Il titolo veniva informalmente dato a tutti i seguaci dell'Islam e studiosi delCorano che acquisivano profonde conoscenze sui suoi principi e venne attribuito pertanto agliImamAhmad ibn Hanbal,[1]Malik ibn Anas,Imam al-Nawawi,Imam al-Shafiʿi,Ibn Taymiyya.[2] Era poi assegnato a coloro i quali avevano conoscenze di differenti visioni di eminenti studiosi ed erano in grado di estrapolare leggi passandole in altre. Veniva inoltre dato anche alle persone di età avanzata, sagge nell'Islam e stimabili tra i coetanei.
Il grandeḤāfiẓal-Sakhawi scrisse che fino all'VIII secolo questo titolo fu ricevuto da un notevole numero di persone, anche senza particolari meriti, né per l'età né per la saggezza, ma semplicemente in quanto governavano gli affari islamici in comunità più ampie, o semplicemente perché erano ad esempio giudici(qadi) in importanti città.
Successivamente divenne una posizione di prestigio neicaliffati dell'Impero ottomano, che governavano gli affari religiosi dello Stato (vedi sotto). Dagli inizi delXVII secolo il titolo viene assegnato anche inSiam, l'odiernaThailandia. Ne fu investito per primo lo sceicco Ahmad, unosciitapersiano emigrato in Siam per commerciare e per diffondere la fede. Rimase in mano ai suoi successori, in particolare ai membri della potente famigliaBunnag, fino al 1936. In seguito fu assegnato aisunniti, che costituiscono la stragrande maggioranza dei musulmani in Thailandia.[3]
Presso l'Impero ottomano losheykh ul-islâm era la figura religiosa più importante dopo ilsultano. Era posto a capo degliʿulamāʾ, ovvero il Consiglio dei Saggi. Tale soggetto vigilava sulla conformità delle attività del sultano alla legge coranica.
Gli atti giuridici mediante i quali loSheykh ul-islâm esprimeva la propria volontà erano lefatwā. Lefatwa (fetwâ) erano atti dotati di un'autorità assoluta, potevano ed esempio derogare alla stessashari'a e unafatwa di condanna emesso contro il sultano aveva l'autorità di destituirlo, come avvenne nel caso del sultanoIbrahim I.