Savelli si trova in un territorio montano situato ai limiti orientali dellaSila Grande e contraddistinto dalle cime della Serra Alessandrella (1434m.s.m), del Campo di Mazza (1461m.s.m), del Mezzocampo Soprano (1373m.s.m) e della Serra di Mezzocampo (1262m.s.m).[6]
In località Macchialonga si trovano le sorgenti delLese.[6]
Savelli deve il suo nome aCarlotta Savelli, nobildonna romana feudataria del borgo dove fu concesso lo stanziamento ad alcuni sfollati delterremoto del 1638.[7]
Il paese venne fondato da un gruppo di profughi , vittime delterremoto del 27 marzo 1638 (con epicentroBelsito) che ricevettero in locazione dallaprincipessaCarlotta Savelli dellafamiglia nobileromana deiSavelli, la località Scalzaporri.[8][9][10] La scelta del luogo fu dettata dalla posizione riparata dai venti, dalla vicinanza di una fonte d'acqua potabile (l'odierna Fontana Vecchia) e dalla presenza di alcuni ricoveri appartenenti ad alcuni pastori del principe Rota diCerenzia.[10]
I terremotati delladomenica delle Palme provenivano soprattutto dal paese diScigliano e dalla sua frazioneCarpanzano[10]. I nuovi arrivati si unirono ai pastori del principe diCerenzia fondando una comunità che venne chiamata Savelli, in onore della benefattrice.[10] Le famiglie dei profughi furono identificate con i cognomi Arcuri, Astorino, Caligiuri, Cristiano, Fabiano, (Di) Fazio, Gentile, Grande, Greco, Gualtieri, Mancuso, Mascaro, Manfredi, Mauro, Pontieri, Rocca, Sacco, Scalise, Scarpino, Tallarico, Torcasso. I residenti (chiamati Marzi) riportavano i cognomi di Ananina, Capalbo, Chiarello, Drogo, Giodano, Lucente, Marasco, Molinaro, Pugliese, Rotundo, Spina, Vecchio[8][9]. Successivamente i due gruppi si fusero con i matrimoni. I primi coloni, vista la ricchezza di sorgenti d'acqua, terrazzarono con muretti a secco tutti i terreni vicini alle sorgenti e vi impiantoro frutteti, oliveti, vigne, orti. Seminarono i terreni più pianeggianti. Vicino al fiumeLese impiantarono i primi mulini e le filande. In collina costruirono palmenti e frantoi, forni e fornaci. Moltissimi vivevano nei pagliai di canne e legna, altri costruirono le prime casette (di 30/40 m²) munite di caminetto, che servivano da cucina e camera da letto per tutti i componenti del nucleo familiare. Allevarono numerosi ovini e caprini, per i latte e i formaggi. Per la carne utilizzarono i suini. Successivamente furono raggiunti da artigiani: muratori, cestai, barilari, calderai, conciatori, fabbri, falegnani, sarti. In maggioranza erano braccianti agricoli. Le donne, fin dalla tenera età coadiuvavano i famigliari in tutte le attività.
La comunità dipese dall'Università diVerzino dalla fondazione[10] fino al1812, quandoGioacchino Murat ne riconobbe l'autonomia. Dopo gli Spinelli il territorio passò in feudo ai Cortese e successivamente, nel1762, in gestione ai Barberio Toscano diSan Giovanni in Fiore, che lo acquistarono nel1804. L'amministrazione francese tassò eccessivamente la popolazione, già succube delle precedenti tirannie feudali. I baroni riscuotevano i tributi, i fitti, i terratici e si appropriarono di quasi tutti i diritti concessi dagli Spinelli. I savellesi cercarono sempre di acquistare i terreni coltivati. Sperarono inutilmente nelle leggi eversive della feudalità francesi. IBorboni, come le precedenti dinastiearagonesi eangioine, avevano la deprimente abitudine economica di vendere i feudi al miglior offerente per cui inCalabria, nel meridione in generale, si alternarono casate che si preoccuparono di spremere le popolazioni spendendo la ricchezza nella capitale,Napoli, dove risiedevano. Nel periodonapoleonico, dal1796 al1812, nella lotta tra i partigiani francesi e quelli borbonici ben 90 savellesi persero la vita[8]. Altri rimasero briganti ricercati. In questo periodo di brigantaggio, Savelli contava circa mille abitanti[10]. IlBrigantaggio si acuì anche con la venuta deiSavoia, che con leggi del1867-1868, vendettero le terre ecclesiastiche e quelle demaniali aibaroni. Vane le promesse diGaribaldi, che aveva arruolato combattenti e destato simpatie nelle popolazioni con promesse di future concessioni di terreni. Dal1860 al1876 si scatenò una lotta di brigantaggio in tutta laSila, dove cessò proprio con il contributo delleguardie nazionali savellesi guidate dal capitano Spina, anch'esso di Savelli.[6] Quest'ultimo si trovava al comando della squadriglia di cavalieri che, il 27 luglio1876 sconfissero l'ultima banda di briganti, capeggiata dal brigante Siinardi.[6]
Nel1796 un sacerdote, don Vincenzo Arcuri, pagò con la morte la segnalazione al sovrano borbonico delle vessazioni subite dai compaesani da parte del feudatario Nicola Barberio Toscano[9]. Lo stesso feudatario venne ritenuto colpevole anche dell'omicidio di un altro sacerdote, don Francesco Scigliano, avvenuto nel 1806[11]: la sua colpa fu quella di aver appoggiato apertamente larepubblica partenopea. Nel1861 un altro sacerdote, Don Giuseppe Rotundo, guidò una manifestazione di 300 braccianti che aSan Giovanni in Fiore si riunì ad altri contadini per marciare suCrotone e per occupare le terre baronali. Caduta nel frattempo la dinastia borbonica, pagò con il carcere per questa manifestazione[8].
Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 17 gennaio 2000.
«Bandato d'oro e di rosso; al capo di azzurro, caricato del ramoscello di rosa, di verde, fogliato dello stesso, fiorito d'oro, nodrito nella linea di partizione, sostenuto da dueleoni controrampanti d'oro, allumati e linguati di rosso, il leone posto a destra con la zampa posteriore destra sostenuta dalla linea di partizione, quello posto a sinistra con la zampa posteriore sinistra ugualmente sostenuta. Ornamenti esteriori da Comune.»
Lechiese presenti sulterritorio comunale savellese sono la chiesa dei Santi Pietro e Paolo (dettaMatrice), la chiesa di Santa Maria delle Grazie (dettaJesulella),la chiesa del Divino Amore nel Villaggio Pino Grande e la chiesetta di Mezzocampo. LaMatrice fu edificata nella seconda metà del XVII secolo[10].
Ben trentunofontane, tra le più caratteristiche: la "Fontana Vecchia", la '"Fontana Nuova'", la "Fonte Pitinella" e la "Fonte Pedagese", il "Vallone Grande", la "Fontana degli Elfi" in localitàOrtica, Le "Fontane Rosse", la "Fontana del Villaggio", lo "Zampillo", la "Fontana del Boschetto", il "Pozzo delle Anime", il "Lavatoio", ornano le vie e i vicoli del paese.
Fino agli anni '60 Savelli possedeva un acquedotto comunale della portata di soli 2 litri al secondo, bastevole però per i consumi di allora, quando la rete idrica e fognante serviva solo una piccola parte dell'abitato, mentre gli altri cittadini si fornivano di acqua attingendo alle fontane che il Comune aveva costruito nei vari rioni.
Quasi tutti gli altri paesi della zona, invece, ne erano completamente privi, da sempre.L'Italia delboom economico decise finalmente di porvi rimedio, dandone incarico allaCassa del Mezzogiorno.Il primo acquedotto convogliò le acque di alcune sorgenti del fiume Lese, con una portata media di soli 30 litri al secondo per cui risultò da subito insufficiente per soddisfare i bisogni di una vasta e arida zona comprendente numerosi paesi del Crotonese e del Cosentino.Fu deciso allora di utilizzare l'acqua del fiume, dove questo aveva una portata maggiore, costruendo una diga e scavando una galleria sotto la montagna di Savelli, per collegare i nuovi tubi a quelli del primo acquedotto, previa costruzione di un depuratore.Nello scavare la galleria, lunga vari chilometri, venne rinvenuta parecchia acqua, tanto da indurre i tecnici della "Cassa del Mezzogiorno" a sospendere il progetto relativo all'invaso e al depuratore, convogliando solo l'acqua trovata nella galleria. Ma, questa acqua andò diminuendo di portata, mentre le richieste di più acqua aumentavano sempre di più.Perciò i lavori ripresero e venne incanalata l'acqua del fiume e costruito il depuratore, il quale si trova a un livello di centinaia di metri sotto quello del paese.In conseguenza, il primo acquedotto delLese, proveniente dalle sorgenti alte, venne destinato solo per Bocchigliero e Savelli, nonché per il villaggio Pino Grande, la cui rete idrica era già stata costruita dallaCassa del Mezzogiorno.
La stessa "Cassa" aveva inoltre promesso di risolvere il problema della condotta forzata tra il ripartitore di Scopettella (territorio distante 4 km dal paese dove è stato costruito il ripartitore per portare l'acqua al comune di Savelli) e il serbatoio del Villaggio, il quale si trova ad un'altitudine superiore a quella del predetto ripartitore.
Dopo mezzo secolo, ancora questo problema non è stato risolto, per cui spesso ad agosto il Villaggio e le case di Savelli costruite sopra il serbatoio del paese rimangono a secco, mentre l'acqua della montagna di Savelli disseta e soddisfa i bisogni di decine e decine di paesi del Crotonese e del Cosentino.
Le vecchie carceri mandamentali e l'ex pretura, restaurate, sono sede del caratteristico Museo della Montagna Silana. Ricco di reperti artigianali, illustra le modeste ma laboriosissime condizioni di vita dei savellesi.
L'osservatorio astronomico Lilio, situato a due km dal centro abitato e dal Villaggio Pino Grande. Il Parco Astronomico Lilio, attivo dal 5 agosto 2016, è l’unico in Calabria. Gestito dalla Provincia di Crotone, è’ dotato di unplanetario con 60 posti a sedere, un osservatorio contelescopio da 500 mm, unradiotelescopio, unosservatorio solare; si trova a 1170 metri Alt. nella Sila ionica. È dotato di apparecchiatureosservative edivulgazione astronomica eha siglato protocolli con l’Agenzia spaziale italiana[quali ?]. Partecipa al progetto di ricerca per studenti Ergotelescope.[12] Con un complesso sistema hardware/software può essere anche gestito in remoto. Il 22 marzo 2017 il telescopio ha avuto laprima luce con la fotografia dellaGalassia Sombrero lontana 29 milioni di anni luce.[13] Nel settembre 2017 ha ospitato il XXV Congresso Nazionale del Gruppo Astronomia Digitale con la presenza di astronomi di tutta Italia."
Il centro congressi, situato nel villaggio Pino Grande, attende un restauro conservativo ed una nuova gestione.
Il Centro sportivo ricreativo, adiacente al centro congressi, è in attesa di restauro e di una nuova gestione.
Dedicata agli emigrati la Festa di Santa Maria delle Grazie, ricorrenza votiva diFerragosto, con processione e manifestazioni musicali: la chiesa di riferimento è quella di Santa Maria delle Grazie (Jesulella). Festa religiosa molto sentita è la domenica delle Palme: in ricordo della tragedia del terremoto del 1638, i fedeli portano le palme benedette al cimitero.
IlVillaggio Pino Grande sorge a 1110 metri s.l.m., a 4 km dal paese ed è composto da circa 250 villette, costruite da privati su terreno comunale a partire dal luglio 1961[15] con un regolare piano regolatore. Nel1966 fu inaugurato dalministro dei lavori pubblici delgoverno Moro III, il cosentinoGiacomo Mancini[16], avendo completato le infrastrutture e i servizi (luce, acqua) necessari per tutte le numerose villette già costruite. I proprietari erano provenienti prevalentemente dallaPuglia e daCrotone. Tale frazione ora è completamente compresa nelParco nazionale della Sila.
Mezzocampo (m 1163 s.l.m.) è una seconda frazione sita nel cuore della Sila, nata intorno ad unasegheria industriale per la lavorazione dellegname di pino, successivamente utilizzata come vivaio dal Corpo Forestale. È utilizzata per le escursioni turistiche. Si raggiunge dalla exStrada statale 108 bis Silana di Cariati o dalla strada provinciale Savelli-Bocchigliero.
^Gino Gentile,Vocabolario di Lingua Calabrese - Parlata Savellese e dintorni, Edizioni Cervino,Châtillon, 2005, pag,. 31
^abcd Mario Candido et al.,Prime luci sullo Jonio - Guida turistica, a cura di Comunità montana "Alto Crotonese", Catanzaro, Sinefine edizioni, 1988, p. 14.
^ Salvatore Anastasio, Azienda Promozione Turistica Crotone e Regione Calabria - Assessorato al Turismo,Crotone - Una provincia nuova tra miti e realtà, Crotone, Grafiche Cusato, p. 30.
^abcdPericle Maone,Savelli nella tradizione e nella Storia, Laurenzana,Napoli,1966
^abcGian Battista Maone,Tradizioni popolari della Sila, Rubbettino Editore,Soveria Mannelli,1979
^abcdefghij Mario Candido et al.,Prime luci sullo Jonio - Guida turistica, a cura di Comunità montana "Alto Crotonese", Catanzaro., Sinefine edizioni, 1988, p. 31.