Sandro Salvadore | |||||||||||||
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Nazionalità | ![]() | ||||||||||||
Altezza | 180cm | ||||||||||||
Peso | 74kg | ||||||||||||
Calcio![]() | |||||||||||||
Ruolo | Allenatore(exlibero) | ||||||||||||
Termine carriera | 1º luglio 1974 - giocatore 30 giugno 1991 - allenatore | ||||||||||||
Carriera | |||||||||||||
Giovanili | |||||||||||||
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Squadre di club1 | |||||||||||||
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Nazionale | |||||||||||||
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Carriera da allenatore | |||||||||||||
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Palmarès | |||||||||||||
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1 I due numeri indicano le presenze e le reti segnate, per le sole partite di campionato. Il simbolo → indica un trasferimento in prestito. | |||||||||||||
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Sandro Salvadore (Milano,29 novembre1939 –Asti,4 gennaio2007) è stato uncalciatore eallenatore di calcioitaliano, di ruolodifensore.
Già due voltecampione d'Italia con la maglia delMilan, divenne in seguito un «simbolo» dellaJuventus,[1] club con cui vinse altri tre Scudetti fino a diventarnecapitano; ruolo, quest'ultimo, ricoperto anche nellanazionale italiana, con la quale si laureòcampione d'Europa nel1968.
Nato in una famiglia operaia del milanese, prima di intraprendere l'attività calcistica a tempo pieno lavorò in giovane età come falegname. Si diede il soprannomeBilly in virtù della sua ammirazione perBilly Wright, centromediano dellanazionale inglese nel corso degli anni 40 e 50 del XX secolo.[2] Convolò a nozze il 19 novembre 1962, il giorno dopo il suo primoJuventus-Milan da giocatore bianconero: «mi sono sposato con l'occhio nero per una gomitata diAltafini. Mi hanno messo ilfondotinta per nascondere la botta».[3] Dal matrimonio ebbe tre figlie e dieci nipoti.[4] Una volta uscito dal mondo del calcio, si dedicò alla conduzione di un'azienda agricola ad Asti, divenendo un piccolo produttore vinicolo.[3]
L'ultima apparizione pubblica fu a Torino, il 1º novembre 2006 allostadio Olimpico, nel corso delle celebrazioni per il centonovesimo anniversario dellaJuventus. Morì a sessantasette anni nella sua casa di Castiglione, una frazione dell'astigiano, nella notte fra il 3 e il 4 gennaio 2007, a causa di unarresto cardiaco.[5]
«Difensore a tutto tondo»,[6] debuttò comelibero, ruolo che interpretò per larga parte della sua carriera, comandando le difese grazie al suo temperamento;[5] col tempo venne schierato con successo anche cometerzino ostopper.[6] Dotato sul piano tecnico e fisico,[1] si mostrò inoltre avvezzo al gol grazie alle sue frequenti sortite offensive.[5]
Fu suo malgrado il primo calciatore italiano a finire nell'occhio della magistratura ordinaria per la sua condotta di gara: all'inizio del 1962, da tesserato milanista, lapretura di Bari lorinviò a giudizio e poi condannò a una multa di 50 milalire per l'intervento che, il precedente 25 dicembre 1960, aveva provocato la frattura delmenisco al rivale bareseConti.[7]
Crebbe calcisticamente nelMilan, compagine della sua città, dove entrò sedicenne nelle file delle giovanili insieme all'altra promessaGiovanni Trapattoni; dal fisico inizialmente minuto e deperito, Salvadore venne preso sotto l'ala protettiva diGipo Viani, appena divenutodirettore tecnico dei rossoneri, il quale si adoperò perché il ragazzo, dapprima scartato proprio per la sua gracile costituzione fisica, venisse ugualmente aggregato al vivaio: «Viani disse all'allenatore: "questo qui per quindici giorni lo facciamo mangiare da noi, poi lo riproviamo e vediamo". Venni portato al Milan e per due settimane mi nutrirono loro, pranzo e cena. Riprovai. Mi presero. Due anni dopo ero inSerie A».[3]
Esordì nel ruolo dicentromediano della squadra meneghina nel campionato1958-1959, scendendo in campo per la prima volta il 21 settembre 1958. Così ricordò il suo primo contratto da professionista: «abbiamo litigato un po', Viani e io, poi lui mi ha detto: "ti do il doppio di quello che guadagna tuo padre allaPirelli". Lo dissi al mio papà che non ci pensò due volte: "ma firma, dai! Guadagni il doppio di me e invece di lavorare quarantott'ore alla settimana devi solo giocare a pallone". Firmai».[3]
Titolare dopo due stagioni, sotto allaMadonnina conquistò due Scudetti, alla stagione d'esordio e nell'ultima disputata coi rossoneri, quella del1961-1962.[6] Tuttavia, emersero ben presto i problemi tattici circa un dualismo conCesare Maldini: con caratteristiche molto simili sia sul piano del gioco che dei movimenti in campo, entrambi ambivano al ruolo dilibero nella formazione milanese. L'allenatore Viani privilegiò il più esperto Maldini, relegando di conseguenza il più giovane Salvadore a compiti di marcatura che però non lo esaltavano, sentendosi lui stesso non adatto al ruolo.[2]
La difficile convivenza tra i due venne risolta dalla società nell'estate 1962 quando, destando non poco clamore,[6][8] Salvadore fu ceduto a sorpresa allaJuventus[9] nell'ambito di uno scambio di mercato con l'alaMora:[3] «ero stato aimondiali in Cile e al termine, con il Milan, avevamo una tournée in Sudamerica. Stavo per entrare in campo a Buenos Aires quando è arrivato ilcablo con la notizia dello scambio tra me e Mora. FuRocco a dirmelo: "guarda non puoi giocare, non sei più dei nostri. Sei della Juve"».[3]
Viani, colui che a suo tempo aveva dato fiducia al sedicenne Salvadore, motivò la cessione: «avevamo due paia di pantaloni, Salvadore e Maldini, ne abbiamo dato via uno in cambio di una giacca, Mora. Adesso disponiamo di un vestito completo». Parole che non vennero accolte di buon grado dal fresco ex rossonero: «il ragionamento funzionerebbe, se non fosse che si è tenuto i pantaloni vecchi. Poteva tenersi quelli nuovi da abbinare alla giacca nuova, così avrebbe avuto un vestito veramente bello».[2] Lasciò la sua squadra d'origine dopo quattro annate e 72 incontri in massima serie.
All'ombra dellaMole, il nuovo acquisto divenne immediatamente titolare, andando a fare coppia nella retroguardia juventina conErnesto Castano.
Questo sino alla stagione 1964-1965 quando arrivò a Torino il tecnicoHeriberto Herrera, profeta del credo tattico delmovimiento, con cui il difensore non ebbe inizialmente un buon rapporto. L'allenatore paraguaiano volle riproporlo in marcatura fissa sull'avversario, come nell'esperienza milanista; Salvadore si ribellò apertamente a questa scelta, tanto da finire relegato fuori dall'undici titolare quando invece, contemporaneamente, innazionale il CTFabbri lo considerava un elemento inamovibile. Tempo dopo ebbe a dire sull'episodio: «è un po' anacronistico dirlo in tempi in cui tutti contestano e, come vanno in panchina, fanno intervenire il procuratore e, magari anche l'avvocato. Comunque, il tempo mi diede ragione».[2] Al termine di quel tribolato campionato, in cui raggranellò appena nove gettoni di presenza, arrivò comunque la prima e unicaCoppa Italia del giocatore, vinta dalla Juventus a spese dellaGrande Inter.[10][11]
Nelle due annate seguenti il rapporto tra Salvadore eHH2 andò a migliorare pur se, nonostante la riconquista del posto in squadra, non poté comunque esprimersi nel ruolo a lui più congeniale di regista difensivo. Nel torneo1966-1967 il difensore si cucì sul petto il suo terzo Scudetto, il primo di marca bianconera, giunto nel settantennio della società torinese e rimasto nella memoria collettiva per il sorpasso in dirittura d'arrivo sull'Inter, maturato proprio nell'arco dei novanta minuti finali.[2]
All'inizio della stagione 1969-1970, complice il precoce declino fisico del coetaneo Castano, ereditò dal compagno di reparto la fascia dicapitano della Juventus e, soprattutto, tornò nuovamente a vestire i panni dellibero; in campionato, dopo un avvio disastroso, i piemontesi risalirono la china e diedero filo da torcere alCagliari diRiva ma, nello scontro diretto di Torino del 15 marzo, proprio un dubbio fallo di Salvadore ai danni diRombo di tuono, fischiato daLo Bello, permise ai sardi di pareggiare 2-2 e di rintuzzare gli attacchi juventini nei confronti dell'ormai prossimo titolo rossoblù.[2][12]
Nei primi anni 70, Salvadore guidò comunque in campo i bianconeri alla riconquista dello Scudetto, arrivato per due volte nei campionati1971-1972 e1972-1973; nell'ultima stagione contribuì inoltre al raggiungimento dellaprima finale di Coppa dei Campioni nella storia della Juventus, persa a Belgrado contro gli olandesi dell'Ajax,[13] che rimarrà per il giocatore il più grande rimpianto sportivo: «eravamo arrivati vicinissimi ormai a quella coppa, troppo vicini. Potevamo fare di più ma purtroppo proprio in quella grande occasione la sorte ci voltò le spalle».[14]
Il difensore aveva già conquistato coi piemontesi due finali europee, entrambe diCoppa delle Fiere, quella dell'edizione1964-1965, che tuttavia saltò poiché impegnato con gliazzurri, e l'ultima nella storia della manifestazione, nell'annata1970-1971, entrambe dall'epilogo amaro per mano, rispettivamente, dei magiari delFerencváros[15] e degli inglesi delLeeds Utd;[16] sempre nel 1973, altra delusione sarà rappresentata dallaCoppa Intercontinentale, cui la Juventus partecipò per la rinuncia degli ajacidi,[17] persa contro gli argentini dell'Independiente.[18]
Salvadore rimase un baluardo della difesa bianconera per dodici stagioni, collezionando 453 presenze (331 in A, 56 in Coppa Italia, 65 inEuropa e 1 in Intercontinentale) e 17 reti (15 in A, e 1 a testa in Coppa Italia e in Coppa delle Fiere), vincendo tre Scudetti e una coppa nazionale: «avessero dovuto pagarmi a gettone, sarei costato un patrimonio alla società».[2]
È riconosciuto dal club piemontese come uno dei giocatori più importanti della sua storia, omaggiato dal 2011 nellaWalk of Fame bianconera alloJuventus Stadium,[19] nonché tra i migliori interpreti juventini del ruolo di libero assieme aGaetano Scirea, proprio colui a cui Salvadore passò simbolicamente il testimone e la casaccanumero sei dopo il ritiro[1] avvenuto al termine del campionato 1973-1974.[5]
Debuttò inmaglia azzurra partecipando alla vittoriosa spedizione dell'Under-18 alloUEFA Junior Tournament del 1958. Due anni dopo, con lanazionale olimpica disputò il torneo calcistico dei Giochi diRoma 1960,[8] in una nidiata di giovani promesse che comprendeva ancheBulgarelli,Rivera e Trapattoni.[6]
Esordì innazionale maggiore il 10 dicembre 1960, a 21 anni, nell'amichevole di Napoli persa 1-2 contro l'Austria. Successivamente prese parte alcampionato del mondo 1962 in Cile nel quale gliAzzurri furono eliminati nella fase a gironi. Dopodiché, con il nuovo selezionatoreEdmondo Fabbri ereditò i gradi dicapitano daCesare Maldini, vestendo la fascia per la prima volta il 10 maggio 1963, in una sfida contro l'Unione Sovietica (1-1) giocata a Roma e valevole per lequalificazioni alcampionato d'Europa 1964.[20] Da capitano partecipò quindi alcampionato del mondo 1966 in Inghilterra dove, tuttavia, non fu schierato nell'ultima partita della fase a gironi, persa 1-0 contro laCorea del Nord, che sancì l'eliminazione dell'Italia.
Dopo un biennio di mancate convocazioni,[8] in cui dovette peraltro cedere la fascia aFacchetti, Salvadore ritornò a vestire i colori nazionali in occasione della fase finale delcampionato d'Europa 1968 che si disputò in Italia, vincendo l'alloro continentale;[21] non presente nell'undici titolare che l'8 giugno affrontò lafinale con laJugoslavia, terminata 1-1 dopo itempi supplementari (all'epoca non erano previsti itiri di rigore), riconquistò il posto due giorni dopo in occasione dellaripetizione, vinta stavolta 2-0 dagli azzurri:[22] «ilcommissario tecnico capì di aver sbagliato qualcosa e corresse la formazione, azzeccando le mosse giuste, dal sottoscritto in difesa, al tandemRiva-Anastasi in attacco. I goal di Gigi e Pietruzzu ci diedero il trionfo. Una notte magica, indimenticabile, con lostadio Olimpico e l'Italia in delirio».[2]
In totale, fino al 1970 vestì per 36 volte la casacca della rappresentativa maggiore, di cui 17 con la fascia al braccio.[5] Nello stesso anno pose bruscamente fine alla sua esperienza in azzurro, quando inSpagna-Italia (2-2) del 21 febbraio a Madrid, tra il 23' e 25' incappò in dueautogol: «il giorno più brutto della mia carriera. In realtà [...] sull'altro non toccai il pallone, ma me lo attribuirono lo stesso».[2] La negativa prova gli precluse, di fatto, la partecipazione alcampionato del mondo 1970 in Messico,[8] escluso dal commissario tecnicoFerruccio Valcareggi che gli preferì, ironia della sorte, l'autogoleador per antonomasiaNiccolai.[23] Rimase quella, per Salvadore, l'ultima presenza in nazionale.
Ebbe globalmente, per diversi motivi, un rapporto complicato con la maglia azzurra, che tuttavia cercò sempre e orgogliosamente d'indossare: «effettivamente la nazionale è qualcosa di più del campionato a patto però che il risultato sia legato ad un traguardo. Le amichevoli, insomma, non mi andavano. Io raggiunsi il massimo del rendimento proprio quando i responsabili della nazionale si dimenticarono di me».[14]
Dopo il ritiro dall'attività agonistica, lavorò per qualche anno comeallenatore nel vivaio dellaJuventus,[1][19] avendo in seguito anche delle brevi esperienze sulle panchine semiprofessionistiche diCasale eIvrea.[2] Negli anni 90 svolse poi il ruolo di tecnico per formazioni giovanili della provincia astigiana.[3]
Stagione | Squadra | Campionato | Coppe nazionali | Coppe continentali | Altre coppe | Totale | |||||||||
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Comp | Pres | Reti | Comp | Pres | Reti | Comp | Pres | Reti | Comp | Pres | Reti | Pres | Reti | ||
1957-1958 | ![]() | A | 0 | 0 | CI | 3 | 0 | - | - | - | - | - | - | 3 | 0 |
1958-1959 | A | 3 | 0 | CI | 0 | 0 | - | - | - | - | - | - | 3 | 0 | |
1959-1960 | A | 5 | 0 | CI | 1 | 0 | CC | 1 | 0 | CA | 1 | 0 | 8 | 0 | |
1960-1961 | A | 34 | 1 | CI | 2 | 0 | - | - | - | CA | 1 | 0 | 37 | 1 | |
1961-1962 | A | 30 | 0 | CI | 1 | 0 | CdF | 2 | 0 | CA | 0 | 0 | 30 | 0 | |
Totale Milan | 72 | 1 | 7 | 0 | 3 | 0 | 2 | 0 | 84 | 1 | |||||
1962-1963 | ![]() | A | 34 | 0 | CI | 4 | 0 | - | - | - | CdA | 3 | 0 | 41 | 0 |
1963-1964 | A | 31 | 0 | CI | 2 | 0 | CdF | 4 | 0 | - | - | - | 37 | 0 | |
1964-1965 | A | 9 | 1 | CI | 6 | 0 | CdF | 6 | 1 | - | - | - | 21 | 2 | |
1965-1966 | A | 33 | 3 | CI | 2 | 0 | CdC | 2 | 0 | - | - | - | 37 | 3 | |
1966-1967 | A | 32 | 4 | CI | 5 | 0 | CdF | 6 | 0 | - | - | - | 43 | 4 | |
1967-1968 | A | 28 | 0 | CI | 1 | 0 | CC | 8 | 0 | - | - | - | 37 | 0 | |
1968-1969 | A | 24 | 1 | CI | 5 | 1 | CdF | 4 | 0 | - | - | - | 33 | 2 | |
1969-1970 | A | 29 | 3 | CI | 6 | 0 | CdF | 3 | 0 | CAI | 4 | 0 | 42 | 3 | |
1970-1971 | A | 26 | 0 | CI | 3 | 0 | CdF | 11 | 0 | TP | 3 | 0 | 43 | 0 | |
1971-1972 | A | 30 | 1 | CI | 8 | 0 | CU | 7 | 0 | - | - | - | 45 | 1 | |
1972-1973 | A | 28 | 2 | CI | 9 | 0 | CC | 9 | 0 | - | - | - | 46 | 2 | |
1973-1974 | A | 27 | 0 | CI | 5 | 0 | CC | 2 | 0 | CInt | 1 | 0 | 35 | 0 | |
Totale Juventus | 331 | 15 | 56 | 1 | 62 | 1 | 11 | 0 | 460 | 17 | |||||
Totale carriera | 403 | 16 | 63 | 1 | 65 | 1 | 13 | 0 | 544 | 18 |
Altri progetti
Nazionale olimpica italiana ·Calcio ai Giochi Olimpici Estivi 1960 | ||
---|---|---|
P Alfieri · P Baldisseri · D Burgnich · D Cella · D Noletti · D Salvadore · D Trapattoni · D Trebbi · C Bulgarelli · C Ferrini · C Pelagalli · C Rancati · C Rivera · C Rossano · C Tomeazzi · C Tumburus · A Favalli · A Fanello · A Magistrelli · CT: Rocco -Todeschini | ![]() |
Nazionale italiana ·Coppa del Mondo FIFA 1962 | ||
---|---|---|
1 Buffon · 2 Losi · 3 Radice · 4 Salvadore · 5 Maldini · 6 Trapattoni · 7 Mora · 8 Maschio · 9 Altafini · 10 Sívori · 11 Menichelli · 12 Mattrel · 13 Albertosi · 14 Rivera · 15 Sormani · 16 Robotti · 17 Pascutti · 18 David · 19 Janich · 20 Tumburus · 21 Ferrini · 22 Bulgarelli · CT: Ferrari -Mazza | ![]() |
Nazionale italiana ·Coppa del Mondo FIFA 1966 | ||
---|---|---|
1 Albertosi · 2 Anzolin · 3 Barison · 4 Bulgarelli · 5 Burgnich · 6 Facchetti · 7 Fogli · 8 Guarneri · 9 Janich · 10 Juliano · 11 Landini · 12 Leoncini · 13 Lodetti · 14 Mazzola · 15 Meroni · 16 Pascutti · 17 Perani · 18 Pizzaballa · 19 Rivera · 20 Rizzo · 21 Rosato · 22 Salvadore · CT: Fabbri | ![]() |
Nazionale italiana ·Campionato d’Europa UEFA 1968 | ||
---|---|---|
1 Albertosi · 2 Anastasi · 3 Anquilletti · 4 Bercellino · 5 Burgnich · 6 Bulgarelli · 7 Castano · 8 De Sisti · 9 Domenghini · 10 Facchetti · 11 Ferrini · 12 Guarneri · 13 Juliano · 14 Lodetti · 15 Mazzola · 16 Prati · 17 Riva · 18 Rivera · 19 Rosato · 20 Salvadore · 21 Vieri · 22 Zoff · CT: Valcareggi | ![]() |