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Scuola romana di pittura

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Disambiguazione – Se stai cercando la scuola romana di pittura del XX secolo, vediScuola romana (pittura XX secolo).
Pietro Cavallini, dettaglio delGiudizio Universale, Santa Cecilia in Trastevere
LaCrocifisisone di Pietro nelSancta Sanctorum

LaScuola romana di pittura a cavallo tra Due e Trecento fu una delle più importanti correnti attive in Italia e in occidente in generale.

Riscoperta ed esaltata in tempi relativamente recenti (in particolare dopo il restauro del ciclo delSancta Sanctorum e con le nuove attribuzioni delleStorie di san Francesco adAssisi), fu probabilmente la prima scuola pittorica a sviluppare un linguaggio figurativo più umano e realistico a partire dalle esperienze bizantine, prima dei toscani. Il lungo oblio dei romani, interrotto dagli studi diFederico Zeri, fu dovuto a varie ragioni, prime fra tutti la scarsità di resti e l'assenza in città di una storiografia artistica capace di esaltare quei pionieri, comePietro Cavallini,Jacopo Torriti eFilippo Rusuti, come invece era avvenuto in Toscana conVasari e gli altri trattatisti.

Oggetto di contesa tra gli studiosi è ancora oggi il rapporto infatti tra i romani e i toscani (Cimabue,Giotto): non è chiaro quale delle due scuole abbia influenzato l'altra e quale effettivamente diede avvio al rinnovo. È probabile infatti che fossero stati i romani, disponendo di un maggior numero di dipinti e di mosaici tardo-antichi e dell'alto medioevo da cui trarre spunto, a studiare nuove forme di rappresentazione della figura umana e dello spazio, subito colte e sviluppate dai toscani. Sia Cimabue che Giotto infatti fecero probabilmente dei viaggi a Roma fin dalla loro prima gioventù.

Fu soprattutto il cantiere papale dellabasilica di San Francesco ad Assisi il punto di confronto e scambio tra gli artisti. I registri alti dellaBasilica superiore sono infatti in gran parte di scuola romana, soprattutto del Torriti. Vero oggetto del contendere è comunque l'attribuzione a una o all'altra scuola delle opere del cosiddettoMaestro di Isacco, tradizionalmente identificato con Giotto giovane, e del ciclo francescano. Secondo gli studi dello Zeri e diBruno Zanardi il capobottega di Assisi sarebbe stato infattiPietro Cavallini, a giudicare dal particolare modo di stendere gli incarnati che si ritrova anche nelGiudizio universale di Santa Cecilia in Trastevere. D'altra parte i fautori dell'attribuzione tradizionale sottolineano come in nessuna opera romana siano presenti soluzioni spaziali così avanzate come quelle reperibili nel ciclo di san Francesco, come se ne ritrovano invece nelle opere successive di Giotto ospitate agliScrovegni e altrove.

In ogni caso, anche se i romani fossero artisticamente figli dei toscani, la loro scuola pittorica fu all'avanguardia e capace di soluzioni avanzate anche nel campo del mosaico.

Le attività artistiche a Roma decaddero inesorabilmente dopo il trasferimento delpapato adAvignone nel1309: la grande attività pittorica riprenderà a Roma solo nel Quattrocento inoltrato, con una limitata partecipazione di artisti locali.

Bibliografia

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  • Enio Sindona,Cimabue e il momento figurativo pregiottesco, Rizzoli Editore, Milano, 1975. ISBN non esistente
  • Angiola Maria Romanini,“Stil novo” e “maniera greca” nella pittura italiana alla fine del '200 inIl Medio Oriente e l'Occidente nell'arte del XIII secolo – Atti del XIV Congresso Internazionale di Storia dell'Arte (Bologna, 1979) a cura di H. Belting (1982), pp. 137–152
  • Hans Belting,Assisi e Roma: risultati, problemi, prospettive inRoma anno 1300 – Atti della IV settimana di studi di storia dell'arte medievale dell'Università di Roma (Roma, 1980) a cura di A.M.Romanini (1983), pp. 93-101
  • Luciano Bellosi,La decorazione della Basilica superiore di Assisi e la pittura romana di fine Duecento inRoma anno 1300 (1983), pp. 127-139
  • Miklós Boskovits,Proposte (e conferme) per Pietro Cavallini inRoma anno 1300, 1983.
  • Alessandro Tomei,Iacobus Torriti pictor: una vicenda figurativa del tardo Duecento romano, Roma, Argos, 1990
  • Alessandro Tomei,I mosaici e gli affreschi della Cappella del Sancta Sanctorum inIl Palazzo Apostolico Lateranense a cura di C. Pietrangeli, Firenze, Nardini (1991), pp. 59-80
  • Serena Romano,Il Sancta Sanctorum: gli affreschi inIl Sancta Sanctorum a cura di C. Pietrangeli e A.M. Romanini, Milano, Electa (1995), pp. 38-125
  • Bruno Zanardi,Federico Zeri,Chiara Frugoni,Il cantiere di Giotto, Skira, 1996
  • Alessandro Tomei,Pietro Cavallini, Milano, Silvana Editoriale, 2000
  • Andreina Draghi,Gli affreschi rinvenuti nell'aula gotica del convento dei Santi Quattro Coronati a Roma inCavallini/Giotto, Roma/Assisi; proposte e aggiornamenti - Atti del convegno (Roma, 2001) a cura di T. Calvano (2002), pp. 33-42
  • Francesco Gandolfo,Ricerche di prospettiva nel cantiere di Assisi inCavallini/Giotto, Roma/Assisi; proposte e aggiornamenti (2002) pp. 43-54
  • Alessandro Tomei,Cavallini e Giotto: qualche osservazione su una inutile contrapposizione inCavallini/Giotto, Roma/Assisi; proposte e aggiornamenti (2002) pp. 80-99
  • Bruno Zanardi,Giotto e Pietro Cavallini. La questione di Assisi e il cantiere medievale della pittura a fresco, Milano, Skira, (2002)

Voci correlate

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