La vetta più elevata all'interno del comune è il monte Facciano (935 m), nei pressi della frazione Quarto. Il territorio comunale è composto da una zona principale e da 2exclave.
Ilclima risente della lontananza dalmare, ed è temperato subcontinentale (secondoMario Pinna), con unapiovosità abbondante e regolare distribuita durante tutto il corso dell'anno. La temperatura media annua è di15 °C. Il comune ricade nellaFascia Climatica E per i suoi2303gradi giorno.[5]
I resti dell'antico foro romano, la cui pavimentazione, in marmo di Verona, risale al I secolo d.C.
Sassina[6][7], il primo insediamento stabile nell'area (dove tuttora sorge la città), era abitato da popolazioniumbre presenti nella valle delSavio, giunte nelIV secolo a.C. Le tracce del nucleo urbano, adiacente all'attuale piazza Plauto, risalgono alla seconda metà delIV secolo a.C. e consistevano in modeste costruzioni inlegno con annesse piccole botteghe artigianali.Sassina[8] fu sottomessa daiRomani nel266 a.C., in seguito a una gravosa campagna militare guidata daiConsoliDecimo Giunio Pera eNumerio Fabio Pittore, che le conferirono lo status dicivitas foederata (città alleata), concedendo quindi alla città una certa autonomia. A pochi anni dopo risale la nascita diTito Maccio Plauto, grande poeta e commediografo.
Nei decenni centrali delI secolo a.C.Sassina, divenuta unmunicipio romano integrato, venne riorganizzata sul piano urbanistico ed architettonico, con la dotazione inoltre di unacinta muraria. La città venne inserita inetà augustea nella circoscrizione amministrativa dellaRegio VI Umbria. I Romani edificarono lanecropoli nella valle dove scorre il fiume Savio, col tempo fu ricoperta dalle acque ma nella seconda metà delXX secolo ha iniziato a riemergere. I reperti sono stati classificati e oggi sono visibili nel Museo archeologico. Durante l'età imperiale, fino alIII secolo d.C., la cittadina si sviluppò ulteriormente, grazie anche ad una solida economia silvo-pastorale e ai suoi rapporti commerciali con ilporto di Ravenna. La presenza nei testi sepolcrali di riferimenti alle corporazioni difabri (artigiani),centonari (fabbricanti di stoffe),dendrophori (carpentieri) emuliones (mulattieri), testimoniano le varie attività produttive presenti.
Sarsina subì devastazioni verso la fine delIII secolo, forse operate da popolazioni barbariche, come attestano segni di unincendio suipavimenti di alcune abitazioni, a cui seguì un periodo di declino. Secondo la tradizione, fra ilIII e ilIV secolo a Sarsina sarebbe stato nominato il primovescovo,Vicinio, proclamato poi santo e protettore della città. Il periodo compreso tra il409 e il470 è segnato da ulteriori incursioni, forse riconducibili aiVisigoti e agliEruli.
Nel1515 il vescovo Galeazzo Corbara, a motivo della desolazione socio-economica e dello spopolamento che avevano fortemente ridotto la vita cittadina, si accordò con i governanti del comune diSansepolcro, nella parte fiorentina dell'Alta Valle del Tevere, per trasferire là la sede della diocesi, che avrebbe così preso la denominazione di Sansepolcro e Sarsina. Nonostante l'approvazione da parte dipapa Leone X il progetto non ebbe esecuzione, probabilmente per il mancato sostegno della Repubblica fiorentina, che preferiva attribuire all'erigendaDiocesi di Sansepolcro l'intero territorio altotiberino[9].
Nel1944 una feroce rappresaglia nazista procurò alla città diversi morti e feriti, e l'incendio di numerosi edifici privati e pubblici.Nel 1965 ha incamerato i territori del vicino comune diSorbano, soppresso.
Lo stemma è stato adottato nel 1965 all'epoca dell'unificazione con il Comune di Sorbano.[10] Sarsina è stata sin dall'antichità sede vescovile e ha come proprio emblema un'allegoria delCalvario ripresa da un antico sigillo.
«D'azzurro, alla croce latina d'oro, infissa sul sommo di unmonte di tre cime all'italiana di verde, movente dalla punta; dalla base delle cime laterali fuoriescono due pianticelle arcuate, stelate e fogliate di verde, ognuna sbocciata in apice di un fiore dalla corolla a cinque petali d'argento, bottonata d'oro; l'insieme è sormontato da una testa dicherubino di carnagione, crinita d'oro con due ali spiegate d'argento.[11] Ornamenti esteriori da Città.»
Il gonfalone è un drappo partito di azzurro e di bianco.
«Durante la seconda guerra mondiale, dopo aver subito per lunghi mesi coercizioni, soprusi e violenze di ogni genere, intraprese la lotta contro l'occupante ed affrontò, sereno, il martirio delle rappresaglie. Caddero i suoi Figli migliori, ma la popolazione dolorante sopportò stoicamente la più dura tragedia ben meritando dalla Patria. Sarsina, maggio - settembre 1944» — 5 marzo 1958
La tipica facciataromanica è solcata dai segni di rifacimenti ed aggiustamenti operati nel corso dei secoli. Sopra l'ingresso, nellalunetta, vi è unmosaico raffigurante il santo titolare con lamitria davescovo e la catena miracolosa. Il campanile, di epoca tarda, venne restaurato nelXVIII secolo. L'interno dellaconcattedrale è a tre navate acroce latina, separate da colonne, con soffitto acapriate; la navata centrale, più larga di quelle laterali, termina con l'abside. Nella navata sinistra si trovano ilbattistero, la tomba dell'ultimo vescovo residente di Sarsina, lacappellaseicentesca della beata Vergine del Rosario e la cappella del Santissimo Sacramento. Nellanavata opposta vi è la cappella di San Vicinio, il principale luogo di culto della concattedrale: qui vi sono le reliquie del santo e la catena miracolosa, appartenuta secondo la tradizione al Santo.
Intitolata a San Cassiano viene menzionata già in un documento del 950. Nell'abside conserva affreschi quattrocenteschi, dove sono riconoscibili San Cassiano, San Vicinio, la Madonna con Bambino, Santa Caterina d’Alessandria e Sant’Ippolito; nel 2010 sono stati oggetto di un importante restauro.
La piazza principale di Sarsina, intitolata aTito Maccio Plauto occupa il luogo dove inepoca romana sorgeva ilforo, al centro dellacivitas, i cui resti, consistenti in tracce dell'antica pavimentazione a lastre inmarmo diVerona, sono tuttora visibili dietro gli edifici sul lato settentrionale dellapiazza. L'attuale pavimentazione è realizzata inpietra alberese. Due statue di bronzo stanno a ricordare Plauto e rappresentano rispettivamenteLa Commedia dell'Arte (Arlecchino,Pulcinella,Colombina) e Pirgopolinìce, celeberrimo personaggio delMiles gloriosus. Sul lato orientale delforo sorgeva un edificio, probabilmente di culto, i cui resti sono visibili da via Aurigemma. Alcuni reperti, principalmente elementi architettonici,sarcofagi,puteali,capitelli e resti delle tubature inpiombo dell'acquedotto romano, sono conservati nel cortile del vescovado. Sul lato nord della piazza vi è una galleria che conduce ai resti delforo e di edifici delI secolo a.C.
Lastrada, situata nel centro storico sarsinate, è intitolata a un'importante personalità locale vissuta intorno alla fine delI secolo, Cesio Sabino che, con la carica dimagistrato edile, ornò Sarsina con edifici in pietra emarmo. Oggi la via accoglie numeroseosterie ebotteghe che conservano ancora le insegne atempera suimuri. Collega il lato destro di Piazza Plauto con lastrada statale 71. Lungo essa si trova il Museo Archeologico nazionale.
A circa 4 km dal centro abitato si trovano due palazzi rinascimentali. Uno del 1500, denominatoIl Castello, perché costruito sulle fondazioni dell'antico Casaleci su un colle, e un secondo più a valle, denominatoIl Piano, palazzo settecentesco, recentemente ristrutturato.
A 1 km da Sarsina, in località Calbano, sorge l'Arena Plautina, di realizzazione contemporanea, dove ogni anno si tengono recite classiche all'aperto.
Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2009 la popolazione straniera residente era di 268 persone. Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano:
Sarsina fa parte delladiocesi di Cesena-Sarsina, suffraganea dell'arcidiocesi di Ravenna-Cervia. La prima diocesi, solo di Sarsina, sarebbe stata fondata nelIV secolo e sarebbe stata guidata dal vescovo Vicinio, proclamato santo e patrono della città. Nel1828, con la bollaDominici gregis, la sede di Sarsina fu soppressa e unita a quella diBertinoro. L'unione conBertinoro fu poi revocata a causa delle difficoltà di comunicazione tra le due sedi attorno al1872, quando Sarsina tornò ad avere un proprio vescovo. Venne infine unita il 30 settembre1986 alla diocesi diCesena, eretta nelI secolo, formando l'attuale circoscrizione ecclesiastica.
La tradizione afferma che san Vicinio, il primo vescovo della città, fosse un eremita ritiratosi su un monte che ancor oggi porta il suo nome (Monte san Vicinio, attualmente nel comune diMercato Saraceno), per condurre una vita di preghiera e penitenza. Sempre secondo la tradizione, egli sarebbe stato indicato ai sarsinati come vescovo della loro città direttamente daDio, e anche dopo la sua elezione avrebbe proseguito la vita eremitica. Come pratica penitenziale, il Santo soleva indossare un collare diferro, a cui appendeva una pietra per appesantire ilcollo. L'oggetto in questione è costituito da due bracci uniti da un duplice snodo e terminanti con due anelli combacianti[15]. Secondo unaricerca scientifica operata[quando?]presso l'Università di Bologna[da chi?], lacatena, di incerta origine, sarebbe da attribuire ad un'epoca contemporanea o precedente la vita del Santo. Oggi il collare viene usato per benedizioni. Per i credenti infatti, esso avrebbe effettotaumaturgico su chi è soggetto apossessioni diaboliche e sugli infermi. Si è solito dire cheLa Catena è la mano del Santo che con la sua potente intercessione presso Dio dona la grazia a tutti coloro che giungono fino al suo altare in devoto pellegrinaggio[16]. Gliesorcismi sono praticati all'interno dellabasilica dasacerdoti autorizzati dalvescovo. A San Vicinio è dedicata la festa che ricorre ogni anno il 28 agosto.
^Dizionario di toponomastica, Torino, UTET, 1990, p. 714,ISBN88-02-07228-0.
^(DE) August Friedrich von Pauly,Paulys Real-Encyclopädie der classischen Altertumswissenschaft, a cura di Georg Wissowa e Wilhelm Kroll, Stuttgart, J. B. Metzler, 1893,SBNMIL0092602.
^Blasonatura da Alessandro Savorelli,Gli stemmi dei comuni e delle province dell'Emilia-Romagna, illustrazioni di Marco Foppoli, Bologna, 2003,ISBN978-8877943910.
Vittorio Bassetti,Frammenti di storia medievale sarsinate estratti dai registri della Camera Apostolica (sec. XIV), «Studi Romagnoli», LIX (2008), pp. 317–326.