LaScala Santa è, secondo la tradizione, la scala salita daGesù per raggiungere l'aula dove ha subìto l'interrogatorio diPonzio Pilato prima dellacrocifissione.
La più celebre e visitata scala santa, meta dipellegrinaggio da parte deicattolici, è quella che si trova aRoma, facente parte di un complesso denominato "pontificio santuario della Scala Santa" nelle immediate adiacenze dellabasilica di San Giovanni in Laterano.
Nel 1854papa Pio IX affidò in perpetuo la custodia della Scala Santa aiPassionisti poiché hanno il compito di "promuovere la memoria della Passione del Signore".[1]
Propriamente, l'edificio chiamato Scala Santa è un complesso edilizio fatto edificare alla fine delXVI secolo dapapa Sisto V come nuovo patriarcato del vescovo di Roma, in sostituzione del precedente, demolito per la nuova costruzione. Realizzato daDomenico Fontana nel1589, il palazzo comprende:
la Scala Santa vera e propria, un insieme di 28 gradini di marmo bianco rivestiti da una protezione di legno, affiancata da altre quattro rampe di scale, due alla sua destra e altrettante alla sua sinistra;
lacappella di San Lorenzo in Palatio, dettaSancta Sanctorum, cioè la cappella privata del papa, vescovo di Roma, fino agli inizi delXIV secolo; è in questa cappella che è custodita l'Acheropita lateranense, ossia la pala d'altare della cappella papale che la tradizione vuole non sia stata dipinta da mani umane;
Il pontificio santuario della Scala Santa di Roma visto da piazza San Giovanni in Laterano.
Nel1589, durante ilpontificato diSisto V, la Scala Santa fu traslocata dalPalazzo Laterano, nel quale si trovava, al Sancta Sanctorum, sul lato sinistro della piazza diSan Giovanni in Laterano[2]. I ventotto gradini che la compongono furono messi in opera cominciando dall'alto, perché non fossero calpestati dai piedi dei muratori, ma toccati solamente dalle ginocchia dei fedeli oranti; praticamente il 1° gradino divenne il 28°.
Più tardi, sottopapa Innocenzo XIII, i gradini furono coperti con tavole di noce, per impedirne l'usura. Ancor oggi molti fedeli cattolici salgono in ginocchio tutta la scala,pregando e chiedendograzie.
anche ilSacro Monte di Varallo possiede, nell'insieme degli edifici che rappresentano i luoghi della Passione di Cristo, una copia della Scala Santa.
a Spiazzi, frazione diCaprino Veronese in provincia di Verona, all'interno del Santuario dellaMadonna della Corona arrampicato sulla montagna che sovrasta la Val d'Adige.
aVeroli (cittadina inprovincia di Frosinone): fu fatta costruire dal Vescovo di Veroli MonsignorLorenzo Tartagni da Forlì tra il1715 ed il1740 ed è composta da 12 gradini di marmo (nell'undicesimo è racchiusa una presunta reliquia dellaCroce). Per concessione delPapa Benedetto XIV, chi salga genuflesso questa scala ottiene l'indulgenza quotidiana di 100 giorni e – una volta al mese – la stessa indulgenza cheSisto V concesse alla Scala Santa diSan Giovanni in Laterano, e cioè l'indulgenza plenaria.
aPrato – presso il Regio conservatorio di S. Niccolò, in piazza S. Niccolò.
aValentano – in provincia di Viterbo – presso la Rocca Farnese – Realizzata dopo il 1731 fu ricavata dalla scalea che conduceva all'appartamento del Cardinale Alessandro Farnese. Affrescata con scene tratte dalla Passione di Cristo, ospitava un Crocifisso ligneo recuperato dalla chiesa di S. Agapito diBisenzio.
aTorricella Verzate in provincia di Pavia, presso il Santuario della Passione.
aBrembate in provincia di Bergamo, presso le Grotte Santuario di San Vittore Martire
aBra in provincia di Cuneo, si trova nella navata sinistra della chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista.
aFabriano in provincia di Ancona, si trova nella chiesa di Sant'Onofrio.[4] È composta da 14 gradini, tre dei quali contengono frammenti della Scala Santa di Roma.
^Notizia di questo spostamento si ha nella relazione inviata da Attilio Melegnani al Duca di Mantova in data 20 giugno 1587 conservata nell'Archivio di Stato di Mantova (Archivio Gonzaga), in cui si legge: «(...) muovono la Scala Santa, mettendola più appresso alla cappella del Salvatore»: cfr. Giorgio Simoncini,«Roma Restaurata». Rinnovamento urbano al tempo di Sisto V, Firenze, Leo S. Olschki, 1990, p. 81, nota 23.