Insemiotica, ilsegno è definito "qualcosa che sta per qualcos'altro, a qualcuno in qualche modo"[1]. È considerato una unitàdiscreta disignificato[2]: unsistema, composto da un segnale, unareferenza e unreferente, che rinvia ad un contenuto. La semiotica studia la capacità del segno di dare la possibilità a chiinterpreta dicomprenderne il contenuto.
Il modello classico del segno prende le basi dalle ricerche diPlatone, diAristotele, disant'Agostino, diGottlob Frege e dall'operaIl significato del significato diCharles Kay Ogden eI. A. Richards. Questo modello consta di tre elementi: unreferente (ciò di cui si parla), che viene espresso da un segno attraverso unconcetto (oidea). Graficamente, il modello è untriangolo che collega segno-concetto-referente, senza poter passare direttamente dal segno al referente. Il punto debole di questo schema è l'assenza di una finalità di questa interpretazione.
Il problema non è stato superato daCharles Peirce (1839-1914), padre della moderna semiotica, che ha riproposto uno schema simile a quello classico, ma più complesso. In questo caso, i tre elementi sono tutti direttamente collegati fra loro: il representamen (ossia ciò che rappresenta l'oggetto), l'interpretante (ovvero come si interpreta l'oggetto) e l'oggetto stesso. L'oggetto considerato all'interno di questo schema è definitoimmediato, cioè il risultato dell'interpretazione stessa. Ad esso si oppone quellodinamico, che non può essere all'interno del triangolo perché è l'oggetto al di là di ogni interpretazione, che deve comunque tendere a raggiungerlo.
Questo avvicinamento all'oggetto dinamico è dettosemiosi: secondo la teoria della semiosi illimitata, un representamen viene interpretato come oggetto immediato, che a sua volta diviene representamen per un'altra interpretazione che tenderà a raggiungere l'oggetto dinamico.
Il modello più noto del segno linguistico è quello delineato daFerdinand de Saussure (1857-1913), padre dellalinguistica strutturale. Esso si basa sul dualismo trasignificante esignificato. Il significante è la parte fisicamente percepibile del segno linguistico: l'insieme degli elementifonetici egrafici che vengono associati ad un significato (che invece è un concetto mentale), che rimanda all'oggetto (il referente, ciò di cui si parla, un elemento extralinguistico). Saussure, in una elaborazione raffinata, arriva a concepire il significante come entità rigorosamente mentale: se si riduce il significante a un'entità materiale, allora esso non può entrare in campo se non al momento in cui la messa in atto di un sistema di manifestazione traduce un racconto in immagini, suoni, azioni svolte dal vivo, in qualcosa insomma che si manifesti ai nostri sensi; ciò è controfattuale, poiché chiunque può percepire che una storia, o semplicemente un segno, disegnano nella propria mente unastruttura espressiva portatrice di definiti significati, disegnano un significante che la mente può osservare e che può dunque veramente essere oggetto di una teoria della narrazione. Significante e significato sono stati interpretati come due facce di unamedaglia: sono inscindibili e si rinviano continuamente a vicenda.
Il legame tra significante e significato nelle lingue storico-naturali è normalmentearbitrario, anche se talora vi sono elementi diiconicità, per esempio nelleonomatopee e in altri casi difonosimbolismo.
Fu sant'Agostino il primo a classificare due tipi di segni. I primi sarebbero isegninaturali, cioè tutti quei segni che non sono stati creati per significare qualcosa, ma che rimandano ad altri oggetti per l'esperienza. Ad esempio, unanuvola rimanda all'idea dipioggia non perché è stata creata per comunicare questa azione. Poi vi sarebbero isegni artificiali, cioè creati proprio per lacomunicazione. Sono detti anchesegni intenzionali proprio perché alle spalle c'è l'intenzione di trasmettere un concetto.
I segni del primo tipo sono detti ancheindizi, per distinguerli da quei segni non artificiali, come illinguaggio, che però servono a comunicare.
I segni vengono suddivisi per categorie di conoscenza in segniiconici, segni indicali e segni simbolici o codici. Nel primo caso il significante è simile al significato, nel secondo caso vi è una connessione fisica con il significato e nel terzo caso vi è una relazione convenzionale e arbitraria tra significante e significato.
^Mardy S. Ireland definisce un significato come: Una unità di qualcosa (p.e., una parola, un gesto) che può contenere significati ambigui/multipli (p.e., come il Presidente U.S.A.Bill Clinton disse una volta, "Dipende da cosa il significato della parola 'è', 'è'") Mardy S. Ireland,The Art of the Subject: Between Necessary Illusion and Speakable Desire in the Analytic Encounter, Other Press, 2003,ISBN1-59051-033-X. p. 13.