Secondo lalettera di Aristea sarebbe stata tradotta direttamente dall'ebraico da 72 saggi adAlessandria d'Egitto; in questa città cosmopolita e tra le maggiori dell'epoca, sede della celebreBiblioteca di Alessandria, si trovava un'importante e attiva comunità ebraica.
Questa versione costituisce tuttora la versione liturgica dell'Antico Testamento per lechiese ortodosse orientali di tradizione greca. La versione dei Settanta non va confusa con le altre cinque o più versioni greche dell'Antico Testamento, la maggior parte delle quali ci sono pervenute solo in frammenti; fra queste ricordiamo le versioni diAquila di Sinope,Simmaco l'Ebionita eTeodozione, presenti nell'opera diOrigene, l'Exapla. Nei testi in lingua inglese i LXX vengono spesso indicati conOG (Old Greek, ovvero "Antica versione greca").
Secondo una tradizione uno dei 72 saggi che tradussero ilTanakh in greco fuSimeone il Vecchio, al quale loSpirito Santo annunciò che non sarebbe morto prima di aver visto ilMessia (Luca 2,26).
L'origine della traduzione è narrata dallaLettera di Aristea a Filocrate, oggi considerata un testo pseudoepigrafico della metà del II secolo a.C. Secondo tale racconto, il sovrano egizianoTolomeo II[2] (regno 285-246 a.C.) commissionò personalmente alle autorità religiose del tempio di Gerusalemme una traduzione in greco delPentateuco per la neonata biblioteca di Alessandria. Il sommo sacerdoteEleazaro nominò 72 eruditi ebrei, seiscribi per ciascuna delledodici tribù di Israele (in alcune narrazioni successive semplificati a 70), che si recarono ad Alessandria e vennero accolti con grande calore dal sovrano. Stabilitisi nell'isola di Faro, completarono la traduzione in 72 giorni grazie al loro lavoro comune. Sin qui Aristea.
La narrazione sulla traduzione si è poi modificata e arricchita.In primis, già in ambiente giudaico, si diffuse la leggenda che i 72, separati nelle loro celle, avessero prodotto il medesimo testo in maniera indipendente. Solo al termine del lavoro, comparando fra loro le versioni, avrebbero constatato l'identicità delle rispettive traduzioni. Tale leggenda sorse in ambienti che desideravano affermare il carattere ispirato della versione, probabilmente in opposizione alla tendenza palestinese di matrice farisaica a correggere il testo tradotto in direzione di quella forma ebraica che sarebbe stata poi accolta dal Rabbinato e a noi pervenuta nella redazione masoretica. Si osservi che il numero 72 corrisponde al nome di Dio (JHWH) secondo lagematria.
Il numero dei 72 traduttori è confermato anche da varie fonti rabbiniche, prima fra tutte laMegillah 9a-b delTalmud babilonese. Il Rabbinato conosce però anche una tradizione secondo cui i traduttori furono solamente cinque. Settanta sarebbero comunque i membri delSinedrio (sanhedrin) che approvò la conformità fra testo tradotto e originale.[senza fonte].
Anche senza tenere conto delle successive evoluzioni narrative, già laLettera di Aristea potrebbe contenere elementi leggendari: la congruenza tra i 72 traduttori e i 72 giorni impiegati per tradurre appare forzosa; poco verosimile sembra soprattutto la possibilità di reperire, in data così tarda, scribi esperti e bilingui fra tutte le dodici tribù (dieci delle tribù risultano difficili da tracciare già dopo la caduta delregno di Israele nel 722 a.C. e la conseguente deportazione degli abitanti in Mesopotamia).
Ciononostante si è costituito un certo consenso tra gli studiosi contemporanei, riguardo a una traduzione dellaTōrāh in Alessandria d'Egitto sotto Tolomeo Filadelfo. La richiesta del re ellenistico e il contributo "dall'alto" del tempio di Gerusalemme potrebbero essere una leggenda volta a conferire autorevolezza al testo. I Greci normalmente non erano interessati ai testi degli altri popoli e anche il caso parallelo e contemporaneo dell'egizioManetone non pare essere stato suscitato dall'interessamento di Tolomeo. Tuttavia la città di Alessandria ospitava un intero quartiere giudaico e non è del tutto inverosimile che il sovrano fosse interessato a conoscere la Legge che gli Ebrei seguivano. In tal caso il lavoro potrebbe essere stato realizzato da ebrei autoctoni di lingua greca per l'uso liturgico della nutrita comunità giudaica, ormai ellenofona, come per lo più confermato dalle coeve iscrizioni giudaiche in lingua greca reperitein situ. Secondo questa interpretazione, la traduzione sarebbe stata solo in seguito accolta nella celebre biblioteca.
È perciò più probabile che laLettera sia stata composta nella seconda metà del II sec. a.C. dopo il tentativo di ellenizzazione forzosa da parte diAntioco IV Epifane, quando inPalestina potrebbe avere cominciato ad affermarsi un testo ebraico stabile all'interno dei circoli farisaici. La distruzione dei libri sacri ebraici ordinata da Antioco, infatti, dovrebbe avere ridotto enormemente il numero di varianti ancora presenti nelle poche copie superstiti. LaLettera sarebbe stata scritta per contrastare l'insoddisfazione per le discrepanze fra il nuovo testo ebraico e la versione greca. Essa sarebbe perciò preziosa per cogliere l'alta considerazione che la versione godeva presso una parte delgiudaismo del Secondo Tempio.
Per la traduzione dei restanti libri l'opera fu realizzata da una scuola di traduttori che si occupò delsalterio, sempre ad Alessandria, verso il 185 a.C.; in seguito furono tradottiEzechiele, i DodiciProfeti minori eGeremia. Dopodiché vennero fatte le versioni deilibri storici (Giosuè,Giudici e i quattro libri deiRegni) e infineIsaia. Altri libri,Daniele,Giobbe eSiracide furono tradotti entro il 132 a.C. A parte ilPentateuco e ilSalterio, di origine appunto alessandrina, vi sono incertezze sulla località in cui vennero tradotti gli altri libri. Si situa invece in Palestina nel I secolo a.C. la versione delCantico dei cantici, delleLamentazioni, diRut edEster, poi quella dell'Ecclesiaste, certamente tardi nel I secolo d.C., in quanto più prossima alla tecnica di traduzione poi esibita da Aquila.
Già nei manoscritti antichi e perciò sin dalle prime edizioni a stampa alcune parti dell'antico testo greco sono state sostituite con una versione rivista per maggiore aderenza all'ebraico, spesso attribuita aTeodozione, ma in realtà prodotta sotto l'influenza del rabbinato palestinese in data anteriore al 50 d.C. e perciò anteriore al periodo in cui Teodozione sarebbe vissuto. Questa versione è oggi chiamata dagli specialisti "kaige" (pronuncia: kaighé) perché caratterizzata dal fatto che la congiunzione ebraica וְגַם (= "gam"), normalmente tradotta in greco con "kai" (= "e") viene invece tradotta con καὶ γέ (= "kai gé"), conferendogli così sfumatura asseverativa ("e certo"). La terminologia è nata dagli studi di Dominique Barthelemy su un manoscritto delLibro dei Dodici Profeti Minori ritrovato a Qumran e anteriore appunto al 50 a.C.[3]Barthelemy si rese conto che esisteva un'intera famiglia di manoscritti biblici con queste caratteristiche. Nei LXX appartengono alla kaighe il libro di Daniele e fra i libri storici i versetti da 2 Sam 11:2 a 1 Re 2:11 (detto dagli specialisti: "Regum βγ" o "kingdoms βγ") e i versetti da 1 Re 22:1 a 2 Re 24:15 ("Regum γδ" o "Kingdoms γδ") e altre parti minori.
I più antichi manoscritti dei LXX comprendono frammenti diLevitico eDeuteronomio, risalenti al II secolo a.C. (Rahlfs nn. 801, 819, e 957), e frammenti del I secolo a.C. diGenesi,Levitico,Numeri,Deuteronomio eProfeti minori (Rahlfs nn. 802, 803, 805, 848, 942, e 943). Manoscritti relativamente completi dei LXX sono ilCodex Vaticanus e ilCodex Sinaiticus del IV secolo e ilCodex Alexandrinus del V secolo. Questi peraltro sono i manoscritti quasi completi più antichi dell'Antico Testamento: il testo ebraico completo più antico risale al 1008 (Codex Leningradensis).
Nella versione dei Settanta troviamo anche dei libri non presenti nel canone ebraico definito nel I secolo d.C. e quindi con ilTesto masoretico, la versione più in uso presso gli ebrei, che trovò probabilmente forma definitiva quasi quattrocento anni dopo la versione dei Settanta.
I seguenti libri sono invece entrati nel canone cattolico e quindi riportati nelle versioni latine successive. Essi sono dettilibri deuterocanonici dai cattolici eapocrifi dai protestanti, che per l'Antico Testamento seguono il canone ebraico:
Oltre alla differenza "strutturale" tra il canone ebraico e quello greco, nello specifico sono presenti moltissime differenze tra il Testo Masoretico e quello dei Settanta, anche se perlopiù totalmente irrilevanti per il significato del testo.[9]
Per spiegare tali varianti alcuni studiosi, forti del confronto tra le versioni dei Settanta, del Testo masoretico, della Bibbia samaritana e soprattutto deiManoscritti biblici di Qumran, hanno ipotizzato che i Settanta non derivino da quello che oggi è il Testo Masoretico, ma da un testo ebraico pre-masoretico a noi non pervenuto.
Altri studiosi hanno ipotizzato che le varianti dei Settanta non siano da ricondurre a un testo sorgente diverso da quello masoretico ma ad altre cause, come errori degli scribi o modifiche volontarie o involontarie degli stessi. Molte di queste diverse traduzioni potrebbero essere state originate anche dal fatto che i testi ebraici a disposizione dei traduttori greci erano solo consonantici (vocali e punteggiatura furono successivamente aggiunte dai masoreti), e dunque legittimamente aperti a più interpretazioni.
È impossibile optare in maniera univoca per una o l'altra delle due ipotesi. Per ogni singolo testo controverso occorre cercare di stabilire se in quel singolo caso si ha a che fare con un testo sorgente diverso, un errore, una variazione volontaria o altro ancora e cercare di capire quale dei due testi possa meglio rappresentare il loro antenato comune.
Più specificamente le differenze tra Testo Masoretico e Settanta sono identificabili in sei categorie:
Testo sorgente diverso per TM e LXX. In particolare per Geremia e Giobbe il testo dei LXX è più corto e in Geremia e Proverbi i capitoli appaiono in un ordine diverso dal TM. Al contrario per il libro di Ester il testo contenuto nei LXX è notevolmente più ampio di quello del TM; anche il libro di Daniele contiene numerosi versetti in più rispetto al TM. Citando un esempio in particolare, in Isaia 36,11[10] l'attuale TM riporta 'popolo', mentre i LXX si riferiscono a un singolo 'uomo' (anche se il significato non cambia). Tra i manoscritti biblici di Qumran è presente un rotolo ebraico di Isaia (1QIsaa) contenente la versione 'uomo': non si tratta dunque di un errore di traduzione dei LXX, ma di un manoscritto sorgente ebraico diverso da quello cristallizzatosi nell'attuale Testo Masoretico. Tuttavia un esame complessivo dei manoscritti biblici di Qumran ha evidenziato un testo sostanzialmente fedele a quello masoretico: solo circa 5% delle discordanze LXX-TM è spiegabile con la presenza a Qumran di un testo premasoretico diverso da quello masoretico. In moltissimi casi relativi alle altre i LXX hanno seguito il testo ebraico preservato nelPentateuco samaritano a discapito di quello masoretico.
Differenze d'interpretazione del testo ebraico premasoretico (consonantico e privo di punteggiatura). Per esempio inSalmi 23,6[11] (22,6 nella numerazione LXX) le consonanti ebraicheWShBTY possono essere vocalizzate in maniera diversa, dando origine sia alla lettura "e tornerò" (TM) che "e l'abitare" (LXX), entrambe legittime.
Ambiguità proprie dei termini originali ebraici. Per esempio inSalmi 47,10[12] l'ebraico parla dimaginne-'eretz, che significa propriamente "scudi della terra", termine insolito nell'ebraico biblico che viene pertanto inteso dai LXX come una metafora per uomini armati, dunque "forti, prodi della terra".
Alterazioni volontarie di stile, relative a motivazioni di stile o a esplicazioni di metafore. Per esempio inSalmi 1,4[13] il testo greco dei LXX presenta una ripetizione di "non così", assente nel TM ma metricamente più corretta. Inoltre nella versione ebraica diDaniele 11,5[14] seguenti si parla metaforicamente di re del Nord e del Sud, che nei LXX vengono esplicitati come rispettivamente il re d'Assiria e il re d'Egitto.
Errori involontari dei copisti dei LXX, presenti in qualunque tradizione manoscritta.
Sono stati diversi i fattori che hanno spinto gli ebrei ad abbandonare l'uso dei LXX, fra i quali il fatto che gli scribi greci non erano soggetti alle stesse regole rigide imposte a quelli ebrei; inoltre, l'uso cristiano di questa versione, e il conseguente disappunto giudaico, diedero luogo a nuove traduzioni greche sostitutive: già nel I secolo la Settanta non viene più menzionata nel mondo ebraico. Oltre a questo, un graduale declino della conoscenza del greco fra gli ebrei fece preferire a poco a poco i manoscritti ebraici/aramaici compilati dai masoreti, oppure le autorevoli traduzioni aramaiche come quella diOnkelos, di rabbiYonasan ben Uziel e ilTargum Yerushalmi.
La Chiesa cristiana primitiva continuò a utilizzare i LXX, in quanto molti dei suoi primi aderenti erano di madrelingua greca e i brani messianici erano più chiaramente riferibili aCristo nella versione greca. QuandoGirolamo cominciò a tradurre la Bibbia in latino nella versione che sarebbe diventata laVulgata, inizialmente utilizzò i LXX, usando il testo ebraico come controllo e verifica. Alla fine finì però per tradurre la maggior parte dell'Antico Testamento direttamente dall'ebraico.
Gli autori del Nuovo Testamento, anch'esso redatto in greco, erano soliti citare frequentemente i Settanta quando riportavano profezie e brani dall'Antico Testamento. La Chiesa ortodossa orientale utilizza tuttora i Settanta come base per le traduzioni in lingua moderna e la Chiesa ortodossa greca (che non necessita di traduzione) usa i Settanta nella sua liturgia. Le traduzioni fatte da studiosi cattolici, pur basandosi sul testo masoretico, utilizzano i Settanta per scegliere fra le possibili varianti quando il testo ebraico è ambiguo, corrotto o poco chiaro.
Il greco dei LXX contiene moltisemitismi, idiomatismi errati e frasi di origine ebraica, e spesso si trova il fenomeno grammaticale noto come "attrazione". Alcune parti di essa sono state descritte come "ebraico con parole greche". Altre sezioni però mostrano un'ignoranza della lingua ebraica, e quindi una traduzione letterale che ha poco senso. La traduzione delPentateuco è molto simile all'ebraico, mentre altri libri, come quello di Daniele, mostrano un influsso delmidrash. L'Ecclesiaste è quasi iperletterale, mentre la traduzione delLibro di Isaia è generalmente più libera; questo fatto viene citato come evidenza quasi certa che la traduzione sia stata in realtà fatta da persone distinte.
I traduttori generalmente hanno usato una singola parola greca per ciascuna occorrenza di una singola parola ebraica; i Settanta possono essere pertanto definiti una traduzione per la maggior parte concordante, anche se però l'opposto non è vero: spesso più di una parola ebraica viene resa con lo stesso termine greco, perdendo alcune sfumature del testo.
Antiche parole greche assumono nuovi significatisemantici: per esempio "giustizia", utilizzato per indicare l'interventosalvifico diDio.
LaBibbia Poliglotta Complutense (dal nome latino della città spagnola diAlcalá) è la prima edizione critica stampata, iniziata nel 1514, terminata nel 1518, ma pubblicata nel 1520, realizzata dal card.Francisco Jiménez de Cisneros (Ximenes). Conteneva l'Antico Testamento in ebraico, greco, latino, il Pentateuco aramaico. Il testo greco della Settanta era quello secondo la recensione diOrigene nell'Exapla.
L'Edizione Aldina (dal curatoreAldo Manuzio), pubblicata a Venezia nel 1518. L'editore sostenne che l'opera si basava su antichi manoscritti, senza però specificare quali. Il testo comunque è molto vicino alCodex Vaticanus.
L'Edizione Romana o Sistina riproduce quasi esclusivamente ilCodex Vaticanus. La sua realizzazione fu diretta dal cardinalAntonio Carafa e vide la luce nel 1586, sotto il patrocinio delpapa Sisto V. L'opera aveva come intento principale quello di coadiuvare la revisione dellaVulgata, indetta dalConcilio di Trento, che fu terminata nel 1592 (è la cosiddettaVulgata Clementina). L'edizione Sistina subì numerose revisioni ed edizioni, tra cui: l'edizione di Holmes e Pearsons (Oxford, 1798-1827); la settima edizione diTischendorf, apparsa aLipsia tra il 1850 e il 1887; l'edizione di Swete (Cambridge, 1887-95, 1901, 1909).
L'edizione di Grabe fu pubblicata a Oxford tra il 1707 e il 1720. Riproduce, in maniera imperfetta, ilCodex Alexandrinus.
^La dinastia deiTolomei, l'ultima a regnare sull'Egitto indipendente fino alla conquista romana, era di originigreco-macedoni e la loro corte, quindi, di cultura e lingua greca.
^Dominique Barthélemy, "Redécouverte d’un chainon manquant de l’histoire de la Septante”,Revue Biblique, 60, 1953, pp. 18–29.
^Elenco dei passi soltanto in greco delLibro di Ester:
Ester 1a-1l (Il sogno di Mardocheo)
Ester 1m-1r (Mardocheo svela la congiura)
Ester 3,13a-3,13g (Il decreto di Artaserse contro gli Ebrei. Il testo del decreto)
Ester 4,17a-4,17g (La preghiera di Mardocheo)
Ester 4,17k-4,17z (La preghiera di Ester)
Ester 5,1-5,2b (L'intervento di Ester. Il primo banchetto)
Ester 8,12a-8,12v (Il decreto di Artaserse in favore degli Ebrei. Il testo del rescritto)
Ester 10,3a-10,3k (Mardocheo spiega il sogno)
Ester 10,3l (Sulla traduzione greca del libro)
^Conservato nella Bibbia latina ma riscritto daGirolamo, secondo quanto da lui stesso riferito, da un testo aramaico a lui noto. Il testo ufficiale dellaCEI del libro di Tobia è una traduzione del meno ampio testo della Septuaginta, non di quello dellaVulgata di Gerolamo.
^Questo libro, che non fa parte del canone cattolico, è stato incluso negliApocrifi protestanti, analogamente allaPreghiera di Manasse, e alSecondo libro di Esdra oApocalisse di Esdra che non è nemmeno nellaSeptuaginta. Il motivo è che questi libri furono presenti in molte versioni dellaVulgata.
^ In aggiunta ai 150 canonici per cattolici e protestanti. Non sono presenti invece iSalmi 152-155, inclusi nellaPeshitta e canonici soltanto per le Chiese sire
Alfred Rahlfs, Robert Hanhart (a cura di),Septuaginta: id est Vetus Testamentum graece iuxta LXX interpretes, Stuttgart, Württembergische Bibelanstalt, 2006.
La Bibbia dei Settanta, a cura di Paolo Sacchi, Brescia, Morcelliana, Vol. 1:Pentateuco, 2012; Vol. 2:Libri storici, 2016; Vol. 3:Libri poetici, 2013; Vol. 4:Profeti, 2019.