!) e deldialetto romanesco, recitando prevalentemente inB-movie e con registi qualiPier Francesco Pingitore eMario Castellacci. Una parte la sua quindi secondaria dello spettacolocinematografico eppure rimasta nella memoria del pubblico a cui ha dato occasioni di divertimento e di grasse risate.
Gigi Reder - pseudonimo diLuigi Schroeder - (Napoli, 25 marzo1928 –Roma, 8 ottobre1998) è stato una spalla e caratterista di primo piano. Nella sua carriera quasi cinquantennale partecipa a circa sessanta film, spesso con interpretazioni di notevole spessore (vanno ricordate le partecipazioni a film diFellini,Germi,Bevilacqua eComencini). Reder diviene famoso grazie all'azzeccato personaggio delgeometra Filini nella saga del ragionierFantozzi al fianco diPaolo Villaggio, creando col comico genovese un sodalizio artistico che porterà a 14 film di successo e segnando un'indelebile traccia nella comicità nostrana. Col suo personaggio, un sottomesso e quasi cieco impiegato che per la sua menomazione causa catastrofi globali, Reder ci regala momenti di simpatia, di tenerezza e gag esilaranti.
Serena Dandini viene menzionata soprattutto come autrice e conduttrice di fortunate trasmissioni comeLa TV delle ragazze,Avanzi,Pippo Chennedy Show,L'ottavo nano,Parla con me,Gli stati generali. In tutte queste trasmissioni, da conduttrice è di fatto un'apprezzatissima spalla comica di tutti gli attori che intervengono in quel momento sul palco[8][9][10].
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