Bersanino,Casale Staffora, Casanova di Destra, Casanova di Sinistra, Cegni, Cignolo, Fego, Massinigo, Negruzzo, Pianostano,Pian del Poggio, Pian dell'Armà, Sala, Vendemiassi
Santa Margherita di Staffora (Santa Margarita indialetto locale[4]) è uncomune italianosparso di 418 abitanti[1] dellaprovincia di Pavia inLombardia. Si trova nella zona montana dell'Oltrepò Pavese, nell'altavalle Staffora. La sede comunale è Casanova di Destra, sito a fondo valle, mentre il vecchio centro di Santa Margherita si trova in posizione dominante, sul versante destro della valle. Al di sopra della rocca di Santa Margherita è ben visibile la chiesa dalla quale è possibile ammirare gran parte della valle, mentre sul lato seminascosto alla strada provinciale rimangono ancora visibili i resti della casaforte/castello un tempo di proprietà dei marchesi Malaspina.
L'intero territorio di Santa Margherita fu incluso nel vasto Marchesato deiMalaspina; nel diploma ufficiale di infeudazione del1164 è nominato il luogo di Santa Margherita. Nelle successive suddivisioni della famiglia, questa zona toccò (1221) al ramo dello Spino Fiorito, e nell'ulteriore suddivisione di esso (1275) fu spartito tra i Malaspina diVarzi e quelli di Oramala-Godiasco, ai quali ultimi toccarono quasi tutte le terre situate a ovest della Staffora, con centri quali Cegni, Negruzzo e Casale. Santa Margherita, con Sala, Vendemiassi, Fego, Casanova, apparteneva ai marchesi di Varzi, che nelle loro ulteriori suddivisioni generarono un ramo di Santa Margherita, che fu tra i pochi rami dei Malaspina di Varzi (vedi la storia diVarzi) a mantenersi sempre in discrete condizioni economiche e a conservare il feudo fino all'estinzione del feudalesimo (1797). Con tale feudo coincise il comune di Santa Margherita, detto Santa Margherita di Bobbio (CC I227) dal1863.
La parte del territorio che era passata ai marchesi di Godiasco, nelle loro suddivisioni pervenne al ramo di Cella (fraz. di Varzi). Nel1514 il marchesato di Cella fu dagli Sforza confiscato al ribelle Barnabò Malaspina, e dato agliSforza di Santa Fiora, feudatari di Varzi. Col passaggio al regno di Sardegna (1743) si definirono nell'ambito del marchesato di Cella diversi piccoli comuni (Cegni, Casale, Negruzzo, Cignolo), che all'inizio del secolo successivo furono uniti al comune di Cella.
Nel1929 il comune di Cella (CC C434) fu abolito: in parte fu unito a Varzi, mentre la zona che ci interessa fu aggregata al vecchio comune di Santa Margherita di Bobbio, e, insieme alla località Bersanino staccata daMenconico, andò a formare il nuovo comune di Santa Margherita di Staffora, il cui capoluogo fu posto nella recente località di Casanova di Destra.
Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con DPR del 25 giugno 1992.[5]
«Partito: nel primo, di rosso, allatorre d'argento, murata di nero, chiusa dello stesso, finestrata di tre in palo, di nero, merlata alla guelfa di quattro, fondata sulla pianura di verde; nel secondo, d'oro, alle trestelle di otto raggi, poste in palo, di azzurro. Ornamenti esteriori di Comune.»
Il gonfalone è un drappo rettangolare partito di azzurro e di bianco.
Questi paesi fanno parte del territorio culturalmente omogeneo delleQuattro province (Alessandria,Genova,Pavia,Piacenza), caratterizzato da usi e costumi comuni e da un importante repertorio di musiche eballi molto antichi. Strumento principe di questa zona è ilpiffero appenninico che accompagnato dallafisarmonica, e un tempo dallamüsa (cornamusa appenninica), guida le danze e anima le feste.
Molte sono le frazioni che portano avanti questa tradizione, in particolare Cegni festeggia ilcarnevale con un rito molto antico, ilsabato grasso e il 16 agosto per ilcarnevale bianco ripropone la storia dellapovera donna coinvolgendo sia i paesani che i molti forestieri, anche stranieri, che partecipano ai festeggiamenti e ai balli.