Il territorio sindiese fu abitato in modalità diffusa fin dall'antichità, come dimostrano gli oltre 40nuraghi presenti nel suo territorio.
Ponte romano sul Rio Mannu
Anche inepoca romana, Sindia, ebbe una posizione di importanza strategica: il suo territorio è attraversato da vari tratti di strade romane secondarie (dette "diverticulae") nelle regioni di Sos Contones, "Montecodes" e dai resti di dueponti romani sul "riu Carrabusu" e di "Oinu".Tracce di ceramiche e sepolture furono rinvenute in tempi passati presso i nuraghi Sa Mandra, Sant'Arvara (in Sindiese "Sant'Alvara") e Corizanas.
L'odierno abitato di Sindia, nasce intorno alla chiesa medievale di San Pietro, costruita daifrati cistercensi e dai servi che lavoravano nella Grangia (azienda agricola, legata alla chiesa di Santa Maria di Corte).Probabilmente esisteva già un piccolo nucleo abitativo, composto da abitazioni denominate pinnettas (tradizionali abitazioni a cono, coperte, costruite a secco da piccole lastre di pietra e usate dai pastori) intorno al nuraghe Giambasile (situato in via Eleonora all'interno del cortile di casa Virdis), intorno alle zone denominate "Coa pira" e "Maraseche".A questo preesistente nucleo, intorno all'anno1150, si concentrarono e unirono gli abitanti sparsi in piccoli centri demici nelle località di Muristevene, Sa Mandra 'e Sa Giua, Santu Deormitti (dove esisteva un santuario preesistente all'attuale chiesa), Corizanas, Sant'Albara, Campeda, Solomo, forse Sa Cherina e di Nodos Lados, anche in "attrazione" alla Grangia (azienda medievale cistercense), che si andava formando intorno alla chiesa di San Pietro.
Il nome Sindia è attestato per la prima volta nelCondaghe diSan Nicola di Trullas (CSNT, scheda 274, nel XII secolo), viene citata anche nelLiber oLibellus Iudicum Turritanorum (LJT, XIII secolo), dove viene raccontata la donazione dell'azienda curtense "curtis" di Capuabbas ai monaci cistercensi da parte delgiudice di Torres,Gonario II di Torres. L'arrivo deicistercensi a Sindia fu conseguenza dell'incontro di Gonnario, al rientro da un pellegrinaggio inTerrasanta conBernardo di Chiaravalle.Sindia è citata varie volte daPietro Sella nelle sueRationes Decimarum Sardiniae e daDionigi Scano "Relazioni tra la Santa Sede e la Sardegna". Viene inoltre citata nel Codice di San Pietro di Sorres. Nell'età giudicale Sindia fece sempre parte dellacuratoria del Marghine, sia durante la sua permanenza nelGiudicato di Torres, alla caduta di questo giudicato, intorno al1272, divenne parte dei possedimenti privati deiMalaspina, nel1308 venne perfezionato l'acquisto dellaPlanargia e di Bosa Nuova da parte diMariano III di Arborea e Andreotto de Bas,Giudici d'Arborea.
Abbiamo la notizia[5] e i nomi dei suoi rappresentanti che il 9 gennaio1388 si recarono presso la chiesa di San Giovanni Battista a Magomadas nella Corona (=assemblea) di Curatoria, per firmare la pace tra il Regno d'Arborea (governato dalla reggenteEleonora) e la Corona d'Aragona (governata da Giovanni I il Cacciatore), pace che avrebbe portato il 1º gennaio1390 alla liberazione diBrancaleone Doria, marito di Eleonora.
Nel1416, l'ufficiale reale della Planargia diBosa e Huguets de Serra, Maiore del Porto, riferirono a Jeorgi Oliverii, incaricato del reFerdinando I di Aragona, di compilare un inventario dei beni e delle rendite della Planargia che il villaggio di Sindia conta fuochi, pari a abitanti. Dopo la caduta del giudicato e il passaggio alRegno di Sardegna e Corsica; fu infeudata nel1430 aGuglielmo Raimondo de Moncada e nel1453 la "villa" di Sindia e ilfeudo vennero confiscati dalla Corona.Nel1469 Sindia, passò in possesso diGiovanni de Villamarì, ma alla metà del secolo successivo ritornò alla Corona.Nel1629 il re spagnolo vendette il feudo della Planargia al Antonio Brondo a cui fu confiscato nel1670.Nel1698 fu Giuseppe Olives ad acquistare il feudo e infine nel1756 passò ad Antonio Ignazio Palliaccio, da allora il Marchese della Planargia assunse anche il titolo di "Conte di Sindia". Alla fine di questo secolo si schierò contro i feudatari (in particolare le famiglie Delitala e Pinna) e Giommaria Angioy, protetto dagli abitanti trascorse una notte nell'accampamento dei suoi fedelissimi situato nelle località di Corte e nella località boschiva di Matta Sindia.Nel1839 anche il feudo della Planargia venne riscattato e liberato dopo 500 anni dal fardello feudale.Con regio Decreto del 2 gennaio1927 passò dalla provincia di Cagliari, circondario diCuglieri alla nuovaprovincia di Nuoro.Nel2004 ha scelto di restare con la provincia nuorese, staccandosi dopo secoli dalla Planargia che ha invece scelto il transito con quella diOristano. Il 1º settembre 2010 il consiglio comunale ha deliberato che il nome del paese in sardo è Sindìa.
Il paese conta le chiese di Nostra Signora del Rosario (parrocchiale),San Giorgio,San Pietro,San Demetrio, Santa Croce (inglobata nel cortile dell'asilo parrocchiale) e i resti dell'abbazia cistercense diNostra Signora di Corte o di Cabuabbas.
Si hanno notizie di altre chiese ubicate nel territorio: Giuseppe Masia nella sua opera del1982 ricorda quelle di Santa Sofia e San Michele, Vittorio Angius S. P. (1860 circa) ricorda quelle di "Sas Recomandadas" (Madonna della Misericordia o della Neve) e di Sant'Alvara, Vittorio Pinna (2002) cita quella di Santu Lianu (San Giuliano di Brioude); Hanno ipotizzato l'esistenza di una chiesa intitolata alla Nostra Signora d'Itria (Madonna del Buoncammino) nei pressi di quella di San Giorgio, e di una intitolata a Sant'Elena. Mentre quella di Santu Lianu o Bibianu, conosciuta dagli studiosi del luogo, sarebbe da ricondurre al culto di sant'Eligio di Noyon.
Nel territorio di Sindia, risultano da studi e citazioni i seguenti nuraghi: Miali 1 e 2, Sos Bandidos, Utturos de Gannas, Tziu Andria, Su Furrighesu, Stioccoro-Istioccoro-Su Ludrau, Corizanas, Tziu Mameli, Serras, Nelu, Serrese, Sa Fenestra, Sa Cherina, Biancu, Bidu Margiani, Codinatta, Su Annargiu, Mariotto, Nela, Sant'Alvara, Sos Benales, Pizzinnu, Fiorosu, Sa Casina, Monte Codes, Giambasile, Moresa, S'Ena 'e Solomo, Losa, Mura è 'Coga, Elighe, Giunturas, Mura 'Ena 1 e 2, Sa Tanca 'e sos Salighes, Mandra 'e Puddredros, a cui si sommano tombe di giganti (alcune come Su Furrighesu e Solomo importanti) un pozzo sacro e undolmen. Quasi tutti questi monumenti sono in un pessimo stato di conservazione.
Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2010 la popolazione straniera era di 41 persone. Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano:
La stazione di Sindia, dal 1997 utilizzata per i soli treni turistici del Trenino Verde
Il paese è attraversato dallaferrovia Macomer-Bosa, in uso dal1997 esclusivamente per servizi turistici, ed è dotato di unastazione ferroviaria, attiva di norma in estate e nei mesi immediatamente antecedenti e successivi, in cui vengono effettuate delle relazioni a calendario dai treni dell'ARST nell'ambito del servizioTrenino Verde.
^Toponimo ufficiale in lingua sarda ai sensi dell'articolo 10 della Legge n. 482 del 15.12.1999, adottato con Delibera di Consiglio Comunale n. 32 del 01.09.2010
^Comune di Sindia, suComuni-Italiani.it.URL consultato il 25 ottobre 2017.
Sindia.Guida al paese ed al territorio, a cura di Mario A. Sanna con la collaborazione di M. Ines Zedda e Renato Pinna. Comune di Sindia, 2010.
Lumenes de Logu-I toponimi di Sindia, Vittorio Pinna, Bosa, 2002;
Libellus Iudicum Turritanorum, A. Boscolo, A. Sanna, Cagliari, 1957;
Distosa,Dizionario storico sardo, a cura di Francesco Cesare Casula, Sassari, 2002;
Sindia. La storia dei personaggi e delle vie del paese, Istituto Comprensivo Binna Dalmasso Macomer, Scuola Primaria e Secondaria, Sindia 2014
Sindia. Un territorio, una storia, a cura di A. Mastino, L. Lai, G.F. Rosa, M.A. Sanna, P. Secchi, Sassari, Carlo Delfino Editore, 2018.ISBN 978-88-9361-074-2